Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Notiziario bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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SEZZE (LT), 31 marzo – 20 maggio 2010 -
Mostra iconografica “SAN CARLO DA SEZZE E LA PASSIONE DI CRISTO”

Il 31 marzo 2010, alle ore 17,00, nella Casa Natale di San Carlo in Piazza San Lorenzo, è stata inaugurata la mostra di immagini sacre
San Carlo e la Passione”.

L’iniziativa, promossa dal Centro Studi San Carlo da Sezze con la collaborazione dei soci A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre – Gruppo di Sezze), illustra il canto spirituale sopra  “li misterij della vita, morte e resurrettione di Giesù Christo scritto da fra’ Carlo intorno al 1664.

Le immagini ripercorreranno l’intera Passione di Gesù sino all’Ascensione in cielo.
Le pregevoli immagini sacre, in bianco e nero e a colori, del  XVIII – XIX – XX secolo, provenienti dalle collezioni private di Filomena Danieli e Valter Marchetti, coinvolgeranno i visitatori in un’emozione che lega le parole del santo alle immagini esposte e viceversa.
Nel periodo di apertura della mostra, dal 31 marzo al 20 maggio, oltre al periodo pasquale, ricorrono, anche, il 51° anniversario della canonizzazione (12 aprile) ed il 375° anniversario della vestizione (18 maggio).
A questa iniziativa se ne aggiungeranno altre nel corso dell’anno (mostre, conferenze, rassegne musicali, etc.) che il Centro Studi San Carlo da Sezze ha già programmato.      

 

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FAENZA (RA), 9-11 aprile 2010 –

3 giornate di formazione sul tema:
“Il collezionismo dei santini e delle immaginette devozionali”.

 

Dal 9 all’11 aprile 2010 nella Sala San Carlo della città di Faenza (RA) si terranno tre Giornate di formazione per cultori, collezionisti, studiosi e appassionati del settore delle immaginette sacre.
Questo straordinario evento formativo è organizzato da “Il Mondo dei Santini Srl” del quale è amministratore il nostro socio TONI GRAZIANO.

Di estremo interesse si presentano le conferenze che saranno al centro dell’attenzione dei partecipanti come “Le immagini devozionali e i santini nella storia e nella devozione popolaredello studioso medievalista ANTONIO SCIOLI nel pomeriggio di venerdì 9 aprile.

Sabato 10 aprile, alle ore 10 su: “Il collezionismo delle immaginette religiose: caratteristiche,tipologie e metodologie” parlerà l’Avv. BIAGIO GAMBA, studioso ed esperto collezionista, iscritto al Collegio Periti Italiani, socio AICIS e già noto a tutti i nostri associati.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 15.00 su:
Tecniche dell'incisione: la xilografia, il bulino e l'acquaforteterrà la conferenza il Prof. ERMES BAJONI consulente scientifico per il Gabinetto delle Stampe antiche e moderne del Museo di Bagnacavallo;

ed alle ore 16.00 la conferenza sul tema: “Tecniche di produzione: la miniatura”  sarà tenuta dalla Dr.ssa IMMA LAINO, esperta d’arte.

 Il giorno 11, domenica, alle ore 10.00 parlerà l’avv.BIAGIO GAMBA sul tema:

Collezionismo e Mercato”.

 Poiché c’è limite di posti invitiamo tutti gli interessati a visitare il sito
http://www.collezionaresantini.com oppure leggete anche qui il programma completo.

 Nella parte finale del programma troverete la possibilità di un accomodamento di pensione completa e la scheda da compilare per partecipare al Convegno.

 Per gli associati AICIS che si iscriveranno entro sabato 13, (purché superino il numero di dieci nell’insieme) il nostro socio Toni Graziano ridurrà la quota di partecipazione da euro 60.00 a euro 30.00.

 Comunichiamo che saranno presenti a questo evento, veramente interessante, relativo al mondo dei santini, il nostro Presidente Conte Gian Lodovico Masetti Zannini e (probabilmente) il nostro segretario il Dr.Giancarlo Gualtieri.

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NOTIZIARIO SETTEMBRE - OTTOBRE 2009

 

 

 

 

AGGIORNAMENTI

 

 

CORCIANO (PG), 23 Dicembre 2009 – 10 Gennaio 2010
Mostra “IL NATALE DI CARTA – TRA SPIRITUALITA’ E FANTASIA”

Il Comune di Corciano (PG) per questo 2009 ha messo in campo moltissime iniziative alla luce del tema: “IL PRESEPE, I SAPORI, L’ARTE”. Nell’ambito del tema “ARTE”, il 23 dicembre 2009, (Palazzo Comunale, ore 15,30) sarà inaugurata una mostra con il titolo “Il Natale di Carta tra spiritualità e fantasia”. La cerimonia verrà allietata dal suono natalizio delle zampogne. L’esposizione è stata allestita nella Chiesa-Museo di San Francesco, Sala Antico Mulino, Complesso monumentale di Sant’Antonio Abate. Oltre le immaginette devozionali dei soci ORIETTA PALMUCCI e GIANCARLO GUALTIERI di Roma, si possono ammirare anche cartoline, letterine di Natale e rari presepi di carta antichi e moderni.
Hanno collaborato per il successo di questa iniziativa, tra gli altri, la nostra socia S. COLAFRANCESCHI, P. BOMBELLI e C.BASTA.
L’orario dell’esposizione che chiuderà il 10 gennaio 2010 sarà: nei giorni festivi e prefestivi: 10/13 – 15/19.30; il 25 dicembre e 1° gennaio: 16.30/19.30. Anche i musei cittadini rimarranno aperti con gli stessi orari. Per scolaresche e piccoli gruppi è possibile prenotare visite guidate, anche negli orari di chiusura, su richiesta: tel.075-5188.255/260.
Il manifesto dell'iniziativa museale è stato curato da Antonella Parlani.


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LUCCA 19-30 Dicembre 2009 -
Mostra “IMAGO SANCTITATIS – FIGURE STELLARI E SEGNI DELL’UNIVERSO”

 

L’Associazione PONTE di Capannori (LU), associata all’AICIS, ha allestito a Lucca, nella chiesa di San Cristoforo la Mostra di Immaginette devozionali:
IMAGO SANCTITATIS - FIGURE STELLARI E SEGNI DELL’UNIVERSO”che verrà inaugurata sabato 19 dicembre 2009 alle ore 16.00.

La mostra rimarrà aperta al pubblico, tutti i giorni, dal 19 al 30 dicembre 2009 con orario 15,00-19,00 ad eccezione del 25, festa solenne del Santo Natale, giorno in cui la mostra rimarrà chiusa. Le immaginette sono quelle già esposte nella biennale di Piombino (LI) nello scorso agosto.

Per chi volesse essere presente alla solenne inaugurazione della mostra, riportiamo interventi ed orari:

 

VITA ASSOCIATIVA

 

LA QUOTA SOCIALE PER IL 2010 RESTERA’ DI EURO 25.00


Nella riunione dell’8 settembre il Consiglio Direttivo ha confermato la proposta del Vice-Presidente R.Manfè di mantenere l’importo della quota sociale per il 2010 a 25.00 euro. Pertanto, per motivi contabili, si invitano gli associati a versare la quota 2010 dall’inizio di gennaio p.v. e non prima.
Faremo pervenire a tutti il modulo di conto corrente postale, parzialmente compilato, inserito nel Notiziario di Novembre-dicembre 2009, come operato d’altronde anche negli anni precedenti.


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SANTINI E SANTITA’ nr.296: ERRATA CORRIGE E RINGRAZIAMENTI


Nell’articolo “I quattordici Santi Ausiliatori” di Giancarlo Gualtieri, alla pag.12, colonna destra, è evidente la ripetizione dei Santi Cristoforo di Licia, Dionigi di Parigi e Egidio Abate.
Con l’occasione, ringraziamo i tanti associati che hanno fatto pervenire il loro plauso per il lavoro che stiamo facendo al fine di offrire un Notiziario migliore; ringraziamo, inoltre, coloro che hanno inviato opportuni suggerimenti per nuovi inserimenti o modifiche.
Ci stiamo attivando per tornare in linea con i tempi di uscita bimestrale.


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LE IMMAGINETTE DEL NR.297 “UN SANTINO PER OGNI SOCIO” GIA’ INSERITE NEL NR. 296 

Ricordiamo che i santini di cui alla campagna “Un santino per ogni socio” a pag.29-30-31 sono stati già trasmessi a tutti i gli associati assieme al Notiziario nr.296 di luglio-agosto u.s.


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E’ STATO SPEDITO AGLI ASSOCIATI L’OPUSCOLO CON IL FONDO SOCIALE SETTEMBRE-OTTOBRE 2009


Abbiamo trasmesso direttamente a domicilio, nei giorni scorsi, l’apposito opuscolo con le informazioni per richiedere le immaginette del “Fondo Sociale Sett.-Ottobre 2009”. Il modulo và spedito al Consigliere AICIS Gianni Zucco. Invitiamo ad attenersi a quanto stabilito al fine di poter fornire un servizio celere e preciso.

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RENDICONTO “ANNO 2008”, INVIATO A PARTE, PER LE VIE POSTALI.


Poiché a far luogo dal presente nr.297 non ci saranno allegati alla Rivista, si comunica che è stato trasmesso con busta a parte a tutti gli associati la Relazione del Presidente, quella del Collegio dei Revisori ed il prospetto del “Rendiconto Economico finanziario del 2008”.
“Il Tesoriere Gianni Zucco, già nel Consiglio Direttivo di giugno u.s., aveva presentato il rendiconto economico finanziario dell’esercizio 2008 per il dovuto esame e la relativa approvazione. I consiglieri presenti avevano approvato e, con l’occasione avevano deciso di indire, a norma dell’art.9 del vigente Statuto, il referendum per la sua approvazione da parte degli associati.
Il voto, pertanto, dovrà essere espresso in modo palese utilizzando le schede inviate ai soli soci maggiorenni ed in regola con il pagamento della quota sociale. Le schede dovranno poi essere restituite utilizzando l’apposita busta preindirizzata a Renzo Manfè – Segreteria AICIS. 
Le schede recheranno un apposito spazio per avanzare proposte, osservazioni e suggerimenti, oltre che sul rendiconto, anche sulle attività e sulle prospettive dell’Associazione.
Il Consiglio Direttivo, il 7 luglio u.s., dietro segnalazione del vicepresidente che ha sottolineato l’ottimo e celere lavoro della Commissione del 2007 ed ha proposto la stessa Commissione per lo scrutinio del 2008, ha dato la sua approvazione ai tre commissari: Emanuele Macchiaverna, Luigi Zanot ed Enrico Belli.

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31 DICEMBRE 2009:TERMINE ULTIMO PER RESTITUIRE LA BUSTA CON IL VOTO DEL RENDICONTO “ANNO 2008”


La busta con il voto del Rendiconto economico finanziario 2008 deve essere rispedito con l’apposita busta entro e non oltre il 31 dicembre 2009. Si precisa che la busta con il voto del Referendum deve contenere unicamente il foglio con il proprio voto e non deve essere utilizzata per trasmettere in Segreteria, francobolli, santini, comunicazioni di vario tipo, allegati di qualsiasi genere come purtroppo avvenuto in passato.
D’altronde, la Segreteria non potrà aprire questi plichi, che sarà compito della commissione quando effettuerà lo scrutinio dei voti. Tale data non dipende dalla Segreteria.


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NOTIZIE DAL VATICANO


ROMA, 11 OTTOBRE 2009 - 5 CANONIZZAZIONI IN PIAZZA SAN PIETRO

 

Domenica 11 ottobre 2009, alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procederà alla Canonizzazione dei seguenti cinque Beati:

1-RAFAEL ARNÁIZ BARÓN, religioso dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza;  
2-FRANCISCO COLL Y GUITART, sacerdote dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria;                                  
3-JOZEF DAMIAAN DE VEUSTER, sacerdote della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare (PICPUS);
4- ZYGMUNT SZCZĘSNY FELIŃSKI, Vescovo, fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria; 
5-MARIE DE LA CROIX (JEANNE) JUGAN, vergine, fondatrice della Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri.
 

 

1 - RAFAEL ARNAZ BARON (1911-19389

Rafael Arnáiz Barón è comunemente conosciuto come Fratel Rafael. Nasce in Spagna, a Burgos il 9 aprile 1911. E’ un ragazzo superdotato, amante della musica, della danza e della pittura. Nipote dei duchi di Maqueda, studente d’architettura a Madrid, raffinato nei modi e nell’abbigliamento, è abituato ad una vita comoda e ad essere servito. Ha solidi fondamenti religiosi e gusto per gli esercizi di pietà, è retto e trasparente; ha un carattere simpatico e burlone; è sensibile e profondamente umano. Il suo miglior amico e compagno d’università, Juan Vallaure, dice di lui: Quante volte ho sentito dalla bocca delle ragazze, che commentavano la sua vocazione straordinaria: “Che peccato! Bello com’era!”…Eppure Rafael, con le sue doti e la sua prestanza fisica, era semplice: semplice nel suo modo di agire e nella sua virtù. Tanto semplice, naturale e umano che non era perfetto. C’era in lui qualcosa di indolente, non studiava troppo, non si applicava esageratamente. Faceva molto affidamento sull’acutezza della sua intelligenza e sulla sua intuizione immaginativa. Un po’ bohème, sentiva il bisogno di cambiare sempre di orizzonte, godendo enormemente nelle nostre indimenticabili gite a Toledo, a El Escorial, senz’altro bagaglio che matite, pennelli, il rosario e lo spazzolino da denti.
Questo “figlio di papà”, questo buongustaio, che conosce tutti i ristoranti di Madrid, andando in cerca delle pietanze di suo gusto, ma che mangia senza battere ciglio quello che gli mettono davanti nella sua pensioncina universitaria, svolge il servizio militare nel 1933, nel Genio, facendo le esercitazioni nella squadra degli sciatori sulla Sierra di Guadarrama e adattandosi perfettamente alla vita di caserma.
Conosce la Trappa di San Isidro de Dueñas nel 1930 e vi entra nel 1934, a 23 anni, interrompendo gli studi universitari. In una vita totalmente diversa da quella vissuta precedentemente, sono maturati in lui l’amore appassionato per Dio e per Gesù crocifisso e la tenerezza per la Madonna, che egli chiamava la “Signora”. Dopo qualche mese di vita monastica, colpito improvvisamente da una fortissima crisi di diabete mellito che lo conduce quasi alla morte, Rafael deve rientrare in famiglia. Vive a Oviedo le terribili giornate della rivoluzione delle Asturie dell’ottobre 1934. Tornato in monastero una seconda volta nel gennaio 1936 come semplice oblato, cioè monaco senza voti pubblici e, dal punto di vista giuridico, l’ultimo della comunità, ne esce nel settembre 1936, perché richiamato alle armi durante la guerra civile spagnola. Dichiarato inabile, torna una terza volta alla Trappa nel dicembre dello stesso anno, per uscirne ancora dopo qualche mese, a causa del riacutizzarsi della sua malattia. Benché ancora sofferente e sconsigliato da tutti, alla fine del 1937 ritorna per la quarta e ultima volta in monastero. Egli stesso spiega le ragioni del suo rientro:
Sono tornato per diversi motivi: 1°-Perché ritengo di realizzare meglio in monastero la mia vocazione di amare Dio attraverso la Croce e il sacrificio. 2°-Perché la Spagna è in guerra e per aiutare i miei fratelli a combattere. 3°-Per trarre profitto dal tempo che Dio mi dà da vivere e per affrettarmi ad imparare ad amare la sua Croce. L'unica cosa a cui aspiro in monastero è: 1°-Unirmi assolutamente ed interamente alla volontà di Gesù. 2°-Vivere solo per amare e soffrire. 3°-Essere l'ultimo, eccettuato per quello che riguarda l'obbedienza. Che la Santissima Vergine Maria prenda i miei propositi nelle sue mani divine e li deponga ai piedi di Gesù: questa è l'unica cosa che desidera oggi questo povero oblato.
Muore per coma diabetico il 26 aprile 1938, all’età di 27 anni.
Rafael Arnáiz Barón è popolarissimo in Spagna e in America Latina, dove è conosciuto semplicemente come el Hermano Rafael. Come Don Bosco o Padre Pio, che è difficile chiamare San Giovanni Bosco o San Pio da Pietrelcina, e a maggior ragione rispetto a loro data la sua giovane età, San Rafael Arnáiz Barón sarà sempre e per tutti Fra Raffaele, el Hermano Rafael: un ragazzo santo, morto a 27 anni in una Trappa spagnola,un amico e un fratello per giovani e vecchi,un compagno e un esempio nelle prove e nelle malattie, un grande mistico che non fa paura e che si può imitare, un maestro spirituale che non dà soggezione.
La figura di quest’umile oblato trappista, che aveva ricevuto la cocolla monastica soltanto nove giorni prima della morte, era già stata presentata a migliaia di giovani dal Papa Giovanni Paolo II il 19 agosto 1989, durante le Giornate mondiali della gioventù di San Giacomo di Compostella. Il Papa l’aveva definito: “testimone eroico di Gesù Cristo”. E’ stato beatificato il 27 settembre 1992.
Fra Rafael lascerà il vivo ricordo di un eroismo umile e sorridente, fatto di fedeltà felice e coraggiosa, nelle più umili realtà accolte e vissute con la semplicità di chi crede di non amare mai abbastanza,pur accogliendo in pienezza l’Amore e diffondendolo senza posa nel dono totale di sé. Fu il giovane ricco e superdotato che, affascinato dalla grandezza e dalla bontà di Dio, seguì Gesù fino alla Croce, sacrificando per amore tutti i suoi averi e persino se stesso, guidato e sorretto da Maria.
                                                                               

  AUGUSTA TESCARI - Postulatrice Generale O.C.S.O.

