Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

CHE COSA E’ L’A.I.C.I.S.?

L’AICIS è l’Associazione, apolitica e senza fini di lucro, che raccoglie appassionati cultori, studiosi, collezionisti e quanti si interessano di immaginette sotto ogni profilo: storico, folkloristico, culturale, artistico, religioso

PERCHE’ ISCRIVERSI ALL’AICIS?

Perché l’unione fa la forza. Per essere informati, attraverso la Circolare bimestrale, di quanto interessa il settore e poter effettuare lo scambio del materiale fra i soci. Per partecipare alle mostre o anche conoscere ove si svolgono mostre di immaginette. Per partecipare a conferenze. Per avere notizie su pubblicazioni specialistiche, per avere le nuove immaginette, per conoscere i nuovi Venerabili, Beati e Santi, per avere altri ragguagli su santi e santuari.

 

COME ISCRIVERSI ALL’A.I.C.I.S.

Telefonando alla Segreteria (tel.06-7049.1619) e richiedendo l'apposito modulo da compilare. L’importo da versare sul conto corrente postale nr. 39389069 dell'’A.I.C.I.S è di euro 3,00 per la sola iscrizione all’Associazione, mentre la quota annuale 2008 è di euro 25,00 per le persone fisiche e di euro 34,00 per le Associazioni e gli Enti.

L’anno sociale decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre

DIRITTI DEI SOCI:

- ricevere le Circolari Informative, con immaginette omaggio;

- partecipare alle mostre ed alle iniziative sociali;

- partecipare alle riunioni di scambio fra soci;

- effettuare scambi fra soci per corrispondenza;

- fare inserzioni gratuite di offerta o di richiesta di immaginette nelle Circolari Informative.

Gli incontri si tengono nella Sede dell'Ass.ne, in P.za Campitelli 9, in una sala interna al cortile adiacente la
Chiesa di S.ta Maria in Portico, ogni primo martedì del mese, eccetto agosto, e salvo variazioni che di volta in volta verranno rese note.

Informazioni: Contattare Renzo Manfè - Vice Presidente
Tel 388-6938.777.
e-mail: aicis_rm@yahoo.it

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AGGIORNAMENTI

 

 

BOLOGNA 5-26 settembre 2010 nell’Abbazia di s.Stefano, 28 sett.-24 ottobre 2010 nel Museo B.V. di s. Luca
- Mostra di santini: “Vita di Gesù - Guida all’incontro con il Figlio di Dio fatto uomo e alla conoscenza del suo volto umano e divino”.

Si segnala un’altra particolare ed interessante mostra di santini dal 5 settembre 2010 presso l’Abbazia di Santo Stefano, curata da Ersilia Corsini e Duilio Gennari, dal titolo “Vita di Gesù” guida all’incontro con Figlio di Dio fatto uomo  e alla conoscenza del suo volto umano e divino.
La mostra, visibile nel chiostro dell’Abbazia di Santo Stefano, con orario  9-12 e 15,30-18, è stata presentata e illustrata martedì 7 settembre alle ore 16 da Fernando Lanzi del Centro Studi per la Cultura Popolare, che ha collaborato alla sua realizzazione.

Gli autori propongono un percorso, con il tramite delle piccole immagini devozionali, alla scoperta di quel volto, del tutto umano, in cui gli uomini di ogni tempo possono incontrare la gloriosa maestà di Dio, fattasi piccola, e chinatasi su di noi, proprio per essere da noi colta.
Si accompagna il cammino di Gesù, dalla Incarnazione, al monte dell’Ascensione, alla sala della Pentecoste, e infine alle vie del mondo nella missione degli Apostoli.
Il percorso coglie tutti i momenti salienti: Incarnazione, Adorazione dei Magi e dei Pastori, Battesimo e Tentazione, l’attività in Galilea,  i principali miracoli, il discorso della montagna, l’insegnamento del Padre Nostro, le parabole e le grandi immagini (il seminatore; il buon samaritano,  la pecorella smarrita, il figlio prodigo, il ricco Epulone e il povero Lazzaro; l’acqua, la vite e il vino, il pane e il pastore) e illumina anche aspetti particolari come la sua amicizia con la famiglia di Lazzaro e gli eventi e le parole che ne accompagnano la morte e la risurrezione.
Si giunge così alla Passione, dall’entrata in Gerusalemme alla Risurrezione, poi all’Ascensione e alla Pentecoste, che preludono alla missione della Chiesa nella storia, Chiesa nella quale Egli è oggi incontrabile.
Non è stato facile reperire immagini che illustrassero tutti i momenti della vita di Gesù: ma ancora una volta si è verificato come le piccole immagini devozionali, comunemente dette “santini”, siano una vera miniera di insegnamenti che custodiscono e offrono, venendo incontro ai diversi momenti della vita dei fedeli e alla loro necessità di essere sostenuti nella fede.

Per visite guidate al pomeriggio: 335-622864.

Tale esposizione di immaginette sacre, dal 28 settembre al 24 ottobre p.v., sarà visitabile anche presso il Museo Beata Vergine di San Luca, in Piazza di Porta Saragozza 2/A, con questi orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato ore 9-13; giovedì ore 9-18; domenica ore 10-18.

BOLOGNA 7-31 Luglio/1-26 settembre 2010 –
Mostra di santini “Santa Rosa da Lima nelle piccole immagini devozionali”

Il 23 agosto la Chiesa celebra la festa di Santa Rosa da Lima.

A Bologna, presso il Museo Beata Vergine di San Luca in Piazza di Pora Saragozza 2/A il 6 luglio è stata inaugurata una esposizione di immaginette sacre sul tema “Santa Rosa da Lima nelle piccole immagini devozionali”.
L’esposizione è curata da Eléna Ayala, che in numerose e preziose piccole immagini devozionali accompagna alla conoscenza della Santa che costituisce un vero ponte tra l’Europa e le Americhe.
Essa comprende numerose piccole immagini devozionali composte in sei grandi pannelli, che non solo illustrano  la vita della santa domenicana che visse tutta la sua vita a Lima, tra il 1586 e il 1617, ma offrono anche una panoramica completa di tutte le tipologie dei “santini”, iniziando da quelli di tipo fiammingo degli inizi del XVII secolo, praticamente coevi alla morte della Santa, passando attraverso canivet, santini a pizzo, xilografie, calcografie, litografie fino alle tipologie contemporanee, cromolitografia e fotografia.

La mostra chiusa, per le ferie estive il 31 luglio, è stata riaperta mercoledì 1° settembre e chiuderà domenica 26 settembre 2010. L’orario di visita è il seguente: Martedì, venerdì e sabato: 9-13; giovedì: 9-18; domenica: 10-18; lunedì: chiuso.
Informiamo inoltre che giovedì 18 settembre Eléna Ayala e Fernando Lanzi terranno in quella sede una conversazione sulla santa peruviana, illustrando le peculiarità della esposizione.

ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE)
4-26 settembre 2010 – XX edizione della Mostra di santini a Roseto
“Santi Patroni e Protettori attraverso le immaginette devozionali”

Roseto degli Abruzzi festeggia quest’anno i 150 anni della sua fondazione (1860-2010) e la XX edizione della Rassegna di santini allestita annualmente nella propria città (1991-2010).

Il 2010 è un anno memorabile per Roseto, l’antica Rosburgo (Paese delle rose) e per l’AICIS - Associazione Italiana Cultori Immaginette sacre. Infatti, mentre la città celebra il 150° ann.rio della sua fondazione, il 4 settembre nella Villa Comunale viene inaugurata la XX edizione della mostra di santini che nel 2010 ha per tema: “I Santi Patroni e Protettori attraverso le immaginette devozionali”.

La manifestazione ha avuto origine grazie alla collaborazione tra il nostro defunto Presidente Comm.GENNARO ANGIOLINO (+2003), il socio MARIO GIUNCO, acuto e prolifico scrittore e giornalista, ma soprattutto funzionario del settore culturale del Comune di Roseto, attuale Direttore responsabile della nostra Rivista “Santini e Santità” ed EMIDIO D’ILARIO, Presidente del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano. Nel 2004, deceduto il compianto Presidente Angiolino, per l’AICIS è subentrato nell’organizzazione della manifestazione rosetana il Vice Presidente RENZO MANFE’.

Gli espositori delle immaginette della XX edizione saranno: GIANCARLO GUALTIERI e, con qualche quadro espositivo, RENZO MANFE’, AGOSTINO CERINI, LUIGI ZANOT e FRANCESCO DE BERNARDI, tutti di Roma. Tra le tematiche particolari: Santa Filomena, patrona di Roseto per i primi cento anni della città, e S.Maria Assunta, (subentrata nel patronato di Roseto dopo che nel 1961 la Sacra Congregazione dei Santi aveva tolto dal calendario liturgico la festa di Santa Filomena), giornali d’epoca relativi a vari terremoti ed alcune schede tecniche di BIAGIO GAMBA sui santini e delle Case di Produzione di santini di ATTILIO GARDINI.

LOVERE (BG), 15-22 Agosto 2010
- Mostra di santini -
“IMMAGINI ANTICHE DEL SACRO - Incisioni e santini dal XVI al XIX secolo”

Hieronymus Vierix, Vangeli Nadal, 1593

ENNIO BELOTTI di Lovere,  socio AICIS, ha in allestimento una interessante mostra nella sua città che verrà inaugurata il 15 agosto 2010 nel Centro Civico Culturale del Comune presso il “Nuovo Porto Turistico”. Il tema dell’esposizione sarà:”Immagini antiche del sacro. Incisioni e santini dal XVI al XIX secolo.
La mostra che rimarrà aperta fino al 22 agosto avrà il seguente orario per l’accesso gratuito al pubblico: tutti i giorni dalle ore 16.00 alle 19.00.Verranno esposti oltre 250 Immagini e santini che meritano veramente una visita.
Saranno presenti opere di autori di grido quali Luca di Leyda, Marcantonio Raimondi, Callot, i Vierix, Klauber, Piranesi ed altri. Inoltre tra le immaginette devozionali saranno esposte…quelle traforate a punzone della varie case editrici europee in particolare quelle francesi, soprattutto del periodo 1800.

Luca di Leida

 

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SANTINI E SANTITA': GIUNTA L'AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA PER SANTINI E SANTITA'

   Il Consiglio Direttivo AICIS comunica che all'inizio del c.m. è giunta dal Tribunale Civile di Roma l'autorizzazione (nr.317 del 14.7.2010) alla pubblicazione della nostra Rivista SANTINI E SANTITA', le cui pubblicazioni sono rimaste ferme nel 2010 al nr.0 (Gennaio-Febbraio 2010).
Ora che possiamo riprendere le pubblicazioni, grazie alla autorizzazione del Tribunale, dopo le ferie di agosto la Tipografia inizierà a inviare il nr.1-2010 (Marzo-Aprile) e contiamo presto di rimetterci in linea con i tempi giusti.

15 agosto: ASSUNZIONE DI M.V.

 Il Consiglio Direttivo augura ai soci ed ai loro familiari un sereno Ferragosto.  
La Madonna assunta in cielo, che celebremo domenica, sia sempre vicina a tutti noi.

   Anche se presi dal meritato svago e riposo, contempliamo Colei che è resa partecipe con l’anima e con il corpo della definitiva vittoria di Cristo sulla morte.

Colei che in ogni momento ha accolto la Parola di Dio, ed è stata assunta in cielo, cioè è stata accolta Lei stessa dal Figlio, in quella “dimora” che Gesù ci ha preparato con la sua morte e risurrezione (cfr Gv 14,2-3).

Contempliamo, inoltre, il coronamento della sua fede, di quel cammino di fede che Maria indica a ciascuno di noi

  Serena festa a tutti.

   IL CONSIGLIO DIRETTIVO AICIS

 

 

ROMA, 28 giugno-11 luglio 2010 -
Mostra “IL CULTO DI MARIA ATTRAVERSO LE IMMAGINETTE DEVOZIONALI”

   L’esposizione sarà inaugurata il 28 giugno 2010 e  sarà aperta al pubblico, con ingresso libero, nel seguente orario: da lunedì a venerdì: dalle 7,30 alle 11,00 e dalle 16,00 alle 18,30. Il sabato e la Domenica l’orario sarà: 16,00- 18,30.

 

Programma del Convegno
“IL CULTO DI MARIA NELLA RELIGIOSITÀ POPOLARE”
Sabato 3 luglio 2010

Ore 8,30 - Registrazione dei Partecipanti

Moderatore e Coordinatore:
Alfonso Sapia, Governatore ff di SMO&M
Intervengono:

Mons. Enrico Ghezzi, Primicerio S. Maria dell’Orto - ore 9,00

Prolusione - Maria e la Religiosità Popolare

Alfonso Sapia - ore 9,30

Le Confraternite Mariane - Numeri e riferimenti storici

Avv. Arnaudo Bonanni, Studioso - ore 10,00

Madonna della Stella nelle Catacombe romane

- Avv. Luca Ramaccini, Studioso - ore 10,30

Il volto di Maria nei Vangeli e nell’immaginario popolare

P. Gian Matteo Roggio, Docente al Marianum - ore 11,00

La persona e la missione di Maria nelle Sacre Scritture

Mons. Marco Gnavi, Resp. Uff. Ecumenismo e Dialogo Interreligioso - ore 11,30

Maria: madre di tutti gli uomini, mediatrice di ogni bisogno

Testimonianze/Chiarimenti - ore 12,00

Del Convegno sarà prodotto un CD che conterrà: relazioni, immagini dei convegnisti e galleria di immagini mariane
Prenotarsi è d’obbligo
Diffusione culturale - Attività senza fine di lucro

 

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NOTIZIARIO GENNAIO - FEBBRAIO 2010

 

 

VITA ASSOCIATIVA

 

SANTINI E SANTITA’ INIZIA IL 2010 CON IL NR.”0” IN ATTESA DELL’AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA

Il 2010 di Santini e Santità inizia le pubblicazioni in ritardo anche perché è in corso la pratica di registrazione presso il Tribunale di Roma per poi chiedere la spedizione agevolata come bimestrale all’Ente Poste Italiane. Ci scusiamo con i nostri associati per la conseguente mancata puntualità.


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LA QUOTA SOCIALE PER L’ANNO 2010…E’ SEMPRE  DI EURO 25.00

Si comunica che il Consiglio Direttivo ha confermato a 25.00 euro l’importo della quota per il 2010. Invitiamo tutti a effettuare il proprio versamento al più presto sul conto corrente postale nr.39389069 e ciò per non decadere dalla qualifica di socio AICIS per il 2010. La Rivista Santini e Santità di marzo-aprile 2010 sarà inviata ai soli soci effettivi.

 

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2010: CALENDARIO DELLE RIUNIONI SOCIALI A PIAZZA CAMPITELLI IN ROMA

Gli incontri delle riunioni mensili nella sede di P.za  Campitelli 9 - Roma, si svolgeranno anche  nel 2010  dalle 15.30 alle 17.00 del 1° martedì del mese, ad eccezione di gennaio e novembre. In questi due mesi la riunione è fissata al secondo martedì. Ecco il calendario delle riunioni: Gennaio 12 (2° martedì), febbraio 2, marzo 2, aprile 6, maggio 4, giugno 1, luglio 6, agosto= chiuso, settembre 7, ottobre 5, novembre 9 (2° martedì) e dicembre 7. Gli associati residenti nel territorio nazionale saranno ovviamente sempre i benvenuti quando potranno essere presenti a queste riunioni.

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IN DISTRIBUZIONE LA TESSERA SOCIALE 2010 E IL CALENDARIO AICIS DA TASCA IN PVC

La Tessera 2010, che abbiamo riportato nella copertina di questo numero, è dedicata all’ANNO SACERDOTALE, indetto da Sua Santità Benedetto XVI il 19 giugno 2009, ed al 150° ann.rio della morte di San GIOVANNI MARIA VIANNEY, conosciuto anche come il Santo Curato d’Ars.
Un sentito ringraziamento va al socio PAOLO EMILIO CAMAIORA ed alla società SATEC che da dieci anni cura egregiamente le nostre Tessere e che ha donato a tutti i soci un calendario da portafoglio in pvc che alleghiamo a questo numero.


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SOSPESA LA CAMPAGNA DI “UN SANTINO PER OGNI SOCIO”, MA RESTA L’INIZIATIVA DEL  “FONDO SOCIALE”

La spedizione della Rivista è avvenuta a cura della Tipografia, che si trova a Nardò (LE), non più dalla Segreteria AICIS di Roma, per tale motivo i santini negli ultimi numeri sono stati inviati con spedizioni suppletive dalla nostra Segreteria. Per motivi tecnici, pertanto, il Consiglio Direttivo ha sospeso la Campagna “Un santino per ogni socio”. Ovviamente le immaginette inviate per detta “campagna” e ancora presenti in Segreteria saranno inviate nei prossimi mesi fino ad esaurimento. Un sentito “grazie” agli associati che hanno collaborato in questi anni alla campagna “Un santino per ogni socio”.  
Il Consiglio Direttivo, inoltre, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa del “FONDO SOCIALE”, che invece continuerà come attività sociale. Infatti, esso si mantiene vivo grazie all’invio in Segreteria di quantitativi (50-100-200 pezzi tutti uguali) di immaginette da parte di quei soci ai quali va il plauso poiché, grazie a questa bella iniziativa, tali soci testimoniano concretamente la loro partecipazione all’attività dell’AICIS.


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LE IMMAGINETTE “UN SANTINO PER OGNI SOCIO” GIA’ SPEDITE IN GENNAIO CON IL “FONDO SOCIALE”

Giungono telefonate in segreteria lamentando il mancato inserimento delle immaginette nella Rivista. Ricordiamo ancora una volta che le immaginette riportate a pagina 30 di questo numero di 0-2010 (Gennaio-Febbraio 2010), come anche quelle del nr.298 (novembre-Dicembre 2009) sono state spedite a tutti gli associati con il plico inviato dalla Segreteria di Roma a metà gennaio 2010 insieme all’opuscolo del Fondo Sociale Gennaio 2010 e all’opuscolo delle votazioni del Rendiconto 2008.


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SANTUARIO DI MATERDOMINI: L’AICIS HA  ISCRITTO I PROPRI SOCI DEFUNTI ALLE MESSE PERPETUE

Il 26.XII.2009 i “soci AICIS defunti e familiari” sono stati iscritti alle Sante Messe Perpetue presso il  Santuario di Materdomini (AV). Il Consiglio Direttivo ha stabilito che continueremo a far celebrare in Roma, nel mese di novembre o dicembre, la santa Messa per tutti i soci e familiari deceduti e per gi ex possessori deceduti delle immaginette presenti nelle nostre raccolte. Qui a fianco riportiamo l’attestato e la foto dell’altar maggiore del Santuario di Materdomini con, in primo piano, il pannello marmoreo posto davanti all’urna di San Gerardo Maiella, protettore delle mamme e dei bambini..

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RETTIFICHE AL NR.298 DI “SANTINI E SANTITA’”


A Pagina 20 nel servizio di A.Gardini “Alla ricerca dello Stabilimento Grafico perduto”, al capitolo “Arti Grafiche A.Fattorini - Milano” ed esattamente al sesto rigo della prima colonna, eliminare la dicitura “(anche sacre?)”.


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CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

 

19 Dicembre 2009 - PROMULGAZIONE DI NUOVI DECRETI
 


 Il 19 dicembre 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata S.E. Mons. Angelo Amato, s.d.b., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i seguenti Decreti:

A - Prossimamente 5 nuovi Santi

 Sono stati promulgati i decreti riguardanti un miracolo attribuito all'intercessione dei seguenti cinque Beati per i quali è stata fissata al 17 ottobre 2010 la data di canonizzazione. 


1 - SOLTYS STANISLAW (KAZIMIERCZYK) (1433-1489)
Il beato Soltys Stanislao Kazimierczyk nasce il 27 settembre 1433 a Kazimierz, Lubelskie (Polonia). Viene ordinato sacerdote professo dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi. Mosso dalla carità pastorale è stato un diligente dispensatore della parola di Dio, un ricercato maestro di vita spirituale molto ambìto per il ministero delle confessioni. Giovanni Paolo II confermò il suo culto “ab immemorabili” il 21 dicembre 1992. Egli muore a Kazimierz, Lubelskie (Polonia) il 3 Maggio 1489. Viene beatificato il 18 aprile 1993 da Papa Giovanni Paolo II. Verrà canonizzato a Roma il 17 ottobre p.v.

