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VIA VAI 2
10 Aprile
È una giornata diversa, questa: il cielo è
grigio ma d'un grigio strano e compatto; forse
nevicherà... ma di tanto in tanto questa coltre
pumblea si dirada per lasciar filtrare lampi di
luce dorata.
Il traffico è un pò caotico, come sempre del
resto in questa città meravigliosa e dannata,
dopo una notte di pioggia, ma tuttavia scorrevole
e l'auto su cui sono salita è stranamente
vuoto... Tutti i finestrini sono appannati da una
patina opaca su cui, misteriosamente, compaiono
indistinte scritte precedenti che si disfano con
il calore, liquefacendosi e formando segni
enigmatici che poi colano giù nel nulla...
Negli squarci appena conquistati, velocemente si
insinuano le sagome gonfie degli alberi, quelle
invitanti ed eccessive di cartelli pubblicitari,
snelle costruzioni, decine di volti anonimi ed
impenetrabili, qualche ombrello colorato che
ravviva tutto questo grigiore...
12 Aprile
https://www.tio.ch/ticino/attualita/1009875/i-bus-come-montagne-russe-meglio-viaggiare-all-indietro
Un anziano, appoggiandosi ad un bastone, sale
lentamente e subito un uomo seduto, lui pure
avanti con gli anni, si alza offrendogli il posto.
L'omino si schermisce poi cede e si siede,
complimentandosi con l'altro perchè porta bene i
suoi anni. Lui, invece, è stato provato dalla
vita, è vedovo, solo e pieno di acciacchi e da
pochi mesi ha perso un giovane figlio che gli dava
tante soddisfazioni.
"Chiedo spesso a Dio che mi tolga di mezzo. Che ci
sto a fare su questa terra...?" si chiede
sconsolato. Più fortunato e fors'anche più
ottimista, l'altro cerca di consolarlo con qualche
facezia: "Ci vorrebbero dei negozi in cui si
vendesse la pazienza per campare meglio!".
Il vecchio col bastone scende di lì a poco e
lui, ormai che c'è, rimane in piedi cedendo il
posto ad una voluminosa signora che non aspettava
altro che attaccar bottone. Lo ringrazia e
s'inoltra in una conversazione in cui parla del
suo lavoro, non le par vero di poter raccontare a
qualcuno i suoi problemi e qualche aneddoto, del
resto allegro.
Lavora come cuoca in un grande ristorante dove si
paga salato ma si mangia anche molto bene. Ogni
tanto condisce i suoi racconti con una robusta,
esplosiva risata che le mette a soqquadro il seno
prorompente da un torace altrettanto imponente.
A un certo punto, il vecchio - che vuol dire anche
la sua - le chiede se sia vero che il pesce
contiene davvero così alte dosi di mercurio come
allarmisticamente dicono i giornali... allora,
via, si dà la stura ad una sequela di avvenimenti
accaduti negli ultimi mesi: il vino venefico al
metanolo, la mortale nuvola di Chernobil e i suoi
disastrosi effetti sulla terra e sugli uomini...
Da qui alla cronaca nera il passo è breve: la
ragazza di quindicianni che ha ucciso un bambino
di otto, un padre snaturato che ha incidentalmente
(?) provocato la morte d'una figlioletta di pochi
mesi... Dio, quanti orrori nel mondo e tutti
causati dall'uomo!
Eppure, i due trasformano questa serie di tragedie
orribili in una sorridente sequela di episodi, con
quella fredda impermeabilità ed indiffrenza che
il singolo, il popolo ha sempre avuto dinanzi alla
brutalità.
L'uomo è arrivato a destinazione, saluta la donna
come fosse una vecchia amica e lei a sua volta
l'accompagna con una frase spiritosa e rimane lì,
ridente, imperturbabile, sull'alto del sedile come
una regina su un trono improvvisato...
18 Aprile
https://www.padovaoggi.it/cronaca/maniaco-autobus-22-padova-studendesse.html
... Serio, distinto, occhiali con la
montatura metallica, giacca in seta grigia,
stempiato ma non oltre la quarantina, un
bell'uomo, insomma. È accanto a due ragazzette
ancora adolescenti e graziose, ingolfate in un
lungo racconto d'una qualche loro avventura
scolastica; una delle due più fanciullina
dell'altra, con uno sguardo chiaro perso ancora
dietro sogni infantili.
L'uomo regge sotto il braccio un borsello di pelle
ed un libro, è accanto alle due giovani e sembra
seguire, assorto, le loro chiacchiere ma io, dal
mio posto d'osservazione posso subito capire, come un'intuizione improvvisa, che ha altro per la
testa. Pur restando nella posizione di poco prima,
il suo corpo sembra diventare più flessuoso e con
dei movimenti quasi impercettibili, si addossa
alla ragazza più ingenua che, continuando ad
ascoltare l'altra, non s'accorge dell'importuno;
millimetro dopo millimetro, egli conquista una
ancora più soddisfacente posizione, approfittando
della ressa.
