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AGGIORNAMENTI
PADOVA, 1-16 giugno 2013 - "MOSTRA COLLEZIONISMO ANTONIANO"
Sabato 1° giugno alle ore 9,00, a Padova, Sala dello Studio Teologico della Basilica del Santo, verrà inaugurata l'interessante "MOSTRA COLLEZIONISMO ANTONIANO".
Infatti,
il Circolo Filatelico Numismatico di Camposampiero (PD), del quale è segretario il nostro socio Oscar Tessarolo, ha organizzato una esposizione di sapore antoniano e nel periodo Antoniano più sentito dai fedeli, cioè quello della "Tredicina" dedicata a Sant'Antonio presso la sua casa e dimora.
La mostra abbraccia vari aspetti: filatelia, numismatica, medaglistica ed immaginette sacre (dal 1600 al 1900).
Orario di apertura: 9.00-19.00.
Renzo Manfè
Vice Presidente A.I.C.I.S.
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SANTINI E SANTITA'
NOTIZIARIO A.I.C.I.S. N. 2- 2013
MARZO - APRILE 2013
Santino in copertina: “CONSUMATUM EST"
(Collezione di Giancarlo Gualtieri)
Canivet: intaglio su pergamena prima metà secolo
XVIII. Produzione tedesca. Su un fondo a
reticella e a motivi vegetali, si trova la miniatura
centrale con Gesù in croce e la scritta "Consumatum
est". Il motivo dello sfondo è interrotto
solo da leggeri rami terminanti con una rosa
posta alla sommità. Quattro conchiglie completano
la decorazione. La cornice esterna è caratterizzata
da linee curve di colore dorato”.
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VITA ASSOCIATIVA
31 MARZO 2013 - SANTA PASQUA DI RISURREZIONE: AUGURI VIVISSIMI
“L’Agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ha riconciliato noi peccatori con il Padre. Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. Il Signore della Vita era morto, ma ora, vivo, trionfa”.
Il Presidente Giancarlo Gualtieri e tutto il Consiglio Direttivo, con la gioia di Maria di Magdala all’alba del mattino
di Pasqua, annunciano che Cristo è veramente risorto e per noi tutti ha vinto la morte per sempre!
Sia questa la
certezza che riempie i nostri cuori di gioia traboccante e incontenibile. Auguri a tutti gli associati di serene e gioiose
festività pasquali.
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CALENDARIO RIUNIONI MENSILI AICIS A ROMA NEL 2013 CON ORARIO 15.30-17.00
Ecco le date approvate dal Consiglio Direttivo per gli incontri sociali del 2012, in una delle sale della Parrocchia di Santa Maria in
Portico a Piazza Campitelli, nel primo martedì del mese:
8 gennaio, 5 febbraio, 5 marzo, 2 aprile, 7 maggio, 4 giugno, 2 luglio, (agosto
= chiusura), 3 settembre, 1 ottobre, 5 novembre e 3 dicembre.
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IL CALENDARIETTO 2013 IN PVC DEL XXX ANN.RIO AICIS, OFFERTO DAL SOCIO PAOLO EMILIO CAMAIORA
Il socio Paolo Emilio Camaiora, titolare della SATEC Srl anche quest’anno ha offerto a tutti gli associati il calendarietto
da portafoglio in pvc che riporta sul lato frontale la riproduzione della Tessera 2013 per il XXX annIversario
di fondazione della nostrta associazione.
Un sentito ringraziamento.
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CONSEGNATA ALL’ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
L’ANNATA 2012 DI SANTINI E SANTITÀ
Nello scorso mese di febbraio il proboviro Antonino Cottone, a nome dell’AICIS, ha consegnato “brevi manu”, all’Archivio della Congregazione per le Cause dei Santi l’Annata 2012 della nostra
Rivista “Santini e Santità” per gli Atti della stessa. Siamo veramente lieti che la nostra pubblicazione
bimestrale, che riporta sempre i Nuovi Decreti della citata Congregazione con una foto
e brevi cenni della vita dei nuovi modelli di santità, sia presente negli Archivi della Congregazione vaticana.
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INVITO AL RINNOVO DELLA QUOTA SOCIALE 2013
Diversi associati tesserati nel 2012 non hanno ancora rinnovato la quota di euro 35.00 relativa al corrente anno. Mentre anche a
costoro trasmettiamo sia il presente numero della Rivista, che le 15 immaginette di pagina 2 e la foto di Benedetto XVI citata qui appresso
ed a pagina 16, facciamo presente che a norma del nostro Statuto la qualifica di socio decade con il 31 dicembre dell’anno relativo
all’ultimo pagamento.
Invitiamo, pertanto, quanti non avessero ancora versato la quota 2013 a provvedere al più presto. Grazie.
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27 FEBBRAIO 2013: DELEGAZIONE AICIS
PRESENTE ALL’ULTIMA UDIENZA PUBBLICA DI BENEDETTO XVI
Il Santo Padre Benedetto XVI, alle ore 10.00 del 27.2.2013, ha tenuto in una Piazza
San Pietro l’ultima udienza pubblica alla presenza di circa 200.000 fedeli provenienti
da tutto il mondo.
L’AICIS era presente con una rappresentanza: Renzo Manfè per il
Consiglio Direttivo, Giuliana Faraglia per i Revisori dei conti, Antonino Cottone di Misilmeri
(PA) per i Probiviri e Don Paolo Mazzoleni di Colli a Volturno (IS) per tutti gli associati.
Tra le foto scattate al Santo Padre benedicente da parte di Antonino Cottone ne è
stata scelta una particolarmente significativa che il Consiglio Direttivo allega al presente
numero della Rivista come dono per tutti gli associati.
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28 FEBBRAIO 2013: È DECEDUTO IL SOCIO GIOVANNI COSTANZO, SEGRETARIO AICIS DAL 1992 AL 1994
Il 28 febbraio è venuto a mancare il prof. Giovanni Costanzo di Roma. Costanzo, eletto al Consiglio Direttivo
AICIS nel 1992, ha svolto l’incarico di Segretario dal 4 febbraio 1992 fino al termine del 1994, quindi, sempre
come Direttivo, è stato coordinatore per gli scambi dei soci fino al termine del 1997.
