SILLOGE DI POESIE MUTAZIONI
(iN ORDINE ALFABETICO)
ASIATICA |
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Se fossi nata a Osaka,
dispersa tra la moltitudine
di suoni e di pensieri,
avrei costruito
votive barche galleggianti
da lasciar vagare
sulla corrente.
Avrei lanciato nell'aria
aquiloni, aeree costruzioni
senza domani
che il vento, correndo,
sconvolge.
Avrei distrutto la mia immagine,
lanciando sassi
dall'alto d'un ponte
sospeso nell'acqua,
nei verdi giardini di Osaka. |
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BIANCA CONCHIGLIA |
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Immagine imperfetta di donna,
arida, insulsa dimensione presente,
anima confusa, disunita
come non sapessi più quale è
l'esatta direzione per trovare
e comporre la mia giusta consistenza.
Acrobata mentale che si nasconde
tra i "forse" e i "non lo so" restii,
perchè s'illude d'aver qualcosa da dire...
Una bianca conchiglia
che nelle perfette geometriche volute
coabita in simbiosi
con un incerto mollusco.
Così sono, donna incompiuta,
stretta in grigie spirali di dubbio...
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CANTO INDIANO |
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Il mio wingham
s'apriva ad Est
e il sole dell'alba
vi penetrava creando fantasie,
portando i profumi
delle immense praterie
e gli empiti di libertà
dei cavalli...
Anch'io vagabondavo ebbra
inseguendo veloci prede
che alfine catturavo.
In una notte senza luna
ascoltai il canto della morte.
Ma non seppi danzare al suo ritmo
insensato.
A lungo cercai un sentiero
ma non trovai
che un corpo dissepolto e smembrato.
Il mio giorno è finito...
Ai piedi della montagna sacra
mi sono distesa
e il vento della solitudine
passa su di me.
Il freddo respiro della notte
susciterà nuovi fantasmi.
Ma all'alba
il sole tornerà
creando ancora fantasie,
portando profumi.
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Da https://www.keblog.it/ritratti-donne-nativi-americani-1800-foto-vintage/ |
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CENTO ANNI |
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Oggi ho cento anni sulle spalle.
Grigia e segnata mi vedo
da collere rapide quanto terribili
- indomata indole guerriera
della mia stirpe sannita -
che pure, sveltamente si placano.
Trasformando in argilla
la lavica pietra del mio cuore
e la mia grande stanchezza
in desiderio di quiete.
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CHI SONO? |
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L'immagine mia riflessa nello specchio
un altro viso, d'un tratto, mi propone,
un'altra me stessa, in tutto eguale,
familiare, eppure estranea.
E non sono i solchi
che il tempo vi ha tracciato
col suo aratro implacabile, sicuro
d' estati e inverni, di semine e raccolti.
Nè lo sguardo ove tutto si concentra.
È qualcosa di più, che viene dal profondo.
Chi sono?
Chi è quell'altra me stessa che mi guarda?
e scruta, esplora e non trova risposta?
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CICALA |
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Ho cantato un'altra estate...
Ma già un corteo di foglie morte
s'incammina
trascinando gli ultimi giorni
d'una lunga stagione di sole.
Anche l'autunno
è una lunga stagione
dai mille profumi
di terre promesse,
ma il libero vento di brughiera,
come inutili sterpi
disperderà
altri giorni della mia vita,
fastelli di dubbio
o ragioni,
nei vortici imprevisti
delle ore.
Oh autunno dai mille colori,
dai mille profumi di terre promesse,
temuta stagione di tristezze,
non mi vedrai inoperosa,
cicala senza raccolto. |
Da https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/102016132 |
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DEI |
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Ascoltai la voce del Serpente Piumato.
Invocai il Dio Sole, gli Dei dell'aria...
Essi vennero, finalmente,
animando le mute ombre di pietra,
le grandi masse squadrate
innalzate in onore del Dio Aton.
A guardia dell'Isola di Pasqua eressero
i Ciclopi possenti.
Sospesi sugli abissi di Tiuahanaco posero
i mostri alati.
Tracciarono é misteriosi segni
che si snodano nella piana di Nazca.
In me, piccola cosa inerte,
seminarono vita. |
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ERA DELLA FARFALLA |
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...Gettai le bende che avevano avvolto
la mia apparente forma di crisalide,
abbandonai il corpo mummificato
nel sarcofago aperto del bozzolo.
Mi purificai in una morte-resurrezione.
Indossai l'abito nuziale,
mi impastai di colori,
volai verso la mia meta:
l'amore e subito dopo
la morte.
Le mie ali splendevano
ma era solo un 'illusione,
un gioco di rifrazione di luci.
Ora contemplo l'involucro vuoto.
L'era della farfalla è compiuta.
