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PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE - ANNO 1989
Sulla scia del pellegrinaggio del 1988,
avendo scritto di getto il Diario di Medjugorje non appena
ritornata a casa - per fermare sulla carta le impressioni
che questa esperienza aveva lasciate nella mia mente, nel
mio cuore, nella mia anima - nel successivo viaggio del
1989 avevo deciso di tenere un vero e proprio resoconto
di tutto quello che sarebbe avvenuto fuori e dentro di me.
Tuttavia per l'incalzare degli impegni e della manzanza
di tempo, non riuscendo ad annotare tutto quello che avrei
voluto, un pò delusa, l'avevo "dimenticato",
archiviandolo tra altri scritti. Riscoprendolo solo ora.
Quando, comunque, mi sono decisa a rileggerlo ho trovato
che, nonostante tutto, anche se parziale è pur sempre
il racconto di un'esperienza umana e religiosa che può
essere condivisa. E quindi eccolo qui.
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Questo
nuovo pellegrinaggio è nato dal desiderio di
pochi di ritornare a Medjugorje per ripetere l'esperienza
meravigliosa avuta l'altr'anno. Iniziata con impegno
e baldanza quest'impresa, i soliti tre organizzatori
hanno diramato il loro programma, subito ben particolareggiato
e realizzato, basandosi soprattutto sulla collaborazione
di Jozo, il nostro amico croato che conosce bene Medjugorje.
Ma poi, quando tutto sembrava così ben impostato,
sono sorti improvvisi ostacoli che di volta in volta
hanno smorzato gli ardori dei tre: difficoltà
derivanti da imprevisti aumenti di prezzo, defezioni
di alcune persone già prenotate, la delusione
derivante dal fatto che Jozo, avendo vinto una borsa
di studio in Spagna, sarebbe stato libero solo alla
fine di ottobre, ecc.
Tuttavia, eccoci qua
Ore 8,15, inizia questo nuovo cammino
verso Medjugorje e bisogna fare uno sforzo per non
essere sopraffatti dallo scoramento: Roma giace sotto
la sferza d'una pioggia inusitata e copiosa, il cielo
è cupo ed il traffico caotico. Noi siamo in
ritardo (più di un'ora) forse c'è anche
un pò di malumore che serpeggia sottile e strisciante
per questi ostacoli che già si frappongono
tra noi e il viaggio. Siamo imbottigliati tra file
di macchine intricate, senza sbocco, i minuti corrono
veloci, si tenta di trovare una strada più
scorrevole, ma l'intervento dei vigili sembra complicare
le cose: Prenestina, Casilina, la Tangenziale, quale
di quelle strade ci porterà più velocemente
a Pescara?
I primi "sintomi" di questi scompensi sono
stati i ritardi, anzi l'assenza di alcune persone.
Alle 5,30 - prima tra tante - ci ha raggiunti a casa
una telefonata di Gabriella D. A. una delle più
fervide sostenitrici di questo viaggio, per avvertirci
che, a causa di una febbre alta di sua madre ottantenne
non potevano più intervenire. Il dispiacere
immenso era nella sua voce e nelle sue parole, quasi
una disperazione, perchè i tre De Angelis -
due vecchi diritti e determinati e Gabriella la loro
figlia ormai avanti con gli anni anche lei, alta,
fine, devota - sono stati i primi a dar fiducia agli
organizzatori incerti se imbarcarsi in una nuova impresa,
i primi a pagare tutta intera la quota del viaggio,
quando ancora non era stato definito tutto il programma
del nuovo viaggio.
Vi porteremo nel cuore tutti e tre,
sarete in mezzo a noi quando saliremo sul Krizevac,
quando ci inginocchieremo sul Podbrdo, vicini a noi
nella grande chiesa dove la folla s'assiepa instancabilmente.
Pregheremo insieme a voi, per voi e per tutti quelli
che l'anno passato hanno vissuto con noi la prima
esperienza a Medjugorje.
Gli organizzatori - sempre loro:
i due Paoli e Mario - hanno raggiunto il luogo dellì'appuntamento
dinanzi alla chiesa di san Martino alle 6,40 dove
i più mattinieri già s'accalcavano,
salivano sul pullman, prendevano i posti assegnati,
scambiavano le prime impressioni col vicino. Molti
già si conoscevano, altri dovevano ancora inserirsi.
Ancora una volta è con noi Cosimo, il nostro
perfetto autista-compagno dell'anno scorso e questa
sua presenza ci conforta e ci rassicura. Non solo
è un valido autista ma soprattutto è
sempre disponibile alle nostre richieste, è
sempre pronto ad aiutare i più deboli, è
sempre il più convincente nella preghiera.
Sono giunta alle 7,00 in punto con
Donatella, Simone e Katia, tutti e quattro carichi
di borse e borsette e con gli ombrelli a portata di
mano perchè il cielo non prometteva niente
di buono. Difatti, poco dopo, quasi a dimostrare contrarietà
per questa nostra partenza, è cominciato a
piovere con foga. Imperterriti - organizzatori e fumatori
accaniti che presagivano una lunga astinenza - sostavano
sotto l'esile riparo del muro di cinta della casa
parrocchiale, in attesa dei ritardatari. Soprattutto
di Francesca e dei suoi genitori e di 2 coppie di
loro amici, una accompagnata dalla mamma ed una composta
da Rina e Augusto, nostre vecchie conoscenze dell'anno
scorso.
Purtroppo i minuti corrono e scoccate le 8,00 prendiamo
la decisione di partire, sperando che i nostri amici,
non vedendoci, ci raggiungano a Pescara.
Le vie sono intasate dal traffico
in una maniera indescrivibile e la pioggia continua
a cadere imperterrita creando disagi, caos, code,
gonfiando gli avvallamenti del terreno, formando piccoli
stagni...