Assiduo nel partecipare alla vita associativa attraverso suggerimenti utili e preziosi, a mostre, e altre iniziative,
porgiamo a a Giovanni Costanzo il nostro ringraziamento che traduciamo concretamente in preghiera (continua)
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CONFERENZA DEL DR. SANDRO ERCOLE DI ROMA NELLA PROSSIMA RIUNIONE SOCIALE DEL 5.3.2013
Il 5 marzo p.v., nel corso della riunione mensile AICIS, il dr. Sandro Ercole di Roma terrà una conferenza sul tema “Religiosità e Santità in Terra d’Abruzzo”.
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ICONOGRAFIA, SEGNI DI PROTEZIONE CELESTE
LA VISIONE DI COSTANTINO
di Elisabetta GULLI GRIGIONI
Nel numero di gennaio 2013 della
rivista «Arte», alcune pagine sono
occupate da un articolo di Sergio
Risaliti, Massi di luce. La croce e il labirinto,
dedicato a una monumentale installazione di
Mimmo Paladino, collocata davanti alla
Chiesa di Santa Croce a Firenze, concepita appositamente
per la piazza (dieci giorni di permanenza, circa
duecentomila visitatori). Si tratta di una gigantesca croce latina,
commissionata da Fondazione Florens, ottenuta accostando
tra loro circa sessanta blocchi di marmo di varie
dimensioni (alcuni squadrati, altri informi, già naturalmente
di differenti colori, «scelti con triplice intento: plastico, figurativo,
architettonico»), mantenendoli in asse con l’altare maggiore
collocato all’interno della basilica.
L’artista, che i ravennati conoscono grazie a un’importante
mostra allestita a cura di Claudio Spadoni alla Loggetta Lombardesca
e a Santa Maria delle Croci (Mimmo Paladino in
scena, 20 marzo-7 luglio 2005), oltre a dispiegare una complessa
simbologia allusiva a figure archetipiche desunte dalla
filosofia antica, dall’universo allegorico medievale, dalla ritualità
sacrificale cristiana, ha tenuto conto di molti elementi ambientali,
per esempio della presenza, sul lato destro della
chiesa di una statua marmorea raffigurante Dante Alighieri,
ponendo sulla croce, «in contrappunto», una stele antropomorfa.
La croce monumentale, esaltata da una copertura della
piazza in cui è collocata realizzata, per un’estensione di circa
quattromila metri quadrati, con lucenti ciottoli bianchi è opera
di grande importanza anche perché chiedendo alla popolazione
in visita di interagire lasciando un segno del proprio passaggio
(profilo di una mano, un nome, una data) l’artista la
immette in un emozionante vissuto spirituale, partecipe, quale
testimonianza, di un attualissimo dibattito sul rapporto tra arte
contemporanea e sacro.
Sembra, l’evento d’arte fiorentino, introduzione impegnativa
alla spiritualità dell’anno 2013 che sarà percorso dalla figura
della croce: in quanto essa sia simbolo principe della Fede cui
Benedetto XVI ha dedicato
un periodo speciale,
e in quanto
simbolo fondamentale
nella vicenda costantiniana
che con l’editto
di Milano del 313, in
quest’anno commemorato,
ha dato una svolta
alla condizione di persecuzione
dei cristiani
della Chiesa primitiva.
Non è il caso di soffermarsi
qui sulla
complessa situazione
storica dell’Editto che
Franco Cardini definisce« una specie di“oggetto misterioso”
della storia del IV secolo
e del cristianesimo» (QN 16 ottobre 2012). (Continua...)
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S. PANTALEONE - Heiliger PANTALEON
di Giancarlo GUALTIERI
Il tredicesimo e penultimo, in ordine alfabetico,
dei “Quattordici Santi Ausiliatori”,
è S. Pantaleone Medico e martire
del III secolo. (Figg.1 e 2).
Esercitò la sua professione
di medico tra le persone povere senza chiedere in cambio
alcun compenso per questo gli fu attribuito l’epiteto di
anargiro, (letteralmente dal greco senza argento) ma fu anche il
medico di corte dell’imperatore di Costantinopoli Galerio. Questi
appena saputo della sua adesione al cristianesimo
lo fece prima imprigionare,
poi sottoporre ad orrende torture ed infine
condannare a morte. Vani furono i
tentativi da parte dei carnefici di procuragli
la morte nei modi più crudeli, Pantaleone
ne uscì sempre indenne, anzi
pregò Dio di perdonarli, motivo per il
quale egli ricevette pure il nome di Panteleemon,
che in lingua greca significa
appunto colui ha compassione di tutti.
Il
27 luglio del 305 gli furono inchiodate le
braccia sul cranio (Fig.3), e si lasciò
mozzare la testa dal boia.
Emblema: Palma del martirio
Etimologia: in greco Pantaleémon,
in latino Pantaleo, significa interamente
leone, forte in tutto.
Ausilio:, viene invocato contro le infermità
di consunzione (progressivo deperimento
fisico dovuto a grave
malattia)
Attributi: In numerose raffigurazioni
Pantaleone è presentato con riferimenti
ed attributi specifici della sua attività di
medico: un vaso d´unguenti, un mortaio,
una scatola di medicine; talvolta è invece
rappresentato con le mani inchiodate
sopra la testa, da cui anche la
protezione da lui stesso accordata ai sofferenti
di emicrania
Patronato: patrono dei medici e
delle ostetriche.
La leggenda della vita: scarse sono
le notizie storiche della vita e quelle del
suo martirio che ci sono giunte con le
Passio, di seguito riporto quella tratta dal“Compendio delle Vite de’ Santi e relative
immagini per tutti i giorni dell’anno” edito dai Fratelli Banzo
- Roma 1844. «S. Pantaleone di professione medico nacque in Nicomedia
di padre pagano, e di madre cristiana. Istruito da Ermolao
Sacerdote di santa vita nella fede di Gesù Cristo imparò
da quello che molto meglio con la sola invocazione del nome di
Gesù, che la medina d’Esculapio ed Ippocrate avrebbe guarito
ogni sorte di male.
Volle egli far l’esperienza di ciò; onde incontratosi
in un fanciullo ucciso da una vipera, con la invocazione
del SS. Nome di Gesù rese la vita al fanciullo, e diede la morte
alla vipera. Commosso da quel miracolo corre a ritrovare il suo
Catechista, e gli domanda il battesimo. Acceso di vivo zelo per
la salute delle anime, assicurò per la prima quella del suo genitore.