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FALENA |
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Falena nella notte, vagai,
vibrante, leggera
visitando tutte le case del mondo,
ascoltando propositi e sogni
di tutti gli uomini della terra,
dividendo la loro solitudine,
la loro miseria,
assistendo alle mascherate del potere
e dell'agiatezza,
alla disperazione camuffata
d'indifferenza.
In me, invece, ben altra ricchezza
a cui attingere doni, speranze.
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FORSE ERO UNA GHEISHA |
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Forse ero una gheisha, un tempo,
dagli occhi oblunghi socchiusi nel riso.
Sul mio bianco kimono
miriadi di peschi in fiore
dal delicato profumo,
sbocciavano.
Dalla finestra aperta seguivo
un volo di farfalle nel cielo
mentre una voce,
ruscello di serenità,
mi cullava.
Ed io
nascostamente sorridevo,
dietro il ventaglio dipinto...
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GEMMA NON ANCORA DISCHIUSA |
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Viaggerò alla ricerca di me stessa
cercando il mio volto definito
dietro la tristezza che m'opprime.
Cercando me stessa oltre l'indifferenza
simulata, al di là del muro
dei dinieghi costruiti a fatica.
Viaggerò alla ricerca di me stessa,
bella copia di quella che non sono.
Di quella che dorme in me,
gemma non ancora dischiusa,
radiosa viva pianta dai mille germogli
che dovranno sbocciare...
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ICARO |
La caduta di Icaro Jacob Peter Gowy -
Da https://sildavia9.wordpress.com/2012/04/06/
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Icaro il cretese
volle sfidare il sole, il vento,
la terra amica.
Credendosi simile a un dio.
Il temerario tentò,
allargò nell'aria
lunghe ali vibranti di piume e cera,
si gettò nel vuoto,
persuaso di trovare la via
che conduceva al sole.
S'innalzò, provò l'ebbrezza
delle aquile dominatrici,
in cuore si beffò
della sua primitiva paura.
Un riso di trionfo sul viso...
L'aria già rarefatta lo soffocò,
le illusorie ali
si disfecero miseramente
e cadde, già preda della morte
sulla terra, sua patria,
le magnifiche ali ripiegate per sempre...
Simile a lui,
come lui sicura,
io sogno di volare nell'immenso.
ma le mie ali non sono
forti abbastanza,
non sono grandi abbastanza.
Nemmeno io raggiungerò il sole.
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IL RISVEGLIO DEL MOSTRO |
DA https://civitavecchia.portmobility.it/it/bomarzo-e-il-parco-dei-mostri |
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Nel segreto della sua grotta,
il mostro antidiluviano si ridestò,
improvvisamente
e dentro gli crebbe un'ansia
di cose dimenticate, sepolte
nell'angolo ottuso della mente.
Si scosse, incredulo.
Laggiù, nell'ampia valle,
la vita...
L'istinto lo richiamava.
Quasi accecato dall'eterno buio
si trascinò nella luce limpida,
gioiosa.
Laggiù, di nuovo il verde,
e spazi senza costrizioni...
Ecco cascate scroscianti,
mobili dita frementi
che suonavano con dolcezza
sull'arpa immiserita del cuore.
E il vento, così delicato,
così carezzevole…
Lento, pesante, il suo corpo
sconvolgeva l'erba nuova,
i piccoli fiori che a stento
si facevano spazio.
Quasi travolse, in quella pazza corsa,
tronchi nodosi, alberi svettanti.
La terra tremava sotto il suo peso.
Non più stanco di vivere,
di nuovo libero, sentì in sè
la forza, la gioia di quella
rinascita.
Laggiù nell'ampia valle
la sua frenetica ansia,
la sua inumana insaziabile sete
avrebbero forse trovato requie...
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IO CHE VOLEVO VIVERE |
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Fammi rinascere fiore o farfalla,
onda o nuvola.
Ancora conoscerò inverni e primavere.
Meglio essere fragile foglia,
andare dove soffia il vento,
mutare forma ed essenza.
Che nascere e vivere uomo,
pensare, illudersi, sognare.
Io che volevo vivere,
io che amavo la vita...
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MERIGGIO |
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Sui muri, glicini viola
s'affacciano
all'aria greve del meriggio,
mentre io sola vago e m'inondo
di luce.
Io sola corro,
uccello ebbro d'azzurro,
di libertà, pazza come il vento
che gonfia la sabbia,
come la cupola fiammeggiante
del sole,
come le onde alte, sonore
che graffiano i gabbiani...
Ma le mie braccia sono
rami inerti
che non danno fiori
e dalla mia bocca di pietra
sassi rotolano, parole..
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MESSAGGIO |
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Non riceverete il mio ultimo messaggio...
Ma io vi parlerò ancora,
silenziosamente
e sarò ad attendervi nel giardino
della vostra infanzia,
nella prima gemma di primavera.
Sarò nei gracili umori della pioggia,
nell'incessante pianto dei salici
che fa fremere il lago.