Dall'alto del mio improvvisato rifugio, domino la
situazione ed evidentemente la mia faccia esprime
riprovazione poichè, quando per un istante il suo
sguardo s'incrocia col mio, con una mossa ancor
più felina si discosta dalla sua innocente preda
inconsapevole di quanto è accaduto, volgendo le
spalle a lei e quindi anche a me.
Le due ragazze scendono di lì a poco e nell'auto
quasi vuoto ormai, l'uomo si aggiusta gli occhiali
da intellettuale, sistema meglio il borsello sotto il braccio ed eccolo di nuovo compunto e serio
come un professionista di grido.
Non si penserebbe
mai che poco prima fosse solo un viscido essere
fastidioso...
3 Maggio
Oggi il traffico è più che mai ingolfato:
macchine che vanno e vengono, clackson... e l'auto
non arriva mai. La piccola folla dinanzi alla
pensilina va via via infoltendosi, gonfiandosi di
numero e d'aggressività; tra gli altri, un uomo
d'una cinquantina d'anni col volto duro e segnato,
portamento marziale che indossa una giacca
striminzita e fuori moda e stringe tra le mani una
borsa nera rigonfia.
Non appena arriva il mezzo egli vi sale
concitatamente e sovrastando ogni altra voce con
la sua, stentorea, apocalitticamente grida: "Qvi è il KAOS" con una forte inflessione che lascia
trapelare la sua origine russa...
Ed ha ragione, Roma è ormai sinonimo di caos e di
follia nelle strade sovraffollate, nei vicoli dove
in agguato c'è la violenza e la droga, negli
uomini che vivono come marionette senz'anima
guidati dagli invisibili fili del potere occulto
della politica e del consumismo...
Ha ragione, il vecchio russo che forse ha
nostalgia della sua terra natia dove, al di là
della condizione politica che limita ogni
libertà, la gente vive un'esistenza ordinata e la
natura, almeno quella, è libera senza
costrizioni...
Forse ricorda l'ampia strada innevata che per
migliaia di chilometri s'estende tra Mosca e
Leningrado, sui cigli della quale s'infoltiscono grandi alberi dove s'annidano e prolificano
gioiosamente uccelli di varie specie che, senza
paura, s'avvicinano alle mani tese di adulti e di
bambini...
13 Maggio
https://www.romatoday.it/cronaca/meteo-roma-oggi-10-giugno-2021.html
Erano giorni che covava: nell'aria
un'elettricità incontrollabile, un addensarsi di
nuvoloni e poi tutt'ad un tratto è scoppiata,
stamani... in pochi minuti il cielo è diventato
scuro come fosse già sera, secchi lampi ed un'orchestra di suoni. La gente alle fermate s'è quasi impaurita, ha cercato rifugio precarico
sotto le tettoie dei bar, negli androni dei
portoni poichè gli ombrelli non servono a molto
contro la furia del temporale. Io che non amo
portarne, ho indossato un leggero ma colorato
impermeabile di gomma, esile barriera contro
l'acqua.
Gli autobus tardano ad arrivare, fermati
dall'improvviso diluvio sotto le pensiline della
Stazione Termini poi, arrancando faticosamente
vengono avanti nella pioggia torrenziale che
scivola lungo le discese traboccando, straripando
oltre i bordi dei marciapiedi.
La folla s'accalca dinanzi alle portiere aperte e
si insinua con difficoltà nell'auto, grondando
acqua da ogni parte; gli ombrelli sono un ostacolo
nella ressa e creano piccole pozze, fiumiciattoli
scuri sul rivestimento gommoso del mezzo che
avanza guardingo, felpato sul selciato lucido e
viscido.
Dopo un pò la coltre di nubi temporalesche s'apre
e la pioggia cessa, improvvisamente, mostrando un
paesaggio incolore: grigie le facciate delle case
i cui vetri non riflettono che cumuli di nuvole,
grigie le macchine, persino gli alberi non hanno
quel tanto di vivo e d'allegro che di solito un
acquazzone dona loro.
Solo la terra della nuova piazzuola in costruzione
conserva il suo aspro color marrone. Pozze d'acqua
a Caracalla dove confluiscono varie strade in
discesa, un traffico caotico più del solito, le
facce ancora frastornate dei passeggeri.