Ma, come Dio vuole, riusciamo a prendere
l'autostrada che ci porterà a Pescara. Nonostante
tutti queste difficoltà, Dio è con noi,
ci accompagna in questo viaggio ed il Nemico che ci
pone ostacoli non può che ritirarsi senza aver
potuto fermare la nostra corsa, nè diminuire
la nostra baldanza. I nostri animi esultano perchè
ormai poche ore ci separano da Medjugorje.
Padre Barnaba Hechich, un carismatico francescano
croato che vive da sempre in Italia, che conduce e e segue diversi gruppi del Rinnovamento, grande oratore, grande studioso
ed uomo di cultura (Presidente della Commissione per l'Edizione Critica delle Opera omnia del B. Giovanni Duns Scoto (Commissione Scotista Internazionale - insegnante di metodologia scientifica alla Pontificia Università Antonianum, dove ha tenuto anche diversi corsi semestrali di critica testuale, di introduzione alla filosofia di Giovanni Duns Scoto e seminari su Scoto e sulla mariologia), parla con ardore, ringraziando
con un inno di lode il Signore e ci presenta il libriccino
che ci accompagnerà e guiderà in questo
viaggio:"Pregate col cuore", scritto da
Padre Slavsko, un francescano che opera in Medjugorje,
laureato a Friburgo in psicologia, su cui il nostro
oratore ci ragguaglia.
E' un libro che riflette molto la spiritualità
di Medjugorje e P. Barnaba spera che ci serva come
scuola di preghiera, per pregare, appunto, con il
cuore e non solo meccanicamente, entrando nelle profondità
della orazione, preparandoci e permettendo a Dio di
operare. Molti terminano la preghiera senza esserci
mai "entrati".
Altro libro consigliato è
la Via Crucis in cui il predetto P. Slavsko - cosa
proprio nuova - inserisce un pensiero dedicato alla
Madonna.
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Ci illustra poi la figura di Padre Jozo Zovko che
incontreremo a Thjalina, il parroco della chiesa di
san Giacomo al momento delle prime apparizioni, incredulo
dinanzi alle visioni di quei ragazzi, ma che colpito
egli stesso dagli avvenimenti, cercherà di
salvaguardare i veggenti dalle autorità comuniste
che avrebbero voluto intralciare il cammino sulla
terra di Maria. E' stato incarcerato per circa due
anni e duramente provato, ma è uno dei più
ardenti sostenitori delle apparizioni.
Ci racconta, infine, delle sue esperienze
personali e di alcuni "miracoli" avvenuti
a Medjugorje, operati dalla forza della fede, ribadendo
però che quelli più grandi sono le conversioni
che là si realizzano a centinaia di migliaia.
Tra aneddoti ed informazioni, ci narra poi la storia
del piccolo paesino della Bosnia Erzegovina dove avvengono
le apparizioni e quella dei veggenti che egli ha conosciuto
personalmente sin dai primi tempi e della sorella
di una di loro, presente il primo giorno all'apparizione
della Madonna ma che il giorno successivo aveva però
ceduto il posto alla sorella. Interrogata sul fatto
se le dispiacesse o no che la Madonna non le fosse
apparsa più, che l'avesse vista una sola volta,
la piccola aveva risposto che era comunque contenta
di aver visto la Madonna (e ti pare poco!? Che merito
ho io? - avrebbe esclamato).
I veggenti sono un dono alla Chiesa, per la chiesa,
mezzi che servono a scuotere le coscienze, che servono
a darci pace. Non ci può essere pace in terra
se prima non c'è nei nostri cuori: le armi
si possono deporre se dentro l'animo dell'uomo c'è
il germe della pace, altrimenti...
Poco conosciuto è un altro dono, quello delle
due ragazze che hanno delle locuzioni interiori, cioè
"sentono" interiormente i consigli che la
Madonna dà loro da riferire poi ai fedeli.
Per raggiungere la pace interiore
e quindi la conversione da una vita tiepida ad una
vita di fede autentica, la Madonna ci indica varie
vie:
- la Penitenza della confessione
- la Preghiera, dedicando più ore alla preghiera
che agli svaghi inutili e dannosi
- il Digiuno - ci eravamo dimenticati del digiuno
- che non è il patire la fame, ma un'offerta
a Dio per amore
- l'Eucaristia: vedere Dio, gustarLo, entrare in contatto
con Lui.
Una domanda sale, talvolta, alla
bocca dei denigratori di Medjugorje: perchè
la Madonna continua ancora giornalmente a farsi vedere
e a far arrivare a Marja - ovunque essa si trovi -
i messaggi, che poi lei riferisce al mondo?
La risposta può essere questa:
La Madonna poteva anche non apparire, ma oggi la nostra
società, i mass media ci bombardano e ci sommergono
ed Ella è corsa in nostro aiuto per salvarci.
Se Essa fosse già scomparsa, di Medjugorje
forse non si sarebbe mai più parlato e non
ci sarebbero stati i numerosi frutti di fede e di
conversione che si sono avverati.
Maria vuole guidarci alla salvezza eterna e come una
qualsiasi mamma che guida i suoi figli per le vie
del mondo, con i Suoi messaggi ripetitivi ma amorosi
e pazienti, ci sollecita a raggiungere questo traguardo,
dispiegandocene i mezzi attraverso cui possiamo raggiungerlo.
Nonostante la sollecitudine di Maria, siamo però
restii a cambiare, a pregare, a convertirci. Abbiamo
per lo più recepito i messaggi ma ancora non
ci adeguiamo alle amorose richieste della Vergine.
Ed Ella continua ad apparire!
Padre Barnaba seguita ad elargirci
le sue parole, ci propone anche qualche racconto esilarante
e ci presenta due ragazze - che fanno parte della
comunità dei Carismatici di Perugia - che animeranno
con la chitarra e i canti il nostro viaggio, ci fa
conoscere Emanuela e Mario, entrambi in carrozzella,
la sua "segretaria" Dina ed altri partecipanti
che non conosciamo ancora.
