Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

PARLIAMO DI... SANTINI

 

" Ecco un piccolo strumento che potrà aiutarvi! Cercate di avere un'immagine oppure un dipinto di N. Signore e non accontentatevi di portarlo sul cuore, senza mai guardarlo, ma usatelo per "conversare" con Lui". Così scriveva nel 1566 santa Teresa d'Avila ne il suo"“Cammino di perfezione". Sostenere dunque la fede dei fedeli, esaltare il loro amore per Gesù e per la Trinità, è stato il primo intento delle immaginette sacre.
I monaci benedettini, con l'illustrazione dei testi sacri, sono stati tra i precursori delle immagini sacre. Da ricordare anche, l'introduzione dei "rotoli liturgici" nel Beneventano, nei secoli XI-XIII, per la recita dell'"Exultet" nella notte antecedente la Pasqua.
Si può risalire al termine "Santino" nelle "Lettere" del Malagotti (1736) "Non mi dimentico de' santini che vi ho promesso!"; nel "Ricciardetto" (1738), il Forteguerri in forma scherzosa afferma: In questo ben sapea ch'era tantino/ E 'l numero dicea delle peccata/Onde il maestro davami il santino!". Si trova il termine "santino" anche nel "Vocabolario della Crusca", nella ristampa dedicata a Vincenzo Monti, basata sulla IV edizione (1729-38) e Niccolò Tommaseo, nel suo "Dizionario della lingua Italiana", scritto dopo il 1854, propone la definizione: "Santino, Immaginetta di Santo, stampata in legno o rame, o sovente miniata".

Per la Chiesa, l'immagine religiosa ha una triplice funzione: quella di "ornamento" di chiese e luoghi di culto, di "insegnamento e di divulgazione" (portando a tutti - letterati e non - le verità del catechismo, le storie sacre, le vite dei santi) e di "incitamento" alla pietà. Ovviamente, l'immaginetta religiosa - o chiamiamola più familiarmente "santino" , è destinata proprio alla funzione divulgativa della devozione.

La sua diffusione si sviluppò, adattandosi ai cambiamenti delle mentalità, del linguaggio e dei costumi, fra il XIV secolo e la prima metà del XX, proponendo principi di morale, di Fede e di Amore esaltanti la vita cristiana, adattando schemi che rappresentavano i più grandi Misteri, diventando - nei momenti di necessità spirituale - mezzo di conforto, di colloquio con Dio e di intercessione presso i suoi Santi.
Già nel Quattrocento e nel Cinquecento, monache e frati impiegavano parte della vita monastica a dipingere immaginette sacre su pergamena per donarle a dei fedeli particolarmente cari o anche per usarle negli esorcismi e alcuni santini su ostia venivano fatti ingoiare a delle persone per guarirli da mali fisici o morali. Alla prima metà del XIV secolo risalgono le prime stampe su carta, realizzate da un disegno inciso su matrice di legno che, benché riflettano religiosità e ansia di fede, sono di fattura un po' grossolana.

Più avanti, specialmente in Baviera, Fiandre e Svezia, l'esecuzione verrà affidata a grandi artisti che creeranno piccoli capolavori, affinando la tecnica e sostituendo all'intaglio su legno l'incisone diretta su rame (a bulino o a puntasecca) o quella indiretta o acquaforte, che avveniva ricoprendo la lastra di metallo di una vernice trasparente su cui veniva effettuato il disegno, graffiando poi la superficie della vernice che veniva infine trattata con acidi diluiti. Si otteneva così una matrice che serviva per la definitiva stampa su carta. Il risultato non era sempre eccezionale, ma permetteva la stampa di una gran quantità di immaginette in bianco e nero, di forma rettangolare, a cui spesso veniva aggiunto un testo o una preghiera.
Intanto, verso la metà del XV, avvenne la scoperta dei caratteri tipografici mobili da parte del Gutenberg, scoperta che rivoluzionò tutto il mondo della stampa, permettendo di comporre più volte il testo.

A partire dal Seicento - con Jacques Caillot che riuscì, attraverso un'evoluzione della tecnica dell'acquaforte, a dare particolari effetti di profondità alle sue opere e che realizzò oltre ad un notevole numero di incisioni artistiche, una grande quantità di immagini religiose molto ricercate dai collezionisti - fino al XVIII secolo, si cercherà di abbellire sempre di più i santini "artisticamente" e si svilupperà, nel corso di questi secoli, anche la realizzazione di immagini chiamate "canivet"dal piccolo arnese, simile ad un temperino (il canif), che si utilizzava per intagliare la carta o la pergamena, creando veri e propri pizzi merlettati di grande effetto.

