Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

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UN ERESIARCA RISOLUTO: GIOVANNI CALVINO

 

 

Nel XVI secolo si abbattè sulla Chiesa Cattolica una tempesta di particolare veemenza che la sconvolse fin dalle fondamenta, in conseguenza della quale quasi metà della cristianità occidentale si staccò da essa per creare nuove comunità cristiane, spesso in contrasto tra loro, ma unite nell'odio contro la Chiesa Cattolica ed il Papato.

Questa tempesta fu la Riforma Protestante e quando ne sentiamo parlare il nostro pensiero corre immediatamente verso colui che ne fu il promotore: Martin Lutero, il monaco agostiniano che nel 1517 con l'affissione sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg delle "Novantacinque tesi" diede inizio alla rivolta contro la Chiesa di Roma ed il Papa, rifiutandone l'autorità e mettendo al loro posto la Bibbia, convinto che lo Spirito Santo insegnasse ad ognuno le verità rivelate.
La storia ci ha insegnato il contrario. Infatti, senza un magistero autorevole che potesse chiarire i dubbi e mettere fine alle controversie, ne derivò una moltitudine di Chiese, sette e gruppi fanatici, tutti però avendo come riferimento la Bibbia.

 



Inizialmente la Riforma ebbe molto successo in Germania, soprattutto a causa del carisma emanato da Lutero, ma il suo sviluppo successivo ebbe come protagonista un altro grande riformatore, un uomo magro dal carattere implacabile, irascibile, solitario, cagionevole di salute, molto incline alla contestazione ma contemporaneamente dominato da una forza di volontà notevole. Il suo nome era Giovanni Calvino, riconosciuto dai suoi nemici cattolici come il più pericoloso degli eretici.
La sua predicazione fece un numero di proseliti maggiore rispetto a qualunque altro riformatore, compreso Lutero ed anche se la Germania settentrionale ed i Paesi scandinavi divennero luterani, la Svizzera, l'Olanda, la Scozia professarono il calvinismo e grosse comunità calviniste sorsero in Ungheria, Polonia, Francia (gli Ugonotti), Inghilterra (i Puritani) e Boemia.

Jean Cauvin (questo il suo vero nome) nacque a Noyon, in Piccardia, il 10 luglio 1509. Suo padre era avvocato presso il Tribunale episcopale, nominato successivamente segretario del Vescovo della Diocesi. Per ragioni non molto chiare incorse nella scomunica, rischiando persino che gli fosse negata la sepoltura cristiana.
Di sua madre Jeanne si hanno poche notizie, probabilmente la sua vita si svolse al servizio del marito e dei figli (oltre Giovanni ebbe altri tre maschi), educandoli alle forme tradizionali della devozione religiosa di quel tempo. Essa morì quando Giovanni aveva sei anni e questo trauma fu un'esperienza che lo segnò profondamente per tutta la vita. Il fatto che non nomini mai nei suoi scritti e discorsi la figura di sua madre è forse segno di una rimozione di questa dolorosa perdita.

Nel 1523, all'età di 14 anni, fu inviato dal padre a Parigi per proseguire gli studi presso il Collège de la Marche ove ebbe la fortuna di avere come professore Mathurin Cordier, uno dei latinisti più apprezzati di Francia, da Calvino tanto stimato che quando divenne, qualche anno più tardi, il famoso riformatore, lo volle con sì a Ginevra come insegnante.
Un anno dopo si trasferì al Collège Montaigue dove studiarono anche Erasmo da Rotterdam e Rabelais, un collegio dove gli insegnanti erano tutti antiluterani e fedeli alla Chiesa Cattolica.

In questi anni Calvino approfondì la conoscenza della Scolastica e dei Padri della Chiesa, in particolare di S. Agostino e fu in questo collegio che cominciò a nutrire i primi dubbi sulla validità dell'insegnamento della Chiesa Cattolica.
Chi lo conobbe durante la permanenza nel collegio lo descrive sempre triste e solitario, vestito di nero e raramente presente ai normali divertimenti dei giovani della sua età, preferendo a questi piaceri lo studio, che fu il suo unico interesse.