2 - ALFRED BESSETTE (1845-1937)
Alfred Bessette
nasce il 9 agosto 1845 nel Saint-Grégoire d'Iberville, Quebec (Canada). Orfano a nove anni, nel 1854, è cresciuto da una zia. Lavora nelle filande ed emigra negli Usa, improntando la vita alla spiritualità di san Giuseppe. Tornato in patria, entra come fratel Andrea nella Congregazione della Santa Croce, nata per far rinascere le scuole cattoliche francesi, abolite un secolo prima dagli inglesi. Per 40 anni è il portinaio del collegio di Notre-Dame a Montreal, dove opera molte guarigioni. Sul monte cittadino edifica una cappella a san Giuseppe, divenuta un importante santuario. Muore a 91 anni nel 1937 a Montreal (Canada) ed è lutto nazionale. E’ stato beatificato il 23 maggio 1982. E’ festeggiato il 6 gennaio in coincidenza con l’Epifania di Gesù. Verrà canonizzato a Roma il 17 ottobre.

3 - MARIA ELLEN MAC KILLOP (1842-1909)
Maria Ellen Mac Killop nasce il 15 gennaio 1842 a Fitzroy, Melbourne, New South Wales (Australia)  da una famiglia di emigranti scozzesi. Come figlia maggiore, Maria sin da piccola si assume la responsabilità della gestione della casa. Già nella prima giovinezza sente la chiamata di Dio alla vita religiosa; pur desiderandolo, non può però farlo fino a 25 anni, dovendo aiutare la sua modesta famiglia. A 18 anni, nel 1860, è maestrina in una piccola città del Sud, Penola. Qui collabora con il parroco padre Julian Tenison Woods e crea con lui le prime due scuole cattoliche per l’istruzione gratuita. Trova presto un gruppo di giovani pronte a farsi maestre senza paga, e con esse dà inizio, a Sidney, insieme a padre Woods, al primo nucleo delle Suore di S.Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, dette “Giuseppine”. Nel 1868 il vescovo locale dà l’approvazione diocesana al nuovo Istituto, di cui padre Woods ha scritto la Regola. E lei, suor Maria Elena, è la Regola, quotidiana e viva; da lei tutte imparano non solo a istruire i bambini, ma ad aiutare le loro famiglie, a essere “famiglia” per i detenuti di cui nessuno si occupa. E quando si tratta di placare un condannato a morte, che vive nell’odio le sue ultime ore terrorizzando tutti, è suor Maria Elena che entra da sola in quella cella, gli parla e lo ascolta come forse nessuno ha mai fatto. E il disperato, così, impara a sorridere anche alla morte. La chiamano ormai Madre Mary. Il numero delle suore aumenta, i compiti pure. E anche le calunnie, le accuse pressappoco di ribellismo e sovversione, perché lei non vuole saperne di regolari contributi e sovvenzioni delle autorità. Tante ne dicono di lei, che nel 1871 il vescovo di Adelaide la scomunica, cacciando le Giuseppine dalla città. Chiariti poi i fatti, la scomunica sarà ritirata con scuse; intanto lei nel 1873 arriva a Roma, il papa Pio IX la accoglie e la incoraggia, e si avvia regolarmente la pratica per il riconoscimento canonico del suo Istituto, di cui sarà Madre Generale fino alla morte. Debilitata nel fisico, pur rimasta indomita nello spirito, Madre Maria della Croce muore l’8 agosto 1909 in Sydney. Papa Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 19 gennaio 1995 a Sydney durante il suo viaggio apostolico in Oceania.
Sarà la prima santa australiana. Verrà canonizzata a Roma il 17 ottobre p.v.


4 - GIULIA SALZANO (1846-1929)
Giulia Salzano nasce a Santa Maria Capua Vetere (CE) il 13 ottobre 1846. Orfana di padre a quattro anni, viene affidata per la sua formazione alle Suore della Carità nel regio Orfanotrofio di San Nicola La Strada, ove rimane fino all'età di quindici anni. Conseguito il diploma magistrale, ha l'incarico di insegnare nella scuola comunale di Casoria (Napoli), ove si trasferisce con la famiglia dall'ottobre 1865. L'insegnamento è coniugato con un notevole interesse per il catechismo e per l'educazione alla fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, e coltivando la devozione alla Vergine Maria. Unitamente alla Beata Caterina Volpicelli propaganda l'amore e il culto al Sacro Cuore, vivendo il motto: “Ad maiorem Cordis Iesu gloriam”. Per la sua costante preoccupazione di far passare attraverso l'insegnamento e la testimonianza la dottrina e la vita di Gesù, nel 1905 fonda la Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore. Consuma la vita nel carisma della catechesi e afferma: “Io farò sempre il catechismo, finché avrò un fil di vita. E poi vi assicuro che sarei contentissima di morire facendo il catechismo”. Un altro Beato, Ludovico da Casoria, quasi in tono profetico le predice: “Bada di non farti venire la tentazione di abbandonare i fanciulli della nostra cara Casoria, perché la volontà di Dio è che tu viva e muoia in mezzo ad essi”. E così è. Muore il 17 maggio 1929. Per il suo carisma ella è designata come Donna Profeta della Nuova Evangelizzazione. Verrà canonizzata a Roma il 17 ottobre p.v.

5 - BATTISTA DA VARANO (1458-1524)
La Beata Camilla da Varano religiosa professa dell'Ordine di Santa Chiara nasce il 9 aprile 1458 a Camerino in provincia di Macerata. E’ figlia del principe Giulio Cesare da Varano, signore della città. All'età di 23 anni, il 14 novembre 1481, abbraccia la regola delle Clarisse di Urbino, prendendo il nome di suor Battista. Poco dopo fonda a Camerino un monastero di cui diventa abbadessa. Seguono anni di grande misticismo, la Passione di Cristo continua ad essere il suo punto di riferimento, specie sui dolori del suo Cuore umano-divino. I suoi elevati pensieri mistici, li scrive in un libro “I dolori mentali di Gesù nella sua passione”, che diviene la guida per le meditazioni di futuri grandi santi.  Madre Battista rimane fino alla morte come badessa, divenendo un punto di riferimento per tutti, autorità civili e religiose ed elevandosi sempre più nell’unione intima con Dio. Alla sua morte, il 31 maggio 1524, i funerali si svolgono nel cortile del palazzo paterno. La conferma del suo culto è del 7 Aprile 1843. Verrà canonizzata a Roma il 17 ottobre p.v.

 

B - Prossimamente 6 nuovi Beati  

A - Sono stati promulgati sei decreti riguardanti un miracolo attribuito all’intercessione dei seguenti Venerabili Servi di Dio, per i quali verrà fissata quanto prima la data della Cerimonia di Beatificazione.


1 - JOSEP TOUS SOLER (1811-1871)
Josep Soler nasce ad Igualada (Barcellona) nel 1811. Entra a 16 anni nell'Ordine cappuccino ed è ordinato sacerdote nel 1834. Nell’anno successivo affronta la dura prova dell'esilio a causa della persecuzione in Spagna nel XIX secolo, quando molti religiosi vengono esclaustrati. Si reca nel nord dell’Italia e nel 1837 arriva in Francia, stabilendosi nel monastero delle Benedettine di Tolosa, ove si dedica alla contemplazione e all'adorazione eucaristica, così come all'assistenza spirituale delle giovani religiose. Torna in Catalogna nel 1843 e inizia a prestare servizio nella Chiesa locale come sacerdote secolare, visto che non può mettere in pratica la vita conventuale né vestire l'abito cappuccino. Per questo vive con i genitori e lavora in varie parrocchie lì vicino. Padre José scopre così di avere una particolare sensibilità verso l'educazione dei bambini. Questa stessa sensibilità la trova anche in tre ragazze che conosce: Isabel Jubal, Marta Suñol e Remedio Palos. Studia la regola di Santa Chiara d'Assisi e adatta le Costituzioni cappuccine della beata Maria Angela Astorch per le Cappuccine Terziarie dell'Insegnamento. Nasce così la Congregazione delle Suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore. La prima comunità si stabilisce a Ripoll nel marzo 1850, e il 27 maggio dello stesso anno viene aperta la prima scuola. Padre Tous esorta le sorelle a “spargere nel tenero cuore dei bambini i santi pensieri e i devoti affetti che Dio comunica loro nella preghiera”.
Egli muore il 27 febbraio 1871 a Barcellona (Spagna) durante la Santa Messa mentre pronuncia le parole del Canone Romano: “Volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto...”. In quel momento si china e cade. Dichiarato Venerabile il 22 dicembre 2008 sarà beatificato il 25 aprile nella Basilica di Santa Maria del Mar, Barcellona (Spagna).


2 - LEOPOLDO DA ALPANDEIRE SANCHEZ MARQUEZ (1866-1956)
Fra Leopoldo de Alpandeire, religioso laico, l’umile elemosiniere delle tre Ave Maria, sarà beatificato a Granada il 12 settembre 2010. Francisco Tomás Márquez Sánchez, nasce ad Alpandeire il 24 giugno 1864. Cresce in una famiglia di cristiani agricoltori i suoi primi 35 anni tra lavoro dei campi, vita familiare e preghiera. Fin da piccolo aiuta i poveri, condividendo anche la sua merenda con altri pastorelli più poveri di lui, o le sue scarpe con i bisognosi o consegnando il denaro guadagnato nella vendemmia di Jerez ai poveri che incontra sulla via del ritorno al suo paese. “Dio dà per tutti”, dice anni dopo. Nel 1894, in occasione della beatificazione del cappuccino Diego José de Cádiz, sentendo a Ronda predicare due cappuccini, Francisco Tomás avverte la chiamata a diventare cappuccino. Il 16.XI.1899 veste l'abito nel Convento di Siviglia con il nome fra’ Leopoldo e il 16.XI.1900 fa la sua prima professione. Da allora vive brevi stagioni, come contadino, nei conventi di Siviglia,  Antequera e Granada. Dal 1914 si insedia definitivamente nel convento di Granada. Lavora prima nell'orto, poi come sagrestano ed elemosiniere, compiti che gli permettono di unire la dimensione contemplativa alla vita attiva andando e venendo per le vie e avendo grandi contatti con la gente. Nelle vie di Granada si ferma con i bambini per spiegare loro il catechismo, e con i più grandi per parlare delle loro preoccupazioni. Fra' Leopoldo aveva trovato un modo di diffondere su tutti la bontà divina: recitava tre Ave Marie per unire l'umano con il divino e la gente si allontanava da lui trasformata, con la tranquillità di sapere che Dio aveva preso nota delle loro preoccupazioni. A 89 anni cadde e tornò al convento per non uscire più e dedicarsi totalmente a Dio fino alla morte, avvenuta il 9 febbraio 1956. La notizia della sua morte commosse tutta la città di Granada. Una folla immensa accorse al convento dei cappuccini per dargli l'estremo saluto. E’ dichiarato Venerabile il 15 marzo 2008. Verrà beatificato il 12 settembre 2010 presso la Base aerea Armilla, Granada (Spagna).

3 - MANUEL LOZANO GARRIDO (1920-1971)
Manuel Lozano Garrido nasce a Linares (Jaen)  il 9 agosto 1920. Nell'anno 1931 inizia i suoi studi di Liceo ed entra come socio Junior nell'Azione Cattolica. Quegli anni sono per Lolo qualcosa come una prolungata veglia, nella quale i tre pilastri "pietà, studio ed azione" sono le armi che lo preparano per la gran prova. Nel Centro di Gioventù fede Azione Cattolica è incluso nel gruppo dei futuri dirigenti.  Quando è ancora adolescente distribuisce la Comunione alle persone in carcere durante la Guerra Civile spagnola e per questo viene arrestato il 13 febbraio 1938 per tre mesi.  Finita la guerra riprende i suoi studi e la sua attività apostolica. Nel 1939 è vicesegretario generale del suo Centro di Gioventù di Azione Cattolica.  Nel 1942 inizia a soffrire di una malattia che in un anno porta all'invalidità totale. Nel 1962 perde la vista. Svolge il suo lavoro di giornalista in mezzi di comunicazione come il quotidiano "Ya", le riviste "Telva" e "Vida Nueva" e l'agenzia "Prensa Asociada". Nonostante la malattia, riceve importanti riconoscimenti professionali, come il "Premio Bravo". Nel 1956 fonda la rivista "Sinaí" per i malati.
Tra le sue opere figurano "El sillón de ruedas" (primo libro scritto nel 1961); "Las estrellas se ven de noche" (opera postuma) e "Cuentos en 'la' sostenido". Il 3 novembre di 1971, a Linares, consegna la sua anima a Dio. Dichiarato Venerabile il 17 dicembre 2007 verrà beatificato il 12 giugno 2010 a Linares, Jaén (Spagna).

4 - TERESA MANGANIELLO (1849-1876)
Teresa Manganiello nasce nel gennaio 1849 a Montefusco, Avellino. Verso i sette anni riceve la Prima Comunione nella chiesa di S. Egidio. Come tanti bambini delle campagne del Sud di quell’epoca, non frequenta nessuna scuola. Ancora adolescente manifesta il desiderio di consacrare la sua vita al Signore. Quando aveva 18 anni, nel convento di S. Egidio giunge padre Ludovico Acernese, il quale istituisce a Montefusco il Terz’Ordine Francescano per il risveglio della vita cristiana nel paese. Teresa è attratta fortemente dall’ideale francescano e corre subito ad iscriversi, divenendo la prima terziaria di Montefusco, eleggendo il padre Acernese come sua guida e confessore. Il 15 maggio 1870 a 21 anni, veste l’abito di terziaria e l’anno seguente fa la professione dei voti prendendo il nome di sorella Maria Luisa. Sebbene analfabeta, risponde con saggezza anche a persone di cultura; è l’artefice dell’estensione del Movimento Terziario Francescano in Irpina e nel Sannio, insieme al padre guida Acernese, il quale visto il persistere in Teresa Manganiello dell’ideale religioso e parlandone con altre terziarie, progetta la fondazione di una Comunità per loro. Per avere un’approvazione speciale, la invia nel 1873 dal papa Pio IX, a prospettargli la loro intenzione; il beato pontefice la benedice e la incoraggia ad andare avanti; e quando ormai viene già considerata come la prima superiora della costituenda Congregazione delle Suore Terziarie Francescane, la salute comincia a declinare. Il 14 febbraio 1874, mentre prega in chiesa ha la prima emottisi accompagnata da una grave artrite. Muore il 4 novembre 1876 a soli 27 anni. Cinque anni dopo la sua morte, il padre Ludovico Acernese, confidando nella sua spirituale protezione, fonda in Pietradefusi (AV) la Congregazione delle ‘Suore Francescane Immacolatine’ di cui Teresa è “Pietra angolare” e “Madre spirituale”. Dichiarata Venerabile il 3 luglio 2009, verrà beatificata il 22 maggio p.v. nella Piazza della Basilica della Madonna delle Grazie a Benevento.


5 - CHIARA BADANO (1971-1990)
Chiara Badano a 17 anni, colpita da tumore osseo, affronta la malattia affidandosi all’amore di Dio. Di fronte alla sofferenza ripete: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». A chi l’avvicina comunica serenità, pace e gioia. “Chiara Luce” - così amava chiamarla Chiara Lubich - lancia un messaggio ai suoi coetanei: «I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene».
Il 7 ottobre 1990 saluta la mamma dicendo: «Sii felice, io lo sono!» e va incontro allo Sposo. La sua vita è la testimonianza di un sì incondizionato all’amore di Dio, un sì ripetuto fin da piccola, un sì che ha saputo trasformare la malattia in un cammino luminoso verso la pienezza della Vita. Immediato l’eco della sua santità che si è divulgato progressivamente. Il 3 luglio 2008 viene dichiarata Venerabile. Il 25 settembre p.v. presso il Santuario della Madonna del Divino Amore, Castel di Leva a Roma verrà beatificata.


B - E’ stato promulgato il decreto riguardante il martirio attribuito all’intercessione del Servo di Dio Giorgio Popiełuszko, che verrà beatificato il 6 giugno 2010 a Piazza Piłsudski, Varsavia (Polonia).


6 - GIORGIO POPIELUSZKO (1947-1984)
Benedetto XVI ha autorizzato il riconoscimento del martirio del sacerdote polacco Jerzy Popiełuszko, ucciso nel 1984 durante gli anni bui del regime comunista. Il messaggio di padre Popiełuszko, prossimo Beato, sottolinea Mons.Amato, è quanto mai attuale specie per i giovani: “E’ soprattutto ai giovani che una figura come don Popiełuszko ha molto da dire. La sua testimonianza è un invito a non appiattirsi nella mediocrità, a non adeguarsi alle mode correnti, a non affidarsi ai paradisi artificiali, ma a cercare valori autentici intorno a cui strutturare l’esistenza. La fede in Cristo è capace di generare una forza tale da resistere anche di fronte alle insidie, alle sofferenze e addirittura alle persecuzioni e di proiettarci verso un orizzonte di vita pienamente realizzata”.
Nato il 14 settembre 1947 a Okopy, nella provincia di Bialystock, è ordinato sacerdote dal card.Wyszynsky nel maggio del 1972 e, quindi, destinato alla parrocchia di San Stanislao Kostka, nel quartiere operaio di Zoliborz a Varsavia. Qui svolge il suo ministero tra gli operai organizzando conferenze, incontri di preghiera anche per medici ed infermieri, assiste gli ammalati, i poveri, i perseguitati e, insieme a Don Teofilo Bogucki, esegue celebrazioni mensili di Sante Messe con predica per la Patria. Durante il periodo della legge marziale (1981 - 1983) la Chiesa cattolica è l'unica forza che può avere una certa possibilità di critica, attraverso le prediche durante la celebrazione della Santa Messa. Le omelie e le prediche di padre Popiełuszko vengono regolarmente trasmesse da Radio Free Europe, che gli dà una certa popolarità anche all'estero. E’ inizialmente minacciato e invitato al silenzio da parte del ministero dell'interno polacco, e il 13 ottobre 1984 è coinvolto in un incidente stradale dal quale però esce illeso. Il 19 ottobre 1984 don Popieluszko viene sequestrato e assassinato da tre agenti dei servizi segreti che, dopo averlo massacrato di botte, lo gettano nelle acque gelide della Vistola. A dare la notizia del rapimento è l'autista di don Jerzy, Chrostowsky, che riesce ad uscire dall'auto dei sequestratori e a dileguarsi nel bosco. La Polonia rimane con il fiato sospeso per due settimane, nella speranza che il sacerdote sia ancora vivo. Fino a quando, il 27 ottobre, il capitano Piotrowski confessa: «L'ho ucciso io, con le mie mani». Il corpo viene poi ritrovato nel lago artificiale formato dalla diga di Wloclawek, un centinaio di chilometri a nord di Varsavia. Il clamore che segue all'evento è enorme e travalica i confini nazionali; può ben dirsi che quell'assassinio pone le premesse per la fine del regime in Polonia. Il nome di Popieluszko, definito dal portavoce del governo comunista, Jerzy Urban, «un fanatico politico, un Savonarola dell'anticomunismo, un tipico esempio dell'anticlericalismo militante», è inserito (insieme ad altri sacerdoti vicini a Solidarnosc), in una lista nera che è sottoposta alle autorità ecclesiastiche in vista di una espulsione. La sua tomba, che si trova accanto alla chiesa di San Stanislao Kostka a Varsavia, è meta continua di pellegrinaggi di fedeli provenienti dalla Polonia e dal mondo intero. Il 14 giugno 1987 papa Giovanni Paolo II ha pregato sulla tomba di Padre Jerzy. Il 6 giugno p.v. verrà beatificato.