Sarò nella sofferta intensità
d'un quadro, d'una musica,
nelle parole che leggerete,
in quelle non dette
ma comprese... |
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METAMORFOSI |
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Ripercorrendo vite passate,
da bruco divenni farfalla.
Con un battito rapido d'ali
da sempre sognate, desiderate.
Il mio corpo grigio e vuoto
cadde
in un trionfo di luci e di colori. |
- Pubblicazione sulla rivista Arte e Società
1987 della Poesia "Metamorfosi". |
NELLA TORRE DEI MIEI PENSIERI |
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Lasciami tornare ai sogni,
nell'impenetrabile torre
dei miei pensieri dove,
a mio piacimento,
creo vivide immagini
sospese tra verità e finzione.
In esse vivo straordinarie vite
ed avventure,
morendo ogni volta
che torno alla realtà.
Poi, alzo la testa altera
di Valkiria impetuosa
a scrollare nubi ed ombre
vaghe, indistinte...
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PATTINATORI |
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da http://www.supercoloring.com/it/
silhouettes/
pattinatori-su-ghiaccio |
Al ritmo cadenzato della musica
fragili corpi s'inarcano,
disegnando cerchi, piroette.
Con agili movenze delle braccia
raccontano storie, voli fantasiosi.
L'ultimo accordo si disperde nell'aria
e lungo i corpi, composte ricadono
quelle variopinte, immaginarie ali
di farfalle ormai stanche...
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PELLE D'ASINO |
|
A volte i giorni pesano
col loro bagaglio di tristezza
e di noia
che dietro trasciniamo,
sprofondando in tunnel d'angoscia
e di tristezza.
E, piegati su noi stessi,
inutilmente tentiamo
di strappar via la pena incuneata
nell'armatura di finto acciaio
che corazza il cuore.
Inutilmente combattiamo
contro l'intransigenza della realtà
e i licheni delle necessità
s'infoltiscono ad ostacolarci.
Ma io, pelle d'asino sono
e sopravvivo... |
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SAVANA |
Foto di Andrea Leganza - Tiger |
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Un'altra stagione di caccia
forse, mi riserva il tempo.
Sotto il mio corpo
lanciato in corse sfrenate,
la terra tremerà disfatta,
accogliendomi poi
in una conca d'ombra
dove si tufferà
la mia irrequietezza.
Il vento mi porterà bisbiglii,
fragori ed assurdi silenzi,
in cui assaporerò
i miei desideri esauditi.
E il tempo, forse, mi riserverà
altre stagioni di caccia. |
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SENZA RISONANZE |
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Brunita la mia pelle,
come rame nuovo
che il sole rifrange.
Ma dentro,
sono un
Senza risonanze.. |
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SENZA SOSTA |
da https://www.visittuscany.com/it/idee/treno-natura-nelle-terre-di-siena-viaggi-slowin-toscana/ |
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Un treno corre gioiosamente
sfiorando siepi e campi
liberi a perdita d'occhio,
paesini disabitati e nascosti
nel verde,
megalopoli affollate, caotiche.
Una fermata, un fischio e via,
riprende la sua corsa, ansando.
Senza sosta anch'io,
seguo binari schematici, lineari,
attendendo l'intreccio degli scambi.
Ma poi, forse mi fermerò
lungo un binario morto...
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.
VENTO DI PRIMO AUTUNNO |
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|
S'alza un vento di primo autunno
portando l'eco d'una estate
appena trascorsa.
.. Ombrelloni sbandati sulla riva
come foglie morte, presaghi
del letargo invernale.
Il mare, rassegnato
arrende alla terra
una striscia di rena,
abbandonando conchiglie e sassi
levigati
che io, predatrice, afferro.
La sabbia s'inarca in mulinelli,
vortici aerei entro cui depongo,
strappandomela dall'animo,
questa specie d'angoscia
che mi si leva dentro,
che mi fa triste vento
di primo autunno...
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Impassibile, il ragno tesse
l'impalpabile trama della sua tela
creando geometrie concentriche,
fitti labirinti entro cui
la spersa vittima si dibatte,
fino al cedimento.
...Affascinata,
io vivo la sua tormentosa fine. |
Foto di Andrea Leganza
The nature perfection |
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UN CUORE DI PIOMBO |
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Sono
nella mia trincea di fango.
Cecchini pronti a colpire,
s'annidano,
poichè la mia feroce
voglia d'esistere
di me fa bersaglio.
Giustiziatemi.
Sparate a vista contro questa donna
che si tramuta in giudice,
che si fa Dio
e crea e distrugge
dispensando
odio e amore
dal setaccio delle sue mani
implacabili.
Colpitemi.
Sulla mia sagoma d'argilla
scolpite
una rosa bruna di proiettili.
Che non abbia impulsi, emozioni.
Che non frema, scossa da ire profonde.
Un cuore di piombo
che non palpiti. |
da http://www.nationalgeographic.it/
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