Agli inizi dell'Ottocento, nascono in Europa, ad opera specialmente degli editori Rude e Hoffman di Praga, ma soprattutto in Francia, a Parigi, in Rue St. Sulpice, dei laboratori (Turgis e Boumard) che, con l'avvento della siderografia, cominciarono a stampare i primi pizzi a matrice, cercando di imitare i vecchi modelli intagliati a mano, su cui venivano incollate le varie immagini religiose, disegnate o stampate in litografia, una tecnica innovativa per l'epoca. Essa prevedeva il disegno del soggetto da stampare, effettuato con un materiale grasso - una matita o inchiostro - su una pietra levigata e fissato con della resina, su cui poi veniva passata dell'acqua mischiata a gomma arabica e acido. Passando attraverso altre fasi fino alla definitiva inchiostratura, si passava all'ultima, ponendo la matrice sul foglio e premendo con l'aiuto del torchio, per cui l'immagine si trasferiva sulla carta.

Questo genere di santini, avrà successo per tutto il secolo,sino agli inizi del XX, soprattutto ad opera di produttori quali Bouasse Lebel e Letaille, sempre in Francia, finchè, con l'avvento dell'Art Déco e del Liberty, si sfocerà in una produzione di santini ridondanti di ghirlande e decori, di simboli e di lustrini, di acquerelli, di nastri e florilegi, di preghiere miniate a colori, di immagini "a inclusione" o "a rilievo, forse, se così si può dire, eccessivi, ma molto belli da vedere e, soprattutto, ideali per trasmettere all'animo sentimenti di devozione e per comunicare con il mondo ultraterreno, ispiratori di buoni propositi e di santità.

La distribuzione delle immaginette veniva effettuata durante le celebrazioni e ricorrenze religiose di un certo rilievo, nei ritiri spirituali o nei collegi gestiti dai vari ordini religiosi e diffuse nelle missioni presenti nei luoghi più sperduti del mondo. Generalmente venivano conservate nei messali, con un sentimento frammisto di religiosità e di scaramanzia, quasi come reliquie dalle potenti qualità taumaturgiche o come un frammento di quella eternità perduta che poteva ricongiungere al Cielo quella parte dell'uomo che di esso aveva nostalgia.

Per un'azione di catechesi per i bambini si ricorreva a immaginette evocatrici del soprannaturale che si potevano facilmente imprimere nelle menti, spesso raccolte anche in piccoli libretti, corredate da una breve didascalia generica o da una frase dei Vangeli. Esse narravano i momenti salienti della Vita della Vergine, della Vita di Gesù, dei miracoli, ecc., attraverso figurazioni definite o tramite simbologie - espresse spesso con grande potenza pittorica - a volte ingenue, a volte teatrali, con colori, sfondi e grafica molto elaborati, che però arrivavano subito al cuore, destando interesse e buoni sentimenti, spingendo comunque ad andare oltre l'immagine, all'essenza della religione.

All'nizio del XX secolo, la nascita della fotografia, le avanguardie dell'arte moderna, l'industrializzazione, le nuove ideologie ed i successivi eventi politico-economici provocheranno il crollo dell'iconografia religiosa e devota che, tuttavia, nel periodo tra le due guerre, rifiorirà, rifacendosi a pittori ed incisori del passato, quasi ignorati ormai dagli artisti e persino dai fedeli, con immagini didattiche ed accademiche quasi prive di vero sentimento devozionale. Tuttavia, anche il santino trova con le nuove tecniche una diffusione popolare più ampia che lo trasforma in mezzo mediatico e se una volta le immaginette si potevano trovare solo presso famiglie abbienti o nelle celle dei monaci, ora che un solo esemplare poteva essere riprodotto in innumerevoli copie, a basso costo, e venir distribuito ad una vera massa di fedeli, ecco che il santino rivestiva davvero quella funzione per cui in fin dei conti era nato, quella della divulgazione.
I santini venivano tenuti, dunque, non più solo nei messali, ma nei taschini delle giacche, nei portafogli, venivano incorniciati per essere tenuti sul comodino, sulle culle dei bambini e così via. Grazie a questo piccolo mezzo, il fedele poteva ritrovare, nella sua intimità, quell'emozione provata nei momenti di maggior partecipazione religiosa; quelle piccole immagini gentili, di angeli e di Natività o con la rappresentazione della dolorosa Passione del Cristo, con gli sguardi ardenti di certi Santi bambini, coi loro pizzi e nastrini, avevano il potere di riportare indietro nel tempo, alla mai dimenticata ingenuità dell'infanzia e, anche se solo per un momento, potevano far ricordare all'Uomo ciò che era stato e rendergli, forse, ancora possibile il colloquio con Dio.

Un capitolo a parte potrebbe essere riservato ai testi e preghiere riportate sul retro delle immaginette, alcuni "propagandistici" e tendenti a "reclutare" aderenti alle varie Opere Pie o Associazioni religiose che, tramite una piccola offerta, davano la possibilità - ai vivi e persino ai defunti - di far parte di un più ampio consesso di fedeli a cui sarebbe stata elargito un particolare privilegio, creando quindi un ininterrotto discorso tra terra e cielo e protraendo oltre la vita gli umani legami. Oppure si trattava di testi che instillavano fede patriottica, con qualche "sbavatura" politicizzante o pubblicitaria.