C - E’ stato promulgato il decreto riguardante le virtù eroiche del Beato Giacomo Illirico da Bitetto, Laico professo dell'Ordine dei Frati Minori


GIACOMO DA BITETTO
Frà Giacomo è già  stato iscritto nell’albo dei beati nel 1700, da Papa Clemente XI dopo 2 processi canonici. Ripresa la causa di canonizzazione nel 1986 con la ricognizione pontificia del suo corpo, era in corso di approfondimento la “Positio” sulle sue virtù presso la Congregazione delle Cause dei Santi, cui già era stata presentata la documentazione sul miracolo, necessario ai fini della sua proclamazione a Santo. Ora con il pronunciamento di questo decreto del 19 dicembre 2009 continua l’esame del miracolo per giungere all’iscrizione del Beato Giacomo nell’elenco dei Santi.                                                       
Il Beato Jakov Varingez (nella religione: Giacomo da Bitetto) nasce a Zara, intorno al 1400, da Beatrice e Leonardo Varingez e muore intorno al 1490. In data imprecisata, parte dalla Dalmazia e approda a Bari, dove sosta per qualche tempo nel convento di S. Pietro, ora distrutto. Dopo il 1462, anno di fondazione del convento di S. Maria dell'Isola a Conversano, viene qui trasferito con le mansioni di frate cercatore, ortolano e cuciniere. Nelle ore libere si rifugia nella grotta sottostante alla chiesa per trascorrervi molto tempo in preghiera davanti all'affresco della Madonna. Dopo il 1469 lo troviamo a Cassano Murge, nel remoto eremo di S. Maria degli Angeli, dove rimane parecchi anni, trascorrendo le sue ore più belle, ora nella grotta-cisterna, davanti all'icona affrescata della Vergine, ora in un'antica tomba del giardino, dove costruisce sette cappelline, come per compiervi un ideale pellegrinaggio alle sette basiliche di Roma. Forse quando già è avanzato in età, viene trasferito nel convento di S. Francesco a Bitetto. Tuttavia, l'età non gli diminuisce il fervore caritativo, che dimostra in modo infaticabile durante la peste del 1483: gira di casa in casa per assistere gli appestati; e nelle terribili estati di siccità, attinge acqua dalle cisterne del convento, la distribuisce alla gente che preme alla porta del convento.
Poco lontano dal convento, c’è la bella chiesa della Benedetta che ai tempi del Beato era un piccolo sacello campestre con un'icona della Vergine Maria, dove si reca a pregare di giorno e di notte. E’ qui che un giorno una lepre braccata dai cani di un cacciatore si acquatta sotto il suo abito trovandovi la salvezza.
Fra Giacomo muore a Bitetto tra il 1486 e il 1490. La sua fama di santità si accende una ventina di anni dopo la sua morte, quando il suo corpo viene rinvenuto, nel sepolcro comune dei frati, ancora colorito, flessibile e incorrotto. E’ festeggiato il 27 aprile.                                                

   (Fonte: http://www.beatogiacomo.it)

 

C - LA CHIESA HA 9 NUOVI VENERABILI

Sono stati anche promulgati 9 decreti riguardanti l’eroicità delle virtù dei seguenti Servi di Dio, i quali, pertanto, acquisiscono il nuovo titolo di “Venerabile”.


1 - PIO XII (1876-1958)
Benedetto XVI ha riconosciuto le virtù eroiche di Papa Eugenio Pacelli. Precursore del Concilio Vaticano II, Pio XII difese la causa della pace nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale. “Papa Pacelli – ha affermato Benedetto XVI nel 50° della sua morte - ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere le innumerevoli vittime della guerra”. “Agì spesso in modo segreto e silenzioso – ha sottolineato il Papa - proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico”, intuiva che “solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”. Papa Pio XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli e detto il "Pastore Angelico" (Roma, 2 marzo 1876Castel Gandolfo, 9 ottobre 1958), è stato il 260° papa della Chiesa cattolica. eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno ed è stato il 260° papa della Chiesa cattolica. I primi anni del suo pontificato furono segnati dallo scoppio della seconda guerra mondiale, e a niente valsero i suoi sforzi e i suoi numerosi appelli. La guerra non gli impedì di pubblicare alcune importanti encicliche, tra cui la "Mystici corporis Christi", dove spiegava la natura della Chiesa come corpo Mistico di Cristo, e la "Divino afflante Spiritu", con la quale permetteva l'uso dei moderni metodi storici di analisi nell'esegesi della Sacra Scrittura. Nel dopoguerra lo vediamo artefice di un’opposizione e condanna del comunismo ateo dilagante ed oppressivo, in particolare nell’Europa dell’Est ed Estremo Oriente che aveva determinato la cosiddetta ‘Chiesa del Silenzio’, con persecuzioni, deportazioni e carcere per fedeli e clero cattolico. La sua alta cultura, la conoscenza di più lingue, gli permisero di indirizzare più di 300 discorsi a Congressisti riuniti a convegni sulle più disparate scienze; scrisse 40 encicliche; proclamò nel 1950 durante l’Anno Santo, il Dogma dell’Assunzione di Maria, promulgò nel 1954 l’Anno Mariano. I suoi discorsi e radiomessaggi sono raccolti in venti volumi a testimonianza di un immane opera di sensibilità al mondo moderno; fece eseguire gli arditi lavori archeologici sotto l’altare maggiore della Basilica di S. Pietro per portare alla luce le reliquie dell’Apostolo. Resse la Chiesa con polso fermo prendendo decisioni anche impopolari come la non approvazione del movimento dei preti operai in Francia; dopo la morte del Segretario di Stato dell’epoca non lo sostituì, prendendo su di sé anche quest’incombenza che tenne fino alla morte. Due questioni relative al suo pontificato restano oggetto di discussioni, talora vivaci: la chiusura verso alcune nuove correnti teologiche e soprattutto il suo presunto silenzio davanti al genocidio ebraico nazista.

2 - GIOVANNI PAOLO II (1920-2005)
Una notizia a lungo attesa, accolta con gioia da milioni di fedeli in tutto il mondo: l’approvazione da parte di Benedetto XVI delle virtù eroiche di Giovanni Paolo II suggella la fama di santità di Karol Wojtyla. La memoria del Papa polacco è quanto mai viva a cinque anni dalla morte e la sua figura viene ricordata con emozione non solo dai cattolici. La riflessione dell’arcivescovo Angelo Amato, intervistato da Roberto Piermarini: “I suoi funerali sono stati uno degli eventi più incisivi e coinvolgenti degli ultimi anni, mostrando una profonda adesione alla sua persona e al suo messaggio, a livello mondiale. La sua fama di santità, comprovata da una partecipazione mai vista agli ultimi momenti della sua esistenza terrena, che ha avviato il processo di beatificazione e canonizzazione. Questa fama di santità, così rilevante ed estesa, ha convinto Benedetto XVI ad iniziare dopo due mesi l’iter, dispensando dal periodo di cinque anni di attesa, richiesto dopo la morte. A scanso di ogni equivoco, colgo l’occasione per precisare che la procedura è stata pienamente osservata con il consueto rigore, senza alcuna deroga o eccezione: si è trattato semplicemente di un percorso preferenziale”.A Mons. Mons. Slawomir Oder, postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Karol Wojtyla, al quale è stata posta la domanda: “Grazie al suo lavoro, quale santo lei ha riscoperto nel volto di Giovanni Paolo II?”, la risposta è stata: “Sicuramente, il modo in cui lui ha vissuto il suo sacerdozio. Penso che non casualmente la Provvidenza di Dio, con questo Anno Sacerdotale, ci offre uno splendido esempio di un sacerdote completo, realizzato, felice secondo il cuore di Cristo. Giovanni Paolo II, in tutti i momenti della sua vita sacerdotale, episcopale, da Papa, ha sempre fatto riferimento alla sua identità di poter agire “in persona Christi”; un sacerdote santo. Ma poi, sicuramente un mistico, intendendo la mistica non come un insieme di eventi straordinari – anche se pure questi non sono mancati nella vita di Giovanni Paolo II – ma la consapevolezza che la vita qui, adesso, è una vita che è un dialogo con Dio, una vita vissuta alla presenza di Dio. Per questo io penso che il messaggio che noi possiamo cogliere è quello di un sacerdote santo, un mistico ma anche un uomo completo che ha vissuto la gioia della vita trovando la gioia nel suo incontro con Cristo”.

3 - LUIGI BRISSON (1817-1908
Il Servo di Dio Luigi Brisson, Sacerdote e Fondatore degli Oblati e delle Oblate di San Francesco di Sales  nasce il 23 giugno 1817 a Plancy (Francia) e qui muore il 2 febbraio 1908. Luigi entra nel seminario minore di Troyes all’età di 14 anni. E’ ordinato sacerdote nel 1840. Professore nel Seminario maggiore della città ha anche l’incarico di insegnare catechismo e tenere alcuni corsi alle giovani del Pensionato delle Suore Visitandine di Troyes delle quali sarà cappellano per qualche decennio. Padre Brisson mette in pratica il cattolicesimo sociale molto prima dell'enciclica del 1891 "Rerum Novarum" di Papa Leone XIII. Membro della Confraternita dei Fabbricanti di maglieria dal 1850, è sconvolto dalla scristianizzazione, e dalla "materializzazione" nata dall'industrializzazione urbana. Osservando che gli operai  si allontanano sempre più dalla chiesa, si adopera immediatamente per ricristianizzare la popolazione attraverso l'educazione, moltiplicando gli istituti di insegnamento. Nel 1867, su dei terreni acquistati a sue spese, il padre Brisson erige a “Tauxelles” una scuola per le giovani povere del quartiere e la domenica accoglie in un patronato le operaie nubili provenienti da tutta la regione per preservarle dalla immoralità dilagante. Per garantire l'assistenza spirituale e materiale alle giovani operaie giunte in città dalle campagne, il Padre  Brisson apre delle case-famiglia (l'Oeuvre Saint-François de Sales). Per la gestione dell'opera, Padre Luigi si rivolge a madre Marie de Sales Chappuis, superiora del locale monastero della Visitazione, la quale consente a due novizie, Léonie Aviat (1844-1914) e Lucie Canuet, di lasciare il chiostro per dare inizio a una nuova congregazione le “Oblate di San Francesco di Sales” (11 giugno 1866). Nel 1890, le Oblate sono costituite da un decreto di approvazione di Papa Leone XIII. Poi nel 1911, Papa Pio X approva definitivamente le Costituzioni dell'istituto. Qualche anno dopo, esaudendo il sogno di san Francesco di Sales di dare vita anche ad una congregazione maschile ispirata al suo carisma ed alla sua spiritualità, Padre Luigi fonda anche l'Istituto degli Oblati di San Francesco di Sales (1871).Il 2 febbraio 1908, all'età di 91 anni, termina il suo percorso terreno. Le sue esequie nella cattedrale di Troyes e la sua inumazione al cimitero di Sant'Andrea si svolgono in un grande fervore e partecipazione di popolo.

4 - GIUSEPPE QUADRIO (1921-1963)
Giuseppe Quadrio nasce a Vervio, (Sondrio), il 28 novembre del 1921 in una famiglia  contadina, ricca di vita cristiana. Già a otto anni, si dà un vero e coraggioso regolamento di vita, che termina con le parole: "Cercherò di farmi santo”.
Nel leggere la biografia di don Bosco che il suo parroco gli aveva prestato, avverte immediatamente che quella salesiana sarebbe stata la sua famiglia. Nel 1933 entra nell'Istituto missionario d'Ivrea e nel 1937 diviene salesiano. E’ scelto per frequentare la facoltà di filosofia presso l’Università Gregoriana di Roma. Conseguito la Licenza a pieni voti, a soli 20 anni inizia ad insegnare filosofia a Foglizzo tra i chierici studenti con chiarezza e profondità. Nel 1943 inizia, sempre alla Gregoriana, i corsi di teologia, alloggiando nella comunità salesiana del Sacro Cuore in Via Marsala. Giuseppe è salesiano e imita lo studente Giovanni Bosco: dedica tutto il suo tempo libero alla cura degli “sciuscià”, gli orfani della Seconda Guerra mondiale. La sua interiorità e la sua amorevolezza salesiana vanno crescendo e manifestandosi sempre più. Nel 1946, alla presenza di nove cardinali, compreso il futuro Paolo VI, difende in una solenne disputa teologica la definibilità dogmatica dell’Assunzione di Maria in cielo. Ottiene un successo che lo rende famoso nella Chiesa e in Congregazione. Pio XII si appoggerà anche ai suoi studi per definire solennemente il dogma di fede nel 1950. I successi nello studio e la superiorità intellettuale non diminuiscono la sua giovialità umile e servizievole, priva di qualsiasi manifestazione d'orgoglio. Ordinato sacerdote nel 1947, si laurea in teologia nel 1949. Lo stesso anno inizia l'insegnamento nello Studentato Teologico di Torino. Chiaro e incisivo, lascia un segno profondo nei suoi numerosi alunni del Pontificio Ateneo Salesiano. La sua unione con Dio lo porta a raggiungere le vette della mistica. Si dirà di lui che quando saliva in cattedra il suo insegnamento era così accorato e profondo, che sembrava che la teologia prendesse fuoco. Nel 1954 viene nominato “decano” della facoltà di teologia. Nel 1960 si manifesta un male incurabile: linfogranuloma maligno. Pienamente consapevole, continua finché può l'insegnamento e la partecipazione alla vita comunitaria. Anche all'ospedale manifesta il calore della sua bontà verso tutti e suscita l’ammirazione di medici e personale. Muore Il 23 ottobre 1963. Pochi mesi prima aveva scritto: "Il grande miracolo che Don Rua mi ha fatto è una pace immeritata e soavissima, che rende questi giorni di attesa prolungata i più belli e felici della mia vita".

5 - MARIA WARD (1585-1645)
Maria Ward, (al secolo: Giovanna), Fondatrice dell'Istituto delle Suore della Beata Maria Vergine, oggi Congregazione di Gesù, nasce a Mulwith il 23 gennaio 1585 nello Yorkshire, dunque nell’Inghilterra riformata di Elisabetta I. Figura straordinaria questa di Mary Ward, di cui il 19 dicembre 2009 sono state riconosciute le virtù eroiche.
Grazie all’educazione ricevuta, fin da piccola Mary mostrò una forte propensione verso la spiritualità in generale, e intorno ai 10 anni matura l’idea di farsi suora. Nella primavera del 1606, all’età di 21 anni, arriva a St. Omer, nei Paesi Bassi spagnoli.
È in questa città che, a partire dal 1610, Mary inizia il suo tentativo di riforma. La Ward si prodiga, tra mille difficoltà a promuovere i diritti delle donne. Acquista una casa per vivere con le sue discepole, come religiose, indossando un vestito uniforme ed austero, senza essere un abito prettamente religioso. Le religiose, Legate alla spiritualità di sant'Ignazio di Loyola,  avrebbero condotto una vita attiva, di aiuto al prossimo, specialmente prodigandosi nell’educazione delle fanciulle, e tutto questo gratuitamente. Le Dame Inglesi si diffondono rapidamente in numerose regioni europee (Fiandre, Baviera, Austria, Italia). Papa Paolo V concede alla Congregazione il decreto di lode nel 1616. Ma i successori del Pontefice non continuano le procedure per l'approvazione del nuovo istituto a causa sia dell'esenzione delle sorelle dall'obbligo della clausura (imposta a tutte le religiose da Pio V), sia per la direzione centrale di tutte le case a una Superiora Generale, sia per  la forma di vita secondo le Costituzioni della Compagnia di Gesù. Il 16 gennaio 1631 papa Urbano VIII, con bolla Pastoralis Romani Pontificis, decreta la soppressione della congregazione: la Ward è accusata di eresia e imprigionata nel monastero delle clarisse di Monaco di Baviera. Trasferita a Roma, viene liberata dopo nove settimane e si stabilisce in Belgio. E’ il momento di chiarimenti. Grazie ad una lettera di presentazione di papa Urbano VIII a Enrichetta Maria di Francia, regina di Gran Bretagna, Mary Ward può quindi tornare in patria ed aprire le sue scuole anche in Inghilterra. La sua congregazione è approvata solo nel 1703 da papa Clemente XI come Istituto della Beata Vergine Maria. Esattamente tre secoli dopo, con decreto pontificio del 7 giugno 2003, l'Istituto ha avuto il permesso di mutare il proprio nome in Congregatio Jesu rimarcando in tal modo la propria ispirazione alle regole della ignaziana Compagnia di Gesù. Mary Muore a Hewarth (Inghilterra) il 30 gennaio 1645.
Forse la migliore parola per descrivere la spiritualità di Mary Ward è “linearità di vita”. Nonostante le pressioni esterne e continue lei è rimasta assolutamente fedele al suo desiderio di servire Dio. Anche nei momenti più carichi di difficoltà, anche quando il fallimento è stato di fronte a lei, Mary, donna di preghiera, ha riposto la sua fiducia nel Signore Onnipotente.


6 - ANTONIA MARIA VERNA (1773-1838)
La fondatrice delle Suore della Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea, nasce a Pasquaro una frazione di Rivarolo Canavese (TO) il 12 giugno 1773. Precocemente sente la chiamata alla vita religiosa. A 15  anni lascia la famiglia e si apparta in un luogo non meglio identificato: dopo un anno, nel 1789, ritorna alla casa paterna, dando inizio al suo apostolato tra i fanciulli della frazione, che prosegue fino al 1796-97, quando si trasferisce definitivamente a Rivarolo Canavese dando seguito alla sua attività di apostolato. In seguito frequenta la ‘Scuola del Gesù’ (Istituto Rigoletti) in San Giorgio Canavese, trovandosi così contemporaneamente come maestra in un posto e studente in un altro. Nel 1806 si unisce ad un gruppo di compagne, per espletare quell’apostolato di insegnamento ai fanciulli, istruzione catechistica e assistenza domiciliare agli ammalati, che da sola ormai non riusciva più a far fronte; getta così le basi a Rivarolo di una nuova Istituzione, che però va a rilento nella sua realizzazione a causa delle difficoltà e cavilli frapposti dalle autorità civili. Nel 1819 riesce ad aprire una casa, finché dopo ventidue anni di continue lotte e speranze, con decreto del 7 marzo 1828, il re Carlo Felice, concede la tanto attesa approvazione sovrana, seguita il 10 giugno dello stesso anno, ad opera del vescovo di Ivrea, dalla vestizione e professione religiosa della fondatrice, madre Antonia Maria Verna e delle prime “Figlie della Carità dell’Immacolata Concezione” nome assunto dalla nuova Congregazione, poi denominata d’Ivrea.
Madre Antonia è confermata superiora e deve ancora lottare negli anni successivi, in difesa dell’esistenza della sua fondazione, specie negli anni 1834 e 1835. La “passione del Regno di Dio” è la padrona del suo animo, sin da quando era fanciulla. Debiltata dalle lotte, ma con l’animo sereno, dopo breve malattia muore a Rivarolo Canavese il 25 dicembre 1838.

 
7- MARIA CHIARA SERAFINA di GESU’ FAROLFI (1853-1917)
Francesca, (il suo nome di battesimo) nasce a Tossignano d'Imola (Bo), il 7 ottobre 1853, da Uttilia Santandrea e Federico Farolfi. Frequenta con impegno la scuola del suo paese, poi passa a Ravenna dove ottiene il diploma di Insegnante. A 20 anni decide di entrare tra le Terziarie di Forlì. Trascorsi due anni di noviziato, durante i quali aveva già iniziato le attività del Collegio, il 28 Ottobre 1875 Francesca emette la professione religiosa col nome di Maria Chiara Serafina di Gesù. Le due sorelle, pure loro insegnanti seguono le sue orme. L'incremento numerico delle allieve fa nascere dissenso fra la Scuola Statale e il Collegio. Nel 1893, la Prefettura di Forlì ordina la chiusura del Collegio. Madre Serafina ordina subito: "Disponete tutto e conducete le educande a Bertinoro. Vi raggiungerò". E' l'inizio del nuovo Istituto, e cioè delle Suore Clarisse Francescane Missionarie del Ss.mo Sacramento. Non ritornerà più a Forlì. Il 1° Maggio 1898, il nuovo Istituto viene riconosciuto e le prime cinque Novizie possono, finalmente emettere la loro professione religiosa. Poche ore prima anche Madre Serafina e le otto compagne che, come lei, per salvare il Collegio si sono trasferite alla Badia di Bertinoro, rinnovando i loro Voti, abbracciano la regola di S. Chiara". Suor Serafina muore a Badia di Bertinoro il 18 giugno 1917.