Inspirato da Dio fece sotto gli occhi paterni apparire la omnipotenza
del Dio de’ Cristiani donando a un cieco la vista (continua)
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CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO SPINELLI
14 APRILE 1853 - 6 FEBBRAIO 1913
La vita del beato Spinelli tra intuizioni divine e calvari umani
Francesco Spinelli, di origine bergamasca, nasce a Milano il 14 Aprile 1853. A soli 22 anni è ordinato
sacerdote dal Vescovo di Bergamo.
Lo stesso anno, pellegrino a Roma, in S. Maria Maggiore contemplando
il mistero dell’Incarnazione davanti alle reliquie della culla di Betlemme, è raggiunto da una
luce interiore: dare vita a una comunità di giovani donne che consacrino la propria vita al Signore presente
nell’Eucaristia, pregando giorno e notte per ricevere l’amore con cui servire i fratelli più poveri, «rifiutati» da
tutti e bisognosi di cure e istruzione. «Mi sono inginocchiato, piansi, pregai, e sognai uno stuolo di vergini che
avrebbero adorato Gesù in Sacramento».
Per don Spinelli l’incarnazione storica di Gesù continua con l’incarnazione
quotidiana nell’Eucaristia, quale presenza d’amore per tutti, da adorare e servire nei poveri.
Il 15 dicembre 1882, a Bergamo, il sogno diventa realtà: don Francesco inizia con le prime tre suore la
nuova famiglia religiosa delle Suore Adoratrici del SS: Sacramento, attingendo dall’Eucaristia l’amore per
servire i fratelli.
La sua opera si dedica soprattutto alle ragazze povere che dalle valli bergamasche giungono
in città e a loro offre casa, lavoro e una educazione.
Le opere di Dio, però, hanno sempre il sigillo della croce, della sofferenza. Il 4 marzo 1889, a causa un
dissesto finanziario in cui involontariamente fu coinvolto, don Spinelli venne licenziato dalla diocesi di Bergamo
e accolto nel clero di Cremona dal vescovo Geremia Bonomelli.
È il Calvario più doloroso. Queste le parole pronunciate mentre
usciva da casa: «Non porto con me un centesimo; sono fallito, ma non ho tradito, piuttosto altri hanno tradito la mia buona fede.
Perdono di cuore. Pregate, state unite e l’Istituto continuerà».
Don Francesco si presenta nella casa filiale di Rivolta d’Adda: invita le suore a stare unite e chiede loro se sono disposte ad affrontare
fatiche e disagi pur di dare continuità all’Istituto. Unanime è la risposta. Nel quotidiano si moltiplicano sacrifici e gioie: davanti all’Eucaristia
il fondatore e le sue suore trovano unità, forza e conforto e pace. L’Istituto intanto cresce e case filiali si aprono in tutta la Lombardia e nel
nord Italia. Le suore si dedicano ai più poveri, specialmente nelle parrocchie, accanto ai bambini, ai malati a domicilio e accogliendo
disabili gravi, «quelli che nessuno vuole», specifica il Padre. Don Francesco, pur con la salute compromessa da crescenti sofferenze fisiche, (continua)
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UN SIGNIFICATIVO E GRADITO DONO ALL'A.I.C.I.S. DI PADRE DAVIDE CARBONARO, O.M.D.
Il nostro Assistente Ecclesiastico Padre Davide Carbonaro, O.M.D., nella riunione
AICIS di dicembre 2012, intervenendo per una preghiera e per gli auguri a
tutti gli associati di gioioso Santo Natale e sereno nuovo anno, ha fatto dono all’Associazione
di un foglio del 1600 contenente 32 riquadri relativi a santi del mese di
luglio, senza immagine, ma con una “massima” di buona vita e con le indicazioni
sia di un piccolo sacrificio da compiere che di una intenzione di preghiera.
Tale foglio proveniente da una raccolta con i mesi dell’anno è stato fatto stampare
da San Giovanni Leonardi. (continua)
1° GENNAIO: AFFIDAMENTO AL SANTO PROTETTORE PER TUTTO IL 2013
di Padre Davide CARBONARO O.M.D.
È antico il culto dei Santi e la
Chiesa ne ha sempre affermato
il valore e la ricchezza perché,
guardando a questi modelli di vita evangelica,
potesse il volto del discepolo di
Gesù risplendere con più efficacia lungo
il pellegrinaggio terreno.
Ora, nella tradizione
dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio fondati
a Lucca da San Giovanni Leonardi (1541-1609), fra i
ricordi cari che segnarono le consuetudini devote dei primi
fratelli di comunità, si conserva un gesto che i Chierici hanno
da sempre condiviso con il popolo di Dio.
Si tratta dell’affidamento al “Santo protettore” con la consegna
del santino nel primo giorno dell’anno.
Non è una novità questo gesto; probabilmente il Leonardi
lo mutuò dal vissuto spirituale dei Padri Domenicani e soprattutto
dalla prassi e dagli esercizi di pietà dell’associazione laicale
dei Colombini che s’ispiravano al movimento spirituale
di Girolamo Savonarola (1452- 1498).
Ma ascoltiamo la testimonianza di alcuni biografi del Leonardi
per poter contestualizzare questo gesto di pietà privata
e popolare.
Il P. Giuseppe Bonafede (1605) (foto a destra) nella
prima biografia del Santo conservata ancora manoscritta nel
nostro Archivio di Campitelli, parlando dell’orazione e della
contemplazione che il Leonardi con la testimonianza della sua
vita santa e timorata consegnava ai suoi discepoli, così riporta
come da memoria di testimoni l’uso del nostro esercizio di
pietà: “Esso (P. Giovanni) fu che introdusse in Lucca o per dire
meglio rinnovò quell’usanza antica nella Santa Chiesa, di assegnare
nel principio dell’anno a ciascheduno dei fedeli un
Santo per particolare Avvocato e Protettore nel modo che oggi
ad ognuno è noto”. (G.Bonafede, Vita del Venerabile Padre
Giovanni Leonardi, pag. 1082).
Si tratta quindi di un’usanza antica nella Chiesa che il Santo restaurò con particolare zelo, sentendo necessari in quel
tempo di radicale riforma dei costumi, l’intercessione e l’imitazione
dei Santi.