Poi, sottolinea, che i giorni che stiamo per vivere
saranno per noi provvidenziali per accrescere la nostra
fede così tentennante, così in pericolo
in questi tempi vissuti all'insegna dell'egoismo e
del consumismo, contrassegnati da una mancanza d'amore
verso il prossimo e in sostanza contro noi stessi.
Prepariamoci, dunque, spiritualmente a questo incontro
ed offriamo alla Madonna, quale piccolo dono, la nostra
stanchezza, le nostre difficoltà, i nostri
sacrifici, i piccoli inconvenienti che incontreremo
in questo nostro cammino.
Ci invita, infine, alla preghiera
per iniziare degnamente questo pellegrinaggio che
ha come meta la ricerca di noi stessi e della pace,
sotto la guida e la presenza operante di Maria. Se
ci affidiamo a Lei, troveremo più facilmente
Gesù.
Ci redarguisce, infine, perchè spesso ci vergogniamo
di ringraziare il Signore e non lodiamo Dio all'inizio
di ogni nostra giornata, mentre dovremmo farlo per
tutto quello che ci dà - il Signore opera sempre
nella nostra vita, anche oggi - e spesso preghiamo
per noi ma senza aver perdonato ai nostri nemici.
Dà quindi il via al canto a cui tutti partecipiamo
intensamente, anche se non tutti siamo abituati a
gesticolare alzando le mani in alto in segno di lode
al Signore, come fanno invece i carismatici!
La prima differenza che si nota tra
noi almeno al momento è, infatti, la divisione
in due distinti gruppi: quello di San Martino con
Padre Antonio in testa e quello di Padre Barnaba e
dei suoi di Palombara, di Fiano, di Riano, che sono
tutti del Rinnovamento dello Spirito. Hanno quindi
percorso già un cammino interiore ma soprattutto
hanno dato spazio allo Spirito Santo di penetrare
in loro con la sua voce e la sua luce e s'abbandonano
al suo tocco e all'eloquio frequente in cui innalzano
alla Trinità e a Maria il loro grazie: grazie
per averli messi al mondo, grazie per tutto ciò
che è loro concesso, grazie infine anche per
le prove a cui vengono sottoposti.
Per noi, esplosivi sì ma in fondo chiusi in
certe espressioni, questa loro professione continua
di fede è destabilizzante e toccante. Tuttavia,
sulle prime rimaniamo un pò sconcertati da
quel loro fare, specie dalle loro esclamazioni: "Alleluja,
alleluja", da quei loro canti: "Diamo lode
al Signor, diamo lode..." che non hanno mai fine,
da quel loro gesto di portare in alto le mani e di
muoverle a ritmo per dare maggiore vigore ai loro
canti e alle loro preghiere. Eppure, anche se sembra
un rituale, tutto ciò viene fatto con il cuore,
con spontaneità e slancio da fanciulli... è
proprio questo, forse, che a noi manca, un cuore fanciullo
che esalti la perfezione di Dio e di tutti i suoi
doni. Il movimento carismatico, a cui loro appartengono,
fa proprio leva su ciò che Dio ha regalato
ad ognuno di noi e che noi dobbiamo mettere a frutto,
al servizio dei fratelli. Facile a dirsi, difficile
a farsi.
Rina ascolta, pensierosa, immersa
nel suo mondo interiore di soferenza. E' una donna
dalla struttura forte e provata che pure con coraggio
affronta una dura realtà che non racconterò
per delicatezza. |
Mario M.
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Un attimo di panico
- subito acquietato - lo proviamo quando la Dottoressa
Rosita Taddeini dà segni di sofferenza, ma
un pò d'aria la rianima e ripartiamo più
spediti, anche perchè la pioggia sembra diradarsi.
Mario M., intanto, ha un nuovo giocattolo
quest'anno: una cinepresa nuova di zecca appartenente
a Frà Ignazio che gliel'ha per il momento affidata
e che lui sventaglia sotto il naso di tutti, riprendendo
passo passo i momenti salienti della partenza e del
viaggio. Ci regalerà, comunque, dei ricordi
inestimabili.
Come Dio vuole raggiungiamo Pescara
alle 12,00 passate sotto una pioggia torrenziale ma
il cuore è tutto rallegrato dalla presenza
di Francesca, Gabriella, di Franco, di Rina e Augusto
e dei loro amici che, avendo ritardato per varie ragioni
- si sono trovati imbottigliati nel traffico dell'Appia,
rallentato da un incidente occorso ad un motociclista
che è rimasto ucciso - sono arrivati al punto
di incontro per la partenza appena cinque minuti dopo
che eravamo andati via, ma non si sono persi di coraggio
e ci hanno inseguiti fino a raggiungerci. |
Esplicate le formalità
relative all'imbarco, ci ritroviamo tutti in fila
per salire sulla scaletta interna d'imbarco. Un pò
di caos nel prender possesso delle poltrone prese
d'assalto anche da altri due gruppi di pellegrini,
poi si incomincia a far la fila per la toilette, per
il ristorante, ecc. ecc. |
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Nel primo pomeriggio iniziano i preparativi
per la Messa che si svolgerà in una delle sale
ritrovo per i passeggeri. I giovani provano i canti,
P. Antonio, P. Barnaba e don Giusto si preparano spiritualmente
a concelebrare, i piccoli indossano le loro vesti
da chierichetti... Intensa e solenne, la celebrazione,
coinvolgente l'omelia.
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L'Hotel Love
Arriviamo che è ormai notte
e non possiamo vedere la bellezza del paesaggio nè
quant'altro ci circonda e il piccolo hotel-villaggio
che ci accoglie, ma già dall'ampio salone possiamo
notare che si trova proprio sul mare, su un ampio
terrapieno a picco sulle acque.