 

2 - FRANCISCO COLL Y GUITART (1812-1875(

Francisco Coll y Guitart nacque a Gombreny, nella diocesi di Vic, in Spagna, il 18 Giugno 1812, decimo ed ultimo figlio di un cardatore di lana. Sin dai primi tempi della sua vita si dedicò all’educazione dei fanciulli, unendola alla propria formazione spirituale e sacerdotale nel seminario di Vic, dove era entrato nel 1823. Per chiara ispirazione di Dio, si fece religioso nell’Ordine dei Predicatori vestendone l’abito nel convento di Gerona nel 1830: lì emise poi la sua professione solenne e ricevette il diaconato, finché, nel 1835, la chiusura forzata dei conventi, da parte del Governo, l’obbligò a vivere fuori convento, senza per altro rinunciare alla sua Professione Domenicana, ma anzi portandola a viverla con maggior intensità. Previo consenso dei superiori, nel 1836, ricevette il presbiterato “col titolo di povertà”. Per quarant’anni predicò intensamente in tutta la Catalogna, sia nelle missioni popolari di gruppo, che in quelle individuali, divenendo un importante strumento di rinnovamento religioso della società. La sua predicazione si fondava su una gran fedeltà al Vangelo, sul facile superamento delle circostanze avverse e sulla fede nella vita eterna. Nominato, nel 1850, direttore del Terz’Ordine Secolare Domenicano ebbe nelle sue mani uno strumento giuridico per porre rimedio all’urgente necessità della sua epoca e della sua regione, ossia provvedere alla formazione cristiana delle giovani nei luoghi più poveri ed emarginati, fondando, nel 1856, la Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunziata. Dal 1869 patì varie malattie, tra cui la cecità e la perdita delle facoltà mentali. Morì il 2 aprile 1875 a Vic. Il suo corpo è venerato nella casa madre della Congregazione da lui fondata. Papa Giovanni Paolo II il 29 aprile 1979 lo ha proclamato Beato.      

  FRANCO MARIANI (www.santiebeati.it)

3 - JOZEF DAMIAAN DE VEUSTER (1840-1889)

Nasce con il nome di Joseph il 3 gennaio 1840 nel villaggio di Tremelo in Belgio. Il 2 febbraio 1859, entra nella Congregazione dei Sacri Cuori con il nome di Padre Damiano. Nel 1863 il fratello Augusto si ammala prima di partire per le Hawaii. Padre Damiano chiede di sostituirlo. Arriva così a Honolulu. Qui il 21 marzo 1865, è ordinato sacerdote.
Nel 1873, viene a conoscenza delle condizioni di vita disumane della gente dell’isola di Molokai, dove il re delle Hawaii ha fatto riunire tutti i malati di lebbra delle diverse isole. 
Al vescovo, che domanda ai sacerdoti chi vuole andare ad aiutare questi poveri lebbrosi, p.Damiano risponde: "Lo voglio io!". Si è recato lì e vi è rimasto fino alla morte. 14 anni da solo, ha fatto esattamente ciò che Gesù Cristo ha detto: “Se uno ama una persona, un amico, dà la sua vita per lui” e p.Damiano lo ha fatto nel vero senso della parola.
Ci è restato, con i suoi malati ad alta mortalità: 183 decessi nei primi otto mesi. Ma "tanti ne seppelliamo, altrettanti ne manda il governo". Ora fuma la pipa per difesa contro l’odore insopportabile di carne in disfacimento, che a volte lo fa svenire in chiesa. A Molokai è prete, medico e padre: cura le anime, lava le piaghe, distribuisce medicine, stimola il senso di dignità dei malati, che si organizzano, lavorano la terra, creano orfanotrofi: opera loro, orgoglio loro. Ma nel 1885, ecco la scoperta: anche lui è stato contagiato.
Padre Damiano De Veuster ha fatto di questa gente una vera comunità, ha dato loro la speranza. E’ stato un missionario attivo, che ha lavorato in ogni campo, con i lebbrosi. Con i più forti ha creato un ospedale, con altri invece un coro con degli strumenti, ha fatto tutto ciò che potesse aiutarli. E’ per questo che oggi egli è un esempio di comunità; in un tempo in cui tutti sono egoisti e pensano per sé egli ha dato un esempio di come si può condividere in una società e in una comunità in condizioni così difficili. Padre Damiano è anche un esempio per coloro che non hanno voce nella nostra società: i lebbrosi non contavano niente nella società delle Hawaii. Lui invece ha detto: “Voi contate, voi siete agli occhi di Dio pietre preziose” ed oggi per molta gente che non ha voce nei diversi ambiti della vita, padre Damiano è anche un “uomo della speranza”.
P.Damiano ha dimostrato che c’è sempre speranza. “Voi avete un valore indipendente dalla vostra situazione”. E’ stato un servitore di Dio e resterà per tutti un servitore delle persone. Una figura bellissima di sacerdote missionario che Papa Giovanni Paolo II ha beatificato nel 1994 e che l’11 ottobre p.v. Papa Benedetto XVI iscriverà nel libro dei Santi.   

Renzo Manfè

 

4 - ZYGMUNT SZCZESNY FELINSKI (1822-1895)


Il polacco Sigismondo Felice Felinski *(1822-1895),  di famiglia nobile, a quattordici anni si impegnò con voto di castità davanti all'immagine dell'Annunciazione. Dopo gli studi di matematica all'università imperiale di Mosca e corsi di specializzazione a Parigi, frequentò l'Accademia Ecclesiastica Cattolica di San Pietroburgo. Ordinato sacerdote fondò un rifugio per i poveri e la Congregazione della Famiglia di Maria. Pio IX lo nominò nel 1862 arcivescovo metropolita di Varsavia. La capitale polacca viveva un momento tragico. Da quattro mesi tutte le chiese erano state chiuse dalle autorità russe. Seguendo le direttive della Santa Sede, il nuovo presule riconsacrò la cattedrale e fece riaprire tutte le chiese con la celebrazione delle quarant'ore e l'esposizione del Santissimo Sacramento. Nei sedici mesi in cui resse la diocesi, migliorò la preparazione del clero, la catechesi, l'assistenza dei poveri. Fondò un ricovero per i bambini e una scuola che affidò alle cure delle suore da lui fondate. Ma soprattutto rafforzò la comunione dell'episcopato polacco con il Papa. Con coraggio si dedicò alla difesa della libertà della Chiesa di fronte al Governo russo. Per questo il 14 giugno  1863 fu deportato ed esiliato a Jaroslavl sul Volga. Qui rimase per venti lunghissimi anni. La sua profonda fede e la sua grande bontà gli meritarono anche in esilio l'appellativo di "santo vescovo polacco". Liberato nel 1883, non poté tornare a Varsavia. Passò gli ultimi dodici anni in una città dell'odierna Ucraina, dove costruì una scuola, un asilo per l'infanzia, una chiesa e un convento per le suore della Famiglia di Maria. Visse povero. Sono quattro i pilastri della sua santità:  fede nella divina Provvidenza; devozione ardentissima all'eucaristia; amore alla Vergine Maria, in onore della quale compose poesie e meditazioni; un grande amore per la Chiesa, da lui considerata come "il più grande tesoro sulla terra, il fine della sua vita, l'unico amore sulla terra". Monsignor Felinski restò fedele al motto:  "Per essere polacco sulla terra, ci vuole una vita nobile e pia". Morì in concetto di santità a Cracovia, dove si trovava di passaggio, l'11 settembre 1895. Le sue spoglie sono ora custodite nella cattedrale di Varsavia. Il miracolo per la canonizzazione è stata la guarigione di una suora da grave anemia aplastica.                                                                                            

   NICOLA GORI

*L’immaginetta, offerta da Renzo MANFE’, è stata inserita nel Fondo Sociale “Settembre-Ottobre 2009” al nr.1 della Fascia A.

 

5 - MARIE DE LA CROIX (JEANNE) JUGAN (1792-1879)

Giovanna Jugan (Maria della Croce) nacque il 25.X.1792 a Petites-Croix presso Cancale (Ille-et-Vilaine), Francia, da Giuseppe Jucan (tale era il vero nome della famiglia, che per Giovanna venne deformato in Jugan a Saint-Servan) e Maria Horel. La serenità dei primi venne presto turbata dalla morte di un fratello e di due sorelle e, nel 1798, dalla scomparsa del padre. La madre dovette prendersi cura da sola dei quattro figli. Alcune Terziarie di San Giovanni Eudes  le insegnarono a leggere e a scrivere, e le impartirono lezioni di catechismo. Dopo il Concordato del 1802 fra Napoleone e Pio VII, Giovanna ricevette la prima Comunione. Ben presto lasciò la casa per contribuire al sostegno della famiglia. Nel 1816 a Cancale partecipò con fervore alla grande Missione e si decise per una vita tutta e solo per Dio. E quando un giovane marinaio la chiese in sposa, gli rispose quasi profeticamente: « Dio mi vuole per se. Mi riserva per un'opera che ancora non conosco, per un opera che non e ancora fondata ». Nel 1817, entrò nel Terz'Ordine del Cuore della Madre Ammirabile, fondato da s.Giovanni Eudes (1601-1680). Andò a Saint-Servan, per lavorare nell'ospedale del Rosais e nel tempo libero si occupava dell'insegnamento della dottrina cristiana. Nel 1823, passò al servizio della signora Lecoq, con cui rimase amica e collaboratrice per dodici anni. Dopo la morte di quella pia donna, il 27 gennaio 1835, Jugan affittò un modesto alloggio a Saint-Servan, insieme con l'amica Françoise Aubert, e si dedicò all'assistenza dei malati, coadiuvata da due compagne. Durante l'inverno 1839, si trovò di fronte all'indigenza di una vecchia donna, Anna Chauvin, cieca, inferma, sola e in uno stato disastroso. Giovanna Jugan la prese sulle braccia e la coricò sul suo letto. Poco dopo, venne una seconda donna anziana, poi una terza. Qui, ebbe la certezza della sua missione: dedicarsi agli anziani poveri. Intanto erano giunte per aiutarla nel lavoro altre due ragazze, Maria Jamet e Virginia Tredániel. Chiesero al sacerdote Auguste Le Pailleur di diventare il loro direttore spirituale. Ebbe inizio un'associazione ospedaliera, chiamata "Serve dei Poveri"». Nel maggio 1840, Giovanna  fu nominata su­periora della piccola comunità. Elaborò un regolamento ispirato alla regola dei Fatebenefratelli e il 15.X.1840 la pia unione venne approvata di fatto (più tardi de iure). L'ispirazione alla regola dei Fatebenefratelli non fu casuale. Nel 1836, questi avevano fondato a Dinan, poco distante da Saint-Servan, un ospedale per malati di mente e un religioso di questa casa, fra Claude Marie, nei suoi giri per la questua, si incontrò più volte con Giovanna. Vedendola in grande difficoltà per il sostentamento dei suoi poveri, la incoraggiò a farsi anch'essa questuante dandole un paniere per la questua. Fu il primo paniere che Giovanna cominciò ad usare.
Fra Claude informò di tutto il suo provin­ciale, P. Felix Massot, il quale intuì subito la grandezza dell'opera che stava iniziando, divenne il sostenitore e il consigliere di questa iniziativa e invitò la piccola comunità ad affiliarsi all'Ordine ospedaliero. Il 15 gennaio 1841 fu emesso il Diploma di affiliazione da parte del Generale Fra Benedetto Verno, sottoscritto poi il 29 agosto dell'anno seguente. Poiché il numero delle anziane aumentava sempre di più, il 29 settembre 1841 Giovanna comprò una casa più grande, che venne chiamata "Maison de la Croix"». Intanto il sacerdote Le Pailleur, nominato consigliere dell'opera nascente, decise di sua iniziativa di sostituire Giovanna e cosi, 1'8 dicembre 1843, ella fu costretta a rinunziare all'incarico di superiora e divenne semplice questuante. Il 4 febbraio 1844, le Serve dei Poveri aggiunsero ai loro voti di castità ed obbedienza, già emessi nell'associazione, i voti di povertà e di ospitalità. Nel contempo, il nome di "Serve dei Poveri" fu mutato in "Suore dei Poveri" e ogni suora assunse un nome di religione. Giovanna diventò cosi suor Maria della Croce, continuando il suo lavoro di semplice questuante, e assicurando cosi la vita della fondazione. Agli occhi della gente era lei la superiora.
Nell'autunno del 1845, l'Accademia di Francia insignì suor Maria della Croce del premio Montyon, destinato ad un francese o una francese povera autrice dell'azione più virtuosa. Il premio le venne consegnato nella seduta pubblica dell'11 dicembre 1845, presenti, fra gli altri, i più celebri scrittori francesi del tempo. Assunta poi la denominazione definitiva di  Piccole Suore dei Poveri l'istituto fondato per accogliere e assistere i vecchi poveri ebbe un enorme sviluppo. Il 29.5.1852, la Congregazione ottenne l'approvazione diocesana e il 9 luglio 1854 l'approvazione di Pio IX. Allora contava già oltre 500 suore e 36 case. Nel 1852, suor Maria della Croce fu chiamata a prestare il suo servizio nella Casa Madre a Rennes, che poi, nel 1856, fu trasferita a La Tour-St. Joseph, insieme al noviziato. Fu l'inizio del suo ritiro, a sessant'anni di età, ritiro che durerà ventisette anni. In mezzo alle novizie, chiamata la "Piccola suor Maria della Croce", conservò serenità, la bontà che confortava, uno zelo apostolico che trascinava. Esercitò cosi su generazioni di Piccole Suore dei Poveri un influsso di fede e di carità, anche se la memoria della sua opera di fondatrice si perse perfino nell'interno dello stesso Istituto. Suor Maria partecipò, tuttavia, con grande interesse allo sviluppo dell'opera, che si diffuse oltre i confini di Francia, accompagnando il lavoro con la preghiera fino all'ultimo giorno. Giovanna Jugan morì il 29.8.1879 a La Tour Saint-Joseph, pregando: "Eterno Padre, aprite le vostre porte, oggi, alla più miserabile delle vostre figlie, che ha però tanto desiderio di vedervi. 0 Ma­ria, mia buona Madre, venite da me. Sapete che vi amo e che ho tanto desiderio di vedervi".                           

 (Fonte:http://www.igw-resch-verlag.at/santibeati/index.html)

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OTTOBRE 2009 - 4 NUOVE CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE


Nel prossimo mese di ottobre (4, 18, 25 e 31) l’Arcivescovo Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a nome del Santo Padre Benedetto XVI, presiederà le seguenti quattro cerimonie di Beatificazione:

1 - Il 4 ottobre nel Duomo di Regensburg in Germania, la beatificazione di Frà Eustachius Kugler, religioso tedesco dell'Ordine di San Giovanni di Dio, (Fatebenefratelli), che dedico' la sua vita ai malati, opponendosi con coraggio e sacrificio al regime nazista.

2 - Il 18 ottobre nella Cattedrale di Toledo (Spagna),  la Beatificazione di Ciriaco María Sancha Hervas (1833-1909) nel 1° centenario della sua morte.

3 - Il 25 ottobre nella Piazza del Duomo di Milano la beatificazione di Don Carlo Gnocchi.

4 - Il 31 ottobre nella Basilica di Santo Stefano a Budapest, (Ungheria), la  Beatificazione di Meszlényi Zoltán Lajos
 

 

1 - RATISBONA, 4.X.2009: BEATIFICAZIONE DI FRA' EUSTACHIUS KUGLER

Apostolo dell'ospitalità: è questa la definizione con cui viene indicato in modo più ricorrente il Venerabile  Servo di Dio Eustachio Kugler (al secolo Giuseppe), religioso professo dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nato a Neuhaus (Ratisbona, Germania) il 15 gennaio 1867 e morto a Ratisbona il 10 giugno 1946. Il sacerdote Mons. José Luis Repetto, in un opuscolo biografico sul Venerabile, nel sottotitolo lo ha definito “Un gigante dell'ospitalità”; sulla stessa linea, l'ospedaliere Cecilio Eseverri ha inserito nella sua biografia il sottotitolo “L'uomo ospitalità”; l'italiano Antonio M. Alessi lo ha invece definito una persona di “servizio a tempo pieno”.
Queste definizioni riflettono con precisione la vera personalità del Venerabile Kugler nel carisma e nella vocazione con cui venne arricchito dallo Spirito e che egli ha saputo incarnare, vivere ed esprimere in grado paradigmatico in quanto Fratello di San Giovanni di Dio.
Kugler è stato una persona modellata al sacrificio fin dall'infanzia, l'adolescenza e la gioventù, e ha accompagnato e motivato tutta la sua esistenza, come interlocutore della sua epoca, in modo riflessivo e coraggioso per i 53 anni della sua vita religiosa. Si può riassumere dicendo che è stato un uomo di piena dedizione in tutti gli aspetti del suo essere e del suo agire, sotto il punto di vista umano e sotto quello ascetico, nell'aspetto morale e in quello teologico, in quello religioso e in quello spirituale, portando la sua dedizione al massimo compimento in modo immanente, oggettivo, effettivo e sostanziale, accompagnato allo stesso tempo da una naturale e profonda umiltà.
Il futuro beato Kugler non aveva compiuto studi teologici ufficiali, ma in una spiccata semplicità evangelica era un religioso dalla profonda spiritualità nel valutare e realizzare i propri compiti, e allo stesso tempo aveva anche un'innegabile spirito mistico per la sua vita interiore e la profondità della sua fede, che accompagnava i suoi atti in un'autentica risposta d'amore, soprattutto a Dio, suo creatore e sua ragion d'essere, e in Lui alla chiamata vocazionale alla sequela e all'imitazione di Gesù misericordioso e ospedaliere.
La sua semplicità nel modo di presentarsi e la naturalezza che caratterizzava i suoi rapporti contrastavano con il suo nobile criterio e la chiarezza dei suoi pensieri e dei suoi giudizi, che lo spingevano a cercare ciò che fosse più idoneo nella giustizia e nella prospettiva dei miglioramenti ospedalieri.
Nella sua lunga e profonda esistenza da secolare e religioso, costituita da quattro tappe complementari e in una certa misura proporzionali, si manifestò come un essere umano convincente per il suo profondo spirito religioso e la sua anima di preghiera, per le sue idee chiare e il criterio persuasivo in ciò che riteneva idoneo, soprattutto per quanto riguardava la missione dell'Ordine.                                   (Fonte: http://www.ohsjd.org)
 