8 - ENRICA ALFIERI (1891-1951)
Il 19 dicembre u.s. è stato anche promulgato il decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio Enrica Alfieri (al secolo: Maria Angela), Suora professa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Enrica nasce il 23 febbraio 1891 a Borgovercelli. E’ una figura molto amata e popolare. Suor  Enrica Alfieri, è stata definita “la mamma e l’angelo di San Vittore”.
Nel carcere milanese, la religiosa vercellese ha operato instancabilmente anche a rischio della propria vita. In particolare, si ricorda il suo coraggio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la direzione del carcere di San Vittore viene presa dai tedeschi che vi imprigionano ebrei e dissidenti politici. I nazisti vogliono fucilare “suor Enrichetta” che è salvata solo grazie all’intervento del cardinale arcivescovo di Milano, il beato Ildefonso Schuster.
Suor Enrica muore a Milano il 23 novembre 1951.

9 - GIUNIO TINARELLI (1912-1956)
Giunio Tinarelli
, Laico, Socio della Pia Unione Primaria Silenziosi Operai della Croce, è nato a Terni il 27 maggio 1912 e qui è morto il 14 gennaio 1956.
A 12 anni egli inizia a lavorare presso una tipografia dove anche il padre prestava la sua attività. A 14 anni, lasciata la tipografia, entra in un’officina specializzata in serrature e chiavi e, poco più tardi, è assunto negli stabilimenti delle Acciaierie di Terni. Per l’impegno e la serietà dimostrata nel lavoro, viene trasferito in un reparto altamente specializzato, dove si aggiustano le locomotive delle Ferrovie dello Stato. Un buon impiego, un futuro tutto da costruire, il progetto di mettere su famiglia; erano queste le basi che animavano il giovane operaio ternano. L’unico cruccio di Giunio era la mancanza di fede da parte del padre. Il 20 marzo del 1937, a causa di una forte influenza, è costretto ad abbandonare il lavoro. Erano i prodromi di quella terribile malattia che inchioderà Giunio per 18 anni nel letto: la poliartrite anchilosante e deformante. La malattia ha un andamento progressivo e, nel 1940, anche le braccia perdono la loro funzione costringendo Giunio all’immobilità assoluta. Ormai dipendeva dagli altri in tutto e per tutto; si rompe il fidanzamento e vanno in fumo i progetti matrimoniali. La vicinanza di un sacerdote, mons. Giuseppe Lombardi, fondatore dell’Oratorio di San Gabriele di cui Giunio era socio attivissimo e animatore, riesce a lenire l’enorme sofferenza del giovane operaio ternano che riacquista in tempi brevi la serenità interiore. Con l’aiuto di Dio inizia la sua attività di “apostolo dei malati”.
Nel 1948 ridà vita alla Sottosezione UNITALSI di Terni e organizza un pellegrinaggio a Loreto a cui partecipano 60 malati. Sempre nel 1948, dal 17 al 25 settembre, va a Lourdes, un luogo importante che gli consentirà di entrare in contatto con Mons. Luigi Novarese ed il Centro Volontari della Sofferenza (CVS), il vasto movimento apostolico che opera congiuntamente con i Silenziosi Operai della Croce (SOdC).
L’1 novembre 1951, Giunio si consacra nei SOdC di vita in famiglia, emettendo i tre voti evangelici privatamente. E’ presente a tutte le iniziative organizzate dal CVS e dal 9 al 14 settembre 1952, partecipa al primo Corso di Esercizi Spirituali per ammalati presso il Santuario di Oropa. Nel marzo 1953 viene nominato responsabile per il settore maschile dei Silenziosi Operai della Croce e nel settembre dello stesso anno, per la prima volta chiede, per “obbedienza”, la grazia della guarigione nella nascente casa per gli Esercizi Spirituali dei SOdC “Cuore Immacolato di Maria” di Re, vicino a Verbania. Ma le condizioni fisiche, pian piano peggiorano finché il 14 gennaio 1956, alle ore 18, Giunio ritorna alla Casa del Padre a 44 anni.

 

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IL MONDO DEI SANTINI

 

Molti associati ci hanno telefonato per avere informazioni su una nuova società “Il Mondo dei Santini” del nostro socio TONI GRAZIANO di Faenza. Essa si occupa di servizi per l’editoria religiosa con immagini sacre di santini dal ‘700 ad oggi, santini da collezione, santini di produzione artigianale con materiali preziosi (perle, seta, oro, argento, strasse).
Per i soci che hanno accesso ad internet, l’indirizzo è il seguente: www.ilmondodeisantini.it e l’indirizzo e-mail è: e-mail: info@ilmondodeisantini.com.  Gli altri associati possono contattare la società al seguente indirizzo: Il Mondo Dei Santini - Casella Postale nr.64 Faenza Centro - 48018 Faenza (RA), o attraverso il telefono: 0546 790534 - Fax  0546 643866 - Mobile  346 8850963
Leggiamo nel sito in argomento: “Le nostre idee e la preziosità dei nostri prodotti e servizi ci differenziano da tutti e ci rendono leader nel settore dell'arte sacra. La nostra collezione di immagini di santi originali copre un incredibile arco di tempo di cinque secoli (dal XVI al XX secolo). Essi riguardano la vita di innumerevoli Santi e Sante, Maria, Gesu', gli Angeli, la Nativita', la Resurrezione ed altre raffigurazioni importanti; i santi rappresentati da incisorifiamminghi del XVII secolo, con la scena del martirio, stampe del '700 dedicate a Maria Santissima, coi tratti assai delicati, le scene dolci della natività diGesù nella grotta di Betlemme, santini francesi di pizzo del XIX secolo, santini stile Liberty, immagini religiose che rendono appassionante e autorevole collezionare santini.

 

UN NUOVO RINASCIMENTO DEI SANTINI


Dall’esperienza di vita e di lavoro di un giovane collezionista di immaginette sacre (i cosiddetti santini), è nata l’idea di un nuovo Rinascimento del santino, portando queste piccole e bellissime espressioni di arte sacra popolare all’attenzione e alla portata del grande pubblico italiano ed internazionale, cattolico e non cattolico, giovane e meno giovane, attraverso il mondo dell’editoria, del collezionismo e anche di prodotti di elevato standing qualitativo.
Il prestigio del Made in Italy nel mondo dei santini; materiali preziosi (oro, perle, seta, velluto, strasse, argento), raffinati collages, ricerca continua di nuove tecniche di produzione artigianale, applicate nel campo dell’arte sacra delle immagini devozionali. E anche tante idee nuove ed originali, per servizi editoriali e commerciali sempre unici ed esclusivi.
Le nostre idee e la preziosità dei nostri prodotti e servizi, che ci differenziano infatti da tutti, si basano su un patrimonio di un fondo unico al mondo, di circa 100.000 santini originali che coprono un incredibile arco di tempo di cinque secoli (dal XVI al XX secolo). Essi riguardano la vita di innumerevoli Santi e Sante, Maria, Gesù, gli Angeli, la Natività, la Resurrezione ed altre raffigurazioni importanti; i santi rappresentati da incisori fiamminghi del XVII secolo, con la scena del martirio, stampe del ‘700 dedicate a Maria Santissima, coi tratti assai delicati, le scene dolci della natività di Gesù nella grotta di Betlemme, santini francesi di pizzo del XIX secolo, santini stile Liberty e tanto altro ancora”.

 

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ICONOGRAFIA. FIGURE E SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE- 17
di Elisabetta Gulli Grigioni

IL MISTERIOSO SONNO DEL BAMBINO GESU'

 

Continuo l’approfondimento iconografico del periodo post-natalizio, proponendo un’altra immagine di Gesù che, non più neonato in culla ma bambino autosufficiente in via di diventare giovinetto, appare impegnato nella gestualità simbolica che già prelude all’iconografia del Gesù adulto. L’immaginetta è complessa perché riunisce temi di differente risonanza culturale. Il tema del sonno  suscita suggestioni simboliche precristiane. Squisitamente cristiano è, invece, il tema che proponendo l’insieme degli strumenti e dei simboli della Passione di Cristo, proietta sulla culla la dolorosa consapevolezza del sacrificio della Croce. La presentazione  grafico-teologica del simbolo del cuore, che in questo caso rappresenta  il cuore del devoto, mette ancora una volta in evidenza la capacità mediatrice dell’icona cuoriforme. Lo spessore genealogico e semantico notevole dei singoli temi, risulta esaltato poi dalla loro connessione, anch’essa ricca di tradizione iconografica, nota ma forse non ancora  approfonditamente studiata, che rimanda, tra l’altro, a una tipologia di statuette devozionali in avorio prodotte presso scuole di intagliatori di ambito missionario presenti  nella colonia portoghese di Goa nel secolo XVII e successivamente. Esse venivano in genere realizzate in tre pezzi incastrabili verticalmente l’uno nell’altro che, nelle parti inferiori sottoposte al Bambino raffigurato come Buon Pastorello dormiente e a volte collocato sopra un cuore attraversato da due frecce, di derivazione  agostiniana, potevano raffigurare  temi allegorici come la Fontana della Vita, santi o natività. Tali statuette, importanti per la comprensione della cultura indo-portoghese e  dei fenomeni sincretistici  conseguenti agli eventi di cristianizzazione missionaria, si possono ammirare in  collezioni ospitate da musei europei e, in Italia, presso il  Palazzo Reale di  Torino, nella cattedrale di Agrigento,  nella Collezione Borgia al Museo di Capodimonte. Un esemplare è visibile presso il Museo Nazionale di Ravenna ed è riprodotto e descritto in Oggetti in avorio e osso nel Museo Nazionale di Ravenna. Sec. XV-XIX, catalogo a cura di Luciana Martini con introduzione di Anna Maria Iannucci.  Tali oggetti  sono descritti nei rispettivi cataloghi con abbondanza di confronti e di ipotesi, di derivazioni orientali, per esempio, dalla raffigurazione del Budda. Il tema del bambino dormiente seduto e con mano appoggiata alla guancia è comunque presente nell’iconografia pagana, come mostra un rilievo raffigurante il pastorello Attis, in identica posizione di assopimento, di età post-severiana, conservato presso il Museo di Torcello.
Il tema appare inoltre nelle raffigurazioni emblematiche  del  XVII e del  XVIII secolo (si può vedere in proposito E. GULLI GRIGIONI, Schola Cordis, Ravenna 2000) e si ritrova anche nei marchi commerciali di stampatori francesi studiati  da Louis Charbonneau Lassay («Regnabit», Janvier 1924) che ritiene il motivo apprezzato alla fine del XVI secolo e durante il XVII. L’immagine fu molto amata da san Francesco di Sales (su di lui le rubrichette 24 e 25, 12 e 26 gennaio 2008), come si apprende da una sua lettera a santa Giovanna di Chantal ed appare nel frontespizio  della sua opera Traité de l’Amour de Dieu, pubblicata a Lione nel 1616. 
Nel santino qui proposto Gesù ha preso sotto la sua protezione, a rappresentare l’anima del cristiano, non la pecorella, come nel tema del Buon Pastore, ma la colomba. Alcune di queste immagini spiegano il significato della raffigurazione ricollegandosi al Cantico dei Cantici con la frase Ego dormio et cor meum vigilat  che induce a identificare il cuore con il Cuore di Cristo. Altre volte, come nel caso del santino qui proposto, la raffigurazione è accompagnata a una citazione da sant’Agostino,  Quærebam te foris et eras intus (Ti cercavo fuori ed eri dentro), che obbliga a considerare il cuore come cuore del devoto.
-Didascalia:
Immaginetta devozionale raffigurante Gesù Bambino assopito su un grande cuore  a sua volta appoggiato sopra strumenti e simboli della Passione. Siderografia con bordo traforato meccanicamente. Produzione dell’Editore Ch. Letaille di Parigi. Secolo XIX, seconda metà. Cm 7,8x12.

 

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UN COMPUTER PORTATILE ALLA RIUNIONE AICIS

 

di Maria Gabriella Alessandroni

5^ parte: Annunciazione, Marcantonio Raimondi, Trinità


Proseguiamo nell’esame di alcune diapositive tratte dalla Presentazione in Power Point della collezione di immaginette sacre del 1500 del socio Ennio Belotti, realizzata ed illustrata dalla scrivente nella riunione dell’AICIS del 5 maggio 2009 su computer portatile (vedi figura di apertura).
La prima diapositiva riunisce due eccellenti opere, incisioni, una xilografica e l’altra calcografica, contraddistinte da due firme famose ed importanti nel ‘500, relative a tipologie di  attività diverse nel settore.
Si parla in primo luogo di Lucantonio Giunti, erede di una famiglia che si dedicò all’editoria con passione e impegno, ma anche con risltati di particolare interesse e rilievo. Famosi i Messali, riccamente decorati con cornici, capolettera, ritratti di profeti e scene con episodi dei Vangeli.

L’Annunciazione, a sinistra, in xilografia, offre testimonianza della ottima qualità delle incisioni realizzate nel laboratorio Giunti sotto la guida di Lucantonio. Una parete a mattoncini fa da cornice, arricchita in alto con piccole lesene e due metope a soggetto naturalistico, con un architrave sottostante decorato a volute e girali, sostenuto da due colonne istoriate con tralci e fogliame. Al centro spicca sullo sfondo un’apertura ad arco, che si proietta su una loggia con balaustra a losanghe, forse di legno, spalancata sul paesaggio con un suggestivo effetto prospettico, mentre in basso funge da contrappunto una pavimentazione a quadri, quasi un palcoscenico aggettante verso l’osservatore. La centralità della scena, posizionata all’incrocio delle diagonali del foglietto rettangolare, è affidata dall’artista disegnatore al giglio, che l’arcangelo sostiene con la mano sinistra e porge a Maria, mentre con la destra rafforza il saluto:”Ave, o Maria!”. La Madonna inginocchiata a mani giunte esprime una profonda dolcezza e consapevolezza.
Le due figure, armoniosamente e con una cadenza quasi ritmica, si inseriscono con poetica semplicità nell’architettura trionfale, quasi colonne nella emozionante, solenne atmosfera del grande annuncio.
Lucantonio diede inizio all’attività editoriale nel 1489 a Venezia, in società con il fratello Filippo, che lavorava a Firenze, dapprima per la diffusione e vendita dei testi realizzati dal fratello e successivamente producendo in autonomia opere a stampa originali, al punto da ottenere, nel 1515, con l’aiuto dei Medici, il privilegio tipografico da parte del papa Leone X (Giovanni de’ Medici, 1513-1521), fino ad allora concesso al famoso Aldo Manuzio veneziano. Siamo ancora in un’epoca nella quale una stamperia importante e valida era caratterizzata da eccezionalità, con conseguente diffusione e fama per i gestori geniali e lungimiranti.
Lo stampatore ed editore Nicola Pezzana nel 1670 si sostituì ai Giunti a Venezia, rilevandone l’azienda e potenziandone l’attività, particolarmente nel settore dei libri liturgici, con risultati di livello, estesi fino a tutto il 1700.
La immagine a destra della diapositiva è opera calcografica di Marcantonio Raimondi, un personaggio importante nella tecnica incisoria, abile ed esperto esecutore di  ammirevoli capolavori. Cominciò a mettere alla prova le  sue grandi capacità tecniche come niellatore. Niello è una miscela di rame ed argento usata dagli orafi (tra i quali anche l’insigne Benvenuto Cellini) per evidenziare ed intensificare i segni dell’incisione sulle lastre di oro o argento. La notevole abilità e versatilità raggiunte lo spinsero a cimentarsi nella  riproduzione di opere di artisti famosi: trasferì su rame le opere xilografiche di Dürer, incise immagini su disegni di Raffaello, poi di Giulio Romano e  Baccio Bandinelli. Pertanto egli contribuì ad una volgarizzazione delle opere dei grandi pittori italiani, permettendone una proficua diffusione a livello internazionale, che incise sulla formazione di artisti, tra i quali Luca di Leida.
La scena rappresentata nella figura, Maria con il Bambino e santa Elisabetta con san Giovannino, sotto una palma accanto a una capanna, dimostra la precisione, la profondità del tratto e la complessità del chiaroscuro, che apparirebbe arduo realizzare su una lastra. L’incisione è eseguita con perizia sulla base di un eccellente disegno dello stesso Raimondi, ma ispirato ad analoga opera di Raffaello. La carta presenta purtroppo qualche danneggiamento, tuttavia si apprezza l’eccezionalità del risultato conseguito in questa immagine, molto dettagliata e ricca di sfumature, che ne accentuano il plasticismo nelle figure umane, perfettamente delineate, e l’articolazione della scenografia di sfondo, all’aperto, che richiama lo stile di Luca di Leida, mentre la palma enfatizza e proietta verso l’alto la piccola croce, irradiante luminosità, in posizione centrale.
La stampa risalirebbe, secondo i critici, agli anni 1520-1525, dopo la morte di Raffaello.
Siamo ora incantati dalla successiva diapositiva, per la imponente  realizzazione xilografica, attribuita ai primi decenni del 1500, di una  tematica impegnativa ed elevata come la SS.  Trinità. Solo molto più tardi, nel 1745 con la bolla "Sollicitudini nostrae" di Benedetto XIV (Prospero Lambertini, 1740-1758), la Chiesa ha fissato disposizioni precise sulla iconografia ammissibile, che tuttavia riconosciamo già applicata in questa immagine, che rispetta una antica tradizione.
La figura di Dio è infatti personificata da un uomo avanti negli anni, con la barba bianca, avvolto da un ampio e drappeggiato mantello e recante sul capo il triregno, simbolo di sovranità dei papi (esprime i tre attributi Padre dei Principi e dei Re, Rettore del Mondo, Vicario di Cristo). Vi si intravede un collegamento con l’Antico Testamento, se si ricordano le parole che Dio rivolse a Mosè relativamente al simbolico copricapo di Aronne (Esodo, 28, 36-37).
Il Padre è seduto su un trono non visibile e sostiene amorevolmente sulle ginocchia, abbracciandoLo con il braccio sinistro e tenendoLo dolcemente per mano con la destra, il Figlio morto, rappresentato come appare tradizionalmente nella Crocifissione. Sovrasta tutta la scena la Colomba-Spirito Santo ad ali spiegate entro un semicerchio bianco, quasi un simbolico Sole. L’appoggio è un pavimento di nuvole, in forme che assecondano ed amplificano i drappeggi. Una luce smagliante promana dal triregno, proiettata da minuziosi vicinissimi raggi che creano unità nei soggetti.
La resa xilografica è particolarmente ricca ed efficace, suscitando in noi osservatori emozione, rispetto, silenziosa ammirazione.
“Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era  nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli”.
Ringraziamo ancora il socio Ennio Belotti per averci dato l’opportunità di apprezzare le stampe, veri pezzi di antiquariato, della sua collezione.
 

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MOSTRE DI SANTINI


FANO  (PU), 8 dicembre 2009 - 6 gennaio 2010 – Mostra: “LA MADONNA VENERATA NEI MOLTEPLICI SANTUARI MARIANI D’ITALIA”


Il socio GIANCARLO DE LEO Fano (PU), in occasione del 5° centenario della delibera del Consiglio Generale della Città di Fano, 21 gennaio 1509, con cui si è elevata a festa cittadina la Solennità dell' Immacolata che i Frati Minori celebravano nella chiesa di Santa Maria Nuova "acciocchè Dio ci abbia a preservare da grave infortunio al presente e in futurum", ha allestito una mostra di immaginette sacre Mariane (cromolitografie di fine '800 primi '900) della propria collezione, sul tema: "La Madonna venerata nei molteplici Santuari Mariani d' Italia".
L'esposizione che è stata inaugurata l’8 dicembre 2009 rimarrà aperta al pubblico fino al 6 gennaio presso la ‘Sala Mostre’ attigua alla chiesa di Santa Maria Nuova in Fano.
Tale esposizione è un invito, nel contempo, per una stimolante visita alla chiesa di S.Maria Nuova, costruita ai primi del '500, e che ha all' interno preziose tele del Perugino, di Giovanni Santi, una predella attribuita al giovane Raffaello ed uno splendido Coro intarsiato opera dei fratelli Barili (1484).