Ancora il P. Ludovico Marracci (1612-1700), fratello di
Ippolito lo scrittore dell’Immacolata, nella prima biografia
edita del Leonardi riferisce: “Si segnalò poi sempre nella veneratione
de’ Santi, et egli fu, che introdusse in Lucca l’uso
d’assegnare a ciascheduno de’ fedeli nel primo giorno dell’anno
un Santo per particolare Avvocato; et a quelli della
sua Congregatione volle di più, che se n’assegnasse un altro
nel principio di ciaschedun Mese, facendone ordine particolare
nelle Regole communi con obligare ognuno a confessarsi
e comunicarsi, et a chiedere qualche mortificatione al
superiore in refettorio nel tempo della mensa in quel giorno
che ne correva la festa: il che pur anco alla giornata si
osserva” (L. Marracci, Vita del Venerabil P.Giovanni
Leonardi lucchese, Roma, presso il Varese
1623, pag. 363). (continua)
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Madonna di Lourdes: la statua di tutti
LA MADONNA DI LOURDES “LA STATUA DI TUTTI”
OFFERTA DAI FEDELI ALL’OFTAL DI ALESSANDRIA
di Roberto DE SANTIS
Era l’ottobre del 2010 quando,
rientrando da un Pellegrinaggio
al Santuario di Lourdes, un
gruppo di dame e barellieri della Diocesi
di Alessandria inizia a parlare di una
processione aux flambeaux in Diocesi,
come avviene a Lourdes tutte le sere.
Questa l’idea da cui è nata, giorno dopo
giorno, la bella iniziativa che l’OFTAL
(Opera Federativa Trasporti Ammalati
a Lourdes) propone ormai da due
anni in occasione dell’anniversario della
prima apparizione della Madonna a
Bernadette.
Maria, come a Lourdes, apre la processione...
seguendo Lei e insieme a Lei
i fedeli si mettono in cammino verso
Gesù. Certamente tutti seguono un simulacro
con la consapevolezza che l’onore è rivolto a Colei che in essa vi è rappresentata.
Amichevolmente viene chiamata la “Statua di tutti”: è la statua donata
all’OFTAL e per l’intera Diocesi di Alessandria.
È infatti grazie al contributo,
piccolo o grande non importa, di tantissime
persone che hanno creduto in questo
progetto, che è tra noi questa bella
effigie della Madonna di Lourdes.
La statua, interamente scolpita a
mano in legno di tiglio presso lo storico
laboratorio artigianale Stuflesser di Ortisei
ad inizio 2012, riproduce fedelmente
l’Incoronata del Cabuchet di Lourdes,
ossia la statua che secondo Bernadette,
assomigliava maggiormente ad Aquero,
così come le era apparsa.
Ed è anche la copia della statua in
gesso, riproduzione dell’originale, che
viene portata in processione tutte le sere (continua)
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MOSTRE DI SANTINI
ROMA, 9-16 Marzo 2013
Mostra di immaginette devozionali “SAN GIUSEPPE”
Nell’ambito delle iniziative del Giubileo del Primo centenario della Pia Unione del Transito di San Giuseppe
che si è aperto a Roma il 17 gennaio u.s., dal 9 al 16 marzo p.v., nella Chiesa del Transito di San Giuseppe
nel quartiere Trionfale in Roma, sarà allestita una esposizione sul tema “San Giuseppe”. Questa mostra è stata montata negli anni ‘90 dal nostro Presidente e fondatore dell’AICIS, il comm.Gennaro Angiolino con
le immaginette sacre di proprietà della Pia Unione.
Perché e come è nata tale Pia Unione?
Don Guanella,
sapendo che nel mondo ogni giorno muoiono centinaia di migliaia di persone, e conoscendo la potenza
della preghiera che ottiene tutto dal Cuore di Dio, pensò di organizzare come una grande santa Crociata di
preghiere (continua)
I soci che
desiderano maggiori informazioni possono accedere al sito: http://www.piaunionedeltransito.org/.
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LICATA (AG), 15-24 Marzo 2013
Mostra di immaginette devozionali “IMAGO PASSIONIS - II Edizione”
Il 15 marzo prossimo a Licata (Agrigento), con il Patrocinio dell’AICIS, verrà inaugurata
la seconda edizione della mostra: “IMAGO PASSIONIS”. La mostra, che è infatti alla sua seconda
edizione, dopo il grande successo dello scorso anno, rappresenta un ideale percorso
attraverso i riti e le tradizioni della Settimana Santa così come viene vissuta a Licata, attraverso
foto d’epoca e, soprattutto circa 600 santini d’epoca e moderna, che , in parallelo alle
foto, accompagnano il visitatore attraverso i vari momenti della Settimana Santa.
La mostraè organizzata dai soci Aicis Giovanni Armenio e Giuseppe Ballacchino che si occuperanno
dell’esposizione dei santini, e da Pierangelo Tomoneri, della Pro-Loco di Licata, che si occuperà
dell’esposizione delle foto, con il patrocinio del Comune di LIcata e della Pro-Loco di Licata
e del Gruppo Culturale Chiesa Madre di Licata.
Il percorso iconografico, allestito
all’interno dello splendido Chiostro di San Francesco, partirà dalla Lavanda dei Piedi, Ultima
Cena, Getsemani, Flagellazione, Ecce Homo, la via del Calvario, Veronica, Crocifissione, Deposizione,
Sindone, Resurrezione. (continua)
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BEATIFICAZIONI NELLA CHIESA NEL MESE DI APRILE 2013
1) -7 APRILE 2013 A Cordova in Spagna: BEATIFICAZIONE di CRISTOFORO di SANTA CATERINA (al secolo, CRISTOFORO
FERNANDEZ VALLADOLID). Sacerdote, Fondatore della Compagnia Ospedaliera di Gesù Nazareno a Còrdoba
(+1690).
Rappresentante del Santo Padre alla cerimonia: S.Em.Angelo Card.Amato, S.D.B., Prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi.
2)-13 aprile 2013 a Venezia: BEATIFICAZIONE di LUCA PASSI, Sacerdote diocesano, Fondatore
dell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea (+1866).
Rappresentante del Santo Padre alla cerimonia: S.Em.Angelo Card.Amato, S.D.B., Prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi.
3)-21 aprile 2013 a Sondrio: BEATIFICAZIONE di NICOLA RUSCA, Sacerdote diocesano e Arciprete di Sondrio
(+1618), Martire.