Ci ha atteso là un amico di Jozo che si chiama
Nicksa: non più giovanissimo, alto, un volto
incisivo, capelli lunghi che gli saltellano sul viso
perchè accompagna i suoi discorsi "fitti
fitti" rivolti a Jozo, con lunghi scarti della
testa. Le ragazze l'hanno già soprannominato
"Raffaella Carrà" proprio per il
modo in cui agita il capo. Lo ritroveremo poi come
guida in un successivo pellegrinaggio...
Secondo giorno
E' una mattinata splendida e possiamo
ammirare finalmente il luogo in cui ci troviamo: un
bel villaggio con tante casette gialle in cui ci hanno
disposto a due a due - tanto era tutto per noi - alberi
in fiore, scorci caratteristici. Abbiamo riposato
bene, disseminati nelle varie, piccole abitazioni
ed ora con il sole ci godiamo un momento di tranquillità,
benchè sia già incalzante la necessità
di riprendere il percorso per raggiungere la nostra
meta.
Diamo la sveglia ai più piccoli che ancora
se la dormono della grossa, ci riuniamo nel giardino
che dà sul mare per una foto di gruppo, eppoi
con tutti i nostri bagagli rimontiamo sul pullman,
alla volta di Markaska sullo sfondo d'un paesaggio
caratterizzato da incombenti montagne, da lampi di
verde nel grigio del pietrisco...
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Al Santuario della Piccola Lourdes
facciamo una sosta, poi proseguiamo sulla strada a
strapiombo sul mare che degrada fino ad ampie e chiare
anse e che ci regala paesaggi d'intatta bellezza.
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Ripartiamo e Jozo prende il microfono
per esortare a fare, una volta a Medjugorje, una buona
confessione, cercando le radici profonde dei nostri
peccati per vedere di estirparle definitivamente
Sulla destra, intanto, si sussegue un paesaggio sempre
vario, una costa costellata di miriadi piccole isole,
ma ad un tratto ci si rende conto di aver sbagliato
la strada ed è necessario quindi tornare indietro,
arrampicandoci su per le ripide montagne che ci riserveranno
spettacolari vedute. |
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... Delle piccole viti stentate crescono
entro confini di cemento, chiesette semplici e bianche,
case diroccate ed il verde intenso di alberi rigogliosi
che s'addensano in macchie boschive, poi ancora zone
brulle, ghiaia, alberelli contorti e disseccati dall'estate
appena trascorsa. Intanto Katia con voce intensa ci
legge alcuni Messaggi della Madonna: "Cari figli",
così ci chiama la Madre di Dio!.
Lasciamo la Dalmazia incastonata tra questi ostici
monti, per immergerci nei caldi colori dell'interno
della Bosnia Erzegovina, mentre P. Barnaba, raccontandoci
delle sue esperienze come coadiuvatore di P. Amorth,
uno dei più famosi esorcisti, ci illustra i
pericoli in cui incorrono molte anime avvicinandosi
all'astrologia, alla cartomanzia, alle sedute spiritiche,
alle superstizioni. L'uomo deve pur credere in qualcosa
e quando la fede in Dio comincia a vacillare, ecco
che diventa facile bersaglio dei "ministri"
del maligno.
Infine, ci intrattiene sulla storia della Jugoslavia
ed in particolare della Bosnia-Herzegovina. Sotto
la dominazione turca per i francescani da sempre presenti
in quelle zone e per i devoti cristiani era molto
difficile avere dell'acqua benedetta e così
quando si poteva si faceva benedire il sale. Quando
si aveva bisogno dell'acqua santa, si metteva nell'acqua
comune qualche granello di sale.
...Sfilano sotto i nostri occhi grossi mucchi colorati
di pannocchie appena raccolte che spiccano nel verde
dell'erba, sfilano panni stesi e filari di tabacco
appesi ad asciugare al sole, casupole di grosse pietre
grigie e squadrate, piccoli recinti in cui pascolano
poche sparute pecore... i bellissimi colori dell'autunno
già inoltrato, ci sono tutti. |
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Siamo ormai vicini a Medjugorje
e P. Antonio, emozionato, intona con forza, con
la sua calda voce l'inno alla Regina della Pace.
Anche Mario D.B. che ancora conosco poco, ma che
mi va a genio per le sue pungenti battute, e che
di solito brontola per attrarre l'attenzione, è
stranamente silenzioso.
Una volta arrivati nel piccolo
centro di Miletina, c'è un pò di confusione
per la sistemazione nelle varie case, ma alla fine
tutto si conclude più o meno felicemente,
anche con la nostra adesione a condividere, io,
Paolo, Mario e Giuliana un'unica camera da letto.
Sulle prime forse non ci sarà sembrata una
felice trovata ma poi negli anni quella condivisione,
condita di semplici facezie e di risate di cuore,
si è trasformata in un bellissimo ricordo.
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La giornata trascorre con i suoi tempi
cadenzati: pranzo, riposo, visita alla chiesa e successiva
celebrazione.
I pellegrini sono innumerevoli e moltissimi i sacerdoti
che concelebrano nella chiesa, diventata ormai troppo
piccola per contenere il fiume di gente che arriva
a Medjugorje.
Tanti, infatti, sono quelli che ascoltano la Messa
seduti intorno alla chiesa o sui prati o in piedi,
addossati alle mura perimetrali esterne mentre altrettanti
attendono il loro turno per la confessione. Quest'anno,
nel piazzale, hanno costruito dei nuovi confessionali
in legno ed un trabiccolo in legno su cui risaltano
i cartelli che indicano le lingue in cui ogni singolo
sacerdote è pronto a confessare....