Un povero cristo dal volto segnato di contadino
del Sud dorme ballonzolando sul sedile e un
giovane di colore parlotta con un'anziana signora
e mostra il suo disappunto per non aver trovato
lavoro in questa terra che gli piace tanto. È un
giovane laureato, parla la nostra lingua
fluentemente, anche troppo e ci tiene a
sottolineare la sua buona volontà ma anche il suo
desiderio di emergere, di diventare qualcuno in un
paese che non è il suo...
Siamo vicini alla meta e la pioggia è ormai un
ricordo: quasi contemporaneamente all'uscita del
sole nel cielo, anche i passeggeri si sono destati
dal loro torpore ed è tutto un parlottio.
Due impiegate sparlano del loro superiore
analizzandone difetti e pregi, colpi di tosse qua
e là, una attenzione rivolta al paesaggio, al
traffico, agli altri compagni di viaggio.
Una ragazza dai capelli cortissimi e dai pantaloni
attillati segue il ritmo sincopato d'una radiolina
portatile suscitando lo scontento di alcune
anziane signore che scuotono il capo per il suo
abbigliamento, per i capelli, per il volume della
radio...
L'obelisco proietta la sua lunga ombra sulla
piazzuola erbosa e sembra un dito levato verso il
cielo a mostrare una via nuova, diversa, le
bianche colonne che adornano i monumentali palazzi
creati una sessantina d'anni fa da una mente
olimpica e megalomane, brillano candidi alla luce
di questo sole rinnovato e la fontana orlata di
fiori rossi zampilla col suo chiacchiericcio
ininterrotto e azzittisce persino il ombo
aggressivo dell'auto...
14 Maggio
https://www.open.online/2020/05/15/fase-2-in-bicicletta-ecco-cosa-manca-nel-decreto-secondo-i-ciclisti/
Stamane il traffico scorre con più
scioltezza del solito: è sabato. L'autista, nuovo
della linea, è teso al volante, gli occhi fissi
al percorso che non conosce, un pò scorbutico.
Lungo la strada, oggi s'incontrano molti ciclisti,
gente che durante la settimana è costretta ad un
lavoro sedentario, di routine, logorante o noioso
e che attende con impazienza il sabato o la
domenica per staccare dal chiodo, a cui sta appesa
per tutta la settimana, la bicicletta da corsa.
Indossano magliette e calzoncini multicolori, un
caschetto sulla testa ed eccoli, finalmente pronti
a pedalare per qualche decina di chilometri,
liberi di respirare un'aria diversa da quella
solita e pesante della città: si dirigono verso
Ostia o verso i Castelli, là dove la natura è
ancora quella d'una volta, costeggiano brune
pinete odorose oppure s'inoltrano nelle stradine
di campagna dove la polvere bianca li insozza e li
prende alla gola, forse, ma è tutta un'altra
cosa.
Pedalano con foga e con pazienza come Edoardo, un
serio professionista che spesso scorgo affiancato
all'auto su cui mi trovo, china sul manubrio la
sua faccia simpatica, tesa nello sforzo della
corsa... O come quel vecchietto là che ai suoi
tempi ha condiviso sicuramente le amichevoli
dispute tra Coppi e Bartali e che ha incitato ora
l'uno ora l'altro con eguale partecipazione.
Adesso è costretto a gareggiare con questo mostro
d'acciaio e di vetro che poi, però, s'inoltrerà
nell'agglomerato urbano, nell'intrico di palazzi e
di strade affollate mentre lui si ritroverà solo
coi suoi pensieri, in quella beatitudine di
spirito che l'attività fisica procura...
16 Maggio
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/tram-stampelle-1.2133482
Stamani, prima di prender l'auto, sono
passata all'Ufficio Postale per i pagamenti
mensili ed ho scoperto un mondo diverso da quello solito, un mondo affollato di persone anziane e un
pò sfiduciate che attendono di esser chiamate
dalla voce di un anonimo impiegato fluttuante
dietro un vetro, a ritirare la loro magra
pensione.
O che fanno la fila davanti agli sportelli dei
conti correnti al posto dei loro figlioli sempre
indaffarati... un mondo di donnette di mezza età
con la borsa della spesa che attendono per tempi
che a me sembrano interminabili, già stanca come
sono della piccola fila che mi precede ed ansiosa
per il ritardo con cui mi recherò in ufficio.
Loro, al contrario, si dispongono ad attendere con
pazienza e quasi con gioia poichè ingannano il
tempo chiacchierando coi vicini, stringendo
amicizie, scambiandosi ricette o consigli validi
nella loro vita quotidiana fatta di cose
semplici...
Prendo al volo il primo auto che passa,
ansante e desiderosa d'un posto a sedere ma,
constatato che non ve ne sono, mi avvio al mio
posto di sempre accanto al conducente da dove
domino la strada ed ho una visione d'insieme dei
passeggeri.