2 - TOLEDO, 18.X.2009: BEATIFICAZIONE DEL CARD. CIRIACO M. SANCHA HERVAS

Proveniente da una famiglia umile, Ciriaco María Sancha y Hervás nacque a Quintana del Pidio il 18 giugno 1833. La sua infanzia su segnata dal dolore: quando aveva 10 anni morì sua madre, due anni dopo la sua sorella maggiore. A 25 anni fu ordinato sacerdote. Sei anni dopo si recò a Santiago de Cuba quale segretario dell'Arcivescovo del luogo. Qui, a Cuba aveva trovato molta miseria. Molti poveri richiedevano la sua attenzione: mendicanti, bambini abbandonati, persone mutilate durante la guerra d'indipendenza.
Di fronte a questa realtà, non poté rimanere indifferente", spiega una biografia distribuita dal postulatore della sua causa, padre Romulado Rodrigo Lozano O.A.R.
Infatti di fronte a questa situazione, vide la necessità di una Congregazione particolarmente dedicata a queste persone. Il 5 agosto 1869, giorno di Nostra Signora della Neve, fondò così la comunità delle Suore della Carità del Cardinale Sancha. Nel 1873 fu incarcerato per dieci mesi perché si oppose alla nomina di Pedro Llorente Miguel ad arcivescovo di Santiago di Cuba da parte del governo repubblicano spagnolo, senza il consenso della Santa Sede. Tornato quindi in Spagna, il 28 gennaio 1876 fu eletto vescovo titolare di Areopolis e vescovo ausiliare di Toledo. Fu consacrato il 12 febbraio successivo dal cardinale Juan de la Cruz Ignacio Moreno y Maisonave.
Fu trasferito alla sede di Ávila il 27 marzo 1882. Era preoccupato per la mancanza di risorse economiche di molti giovani che avevano inquietudini vocazionali. Per questo creò borse di studio e acquisì strutture di laboratorio e scienze per il seminario. Per rispondere a queste necessità fondò anche la prima Trappa Femminile in Spagna, le cui appartenenti sono oggi conosciute come religiose cistercensi di stretta osservanza. Il 10 giugno 1886 passò alla diocesi di Madrid e Alcalá de Henares.
L'11 luglio 1892 fu promosso alla sede metropolitana di Valencia. Dopo 6 anni fu nominato Vescovo di Valencia, dove nel 1893 organizzò il Primo Congresso Eucaristico Nazionale. Nel 1895 ricevette il titolo di Cardinale.
"Lavorò per liberare il clero da impegni politici, consapevole che in ciò si giocavano la dignità dello stato sacerdotale e la penetrazione che il Vangelo era chiamato ad effettuare nella società", ha affermato padre Carlos Miguel García Nieto, docente di Storia della Chiesa, durante la conferenza stampa.
"Esercitò inoltre una notevole influenza sugli intellettuali valenciani attraverso incontri mensili che convocava nel Palazzo arcivescovile e la rivista scientifica che si pubblicava periodicamente", ha detto il docente.
Papa Leone XIII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 18 maggio 1894.
Il 2 dicembre dell'anno successivo ricevette il titolo di San Pietro in Montorio.
Il 24 marzo 1898 divenne arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, nonché patriarca delle Indie Occidentali. Partecipò al conclave del 1903, che elesse papa Pio X.
Morì il 28 febbraio 1909 all'età di 75 anni. Nonostante la brillante carriera ecclesiastica, visse e morì in povertà.
Il Cardinale Sancha "si lasciò modellare da Dio e cercò in tutto la sua volontà: che gli uomini si salvassero e arrivassero alla conoscenza della verità, che avessero la vita, che fossero una cosa sola e rimanessero nell'amore rispettando i comandamenti".

3 - MUILANO, 25.X,2009 - BEATIFICAZIOE DI DON CARLO GNOCCHI


La santità è l“olio d’amore sugli ingranaggi” della vita
 “Bisogna cominciare col purificare se stessi prima di purificare gli altri; prima essere istruiti per poter istruire; bisogna divenire luce per illuminare, avvicinarsi a Dio per avvicinare a lui gli altri, essere santificati per santificare, condurre per mano e consigliare con intelligenza. So di chi siamo i ministri, a quale altezze ci troviamo e chi è Colui verso il quale ci dirigiamo. Conosco la grandezza di Dio e la debolezza dell’uomo, ma anche la sua anche forza. Chi è dunque il sacerdote? È il difensore della verità, si eleva con gli angeli, glorifica con gli arcangeli, fa salire sull’altare del Cielo le vittime dei sacrifici, condivide il sacerdote di Cristo, riplasma la creatura, restaura in essa l’immagine di Dio, la ricrea per il mondo di lassù, e, per dire ciò che vi è di più sublime, è divinizzato e divinizza”.
Il sacerdote è così ben definito dall’esclamazione del giovane sacerdote, San Gregorio di Nazianzio, così come viene riportata nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1589). Ogni sacerdote è chiamato a essere dono, un dono che ridona in terra la presenza del Cielo. Una presenza che è grazia santificante (i Sacramenti) e volto del Mistero. Essere quindi Presenza è lo scopo del sacerdote.
Ogni battezzato è chiamato ad essere Presenza: è chiamato a ripresentare qui in terra la presenza di Cristo, nella sua Umanità e nella sua Divinità.
La Chiesa Ambrosiana è stata benedetta nella sua storia dal dono di una santità laicale e sacerdotale che è stata presenza di Cristo. In modo particolare lo Spirito nei secoli XIX e XX ha donato alla Chiesa di Milano una vivacità sacerdotale che ha raggiunto le vette della santità. Il Concilio Vaticano II afferma: "Nei Santi, il Signore manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto" (LG).
La Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo loda il Signore per il dono della sua presenza e del suo volto amorevole riflesso come in un specchio nei suo santi sacerdoti: Luigi Monza (beato), Luigi Talamoni (beato), Luigi Biraghi (beato), Serafino Morazzone, Domenico Pogliani, Mario Ciceri e Carlo Gnocchi.
Il 25 ottobre 2009, in piazza Duomo a Milano, il nostro Arcivescovo proclamerà beato il sacerdote ambrosiano don Carlo Gnocchi.
Il sacerdote è l’amore del Cuore di Gesù”, afferma il Santo Curato d’Ars. Il beato Carlo Gnocchi è stato un sacerdote che ha seguito in vita e in morte la legge del cuore … del Cuore di Cristo. Infatti se contempliamo la vita di don Carlo, sacerdote formatosi alla scuola del beato Andrea Carlo Ferrari, possiamo scorgere un uomo inserito nella realtà del mondo per coglierne le istanze e testimoniare la carità di Cristo. Di lui disse il Cardinale Carlo Maria Martini, istituendo nel 1987 il Processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Carlo Gnocchi: “Un sacerdote che aveva realizzato l’armoniosa sintesi di fede e di azione, ed era riuscito ad essere un educatore attento ed entusiasta”.
Carlo Gnocchi nasce il 25 ottobre 1902 a San Colombano al Lambro da Enrico, marmista, e Clementina Pasta, sarta. “Chi vuole essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua”. La croce? Farsi carico della Croce significa vivere la vita nell’umanità di Cristo, ma anche dare significato e dignità alla vita. Don Carlo in tenera età è orfano di padre e un “viandante”.
Solo chi avrà camminato a lungo sui sentieri del suo cuore potrà aiutare senza superficialità altri viandanti” (Dante Rebora). Così è Carlo Gnocchi.
Nel 1925 viene ordinato sacerdote. A Cernusco sul Naviglio e poi in S. Pietro in Sala (Milano) le sue prime esperienze di ministero. Ebbe dal beato Schuster l’incarico di assistente spirituale del GUF. Poi nel 1936 viene nominato direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga, di cui era stato cappellano, ed insegnante all’Istituto Commerciale Schiapparelli di Milano.
Il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra (sic!), e don Carlo si arruola come volontario cappellano militare del Battaglione degli Alpini “Val Tagliamento”, che partecipò alla campagna in Grecia. Successivamente partecipa come “sacerdote” alla campagna di Russia con gli Alpini della Divisione  Tridentina. Un evento della storia italiana disastroso, che mise alla prova don Carlo. Dov’è Dio di fronte al male, ma è veramente buono Dio? Una grande prova, che come per altri uomini e donne del XX secolo, viene superata nella fede e nella capacità di leggere gli eventi oltre l’evento stesso: c’è un progetto che va altre la nostra capacità di leggere la vita. Don Carlo ha l’intuizione che esiste una possibilità: vivere la sofferenza come partecipazione all’opera salvifica di Cristo: è la pedagogia del dolore innocente (pubblicata postuna nel 1956).
Negli anni 1944-45 viene decorato con medaglia d’argento al valore militare; poi partecipa alla Resistenza, subisce il carcere per alcuni giorni e, dopo altre vicende, nel 1947 fonda la prima casa pro infanzia mutilata che diventerà l’Istituto Pro Juventute.
Un sacerdote secondo il Cuore di Cristo. Esigente e amorevole con i giovani. Fu in questo campo anche autore di opere formative capaci di affrontare le tematiche della vita del suo tempo. Ma anche un uomo d’azione, rapido, che non dava tempo al tempo: certo che il tempo è di Dio, ma che il Signore non ci da tempo: il bene va fatto subito e senza titubanze. Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima sfida: costruire un moderno centro, sintesi della moderna metodologia riabilitativa. Però … vittima di una grave forma di tumore non vedrà completata l’opera, ma morirà il 28 febbraio 1956.
Il suo funerale in piazza Duomo con la presenza dell’amico e arcivescovo Montini, ebbe un risvolto profetico. Un bimbo fu portato al microfono e disse: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Tutto questo ora si avvera: la Chiesa di  Milano ha un nuovo Beato.
"Guardiamo i santi, ma non soffermiamoci troppo a contemplarli, piuttosto contempliamo con loro Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita (...) Prendendo da ciascuno quel che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di nostro Signore Gesù, nostro solo e vero modello" (Beato Carlo di Gesù).
Cosa ci insegna il beato Carlo Gnocchi? A guardare Gesù. Per vivere una vita con gusto, profonda e soprattutto una vita che è presenza del Dio fatto uomo! “In un mondo come il nostro, inaridito, agitato, maniaco, è necessario mettere olio d’amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza morale per non essere travolti” (Beato Carlo Gnocchi).

di Don DAMIANO MARCO GRENCI
 


4 - BUDAPEST, 31.X.2009 - BEATIFICAZIONE DI MESZLENYI ZOLTAN LAJOS


Zoltán Lajos nacque il 2 gennaio 1892 in una famiglia di solida tradizione cattolica. Chiamato al sacerdozio, conseguì presso la Pontificia Università Gregoriana il dottorato in Filosofia e in Teologia e il baccalaureato in Diritto Canonico.
II 28 ottobre 1937 fu ordinato vescovo e nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom in Ungheria. La sua preparazione e il suo zelo pastorale gli permisero una notevole operosità pastorale e culturale. Subito dopo la seconda Guerra Mondiale, il regime comunista ungherese iniziò a infierire contro la Chiesa cattolica, applicando nei suoi confronti forme di intolleranza che sfociarono spesso in momenti di persecuzione violenta e sanguinaria. Evento emblematico di questo periodo di terrore e di vera e propria oppressione fu l’arresto del Primate d’Ungheria, l’arcivescovo Jozsef Mindszenty. Nel 1950, in contrasto con il volere governativo, i canonici della cattedrale di Esztergom-Budapest elessero il Servo di Dio come nuovo Vicario capitolare, riconoscendone la rettitudine e la fermezza. Mons. Meszlényi, pur consapevole dei rischi, accettò la nomina con prontezza e disponibilità.
La repressione del regime non si fece attendere. Dieci giorni dopo, il vescovo venne arrestato e, senza alcun processo, fu internato nello stabilimento penale di Recsk e poi deportato nel campo di concentramento di Kistarcsa, presso Budapest, in isolamento. Iniziarono così otto mesi di crudele prigionia, fatta di mancanza di cibo e riscaldamento, inasprita dal lavoro forzato e da violenze e torture indicibili, di cui sono maestri gli oppressori di ogni tempo. Dinanzi al dilemma ‘fedeltà-tradimento’, il Servo di Dio confermò con fortezza la sua fedeltà al Vangelo, vivendo la perversità degli eventi, fiducioso nella misericordia e nella provvidenza divina. Sopportò tutto con amore.
Morì sfinito di stenti il 4 marzo 1951. La prigionia disumana lo aveva letteralmente ucciso. II movente del suo martirio fu l’ “odium fidei”, l’odio dei carnefici nei confronti di Gesù, del Vangelo, della Chiesa. E’ il mistero del male che genera odio, lasciando una scia di morte, distruzione e dolore indicibile.
Appena si seppe la notizia della sua morte, coloro che lo avevano conosciuto videro nella vicenda di mons. Meszlényi il sigillo del martirio. II regime ostacolò in tutti i modi la possibilità di svolgere ricerche e approfondimenti. Ma, come si sa, la menzogna non può vincere a lungo sulla verità. Dopo la caduta del regime la verità si affermò in tutta la sua evidenza per la molteplice testimonianza di documenti e di persone.
Ancora oggi la Chiesa è una Chiesa di martiri, cioè di testimoni forti e coraggiosi del Vangelo.
Il martire cristiano ha una ben precisa qualifica. Viene ucciso, non uccide. Viene ucciso per odio nei confronti di Gesù e del suo Vangelo di vita e di verità. Ma la sua risposta non è l’odio ma l’amore, non è la vendetta, ma il perdono, non è il risentimento ma la preghiera per gli stessi persecutori e carnefici. E’ questa la grande lezione di vita che mons. Meszlényi lascia a noi oggi.         

 Mons.ANGELO AMATO (Fonte: Radio vaticana)

 

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CURIOSANDO TRA SANTI E SANTINI


SANTINI: IL PROBLEMA DELL'ATTRIBUZIONE


E' noto che uno dei problemi che affligge gli studiosi di opere d'arte è quello dell'attribuzione. Esso riguarda naturalmente quelle opere che non presentano elementi evidenti che attestino la paternità di un'opera: spetta agli studiosi quindi il duro compito di cercare più indizi possibili che possano portare alla identificazione dell'autore.
Tale problema si pone anche per quelle immaginette religiose che non presentano alcun nome, sigla o marchio, che consentano di identificarne l'originario produttore. Sappiamo anche che a volte neppure la presenza di un marchio serve molto a scoprire l'identità di chi ha realizzato l'immaginetta. Certo il problema non è di facile soluzione e, paradossalmente, diventa più complesso riguardo alle immaginette più recenti. E' molto più semplice capire la provenienza di una determinata incisione piuttosto che di una cromolitografia, piuttosto ancora di un santino popolare realizzato in off-set.
E' possibile capire se una cromolitografia "anonima" perfettamente identica ad un'altra che presenti il marchio o il nome della casa editrice, abbiano la stessa paternità? In teoria è possibile. Resta da chiarire il perché ci si dovrebbe preoccupare, ad esempio, di attribuire la produzione di una cromolitografia, dal momento che vi sono diverse possibilità (ricordiamo che la cromolitografia consente alte tirature) di trovare la medesima immaginetta con stampato il marchio o il nome della casa editrice. Diverso è il discorso sulle incisioni, per diverse ragioni che vanno dal valore artistico a quello di mercato dell'opera stessa. Nella foto una xilografia della metà XIX secolo, attribuibile al praghese Koppe, nonostante l'assenza di ogni riferimento scritto (in primis della firma): stile, misure e tecnica rimandando infatti alle xilografie del suddetto incisore.                                    

BIAGIO GAMBA    (Fonte: http://collezionaresantini.blogspot.com)

 

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CORNEILLE DE BOUDT: INCISORE E PRODUTTORE DI SANTINI
 

Incisore su rame ed editore, Corneille (o Cornelius) de Boudt fu uno dei più noti e prolifici produttori di santini/incisioni fiamminghi. Nacque ad Anversa nel 1660, fu allievo di Martin Bouché, morì nel 1735.Secondo alcuni studiosi la sua stragrande produzione non è da attribuire per intero alle sue mani.
Pare infatti che egli abbia inciso il suo nome su diverse matrici di rame in suo possesso, prodotte da artisti di area tedesca. Fra queste, sembrerebbero esserci molte incisioni raffiguranti episodi della vita di San Francesco Saverio, come questa che vedete nella foto, raffigurante il battesimo del Re del Bungo (Giappone).
 Incisione a bulino su pergamena, colorata a mano, cm 12,1 x 9,4, fine '600.
                        