Rappresentante del Santo Padre alla cerimonia: S.Em.Angelo Card.Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi.
Antonino Cottone
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Miracoli e apparizioni mariane nei santini
La celebrazione di miracoli e apparizioni mariane nei santini
La perfetta alchimìa tra fonti orali e iconografia si trasforma in storia al servizio dei più poveri e degli analfabeti
di Paola GALANZI
La storia, ed in particolar modo
l’archeologia, nell’attenta
indagine e nella rigorosa ricostruzione,
a ritroso nel tempo, delle fitte
trame del passato e delle sue tracce, attingono
i dati da molteplici fonti: dalla letteratura
alla numismatica a una miriade
eterogenea di fonti materiali e, laddove
queste risultassero essere carenti e limitate
o, peggio ancora, inesistenti, si affidano alla tradizione orale,
la più antica ed assai efficace forma di comunicazione di
massa che sin dai tempi più remoti permise la rapida e massiva
diffusione di eventi degni di memoria collettiva.
L’affascinante iter divulgativo di episodi o fatti salienti di
cui le comunità, e comunque il numero maggiore di persone,
dovevano essere informate, iniziò oltre due millenni fà con gli
ex voto, originariamente scene tragiche per lo più di naufragi
o di spaventosi incendi, approssimativamente raffigurate su
tavolette lignee, che i miracolati indossavano per scampato
pericolo appesi al collo, con duplice funzione: da un lato
quella prettamente religiosa di ringraziamento - il voto, appunto
- alle divinità benigne provvidenzialmente intervenute
e dall’altro quella a carattere marcatamente sociale, atta a
catalizzare la pubblica pìetas per la grave disgrazia subita e,
inevitabilmente, a suscitare negli astanti la compassione e la
solidarietà.
IMMAGINE DELL’EX VOTO
EX VOTO: Tavoletta votiva lignea offerta alla Madonna
detta della Salvezza per ringraziamento per lo scampato
pericolo in un naufragio - Chiesa della Madonna omonima di
Vigo di Cadore (Belluno) - Anno 1795
Gli attori in tali circostanze furono principalmente
mercanti, profondi conoscitori di rotte e dei venti, cui
il fato avverso aveva fatto perdere ogni bene
posseduto e fonte unica di sussistenza,
risparmiati tuttavia nel bene supremo da Dei compassionevoli
e generosi che pubblicamente, tramite appunto l’ostensione
dell’ex voto, venivano così ringraziati e solennizzati.
Successori ed eredi indiscussi degli ex voto suddetti, i santini,
con specifico riferimento a quelli commemorativi di apparizioni
della Beata Vergine Maria e di eventi prodigiosi ad
Ella direttamente collegati, divennero così, sin dalle prime
xilografie stampate su
carta del secolo XIV, il
più immediato e potente
mezzo di catechesi
per immagini
adottato dalla Chiesa a
servizio dei più poveri,
totalmente analfabeti.
L’immagine devozionale
in xilografia
stampata su carta e colorata
a mano più antica
conosciuta nel nostro
Paese - e una tra le più
antiche in assoluto in
tutta Europa - risale al
periodo tra la fine del
secolo XIV ed i primi
inizi del successivo e
celebra la Madonna del
Fuoco, indulgente Protettrice
di Forlì, miracolosamente
scampata nell’anno 1425 ad un rogo di
straordinarie proporzioni e sin da allora custodita ed esposta
alla devozione popolare nel duomo della città.
Similmente, l’evento prodigioso tramandato a distanza di
circa tre secoli dal Santino cromolitografico protagonista dell’odierno
articolo, riporta le lancette del tempo indietro all’anno
1573, in un allora piccolo e insalubre centro del
Granducato di Toscana nei pressi di Pistoia: Monsummano.
Dal carattere aspro e ingeneroso a causa delle malsane
paludi da sempre caratterizzanti il territorio, grazie ad una
grandiosa opera di risanamento promossa a seguito della
miracolosa apparizione dalla munifica signoria medicea,
Monsummano - oggi nota come Monsummano Terme - poté
disporre infine di porzioni di terre bonificate destinate al pascolo
di greggi ed armenti.
Fu così che i suoi abitanti, fondamentalmente poveri pastori
e contadini senza alcuna istruzione, iniziarono la transumanza
delle greggi, scendendo dal castello - il piccolo,
originario nucleo abitativo della città alta - a valle.
Tra essi, che dal pascolo traevano modesto ed unico sostentamento,
vi era la pastorella Jacopina Mariotti, pia fanciulla
dal carattere mite e riservato. Si tramanda come in un
caldo pomeriggio del 9 di giugno dell’anno suddetto, concedendosi
una breve pausa dal faticoso lavoro, ella dedica le
sue preghiere alla Santa Vergine dipinta a fresco entro una
piccola edicola votiva posta lungo la strada. A preghiera conclusa Jacopina si accorge però di aver smarrito il suo piccolo
gregge e, piangente, si rivolge di nuovo alla Madonna invocandone
accoratamente l’aiuto per ritrovarlo.
Il suo pianto
pare avesse commosso la Madonna che, secondo una documentata
tradizione, le indica dove ritrovarlo. Inoltre le ordina
di recarsi dal Rettore della chiesa del castello per suggerirgli,
a nome suo, di costruire una chiesa nel luogo della sua manifestazione.
Dopo questi fatti ha inizio il primo movimento devozionale
popolare per la Madonna del Piano, che andrà man
mano sempre più crescendo.
A distanza di due mesi appena dalla prima manifestazione,
le autorità locali, interpretando la volontà popolare, decidono
di costruire un Tabernacolo alla Madonna del Piano e destinano
a tale scopo le numerose offerte dei pellegrini che da tutta la
Valdinievole si riversano sul luogo della manifestazione.
Un’altra manifestazione della Madonna del Piano, e
questa volta più decisiva e determinante per l’erezione del
Santuario e del Movimento Mariano che ne derivano, e che si
estenderà a tutta la Toscana, specialmente nel Fiorentino e in
parte nel nord Italia, avvenne il 10 Giugno 1602 ed è testimoniata
dal Rettore di Monsummano
Alto Simone Casciani. |
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Inoltre il 7 Luglio dello stesso
anno, durante la celebrazione
della Messa sgorga improvvisa,
dopo una lunga siccità, una fonte
nova, evento attribuito dal
popolo all’intercessione della
Madonna del Piano a lungo da
tutti invocata. Da quel giorno la
Madona del Piano verrà chiamata: Madonna della Fontenova.