Purtroppo, a S. Giovanni c'è già il primo
intoppo: un vigile, ha fermato le macchine e sta
altercando con un uomo grosso dai grigi baffi
impomatati. Mentre l'auto attende il segnale di
via libera, un ragazzo con le stampelle, ancora
lontano dalla fermata, arranca di corsa
sostenendosi a quelle gambe d'acciaio e con un
balzo quasi atletico sale dalla porta che
l'autista ha lasciato aperta.
È un giovane come tanti altri del suo tempo:
indossa un completo alla moda ed i suoi capelli
neri e ricciuti sono pettinati all'indietro,
rigidi di gelatina. E sembra che neanche la sua
infermità, forse momentanea, possa fermarlo...
20 Maggio
Roma sparita
Mi sveglio presto per motivi familiari e,
sbrigate le mie faccende casalinghe, m'affaccio
alla finestra: è già giorno, siamo quasi in
estate.
Gli occhi della città - le sue mille finestre -
le sue voci, i suoi rumori sono ancora
addormentati, come me ancora insonnoliti; s'odono
solo i bisbiglii sommessi di garruli uccelli
mattinieri che appena svolazzano tra i folti rami
dei platani ed il fruscio lieve di rare macchine.
Ancora più rari gli autobus che hanno da poco
iniziato il servizio
cendo in strada e la tenera carezza dell'aria
fresca m'investe dandomi una carica di benessere e
d'energia. È diversa da quella delle altre
mattine già inquinata e decomposta dai gas di
scarico delle auto. stamani è frizzante,
rigeneratrice, fa bene al corpo ed allo spirito.
Le chiome degli alberi che costeggiano la via
s'intrecciano al centro formando una cupola verde,
una galleria alle cui estremità s'intravvedono -
come nel mirino d'una macchina fotografica dotata
di fish-eye - da una parte l' imponente sagoma di
S. Maria Maggiore con il suo splendido loggiato, dall'altra la facciata laterale di S. Giovanni.
Il sole ancora incerto appare a tratti nella volta
frondosa creando allegri riverberi...
È un'altra Roma questa d'oggi, vivibile e serena,
non già la concitata, nevrotica città dei giorni
feriali. Anche i rari passanti camminano con
calma inusuale, godendosi quest'insolito
paesaggio.
Le campane della vicina S. Anna annunciano con
ripetuti e allegri scampanii l'ora del mattutino e
segnano l'inizio del risveglio della metropoli: ad
una ad una le finestre s'aprono dinanzi ad una
nuova giornata, lo scorrere delle macchine si fa
più frequente e dopo poco la città riprende i
connotati soliti.
Il silenzio, la tranquillità di poco prima, solo
momentanei, sono stati un breve miraggio che
si ripete di tanto in tanto, ricordandoci che c'è
anche un'altra Roma nascosta dietro la maschera
grigia dei giorni feriali.
23 Maggio
Gruppi di ragazze e ragazzi in giro per le
strade annunciano sorridenti l'imminente chiusura
delle scuole, alcuni marinano le lezioni poichè
non hanno più interrogazioni oppure perchè ormai
non v'è più nulla da fare per salvarsi dalla
bocciatura.
Oggi c'è un'aria allegra a Piazza dei Navigatori
di solito così anonima: il prato accanto alla
fermata è tutto ornato di margherite e i bassi
cespugli sono ricolmi di palline dorate, come
piccoli alberi di Natale fuori tempo.
Nella strada, incurante delle macchine che
sfrecciano impetuose come un torrente montano,
saltella e pigola un piccolo passero scuro.
Stamani i 93 erano superaffollati ed ho preferito
salire su un altro auto che, appunto nella larga
piazza devia; è il 613 che di solito ha
un'affluenza di passeggeri meno numerosa. Volti
nuovi, quindi, da scrutare ma non c'è nessuno che
susciti il mio interesse; ormai sono affezionata
alle facce ed ai destini di quei forzati compagni
che ritrovo ogni giorno.
Scendo dunque ed il piccolo passero, spaventato,
fugge chissà dove ed attendo il passaggio del
solito auto. L'attesa è breve, eccolo qui il 93
non più sovraffollato, eccole qui quelle tre
amiche che quotidianamente incontro, chiassose e
ciarliere, già avanti con gli anni ma aggressive
e solide come solo le popolane sanno essere.
Sono addette alle pulizie di qualche grande
complesso insieme a molti altri elementi di cui
risuonano i nomi, difetti e pregi, avventure e
disavventure. È un ininterrotto parlottio che a
volte diventa monologo della più anziana, la
toscanaccia che quando è in vena allegra, col suo
spigliato e vivace chiacchierio, è davvero
spiritosa e descrive pittorescamente amici e
parenti, datori di lavoro e colleghi, facendo
sorridere anche i passeggeri più introversi e
scorbutici.