  BIAGIO GAMBA    (Fonte: http://collezionaresantini.blogspot.com)

 

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EGIM: LA 223 DELLA STESSA SERIE ISONZO


 Un collezionista della serie Isonzo della casa editrice EGIM (EdGMi), nel segnalarmi due immaginette della serie, recanti entrambi lo stesso numero, ovvero il 223, mi chiede quale criterio adottare per catalogarle. Le due immaginette, scansionate dal collezionista, sono quelle qui riprodotte in foto, per quanti amano collezionare questa nota serie, che sono straordinariamente in tanti.
Intanto comincio col dire che le due immaginette in questione sono ormai fuori produzione da un po' di anni. L'attuale catalogo ha conservato l'immaginetta n. 50 che raffigura San Giovanni Bosco. Ma la curiosità, che poi è una vera e propria stranezza, consiste proprio nel fatto che lo stesso numero di serie rappresenti due soggetti totalmente diversi. Infatti, è abbastanza comune trovare numeri di serie, appartenenti a edizioni diverse, che raffigurano lo stesso soggetto in rappresentazioni diverse.
Più rara invece la situazione appena descritta.
Rispondendo ora al quesito che mi pone l'amico collezionista: quale criterio adottare per la catalogazione? Direi che il criterio migliore sia quello di catalogare quale immaginetta n. 223 quella raffigurante San Giovanni Bosco, che dovrebbe essere di una edizione meno recente rispetto all'altra ed inserire il riferimento all'altra raffigurante Gesù alla voce NOTE della stessa scheda. Nella foto le due immaginette recanti il n.223.
                                                                

  BIAGIO GAMBA    (Fonte: http://collezionaresantini.blogspot.com)

 

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SAN LUCA EVANGELISTA, MEDICO E PITTORE


ICONOGRAFIA. FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE- 14
di Elisabetta Gulli Grigioni
In precedenti rubriche sono stati presi in considerazione due aspetti importanti e spesso problematici del lavoro iconografico sui quali si tornerà ancora in seguito: l’anacronismo e l’errore interpretativo. Il primo atteggiamento culturale (spesso consapevole espediente estetico) appare frequentemente nella produzione artistica colta e popolare dei secoli passati, esteso a intere opere o annidato, per occulta forza di tradizione, in affascinanti particolari come il cappello cardinalizio attribuito a san Girolamo o a san Pier Damiani di cui si è parlato. Dal secondo atteggiamento bisogna guardarsi, per garantire credibilità alle proprie letture iconografiche. Ottimo esercizio a questo scopo è il costante confronto con ampi repertori figurativi, quali, ad esempio le collezioni di stampe ‘popolari’: […] si è inaugurato a Bassano del Grappa il Museo Remondini che inizia la sua attività dedicando una mostra ai ‘Santi’ prodotti a Bassano ed esportati in tutta l’Europa dai più famosi stampatori italiani del Settecento.
Mi è sembrato opportuno dedicare oggi questo spazio a san Luca, antiocheno di Siria vissuto nel I secolo, autore del Terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli, la cui festa cadrà il 18 ottobre, che, tra gli altri patronati, detiene quello su artisti, scultori, pittori, miniaturisti, di attribuzione molto complessa e con radici antiche laboriosamente attorcigliate nel formarsi della tradizione agiografica.
Se n’è occupato, per chi volesse approfondire l’argomento, Michele Bacci in un libro molto impegnativo dal titolo Il pennello dell’Evangelista. Storia delle immagini sacre attribuite a San Luca,  pubblicato da Gisem-Edizioni Ets (Pisa 1998).
Alla notevole diffusione del nome Luca nella seconda metà del Novecento fa riscontro un recente vivo interesse nei confronti del Santo le cui reliquie, conservate a Padova nell’Abbazia di Santa Giustina, sono state riesumate e sottoposte a ricognizione mediante sofisticati e modernissimi sistemi di analisi.
L’annosa questione circa l’autenticità del corpo ha visto importanti conferme nel senso dell’autenticità e un congresso internazionale si è svolto a Padova nell’ottobre 2000 per approfondire la conoscenza del Santo venerato sia nella Chiesa occidentale che in quella orientale.
Evento di grandissima portata ecumenica è stato, nell’occasione, il dono di una consistente reliquia del corpo di san Luca fatto all’arcivescovo ortodosso di Tebe Hieronymos che ne aveva fatto esplicita richiesta nell’intenzione di deporla sul primo sepolcro dell’Evangelista.
L’immaginetta che qui si propone, incisione con coloritura manuale approssimativa, ma efficace (come era usuale in questo tipo di stampa a larga diffusione) prodotta ad Augusta nel Settecento dall’editore I.(J.) Waagus, presenta Luca come pittore, professione attribuitagli dalla tradizione, mentre, con pennello in mano, sembra, sporgersi di lato, per osservare (mostrandolo contemporaneamente a ipotetici osservatori come indica il gesto della mano sinistra) il procedere o il compimento dell’opera raffigurante una Madonna con il Bambino in braccio. Il quadro pare appoggiato tra le corna dell’animale attributo simbolico del Santo, mentre ai piedi è posto in primo piano uno strumento importante dell’attività pittorica, la tavolozza.
Altri due segni di riconoscimento: il pestello allusivo alla professione di medico attribuitagli in base a una lettera di Paolo che lo indica come “caro medico”, da cui discende il patronato sulla categoria, accanto a rotolo e libro delle Scritture.
L’animale, che nei manuali di simbologia agiografica è solitamente definito bue, ma talvolta è chiamato toro, simbolo sacrificale, è spesso raffigurato con le ali.     

                                                                       (continua)

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LE RELIQUIE: SIGNIFICATO TEOLOGICO E SPIRITUALE

 (continua dal Notiziario nr.295)    

La "presenza" liturgica del santo

- Sia in oriente che in occidente la dimensione liturgica del culto delle reliquie è sempre stata volta a rendere sacramentalmente presente la persona stessa del santo.
Ciò che è appartenuto al corpo del santo ce lo rende effettivamente presente così come egli era in questa vita, nella sua stessa carne e nelle sue ossa. Su questa carne e su queste ossa vengono edificati gli altari delle chiese e i monasteri; su queste reliquie ancora oggi si fa la professione monastica, infatti la formula dice:"...promitto...coram Deo, et Sanctis eius et reliquiis istius eremi...".
Si instaura quindi un legame fortissimo tra l'atto liturgico posto in relazione alle reliquie e l'intercessione del santo a cui tali reliquie si riferiscono.
Tuttavia l'oriente cristiano fa una differenza tra le reliquie che ci rendono presente il santo nella sua vita materiale e la sua presenza glorificata nella beatitudine celeste da dove intercede per noi. Questa dimensione per i cristiani d'oriente si ha attraverso l'icona e il suo valore sacramentale
Uno dei momenti più importanti nel rito di canonizzazione nell'Oriente bizantino è lo scoprimento dell'icona del nuovo Santo, la cui effigie da quel momento può essere venerata e che rappresenta sempre il santo nella sua dimensione di gloria eterna. Ciò vale anche per i martiri, essi infatti sono presentati, in generale, ormai trasfigurati nella luce taborica; quindi non nel momento drammatico della passione e morte umana, bensì associati alla vittoria di Cristo.
Il culto delle icone col passare dei secoli ha assunto in oriente delle caratteristiche molto vicine al culto occidentale delle reliquie in quanto se ne sviluppò la dimensione sacramentale. “Lentamente […] l’immagine religiosa bizantina sarebbe divenuta un mezzo per manifestare l’incarnazione non semplicemente come fatto storico passato, ma come presenza viva ed eterna. Il ruolo dell’immagine smise di essere puramente didattico e si pose sulla via per divenire sacramentale come il sacrificio dell’eucarestia nella messa” (Kitzinger 1992: 93).
Per comprendere il reale valore delle reliquie non è indifferente per noi far riferimento alla teologia dell'icona; infatti attraverso questa possiamo comprendere alcuni concetti come quello della presenza trasfigurata del santo in un rito liturgico come continuità con l'esperienza trasfigurante che ha fatto durante la vita. Ogni tappa dell'opera della salvezza fonda la capacità della materia, e prima di tutto dell'uomo stesso, di divenire icona del Regno unitario. In effetti, dopo che la carne di Cristo, e dunque la stessa materia, è stata trasfigurata nella luce e nella potenza della resurrezione, dopo che essa è stata elevata alla partecipazione alla vita divina nell'Ascensione, essendo il Signore ormai nella gloria della destra del Padre, ormai la creatura è divenuta in Cristo, come principio della nostra salvezza e capo della Chiesa., capace di accedere alla somiglianza divina e di progredirvi. Ormai dunque il linguaggio e l'arte umana possono essere battezzate nella Chiesa e possono, nel fuoco dello Spirito, divenire capaci di tradurre ai nostri sensi umani e alla nostra intelligenza, la presenza della Trinità divina in se stessa e nei suoi santi (Simposio Cristiano 1994: 89-95).

La commemorazione delle reliquie

-  Prima della riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, era prevista sia nel Rito romano che in quello certosino una celebrazione, che nel nostro ordine e ricorreva il giorno 8 novembre, ottava della Solennità di tutti i Santi e veniva considerata solennità. Attualmente nel Rituale certosino è rimasta solo la commemorazione, da farsi  in Capitolo o nella loro cappella, il primo novembre. Confrontando i testi che venivano utilizzati per queste celebrazioni, si nota subito la maggior sobrietà delle orazioni certosine, che si riferiscono direttamente ai "Santi le cui reliquie riposano in questa Chiesa."
Colletta: Propitiare, quaesumus, Domine nobis famulis tuis per Sanctorum tuorum, quorum reliquiae in hac praesenti requiescunt Ecclesia, merita gloriosa ut eorum pia intercessione ab omnibus semper protegamur adversis. Secreta: Suscipiat clementia tua, Domine quaesumus, de manibus nostris munus oblatum et per horum orationes Sanctorum tuorum, quorum reliquiae in hac praesenti requiescunt Ecclesia, ab omnibus nos emundes peccatis.
A nostro giudizio il tenore di queste orazioni, tratte dal Messale certosino, farebbe pensare più ai corpi sepolti (requiescunt) nella Chiesa, come si usava anticamente, che non alle reliquie concepite secondo l'uso moderno. Nelle orazioni del rito Romano è da notare la Colletta (redatta nel XIX sec.) che ci dona in sintesi una interessante spiegazione spirituale del significato delle reliquie che secondo questo testo, sono pegno di gloria immortale. Auge in nobis, Domine, resurrectionis fidem, qui in Sanctorum tuorum mirabilia operaris: et fac nos immortalis gloriae participes; cuius in eorum cineribus pignora veneramur. (Accresci in noi, Signore, che operi nei tuoi santi cose mirabili, la fede nella risurrezione e rendici partecipi della gloria immortale i cui pegni veneriamo nelle loro ceneri)
Nelle due orazioni che seguono invece si nota immediatamente come la venerazione sia  rivolta direttamente alle reliquie. Secreta: Imploramus, Domine, clementiam tuam: ut Sanctorum tuorum, quorum reliquias venera-mur, suffragantibus meritis, ostia, quam offerimus, nostrorum sit expiatio delictorum.
Postcommunio: Moltiplica super nos, quaesumus, Domine, per haec sancta, quae sumpsimus, misericordiam tuam: ut, sicut in tuorum solemnitate Sanctorum, quorum reliquias colimus, pia devotione laetamur; ita eorum perpetua societate, te largente, fruamur.

 Le reliquie nei recenti documenti del Magistero -  Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium” sulla Liturgia, (1961) al n. 111 afferma: “La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare”. Il Codice di diritto canonico, pubblicato nel 1984, nel “Libro IV, Titolo IV: Il culto dei santi, delle immagini sacre e delle reliquie”, ha solo un canone riguardante il nostro tema, il canone 1190, che proibisce la vendita e regola il trasferimento delle reliquie. Nel commentarlo L. Chiappetta scrive: “Le sacre reliquie hanno un valore religioso maggiore delle immagini, poiché sono i resti mortali di Martiri e Santi, il cui corpo è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento di virtù eroiche, riconosciute ufficialmente dalla Chiesa […]. Il can. 1255 del Codice precedente precisava che il culto religioso prestato alle reliquie e alle immagini dei Santi e dei Martiri non è assoluto, ma relativo, in quanto si riferisce non alla reliquia o alla immagine in sé, ma alla persona del Santo o del Martire, che esse richiamano” (Codice di diritto canonico, Commento: 454). Se il Concilio parla di reliquie ed immagini, se il Codice nel titolo mette prima le immagini sacre e poi le reliquie, (il commento di Chiappetta non è ufficiale), il Catechismo della Chiesa Cattolica, (1992) colloca le reliquie non più accanto alle immagini, ma accanto alle varie forme di pietà popolare, alcune delle quali (pellegrinaggi, processioni, santuari, hanno spesso come oggetto le immagini dei santi). Al n. 1674 dice: “Oltre che della Liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la “via crucis”, le danze religiose, il rosario, le medaglie, ecc .” È possibile che la teologia orientale dell’icona abbia modificato il nostro tradizionale rapporto tra immagine e reliquia, fino ad influire nei documenti citati? L’evoluzione appena segnalata non può essere frutto di un caso.
 Conclusione -  Il 13 maggio 2000, il Papa, a Fatima, ha beatificato i pastorelli Francesco e Giacinta.
I loro corpi non sono stati esumati in occasione della beatificazione; non sappiamo se questa sia effettivamente la prima volta che avviene, ma è notevole il fatto che a chi chiedeva ai responsabili del santuario il perché di questo nuovo comportamento, è stato risposto che non si voleva creare un'occasione per moltiplicare reliquie. È probabilmente l'inizio di un nuovo modo di concepire le reliquie e quindi un modo nuovo di proporle alla venerazione popolare, che confermerebbe quanto abbiamo cercato di sviluppare con queste nostre riflessioni. Qual è allora il significato di questa mostra e di questo contributo?
Da parte dei monaci certosini di Serra San Bruno, per il nono centenario della morte del nostro Padre, ciò vuole essere un invito a ripercorrere questi novecento anni di storia considerandoli attraverso la vita e l'esempio dei santi che ci hanno illuminati in questo lungo cammino, santi che hanno percorso fedelmente le orme di San Bruno e ci hanno trasmesso i suoi insegnamenti ed il suo stile di vita. Questa, che impropriamente chiamiamo mostra, vuole aiutarci a considerare più da vicino questi santi certosini, o che con i certosini hanno avuto uno stretto legame, come degli amici, come dei parenti che dal cielo ci accompagnano nel nostro cammino quotidiano ed ai quali rivolgiamo la nostra gratitudine ed il nostro affetto. Proprio per questo affetto noi conserviamo con venerazione le loro reliquie, i loro oggetti e tutto ciò che ce li ricorda e mantiene viva nel nostro cuore la loro presenza.

BIBLIOGRAFIA- Il codice di diritto canonico, Commento giuridico-pastorale di Luigi Chiappetta, vol.II,Roma.
Simposio Cristiano 1994, Milano, Istituto di Studi Teologici Ortodossi San Gregorio Palamas.
KITZINGER, E. 1992, Il culto delle immagini. L’arte bizantina dal cristianesimo all’origine dell’iconoclastia, Firenze, La Nuova Italia.
VARILLON, F. 1995, Gioia di credere gioia di vivere, Bologna, EDB.

(Fonte: museo.certosini.info)

RELIQUIE E RELIQUIARI

Fin dalle prime origini la Chiesa accettò e permise di venerare le reliquie dei martiri come segno di pietà cristiana verso i fratelli che avevano versato il sangue per Cristo.
Se la reliquie comprende l'intero cadavere la denominazione corrente è corpus; se parte di esso, ex ossibus. Le reliquie ottenute per contatto vennero dette brandea, memoria, nomina, pignora, sanctuaria. Varia è la foggia dei reliquiari e varia la materia adoperata nel prepararli; fin dal tempo antico si hanno reliquiari in oro, argento, bronzo, rame, piombo, cristallo, pietra, argilla, vetro, osso, avorio, legno, seta, broccato, lino. Alcuni vennero situati sotto gli altari, altri vennero esposti alla venerazione. L'uso della traslazione e della distribuzione delle reliquie dei martiri è d'origine greca; in Roma la prima traslazione di interi corpi di martiri segnalata dal Liber Pontificalis è quella dei corpi dei martiri Primo e Feliciano che papa Teodoro (642-9) pose nella basilica di Santo Stefano in Caelio monte. L'autenticazione di una reliquia suppone sempre una certa ricognizione che è quella attuata in forma giuridica dalla competente autorità ecclesiastica che è l'Ordinario. Il culto con cui si onorano le reliquie è detto relativo in quanto si onora l'oggetto per la relazione che ha avuto con la persona del santo.  
                                                                                 

   (Fonte: http://www.chiesasanbenedetto.it) 

 

MOSTRE DI SANTINI

 


PIOMBINO  (LI), 1-30 Agosto ‘09 – X BIENNALE DI ARTE SACRA: “FIGURE STELLARI e SEGNI DELL’UNIVERSO. Immaginette devozionali dal XVI secolo ad oggi”