Lasciato il Collège Montaigue proseguì gli studi alle Università di Bruges e Orleans dove si dedicò con profitto agli studi giuridici nei quali era ritenuto uno degli allievi migliori, tanto che egli stesso tenne più volte lezioni che gli fecero ottenere il dottorato a Orleans.
Fino al 1533, nonostante i dubbi, sembra che rimanesse un cattolico osservante, rispettoso della Chiesa, ma fu proprio in tale anno che avvenne in lui un radicale cambiamento.
Il primo novembre di quell'anno, il rettore dell'università Nicola Cop, amico di Calvino, tenne come ogni anno il discorso inaugurale durante il quale furono espresse dichiarazioni temerarie molto vicine alle teorie luterane, creando vivaci scontri tra i presenti, i quali capirono subito che il vero ispiratore di quel discorso era Calvino.
I teologi della Sorbona tacciarono di eresia il discorso e di conseguenza il Re di Francia ordinò di provvedere contro i suoi autori. Cop e Calvino furono costretti a fuggire per non finire nelle prigioni dell'Inquisizione; Cop a Basilea mentre Calvino si nascose in casa di amici ad Angouleme.

Nel 1534 si recò ad Orleans ma a causa di un inasprimento delle persecuzioni contro gli eretici fu costretto a lasciare la Francia alla volta di Basilea e proprio in questa città, nel 1536, diede alle stampe quello che fu il suo libro più noto: "Le istituzioni della religione cristiana", dove espose in modo chiaro il suo credo, elencando inoltre un insieme di norme ecclesiastiche per la Chiesa che intendeva far nascere.
Questo libro nel corso degli anni fu dallo stesso Calvino corretto più volte.


Martin Bucero

In esso vengono elencati i punti fondamentali della dottrina:

- l'uomo è giustificato per fede e non per le opere;


- Rifiuto dell'autorità della Chiesa di Roma e del Papato, in quanto è la Bibbia la massima autorità;


- Riduzione dei Sacramenti a 2: Battesimo ed Eucarestia (rifiutando il concetto di Transustanziazione, ammettendo solo la presenza spirituale di Gesù):;


- Libertà per il clero di contrarre matrimonio;


- Divieto assoluto delle immagini e statue nelle chiese;


- Infine la dottrina della predestinazione, punto fondamentale del Calvinismo, secondo cui l'uomo non ha il libero arbitrio: Dio ha creato una parte degli uomini perchè si salvassero ed un'altra parte per la dannazione.

All'uomo non è possibile cambiare il proprio destino.


Questi, in sintesi, i punti fondamentali della religione concepita da Calvino che però, in verità, dopo la sua morte, furono in parte modificati specie quella parte riguardante il concetto di predestinazione che non fu accettata dai calvinisti come verità assoluta.

Nel 1536 si trasferì a Ginevra e qui riuscì a consolidare la sua fama diventando in poco tempo la figura più importante della città e contribuendo alla diffusione della Riforma, anche grazie all'aiuto dei pastori Farel e Viret.

Scrive Calvino:

"Quando giunsi per la prima volta in questa comunità, non c'era nulla o quasi. Si predicava ed era tutto. Si cercavano le immagini sacre per darle alle fiamme, ma non c'era la riforma"

Si rese subito conto della necessità di dare alla chiesa un nuovo ordine normativo ed insieme al pastore Farel redasse un ordinamento organizzativo della Chiesa e del culto.


Questa nuova organizzazione non fu accettata da tutti, creando innumerevoli contrasti tra i fedeli i quali degenerarono a tal punto che Calvino fu costretto a fuggire per recarsi a Strasburgo, una delle principali città del Sacro Romano Impero.


Durante la permanenza in questa città, conobbe Martin Bucero, che dopo Lutero e Melantone fu il più efficace riformatore dell'area di lingua tedesca ed altri importanti riformatori.

Filippo Melantone

 

A Strasburgo divenne pastore della comunità francese composta per la maggioranza da profughi religiosi, predicando e dedicandosi alla loro assistenza spirituale.


Ma un pastore doveva essere sposato ed allora i suoi amici si diedero da fare per trovargli una degna compagna e la trovarono in una vedova di nome Idelette De Beure.

Si sposarono nel 1540 ed il matrimonio fu molto felice anche se i figli nati dalla loro unione vissero solo pochi giorni.

Solo dopo nove anni di matrimonio Idelette morì prematuramente lasciando Calvino molto addolorato e nello sconforto.


Comunque, tra una disgrazia e l'altra trovò il tempo di dare alle stampe altri libri, tra cui una nuova edizione ampliata de "Istituzioni della religione cristiana" e "Il piccolo trattato nella Santa Cena".

Questi suoi scritti lo resero moto conosciuto in ambito protestante (e non solo) tanto che a causa della sua notorietà fu richiamato a Ginevra verso la fine del 1541.

Da qui in poi Calvino divenne il Grande Riformatore che tutti conoscono, tanto che ogni sua regola od ordinamento veniva regolarmente ratificato e specialmente lo fu l'Ordinamento ecclesiastico che regolava e gettava le fondamenta della Chiesa Riformata Calvinista.