L’esplosione devozionale mariana,
già notevole dopo i fatti del
9 Giugno 1573, diventa incontenibile
dopo i fatti del 7 Luglio 1602, tanto da richiedere un intervento
del Granduca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici.
Per intervento del medesimo viene ordinato che si appaltino
i lavori dell’erigendo Santuario Mariano, la cui prima
pietra (continua)
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PADRE MICHELE GIULIANO: 10° ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO
Padre Michele M. Giuliano, uno dei soci AICIS tra i più
attivi nel far stampare e donare a tutti gli associati immaginette sacre (ad esempio tra i 15 santini presenti in
questo numero della rivista ben 5 sono suoi) ha celebrato il
22.2.2013 il X annIversariorio della sua ordinazione sacerdotale.
Padre Michele è stato ordinato sacerdote il 23.2.2003 a Napoli.
Ha celebrato la Prima S.Messa solenne a Sparanise (Caserta),
suo paese natale, il 19 marzo 2003, festa di San
Giuseppe, con la presenza dell’allora vescovo di Teano-Calvi, Mons.Francesco Tommasiello,
che per l’occasione ha tenuto l’omelia.
Lo scorso 25 febbraio insieme a 150 pellegrini circa
dell’attuale comunità di Afragola si è recato nel Santuario della B.V. del S.Rosario di Pompei
per ringraziare la Santa Vergine Maria dei dieci anni di ordinazione sacerdotale. Dopo la
celebrazione eucaristica ha donato al Santuario la Casula indossata il giorno dell’ordinazione sacerdotale, consegnandola nelle
mani di Mons.Tommaso Caputo, vescovo di Pompei.
Il santino-ricordo, riprodotto qui a fianco, dono di P.Michele ai soci, è allegato
alla presente rivista. (continua)
Renzo Manfè |
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LA VITA È BELLA SOLO
SE LA SI DONA …
di Frà Michele M. GIULIANO, O.F.M.
Il 22 Febbraio u.s., nella nostra Basilica Pontificia di S. Antonio,
ho ricordato i dieci anni della mia Ordinazione Sacerdotale
avvenuta nella Basilica di S. Chiara in Napoli
il 23 Febbraio 2003 per la preghiera consacratoria e l’imposizione
delle mani di Mons. Mario Milano, allora Vescovo di Aversa.
Era
presente il Ministro Provinciale che ha tenuto l’omelia, fra Agostino
e diversi confratelli. Al termine della Celebrazione è stata
letta una lettera della Segreteria di Stato, con la quale si comunicava
la benedizione del S. Padre per quanti avrebbero partecipato
alla Celebrazione e un messaggio del nostro Ministro
Generale.
Fra Pio ha mostrato ancora una volta le sue qualità curando
l’allestimento del Chiostro dove sono convenuti, nonostante l’inclemenza
del tempo, i
miei familiari, amici e i
membri della nostra comunità
parrocchiale per
il taglio della torta.
Ancora
sento nel cuore il bisogno
autentico di
ringraziare Dio per il
grande Dono concessomi.
Il Beato Giovanni
Paolo II nel suo libro“Dono e mistero” stampato
per ricordare il 50°
Anniversario del suo Sacerdozio
scrisse: “Il Sacerdozio è mistero indicibile della Divina
Misericordia”.
Davvero posso affermare di aver sperimentato questo fin
d’ora. Giorno dopo giorno, alzando il Calice della Salvezza, ho
avvertito sempre di più di trovarmi di fronte ad un mistero più
grande di me, accorciando quella distanza che esiste tra la terra
e il cielo.
E questo esclusivamente perché mi sono sentito
Amato e ho lasciato che Lui riempisse le mie giornate
con la sua presenza. Il Serafico Padre nostro
Francesco, stando al racconto delle Fonti, riempieva le sue labbra
di dolcezza grande ogni qualvolta nominava il Santissimo nome
di Gesù.
Da qui l’identità del Sacerdote “Alter Cristus” e quindi il mio
ringraziamento sincero per quanto la sua paterna bontà ha operato.
Un’espressione che mi è particolarmente cara in questo periodo è la seguente: “La Vita è bella, solo se la si dona”.
È del
Beato Clemente Vismara (1897-1988), Missionario del PIME in
Birmania. Ogni giorno, è un dono sempre nuovo da parte di Dio.
Noi, siamo chiamati a viverlo in pienezza.
Se mi venisse chiesto: “sei felice?”, senza esitazione risponderei
:“SI”. Sono felice di essere “strumento di Pace”; sono felice
di essere “dono” per gli altri;sono felice di essere frate in questa
provincia religiosa; sono felice di poter liberamente Amare il mio
prossimo, come ci ha insegnato Gesù sulla Croce: “Nessuno ha
un amore più grande di questo = dare la vita per i propri amici”
(Gv. 15,13). (continua)
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SERVA DI DIO MARIA CONCETTA PANTUSA
1953 - 27 Marzo - 2013: Maria Concetta Pantusa nel 60° anniversario della morte
Maria Concetta nasce a Celico
(Cosenza) il 3.2.1894.
Riceve dalla mamma una
solida formazione cristiana. Il padre Pasquale
per distoglierla dal desiderio di
abbracciare la vita consacrata nel 1910
la conduce con sé in Brasile dove si
reca in cerca di lavoro. Qui, Maria Concetta
sposa un giovane ferroviere, Vito
De Marco, che muore nella prima
guerra mondiale. Dopo molte traversie,
l’8 maggio 1930, insieme con l’unica figlia,
fattasi poi Clarissa, e con Suor
Speranza Elena Pettinato si trasferisce
ad Airola (BN).
Concetta che desidera
entrare nell’Ordine delle Clarisse, deve vestire un abito monacale
alla maniera Passionista, e vivere in una casa per l’educazione
dei piccoli.
Tutti la chiamavano e la chiamano ancora: Suor Concetta;
tuttavia non è mai stata suora. Il Signore riversa in lei molti
doni: la profezia, il miracolo, la visione, l’estasi, le stimmate e
i dolori della Passione. Nell’umile stanzetta dove vive, in via
Monteoliveto, il 17 febbraio
1947, per tre ore,
dalle 13 alle 16, da
un’immagine del volto
di Gesù della Santa Sindone
di Torino, vede
uscire dal sangue; i
sangue sgorga come da
una sorgente e rimane
in ebollizione per tre
ore.