Figure stellari e Segni dell’Universo. Immaginette devozionali dal XVI secolo a oggi. 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia. Piombino 2009.
L’iniziativa promossa anche quest’anno dall’Assessorato al Decentramento, promotore della Mostra allestita e aperta dal 1 al 30 agosto con la collaborazione della Circoscrizione “Porta a Terra-Desco”, ha registrato un interesse costante da parte dei cultori e studiosi di iconografia devozionale. Il Sole, la Luna, la Stella e le stelle, nelle loro varie forme, combinazioni, funzionalità, sono stati oggetto di studio e di approfondimenti, nel catalogo presentato all’inaugurazione; la pubblicazione rispecchia una varietà di approcci e di metodologie di studio, ed è corredata da un pregevole apparato iconografico, nella parte riservata alle tavole (127 riproduzioni, a colori e in b/n).
I contributi sono così articolati:
- Cosmologia e astronomia nella Bibbia e nel Cristianesimo antico e medievale (secoli I-X), di G. Zaccagnini
- Dall’Antico Testamento al terzo Millennio: il progresso dell’astronomia, tra scienza e fede, di P. Volpini
- L’anima “astronoma” e il mistico cannocchiale. Motivi di ottica spiritualizzata nell’emblema seicentesco e nel santino, di E. Gulli Grigioni
- Raggi cosmici di santità, di S. Aglietti
- Immagini religiose ed esperienza di fede, di don P.Pasolini
- Sacri Astri. Il sole, la luna e le stelle nelle piccole immagini devozionali, di V. Pranzini (nella foto durante la conferenza e qui a fianco con Claudio Fornai e Fulippo Briccoli)
- Il sole, la luna, le dodici stelle e il calendario. Dalla religione astrale al simbolo nelle piccole immagini sacre, di L. Borello
- Uno zodiaco intitolato alla Madonna del Rosario, di M. T. Casella
- Stella Splendens. Segni celesti e luce prodigiosa per la nascita del Bambino Gesù, di S. Colafranceschi (nalla foto)
- Respice Stellam, di M. G. Alessandroni
- Cielo e Terra. San Michele Arcangelo. Note metafisiche e temi iconografici, di E. Rizzioli
- Sole e stelle, luna e terra nelle stampe devote degli Archivi di Stato di Catania e di Ragusa, di A. M. Iozzia
- Stelle e croci ottogone: dalle ampolle dei pellegrini all’emblema degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, di A. Varisco
- Giovanni Anastasi (Senigallia 1653- Macerata 1704): Santi Giovanni da Capestrano e  Pasquale Baylon, di D. Mori
- La Madonna della Purità nel Monastero “delle Trentatré” a Napoli; devozione e tradizione iconografica, di G. De Marino
- Ora italica e la stella del mattino nell’orologio del Duomo di Firenze, di R. Jurlaro.
Referenti della segreteria, progettazione, catalogo, allestimento della mostra e catalogazione, sono M. Carrara, G. Ciarrocchi, C. Fornai, S. Lorenzetti.
Le didascalie sono state curate da G. Ciarrocchi, C. Fornai e M. Carrara.
Hanno partecipato alla prestigiosa esposizione, con pezzi della propria collezione, i soci AICIS: Sergio AGLIETTI, Maria Teresa BISE CASELLA, Filippo BRICCOLI, Carmelo CALCI, Francesca CAMPOGALLIANI, Stefania COLAFRANCESCHI, Giovanni COSTANZO, Gabriella DELLA BIMBA, Giancarlo GUALTIERI, Elisabetta GULLI GRIGIONI, Giorgio LOMBARDI, Sebastiano MICHELI, Orietta PALMUCCI, Vittorio PRANZINI, e, inoltre, Laura BORELLO, Pierantonio CATTANEO, Giovanni e Siro  CIARROCCHI, Luca CIPOLLARO, Loredana COLEINE, Rosa IOMMI MARINUCCI, Francesco MIGNOGNA e Antonio ZAPPALA’.
Per informazioni, contatti, acquisto del bel catalogo di 268 pagine, rivolgersi a Claudio Fornai: 3471759089. fornai.claudio@libero.it   3471759089.
                                                                                                                    STEFANIA COLANFRANCESCHI

 

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CAVA DE’ TIRRENI, 5 Settembre-10 Ottobre ’09 –
“San Benedetto e i Benedettini nel 1° millennio di fondazione della Badia di Cava de’ Tirreni”


Il socio GIUSEPPE MELONE di Cava de’ Tirreni, in occasione dei festeggiamenti per il primo millenario della Badia della Ss.ma Trinità di Cava con la collaborazione di GIOVANNI CIARROCCHI e ALESSANDRO MARTINI di Firenze, allestirà una prima Mostra di immaginette sacre su San Benedetto e i Benedettini dal 5 settembre al 10 ottobre 2009. (Nella foto: la Badia di Cava). S.E.Card. Crescenzio Sepe in occasione della festa di San Benedetto da Norcia il 21 marzo 2009, con ilPontificale ha dato  l'avvio ai festeggiamenti religiosi per il Millennio dell'Abbazia fondata da Sant’Alferio.

 

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ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), 7 Settembre - 10 Ottobre 2009 – XIX Mostra di Immaginette sacre:
“I SANTI FONDATORI DI ORDINI RELIGIOSI DAL I AL XVI SECOLO”


La città di Roseto degli Abruzzi, il 7 settembre ha inaugurato la mostra di immaginette devozionali allestita dall’AICIS, in stretta collaborazione con il locale Circolo Filatelico Numismatico Rosetano e con l’Amministrazione Comunale di Roseto – Assessorato alla Cultura.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 10 ottobre p.v. nella Villa Comunale, detta anche “Lido delle Rose”, e presenterà quest’anno la tematica: “I Santi Fondatori di Ordini religiosi dal 1° al 16° secolo. Con l’allestimento 2009, la manifestazione rosetana giunge al traguardo della XIX edizione. Il pensiero corre al defunto fondatore e primo Presidente della nostra Associazione, GENNARO ANGIOLINO che ha ideato la manifestazione e dal lontano 1991 l’ha portata fino al 2002. Dal 2003, è il vice-presidente AICIS, RENZO MANFE’ (nella foto con Mario Giunco), che segue tale manifestazione annuale. Un doveroso ringraziamento lo rivolgiamo da queste colonne a due rosetani, che sono materialmente il fulcro di tutte queste diciannove edizioni: il dr. MARIO GIUNCO, socio AICIS e Direttore Responsabile della nostra Rivista “Santini e Santità”, che cura questa manifestazione per l’Assessorato alla Cultura del Comune, ed EMIDIO D’ILARIO, Presidente del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano, che cura la presenza e l’allestimento delle vetrine espositive. A questa edizione 2009 partecipano come espositori, i soci Giancarlo GUALTIERI di Roma (foto) che copre la gran parte della mostra e, inoltre, Fabrizio PECCI e Vittorio PECCI, entrambi di Alatri (FR).
In ottobre la nostra esposizione sarà accompagnata da una interessante esposizione di dipinti dell’artista aquilano GIORGIO IZZO. I quadri rappresenteranno Chiese e scorci caratteristici della città de L’Aquila distrutta dal terremoto.

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PALAZZOLO (VR), 12-15 Settembre ‘09 - Mostra:“SANTINI DELLA FEDE”



Grazie a Stefano Fasoli e al suo Museo del Santino, in P.za Vittorio Veneto, a Palazzolo (Verona), verrà allestita dal 12 al 15 settembre p.v. la Mostra “Santini della Fede”, mostra proveniente da Madonna di Dossobuono (VR) dopo l’esposizione fino al 23 agosto.

 

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ROMA, PALAZZO VENEZIA  (RM), 7 Ottobre 2009 –10 Gennaio 2010 -
Mostra: “Il Potere e la Grazia – I Santi Patroni d’Europa”


  E’ in allestimento a Roma, palazzo Venezia, una mostra di dipinti di artisti sul tema “Il Potere e la Grazia – I Santi Patroni d’Europa” che verrà inaugurata il giorno 7 ottobre p.v. dal Card.Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e dall’On. Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio. Sarà aperta al pubblico dall’8 ottobre al 10 gennaio p.v. e il prezzo del biglietto sarà di 10.00 euro, con orario continuato 10-20, e il venerdì e il sabato fino alle 22.00. L’esposizione racconta per la prima volta la storia dell’Occidente cristiano attraverso le vicende dei suoi protagonisti. Essa è dedicata alla saga dell’incontro e dello scontro tra potere e religione, tra civitas ed ecclesia, tra corone ed aureole. Promossa dal Governo della Repubblica Italiana, dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la mostra nasce dalla collaborazione tra il Comitato di San Floriano ed il Polo Museale Romano ed è curata da Don Alessio Geretti e da Claudio Strinati con l’organizzazione di MondoMostre. Oltre centoventi opere di artisti come Van Eyck, Mantegna, Anton van Dyck, El Greco, Guercino, Caravaggio, Tiepolo, provenienti dai maggiori musei mondiali, saranno esposte nell’appartamento nobile di Palazzo Venezia, a Roma., Storia della vicenda religiosa cristiana e storia della vicenda etnico politica dell’Europa si manifestano, in questa mostra, come indissolubilmente congiunte e reciprocamente illuminanti. Una mostra sui santi Patroni dei diversi Stati d’Europa e sui sei santi che hanno il patronato sull’Europa vuole cogliere le biografie di questi personaggi, soprattutto nella loro versione iconografica. Un appuntamento molto interessante sotto l’aspetto iconografico e culturale per i soci che hanno l’occasione di essere a Roma entro il periodo natalizio.

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IL CEREDO, fraz. di SEREGNO - MEDA (MI), 12-20 Settembre ‘09 – MOSTRA DI SANTINI“LA MADONNA DI LOURDES”


   Nella Parrocchia di San Giovanni Bosco e l’Addolorata a il Ceredo, frazione di Seregno – Meda, in provincia di Milano, dal 12 al 20 settembre prossimo sarà allestita da un collezionista del luogo una Mostra di immaginette sacre sul tema “La Madonna di Lourdes”. Verranno esposti alcuni pannelli con santini che andranno dalle cromolitografie del 1800 fino ai nostri giorni.
BRIONA (NO), 19-27 settembre 2009 - Mostra: “La religiosità del mondo contadino”
Dal 19 al 27 Settembre 2009 presso l’Asilo Velini - 1° Piano - nel Comune di BRIONA (NO), in occasione della Rassegna Culturale Itinerari d’Arte 09 “A Briona Arte è” sarà allestita una Mostra di Immaginette sacre antiche della devozione popolare intitolata: “La Religiosità del Mondo Contadino”. Con questa mostra, Lorenzo PERRONE, Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta ed autore del libro “IMMAGINETTE SACRE ANTICHE E MODERNE - Uno strumento per conoscere i Santi e capire la loro iconografia” desidera richiamare, attraverso le immaginette sacre ( comunemente chiamate “santini”) la religiosità del mondo agricolo antico. Saranno esposte oltre 300 immaginette, tratte dalla collezione personale dell’autore di circa 15.000 pezzi, delle quali, la maggior parte, sono del periodo fine 1800 - inizio 1900, stampate con la tecnica della cromolitografia. 
Non mancano poi i “Santini” più vecchi di produzione italiana, francese, tedesca , stampati con la tecnica della siderografia, con i margini merlettati. Inoltre, sarà presentato un pannello con le immaginette dei Santi raffigurati nella Chiesa Parrocchiale e negli “Oratori” presenti nel territorio del Comune di Briona. Per gli orari: fare riferimento alla Locandina di tutti gli eventi pubblicata dal Comune di Briona o assumere informazioni presso gli Uffici comunali Tel. 0321/82.60.80 - Sito internet: www.comune.briona.no.it –L’ingresso è gratuito. Per contattare Lorenzo PERRONE - autore della Mostra:E-mail: lorenzo.perrone@fastwebnet.it         (Fonte: www.lorenzoperrone.it)

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GROTTAFERRATA  (RM), 21-27 Settembre 2009 – MOSTRA "IMMAGINETTE DEVOZIONALI"


In occasione del 30° anniversario della fondazione – avvenuta il febbraio 1979 - il Circolo Filatelico “San NILO - Castelli Romani” organizza una “Mostra Filatelica e degli Hobby ed Esposizione di pittura e scultura ‘PATHOS’”.In tale ambito saranno presenti anche alcuni quadri di immaginette devozionali dell’AICIS con il tema generico “Immaginette devozionali”. Infatti saranno presenti con le loro collezioni di soli santini i soci CARMEN RACCA e RENZO MANFE’ di Roma e, inoltre, con collezioni filiconiche ed anche filateliche i soci STEFANO IORI e ALVARO TRUCCHI di Grottaferrata. La manifestazione, che si terrà nei locali dell’Antica Stamperia dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata dal 21 al 27 settembre 2009, sarà articolata nei vari settori di collezionismo previsti dal nuovo Statuto del Circolo.


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VERBANIA, 17 Ottobre -2 Novembre 2009 – MOSTRA : “ I SANTINI DI S.FRANCESCO”


Il 17 ottobre 2009 alle ore 15,30 verrà inaugurata a Verbania-Pallanza la Mostra de “I santini di san Francesco” a cura della nostra associata la Prof.ssa MARIA GRAZIA REAMI OTTOLINI, presso il Museo del Paesaggio, Palazzo Biumi-Innocenti.
Tale allestimento sarà il 17 ottobre in occasione della giornata del FAI (Fondo Ambiente Italiano) quando in tutta Italia, allo scoccare delle ore sedici, si leggerà il Cantico delle creature, al fine di raccogliere fondi per il restauro del Bosco di San Francesco ad Assisi. Una particolarità: ogni sezione dell’esposizione sarà corredata da un breve scritto per sottolineare gli aspetti più significativi di quei santini in quel contesto. La mostra chiuderà il 2 novembre p.v.
Dopo tale periodo, i soci AICIS che avessero desiderio di visitare questa esposizione o che avessero occasione di trovarsi nelle vicinanze, potranno telefonare alla Dr.ssa Reami Ottolini, ma con un certo anticipo (tel.0323-503215).

 

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BOLOGNA, 1° Ottobre -1° Novembre 2009 - MOSTRA: IL TEMPO DELLE FEST - L'ANNO LITURGICO ILLUSTRATO CON LE PICCOLE IMMAGINI DEVOZIONALI


 Il 1° ottobre p.v. verrà inaugurata a Bologna nel Museo “Beata Vergine di San Luca” una mostra di immaginette sacre sul tema: “Il tempo delle feste: l’Anno Liturgico illustrato con le piccole immagini devozionali”. L’allestimento è di SILVIA CORSINI e DUILIO GENNARI con la collaborazione del Centro Studi per la Cultura Popolare di Bologna.L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino alla festa di Ognissanti 1° novembre p.v.
FANO   (PU), 29 nov.-25 dic. ‘09 – Mostra: “LA MADONNA VENERATA NEI MOLTEPLICI SANTUARI MARIANI D’ITALIA”
Il socio Giancarlo De Leo di Fano (PU), in occasione del 5° centenario della delibera d el Consiglio Generale della Città di Fano, 21 gennaio 1509, con cui si è elevata a festa cittadina la Solennità dell' Immacolata che i Frati Minori celebravano nella chiesa di Santa Maria Nuova "acciocchè Dio ci abbia a preservare da grave infortunio al presente e in futurum", allestirà una mostra di immaginette sacre Mariane, in cromolitografia fine '800 primi '900, della propria collezione, sul tema: "La Madonna venerata nei molteplici Santuari Mariani d' Italia".
L'esposizione che verrà inaugurata il prossimo 29 novembre rimarrà aperta al pubblico fino al Santo Natale presso la Sala Mostre attigua alla chiesa di Santa Maria Nuova in Fano.
L'invito alla mostra è un invito, nel contempo, per una stimolante visita alla chiesa di S.Maria Nuova, costruita ai primi del '500, e che ha all' interno preziose tele del Perugino, di Giovanni Santi, una predella attribuita al giovane Raffaello ed uno splendido Coro intarsiato opera dei fratelli Barili (1484).


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BOLOGNA - 23 Dixcembre 2009 - 6 Gennaio 2020 - MOSTRA “SAN FRANCESCO E IL PRESEPE”


L’Opera Pia “Il Pane di S. Antonio”di Bologna organizza una mostra di santini dal titolo “San Francesco e il presepe”. La mostra, nell’ottavo centenario dell’approvazione della Regola di S. Francesco, vuole riproporre immagini di S. Francesco, fondatore e ideatore del presepio, immagini della Natività e presepi.
La mostra, a cura di Mara Andreotti e con la collaborazione dei collezionisti Alberto Bizzocchi , Cesare Buresta, Alfredo Riccò, e  Luciano Salmi verrà inaugurata il 23 dicembre 2009 alle ore 16,30 nella Chiesa di SS. Salvatore in Via Cesare Battisti angolo Via Volto Santo , 1 a Bologna  e rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2010 con orario 9-12 e 15-18.

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COLLINAS (MC),  25 Dicembre 2009- 31 Gennaio 2010 – Mostra “I SANTI VENERATI IN SARDEGNA”


MURA GISELLA, Presidente della A.T. Pro Loco Collinas comunica che con il socio AICIS LUCIANO TUVERI, come ormai da tradizione, riproporranno nel periodo natalizio l’esposizione di immaginette devozionali sul tema “I Santi venerati in Sardegna”. La mostra sarà allestita nei locali storici dell’ex-Monte granatico, ora Centro Studi ‘G.B.Tuveri’, sala conferenze, spazio espositivo della locale Pro Loco. Collaboreranno appassionati e collezionisti che già operano all’interno della locale comunità: oltre la socia AICIS CHIARA PAU, ci saranno ALVERIO MURTAS, GIANLUIGI SANNA, TERESINA PINTUS ed anche il giovanissimo (13 anni) MATTIA CAU. E’ ancora in via di decisione la data del giorno per effettuare anche lo scambio di immaginette con la partecipazione di cultori, collezionisti e interessati comunque a questo settore. Questa mostra è l’occasione per una meritata visita, arricchita dal fatto che a Collinas, denominata in Sardegna “il Paese dei Presepi”, nello stesso periodo, si potranno visitare una decina di presepi rionali. Sempre interessante il presepe parrocchiale meccanizzato, già vincitore di due premi in tre concorsi indetti in passato dal Consorzio turistico “Sa corona Arrubia”. Inoltre, nei primi giorni di gennaio p.v. si terrà la II edizione del “Presepe vivente”. La Pro Loco Collinas invita particolarmente i Sardi interessati al progetto, a contattare Luciano Tuveri: tel.349-0733.429 e 347-9200.754 per partecipare all’esposizione, per scambi, o per informazioni.
I visitatori saranno omaggiati con un santino di Collinas (stampe in numero limitato).       M.G.
 