Scendiamo insieme, io m'incammino verso destra e
loro verso sinistra ancora parlottando. L'aria
garrula della mattina mi porta, a parecchi metri
di distanza, l'eco delle loro voci e delle
risate...
24 Maggio
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_settembre_24/autista-bus-30-anni-sogno-ma-roma-si-tanto-incattivita-0fe40ad0-bf46-11e8-87df-bb2b7cf6f481.shtml
La folla già si agita inquieta per la lunga
attesa, ma ecco, finalmente arriva un auto. Pieno
di tatto e di sorrisi, l'autista riesce a
sciogliere il nodo di collera repressa che ogni
passeggero ha dentro di sè. Sorride per
rabbonirci, rispondendo con gentilezza alle
domande sui perchè e i percome di questi assurdi
ritardi ed attese ed il suo volto sorridente con quei capelli corti e i brizzolati ed il
mento un pò storto che dà alla bocca un'espressione
irridente ed ironica, s'incurva sul volante a
guardar meglio la strada, nuova per lui, come a
voler impegnare tutta la sua attenzione, a voler
recuperare il tempo perduto.
"Mica è colpa mia" fà poi stringendosi nelle
spalle e voltandosi verso i più prossimi
passeggeri. "A me non m'avete mai visto su questa
linea, vero?".
No, difatti, altrimenti avrei riconosciuto la sua
fisionomia. Sarà un nuovo assunto? Avrà
rimpiazzato all'ultimo minuto qualche collega
malato o scioperante? Chi sarà con quel
volto, con quei capelli? Ma no, è solo d'animo
gentile e non vuole noie, ne ha fin sopra i
capelli anche lui di questa mal conduzione
dell'azienda, del traffico, della maleducazione,
dell'insofferenza; è uno come noi passeggeri, un
essere umano con problemi e pensieri, non
imputigliamogli colpe che non ha, che non merita, è un lavoratore come tutti noi, anche troppo disponibile e gentile...
26 Maggio
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Una giovane straniera alta e biondo chiede, in
uno stentato italiano dov'è S. Agnese. Subito,
con fare materno, tre o quattro signore d'una
certa età a cui aveva rivolto la parola, le
consigliano di chiedere all'autista, un uomo sulla
cinquantina cordiale, romanesco, paterno anche
lui, che la fa scendere all'angolo della strada e
le indica la strada giusta da percorrere,
poichè la giovane ha sbagliato autobus.
Proprio accanto all'autista, una signora di mezza
età, prendendo spunto dall'errore dello straniero
e dalla gentilezza del conducente, inizia con lui
una lunga conversazione e dopo un pò i due
sembrano già vecchi amici che si raccontano i
propri guai: lui ha subito un intervento ai denti,
lei ne ha dovuti togliere molti spendendo un
patrimonio dal dentista; eppoi si lamenta d'aver
perduto i suoi bei capelli d'una volta a causa
d'una malattia (ora ha infatti corti capelli che
si aprono in ciocche diradate che le scoprono la
cute)... discutono per un pò, finchè lei non
scende forse sollevata per aver trovato qualcuno
ch'è stato ad ascoltare i suoi sfoghi.
Sale, ora, un vecchietto striminzito, di corsa
prende posto su un seggiolino libero e scrive, con
una calligrafia stentata e grossa su due minuscoli
fogli di carta. Un poeta?
Dietro di me una donna d'età indefinibile, non
trascurata all'aspetto che però, quasi
inavvertitamente, di continuo avvicina le dita al
naso... poi, di scatto, s'alza e va a chiedere
qualcosa all'autista.
L'omino scrive ancora e si riscuote solo quando
sente che un suo conterraneo siciliano chiede
informazioni ai passeggeri su come raggiungere la
sua destinazione. Il poeta gli consiglia di
camminare a piedi - sono solo poche centinaia di
metri - l'autista gli indica un altro auto da
prendere, sporgendosi fuori della sua guardiola ed
intervenendo nel discorso. Il vecchietto insiste
di nuovo sul fare due passi a piedi perchè fa
bene alla salute, alla circolazione e per dare
maggior forza alle sue convinzioni, scende dietro
il siciliano che, spaesato, non sa a chi dar
retta.
L'auto riparte in fretta e i due sono ancora là
alla fermata, l'omino ancora intento a convincere
l'altro... |
27 Maggio
https://www.lowcostvacanza.com/viaggi-vacanze/1055-viaggio-in-solitaria-ecco-come-scoraggiare-chiunque-a-sedersi-accanto-a-voi/
Trentacinque, massimo quarantanni, sempre
molto ben truccata e con i capelli
forse tinti, ravviati e tirati sulle tempie,
curata nel vestire anche se un pò fuori moda,
anni 50, con gonne gonfie a fiori e bolerini in
tinta... ma vi è sempre in lei qualcosa di
troppo: dalle calze nere ricamate ai colori sempre
accesi che indossa, al rossetto color sangue
vivissimo, agli occhi bistrati di blu quasi sempre
coperti da occhiali neri.