Questo fenomeno si ripete il 28 febbraio e, per la terza
volta, il 4 marzo. Da quel giorno i fatti miracolosi si susseguono
con continuità. Suor Concetta muore (continua)
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Venerabile Rachelina Ambrosini
La ragazza fatta per il Cielo: la Ven. Rachelina Ambrosini
Rachele nasce il
2 luglio 1925 a
Venticano (AV)
da famiglia cattolica praticante.
Si distingue per
la sua grande pietà fin
dalla tenera età; ha infatti
una particolare predilezione
verso i poveri e
i bisognosi, a cui dona
cibo, vestiti, denaro ed
assistenza. A quattro
anni ha in visione la Vergine
Maria e a otto
Sant’Antonio, per il quale
la bambina nutre una
particolare devozione, le
preannunzia: “Guarirai
presto e bene ma prima
dei 16 anni mi raggiungerai
in Paradiso”.
Giovane intelligente, gentile e obbediente,
viene educata in scuole cattoliche. Aiutata da uno zio sacerdote,
studia con buoni risultati nel paese natale, poi si trasferisce prima
a Bari per il ginnasio, e poi a Roma per il liceo. Quando ha undici
anni, suo padre si ammala gravemente, e nelle sue preghiere la
ragazza offre la propria vita in cambio della guarigione paterna.
Suo padre guarisce rapidamente, ma Rachelina sviluppa prima
un’otite purulenta, poi un malessere diffuso, infine una meningite,
che le mina il fisico nel 1941. E proprio durante questo periodo
ella lascia numerose testimonianze scritte, in particolare
un diario e delle lettere.
Sembra aspirare ad un “di più” che non
appartiene a questo mondo: lo si rileva dai consigli che generosamente
regala alle amiche: “Ama la vita come l’unico mezzo col
quale potrai raggiungere una eterna felicità in Cielo; amala come
dono di Dio, stringila con affetto anche se ha la forma di una
croce".
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Nel momento in cui scrive queste parole la croce sta già
contrassegnando la sua vita: prima un’otite purulenta, poi un
malessere diffuso, infine una meningite. "La sofferenza è come
una mandorla amara. Tu la butti via, credi che sia finita nella
fredda terra. Invece ripassando per quel posto, dopo alcuni anni,
troverai un bel mandorlo in fiore".
Il 10 marzo 1941 muore in un
ospedale romano prima del compimento dei suoi 16 anni, esattamente
come le aveva profetizzato sant’Antonio. Dall’11 maggio
2012, Rachelina Ambrosini è Venerabile.
Ringraziamo la Fondazione Rachelina Ambrosini che ci ha
trasmesso l’immaginetta allegata per tutti gli associati AICIS. La
Fondazione è la volontà di porre la propria opera al servizio del
bene con semplicità, incoraggiando l’altruismo come l’ideale
etico da mettere in pratica in tutte le manifestazioni della vita. (continua)
(Fonte: http:/www.fondazionerachelinaa.ambrosini.it)
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Curiosando in Libreria
SANTINI IN ORDINE. GUIDA PER CAPIRLI E COLLEZIONARLI
L’autore Attilio Gardini è nato
a Imola (Bo) nel 1946, vive
a Forlì dove insegna chimica
negli istituti superiori. Volto noto dello
Scautismo forlivese e cofondatore dell’associazione “Amici di don Arturo Femicelli”,
dedita a mantenere vivo il
ricordo e l’insegnamento del poliedrico
sacerdote scomparso nel 2002, è anche
appassionato collezionista di santini.
Socio dell’Associazione italiana cultori
immagini sacre (Aicis), dove cura una
rubrica sulla rivista ufficiale “Santini e
santità”, ha coniato il termine filiconici
per coloro che amano raccogliere le singolari
immagini.
Da sempre appassionato di immaginette
religiose. Ha coniato il termine «filiconici » per coloro che amano
collezionare i santini.
È socio dell’Associazione
Italiana Cultori Immagini Sacre
(Aicis) e cura una rubrica sulla rivista ufficiale«Santini e santità». (continua)
Chi è interessato al libro “SANTINI IN
ORDINE”, 184 pagine in B/N, può telefonare
al nr. 0984.34700, presso Editoriale
Progetto 2000, Via degli Stadi, 27 –
87100 Cosenza; e-mail: deguzza@tin.it
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Culto di San Giuseppe in Puglia e Sicilia
“A TE, O BEATO GIUSEPPE…”:
Il culto di San Giuseppe nelle immagini Devozionali
di Stefania COLAFRANCESCHI
Una panoramica sull’iconografia devozionale di s.
Giuseppe in Puglia e Sicilia, deve tener conto da
una parte dell’azione di diffusione promossa dai
religiosi, e incrementata dal laicato più sensibile alle forme
di pietà individuale, che si faceva committente e promotore
di nuovi soggetti rappresentativi, come pure dei luoghi in cui
la devozione era praticata, e inoltre degli aspetti che ne hanno
accompagnato l’evoluzione nel tempo.
L’enciclica di Leone XIII Quamquam pluries del 1889, sul
culto riconosciuto al santo, “modello specialmente ai lavoratori”,
prescriveva una Orazione a San Giuseppe (fig.1, a, b):
la preghiera è stampata sul retro di gran parte delle immaginette
coeve e di inizio Novecento che trasmettono, come si
vedrà, aspetti iconografici di antica origine.
Le immagini devozionali, come incisioni e stampe, santini
e ricordini commemorativi, quadri, ex-voto, fogli volanti, conobbero
una notevole circolarità nel corso dell’Ottocento,
e l’inizio del Novecento; poi si andò
riducendo la produzione, semplificando la tecnica
di esecuzione, impoverendo l’aspetto grafico e
iconologico, a vantaggio di un’essenzialità che sconfina nello
stereotipo, come si coglie attraverso un esame comparativo.
Il percorso figurativo che si vuole proporre, è articolato attraverso
l’iconografia narrativa, in primo luogo, per un approccioagli episodi salienti della vita del santo, quindi
attraverso l’iconografia di tipo simbolico, in cui più forte è il
valore emblematico del santo, e più rilevabili i caratteri a lui
riconosciuti dalla Chiesa e dai devoti.