Oggi come oggi non c'è davvero tempo per dedicarsi ai pizzi di carta e le immaginette odierne sono povere, si rifanno a quelle del passato ma senza il calore di una volta, quindi quasi inadatte a trasmettere messaggi che giungano fino all'anima, parlando di Fede, Speranza e Carità.

Ma, come per legge di contrappasso, negli ultimi decenni è iniziata una vera e propria caccia ai "santini" del passato che, strappati all'indifferenza dei mercanti di carta, delle aste, dei messali di famiglia, sono riapparse negli albums dei collezionisti, ancora cariche del primordiale fascino.


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LA CATALOGAZIONE

In un campo così vasto come questo, è davvero difficile realizzare una catalogazione vera e propria... anche perchè, di solito, l'amore per la carta prende la mano e ci si ritrova così a collezionare non solo santini, ma anche calendarietti e cartoline religiose ed ogni altra sorta di materiale cartaceo attinente. Non basta, quindi, la logica per la sistemazione delle immaginette, ma interverrà in aiuto il buon gusto o la predilezione per una tematica piuttosto che per un'altra.

Il collezionista non ha l'obbligo di seguire ferree regole o convenzioni precise per sistemare il suo materiale: basterà forse suddividere i santini, utilizzando delle schede con una descrizione accurata oppure sistemandoli negli appositi cataloghi, classificandoli per serie, per casa editrice o per periodo ma, soprattutto, per argomenti. Vale a dire che si possono collezionare, ad esempio, solo le Madonnine generiche, oppure le Madonne con un appellativo, le Madonne venerate nei Santuari, le Madonne Incoronate dal Capitolo Vaticano, le Litanie dedicate a Maria, e così via, applicando tali regole anche ai Santi, a Gesù e a quant'altro possa ispirare la vostra fantasia.


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LA RICERCA

Un consiglio spassionato destinato ai principianti è quello di andarli a reperire, oltre che nei mercatini o nei negozi di vecchia carta, anche e soprattutto direttamente nelle chiese, numerose specialmente nelle grandi città. Questa soluzione ha almeno due finalità: quella di conquistare un po' di materiale (per la maggior parte moderno, ma forse in qualche chiesina, chissà che non troviate qualche piccola "chicca") e quella di ampliare la vostra cultura artistica. Le nostre chiese sono cariche di quadri, sculture, affreschi... insomma di capolavori che altrimenti forse non vedremmo mai, se non sulle pagine dei libri e dei dépliants. Quindi, questo potrebbe essere anche l'inizio di un cammino che ci arricchirà non solo spiritualmente ma anche culturalmente; potremmo riservare a quest'attività il sabato o la domenica mattina, per finire poi la ricerca in qualche mercatino rionale.

Un altro mezzo che ho sperimentato personalmente è quello dello scambio epistolare. Vi sono giornalini mensili, facilmente reperibili nei mercatini, nelle librerie o presso alcuni giornalai, dedicati esclusivamente all'antiquariato o agli scambi, su cui è possibile trovare annunci di scambisti che, oltre al materiale, cercano un contatto umano per arricchirsi ulteriormente. Inoltre, molto attiva in questi ultimi anni, con le riunioni mensili dei soci e le varie mostre, non solo in Italia ma anche all'estero, è l'Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre ( AICIS) con sede a Roma, Piazza Campitelli, 9 - 00186. Ad essa è possibile iscriversi e ricevere un Bollettino e le varie notizie riguardanti la sua vasta attività. (Vedi in Home Page collegamento).



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COME CONSERVARLI

Su questo punto ognuno potrà sbizzarrirsi come crede. In commercio ci sono albums - come quelli per le fotografie, per intenderci - con taschine di vari formati che possono soddisfare tutte le esigenze.
Per i più sofisticati e pazienti, invece, si può consigliare di creare da soli i classificatori, utilizzando dei raccoglitori ad anelli per archivio, rivestendoli con carta di velluto adesivo, mentre per l'interno si potranno acquistare nelle cartolerie delle buste in plastica trasparente nel formato più idoneo in cui, ritagliati su misura, verranno inseriti dei fogli di cartoncino Bristol - nero o colorato - su cui poggerete i santini stendendovi sopra - in misura leggermente più grande - una carta trasparente tipo slides, incollata sul cartoncino solo nella parte inferiore.
Ma qui la mia fantasia si ferma, adesso, tocca a voi!

Bibliografia:

- "Santini e immagini devozionali in Europa" di Dolores Sella - Maria Pacini Fazzi editrice
- Le immaginette di Alain Vircondelet - Ulissedizioni
- Le Carte Povere (Storia dell'Illustrazione minore) di Ermanno Detti - La Nuova Italia - 1989

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