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UN COMPUTER PORTATILE ALLA RIUNIONE AICIS

3A PARTE - LA SACRA QUADRIGA. LA CROCIFISSIONE. LA MADONNA DEI DOMENICANI

 



di MARIA GABRIELLA ALESSANDRONI
Proseguiamo nell’esame delle diapositive tratte dalla Presentazione in Power Point della collezione di immaginette sacre del 1500 del socio Ennio Belotti, realizzata ed illustrata dalla scrivente nella riunione dell’AICIS del 5 maggio 2009 su computer portatile, in quella occasione ovviamente arricchita dai coinvolgenti effetti visivi e dall’accompagnamento musicale computerizzato (Sinfonia n. 9 di Beethoven, cfr. didascalia)!
Ecco apparire la prossima incisione, una serie di quattro immagini affiancate, raffiguranti gli Evangelisti, nell’ordine san Matteo,  san Luca, san Marco e san Giovanni: si tratta di una xilografia (matrice di legno), datata 1528.
Tutte le indicazioni sulle caratteristiche di tecnica grafica, sugli autori e sulle datazioni delle opere  mi sono state trasmesse, insieme alle foto delle immaginette, dal collezionista Ennio Belotti, che ringrazio anche per questo, notizie che a sua volta ha ricevuto dai suoi fornitori, garanti in merito, ai quali abitualmente si rivolge per il reperimento delle numerose incisioni d’epoca che di volta in volta ancora incrementano la sua già eccezionale raccolta di immagini sacre.
Gli evangelisti, che ci hanno trasmesso il profondo messaggio unico del Vangelo del Nuovo Testamento, in quattro differenti redazioni, sono tradizionalmente e simbolicamente identificati nei quattro diversi esseri viventi, con sembianza di uomo, bove, leone ed aquila, che, secondo la tradizione, sono apparsi, con il fulgore dell’arcobaleno, sulla Sacra Quadriga, il cocchio o trono di Dio, nella visione del profeta Ezechiele (Ez. 2,9). L’epoca di questo avvenimento è stimata alla fine del VI secolo a.C.. Il cocchio è inoltre descritto nell’Apocalisse ed è riconosciuto come simbolo premonitore del Vangelo, unito ai quattro simboli dei futuri speciali redattori.  Esaminiamone la nota interpretazione.
Il Vangelo di Matteo ha inizio con la elencazione degli uomini antenati di Gesù, pertanto all’evangelista è stato attribuito il simbolo dell’angelo-uomo, che riconosciamo nella prima figurina a sinistra, accanto a Matteo, quasi a volerlo proteggere ed ispirare mentre è intento alla scrittura dell’enorme volume.
Il Vangelo di Luca è inizialmente ambientato, con la visione di Zaccaria, nel tempio, dove erano in uso sacrifici di animali, come il bue, per questo assurto a simbolo dell’evangelista e vicino a lui raffigurato, nell’immaginetta, sotto lo scrittoio; sullo sfondo, a racchiudere il capo di san Luca, fa da cornice una architettura rinascimentale, arco e colonne, con un accenno di paesaggio.
Il Vangelo di Marco comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto: di qui per lui il simbolo del leone, una delle belve feroci che popolano il deserto, qui rappresentato alle spalle dello scrittore, sotto un drappeggio che simula un tendaggio, mentre lo scrittoio, ricoperto da un telo, mostra un piedistallo lavorato in forme tondeggianti.
Infine ricordiamo le prime parole del Vangelo di Giovanni: “In principio era il verbo…”, riferimento a Gesù – Dio. L’aquila ha la capacità di guardare il sole, simbolo di Dio; dunque diviene il simbolo di Giovanni Evangelista. A tale proposito nelle mie ricerche, sempre tenaci ed appassionate, ho trovato una frase di Ingoberto, lo scrittore e autore, nel secolo IX, del Prologo e dei Titulus della Bibbia Carolingia, commissionata da Carlo il Calvo,  che esprime l’elevazione-aspirazione verso le stelle dell’Evangelista Giovanni, con il suo simbolo, l’aquila,  attraverso l’importanza e il valore delle parole del Suo Vangelo: “Volando come un’aquila Giovanni tende alle stelle” (n.d.r. citazione tratta dal mio breve contributo, dal titolo “Respice stellam”, al catalogo della mostra biennale di iconografia sacra di Piombino, che, come è noto, è stata quest’anno ispirata all’Anno Internazionale dell’Astronomia).
 Nella incisione l’evangelista, al contrario degli altri tre, che, anziani e con lunghe barbe, incutono rispetto, appare giovane e imberbe, semplicemente seduto in terra all’ombra di un albero, con l’aquila di fronte a lui e con lo sguardo rivolto al cielo, dove, entro il disco di un sole grande e forte, splendente con mille raggi, è delineata a semplici tratti la figura di Dio-Luce ispiratore.
Riporto infine il valore suggestivo che ho trovato essere ulteriormente attribuito ai quattro esseri viventi, cioè: uomo – umiltà, bue – pazienza, leone- fede, aquila – speranza.

La successiva diapositiva colpisce l’osservatore per la tetra drammaticità della scena, una crocifissione in primo piano, in due edizioni, tratte dalla stessa matrice, stampate a Venezia nel 1540.
La croce occupa l’intero spazio rettangolare, anzi parzialmente ne è esterna, poiché le mani, le braccia sofferenti di Gesù raggiungono i bordi in alto, come ad aprirsi in un abbraccio totale. Lo sfondo di cielo, in parte oscurato, conduce con i meandri delle ombre scure alle figure simmetricamente disposte di Giovanni e Maria, con una cadenza metrica ed un plasticismo figurativo tipicamente rinascimentali. Di spalle ci appare inginocchiata con i suoi lunghi capelli la Maddalena, che racchiude, unisce, con le sue braccia allargate e protese, il dolore e l’adorazione dei tre personaggi.
Importantissimo è l’editore di queste incisioni, Gabriele Giolito De Ferrari, uno dei più famosi stampatori del suo tempo. Lavorò a Venezia ereditando dal padre la stamperia, ma con la ricchezza, varietà e validità delle sue realizzazioni (libri in latino e in greco, ma anche e soprattutto in volgare, con illustrazioni di grande qualità) riuscì ad aprire nuove sedi a Bologna, a Ferrara, a Napoli. Pubblicò testi di Petrarca, l’Orlando Furioso, il Decamerone, ma anche la Commedia di Dante, alla quale fu  il primo ad attribuire l’appellativo, che sarebbe poi  rimasto per sempre, di “Divina”. Nella diapositiva leggiamo altre notizie, oltre al commento di un famoso letterato e uomo di cultura dell’epoca, Pietro Aretino. 
E’ qui riportata nella figura la marca tipografica di autenticità delle sue opere in carta stampata, con la data 1545, e con le parole “DELLA MIA MORTE ETERNA VITA: VIVO.” E, nel cartiglio “SEMPER EADEM”, ovvero ”sempre la medesima”. Al centro un’aquila che domina i serpenti sotto i suoi artigli, sopra a un cuore, o forse una Terra stilizzata, con le ali ai lati del piedistallo e le iniziali G, G, F: significativa e molto forte immagine, completa di nome e data.

La terza diapositiva di oggi  è infine la  Madonna dei Predicatori Domenicani. L’incisione ci ripropone, qui appoggiata tra i rami di un albero, l’immagine di Maria con il Bambino, Madonna protettrice dei  domenicani, già presente nella immaginetta di san Giacinto, pubblicata nella prima “puntata” di questa descrizione delle diapositive della collezione Belotti.
San Giacinto conobbe e seguì san Domenico di Guzman (Calaroga, 1170 – Bologna, 1221), il quale, fondatore dell’Ordine dei Predicatori Domenicani, con l’approvazione nel 1216 del papa Innocenzo III, fu canonizzato nel 1234. La rigorosa regola dell’ordine si riferiva ad opere importanti quali: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, spedizioni missionarie. Tra i simboli legati all’iconografia del santo ricordiamo: la stella (predestinazione), il giglio, presente nell’immaginetta in figura (integrità morale), il cane (fedeltà al Vangelo): i frati domenicani sono anche identificati come “domini-canes”, ovvero i cani del Signore, pronti a combattere l’eresia in quanto difensori della verità.
Nell’immaginetta si legge, al di sotto dei festoni floreali, la didascalia “Rahimundus Berzelius Baccalaureus Ord. Pred.”, ma non ho trovato notizie in merito. Come sempre sarebbe utile e gradito, e successivamente diffuso in queste pagine, un contributo dei soci.       


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UN PATRONO PER I FILICONICI

di Attilio Gardini

Desidero collaborare alla ricerca eseguita da Damiano M. Grenci, pubblicata sul n. 294 di Santini e santità ricordando che già lo scorso anno su ‘Facebook’ chiedevo ai soci AICIS: “Se il patrono dei filatelici è l’Arcangelo Gabriele, celebrato il 29 settembre, a quando un protettore dei filiconici?” Facevo notare che risulta doveroso proporre al nostro Assistente Ecclesiastico P. Lucio Migliaccio, una rosa di santi che durante la loro vita abbiano avuto esperienze in relazione alle immaginette. Si può iniziare un dibattito per determinare quale sia l’aspetto più determinante e coinvolgente dell’immaginetta sacra.
Potremmo puntare sull’aspetto iconografico, sulla simbologia catechetica, sull’occasione per conoscere le vicende della Chiesa, sulla recita dell’orazione, sulla biografia del santo, sulla collocazione sistematica che sa creare anche un ordine interiore… insomma in merito ad ogni aspetto del santino è rintracciabile una persona che ha fatto della sua vita un’esperienza eccelsa in quel raggio d’azione.
Un santo che è artista – 1-Potrebbe essere proposto il Beato Angelico (Giovanni da Fiesole 1385-1455), festeggiato dai pittori il 18 agosto, che Giovanni Paolo II nel 1984 ha proclamato ?patrono universale degli artisti’ (foto).
2-Rimanendo in questo campo non si dimentica San Luca evangelista (primo secolo), venerato il 18 ottobre dagli iconografi.

Un santo con i tipografi - Una proposta, dall’affascinante aspetto storico, nasce dal fatto che a Parigi, nella seconda metà del XIX sec, le immaginette sono eseguite presso i numerosi stabilimenti di arte grafica che trovano sede sulla rive gauche, non lontana dal Quartiere Latino e dalla Università della Sorbona, proprio lungo la via dedicata a san Sulpizio, (arcivescovo di Bourges del VII secolo) che conduce a una delle più belle chiese della capitale, appunto, la chiesa  di Saint Sulpice, attigua all’omonimo Seminario, dove si forgiarono diversi santi. Proprio da questa ubicazione trae origine il termine attribuito a questa forma artistica che viene tuttora definita art sulpicien, intendendola come complesso di prodotti acquistabili in Rue St. Sulpice. Anche quando uomini di cultura cominceranno a criticare la commercializzazione di queste immagini, la popolarità di queste raffigurazioni a buon mercato continuerà, nonostante le critiche. Per tali motivi alcuni filiconici vorrebbero eleggere San Sulpizio come proprio patrono. Tutti noi sappiamo che le case editrici parigine che si dedicarono a realizzazioni di un livello mediamente elevato sono: la Maison Basset, la Bouasse-Lebel (la quale nel 1865 assorbì la precedente), la Letaille, la L. Turgis & Fils Edit. Imp., la Pintard, la Bertin, la Bès et Dubreuil, la Panier, la Félix, la Breval, la Saintin, la Angers, la Blot, la Camus, la Chanson e la Boumard.
Un santo che vende santini - Rimanendo nell’ambito della distribuzione della carta stampata si potrebbe  proporre il portoghese Giovanni Cidad Duarte (1495 – 1550), fondatore dei “Fatebenefratelli”, noto con il nome di San Giovanni di Dio. In alcuni anni della sua instancabile e movimentata esistenza, fu venditore ambulante di libri e di immaginette. A Granada, dopo aver ascoltato una catechesi del carmelitano Giovanni d’Avila, (san Giovanni della Croce) ed essersi confessato, si è recato nella propria libreria, ha distribuito a tutti immaginette, volumi sacri e oggetti di pietà.
Un santo che raccoglie e ordina - Per evidenziare che il filiconico cataloga e raccoglie beni proficui per la sua vita, si può proporre San Hemming di Abo (1290-1366), Vescovo svedese, festeggiato il 22 maggio, perché sapeva catalogare, tanto che incrementò la biblioteca della cattedrale, regalandovi la sua ricca raccolta di libri amanuensi di teologia e diritto canonico, che aveva iniziato a raccogliere nel suo periodo parigino.
 Una santa che usa i santini - Una filiconica ante litteram è certamente Santa Teresa Margherita Redi del Cuore di Gesù (1747-1770), perché da piccola amava ritirarsi nella sua stanza per pregare ed ammirare i suoi santini, che la portarono ad entrare nel Carmelo.
Un santo che indica come disegnare i santini - Non si può omettere il Beato Giacomo (Iacopo) da Varagine = Varazze SV, (1226-1298), Arcivescovo di Genova, che nella sua “Legenda aurea” redasse tante biografie di santi, per presentarli come nostri modelli familiari, con le virtù, le debolezze, le avventure e a volte anche il martirio. Certamente fu un catalogatore di una grande varietà di storie in tempi e situazioni differenti, dall’epoca delle persecuzioni romane fino a quella della Chiesa ormai stabilita.
Santo importante per i collezionisti, perché la stragrande maggioranza delle simbologie iconografiche, che ammiriamo nei nostri santini, trae spunto da questa pubblicazione.
Un santo i cui santini invitano a pregare - Ma se il filiconico vuole evidenziare come certi santini abbiano  la capacità di invitarci ad alzare gli occhi al cielo, offrendoci la proposta di mettere la nostra vita nelle mani dell’Altissimo, allora il patrono potrebbe diventare san Josemaria Escrivá de Balaguer (1902-1975).
I suoi santini ornano il recto con la fotografia e il verso con una invocazione dove il fondatore dell’Opus Dei si propone ad intercedere per chi prega e chiede grazie al Signore. I giornali hanno divulgato numerose vicende dove questo santino è stato lo strumento che ha sollevato tante persone nell’afflizione, a rivolgersi al Signore perché provvedesse in merito a situazioni di sofferenza. Sono rintracciabili le testimonianze in cui persone, con fede, hanno preso in mano il suo santino e hanno recitato quell’orazione, con insistenza e fervore, magari collocando poi l’immaginetta sotto il guanciale, per poi constatare guarigioni inspiegabili e soluzioni impreviste dalle angosce . Tutto partendo da un povero mezzo cartaceo…
Un santo di nome Santino - Altrimenti, ma è troppo scontato, ci rimane il patrono di Verdun (F) che si festeggia il 22 settembre, appunto san Santino

 

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NOTIZIE DAL MONDO



11.12.2009 - APERTURA DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI DON BERNARDO ANTONINI
 


Lo scorso 11 febbraio, nella Parrocchia di San Luca di Verona, ha avuto luogo una solenne concelebrazione per l’apertura del Processo di beatificazione del sacerdote Don Bernardo Antonini.
Bernardo nasce a Cimego (Trento) il 20 ottobre 1932. Nel 1942 entra nel seminario diocesano di Roverè Veronese ed è ordinato sacerdote il 26 giugno 1955. Esercita il primo ministero come vicario parrocchiale a S. Michele Extra (Verona). Nel 1962 si laurea in lingue e letterature straniere moderne all’Università Cattolica, nel 1964 ottiene la Licenza di Dogmatica a Venegono. Nel 1975, ottenuta la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, diviene docente di tale disciplina presso lo Studio Teologico di San Zeno di Verona e all’Istituto S. Pietro Martire. Nel 1977 entra nell’Istituto “Gesù Sacerdote”. Don Bernardo, a contatto con la Famiglia Paolina, forma il suo cuore su quello di San Paolo. In lui cresce di giorno in giorno quella tenera devozione per Maria, madre di Gesù, che egli amò e pregò in tutta la sua vita. La svolta sovietica con l’avvento di Gorbaciov, porta don Bernardo a Mosca, come studente dapprima (dal 2 luglio 1989), ma subito si rivela un grande missionario. Offre la sua disponibilità al nunzio Mons. F. Colasuonno, poi a Sua Ecc.T. Kondrusiewicz. E’ rettore e fondatore del Seminario “Regina Apostolorum”; insegnante di Sacra Scrittura, conferenziere instancabile, fondatore e direttore del giornale Svet Evangelia, dell’Istituto Teologico “San Tommaso d’Aquino”. Desideroso di aiutare e svolgere l’apostolato nelle Chiese più povere e prive del necessario, con il permesso del suo vescovo Padre Carraro, vescovo di Verona, don Bernardo il 16.8.2001 passa, come Vice-Rettore del seminario e Vicario Episcopale per la Pastorale, al servizio di Mons. Jan Pawel Lenga, a Karaganda, nel Kazakhstan, dove il 27 marzo 2002 la sua stola bianca sacerdotale si posa… sulla salma priva di vita, che oggi riposa nel cimitero di Raldon (Verona).                                       

(Fonte: www.paulus.net)

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FRATE RAFAEL PROPOSTO COME COPATRONO DELLA GMG 2011


BURGOS, martedì, 1 settembre 2009 (ZENIT.org).- I Vescovi spagnoli hanno scritto una lettera in cui propongono che il beato María Rafael Arnáiz Barón, più noto come “fratel Rafael”, sia proclamato uno dei copatroni della Giornata Mondiale della Gioventù che il Papa presiederà nell'agosto 2011 a Madrid (Spagna). Benedetto XVI canonizzerà in Vaticano l'11 ottobre prossimo questo ragazzo, morto a 27 anni (1911-1938) nel monastero cistercense di San Isidro de Dueñas a Palencia.
“Confidiamo che fratel Rafael Arnáiz ci accompagni come uno dei 'copatroni' dell'incontro, perché tutti i giovani del mondo possano conoscere l'opera di Dio in questo ragazzo del XX secolo”, spiegano i Vescovi pensando alla Giornata Mondiale della Gioventù. La lettera pastorale indirizzata ai giovani e intitolata “Cerca il volto di Dio” è stata firmata il 15 agosto a San Isidro de Dueñas da Francisco Hellín, Arcivescovo di Burgos; José Ignacio Munilla, Vescovo di Palencia; Ricardo Blázquez,                                                                                                                                                                                            o di Cória-Cáceres; Manuel Sánchez, Vescovo di Mondoñedo-Ferrol; Gerardo Melgar, Vescovo di Osma-Soria. I presuli avvertono i giovani spagnoli: “Non avvenga che 'noi di casa' non conosciamo il tesoro che abbiamo al nostro fianco, e che debbano giungere da lontano per aprirci gli occhi!”. Per questo motivo esortano: “Avviciniamoci a fratel Rafael, rechiamoci in pellegrinaggio alla Trappa di San Isidro de Dueñas per pregare sulla sua tomba, leggiamo i suoi scritti e diventiamo diffusori della sua vita e della sua testimonianza”.
“In definitiva, siamo autentici come Fratel Rafael! A voi giovani cattolici di questo XXI secolo spetta di andare controcorrente. Siamo consapevoli di questo! Non è facile essere autentici tra tanti richiami e tante tentazioni contrarie al cammino del Vangelo”, osservano i Vescovi. Fratel Rafael, nato a Burgos, era un giovane studente di architettura. Nell'ottobre 1930 visitò il Monastero di San Isidro de Dueñas, intravedendo la vocazione monastica. Entrò nella Trappa quattro anni dopo. Morì di diabete nel monastero. E' stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 27 settembre 1992.