 

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MOSTRA DI IMMAGINETTE PER IL V CENTENARIO MARIANO


Il 21 gennaio 1509 il Consiglio Generale della Città di Fano deliberava, con voti unanimi degli oltre 90 membri presenti, che la Festa dell'Immacolata Concezione, celebrata dai Frati Minori nel convento di Santa Maria Nuova fuori le mura, assumesse il carattere di festa dell'intera città, con questa motivazione: “Affinché Dio ci liberi da futuri mali”.
Da allora questa festa è stata celebrata senza interruzione con numerosissima presenza di fedeli anche nella chiesa costruita attorno al 1525 dentro la città di Fano, persino nel 1944 fu festeggiata in una piccola chiesa vicina perché la grande chiesa francescana di S. Maria Nuova era stata squarciata il 20 agosto con l’abbattimento del campanile da parte delle truppe naziste ormai in ritirata.
Nel 2009, dunque, ricorreva il V Centenario della deliberazione e la Presidenza dell’attuale Consiglio Comunale di Fano non ha voluto far passare la circostanza senza un segno di commemorazione di quell’atto pubblico, perciò ha promosso una Mostra di immaginette e cartoline a soggetto mariano.
L’incarico è stato dato al collezionista Giancarlo De Leo nonché dipendente comunale del Comune di Fano che, nel salone adiacente la chiesa di Santa Maria Nuova, ha allestito 36 quadri con n° 800 immaginette in cromolitografia fine anni ottocento e primi anni novecento, con didascalie esplicative, raffiguranti la Vergine Maria nei suoi numerosi titoli, cartoline sempre in cromolitografia riguardanti santuari mariani e calendarietti a soggetto mariano dal 1892 al 2010.
La mostra è stata ufficialmente inaugurata l’8 dicembre 2009 prima dell’annuale Pontificale Concelebrazione Eucaristica presieduta dall'Ordinario della città di Fano alla quale prendono parte i pubblici amministratori. Alla cerimonia sono intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale Alberto Santorelli, il Sindaco di Fano Stefano Aguzzi, il vice Sindaco Mirco Carloni, numerosi consiglieri comunali, il Vescovo diocesano Mons. Armando Trasarti, il Consigliere Regionale Giancarlo D’Anna, il superiore locale dei francescani P. Silvano Bracci.
Centinaia di persone ( gruppi provenienti anche da Bologna) hanno visitato la mostra che è stata prolungata sino al 26 gennaio, vista la notevole affluenza di pubblico che non ha mancato di esprimere la propria ammirazione per la varietà e la bellezza delle immaginette esposte, complimentandosi con l'appassionato collezionista Giancarlo De Leo.
Per l'occasione le Poste Italiane hanno posto in uso uno speciale annullo postale figurato con il quale sono state bollate le cartoline che la Presidenza del Consiglio Comunale ha editato, riproducenti l'immagine della  Madonna su un  dipinto ovale conservato presso la chiesa di S. Maria Nuova. La stessa Presidenza del Consiglio ha fatto stampare un'immaginetta con uguale soggetto, che in un discreto quantitativo è stata inviata tramite il socio Giancarlo De Leo all'A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre) la quale ha provveduto a distribuirla ai propri aderenti sparsi su tutto il territorio nazionale.     


 P. SILVANO BRACCI o.f.m. -
Superiore locale Frati Minori - Convento S. Maria Nuova - FANO PU


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TARQUINIA  (VT), 24 Dicembre 2009 - 6 Gennaio 2010 – Mostra: “NATIVITA’ DI GESU’ CRISTO”


Il Circolo Filatelico Numismatico Tarquiniense, a chiusura delle celebrazioni per il 40° anniversario della fondazione (15 dicembre 1969) e nell’ambito delle festività natalizie 2009 e di inizio anno 2010,  ha allestito nei locali della Sede Sociale la  "Mostra Filatelica ed Immaginette Sacre" sul tema "Natività di Gesù Cristo". L’esposizione,  che è stata inaugurata il 24 dicembre 2009 chiuderà il  6 gennaio 2010 e presenta ai numerosi visitatori le collezioni seguenti: per la filatelia "Natale nei francobolli italiani" di Edmondo Barcaroli (AICIS); per le  immaginette:  "Da Betlemme a Nazarhet" di Ottavia Mens, "Auguri epistolari" di Paolo Franchetti, "Natale nell'imaginetta sacra" di Edmondo Barcaroli (AICIS) tutti di Tarquinia.   


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SAVA (TA), 15 Dicembre 2009- 6 Gennaio 2010 – Mostra “NATALE 2009- Santini, cartoline, lettere, presepi di carta, ceramica, terracotta, tele”


Il Convento San Francesco di Sava in provincia di Taranto, l’Accademia del Santino di Trepuzzi (cfr. http://www.accademiadelsantino.it) di cui è Presidente il nostro socio ALFREDO RENNA e la Pro Loco di Sava hanno organizzata la Mostra “Natale 2009” che è stata inaugurata nella Sala Sant’Egidio in Via Roma 125 - Sava (TA) lo scorso 15 dicembre 2009. Espositori per le immaginette e le letterine di Natale sono oltre Alfredo RENNA, anche Salvatore CARETTO, Giordano DONATI, Luigi MOSCA ed Ermenegildo GROSSI, collezionisti della zona. I materiali più vari, dai più poveri ai più nobili: la carta per i santini, cartoline, lettere; la ceramica con il suo splendore; l’umile terracotta nelle mani dei pupari; il ferro; il legno ... sono stati impiegati per esprimere la meraviglia e l’emozione dinanzi al fenomeno della vita che nasce ogni giorno simboleggiata nel Natale, quando Dio stesso decide di venire tra noi, Bambino, nato da donna.


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TARQUINIA  (VT), 14 -18 Gennaio 2010 – Mostra: “SANT’ANTONIO ABATE”


Il 17 gennaio, nel giorno della festa liturgica di Sant'Antonio Abate, si rinnova una tradizione popolare che è quella di portare gli animali sui sagrati e sulle piazze antistanti molte chiese della penisola italica per la benedizione di Sant'Antonio. Una ricorrenza che a Tarquinia, centro agricolo per eccellenza, ha ripreso vigore grazie anche alla riscoperta della natura ed all'amore per gli animali ed è accompagnata da manifestazioni di origine antichissime attraverso le quali la gente dei campi esprime la propria devozione al Santo e rappresenta le ansie e le gioie della vita agricola insidiata da mille difficoltà.  Oggi, in una società fortemente dominata dalla tecnologia, la simpatica e paterna figura  del Santo si ripropone come simbolo d'amore e di rispetto per il mondo animale anche se in forme e modalità diverse dal passato. 
In quest'anno 2010 la "Festa di Sant'Antonio"  organizzata a Tarquinia da apposito comitato, oltre alla programmazione degli eventi liturgici e civili si è arricchita della mostra "Sant'Antonio Abate, nella devozione popolare".  Esposizione allestita, nei giorni dal 14 al 18 gennaio dal socio A.I.C.I.S. Edmondo Barcaroli nella chiesa di San Giovanni Battista, che ha presentato santini originali stampati nel periodo compreso tra gli anni 1900 - 2009 ammirati dal numeroso pubblico intervenuto. 

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ROMA, Palazzo Venezia  (RM), 7 ott. 2009 –31 gennaio 2010 - Mostra: “Il Potere e la Grazia – I Santi Patroni d’Europa”


  Continua l’esposizione a Palazzo Venezia in Roma de: “Il Potere e la Grazia - I Santi Patroni d’Europa” che racconta la storia dell’Occidente cristiano attraverso le vicende dei suoi protagonisti. Essa è dedicata alla saga dell’incontro e dello scontro tra potere e religione, tra civitas ed ecclesia, tra corone ed aureole. Promossa dal Governo della Repubblica Italiana, dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la mostra è nata dalla collaborazione tra il Comitato di San Floriano ed il Polo Museale Romano ed è stata curata da Don Alessio Geretti e da Claudio Strinati con l’organizzazione di MondoMostre.
Oltre 120 opere di artisti come Van Eyck, Mantegna, Anton van Dyck, El Greco, Guercino, Caravaggio, Tiepolo, provenienti dai maggiori musei mondiali, sono esposte nell’appartamento nobile di Palazzo Venezia. Storia della vicenda religiosa cristiana e storia della vicenda etnico politica dell’Europa si manifestano, in questa mostra, come indissolubilmente congiunte e reciprocamente illuminanti. Una mostra anche sui santi Patroni degli Stati d’Europa e sui sei santi che hanno il patronato del vecchio Continente.

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BOLOGNA 23 Dicembre 2009- 6 Gennaio 2010 – Mostra “SAN FRANCESCO E IL PRESEPE”


L’Opera Pia “Il Pane di S. Antonio”di Bologna organizza una mostra di santini dal titolo “San Francesco e il presepe”. La mostra, nell’ottavo centenario dell’approvazione della Regola di S. Francesco, vuole riproporre immagini di S. Francesco, fondatore e ideatore del presepio, immagini della Natività e presepi.
La mostra, a cura di Mara Andreotti e con la collaborazione dei collezionisti Alberto Bizzocchi , Cesare Buresta, Alfredo Riccò, e  Luciano Salmi verrà inaugurata il 23 dicembre 2009 alle ore 16,30 nella Chiesa di SS. Salvatore in Via Cesare Battisti angolo Via Volto Santo, 1 a Bologna  e rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2010 con orario 9-12 e 15-18.

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COLLINAS (MC),  25 Dicembre 2009- 31 Gennaio 2010 – Mostra “I SANTI VENERATI IN SARDEGNA”


MURA GISELLA, Presidente della A.T. Pro Loco Collinas comunica che con il socio AICIS LUCIANO TUVERI, come ormai da tradizione, riproporranno nel periodo natalizio l’esposizione di immaginette devozionali sul tema “I Santi venerati in Sardegna”. La mostra sarà allestita nei locali storici dell’ex-Monte granatico, ora Centro Studi ‘G.B.Tuveri’, sala conferenze, spazio espositivo della locale Pro Loco. Collaboreranno appassionati e collezionisti che già operano all’interno della locale comunità: oltre la socia AICIS CHIARA PAU, ci saranno ALVERIO MURTAS, GIANLUIGI SANNA, TERESINA PINTUS ed anche il giovanissimo (13 anni) MATTIA CAU. E’ ancora in via di decisione la data del giorno per effettuare anche lo scambio di immaginette con la partecipazione di cultori, collezionisti e interessati comunque a questo settore. Questa mostra è l’occasione per una meritata visita, arricchita dal fatto che a Collinas, denominata in Sardegna “il Paese dei Presepi”, nello stesso periodo, si potranno visitare una decina di presepi rionali. Sempre interessante il presepe parrocchiale meccanizzato, già vincitore di due premi in tre concorsi indetti in passato dal Consorzio turistico “Sa corona Arrubia”. Inoltre, nei primi giorni di gennaio p.v. si terrà la II edizione del “Presepe vivente”. La Pro Loco Collinas invita particolarmente i Sardi interessati al progetto, a contattare Luciano Tuveri: tel.349-0733.429 e 347-9200.754 per partecipare all’esposizione, per scambi, o per informazioni. I visitatori saranno omaggiati con un santino di Collinas (stampe in numero limitato).       M.G.

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VENEZIA, Palazzo Venezia  6 Ffebbraio - 1 Maggio 2010 -
Mostra: “SCHERZA CON …I SANTI - Iconografia dei Santi in stile Manga”


Riportiamo dal sito del Museo Diocesano di Venezia l’unita notizia.
Il 6 febbraio 2010 si inaugura nel Chiostro di Sant’Apollonia del Museo Diocesano di Venezia una particolare e curiosa esposizione sul tema: Scherza con …i Santi - Iconografia dei Santi in stile Manga”. Essa presenta l’iconografia dei santi della tradizione cattolica in “stile manga” più vicina al linguaggio delle nuove generazioni. Il Il progetto che contempla l’esposizione di 80 soggetti  nasce dall’esigenza di far incontrare il pubblico più giovane con il linguaggio iconografico dell’arte religiosa che, nel corso dei secoli, ha comunicato, attraverso un vero e proprio dizionario di immagini, i temi della fede e della storia sacra.
La mostra non intende banalizzare l’immagine dei santi; piuttosto, avvalendosi di esperti, ha approfondito  i dati della tradizione e gli attributi dell’iconografia, semplicemente traducendoli in una lingua spigliata, vivace e più facilmente comprensibile. Pertanto l’iconografia è la stessa che  forse le nuove generazioni (e non solo loro) non ri-conoscono: san Giorgio uccide il drago, santa Lucia ha gli occhi sul vassoio, san Sebastiano è trafitto dalle frecce, san Marco ha il leone accanto a sé. Nel contesto del Museo Diocesano di Venezia i visitatori sono invitati a confrontare le immagini dei disegni con alcuni capolavori del passato: da qui è possibile partire verso percorsi e itinerari in città (dalle chiese alle Gallerie dell'Accademia) per riscoprire i grandi cicli iconografici nei quali l'iconografia dei santi è spesso protagonista. I disegni manga realizzati dallo Studio Ebi di Brescia, coordinato da Paolo Linetti, permettono inoltre di suggerire l’idea che la santità è virtù attuale e giovane, che non appartiene a un’epoca passata ma veste “blue jeans e Tshirts”, che non è estranea al vissuto dell’uomo di oggi, ma è la dimensione essenziale della persona umana stessa che vive la propria scelta di fede. L’esposizione è aperta tutti i giorni ( escluso i mercoledì e la domenica di Pasqua) dalle ore  10 alle ore 17. Ingresso: gratuito fino a 5 anni; € 1,00 fino a 12 anni; € 3,00 dai 13 anni. L'ingresso include la visita al museo diocesano e al Chiostro di Sant'Apollonia. (Per informazioni: 041-2413817).

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ROMA, 12 Aprile - 4 Maggio 2010 - Mostra “Passione, morte e Risurrezione di N.S.Gesù Cristo nei Santini”


L’AICIS con la collaborazione dell’Arciconfraternita di S. Maria dell'Orazione e Morte, dell’Associazione AFNIR “Io Collezionista” e dell’ Accademia Culturale Europea, il 12 aprile inaugura una mostra di immaginette sacre dalla collezione privata del socio GIANCARLO GUALTIERI di Roma sul tema: “Passione, Morte, Risurrezione di N.S.Gesù Cristo nei Santini”. L’esposizione che è allestita in Roma nella Chiesa “S. Maria dell'Orazione e Morte” Via Giulia 262 rimarrà esposta al pubblico fino al 4 maggio 2010. Per le visite l’ingresso è libero e la Chiesa rimarrà aperta al pubblico nel seguente orario: mattina dalle ore 8.00 alle ore 11.00; pomeriggio dalle ore 16.00 alle ore 19.00.


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SEZZE (LT), 31 Marzo – 20 Maggio 2010 - Mostra iconografica “SAN CARLO DA SEZZE E LA PASSIONE DI CRISTO”


Il 31 marzo 2010, alle ore 17,00, nella Casa Natale di San Carlo in Piazza San Lorenzo, verrà inaugurata la mostra di immagini sacre “San Carlo e la Passione”. L’iniziativa, promossa dal Centro Studi San Carlo da Sezze con la collaborazione dei soci A.I.C.I.S. (Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre – Gruppo di Sezze), illustra il canto spirituale sopra  “li misterij della vita, morte e resurrettione di Giesù Christo”  scritto da fra’ Carlo intorno al 1664. Le immagini ripercorreranno l’intera Passione di Gesù sino all’Ascensione in cielo. Le pregevoli immagini sacre, in bianco e nero e a colori, del  XVIII – XIX – XX secolo, provenienti dalle collezioni private di Filomena Danieli e Valter Marchetti, coinvolgeranno i visitatori in un’emozione che lega le parole del santo alle immagini esposte e viceversa. Nel periodo di apertura della mostra, dal 31 marzo al 20 maggio, oltre al periodo pasquale, ricorrono, anche, il 51° anniversario della canonizzazione (12 aprile) ed il 375° anniversario della vestizione (18 maggio).
A questa iniziativa se ne aggiungeranno altre nel corso dell’anno (mostre, conferenze, rassegne musicali, etc.) che il Centro Studi San Carlo da Sezze ha già programmato. 

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  TUTINO DI TRICASE (LE), 8-12 Aprile 2010 -
Mostra “LA SANTITA’ NEI SANTINI - Viaggio della memoria nella devozione popolare”


Nell’ambito dei festeggiamenti della Patrona di Tutino di Tricase, la Beata Vergine delle Grazie, nel locale Oratorio Parrocchiale viene inaugurata oggi 8 aprile, alle ore 21.00 una esposizione con  immaginette della loro collezione sul tema: “La santità nei santini - Viaggio della memoria nella devozione popolare”. Hanno collaborato l’A.I.C.I.S. di Roma, il Comitato Festa BVM della Grazie, del Parroco Don Carmine Peluso e la Casa l’Editrice BARBIERI di Manduria. Le immaginette in esposizione provengono dalle collezioni private dei soci F.CAZZATOG. & L.COLAZZO e I. MASTRIA, e inoltre di F. ROCCA;  con la consulenza iconografica del critico d’arte Prof.Carlo FRANZA. La mostra chiuderà il giorno 12 aprile.

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CAVA DE’ TIRRENI (SA), 1-10 Maggio 2010 – Mostra di santini: “LA MADONNA”


Il socio GIUSEPPE MELONE di Cava de’ Tirreni dal 1° al 10 maggio p.v. organizzerà una mostra di immaginette devozionali presso la Chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Cava de’ Tirreni – Via Filancieri. L’esposizione che comprenderà un quantitativo di circa 400 immaginette stampate dal 1800 al 2000, avrà come tema “La Madonna”. Un punto di riferimento sono le immaginette della Madonna di Medjugorje la cui devozione è molto sentita in questa Parrocchia seguita dal sacerdote Don Gioacchino Lanzillo, che è anche segretario del vescovo di Cava-Amalfi, Mons.Orazio Soricelli.

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CORCIANO (PG), 23 Dicembre 2009 – 10 Gennaio 2010 - Mostra “Il Natale di Carta – tra spiritualità e fantasia”


I l Comune di Corciano (PG) per le festività natalizie ha messo in campo moltissime iniziative alla luce del tema: “IL PRESEPE, I SAPORI, L’ARTE”. Nell’ambito del tema “ARTE”, il 23 dicembre 2009, (Palazzo Comunale, ore 15,30) è stata inaugurata una mostra con il titolo “Il Natale di Carta tra spiritualità e fantasia”. La cerimonia è stata allietata dal suono natalizio delle zampogne. L’esposizione è stata allestita nella Chiesa-Museo di San Francesco, Sala Antico Mulino, Complesso monumentale di Sant’Antonio Abate. Oltre alle immaginette devozionali dei soci ORIETTA PALMUCCI di Roma e GIANCARLO GUALTIERI di Roma, ci saranno cartoline, letterine di Natale e rari presepi di carta antichi e moderni. Collaboreranno per il successo di questa iniziativa, tra gli altri, la nostra socia S. COLAFRANCESCHI, P. BOMBELLI e C.BASTA. L’orario dell’esposizione, che chiuderà il 10 gennaio 2010, sarà nei giorni festivi e prefestivi: 10/13 – 15/19.30; il 25 dicembre e 1° gennaio: 16.30/19.30. Anche i musei cittadini rimarranno aperti con gli stessi orari. Per scolaresche e piccoli gruppi è possibile prenotare visite guidate, anche negli orari di chiusura, su richiesta: tel.075-5188.255/260.