Secondo questo ordinamento la Chiesa era così strutturata:

- i Pastori - i quali dovevano predicare la Parola di Dio e amministrare i sacramenti (Battesimo e S. Eucaristia)

- i Dottori: che vigilavano sull'ortodossia dottrinaria

- gli Anziani: i quali sorvegliavano che i membri della comunità si comportassero in modo retto

- I Diaconi: che si occupavano dell'assistenza ai poveri e agli ammalati.

Anche questa volta l'impostazione della Chiesa generò dei contrasti con il potere secolare ma l'autorità di Calvino risultò inattaccabile.

Egli aveva una memoria prodigiosa, una forte volontà e contro la sua formazione giuridica e teologica, unite alla sua abilità oratoria, i suoi avversari potevano opporre ben poco.

Dal 1555 fino alla sua morte Calvino "regnò" su Ginevra con determinazione ed a volte con ferocia. Da Ginevra partivano i predicatori per annunciare al mondo la nuova dottrina.

In Francia si formò la Chiesa Riformata i cui aderenti furono chiamati Ugonotti; in Scozia il calvinismo introdotto da John Knox prese il nome di Chiesa Presbiteriana; in Inghilterra fu denominata Puritanesimo.


In pochi anni la dottrina di Calvino si espanse in Europa molto velocemente, approfittando anche della decadenza morale e della corruzione della Chiesa Cattolica che non fu in grado di affrontare in modo deciso la mastodontica sfida.

Si è accennato alla ferocia di Calvino e ciò è dimostrato dalla sua determinazione contro coloro che mettevano in dubbio l'ortodossia della sua dottrina. Centinaia furono le sue vittime: intellettuali, politici, singoli fedeli ed anche predicatori che non si allineavano alle sue direttive.


Tra le sue vittime il più illustre fu Michele Serveto. Costui fu arrestato perchè negava nei suoi scritti il dogma della Trinità.

Il processo durò oltre due mesi e si concluse con la sua condanna al rogo per eresia, condanna che fu eseguita nonostante il parere contrario di alcune autorità ginevrine che accusarono Calvino di usare gli stessi metodi dell'Inquisizione.

Per difendersi da tali accuse scrisse: "Defensi orthodoxie fidei de Sacra Trinitatis" in cui giustificava la sua intolleranza verso non solo chi negava la Trinità ma anche verso tutti gli eretici. Le affermazioni riportate in questo scritto non lasciavano spazio ad alcuna tolleranza in materia religiosa.

Gli ultimi anni della sua vita Calvino li dedicò alla predicazione e allo studio.

Le sue prediche, che duravano circa 1 ora, venivano verbalizzate da uno scrivano che utilizzava un sistema stenografico appositamente ideato. Successivamente esse venivano stampate e vendute.
Nel 1560 egli revisionò per l'ultima volta "Le istituzioni della religione cristiana" e redasse la celebre "Confessio Gallicana" in cui ribadisce che il punto fondamentale di ogni dottrina era la Parola di Dio.

I suoi ultimi anni di vita furono rattristati da varie malattie: emicrania, emorroidi, reumatismi e problemi respiratori.

Nel 1558 si ammalò così gravemente che fu costretto a letto per molti mesi senza poter svolgere il suo ministero.

Durante una predica, nel 1559, rimase senza voce e cominciò a sputare sangue, tanto che i medici pensarono che fosse malato di tisi.

Nel 1563 soffrì di gotta e coliche renali tanto che alcuni mesi dopo disse ad un amico "di aver espulso un calcolo alla vescica grande quasi come una nocciola".
Infine il 24 maggio 1564 poco prima del suo 55esimo compleanno morì verso sera e secondo Teodoro Beza, il suo successore, in pace e lucido fino alla fine.


Altre fonti però descrivono la sua morte in modo diverso.

Narrano Bolseco e altri storici contemporanei che egli morì "corroso dai rimorsi", maledicendo disperato Dio, la sua vita e le sue riforme.

Lo stesso protestante Courad, testimone non sospetto, dopo aver anch'egli narrato questa orribile fine, conclude testualmente col dire: "aver Iddio manifestato il suo giudizio e l'esistenza dell'inferno con la morte di Calvino".


Comunque sia stata la sua morte, non si può parlare del protestantesimo senza tener conto di Calvino, il più grande dei tre leader della riforma.

Egli fu più intelligente di Lutero, passionale e violento, di Zuinglio calcolatore e cinico, ma in comune con ambedue ebbe un'assoluta fiducia in se stesso e la certezza di parlare a nome di Dio.

 



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