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CATANIA, 12 AGOSTO - FESTA DEL PATRONO S. EUPLIO


Mercoledì 12 agosto, in onore del megalomartire catanese sant'Euplio a Trevico (AV) è stata celebrata la festa patronale, alla quale era presente il nuovo Priore dell'Arciconfratrenita Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma, titolo e devozione molto diffusi in Sicilia, quivi trasmessi dalla Chiesa di Costantinopoli.    
Il venerabile sodalizio laicale ha tra le sue principali finalità di diffondere il culto di "Santa Maria d'Itria di Costantinopoli, special patrona ed advocata della Natione siciliana e di tutti i siciliani" e dei martiri e dei santi siciliani. In occasione della festa estiva di S. Agata, nell'anniversario della traslazione delle reliquie, è stato presente a Catania lunedì 17 agosto mons. Giuseppe Marciante, nuovo vescovo ausiliare di Roma originario del capoluogo etneo.          

ANTONINO BLANDINI

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1815-2015: BICENTENARIO DELLA NASCITA DI DON BOSCO


Continua fino ad ottobre il pellegrinaggio nella Regione Interamerica dell’urna che, contenente una reliquia insigne di San Giovanni Bosco, percorrerà le nazioni in cui sono presenti i Salesiani, per festeggiare i 200 anni dalla morte (1815-2015).
Ricordiamo inoltre che lo scorso 1° aprile è stato festeggiato il 75° ann.rio della sua canonizzazione da parte del Papa Pio XI: era il 1° aprile 1934, giorno di Pasqua.      


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19 GIUGNO 2009-2010: ANNO SACERDOTALE


In occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, il Papa ha indetto il 19 giugno u.s. uno speciale Anno Sacerdotale con tema: «Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote».
Nel Comunicato di indizione dell’evento, la santa Sede ha annunciato che durante questo Anno giubilare Benedetto XVI proclamerà San Giovanni M. Vianney «Patrono di tutti i sacerdoti del mondo». 
Il Papa ha pregato anche affinché «questo nuovo anno giubilare possa costituire un’occasione propizia per approfondire il valore e l’importanza della missione sacerdotale e per domandare al Signore di far dono alla sua Chiesa di numerosi e santi sacerdoti». Durante l’Anno Sacerdotale sarà concesso il dono di speciali Indulgenze.


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MISILMERI (PA): FESTA DI S. GIUSTO MARTIRE E LA DIMOSTRANZA

Honorificentia Populi Nostri” .È’ con questa frase che il popolo di Misilmeri rende onore al Patrono San Giusto. Anche quest'anno si è svolta la tradizionale Dimostranza.
Lo storico Siciliano Giuseppe Pitrè di questa manifestazione, nella sua ‘Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane’, scriveva: «Che cosa sia una Dimostranza può facilmente conoscere chi si dia la piccola fatica di scorrere una pagina sulla drammatica sacra in Sicilia. Dirò nondimeno che essa è una rappresentazione allegorica di un numero indeterminato, ma sempre grande, di personaggi, nella quale viene svolta la vita tutta, o qualche episodio di essa, d’un santo o di una santa riguardo la Dimostranza a Misilmeri».
Anche lo storico locale di Misilmeri, Mons. Francesco Romano, in uno dei suoi diciannove volumi, dedicati al santo protettore della città, scrisse che inizialmente i quadri erano ben sessantasei, e che col tempo si ridussero di molto. Queste le poche testimonianze scritte che rendono memoria di una “sacra” manifestazione intesa a far conoscere al popolo le gloriose virtù del loro santo protettore.
Da alcuni anni, dopo un lungo periodo di stasi, la Dimostranza è stata ripresa, seppure in una veste diversa, più propensa verso l’azione spettacolare, conservando però i tratti dell’originario corteo storico figurato.
Quest'anno hanno sfilato circa 80 figuranti e sono stati rappresentati 17 quadri statici. Ad aprire il corteo due cavalli bianchi con il Genio della città, cui sono seguiti tutti gli altri personaggi che, divisi in gruppi, hanno rappresentato i momenti più significativi della vita terrena del martire Giusto (la nascita, il martirio, le virtù, le beatitudini, la gloria e la consegna delle reliquie da parte della principessa Donna Tommasa del Bosco alla Città di Misilmeri). Si tratta comunque di uno stereotipo di vitam sanctorum, in quanto, trattandosi di un martire dei primi secoli del cristianesimo non esistono fonti certe della sua vita terrena. Gli unici documenti sicuri riguardano il ritrovamento delle reliquie nelle catacombe di San Saturnino a Cagliari il 26 maggio del 1645, e l'arrivo delle stesse a Misilmeri il 17 maggio 1761.
Nonostante le scarse testimonianze storiche riguardo alla vita del martire, assai viva è la devozione che i misilmeresi e gli abitanti dei paesi limitrofi nutrono verso questo santo adolescente. Il clero e l’amministrazione comunale concorrono ogni anno nel tributare grandi onori e festeggiamenti al loro patrono attraverso cerimonie religiose e manifestazioni di carattere ludico e concertistico nei giorni che precedono la festa che cade nell’ultima domenica del mese di agosto. Le celebrazioni culminano con la solenne processione delle Sacre Reliquie di San Giusto per le vie della città e, come da tradizione che si rispetti, si chiudono con uno spettacolo pirotecnico il successivo lunedì sera.     

ANTONINO COTTONE

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A CATANIA FIORISCE ANCORA LA SANTITA': IL "PARROCO" DI CANALICCHIO, MONS. GIOVANNI JACONO- AVVIATO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE


S’avvia agli onori degli altari un esemplare esponente del Clero catanese, mons. Giovanni Jacono tanto amato dai fedeli per la bontà e la carità quando fu rettore di S. Maria del Carmelo al Canalicchio.
A 50 anni dalla morte, è stata avviata, a Caltanisetta, la fase diocesana del processo di beatificazione di mons. Jacono, dal 1921 al 1956, vescovo della diocesi nissena, uomo di Dio e pastore della carità con il cuore di fanciullo.
   Nato a Ragusa nel 1873, visse una tormentata vocazione sacerdotale che culminerà a 45 anni nella nomina vescovile. Figlio di una famiglia povera ma molto religiosa, sentì fin da giovane la vocazione sacerdotale che fu mortificata dal rifiuto da parte del seminario di Siracusa di accoglierlo, non potendo pagare la retta. Grazie a sussidio comunale, frequentò le scuole tecniche, conseguì il diploma di contabile ed iniziò a lavorare in un’azienda privata, pur avendo vinto un concorso statale dal quale fu escluso per un errore burocratico. A 20 anni dovette partire militare, ma la sua determinazione rimase quella del sacerdozio. Al suo rientro trovò molte porte chiuse, ma sostenuto dalla stima e dalla carità del card. Francica Nava entrò nel seminario di Catania, durante il rettorato di mons. Rosario Riccioli che lo educò con sapienza, a condizione che dormisse dietro al portone come portinaio notturno, disfacendo ogni mattina il suo letto. Risultato il primo negli esami di teologia, fu mandato al collegio Leoniano di Roma per conseguire la laurea all’Apollinare. Qui divenne compagno di Angelo Roncalli che scrisse di lui: “Lo ammiravo sempre e chiedevo al Signore che mi facesse buono come Giovanni”. Si formò alla scuola di mons. Vincenzo Tarozzi nel segno della spiritualità alfonsiana, ricevendo una solida formazione spirituale “cristocentrica”. Il 20 settembre 1902 fu ordinato dall’arcivescovo di Catania, assieme ai diaconi G. Malaponte e G. Maugeri, nel seminario estivo di S. Giovanni la Punta. Fu professore nel ginnasio e nel corso teologico nonché direttore spirituale e rettore del seminario dal 1916 al 1918 e canonico penitenziere della cattedrale. Giovane sacerdote, a Catania  cominciò a spendere le sue prime energie attraverso la direzione spirituale diretta a formare uomini e donne maturi nella fede. Scrive mons. Liborio Campione, vicario generale di Caltanissetta, che a lui accorrevano fedeli di ogni categoria sociale, ma anche sacerdoti e seminaristi e a tutti dispensava i tesori del suo cuore di “padre e maestro”, come lo chiamerà più tardi uno dei suoi discepoli più affezionati, il futuro vescovo Francesco Pennisi, altra gloria del clero catanese.
   Nel 1918, la nomina a vescovo di Molfetta lo colse intimorito. Il patrimonio di umiltà maturato gli fu prezioso nell’attività pastorale: il suo motto episcopale fu “Super omnia Charitas”. Tre anni dopo fu traslato a Caltanisseta, nella cattedra episcopale che era stata di mons. Giovanni Guttadauro, rettore del nostro seminario dal 1850 al 1859, zio di Francica Nava, e del servo di Dio mons. Antonio Intrecciagli. Il servizio episcopale, svolto con cuore di padre, coincise con la ventata di rinnovamento che imponeva anche l’impegno politico, inteso come riconquista della società dopo la guerra. Mons. Jacono rimase sempre diffidente verso qualunque altro interesse che non fosse quello della pietà e della carità. Ebbe la direzione spirituale di Marianna Amico, di cui è in corso il processo di beatificazione: fu il concetto della piccola santità quotidiana che unì i due destini. Insieme predilessero l’aspetto religioso dell’azione della Chiesa: il loro metro fu quello dell’umiltà e della fedeltà al Vangelo, che conduce alla santità di tutti i giorni. Nel dicembre 1928, ebbe l’onore di tessere l’elogio funebre del card. Nava. Creò 29 nuove parrocchie, rivitalizzò la catechesi, intensificò le lettere pastorali, promosse il laicato e sostenne l’Azione Cattolica, completò il duomo, riaprì il seminario, con carità pastorale curò la formazione del clero e dei seminaristi. Durante la II guerra mondiale trasformò il vescovado in ospedale e impiantò un “campo di carità”. Si era diffusa la voce che gli avessero rubato la croce pettorale, invece l’aveva venduta per aiutare i bisognosi. Rientrò a Ragusa dopo 35 di missione pastorale, nella casa dov’era nato. Alla sua morte, che lo colse il 25 maggio 1957, a 74 anni d’età, fu trovata solo una busta con 15 mila lire destinata ai poveri della San Vincenzo.
   Il vescovo mons. M. Russotto, nella ricorrenza del 50° del transito, alla presenza anche di una rappresentanza del clero di Catania, ha tracciato un profilo del venerato predecessore che incarnò, con umiltà e zelo, l’evangelica icona di Cristo Buon Pastore: “E’ chiamato il vescovo della carità: durante i bombardamenti del 1943 non si risparmiò a favore della popolazione e in seminario accolse chiunque avesse bisogno. La semplicità del cuore e la fortissima testimonianza dell’amore cristiano in mons. Jacono rappresentano non un semplice sentimento di filantropica compassione verso i bisognosi, né soltanto un obbediente esercizio di Vangelo, ma l’espressione storica e quotidianamente incarnata del suo forte rapporto d’amore con Cristo Gesù”. I resti mortali del “santo vescovo Giovanni” riposano nella cattedrale di Ragusa. Nel settembre scorso si è svolto un convegno ed è stato pubblicato un libro in suo onore con le omelie dei vescovi Russotto, F. Pennisi e G. Rizzo.                                                                             Antonino Blandini
Propongo la figura meravigliosa del vescovo Jacono per l’esemplarità della sua vita sacerdotale iniziata tra il popolo della sua diletta Catania

di ANTONINO BLANDINI

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ALLA RICERCA DELLO STABILIMENTO GRAFICO PERDUTO



Proponiamo al lettore filiconico una nuova rubrica che intitoliamo: “Alla ricerca dello Stabilimento Grafico perduto”, e la presentiamo quasi come gioco enigmistico e costituita da una successione di indizi che fanno parte di un quesito… del quale nemmeno l’autore possiede le risposte. Anzi le sollecita presso ogni cultore di immaginette che invita a sfogliare i propri album, facendo magari una lettura diversa del proprio criterio ordinativo… tutto questo al fine di scoprire qualche pista per la risoluzione del dilemma: “Chi ha stampato questo santino… dove, quando, come e perché?”. Sentiamoci tutti degli ‘Indiana Johns’ desiderosi di scoprire il nesso che lega tanti indizi, che ci porteranno a spostare l’attenzione su enciclopedie, documenti d’epoca, siti internet… forse anche ad elenchi redatti dalla Camera di Commercio. Sperimenteremo così la soddisfazione di risolvere un enigma, la gioia stessa che prova un traduttore di un testo antico… la stessa dello storico e dell’archeologo! Anche questo è un aspetto della Filiconia. Cominciamo con quattro ditte: Ala, Cigno, Sea e Vela, tutte del novecento, anzi del secondo dopoguerra. “Santini e Santità” sarà lieta di pubblicare le vostre proposte risolutive.

 Ala è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, caratterizzata da un logo costituito da un quadrato che inscrive la sigla.
Pr. Ala – Sede: n.d., Stampa in offset a colori, R: “Fotografia paesaggistica, con citazione biblica”, V: Preghiera; Serie: “714”; nessun bordo e margine liscio; Periodo: 1960-’70; 57x98 mm.
La serie numerica sembra essere una sola, con intervallo di esistenza da n°1 a 1400.


Cigno” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, caratterizzata da un logo costituito da sigla in corsivo.
Pr. Cigno – Sede: n.d., Stampa in offset a colori, R: “Cristo risorto”, V: Orazione; Serie: “2/1119”; bordo bianco con margine liscio; Periodo: 1960-’80; 57x98 mm;
Le serie numeriche sono cinque, ma presumibilmente di più: Serie xxx, 65x108 mm; Serie 2/xxxx, 57x98 mm; Serie AP, 69x124 mm; Serie AR, 65x120 mm; Serie U, 65x109 mm;


Sea” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, caratterizzata da un logo costituito dalla sigla in corsivo e sottolineata.
Pr. Sea – Sede: n.d., Riproduzione fotomeccanica a colori, R: “Ultima cena” opera del Ghirlandaio (1449-1494), riprodotta da Alinari; Didascalia: “Quem diligebat Jesus [Gv 21,7]”, V: Testo commemorativo di evento religioso; Serie: “n. 103”; cartoncino avorio tipo Bristol leggero con superficie ruvida, bordo chiaro con margine liscio; Periodo: 1950-’60; 62x120 mm.
La serie numerica sembra essere una sola, con intervallo di esistenza da n°1 a 200;

 “Edizioni artistiche Vela” è una casa produttrice di immaginette, ancora da identificare, il Pr. Edizioni artistiche Vela – Sede: n.d., Riproduzione fotomeccanica a colori con formato pagellina , R: “Gesù istituisce l’Eucaristia” opera di Carlo Dolci (1616-1686), V: All’interno testo commemorativo di evento religioso; Serie: nessuna numerazione; bordo avorio con margine liscio; Periodo: 1960-’70; 80x115 mm.
La serie numerica non è presente.

di ATTILIO GARDINI

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SANTA MESIA ELIA, PATRONA DI ALVITO (FR)

Santa Mesia Elia martire, matrona dell'alta società romana, fu martirizzata durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano.
Poche le notizie certe su di lei; Convertita alla fede cristiana in quel tempo di persecuzione nascose e accudì numerosi ricercati nella sua abitazione. Scoperta ed arrestata, confermò la sua fede e in quanto cittadina romana fu decapitata dopo aver rifiutato di sacrificare agli idoli.
 Il suo corpo fu rinvenuto nelle catacombe di S. Priscilla, assieme a un'ampolla con il suo sangue e a una lapide con l'iscrizione: Mesia Elia spiritus in pace.  Dal 1804 (pontificato di Pio VII) le sue reliquie riposano nella chiesa del Castello di Alvito  (FR), dove è murata anche la lapide. (Dal Can. Don Vincenzo Pizzuti - S. Mesia Elia).                 
                                                                          

M.G. ALESSANDRONI

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CURIOSANDO TRA I LIBRI


VIAGGIO AI SANTUARI DI ABRUZZO E MOLISE - I SANTINI


Come complemento all’articolo, pubblicato nel Notiziario AICIS n. 289 (pag.20), recensione del libro “Viaggio nei Santuari di Abruzzo e Molise”, riporto a titolo informativo ed esemplificativo alcuni dei 50 e più santini ispirati ai corrispondenti Santuari abruzzesi o molisani, che sono riuscita ad acquisire dalla casa editrice Tabula di Lanciano (CH), tel. 0872 45208.
Sono tutti illustrati con fotografie a colori di dipinti, bassorilievi o statue vestite, che sono stati ritratti all’interno dei luoghi sacri, testimonianze di culto e devozione, alcuni ammirevoli antiche opere d’arte sacra. Riportano sulla destra il nome del Santuario e la località, scritto in bianco  su uno sfondo colorato.
Hanno le dimensioni cm 7,5x10.
Nelle figure sono riprodotte le immaginette sacre dei Santuari seguenti:
1- S. Maria della Libera – CERCEMAGGIORE
2- Madonna delle Grazie – TERAMO
3- S. Maria della Portella – RIVISONDOLI (AQ)
4- Maria Santissima delle Grazie – MONTEDORISIO (CH)
5- Madonna dei Sette Dolori - PESCARA
6- Madonna dell’EREMITA – CASTEL DI SANGRO (AQ)
7- Maria Santissima di Pietraquaria – AVEZZANO (AQ)
8- Madonna dei Bisognosi – PERETO (AQ)
9- Santa Gemma – GORIANO SICOLI (AQ)
                                                              

 Maria Gabriella Alessandroni

 

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SARRA MENICHELLO: STORIA DI CAPIZZI E DEI SUOI SANTI "Un cammino lungo secoli”.