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Terzo giorno
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Ci avviamo verso il punto d'incontro,
ma prima facciamo una sosta nella casa in cui sono
alloggiati i miei figli. Stanno ancora facendo colazione
con gli altri compagni, una lauta colazione - direi
- imbandita da Mila, la padrona di casa.
E' una donna dalla struttura forte, contadina, con
un viso sorridente, che cerca in ogni modo di soddisfare
i suoi "ospiti" e cerca di comprendere,
anche se poi non ci riesce, quello che noi, talvolta
concitatamente, le chiediamo.
I due piccoli, Simone e Tommaso, sono suoi ospiti
ed ella cerca di chiudere un occhio sulla loro estroversione
e mobilità che li trascina dentro e fuori della
casa, senza sosta, nei momenti che dovrebbero essere
dedicati al riposo quotidiano. Ecco che si avvicinano
alla pergola dell'uva ormai matura e ne staccano alcuni
grappoli sugosi, oppure danno il tormento al cane
che riposa nel cortiletto. O ancora scorrazzano intorno
alla casa alla ricerca di melograni - quante piante,
qui intorno, cariche di frutti - o di more.Tuttavia
Mila, forse memore delle scorribande dei suoi figli
alla loro stessa età, li guarda silenziosa
e sorride...
Adiacente alla casa in cui pernottano, un'altra abitazione
simile alla prima, preceduta da un cortiletto in cui,
sotto un pergolato, quattro persone stanno recitando
il Rosario. Predomina su tutte la voce di Edmondina,
la nostra arzilla compagna ottantaduenne che con la
sua cadenza romagnola dà il via alle preghiere.
Tutti hanno una faccia radiosa, sono tutti contenti
della sistemazione, tranne F. e M. che hanno come
compagno di stanza Frà Ignazio che, purtroppo
per loro, dormendo, russa sonoramente. Non hanno chiuso
occhio e pregano gli organizzatori di trovare per
loro un'altra sistemazione, lontana da "quella
fonte di rumore".
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Sul tetto della casa vicina, interrotto
dal nostro frastuono, uno spazzacamino - figura ormai
d'altri tempi e quasi sconosciuta a noi di città
- saluta il nostro gruppo vociante e ci dice qualcosa
nella sua lingua, per noi oscura.
Saliamo sul pullman e ci avviamo verso la chiesa -
intorno alla quale si innalzano nuove costruzioni,
insegne, bancarelle, negozi... (insomma anche qui
il consumismo fa passi da gigante, ma è anche
questo che i pellegrini vogliono!) - dove lasciamo
solo poche persone che non se la sentono d'affrontare
l'ardua salita e i due ragazzi in carrozzella, Emanuela
e Mario e ci dirigiamo verso il Krizevac.
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Iniziamo a salire con
gioia sotto il sole già alto e tra una stazione
e l'altra recitiamo una posta di Rosario, ci fermiamo,
preghiamo e cantiamo all'unisono. |
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In alcuni momenti la commozione
è forte, la voce s'incrina... |
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Anche i due piccoli si sono avventurati in questa
che per loro è una sfida ed una prova di forza.
Camminano innanzi al nostro gruppo tenendo tra le
mani una piccola croce di legno che di tanto in tanto
si passano di mano.
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Le mani alzate verso Te, Signor
per offrirti il mondo.
Le mani alzate verso Te, Signor
gioia in me nel profondo...
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La salita è come sempre difficile
ma è un dono da parte di chi la fa e che tuttavia,
arrivato al culmine dell'ascesa, riceve il quadruplo
o anche di più di quello che ha dato.
Arrivare a toccare la croce che svetta sul monte è
davvero esaltante.
Forse è solo l'impegno fisico che viene ricompensato
dall'arrivo a quell'altezza? Non credo, a me sembra
davvero di essere, in quel momento, più vicina
a Dio. |
Discesa dal Krizevac
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Nel pomeriggio Padre Barnaba ci riunisce
tutti in un piccolo cortile fiorito per una Liturgia penitenziale.
Ci sediamo sulle panche di legno, un pò storditi
dal profumo dei fiori, timorosi e compunti come scolari
alla prima lezione, tutti intenti a seguire le sue parole
che parlano al nostro cuore di serenità e di desiderio
di migliorare, scalzando i macigni che noi stessi abbiamo
sepolto nelle nostre coscienze.
Mentre la luce dorata del tramonto incipiente ci accarezza,
come fosse la mano benedicente di Dio, ad uno ad uno ci
dirigiamo verso lo stesso P. Barnaba o verso P. Antonio
per una buona confessione.
E' quasi sera, nel piccolo paese le luci
sono poche, utilizziamo qualche torcia portata con noi e,
seguendo P. Barnaba ci dirigiamo verso una chiesetta di
cui solo lui conosce la strada, tra le viuzze polverose
e non asfaltate, finchè ad un suo richiamo capiamo
di essere vicini alla meta. Qualche pietra affiora dal terreno
e, puntando su di esse la torcia, ci accorgiamo che non
sono pietre qualunque ma dei cippi funerari. Si, siamo proprio
nel piccolo cimitero in fondo al paese. Lì per lì
un moto di stizza (o forse è timore?) ci anima poi
lo seguiamo in silenzio nella piccola cappella del cimitero.
La funzione è intensa, meditata, coinvolgente mentre
le lunghe ombre causate dal piccolo cero che illumina l'abside,
creano evanescenti figure che danzano sulle pareti. Ma non
ci si può distrarre quando Cristo è là
sull'altare e ci invita alla Sua Mensa.
E Padre Barnaba, sembra proprio un inviato
del Signore per insufflare in questi nostri animi così
vuoti un pizzico di Spirito Santo, con la forza della sua
fede, della sua intelligenza, della sua cultura, del suo
impegno.