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LUCCA 19 Dicembre 200 - 6 Gennaio 2010 - Mostra “IMAGO SANCTITATIS – FIGURE STELLARI E SEGNI DELL’UNIVERSO”


Con il Patrocinio del Centro Diocesano per la Cultura di Lucca, il Comune di Lucca, il Comune di Piombino e l’AICIS di Roma, l’Associazione PONTE di Capannori (LU) ha allestito a Lucca, nella chiesa di San Cristoforo la Mostra di Immaginette devozionali: “IMAGO SANCTITATIS - FIGURE STELLARI E SEGNI DELL’UNIVERSO” che è stata inaugurata lo scorso 19 dicembre 2009 alle ore 16.00.
La mostra è rimasta aperta al pubblico, tutti i giorni, dal 19 al 30 dicembre 2009 con orario 15,00-19,00 ad eccezione del 25, festa solenne del Santo Natale. Le immaginette sono quelle già esposte nella biennale di Piombino (LI) nello scorso agosto.
Nella cerimonia di inaugurazione delle ore 16.00 gli interventi sono stati di MANRICO TESTI - Presidente Centro Tradizioni Popolari;  LETIZIA BANDONI - Assessore alla Cultura del Comune di Lucca; ALBERTO BRUGIONI - Vicario Episcopale per il Dialogo Arcidiocesi di Lucca; SEBASTIANO MICHELI - Associazione Culturale Ponte; CLAUDIO FORNAI - Comune di Piombino; STEFANIA COLAFRANCESCHI - Esperta di iconografia religiosa: “Stella Splendens: Segni celesti e luce prodigiosa per la nascita del Bambino Gesù”. SERGIO MURA - Presidente CESVOT- Lucca, è stato il moderatore ed ha tratto le conclusioni.
Alle ore 18.00 è iniziata una visita guidata della mostra, con la presentazione e il commento degli esemplari esposti, da parte di Stefania Colafranceschi, Claudio Fornai, Sebastiano Micheli.


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L’UNIVERSO SIMBOLICO NEI PRESEPI DI CARTA, NELLE IMMAGINETTE E I MANIFATTI DELLA TRADIZIONECLAUSTRALE


di STEFANIA COLAFRANCESCHI


La Prof.ssa Stefania Colafranceschi ci ha trasmesso l’unito articolo. Uno stralcio è stato pubblicato dal quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano” il giorno 2-3-gennaio 2010.
L’universo simbolico del Presepio tradizionale, quale si è andato configurando a partire dalle prime rappresentazioni plastiche del XIII secolo, ha assunto nel tempo e negli ambiti regionali, tratti e caratteri spiccati, pur mantenendo, di fondo, elementi costanti e fondamentali.
La Nascita del Dio Bambino ha ispirato artisti e artigiani, esponenti della cultura, così come uomini e donne dalla fede semplice, ma anche quei religiosi, votati alla vita monastica, che seppero realizzare con una materia sobria e versatile, la carta, manufatti di accurata fattura.
Sotto i nostri occhi le creazioni settecentesche e ottocentesche di Maria e il Bambino nella greppia, san Giuseppe che si sporge con la lampada, gli animali inginocchiati accanto a Gesù, i pastori, gli angeli e  i Magi dintorno, testimoniano non solo l’intento narrativo-rappresentativo, quanto piuttosto la continuità di un impianto arcaico di temi e motivi, che si dipanano nelle molteplici componenti della scena, e in essa trovano valore e significato.
La struttura compositiva dei presepi tradizionali, dai tratti complessi, trae origine da un nucleo antico, che vede innanzitutto al centro il gruppo della Natività, con Maria in adorazione del Bambino, che lo contempla e ne mostra il divino splendore ai convenuti, e san Giuseppe, pensoso, o in preghiera/adorazione, intento ad accogliere, oppure impegnato nelle incombenze pratiche, quali portare luce, fieno, pannicelli, cibo. Per antica tradizione, Maria è giacente, ovvero, nell’iconografia trecentesca, orante e contemplativa; a questa attitudine, che si afferma nell’arte rinascimentale, succede poi una diversa modalità rappresentativa, secondo cui Maria è assisa, e mostra il Bambino con gesti espressivi di affettuosa premura. E la luce promanata dal Bambino, riflessa sul volto degli astanti, ripropone il tema di Cristo “luce del mondo”. L’episodio dell’Annuncio ai pastori figura costantemente, sul lato o in lontananza, a significare la Buona Novella giunta fra gli uomini; gli umili pastori, che condividono con gli animali i percorsi e le stagioni, simbolizzano coloro che riconobbero nel Dio Bambino il Messia, annunciato dai profeti dell’Antico Testamento. E vigilano contro le insidie del diavolo, nel mondo ottenebrato dal peccato, figurando i pastori del gregge dei credenti.
Tra di loro, di cui antiche fonti ricordano la sepoltura nei presi di Betlemme, ve n’è chi  scruta l’orizzonte, chi è colto dall’eccezionalità del fulgore dell’Annuncio, chi ascolta la voce divina, richiamando l’attitudine di ogni uomo, raggiunto dalla Parola.
E simbolizzano le tre età, giacché figurano in sembianze di giovane, mezzano, e attempato, inoltre il pastore più giovane, rivestito di pelli, richiama l’iconografia paleocristiana del profeta Balaam. Alcuni pastori, poi, suonano uno strumento; così la tradizione crea un parallelo tra il coro degli angeli, in cielo, e la loro musica, in terra:
“Cantate senza sosta un inno di lode al Signore che si leva da Betlemme … Cantiamo popoli, assieme agli angeli, “Gloria a Dio nell’alto”.
E dopo di loro, giungono i Magi, i pagani.
“I pastori erano israeliti, i Magi pagani. Quelli venivano da vicino, questi da lontano, ambedue tuttavia corsero verso la pietra angolare”.
Si sono avute nel mondo antico numerose testimonianze e interpretazioni sui Magi: il loro numero, i nomi, la provenienza e l’aspetto variano, come dimostrano le diverse raffigurazioni conosciute, a partire dagli affreschi catacombali. A loro è associata la Stella, che li guidò nel cammino.
Il Vangelo riferisce che “alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo… Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”.
La profezia messianica, di cui i Magi erano informati, fa riferimento alla stella profetizzata da Balaam “Sorgerà una stella da Giacobbe e da Israele si alzerà un uomo e dominerà su tutte le nazioni”. Questo portò ad associare Balaam e i Magi, che figuravano la realizzazione della profezia, potendo scorgere con gli occhi della fede quel che il profeta vide nello spirito: “ per molti anni, di generazione in generazione, i nostri padri e i figli dei loro figli sono rimasti nell’attesa, fino a che questa parola si è avverata davanti a noi” riferisce il vangelo armeno dell’infanzia, nel brano del dialogo con Erode, che li interrogava sul Bambino.
Alla ricerca dell’Emanuele, i Magi si affidano alla Stella, che guida il loro cammino, a tratti si ferma e riprende ad avanzare, fin quando - dice il Vangelo - venne sopra il luogo dov’era il bambino e si fermò, assumendo una funzione analoga a quello dello Spirito Santo al momento del battesimo che venne sotto forma di colomba e rimase in lui,“perciò -afferma Origene - ritengoche la stella sia segno della sua divinità”.Sopraggiunti da Colui che cercavano, lo onorarono con i loro doni: “fedeli alla profezia, gli offrirono come re l’oro, come vittima la mirra e come Dio l’incenso”. Il simbolismo dei doni non è univoco; essi richiamano la natura terrena, regale e divina di Cristo, ma anche virtù morali e spirituali .
La tradizione parla anche di una profusione di tesori: “oro, argento, pietre preziose, perle magnifiche e zaffiri di gran valore”, doni al Re dei re, presentati con la gestualità regale di chi, prostrato, bacia il piede e protende le mani in segno di riverente sottomissione, come vediamo, con immutata continuità, nei presepi di carta e nelle immaginette devozionali. I Magi simbolizzano le età  e le razze umane, effigiati differentemente per sembiante e per colorito: persino i loro cavalli hanno colori diversi (nero, bianco, rosso). Investiti da un fascio di luce eccezionale che si irradia potente, i protagonisti della scena, Maria e Giuseppe accanto al Bambino Gesù, e al loro fianco i pastori con i doni, e un agnello - simbolo di Cristo -. Una luce intensa si proietta sui Magi in adorazione, e fa risaltare lo splendore delle offerte, la lucentezza degli abiti, le volute dell’incenso emanato dai turiboli agitati dai paggi e dagli angeli. Attraversando lo spazio celeste, questa luce volteggia, e sovrasta il luogo della Nascita con la sua coda ondeggiante, esito dell’innovazione che Giotto, ammirato alla vista della cometa di passaggio, aveva apportato nell’iconografia della Stella. La Stella “caudata” sarà compagna inscindibile della capanna, o della grotta-caverna in cui il Bambino si mostra al mondo, segno divino, emblema epifanico nel cuore della notte più buia, la notte solstiziale in cui  i pagani celebravano la festività del Sole invitto, Mitra, a cui la Chiesa contrappose la festa del Sole di giustizia: “la tua nascita (…) ha fatto risplendere sul mondo la Luce della conoscenza, e coloro che adoravano gli astri, grazie alla stella, impararono ad adorare te, Sole di giustizia”.
In Oriente non si ebbe, nei primi secoli, la celebrazione del Natale di Cristo; si commemorava da antica data, invece, l’Epifania, memoria della manifestazione della divinità del Signore, nel battesimo.
La festa liturgica della Natività venne istituita al 25 dicembre a partire dall’anno 354, nel calendario romano, mentre in Oriente si continuava a farne memoria il 6 gennaio; e pur affermandosi la festa del Natale, le chiese bizantine in genere ricordavano nello stesso giorno sia la nascita sia l’adorazione dei Magi. Per questo l’iconografia li considera congiuntamente, in quest’ambito. Molti presepi mostrano questo tipo di abbinamento: i pastori e i Magi in prossimità del Bambino. Gli uomini dei dintorni, e quelli giunti da lontano, i più vili accanto ai sapienti, chiamati gli uni dall’annuncio, gli altri dall’evento prodigioso di una Stella risplendente, profetizzata da secoli, portatrice di un messaggio celeste, la venuta del Dio bambino. La figura in cui si concentra il simbolismo del divino, è Maria, ammantata di blu, emblema della divinità, e con la tunica rosso cupo che richiama il sangue, la carnalità; al suo fianco spicca il candore delle fasce del neonato, che giace nella mangiatoia, su ciuffi di fieno e spighe di grano, dal significato eucaristico; è quanto si  può notare nelle immaginette ottocentesche. S. Giuseppe è variamente rappresentato nei presepi; simmetrico a Maria, in preghiera e in adorazione, oppure dominante, connotato dal bastone ricurvo - il bastone fiorito, dell’episodio apocrifo della sua elezione -, è talvolta assorto, ieratico, ovvero attivo e operoso nel provvedere nutrimento, fuoco, protezione.
Emblematico il gesto di proteggere sotto il mantello la Madre e il Figlio.  Un testo della tradizione popolare narra:

Giuseppe, sempre prodigo di cure
Va frettoloso in cerca d’una brace.
Sulle montagne intorno tutto tace;
solo i pastori veglian lor creature.

Giuseppe chiede un po’ di focherello,
distende a terra il lacero mantello
come per dire: questo è il mio bracere.

Ora Giuseppe cade a capo chino.
Raccoglie in un cantuccio il focherello
E avvolge nel tiepido mantello,
perché non tremi più, Gesù Bambino.

Derivato dal tema della luce, è l’elemento iconografico della lampada, che Giuseppe trattiene, o si individua al suo fianco. Nell’interno della capanna, accostati al Bambino, scorgiamo nei presepi i profili di un asino e un bue, simbolo dei popoli che hanno riconosciuto il Signore, secondo il profeta Isaia, citato dagli autori ecclesiastici. Ma nelle antiche leggende si precisano spunti narrativi, che vediamo sopravvivere nelle raffigurazioni presepiali. “Giuseppe aveva portato con sé un bove forse per venderlo - narra la Leggenda Aurea- … aveva con sé anche un asino per portarvi sopra la Vergine Maria. Miracolosamente tanto il bove che l’asino riconobbero nell’infante il Signore, si inginocchiarono e l’adorarono”: vediamo infatti i due animali partecipi dell’evento, adoranti, protesi sul Bambino, solitamente genuflessi.
Altri animali popolano la scena: pecore, capre, il cane, volatili… che spesso volgono lo sguardo in alto, esprimendo lo stupore del creato nel momento in cui, fermatosi il tempo, ogni cosa è sottomessa al disegno di Dio, presente in mezzo agli uomini. Questo momento straordinario è descritto in un brano dei vangeli apocrifi, ripreso nella Leggenda Aurea. La presenza di tutti questi animali sta a significare la ripristinata armonia del creato, con l’Incarnazione: “gli animali che hanno in sé la vita e la capacità di sentire e discernere, manifestarono la nascita di Cristo”.
La colomba, messaggero celeste simbolo di purezza, compare molto frequentemente nell’iconografia devozionale, insieme al Bambino Gesù; gli reca doni di carattere allegorico, come le virtù inscritte dei piccoli cartigli, o attributi simbologici, come la corona di spine. Le spine, in forma di corona, o rami di contorno, ricorrono anche nei presepi di carta, riprendendo un preciso tema iconografico, il motivo del presagio della Passione.
Le immaginette qui richiamate, ben illustrano un tema che ebbe particolare sviluppo, nell’iconografia devozionale del XVII- XIX sec., il presagio della Passione, che ispirò una iconografia complessa, riconoscibile fin nei più minuti dettagli del traforo cartaceo che fa da contorno al Bambinello, nei santini detti del “Bambino vestito”.  Frequentemente vediamo il Bambino con una coroncina di spine trasportata da due colombe, o la corona è tra le Sue mani, e gli strumenti in basso, in primo piano, tra l’asino e il bue, così da richiamare insieme i due momenti della storia salvifica, che nella Croce ebbe il suo compimento. Anche il santino ottocentesco dallo sfondo violaceo - colore allusivo alla morte - presenta una corona di spine che sovrasta il Bambino, fasciato di candide bende.
I “Bambinelli vestiti” poi, rappresentano un filone a sé stante della produzione claustrale, frutto di un accurato lavoro di intaglio, capace di trasmettere una pluralità di messaggi e di significati.
Le figurazioni di Gesù Bambino, all’interno dei monasteri, costituivano oggetto di particolare venerazione, per l’adorazione liturgica, e la devozione individuale; ai più antichi simulacri lignei, risalenti al Trecento, seguirono realizzazioni di cera o terracotta, che ancor oggi si producono. Il genere iconografico dei Bambinelli della Passione fa riferimento ai simulacri del XVI e XVII sec., in cui si distinguono le tipologie dei “Bambini della Culla”, “Bambini della Passione”, “Bambini della Passione addormentati”.  A questi sono ispirate  le immaginette, variamente decorate, testimoni della diffusione e ricchezza della tradizione devozionale, i cui pregevoli esemplari -noti anche a seguito di recenti mostre- illustrano, grazie agli elementi nell’intaglio, le simbologie della Passione; dai grappoli d’uva, riferimento al vino eucaristico, agli strumenti della Passione minuziosamente descritti: i dadi, la tunica, la colonna della flagellazione, martello, chiodi e tenaglia… mentre il Bambino dormiente richiama il sembiante di morte, evocativo della missione redentiva. 
Nella stella di carta di produzione claustrale l’angelo trattiene un velo dinanzi al Bambino dormiente, richiamando il tema della morte salvifica, e rievocando insieme, con efficace simbolismo, il sudario funebre. 
Domina la scena, con varietà di movenze, il coro degli angeli, annunciatori di gloria -espressa nel cartiglio, di invenzione rinascimentale-, e musici gioiosi; nel periodo post-riformistico la loro presenza assumerà un’importanza crescente, sostituendo le figurazioni popolaresche, e caricandosi di importanti valenze devozionali. Gli angeli figurano come adoranti e accoglienti nel presepio,  protagonisti e interlocutori del Bambino e della Sacra Famiglia, a cui servono doni, fiori, frutti che alludono alla Passione e al Paradiso, come rose, passiflora, mele, melagrane, uva, ciliege.
Nelle immaginette, nelle cartoline, nelle raffigurazioni presepiali, sono gli angeli a spalancare le porte per contemplare il Dio bambino, a intrattenerlo con le loro armonie, e illuminare di luci le tenebre della notte, con piccole candele; questa funzione di porta-luce  si accompagna, nell’iconografia del XIX e XX sec., all’abete di derivazione nordica così che il tema della luce, sostanziale in quanto espressione del divino, diviene cifra dell’albero natalizio, che si arricchisce via via di dolciumi e giocattoli,  un tempo legati alla festività del 6 dicembre, s. Nicola, ma progressivamente ricondotti alla più recente figura di Santa Klaus - Babbo Natale, dai tratti bonari e marcatamente profani.
La luce, primaria annunciatrice della nascita divina, Stella risplendente che muove verso la capanna, e guida i tre Re, diviene, nelle immaginette di inizio ’900, la decorazione cuspidale dell’albero, o un fregio per la culla del Bambinello di carta,  elemento ornamentale di nostalgica memoria, che ancora richiama, coi suoi riflessi dorati, l’immagine della leggendaria carovana regale venuta dall’Oriente:

“Noi siamo i Tre Re magi
che abbiam vista la gran stella
 la qual porta novella del gran Signore
 …
Abbiam molto cavalcato
seguitando la grande stella
che per noi fu guida bella la notte e il giorno”.

 

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SANTINI, PER SAPERNE DI PIU'...


I CANIVETS E LE INCISIONI DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI DI FRANCAVILLA


Canivets ed incisioni del XVIII secolo non si trovano soltanto nelle collezioni di appassionati del genere. Ci sono anche luoghi, aperti al pubblico, in cui tutti possono ammirarli.
E' il caso dei canivets, delle miniature e delle incisioni fiamminghe che si trovano nella Cappella dei Ruffo della Terra di Bagnara (Calabria), posta sulla destra della navata centrale della chiesa bizantina, che appartiene al Convento dei Cappuccini di Francavilla di Sicilia, in provincia di Messina. Sono custoditi in apposite bacheche collocate nella parte inferiore del dipinto che rappresenta la Madonna "Odigitria", di probabile scuola di Antonello da Messina.  Fra i particolari, degni di essere segnalati ai collezionisti del genere, un rarissimo canivet, nella cui miniatura centrale è raffigurato un San Francesco di Paola. Per chi volesse approfondire, segnalo il sito del Convento. Nella foto, due dei canivets che si trovano nella cappella


CORNEILLE VAN MERLEN

Incisore su rame ed editore, Corneille (o Cornelius) van Merlen, nacque ad Anversa il 10 settembre 1654. Figlio, ed allievo, di Théodore van Merlen, e di Marie Wiggers, nel 1687 sposò Sara Marie Huybrechts, figlia di un altro grande e famoso incisore, Gaspard Huberti, e di Sara Voet, figlia dell'incisore Alexandre Voet. Morì ad Anversa il 10 aprile 1723.
La sua abbondante produzione comprende molteplici soggetti iconografici, incisi a bulino su rame, su carta o su pergamena.
Le incisioni più preziose sono ovviamente quelle in pergamena e, se possibile, con coloritura a mano coeva.
Come questa incredibile incisione, che possiamo, solo, ammirare nella foto, appartenente all'altrettanto incredibile collezione dell'amica Paola Galanzi, la quale speriamo che un giorno vorrà finalmente organizzare una mostra, affinché tutti potremo godere dei suoi tesori.
Si tratta di una incisione su rame, su pergamena, con coloritura a mano coeva, raffigurante una particolare parabola evangelica del figliol prodigo.                       


IL PROCEDIMENTO DELLA FUSTELLATURA

 La fustellatura è un procedimento che consente di tagliare, secondo una determinata forma, un santino o un'immaginetta, al fine di sagomarne o aggraziarne i margini.
Avviene attraverso l'utilizzo di uno strumento in acciaio, tagliente, detto appunto "fustella".
Con il termine di "fustellate" si indicano le immaginette religiose che presentano ai margini dei dentelli o sagomature che rendono le stesse più particolari. Nulla a che vedere con la punzonatura, i cc.dd. merletti, il cui procedimento è totalmente diverso. Capita infatti che alcuni mercanti, per ignoranza o peggio capziosamente, definiscano come "merlettate" immaginette che in realtà sono "fustellate".
Nella foto tratta da Wikipedia, particolare di una fustella di acciaio.  