E spesso, passa il tempo a guardarsi in un piccolo
specchio che trae con gran solerzia dalla borsa
quando riesce a trovare un posto a sedere. Allora
si guarda a lungo, studiando la sua immagine. Come
si sentirà: perfetta o imperfetta?
Porta sempre con sè delle buste di plastica
qualunque, non quelle belle capienti e colorate
dei negozi di abbigliamento, ma semplici buste
da supermercato, bianche con qualche scritta
colorata in cui non riesco mai a sbirciare per
trovare qualcosa che mi dia di lei qualche altro
dettaglio.
Oggi, contrariamente al solito, non si guarda allo
specchio ma legge un giornale, un quotidiano che
dispiega come un gran libro; il suo sguardo sembra
interessato alle notizie che vi sono stampate ma,
guardandola meglio, scopro che essa non lo legge:
ha lo sguardo perso in chissà quale pensiero
ricorrente o saltuario, che la prende tutta. Difatti, quando le cade una pagina del quotidiano
ed io mi affretto, chinandomi a raccoglierlo per
restituirgliela, lei non mostra alcun interesse o
sollecitudine e dice a voce bassissima: "Lasci,
lasci...", continuando a vagare nel nulla coi suoi
pensieri.
2 Giugno
https://incompiutezza.wordpress.com/tag/via-merulana/
Oggi in Via Merulana passerà il Papa per la
consueta processione del Corpus Domini, portando
tra le mani il Santissimo, dalla basilica di S.
Giovanni in Laterano a quella di S.ta Maria
Maggiore.
Son già tre giorni che in giro c'è l'aria di
voler mettere ordine: vigili vanno e vengono senza
sosta, poliziotti in borghese controllano ogni
angolo, uomini in tuta sistemano barricate di
ferro - che quest'anno sostituiscono le strisce
bianco-rosse di plastica, inutili - per trattenere
l'entusiasmo dei fedeli che si affolleranno al
passaggio del S. Padre lungo i bordi della strada.
Stamani presto l'asfalto è stato irrorato d'acqua
con rumorose macchine, i bidoni della spazzatura
sono stati accostati agli angoli delle vie
interne, dai muri sono state raschiate, ove
possibile, le immagini pubblicitarie, gli slogans
politici, gli idoli di questa nostra società
consumistica.
Il traffico, nonostante queste varie attività,
scorre veloce sulla strada senza i quotidiani
problemi. È quasi un piccolo miracolo.
Ieri minacciava pioggia ma, come sempre, si è rischiarato ed il passaggio del Papa si
svolgerà sotto un cielo sereno. Ora, infatti,
c'è un bel sole così tenero che fa piacere
sentirselo addosso, il verde dei prati e degli
alberi è deciso e pulito, le chiome svettano
diritte, senza neanche ondeggiare, come tanti
soldatini alla parata...
3 Giugno
https://www.lalucedimaria.it/giovanni-paolo-ii-ed-il-corpus-domini-aiutatemi-ad-inginocchiarmi-li-ce-gesu/
Ieri, come annunciato, la S. Messa venne
celebrata dal S. Padre: la sua voce tremula ed un
pò affaticata si poteva ascoltare per tutta la
via tramite gli altoparlanti sistemati durante i
giorni precedenti su alcuni alberi del viale.
Nell'aria c'era un'atmosfera d'attesa, di
trepidazione e il traffico inesistente - diradato
al massimo e deviato nelle vie adiacenti - ha
concesso a quest'arteria pulsante di vita che è
la Via Merulana, un attimo di pausa raro e simile
solo a quei pochi giorni che precedono o seguono
il Ferragosto romano.
Lenta, la processione ha iniziato il suo cammino
snodandosi come un lungo nastro colorato che
s'agitasse al vento, mostrando i suoi vistosi
colori: dapprima gli appartenenti alle
Confraternite, gli ordini religiosi, i chierici, i
comunicandi, le suore e, infine, S.S. Giovanni
Paolo II sotto il suo baldacchino dorato, che a
testa china, quasi stanco, anzi sicuramente
stanco, teneva stretto tra le mani appesantite
l'Ostensorio sfolgorante che racchiudeva il Corpo
di Cristo.
Intorno a lui, quasi a serrarlo in una
morsa difensiva, i suoi accompagnatori e decine e
decine di poliziotti che, sotto il camuffamento
sacerdotale nascondevano armi con cui sventare
qualche altro possibile attentato al Pontefice.