Le rappresentazioni artistiche del ciclo cristologico (1) evidenziavano
nella scena del “Sogno di San Giuseppe”, detta
anche “Primo Annuncio”, il momento iniziale della sua storia
evangelica, a cui fa seguito l’Annunciazione, scena in cui talvolta è presente, in penombra e di sfondo, o appena rievocato
dagli strumenti di lavoro.
La Visitazione, il Censimento e il Viaggio a Nazareth, cioè
gli episodi precedenti la Natività, sono meno ricorrenti rispetto
alla Nascita, e all’Adorazione dei pastori e dei Magi.
La Presentazione
al Tempio e la Circoncisione sono temi meno frequenti
rispetto alla Fuga in Egitto, e la Vita a Nazareth, come
pure la scena del Ritrovamento nel Tempio.
Infine, la morte
di san Giuseppe, di cui il Vangelo non parla, ha avuto espressione
nella religiosità popolare, nel patrocinio sui morenti e
gli agonizzanti.
A fronte di questo ampio spettro narrativo e
rappresentativo, abbiamo un altro genere di
iconografia correlata, di carattere simbolico, che riveste un valore complementare, sul piano devozionale, pur nella
sua essenzialità.
Sono gli attributi che lo denotano, infatti, ad accompagnare
invariabilmente la sua figura, conferendogli, insieme
alla specificità identitaria, l’emblema delle virtù riconosciute
di Padre putativo, Uomo giusto, Lavoratore, Patriarca.
La ricchezza e la profondità di questi titoli ha dato luogo
a dettagli figurativi e attitudini gestuali che, per la loro varietà,
costituiscono un campo d’indagine.
Gli attributi tradizionalmente legati a san Giuseppe sono:
il bastone fiorito, il giglio, gli arnesi da lavoro, presenti nelle
rappresentazioni, specie dopo l’istituzione della festa liturgica
(1621), tanto nell’arte e nelle immagini devozionali, che nella
statuaria coeva.
Il bastone fiorito è un elemento iconografico arcaico, che
fa riferimento all’episodio dei vangeli apocrifi dell’elezione
dello sposo per Maria (2).
Le più antiche raffigurazioni presentano piccole infiorescenze,
richiamando il fiore di mandorlo, allusione alla verga
fiorita di Aronne, come nell’incisione seicentesca (fig.2, a);
tale è l’elemento decorativo dell’abito del santo, e il mazzolino
nella mano del Bambino Gesù, che si osservano nella statua
di Chiusa Sclafani (Palermo) (fig.2, b).
Il giglio, simbolo di purezza, compare successivamente
abbinato al santo, e ne caratterizzerà definitivamente la figura,
prevalendo sull’altro elemento iconografico (fig.2, c, d). |
(Fig. 1, a, b) |
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(Fig. 2, c, d) |
Note
(1) Per l’iconografia giuseppina, cfr. l’ampia rassegna storico-artistica di
p. G. Verri CSJ, Joseph nell’arte, in La Voce di San Giuseppe, 103, 6
(2005), pp. 3-23.
(2) I brani dell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, e dello Pseudo-Matteo,
parlano dell’apparizione prodigiosa di una colomba, segno di
elezione divina; questo elemento narrativo si richiama all’episodio
biblico della nomina di Aronne a sacerdote
(Num 17 , 17-24): vd I Vangeli apocrifi, a c.di Marcello
Craveri, Einaudi, Torino, 1990, pag 14.
Nota: Si ringrazia l’Editore di aver consentito la pubblicazione
dell’articolo, presente nel volume ‘Dalla Sicilia alla Puglia:
la festa di S.Giuseppe’, TALMUS ART Editore, San Marzano
di San Giuseppe (TA), 2012 - info@talmus.it
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Le dimissioni di Papa Benedetto
11 febbraio 2013:
LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI AL MINISTERO PETRINO
Benedetto XVI ha lasciato il pontificato il 28.2.2013.
Riportiamo qui a fianco il santino che Padre Michele
M.Giuliano invia in dono a tutti i soci e che alleghiamo
a questo numero di “Santini e Santità”.
Il Papa ha annunciato l’11 febbraio scorso le sue dimissioni.
Lo ha fatto perché ritiene che, nel momento attuale, la Chiesa ha
bisogno di una persona con più vigore e animo. Ci sarà tempo
per riflettere sulle motivazioni che hanno portato a questa scelta
clamorosa. Ecco il testo che il Papa ha letto (in latino) ai cardinali
nel concistoro convocato l’11.2.2013 per le canonizzazioni.
"Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo
per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione
di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver
ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono
pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non
sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza
spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e
con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
Tuttavia, nel
mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni
di grande rilevanza per la vita della fede, per governare
la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche
il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi
mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia
incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.
Per
questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena
libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma,
Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il
19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00,
la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere
convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione
del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero
cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il
peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti.
Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore,
N. Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria,
affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere
il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda,
anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata
alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.
Ricordiamo che il Vescovo di Roma può dimettersi. Infatti il
Codice di Diritto Canonico stabilisce, al comma due del canone
332, che “nel caso che il romano pontefice rinunci al suo ufficio,
si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e
che venga debitamente manifestata”, come d’altronde ha fatto
Benedetto XVI.
“Non si richiede invece – precisa il diritto canonico– che qualcuno la accetti”.
All’Angelus del 24 febbraio 2013, poi, Benedetto XVI ha affermato:"Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi
ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non
significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è
proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione
e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora,
ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze".
Nell’ultima Udienza generale del 27 febbraio u.s. Papa Benedetto
ha detto: "In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie
forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella
preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la
decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della
Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della
sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità
d’animo.
Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di
fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della
Chiesa e non se stessi".
E, infine, il 28 febbraio, da Castelgandolfo
ha inviato ai presenti e al mondo il seguente ultimo saluto: "Sono
semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo
pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore,
con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione,
con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il
bene della Chiesa e dell’umanità".
Renzo Manfè
A tutti gli associati inviamo in dono, con la presente rivista, la foto-ricordo che il proboviro Antonino Cottone
GRAZIE, BENEDETTO
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CIRCOLARI PRECEDENTI
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