Siamo tutti toccati da questa celebrazione
ed usciamo nel buio disperdendoci tra le tombe come pecore
sbandate. Ma, all'improvviso, da un angolo oscuro, la voce
di Mario, intonata ed intensa, si alza nell'oscurità,
accompagnata dall' inseparabile chitarra, a cantare la sua
disperazione e la sua richiesta d'amore a Dio. E' un momento
magico, un momento da ricordare.
Mario è un giovane uomo che dopo un incidente di
moto è rimasto paralizzato. Non ha perduto solo la
mobilità delle sue gambe, ha perduto una famiglia,
una vita, le speranze, la fede. Ma forse ora, avrà
finalmente deposto nelle mani di Dio il suo dolore.
In serata si svolgono altre varie attività
oltre alla cena e ad una liturgia delle guarigioni, ma il
meglio - ma non si parla di spiritualità, questa
volta - deve ancora venire. La sera, infatti, gli organizzatori
vanno di casa in casa per controllare che tutto proceda
nel migliore dei modi per tutti i partecipanti. Ed ogni
volta si viene accolti da persone raggianti e dalla famiglia
che li ospita e che ci propina un dolcetto, un goccio di
grappa appena distillata.
Torniamo alla nostra camera "quadrimoniale" col
cuore lieto e leggero nel silenzio della notte rotto appena
da qualche latrato di cane o di qualche piccolo animale
selvatico, fissando il cielo bosniaco dove sembra esserci
un affollamento incredibile di stelle luminose. Stelle che
ormai nei nostri cieli gonfi di smog e di luci è
impossibile vedere ad occhio nudo. Beandoci di questi regali
che la natura ci offre, raggiungiamo la nostra casa e dormiamo
il sonno dei giusti.
Quarto giorno
E' ancora buio quando ci svegliamo e ci
apprestiamo a partire per Thjalina dove avremo la possibilità
di ascoltare la Messa presieduta da P. Jozo e P. Barnaba.
Quando arriviamo, il sole inonda il piazzale antistante
la chiesa già stracolmo di pellegrini tra cui ci
facciamo spazio per entrare in chiesa.
P. Jozo ha un aspetto familiare è dolce ma diventa
ieratico e solenne quando parla della Madonna, delle apparizioni
e soprattutto dei messaggi e la sua voce si fa allora tagliente
e ferma quando ci indica i nostri errori e ci invita a seguire
il cammino indicato dalla Madre di Dio.
La volta della chiesa è del tutto simile a quella
della chiesetta cimiteriale, tutta doghe di legno d'un bel
marrone intenso che spiccano contro il bianco-avorio delle
pareti. In fondo all'abside spicca, nera e contorta una
grande croce di ferro battuto. Dalle finestre aperte entra
prepotente un raggio di sole ed improvvisamente una rondine
che volteggia in alto, a lungo, e poi si posa su un piccolo
cornicione. Sembra attenta anch'essa alle parole del frate
che, quando parla in croato, sembra davvero ispirato dallo
Spirito Santo.
Terminata la funzione usciamo all'aperto
ed attendiamo che P. Jozo dia una benedizione individuale
ai pellegrini che si mettono in fila dinanzi a lui.
Per chi vuole c'è un'altra salita,
questa volta notturna e quindi più difficile, al
monte Krizevac. Molti aderiscono all'idea e si rimettono
in cammino per l'ardua ascesa che assomiglia ad un viaggio
spirituale verso Dio. Senz'altro il cammino, al lume fioco
delle torce, è molto difficile anche se la luce delle
stelle è abbastanza chiara per vedere gli ostacoli
delle grosse pietre talvolta scivolose.
Eppure, pian piano arriviamo alla Croce che svetta bianca
nell'oscurità. E' un altro passo verso il cielo,
verso l'immenso. E mentre siamo lassù per un momento
di riposo e di riflessione e ci immergiamo nelle oscure
profondità del nostro animo, in cielo le stelle dispiegano,
a milioni, i loro eterni misteri.
Quinto giorno
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Vista del Krizevac dal Podbrdo
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Stamani ci attende la salita alla
collina delle Apparizioni, il Podbrdo.
La giornata è splendida e tutto il creato
sembra attendere qualcosa di bello.
Il Podbrdo è molto meno impervio del Krizevac
e quindi è quasi una passeggiata arrivare
in cima.
Sul terreno sassoso è tutto un pullulare
di croci lasciate dai pellegrini e diventate veri
e propri altarini sotto cui ci si inginocchia per
pregare e lasciare un lumino, una richiesta scarabocchiata
in fretta su un pezzetto di carta, un rosario...
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Momenti d'amicizia
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Momenti di intensa
preghiera solitaria, momenti di amorosa sollecitudine
nei confronti dei più deboli |
Momenti di preghiera corale
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Vista di Medjugorje dal Podbrdo
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Incontro con Viska
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Come sempre, lei accoglie i pellegrini
di ogni nazionalità con un gran sorriso. Eppoi,
questa volta, c'è Padre Barnaba che lei conosce
sin dalle prime apparizioni.
Con la sua voce cantilenante inizia a recitare un
Pater, un'Ave e un Gloria, ci parla dei messaggi della
Madonna, ci incita a seguire i Suoi consigli e ad
un rinnovamento interiore, ci racconta le straordinarie
esperienze che ha vissuto con gli altri veggenti,
anche quelle negative di quando li sottoposero a varie
prove mediche per accertare la loro buona fede, ci
racconta che non sta ancora bene dopo una grave malattia.
Sia lei che Marja hanno avuto gravi problemi di salute
che hanno però superato con l'aiuto di Dio. |
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Abbiamo poi anche un brevissimo incontro
con Ivanka che ci dice poche parole: "Dio non
ci chiede molto. Solo di fare in modo straordinario
le cose ordinarie (questo è il cammino che
seguiva anche San Josè Maria Escrivà
de Balaguer). Là dove il Signore ci ha fatto
fiorire, dobbiamo continuare a fiorire".