E.B. & C.

Credo che i collezionisti di santini, in particolare di cromolitografie, conoscano molto bene il marchio della casa editrice E. B. & C.
E' rappresentato da un'àncora e dalle lettere E e B poste ai lati, con una C intrecciata al centro dell'àncora stessa. Ho già avuto modo di dire altrove che secondo il mio parere questa casa editrice e la EB sono la stessa cosa.
Resta un problema da risolvere, peraltro comune a tante altre case editrici del XX secolo: chi si cela dietro quella sigla? Ebbene, credo in proposito di potere aggiungere alcuni elementi importanti, per la "felicità" di quanti collezionano immaginette della E.B. & C. Osservando diverse centinaia di cromolitografie recanti la "piccola àncora", in qualcuna (due su centinaia) ho trovato la seguente scritta: E. BERARDI & C. - MILANO.
Dunque, sappiamo che la lettera "B" sta per "Berardi". Speriamo a questo punto di aver dato un indizio importante che ci porti al ritrovamento di informazioni più complete su questa importante casa editrice. Nella foto: il marchio della casa editrice.

Fonte: www.collezionare santini.com

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“I Quattordici Santi Ausiliatori”
SANTA BARBARA - Heilige Barbara
di GIANCARLO GUALTIERI


La seconda, in ordine alfabetico, dei “Quattordici Santi Ausiliatori”, è S. Barbara, una martire del III secolo che, sia per devozione che per diffusione, è una delle Sante più popolari e più venerate in Italia e nel mondo.
Etimologia: il nome Barbara deriva dal greco e significa straniera (217 d.C.-4 dicembre 305 d.C.).
Ausilio: è invocata contro i fulmini e la morte improvvisa. Un' antica invocazione recita : "Santa Barbara benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta".
Attributi: la Palma e la Spada, simboli del suo martirio; la Torre, di solito con tre finestre, simbolo della sua prigionia, il Pavone, secondo la leggenda i flagelli con cui furono straziate le carni della giovinetta si trasformarono appunto in penne dell'animale.
Patronato: oggi è considerata soprattutto la Protettrice di tutti coloro che maneggiano gli esplosivi, sia in modo pacifico, come i minatori ed i fabbricanti di fuochi d’artificio, sia a scopo bellico come gli artiglieri, i marinai, i genieri. Tutti i depositi delle munizioni sono in suo onore denominati “Santa Barbara”.
La leggenda della vita
La leggenda della sua vita è ricca di episodi a volte fantastici che hanno avuto un notevole influsso sia sul culto che sull’iconografia.
Barbara nacque a Nicomedia di Bitinia nel 217 d.C. figlia di un ricco mercante di nome Dioscoro. La leggenda vuole che quando Barbara raggiunse l’età di marito il padre, per sottrarla agli sguardi degli innumerevoli pretendenti, la fece rinchiudere in una torre munita di due sole finestre. Durante l’assenza del padre, Barbara fece costruire una terza finestra proprio per ricordare le tre fonti di luce, che illuminano il mondo, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo. Dioscoro capì che la giovane aveva abbracciato la religione di Cristo, dopo svariati ed inutili tentativi di farla recedere dalla sua fede, denunciò la figlia al prefetto Marziano. Anche lui tentò di dissuaderla, ma Barbara rimase irremovibile. Fu torturata, fustigata, ustionata e buttata in carcere, ma inutilmente, il giorno dopo era miracolosamente guarita. Fu allora condannata a morte per decapitazione, ad eseguire la pena fu lo stesso snaturato padre che, appena calò la mannaia sul collo della figlia, fu colpito da un fulmine rimanendo incenerito all’istante e le sue ceneri furono disperse dal vento, era il 4 dicembre del 305 d.C.
I luoghi di culto
Numerosi sono i paesi in cui si è diffuso il culto della Vergine Martire, legato a leggende, più o meno attendibili, sulla sua vita o sulle sue reliquie.
Una  storia racconta che la Santa fosse a Scandriglia, in provincia di Rieti dove il padre, collaboratore dell’Imperatore Massimo Erculeo, fu trasferito intorno al 286 d. C.. Si narra che le sue spoglie  furono sepolte nei pressi di una fonte dove fu costruita una piccola edicola, distrutta nel IX sec. dai Saraceni. In quel luogo miracoloso fu poi eretta una cappella che conserva ancora oggi il titolo di “Ecclesia Martyrii Sanctae Barbarae”.
 In seguito le sacre spoglie furono trasportate da alcuni reatini nella loro città e sistemate sotto l’altare maggiore della Cattedrale. La leggenda narra che tentarono di portar via i resti della Santa, ma tutte le campane della città si misero a suonare a stormo ed i rapitori desistettero dalla sacrilega impresa. Questo miracolo fu considerato da tutti come prova manifesta della vo lontà della Santa di rimanere sepolta a Rieti che fu eletta Patrona della città.
Un’altra vuole le sacre spoglie a Burano, Venezia. Trasportate in Italia nel X sec. dalla nipote dell’imperatore Basilio II, moglie del figlio del Doge di Venezia. Queste furono deposte dapprima nella Basilica di S. Marco ed infine nel 1810, dopo varie peregrinazioni, nell’isola di Burano e collocate in un altare della Chiesa di S. Martino.
Le reliquie
Il teschio di S. Barbara è conservato in uno splendido reliquario nella Chiesa di S. Pietro Apostolo di Montecatini Alto, la mandibola a Pisa. Altre reliquie sono conservate a Roma, in un cofanetto del XII secolo nel Tesoro di San Giovanni in Laterano, e nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina.
E’ da ricordare in conclusione che la Santa Vergine è stata eletta anche Patrona dei Vigili del Fuoco, coloro che per il loro lavoro, appunto, quotidianamente combattono contro le fiamme per salvare altre vite. Infatti nella Parrocchia di Santa Barbara alle Capannelle, dove si trova la Scuola dei Vigili del Fuoco di Roma, viene conservata una reliquia del corpo della Santa dell'isola di Burano, e a Lei rivolgono la seguente preghiera:


Preghiera del Vigile del Fuoco


Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi, arda nei nostri petti, perpetua, la fiamma del sacrificio.
Fa più ardente della fiamma il sangue che scorre nelle vene, vermiglio come un canto di vittoria.
Quando la sirena urla per le vie della città, ascolta il palpito dei nostri cuori votati alla rinuncia. Quando a gara con le aquile verso Te saliamo, ci sorregga la Tua mano piagata. Quando l'incendio, irresistibile avvampa, bruci il male che si annida nelle case degli uomini, non la ricchezza che accresce la potenza della Patria. Signore, siamo i portatori della Tua croce, e il rischio è il nostro pane quotidiano. Un giorno senza rischio non è vissuto, poichè per noi credenti la morte è vita, è luce: nel terrore dei crolli, nel furore delle acque, nell'inferno dei roghi. La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio.
Per Santa Barbara Martire. Così sia.

 

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CURIOSANDO TRA I LIBRI


Cammarano Flavio – Florian Aldo, Santini e Storia di un Editore parigino Maison Bouasse – Lebel, 2009.
Che l’interesse, in questi ultimi anni, verso il meraviglioso mondo dei santini stia sempre più crescendo è dimostrato da una sempre maggiore e vasta produzione editoriale che spazia dalla larga divulgazione tramite le edicole alla specializzazione della ricerca con la pubblicazione di volumi, frutto di una indagine seriamente e scientificamente condotta su fonti d’archivio e documenti storici, proprio come in questo caso. E’ con vivo piacere, infatti, che qui presentiamo ai nostri soci il bellissimo volume di Flavio Cammarano e Aldo Florian su una storica casa editrice, la Bouasse-Lebel di Parigi.
Questa pubblicazione, che ritengo unica nel suo genere, non si presenta come il catalogo dell’intera produzione della suddetta “Maison”: operazione ancora impossibile, come affermano gli stessi autori, perché “la produzione è stata immensa” in 120 anni di attività della storica casa parigina, bensì rappresenta senz’altro il punto di partenza per chiunque ne voglia iniziare a collezionare i “santini di pizzo”. Il libro infatti, in più di trecento pagine in formato A4, riproduce 1053 immagini, di cui ben 938 vennero edite dalla storica “Maison” tra il 1845 e il 1965. Vi sono inoltre presentate le principali serie di santini (tematiche e numerate), corredate da 10 tabelle contenenti la datazione esatta delle singole immaginette registrate al Deposito Legale presso la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi. Le altre immagini, sempre a colori, sono esempi di altri editori o incisori e sono stati inseriti allo scopo di inquadrare storicamente l’evoluzione della celebre azienda parigina nel processo di sviluppo dell’immagine sacra in Francia dal XVI al XX secolo.
Ma non solo: dalle xilografie di rue Montorgueil alle incisioni di rue Saint-Jacques, dallo stile “romantico” a quello “sulpicien”, da san Napoleone all’ultimo Papa-Re, questo libro promette anche di svelare il segreto della Maison Basset e le strategie spregiudicate della casa editrice Bouasse Jeune. Ed accostando così le incantevoli immagini di pizzo di un’epoca passata alle intricate vicende di una dinastia (condanne a morte e suicidi, separazioni e processi, patti di famiglia e testamenti) gli autori sono riusciti a ricostruire la storia di uno dei più importanti editori d’imagerie di Saint-Sulpice.
Un volume, questo, che non devo mancare sul tavolo di ogni collezionista di immaginette e la cui consultazione sarà certamente preziosa e proficua, soprattutto per i cultori dei santini francesi. Il volume, la cui tiratura è limitata, è reperibile presso gli autori ai quali ci si può rivolgere per qualsiasi informazione in merito (Flavio Cammarano - cell. 338 24 72 087 / email: caravaggio67@gmail.com).
                                                                                                                                       

 CARLUCCIO FRISON

 

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SANTINI DEL FONDO SOCIALE - GENNAIO 2010



 

SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DI PONTELUNGO - ALBENGA


 (Rif.nr.94 del “Fondo Sociale” di Gennaio 2010)


Il ponente ligure, con le sue valli ricche di monumenti e ricordi storici legati alle culture di molteplici popoli, costituisce un forte richiamo per turisti e gli amanti della natura che possono spaziare dal verde floreale all’acqua del mare. Il santuario mariano, nel corso dei secoli, è diventato importante per la ricostruzione del rapporto tra la comunità cristiana e la sfera divina.
I Romani nel costruire la famosa Via Aurelia, che doveva collegare Roma con le colonne d’Ercole (ancora visibili sullo stemma araldico del Regno di Spagna) e Gibilterra, trovarono l’insidia nell’attraversare il terreno paludoso di Albenga, nelle vicinanze del fiume Arroscia. Per risolvere tale problema i Romani furono obbligati a costruire un ponte di dieci arcate, che ancora oggi si può ammirare.
Una primitiva comunità cristiana di Albenga decise di realizzare un ospizio, per raccogliere i mercanti ed i viandanti delle strade liguri, accanto una cappella gestita dai monaci benedettini dell’isola di Gallinara.
Dopo queste umili origini che descrivono la devozione del popolo, attorno al 1250 la chiesetta venne dedicata alla Madonna di Pontelungo, mentre l’ospizio venne trasformato in ospedale dai monaci agostiniani di San Vittore di Parigi. Questa struttura ospitò numerosi viandanti tra i quali ricordiamo: i poeti fiorentini Dante Alighieri e Francesco Petrarca, il politico Cola di Rienzo ed il Pontefice Innocenzo IV.
Dopo circa dueceno anni, l’ospedale cessò la propria attività rivolta a malati, poveri e donne della città di Albenga. Arginate le gravi e numerose epidemie di peste che condizionarono l’intero periodo medievale, un altro evento stava sconvolgendo le popolazioni della Riviera di ponente: le improvvise incursioni piratesche in varie località liguri. Il 1 luglio 1637 alcune navi algerine sbarcarono a Ceriale dove uccisero una trentina di soldati, per poi assaltare il convento dei frati di Borghetto Santo Spirito. La flotta piratesca dei Saraceni decise di invadere per ultima la città di Albenga, che stava celebrando la festività di Pontelungo (2 luglio). La Vergine della chiesetta divenne l’ausiliatrice della popolazione che la pregava di frenare l’avanzata nemica. I pirati, giunti presso le mura della città di Albenga, vennero abbagliati da una luce carica di splendore proveniente dal santuario. La flotta, preoccupata da questo inspiegabile evento, salpò verso le coste del corno d’Africa. Per commemorare il prodigio della Vergine di ponte lungo, il 2 luglio venne proclamato festività locale in onore dell’affidamento alla Madre di Dio nel corso dei secoli. (Infatti, l’edicola primitiva fu dedicata a Santa Maria del ponte di Arroscia). Inoltre, per solennizzare l’aiuto di Maria, la popolazione decise di partecipare attivamente alla realizzazione di una chiesa più ampia e decorosa. Nel 1886 arrivarono i francescani che incrementarono la devozione dei fedeli verso la Madonna di Pontelungo, così dopo un secolo di pellegrinaggi da numerose diocesi liguri, nel 1949 Pio Xii proclamò la Beata Vergine di Pontelungo unica e degna patrona della diocesi di Albenga. Ancora oggi il santuario è tappa di numerosi fedeli e turisti, che vengono accolti dai Francescani dell’Immacolata. Questa Famiglia Religiosa è stata fondata dai Padri Stefano Mannelli e Gabriele Pellettieri il 2 agosto 1970 con l’intenzione di annunciare il culto mariano nella Famiglia Francescana e nelle missioni tra i Paesi più poveri del mondo. L’Ordine religioso, composto dl ramo maschile e femminile, si è ispirato alle testimonianze di San Massimiliano Kolbe e San Pio da Pietrelcina.
Inoltre i frati del Santuario di Albenga offrono la felicità della missione in nome della Madre di Gesù e la vocazione straordinaria nell’universalità della Chiesa. Nel 2009, il vescovo di Albenga - Imperia, Mons.Mario Olivieri per ricordare il 60° ann.rio della Madonna Pellegrina ha indetto l’Anno mariano diocesano, con lo spirito di riflettere e pregare per la grandiosa protezione della Madre Celeste verso la comunità cristiana.

STEFANO PIOVANO 

 

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SANTUARIO DI SAN VITO MARTIRE (NOLE CANAVESE
  (Rif .nr.75 del “Fondo Sociale” di Gennaio 2010)


Nato come pilone votivo (la storia di molti di molti santuari piemontesi e dell’Italia), il Santuario intitolato a San Vito martire di Nole Canavese, sorge due chilometri dal centro cittadino canavesano. Si ha notizia di un miracolo scaturito nel 1593 attorno al pilone menzionato, e con l’andare del tempo si sarebbero susseguiti molti altri, tra cui quello narrato da Don Chiaretta negli scritti del 1898, il quale riportava la guarigione di uno storpio, il quale invocando San Vito davanti al pilone all’istante gettò via le grucce e si mise a camminare normalmente. La facciata dell’edificio a capanna (fig.1) senza particolari ornamenti  ad una sola navata, in seguito vennero aggiunte due cappelle laterali, con relativi altari ed il campanile. Il santuario col tempo è riuscito a trovare forme armoniose sia con l’architettura, che l’ambiente che lo circonda. San Vito è sorto in mezzo alla campagna, voluto dai fedeli, che nel medesimo tempo sempre con riservatezza è stato curato con ambizione tramandandolo fino ai giorni nostri (chi partecipa una volta alle funzioni viene attratto e non può che ritornarci negli anni successivi). La prima esclamazione che vi si raccoglie in mezzo ai partecipanti
Delle funzioni: “Come si sta bene qui a San Vito”; “che pace lo circonda”.
Per alcuni decenni, la festa di San Vito ( si festeggia il 15 giugno di ogni anno) era passata sotto tono, un professore molto attivo ANICETO BELLO (prematuramente scomparso) con la sua parsimonia con i suoi collaboratori è riuscito a portarla nel pieno splendore di oggi giorno. I visitatore entrando nel santuario viene subito attratto dall’altare maggiore, ove si ammira l’affresco del pilone campestre conservato sotto vetro (fig.2) datato all’incirca 1648, che raffigura il giovane martire incoronato da Gesù e dalla Madonna; sulla destra del dipinto San Pietro, a sinistra l’apostolo Giacomo, in veste da pellegrino, al fianco del quadro, vi si trovano due tele datate 1725 raffiguranti, secondo la leggenda S.Modesto (istitutore) e Santa Crescenzia (nutrice). Un breve corridoio ci porta nella cappella dei quadri votivi, ove sono conservati oltre 300 quadri di grazie ricevute (fig.3).  La storia di San Vito, come per altri santi, sono basate sulle vicende leggendarie descritte dalla Passio, riprese e arricchite dalla Leggenda Aurea. San Vito sarebbe originario della Sicilia, di famiglia cristiana dotato di capacità taumaturgiche fin da piccolo. A causa delle persecuzioni fu costretto a fuggire in Lucania. Tra i suoi miracoli, vi si annovera la guarigione del figlio dell’imperatore Diocleziano, sofferente di epilessia. Nonostante ciò per essersi rifiutato di sacrificare agli dei, a Vito furono riservate atroci torture, tra cui l’immersione in un calderone contenente olio bollente da cui uscì indenne. Secondo la tradizione Vito morì martire in Lucania, sotto Diocleziano, all’inizio del IV secolo. Nella iconografia è raffigurato di giovanile aspetto, vestito da ricchi abiti. Tra i suoi attributi vi è talvolta un gallo bianco (iconografia tedesca) la caldaia dell’olio bollente, la palma del martirio (documentazione tratta dalla pubblicazione Giovanni Battista Visca/2000). Il santuario di San Vito martire di Nole Canavese; durante le celebrazione liturgiche del 15 giugno (festa del Santo) vengono elevate alla protezione  tutti i bambini e i ragazzi.

GIANFRANCO PIOVANO

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SANT’ANTONIO DI PADOVA - Capizzi (ME)
  (Rif.santino nr.31 del “Fondo Sociale” gi Gen.-Feb.2010)


Cenni sui festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di Padova che si venera nell’omonima chiesa di Capizzi (Messina)
Sant’Antonio di Padova è uno dei santi più amati e venerati dal mondo cattolico.  Le eccezionali virtù taumaturgiche per le quali è invocato hanno fatto di Antonio semplicemente il “Santo” dei miracoli. Venerato da secoli dal popolo di Capizzi, viene festeggiato dai cittadini capitini,con la partecipazione della venerabile Confraternita di Sant’Antonio di Padova , ben due volte l’anno. La prima festa si svolge dall’uno al 13 Giugno con la celebrazione da parte dell’Arciprete della tredicina in onore del Santo, e della cavalcata, con sfilata di vari e molti cavalli proprio giorno 13 Giugno in conclusione dei festeggiamenti.
La seconda festa invece incomincia giorno 24 Agosto con la novena, dove alcune donne vi partecipano a piedi scalzi, in segno di penitenza, e termina giorno 3 Settembre. Durante le sere che precedono la grande festività, i colpi del tamburo risuonano per le vie cittadine, invitando tutti a un pellegrinaggio.
Tra la notte dell’uno e del due settembre, da secoli, infatti si svolge ogni anno il pellegrinaggio verso a “Cannedda” che consente il perpetuarsi di un rito religioso patrocinato dalla compagnia vetturale“dell’Urdunara”, e dalla Confraternita di Sant’Antonio. La tradizione vuole che Sant’Antonio, nel suo girovagare in Sicilia abbia sostato una notte intera proprio in questo luogo chiamato “u chianu a Cannedda”. Numerosi fedeli, intorno alle tre di notte, a piedi scalzi oppure a cavallo si radunano di fronte la chiesa del Santo per intraprendere quel viaggio che si concluderà solo dopo circa quattro ore di lungo e suggestivo cammino verso i boschi dei Nebrodi. Verso le 10 di mattina viene celebrata la Santa Messa, da parte dell’Arciprete, proprio davanti una cappella dedicata al Santo, durante la quale si benedicono il pane e l’alloro che verranno distribuiti in seguito ai fedeli presenti. Di pomeriggio avviene la grande cavalcata con sfilata finale per le vie del centro urbano. Conclusa la celeberrima sfilata “A Ntrata Addauro”ha inizio la processione del Santo dei Miracoli che partendo dalla sua chiesa, giunge infine alla chiesa Madre; qui in forma solenne vi si celebrano i Vespri in suo onore. Giorno 3 Settembre, di mattina alle ore 11 circa, vi è la Santa Messa solenne con la partecipazione della confraternita di Sant’Antonio. La confraternita è stata aggregata il 4 Dicembre 2005 all’Arciconfraternita di Padova, ottenendo privilegi e indulgenze. È la confraternita stessa che si occupa dei festeggiamenti in onore al Santo e della buona riuscita della festa. Ogni confrate indossa la particolare “cappa“ consistente in un sacco bianco con visiera o cappuccio, cingolo e guanti bianchi, e mantella di colore moscato. Di pomeriggio avviene la processione della “vara” o fercolo con la Statua di Sant’Antonio, opera settecentesca, e della Madonna delle Grazie, piena di ex voto in oro, portati a spalla dai devoti. È da precisare che il fercolo di Sant’Antonio viene portato a spalla dagli uomini e invece la Madonna, che è anche molto pesante, viene portata da solo donne, quasi tutte scalze. I fuochi d’artificio chiudono la festosa e indimenticabile festa di Capizzi.    