Altri ancora, erano mescolati ai precedenti gruppi
indossando le vesti variopinte delle varie
Confraternite, distinguibili però dai tratti del
viso e da uno sguardo indagatore che percorreva la
folla assiepata ai lati della strada.
Acclamazioni e fiori e battimani al passaggio del
S. Padre e, subito dopo, un ondeggiare frenetico,
uno sbandamento: fedeli che si aggiungevano in
coda agli altri che si dirigevano verso S. Maria
Maggiore, gente che tornava a casa in direzioni
diverse, ragazzi che correvano a precedere la
processione...
Il Papa giunse sul sagrato della basilica dov'era
stato allestito un improvvisato altare ornato di
fiori e luci: la piazza era gremita e dall'alto
dei balconi e delle finestre prospicienti
sporgevano teste curiose che avevano seguito il
suo cammino dai davanzali abbelliti con drappi e
coperte. In alto, sul palazzo a lato delle chiesa,
le nere figure di molti poliziotti in vedetta, si
stagliavano nel cielo rosso del tramonto come
innocue sagome di cartone.
... Ormai era notte, una serata senza stelle ma
la piazza era tutta illuminata da fari
predisposti intorno intorno e dalle numerose
fiaccole che i fedeli avevano portato in
processione. Qualche preghiera, qualche
invocazione alla Madonna, poche parole del S.
Padre, poi quasi simultaneamente le luci si
spensero per permettergli d'andarsene
indisturbato, mentre la folla ancora curiosa
rimaneva lì ad osservare il rapido mutamento di
scena: l'altare diventato subito disadorno, alcuni
camioncini che si facevano strada tra la folla per
portar via i fari e gli altoparlanti... Molti
fedeli, giunti a Roma per l'occasione,
continuavano ad aggirarsi per la piazza,
gustandosi lo scenario e l'aria fresca della sera;
poi a poco a poco, anch'essi s'erano dispersi in
altre direzioni. Solo alcuni bimbi, eccitati dalla
passeggiata notturna, rimasero a giocare intorno
alla fontana, come piccoli passeri allegri.
Le finestre s'erano ormai chiuse, le fiaccole
spente giacevano a terra dimenticate; i fari che
illuminavano la loggia dorata della Basilica,
diffondevano intorno un tenue chiarore aureo che
dava vita - una volta tanto - ai meravigliosi
dipinti che passano di solito inosservati...
... Oggi è di nuovo come sempre: il
disordine, il traffico, il menefreghismo degli
automobilisti; c'è anche uno sciopero che
inizierà tra poco e la gente s'accalca alle
fermate temendo di non far in tempo a raggiungere
ognuno la propria meta. Le macchine, che sembrano
raddoppiate in confronto a ieri, saettano come
piccoli missili, rombano chiassosamente, non danno
precedenza agli incroci...
13 Giugno
Attesa d'oltre mezzora. La gente s'affolla
sul marciapiedi brontolando ma, ormai, per come
vanno le cose da oltre un mese, c'è già in
ognuno una rassegnazione collettiva a cui, almeno
verbalmente, l'individuo isolato non s'adegua,
esplodendo di tanto in tanto in sordi brontolii e
rancore.
Naturalmente, poi, l'auto si riempie fino allo
spasimo; pochi centimetri vitali per ogni
passeggero. Alla fermata successiva, sale un'altra
piccola frotta di gente, prima alcune ragazze, per
ultimo un uomo ancor giovane che rimane bloccato
sul predellino; subito suscita polemiche
prendendosela con le giovani che non scorrono in
avanti (ma come si potrebbe, se non v'è neanche
spazio per girarsi?).
Esse, di rimando, gli fanno notare che non possono
spostarsi e lui, con una caparbietà tutta
meridionale - anche se ha un accento impenetrabile
- insiste.
Gli animi già caldi per la lunga attesa
dell'auto, per le condizioni disumane a cui
debbono assoggettarsi per poter tornare a casa, si
riscaldano vieppiù; nessuno vorrebbe ascoltare
battibecchi o polemiche, siamo tutti troppo
stanchi e snervati e vorremmo restare ognuno nel
proprio silenzio per riflettere, almeno questo
forse è possibile, sui casi propri.
Ma, qualcuno
si agita, dà la colpa di questo incivile modo di
viaggiare alla malata gestione dei servizi urbani,
agli autisti che rivendicano a modo loro i propri
diritti lasciando - nel vero senso della parola -
la gente per strada.
L'uomo sul predellino esorta gli altri a non prendersela con i conducenti, povere vittime anche
loro, pedine di un gioco incontrollabile, ma
piuttosto a reclamare, di persona, direttamente
all'Azienda tramite telefonate del tutto gratuite
ad un certo numero telefonico.