Successivamente partecipiamo, come ogni sera alla
Messa, oggi concelebrata da circa 50 sacerdoti, a
cui assiste una moltitudine di persone. E'' una grande,
intensa emozione.
Più tardi abbiamo anche un incontro con Jelena,
una giovanetta che ha locuzioni interiori, "sente"
cioè interiormente la Madonna che le parla
e la guida.
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E' una specie di lunga intervista
in cui ella ci racconta le sue esperienze spirituali
e cosa vuol dire aver delle locuzioni. Difficile
trovare il termine adatto, è un messaggio
diretto che lei sente provenire dalla Madonna che
le dà consigli e suggerimenti per crescere
nella spiritualità, per superare difficoltà,
per vivere al servizio degli altri, perdonando,
pregando.
All'inizio, confessa Jelena, ha avuto anche un pò
di paura, non sapeva cosa pensare, poi con l'aiuto
di un sacerdote che le consigliò di pregare
perchè se quello che le capitava era un dono
della Madonna, Ella le avrebbe dato anche i mezzi
per metterlo a frutto. Maria le aveva raccomandato
la preghiera, ma Jelena non aveva una gran voglia
di pregare, poi pian piano, proprio pregando, ha
cominciato ad amare l'orazione. Jelena prova una
gran pace quando la Madonna le parla e le dice di
divulgare le sue parole, indicandoci Gesù
come unico amico a cui rivolgersi, suggerendoci
la via della pace interiore per arrivare poi ad
una pace universale e facendoci sapere che con le
sue apparizioni viene a rinnovare anche le parrocchie
e la chiesa tutta.
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Assistiamo per l'ultima volta alla
Messa serale con grande partecipazione, lasciamo anche
noi un lumino davanti alla scarna croce di legno che
si trova lateralmente alla chiesa, aggiungendolo ai
tanti che già tappezzano la zona sottostante,
ci aggiriamo come pecore sbandate intorno ai confessionali...
insomma siamo un pò tristi che questa grande
esperienza stia volgendo ormai alla fine.
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La cena si svolge nelle case in un'atmosfera un
pò appannata dal senso di vuoto che già
ci opprime, ma poi ci scrolliamo di dosso ogni tristezza
e al seguito degli organizzatori, passiamo di casa
in casa, accolti con gioia dagli amici e dalle famiglie
ospiti che ci offrono, come al solito, dolcetti e
grappa. Qui la grappa la fanno in casa e non è
sottoposta alle tasse che esistono nel nostro paese.
Ogni famiglia ha i suoi alambicchi, storte e quant'altro
e in questo periodo, ognuna di esse ne distilla una
gran quantità sotto una piccola tettoia vicino
casa.
L'odore acre e pungente della bevanda che si raffina
ci inebria ed il suo borbottio nel ribollire è
l'unico rumore che udiamo, a parte le nostre risate
che interrompono il silenzio, mentre rientriamo per
l'ultima volta nella nostra casa, in questa notte
fredda e nebbiosa che non ci consente d'ammirare il
solito fiabesco corteo di stelle.
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Sesto giorno
Mario D. B. si è svegliato presto
questa mattina ed ha una faccia felice che finora non gli
avevamo mai vista, si muove con sveltezza con la sua carrozzella,
ci gira intorno, ci provoca con le sue battute, ma si vede
che ha una serenità tutta nuova. Ieri notte, mentre
noi facevamo il giro delle case, ha chiesto a Jozo, a P.
Antonio e a Cosimo di portarlo sul Podbrdo.
Sì perchè tra Mario e Cosimo si è instaurata
una bella amicizia, eppoi hanno scoperto di essere anche
vicini di casa. Cosimo si è dato da fare per lui,
facendolo scendere e salire dal pullman ogni volta, issandolo
sulla sua carrozzella, accogliendo senza reagire i suoi
scatti d'ira... insomma ha dimostrato, come sempre, di essere
un vero cristiano e, come dico io, il primo pellegrino tra
noi!
Armati solo di qualche lampadina e da tanto amore, si sono
dati tutti da fare per portarlo su. Una volta arrivato in
cima alla collina, Mario ha sostato per un bel pò,
pregando a suo modo, deponendo sulle pietre del Podbrdo
e nelle mani della Madonna - che lì è apparsa
- il suo pesante fardello di rancore e di dolore.
Salutiamo Jozo che si è prodigato per noi, come accompagnatore,
come traduttore nei nostri difficili rapporti con i singoli
padroni di casa - solo a causa della lingua, s'intende!
- che ci ha aiutato, guidato, consigliato. E' un amico impareggiabile,
insostituibile, che vorremmo poter avere a portata di mano
nel momento del bisogno. Ma, chissà... sembra probabile
che ciò sarà possibile ben presto!
Caricati i bagagli sul pullman, seduti
ognuno al suo posto, abbiamo quindi lasciato Miletina, le
cui poche case si son dissolte subito nella nebbia autunnale
di questa mattinata di fine ottobre, con un gran magone
dentro... ma poi per ringraziare il Signore di averci dato
tanto, abbiamo trasformato in un canto gioioso e prolungato
la nostra malinconia.
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Il nostro viaggio per il momento finisce a Dubrovnik
dove arriviamo prima del previsto. Della città
vediamo poco perchè più che altro ci
aggiriamo attorno a porto per non disperderci in un'area
più vasta e sconosciuta per noi. Passiamo qualche
decina di minuti in un supermercato, poi un pò
stanchi saliamo finalmente sulla nostra imbarcazione.
Siamo ormai alla conclusione del viaggio, su una
bella e lussuosa nave che ci riporterà alla
nostra terra.
Quasi tutti commossi, partecipiamo alla Messa con
intensità, così come avveniva a Medjugorje,
mentre i ragazzi animano la celebrazione con i canti.
Anche Mario, ormai è dei nostri, collabora,
canta con serietà durante la Messa, poi ride
e scherza con tutti.