Il testo scritto dal socio AICIS FRANCESCO SARRA MENICHELLO nasce da un accurato e meticoloso lavoro di ricerca condotto per oltre tre anni in maniera autonoma e tra le difficoltà di comunicazioni e contatti.
Ciò che l’ha spinto a cimentarsi in questa avventura è stata la voglia di far apprezzare ai  compaesani, ai siciliani e al mondo intero, la storia della sua città, da sempre custode di una fede autentica e di un vivo culto e devozione verso i Santi e in particolare verso San Giacomo Apostolo il Maggiore e San Nicolò di Bari, veri testimoni della Passione di Cristo e della nostra religione cattolica.
Chi desidera ricevere il libro può contattare l’autore direttamente all’indirizzo di posta elettronica f.sarra.minichello@alice.it o telefonare al numero 3347475307 o al 0935933035. Grazie!


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SANTINI OFFERTI DAI SOCI


 

ROMA, SANTA LEONZIA, VERGINE E MARTIRE


Padre MICHELE GIULIANO ofm, di Marigliano, ha qui trasmesso un' immaginetta di Santa Leonzia, v.m., per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
La Vergine e Martire Santa Leonzia è venerata in uno degli altari laterali della Chiesa di San Francesco a Ripa in Roma. L’immaginetta, fatta stampare da Padre Michele, reca la serie e nr.: MG27. La Chiesa citata si trova a Trastevere, nel centro storico. Trae la sua denominazione dalla vicinanza con il porto di Ripa Grande, affacciato sul Tevere. Fondata nell’XI secolo e annessa inizialmente ad un ospedale, la chiesa fu rinnovata e dedicata a San Francesco d'Assisi dopo che lo stesso Santo vi aveva dimorato nel 1229 (chiedere per vedere la cella abitata da S. Francesco e il sasso su cui il santo poggiava il capo). L'edificio attuale risale alla ristrutturazione secentesca di Onorio Longhi (corpo longitudinale, 1603) e di Mattia de Rossi (per la facciata, 1681-1701). Nella cappella Altieri: statua della Beata Ludovica Albertoni, ultima opera del Bernini.

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4 OTTOBRE- FESTA LITURGICA DI SAN FRANCESCO, PATRONO D'ITALIA

Padre MICHELE GIULIANO ofm, di Marigliano, ha inviato l’immaginetta di San Francesco per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
  L’immaginetta, fatta stampare da Padre Michele, riporta una statua del patrono d’Italia e reca sul retro la bella preghiera al Santo d’Assisi del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Alcuni episodi della vita del Santo sono entrati nella sua iconografia e riprodotti dall'arte, come la predica agli uccelli, il roseto in cui si rotolò per sfuggire alla tentazione, il lupo che ammansì a Gubbio, il ricevimento delle Stimmate, ecc. È patrono dell'Umbria e di molte città, fra le quali San Francisco negli USA che da lui prese il nome; innumerevoli sono le chiese, le parrocchie, i conventi, i luoghi pubblici che portano il suo nome; come pure tanti altri santi e beati, venuti dopo di lui, che ebbero al battesimo o adottarono nella vita religiosa il suo nome. Il grande santo di Assisi, che lo storico e scrittore, don Enrico Pepe definisce “Patrimonio dell'umanità”, fu riconosciuto da papa Pio XII, come il “più italiano dei santi e più santo degli italiani” e il 18 giugno 1939, lo proclamò Patrono principale d'Italia.

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28 SETTEMBRE: 31° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA LUCIANI



GIANNI SOLIGO di Covolo di Pederobba ha inviato un'immaginetta per la Campagna “Un santino per ogni socio”.
Albino Luciani nasce a Forno di Canale (oggi Canale d'Agordo) il 17.X.1912.
La fanciullezza di Albino si svolge tra la bellezza dei valli e le montagne del luogo natale. E’ un ragazzo svelto e vivace. Intorno ai 10 anni nasce la sua vocazione sacerdotale.Nel 1923 entra nel Seminario Minore di Feltre e nel 1928 in quello di Belluno. Il 7.7.1935 è ordinato sacerdote. Svolge il suo ministero come capellano della parrocchia del suo paese natale e poi in quella di Agordo. Nel 1937 diviene Vicerettore del Seminario di Belluno e vi insegna Teologia Morale e dogmatica, Diritto Canonico e Storia del' Arte. Nel 1947, ottiene il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Nel 1954, è nominato Vicario Generale della diocesi di Belluno. Il 15.XII.1958 è nominato vescovo di Vittorio Veneto e il 27 riceve la consacrazione episcopale dalle mani di Giovanni XXIII nella Basilica di San Pietro. Qualche giorno dopo, nell’omelia del 4.1.1959 afferma: "Sto pensando in questi giorni che con me il Signore attua il suo vecchio sistema : prende i piccoli dal fango della strada e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti del mare, dal lago e ne fa degli apostoli. È il suo vecchio sistema. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata, non dispersa dal vento, sia ben chiaro, che tutto è opera e tutto merito del solo Signore (...) Su questa polvere il Signore ha scritto la dignità episcopale dell'illustre diocesi di Vittorio Veneto". Per 11 anni svolge il suo ministero in questa diocesi. L’11 ottobre 1962 è a Roma per partecipare ai lavori del Concilio Vaticano II.
Le sue capacità colpiscono Paolo VI che lo nomina prima Patriarca e, il 5.3.1973, cardinale di Venezia. Per 3 anni (1973-1976) è vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana. Partecipa ai Sinodi dei Vescovi del 1971,1974 e 1977. Nel 1976 esce il suo libro "Illustrissimi ". Il 26.8.1978 viene eletto 263° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. Papa Giovanni Paolo I è il pontefice meno duraturo del Novecento (appena 34 giorni) ma non per questo la sua elezione è considerata meno "storica" di altre. Il suo pontificato ha vita breve per la sua prematura morte, ma è comunque intensa. E’ il primo papa ad adottare il doppio nome, omaggio ai suoi due predecessori; è anche il primo papa che abbandona il plurale majestatis, definendo se stesso in prima persona; è il primo successore di Pietro che abolisce l'incoronazione e la tiara e, fatto curioso, è il primo pontefice ad essere censurato dall'Osservatore Romano, che non vuole pubblicare i suoi commenti troppo "morbidi" e possibilisti sull'uso degli anticoncezionali. Molto attivo anche nell'ambito della solidarietà e dell'economia, Giovanni Paolo I muore il 28 settembre 1978, ancor prima di compiere 66 anni. Molte le ipotesi sul suo decesso, spesso fantasiose; quel che è certo è che la diagnosi evidenzia che egli ha subito un colpo apoplettico che gli è stato fatale.
È morto il 26 dicembre 1968. E’ incorso il processo di canonizzazione.

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SERVO DI DIO LUIS DE TRELLES (1819-1891)

P. MICHELE GIULIANO ha inviato un santino a pagellina per “Un santino per ogni socio”.
Luis de Trelles y Noguero: politico, avvocato, giornalista, fondatore dell'Adorazione Notturna in Spagna nacque a Viveiro in Spagna il 20.8.1819 e morì a Zamora il 1.7.1891. Studiò nel Seminario di Mondoñero e poi giurisprudenza in Santiago di Compostela. Uomo di temperamento e di azione, di eccezionale intelligenza e molto dotto, esercitò l'avvocatura a Viveiro, La Coruña e Madrid. Svolse importanti carichi nella giurisdizione militare come Uditore. Scrisse in diversi giornali e riviste. Fu Deputato nel Congresso spagnolo. Si sposò nel 1863 a Madrid ed ebbe tre figli. Nel 1862 a Parigi fu invitato ad adorare di notte il Ss.mo Sacramento: ne rimase colpito tanto che volle ripetere in Spagna tale esperienza. È considerato, infatti, l’Apostolo dell'Eucaristia nel secolo XIX per le sue Opere Eucaristiche ed altre attività quali: nel 1858 le Conferenze di S. Vicenzo de Paoli, in Viveiro; nel 1868 il Culto Continuo a Gesù Sacramentato; nel 1870 la rivista mensile “La Lampada del Santuario” di cui era proprietario, direttore e quasi unico redattore; nel 1877 l'Adorazione Notturna in Spagna che estese a tutto il Paese in più di 50 Sezioni e nel 1881 le Cameriere di Gesù Sacramentato. Si distinse come uomo di generosità esemplare operando fattivamente per il prossimo, principalmente nella III Guerra Carlista; infatti, creò una commissione per gli scambi di prigionieri e fu famoso Commissario Generale di Scambi (1873-76), riuscendo a liberare della morte o dalla prigionia oltre 20.000 persone. E’ ora in corso il suo processo di beatificazione.

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SERVO DI DIO DON QUINTINO SICURO (1920-1968)

Il socio IPPAZIO MASTRIA di Tricase ha trasmesso un pieghevole con l’iconografia e la preghiera di Don Quintino Sicuro per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Nacque a Melissano, in provincia di Lecce, il 29.5.1920, quinto di cinque figli, da una famiglia di modesti agricoltori. All’età di 12 anni aveva espresso il desiderio di farsi frate, ma non era riuscito a superare l’esame di ammissione; così aveva deciso di frequentare l’Istituto Tecnico Industriale di Gallipoli. Nel ’39 s’era quindi arruolato nella Guardia di Finanza. Poco alla volta aveva compreso che la sua strada era un’altra e, a 27 anni, lasciò la divisa di vicebrigadiere per entrare nel convento dei Frati Minori di Ascoli Piceno. Vi restò due anni. Nell’autunno del ’49 giunse all’eremo di S.Francesco presso Montegallo, sentendosi chiamato da Dio alla vita eremitica. Da Montegallo, quattro anni dopo, si trasferì sul monte Fumaiolo, prendendo in custodia l’eremo di S.Alberico. È morto il 26.XII.1968. E’ in corso il processo di canonizzazione.

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4 OTTOBRE - MONTELLA (AV) E LA VENERAZIONE A SAN FRANCESCO D'ASSISI


Padre MICHELE GIULIANO ofm, ha inviato l' immaginetta per “Un santino per ogni socio”.
Montella è una cittadina della Campania, in provincia di Avellino, con circa nove mila abitanti, situata a 560 m di altezza sulle pendici settentrionali del monte Sassosano. Il patrono è San Rocco.
Padre Giuliano ci propone l’unita immaginetta, da lui fatta stampare a propria devozione, che rappresenta la statua di San Francesco che si venera nella omonima Chiesa di Montella. Tra i musei del Comune  citiamo il Museo di San Francesco.

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ROCCAMONFINA (CE) - MARIA SS.MA DEI LATTANI

Padre MICHELE GIULIANO di Marigliano ha trasmesso un'immaginetta della Madonna dei Lattani venerata nel suo Santuario di Roccamonfina (CE) per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
Il Santuario di Maria Santissima dei Lattani è situato in una splendida posizione sulle pendici boschive del Vulcano di Roccamonfina, ed è il monumento più rappresentativo di questa città. Il complesso religioso, fondato nel 1430 da San Bernardino da Siena e San Giacomo della Marca, comprende la chiesa, il Romitaggio di San Bernardino, il chiostro, il convento e il cortile. La tradizione racconta che intorno agli anni 1429-1430 un pastorello, mentre era intento a sorvegliare il suo gregge di capre, scopre in una grotta una Santa Immagine della Madonna. La notizia si diffonde rapidamente anche fuori dal paese, e comincia ad attirare tante schiere di pellegrini da indurre San Bernardino e San Giacomo a fare una sosta sul Monte Lattani. I due frati, compresa la situazione, si adoperarono per edificare un tempio in cui riporre degnamente la statua. Grazie alle donazioni che giunsero cospicue, si diede inizio alla costruzione di una prima cappella, successivamente ampliata e trasformata in chiesa romanica (1430) che, a sua volta, diventerà chiesa definitiva in stile gotico, terminata tra il 1448 ed il 1507, e restaurata tra il 1962 ed il 1999.

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SAN DAMIANO IN MERCATO SARACENO (FC) - MADONNA DI GALASSINO

ALBERTO BOCCALI di Cesena ha inviato l’unita immaginetta per “Un santino per ogni socio”
Nell’ottobre 1608 il vescovo sarsinate Nicola Bruzzi con rito solenne impartiva la benedizione della prima pietra della chiesa che ospita l’immagine della Madonna di Galassino in San Damiano di Mercato Saraceno. La sua costruzione sarebbe legata a una visione della Madonna che ebbe, in quel periodo, un certo Galassino da Cesena residente a San Damiano. La tradizione dice che l’anziano lavoratore ritornando una sera dai campi verso casa cavalcando un’asino, questo all’improvviso si mise a correre all’impazzata. Galassino invocò i nomi di Gesù e di Maria e fu tirato a terra con fiamme di fuoco. Rimasto illeso, dopo l’apparizione della Santa Vergine pensò di edificare in quel luogo una cella.
La sacra immagine dipinta su muro da autore sconosciuto con il titolo di “Maria Ausiliatrice” è comunemente chiamata “Madonna di Galassino”.


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MONDOLFO - MADONNA DEL BUON CONSIGLIO (SEC. XVI)


IVANA RINALDI di Senigallia ha tramesso un' immaginetta per “Un santino per ogni socio”.
Il dipinto in stile bizantino del XVI secolo rappresentato nell’unita immaginetta della socia Rinaldi si trova a Mondolfo nella Chiesa di Sant’Agostino. Lì infatti la Madonna del Buon Consiglio è attorniata da  altre 15  piccole tele di anonimo marchigiano dei primi del Seicento che rappresentano i Misteri del Rosario. La Chiesa e il Convento furono edificati nel XIII secolo dagli Eremitani di Sant’Agostino. L’aspetto attuale risale ai lavori di ristrutturazione intrapresi fra il 1586 e il 1593 e ai rimaneggiamenti settecenteschi. Fu nel periodo tardo cinquecentesco che il tempio venne dedicato alla Madonna del Soccorso. Nei secoli XVI e XVII furono costruiti gli altari minori a spese delle famiglie gentilizie che qui avevano anche le loro sepolture. Nel 1726 la facciata venne abbellita con tre portali in arenaria, con motivi decorativi di gusto rinascimentale.

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SERVO DI DIO JOSE' BALLESTRA POZUELO (1915-1936)

Padre MICHELE GIULIANO ha trasmesso un'immaginetta per l’iniziativa “Un santino per ogni socio”.
La storia del popolo spagnolo dalla proclamazione della II Repubblica, il 14 aprile 1931, al 1° aprile 1939, quando il capo delle forze nazionali, generale Francisco Franco Bahamonde (1892-1975) dichiara la fine della guerra, è stata per lunghi anni censurata, nell’intento di cancellare la memoria di una persecuzione anticristiana senza l’uguale nella storia del cristianesimo occidentale. Gli esempi eroici di fedeltà a Cristo e alla Chiesa finora appurati con certezza costituiscono una piccolissima porzione dell’immenso sacrificio di sangue pagato dal popolo spagnolo alla violenza rivoluzionaria. Moltissimi processi di beatificazione sono in corso, in attesa che sia provato il martirio, il cui riconoscimento comporta il patimento volontario della morte, che essa sia causata dall’aggressore per odio contro la fede cristiana o contro una virtù cristiana, che la morte sia subìta dalla vittima con pazienza e fortezza, perdonando i colpevoli per amor di Dio.
Padre Michele ci ha trasmesso l’unita immaginetta da lui stesso fatta stampare del Servo di Dio Josè Ballestra Pozuelo , un seminarista spagnolo nato nel 1915 e ucciso in odio alla Fede nel 1936.

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SANT'ANNIBALE MARIA DI FRANCIA (1851-1927)



CERINI AGOSTINO di Cava dei Selci (RM) e LUIGI ZANOT di Roma hanno inviato l'immaginetta per la campagna sociale “Un santino per ogni socio”.
Annibale Maria Di Francia (Messina, 5 luglio 1851Messina, 1 giugno 1927) è stato un sacerdote italiano, fondatore delle congregazioni dei Rogazionisti del Cuore di Gesù e delle Figlie del Divino Zelo. Di nobile famiglia Messinese, rinunciò a tutti i beni e trascorse molto tempo nel degradato quartiere Avignone aiutando poveri e malati. Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato il 7.X.1990 e Santo nel 2004.

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... SANTINO DEL FONDO SOCIALE 

 

ROMA - BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE - LA SACRA CULLA


Conferenza su questa tematica.


La Cunabula Salvatoris, “Sacra Culla”, celebre reliquia venerata nella basilica romana di S. Maria Maggiore, per questo denominata in origine S. Maria ad praesepe, è testimoniata da Giovanni Diacono nel XII sec., e da altri illustri pellegrini, tra cui Petrarca.
Si narra che a Betlemme i pellegrini onoravano con devozione la Culla del Bambino Gesù, come attesta Origene, e più tardi s.Girolamo.
L’urna d’argento cesellato, che custodiva le assicelle, venne predata nel Sacco di Roma del 1527; il nuovo reliquiario d’argento, però, venne asportato dai repubblicani nel 1797. Su commissione del pontefice Pio VII, il Valadier eseguì la nuova urna, effigiata in questa incisione ottocentesca di Luigi Banzo (attivo a Roma nella seconda metà dell’Ottocento) nell’aspetto che ancor oggi conserva.

                                   Maria Gabriella Alessandroni

 

 

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