FRANCESCO SARRA MINICHELLO

 

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NOTIZIE DAL MONDO



1610-2010: CELEBRAZIONI 400° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SERVO DI DIO MATTEO RICCI, S.J.


In occasione del IV Centenario della morte di Padre Matteo Ricci, è stato costituito, presso il Comune di Macerata, un Comitato promotore con il compito organizzare, attuare e promuovere le manifestazioni per celebrare questo grande personaggio e la sua opera.
Padre Matteo, gesuita, nato a Macerata nel 1552 e morto a Pechino nel 1610, è il primo missionario in Cina, oltre che uomo assai dotto nelle scienze matematiche e astronomiche, ancora oggi definito da papa Benetto XVI una figura attualissima in quanto “proficuo modello di incontro tra la civiltà europea e quella cinese”. Tanti fino ad oggi sono stati gli eventi per celebrare la ricorrenza ma certamente “una delle aspettative più importanti, almeno dal punto di vista ecclesiale, è il riconoscimento della santità di padre Ricci”. Lo ha affermato mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata.
Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto nel 1982 alla Pontificia Università Gregoriana, ne tracciava il profilo accostandolo addirittura ai Padri della Chiesa: «Come già i Padri della Chiesa per la cultura greca, così padre Matteo Ricci era giustamente convinto che la fede in Cristo non solo non avrebbe portato alcun danno alla cultura cinese, ma l'avrebbe arricchita e perfezionata ... La figura e l'opera del padre Ricci appaiono assumere oggi una grande attualità per il popolo cinese, proteso come è in un processo di modernizzazione e di progresso». In queste poche espressioni troviamo la sostanza della vita e dell'opera del missionario gesuita maceratese.

 

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FAENZA (RA), 9-11 aprile 2010: 3 giornate di formazione su " “Il collezionismo dei santini e
delle immaginette devozionali”

 

 

Dal 9 all’11 aprile 2010 nella Sala San Carlo della città di Faenza (RA) si terranno tre Giornate di formazione per cultori, collezionisti, studiosi e appassionati del settore delle immaginette sacre. Questo straordinario evento formativo è organizzato da “Il Mondo dei Santini Srl” del quale è amministratore il nostro socio TONI GRAZIANO. Di estremo interesse si presentano le conferenze che saranno al centro dell’attenzione dei partecipanti come “Le immagini devozionali e i santini nella storia e nella devozione popolaredello studioso medievalista ANTONIO SCIOLI nel pomeriggio di venerdì 9 aprile. Sabato 10 aprile, alle ore 10 su: “Il collezionismo delle immaginette religiose: caratteristiche,tipologie e metodologie” parlerà l’Avv. BIAGIO GAMBA, studioso ed esperto collezionista, iscritto al Collegio Periti Italiani, socio AICIS e già noto a tutti i nostri associati. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 15.00 su: “Tecniche dell'incisione: la xilografia, il bulino e l'acquaforteterrà la conferenza il Prof. ERMES BAJONI, consulente scientifico per il Gabinetto delle Stampe antiche e moderne del Museo di Bagnacavallo ed alle ore 16.00 la conferenza sul tema: “Tecniche di produzione: la miniatura”sarà tenuta dalla Dr.ssa IMMA LAINO, esperta d’arte. Il giorno 11, domenica, alle ore 10.00 chiuderà il Convegno l’avv.BIAGIO GAMBA con il tema: “Collezionismo e Mercato”. Informiamo che sarà presente a questo evento, veramente interessante, relativo al mondo dei santini, il nostro Presidente Conte Gian Lodovico Masetti Zannini. Verrà successivamente preparato un apposito DVD con le conferenze del Convegno che i nostri soci potranno avere, con qualche agevolazione, richiedendolo a “Il Mondo dei Santini”.

 

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SANT’ACACIO MARTIRE
di Don DAMIANO MARCO GRENCI

Nell’elenco alfabetico dei Santi 14 Ausiliatori il primo ad apparire è Acacio. La tradizione lo definisce martire. Ma chi è questo Acacio? Il MR riporta due martiri: Sant' Acacio (Acazio) di Mileto (28 luglio); e sant' Agazio (Acacio) soldato (8 maggio). Ma se consultiamo la BS ci accorgiamo di altri martiri con questo nome, tra cui Sant’Acacio Armeno martire sull’Ararat.
Questo è raffigurato come martire crocifisso e coronato di spine. L’ausiliatore Acacio venerato nel santuario dei Santi Quattordici di Vierzehnheiligen in Germania (www.vierzehnheiligen.de) è raffigurato con la croce e la corona di spine: questo fa dedurre che il nostro Acacio è il martire dell’Ararat. Però la BS e il Bollandisti affermano che c’è una confusione tra l’Acacio, soldato martire a Bisanzio, e il martire dell’Ararat, per cui cosa possiamo che, vista la possibilità di un elenco del Santi Ausiliatori vario in alcuni suoi elementi, è sostenibile la tesi che il Sant’Acacio dei Santi Quattordici possa essere sia uno che l’altro, al di là che essi si definiscano distinti o uno sdoppiamento; certo è che non possibile arrivare ad una certezza storica sulla loro identificazione.



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SANTINI OFFERTI DAI SOCI CON LA CAMPAGNA "UN SANTINO PER OGNI SOCIO"

I santini qui elencati sono stati inviati a tutti i soci in Gennaio 2010 (cfr.Vita Associativa a pag.3)


LA CORUNA, SPAGNA- SAN GIUSTO MARTIRE


Padre MICHELE GIULIANO di Marigliano (NA) ha inviato l’immaginetta di San Giusto, martire, (sigla: MG28) che si venera nella Cappella dell’Ospedale della Carità di Ferrol a La Coruna in Spagna. L’immaginetta è stampata a propria devozione da Padre Giuliano.

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VENA DI PIEMONTE ETNEO (CT) - LA MADONNA DELLA VENA


Il Prof. ALFREDO FICHERA di Mascali (CT) ha inviato il santino  dell’icona della Madonna della Vena (Maria Ss.ma Theotòkos  glycofilùsa. Il dipinto è a tempera su una tavola di cedro proveniente dal Libano. La tradizione fa risalire al VI sec. la costruzione di un primo  monastero dedicato a S. Andrea, per volontà di papa  San Gregorio Magno.L’attuale Santuario venne completato nel 1930 e consacrato l’anno seguente, accoglie tutto l’anno i pellegrini,soprattutto la prima domenica di settembre, in occasione dei solenni festeggiamenti in onore della Madonna “Vena omnium gratiarum”.

(Notizie del prof. A. Fichera)
(Continua nel numero di Marzo-aprile)

 

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CHIESA DI TORRE DEL MORO-CESENA - MADONNA DI MEDJUGORJE


ALBERTO BOCCALI di Cesena ha trasmesso questo santino della Regina della Pace, che appare dal 1981 in Bosnia-Erzefowina, fatto stampare  a propria devozione e degli “Amici di Medjugorje” quale Gruppo di preghiera “Regina della Pace”.


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MONTEFALCO (PG) - Beato PELLEGRINO da MONTEFALCO


Don DAMIANO MARCO GRENCI ha fatto pervenire l’immaginetta del Beato Pellegrino da Montefalco, viandante spagnolo, che è esposto al culto dei fedeli nella chiesa di Sant’Agostino di Montefalco (PG). Il santino è stato stampato dallo stesso Don Damiano a propria devozione.


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SANTA LUCIA, vergine e martire


ERNESTO GUIDA ha inviato un congruo numero di immaginette di Santa Lucia (B.N.Marconi - Genova) per gli associati AICIS. La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come  ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all'anno 304).

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ROMA - VENERABILE MADRE TERESA CORTIMIGLIA


AGOSTINO CERINI e LUIGI ZANOT di Roma hanno procurato per i soci l’immaginetta della ven.Maria Teresa Cortimiglia. Biagia, è il nome di battesimo della Venerabile, nasce in Corleone il 7 febbraio 1867.
E’ la fondatrice delle Suore Francescane di Santa Chiara. "Sottomissione piena, fatta di spirito di fede, alla santa legge di Dio, oggi più che mai ignorata, trasgredita, disprezzata da tanti, da troppi, con "audacia irriverente e temeraria" (Paolo VI, 30 nov.1966).

(Continua nel numero di Marzo-aprile)

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FANO - SS.MO CROCIFISSO


GIANCARLO DE LEO di Fano ha rimesso l’unito santino del Ss.mo Crocifisso venerato nell’Ospedale di Fano. E’ una scultura di Giovanni Pupita del 1990. Santino della “Errebi - Falconara”.

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CRISPIANO (TA) - VERGINE SS.MA DELLA NEVE


Il Prof.ANGELO CARMELO BELLO di Crispiano ha trasmesso un'immaginetta della Patrona della sua città, la Vergine Santissima della Neve.

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ANNO PAOLINO - 28 giugno 2008 - 29 giugno 2009


Il Prof. MARCELLO VENDEMMIATI e ROBERTO DE SANTIS di Alessandria hanno inviato una immaginetta di San Paolo Apostolo, celebrativa dell’Anno Paolino.

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BEATO ANDREA (OXNER) DA RINN



Don DAMIANO MARCO GRENCI
ha trasmesso un'immaginetta del Beato Andrea Oxner da Rinn. Questi era nato il 16 novembre 1459 nel Tirolo e venne ucciso il 12 luglio 1722. Nel 1994 l’arcivescovo di Insbruck ne ha abolito il culto. La sua tomba però continua ad essere meta di pellegrinaggi.

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ROMA, 25 APRILE 2010: BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE ANGELO PAOLI


Il prossimo 25 aprile il card.Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma, presiederà nell’Arcibasilica di S.Giovanni in Laterano la cerimonia di Beatificazione del Venerabile carmelitano Angelo Paoli.
Padre Angelo, nato nel 1642 ad Argiliano (Massa Carrara), possiamo definirlo “un contemporaneo”, “un santo per l’oggi” e, soprattutto,  un “genio della carità” per aver anticipato le Case Famiglia, le mense della Caritas e il recupero degli ex carcerati. 
Egli è vissuto 33 anni a Roma dove è morto nel 1720. E’ sepolto nella bella Basilica romana dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.

Renzo Manfè

PADRE ANGELO, UN SANTO PER L'OGGI

 


Oggi, a distanza di tanti anni, che senso ha la glorificazione di questo uomo vissuto così tanto tempo fa?
La sua storia, mostrata a tutti con la beatificazione, porta un messaggio ancora valido per la Chiesa e il Carmelo che avanzano nel terzo millennio? Sicuramente ciò che non tramonta della vita e dell’esempio di padre Angelo Paoli è il suo servizio caritativo fondato nella contemplazione del Mistero di Dio, amato ed adorato soprattutto nella Santa Eucarestia.
Scrive papa Benedetto XVI: «I santi hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro con il Signore Eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel servizio agli altri» (Deus Caritas est, n° 18).
P. Angelo ha vissuto con verità tangibile il suo rapporto con Dio rimanendo unito a Lui nelle sue lunghe ore di preghiera e diventando manifestazione nella storia della presenza dell’amore di Dio. L’amore intenso per la persona di Cristo e per la sua Croce, ha plasmato il corso della sua vita ed è diventato per lui un’esperienza di unione di pensiero, di sentimento e volontà con il mistero divino, tanto da condurre p. Angelo a vedere gli uomini ed il mondo con gli occhi di Dio ed amare gli altri in Dio e con Dio. La beatificazione di padre Angelo arriva dopo tanti anni di attesa ed il Signore nella sua Provvidenza pare che voglia offrirla in un tempo speciale. Sarà solo un caso il fatto che essa verrà donata al Carmelo ed alla Chiesa nell’anno che il Pontefice ha voluto dedicare al sacerdozio? In questo Anno Sacerdotale, la beatificazione di padre Angelo è certamente una occasione opportuna per risvegliare in tutti i sacerdoti l’amore per l’Eucarestia e la Beata Vergine Maria, e il servizio creativo nella carità. La grande famiglia del Carmelo ha dato alla Chiesa una schiera meravigliosa di santi fratelli e sorelle che brillano come esempi di preghiera e come maestri di spiritualità e di mistica. Padre Angelo, come apostolo carmelitano della carità, mostra che la mistica va trasformata in impegno etico e che l’unione con Dio si trasforma in struggimento per la povertà umana, non come semplice commiserazione sentimentale, ma come cammino sui sentieri della storia nel segno della compassione e del servizio. Padre Angelo, uomo povero e penitente, ci insegna anche la gioia e la bellezza. L’ilarità e l’umorismo hanno accompagnato tanti momenti della sua vita. Con battute simpatiche ha smorzato momenti difficili ed ha accettato parole che suonavano come attacchi se non addirittura come insulti. L’amore per la musica e l’impegno profuso affinché tra le corsie dell’ospedale ci fosse spazio per il canto e per scenette buffe, ci mostrano un padre Angelo che bene intuisce la pedagogia della guarigione totale della persona, che non può risollevarsi fisicamente se il suo spirito non risorge nella letizia.
Tanti tratti ed aneddoti della vita di padre Angelo, ci rivelano la delicatezza dell’animo di questo uomo che, contemplando la Bellezza di Dio, ha operato per ridare bellezza agli uomini che lo hanno avvicinato scegliendo (contagiati dal suo esempio) di collaborare con lui come volontari nello stesso servizio del nostro frate o lasciandosi evangelizzare nell’esperienza della loro malattia e della loro povertà. La Chiesa continuamente si interroga su come crescere nella sua comunione interna e come creare dei legami tra presbiteri e laici che siano all’insegna della corresponsabilità nell’opera dell’evangelizzazione. Padre Angelo, che univa intorno a sé gente altolocata e semplici artigiani, che responsabilizzava e sapeva suggerire ad ognuno il suo specifico modo di far crescere la cultura dell’amore, invita anche noi suoi fratelli e sorelle di oggi a inventare insieme vie e modi nuovi per aver cura dei poveri e dei convalescenti di oggi, ammalati soprattutto, come dice il papa Benedetto XVI, di aridità dell’anima. Se il Signore ha permesso che per tanto tempo scendesse il silenzio su questa figura, e proprio oggi per le mani della Chiesa, ce lo ripresenta nella luce della sua testimonianza e del suo infaticabile amore, vuol dire che Egli alla Chiesa ed al Carmelo di oggi vuol dire qualcosa. Dio, attraverso questa glorificazione che avviene oggi e non in tempi passati, sta parlano ai carmelitani ed alle carmelitane di oggi, religiosi e laici.
Il Signore attraverso questo prete che ha vissuto la sua maturità umana e spirituale a Roma, è probabile che voglia dire qualcosa anche alla Chiesa che oggi vive in Roma, ai suoi presbiteri in particolare. Forse Dio non sta solo facendoci un regalo desiderato ed atteso da così tanto tempo, è probabile che Lui, guida della sua Chiesa, ci stia mostrando un esempio ed una via.                             

(Fonte: http://www.beatificazioneangelopaoli.it/ )

 

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NOTE ALL'ARTICOLO "L'UNIVERSO SIMBOLICO NEI PRESEPI DI CARTA, NELLE IMMAGINETTE E I MANIFATTI DELLA TRADIZIONE CLAUSTRALE

1 - Per un inquadramento generale  vd A. Finizio - A. Salvatori, Compendio di Storia del presepio, AIAP, Roma 2007.

2 - Vd E. Gulli Grigioni, Santi auguri. Presepi di carta, santini, calendari etti devozionali per augurare la buone feste (secoli XIX e XX), Ravenna 1995.

3 - Si riprende qui a distanza di tempo una iconografia alto-medioevale di Maria assisa che adora o comunque si occupa del Bambino.

4 - Prerogativa che in antico era dei Re Magi, v. miniature bizantine del X sec.

5 - Romano il Melode, Inno per il Natale IV, 20, 29.

6 - Agostino, Discorso 202, Epifania del Signore 1: vd S. J.Voicu, Prima del presepe, Roma, 2004, p. 22.

7 - Mt 2, 2.

8 - Nm 24, 17.

9 - Vangelo armeno dell’Infanzia, 11, 10. vd Voicu, op cit, pag. 43.

10 -  Mt 2, 9.

11 - Mt 3, 16.

12 - Origene, Omelia sui Numeri 18, 4: vd Voicu, op cit, p. 52

13 -Basilio di Cesarea, Sulla nascita di Cristo 6, ivi, p. 55

14 - come si legge nell’Omelia sui Vangeli di Gregorio Magno, in Voicu, op cit, pag. 60-61.

15 - Vangelo armeno dell’infanzia 11, 16-17, in Voicu, op cit, pag 62.

16 - vd Compendio di storia del Presepio, op cit pag 196; C.Widmann, La simbologia del presepe, Roma, 2004, pag. 333.

17 - Romano il Melode, Inno del Natale.

18 - G. Passarelli, Icone delle dodici grandi feste bizantine, Milano, 1998, pp.85-108.

19 - G. Dell’Aringa, Leggende della vita di Gesù, Associazione Ponte, Capannori (Lu) 1990, p. 43.

20 - Is 1, 5. Vd R. Papa, Contributo per una storia iconologica della Natività, in La Madonna del Presepio. Da Donatello a Guercino. Una devozione antica e nuova nella terra di Cento,  Cento, Pinacoteca Civica, 2 dicembre 2007- 13 aprile 2008, pag. 90. 

21 - Jacopo da Varagine, Leggenda Aurea, trad. di C. Lisi, Firenze, 1952, pag. 52.

22 - Ibid, pag. 53.

23 - M.Dolz, Il Dio Bambino. La devozione a Gesù Bambino dai vangeli dell’infanzia a Edith Stein, Milano, 2001, pp.201-2.

24 - Il Divino Infante. Sculture del Bambino Gesù dalla Collezione Hiky Mayr, a cura di C. Basta, FMR, 2002; S. Micheli, Imago Sanctitatis. Il Bambino vestito. Una particolare tipologia di immaginette devozionali, Capannori, 2007; D. Tonti, Il Verbo si è fatto carne. L’iconografia del Bambinello, Urbino, 2007.

25 - Vd R. Papa, op cit, pag. 84-87.

26 - Lode sopra i Tre Magi, canto popolare, Lago di Garda: vd “Dolce felice notte…”. I Sacri canti di G.B. Michi (Tesero 1651-1690) e i canti di questua natalizio-epifanici nell’arco alpino, dal Concilio di Trento alla tradizione orale contemporanea, a cura di R.Morelli, Provincia Autonoma di Trento, 2001, pag. 109.

 

 


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