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E visto che oggi è il mio compleanno,
ha acconsentito a cantarmi la sua bella canzone, forse
sarebbe meglio definirla una preghiera, quella che
inaspettatamente aveva cantato quella sera nel cimitero
e che è diventata il leit-motiv del nostro
pellegrinaggio.
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RISONANZE
- Questo viaggio è stato
meraviglioso, siamo stati veramente una cosa sola,
così come vuole il Signore. Pregate per noi
- Rina e Augusto
- E' stato bello conoscervi e stare
con voi, ho sperimentato una comunione molto forte.
Grazie! - Nadia
- Sempre più ho conosciuto
l'Amore. A Medjugorje ho chiesto di ricevere la
capacità di donarmi. Grazie a Dio, alla Vergine
e agli organizzatori - Rosita
- Gesù mio, per quella acutissima
spina che trapassava le tue dolcissime tempie, ti
prego non abbandonare mai questa famiglia, guidala
con la tua santa protezione - Edmondina
- Grazie, grazie, grazie, grazie,
grazie...Sempre uniti nel Signore, alleluja - Dina
- Tutto è grazia, in questo
caso è stata una pioggia di grazie delle
quali mi sento profondamente responsabile. Un grazie
di cuore e un augurio di ogni bene agli organizzatori
- Emma
- Un grazie di cuore per quanto
avete fatto per la mia Francesca. Ma attenzione!
Un ammonimento: guai a voi se non rifarete il pellegrinaggio
il prossimo anno. Intesi! Con tanto affetto e gratitudine
- Graziella
- Grazie per la compagnia - Filomena
- Grazie per avermi fatto conoscere
Medjugorje - Concetta
- Grazie per avermi fatto provare
una sensazione spirituale interiore che forse non
proverò più nella mia vita. Grata
per sempre - Naida
- Con affetto e gratitudine e
alla prossima - Liana
- Siete grandi. Dio vi benedica
e continuate così, che va bene. Un forte
abbraccio - Teodora
- La nostra mamma celeste ci tenga
sempre uniti nel Suo cuore - Emanuela
- Il Signore mi ha donato in questa
vita 100 volte tanto di più di quello che
mi aspettavo... tanti amici. Grazie - Franca
- Creature tuttte della terra
lodate il Signore e cantate a Lui con gioia - Maria
Rita
- Questi giorni meravigliosi li
porterò nel mio cuore per sempre. Grazie
a voi tutti - Gioia
- Vi ringrazio per la bella esperienza
E' stato il mio primo pellegrinaggio. Grazie ancora
- Emilia
- Anche se è la seconda
esperienza sono contenta del gruppo e degli organizzatori.
Grazie - Giuseppina
- Possa il Signore darmi sempre
la gioia di questi giorni - Francesco
- Ringrazio il Signore e la Vergine
per questa splendida esperienza di fede -
- Che cosa, Signore, sono venuta
a cercare? Forse solo me stessa, forse solo Te Signore,
anzi Te e con Te ritrovo me. Alleluja - Angela
- Non è un traguardo ma
una pista di lancio. La Madonna ci ha indicato la
via. A te ora la risposta. Lei verrà con
te. Ti ricordo P. Barnaba
- A me questa esperienza mi è
piaciuta molto e mi è servita anche spiritualmente
- Simone (10 anni)
- Niente capita a caso. La presenza
della Madonna nella nostra vita è la realtà
dell'Amore materno di Dio. Per questo abbandoniamoci
con estrema fiducia - Don Giovanni Giusto
- A Medjugorje sono stati giorni
meravigliosi di pace interiore e di preghiera. Grazie
a chi mi ha dato l'opportunità di provare
questa grande gioia - Antonietta
- Ringrazio il gruppo della gioia
che ho provato di stare insieme a tutti loro - Aurelia
I Mitici
P. Antonio, Paolo R., Jozo, Cosimo, Paolo, P. Barnaba...
manca Mario M.
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Il giorno dopo
Sarà la stanchezza che pur
non mi pareva di sentire, sarà il rientro
nel mondo di tutti i giorni, ma il mio morale è
decisamente a terra: riecco i problemi quotidiani,
il traffico, gli autobus ultraffiollati, le divergenze
d'opinioni, il consumismo e chi più ne ha
più ne metta. Mi sento sovrastata, schiacciata
da questo cumulo di obblighi, dalla banalità
della gente e della vita quotidiana. Dio, dammi
la forza...
Ma sì, già lo so,
questa sensazione di estrema fragilità è
il risultato della nostalgia, già provata
in passato, di questa esperienza di Medjugorje che
si vorrebbe non abbandonare mai, per far restare
intatta dentro di noi quella sensazione di pace
e di comunione con Dio e con gli uomini.
Ma il coraggio sta proprio nel
continuare a vivere o almeno tentare di farlo, nel
clima sereno interiore che si instaura in Medjugorje,
nel farne partecipi gli altri, quelli che abbiamo
lasciato qui, quelli che non credono, quelli che
sono alla ricerca di Dio, del Suo perdono e della
Sua luce, quelli che vivono annaspando in un vuoto
esistenziale fatto di conflitti, quelli che si lasciano
assoggettare ai legami terreni ed hanno dimenticato
che l'uomo è composto non solo di materia
ma soprattutto di spirito.
E allora eccomi, sono pronta, anche
se spesso cederò all'impazienza, alla nostalgia
o ai richiami della vita materiale, all'orgoglio,
alla superbia. Eccomi a farmi ancora portavoce di
quello che ho vissuto per la seconda volta a Medjugorje.
Eccomi a portare agli altri un pò di speranza,
un pò di serenità...
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Mio Dio hai per noi grandi progetti. Ed anche
se noi siamo così piccoli, tu ci dai la possibilità
di realizzarli!
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