Questa soluzione sembra ai più solo un'altra
delle tante invenzioni e fandonie che purtroppo
vengono propinate all'uomo della strada ogni
giorno. Ognuno vorrebbe agire più direttamente
magari con una petizione firmata dai passeggeri
che sotto una pensilina, nel migliore dei casi o in mezzo alla strada passano lunghi frammenti
della loro giornata ad attendere un autobus...
Insomma, c'è fermento e si parla, da un capo
all'altro dell'auto, un pò perchè gli autisti
ascoltino, un pò per scacciare quel malumore che
giornalmente ci corrode tutti da un pò di tempo a
questa parte.
L'uomo che ha fatto appena due passi in avanti,
spinto a forza dai nuovi arrivati, con calma,
freddamente continua ad aizzare gli astanti con
quella sua tiritera: "Telefonate, telefonate
personalmente..." con una cadenza ritmica ed una
punta di fredda cattiveria impersonale e tra un'incitazione e l'altra, brontola sordamente tra sè o se la prende con qualche altro vicino che lo
zittisce...
14 Giugno
... Fa ormai caldo ed ognuno lo affronta come
può: le giovani scoprendo spalle e gambe più o
meno tornite, sfoggiando bluse e pantaloni o gonne
dai colori sgargianti, indossando sandali dorati
che lasciano intravedere unghie coloratissime...
È un fluire continuo di colori che rende tutto
più gaio, anche il vecchio autobus che a fatica
arranca su per la salita che costeggia Caracalla.
Ed è un fluttuare continuo di odori, troppi odori
per un'estate: un effluvio di violette stantie che
emana da certe signorine di mezza età vergini e frustrate, una fragranza di talco e saponette alla
rosa di certe donnine anziane linde ed agghindate
che non vogliono rinunciare a quell'unica, ultima
civetteria. Profumi delicati di ragazzine, quelli
costosi ed intensissimi, quasi troppo, delle
persone d'un certo ceto, uomini e donne all'ultima
moda; sentori aggressivi di certe indomite
cinquantenni che non vogliono cedere le armi alle
più giovani...
Ma, finchè si tratta di profumi, tutto bene,
quando poi a questi si mischiano gli afrori di
certi sudori estivi, di certe pelli grasse, malate
di seborrea, è tutto un altro discorso: si cerca
disperatamente di allontanarsi dalle fonti di tali
odori, si tenta di avvicinarsi a qualche
finestrino... purtroppo non sempre è possibile e
bisogna farsi forza, respirare a singulti, tentare
di voltare il viso da un altro lato per
approvvigionarsi d'una boccata d'aria inodore...
oppure soccombere pazientemente e scendere alla
prima fermata possibile!
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1 Luglio
https://it.dreamstime.com/fotografia-stock-cappello-viola-del-fiore-di-svago-image10479832
Chissà perchè sono un pò di cattivo umore
stamani ed anche il sole ed il silenzio di questa
mattina estiva non mi acquietano... ma sull'auto
capito vicino a un bimbo allegro dal faccino
gioioso che gioca, sereno e sorridente con la sua
mamma, una giovane bionda graziosa.
Le sue mossette aggraziate scavano una traccia di
tenerezza dentro di me, sino a giungere al cuore
dei ricordi... Immagini disperse nella memoria si
ricompongono intatte e solo mie: la faccina minuta
di Donatella piccola, su cui le due fossette
leziose imprimevano un tocco di gioia e i suoi
occhi immensi da gazzella che si rattristavano al
mio andar via ogni mattina... la faccetta tonda e
furba di Simone, incorniciata da riccioli
biondoscuri, che diventava seria a formulare un muto rimprovero.. eppoi le risa trattenute a
stento, le loro espressioni di meraviglia,
d'allegria...
Mi riscuoto da questo magico mondo di ricordi e
nostalgia sepolto dentro di me, colpita da un
colore, un intenso colore viola scuro che, a pochi
passi da me, si muove al ritmo cadenzato
dell'auto: una signora di mezza età seduta alla mia sinistra, indossa un singolare cappello viola,
sulla cui larga tesa s'apre, carnosa e irridente,
una rosa di raso d'un tono più tenue.
Dinanzi a lei, un rom dorme, ignaro di tutto ciò
che gli avviene intorno...
********
2 Luglio
https://www.romatoday.it/cronaca/incidente-stradale/morta-piazzale-appio-cosa-e-successo-oggi-11-luglio-2019.html
Diversamente da ogni altro sabato e,
nonostante le ferie, non è una giornata
tranquilla per via del caos cittadino: il traffico: a S. Giovanni s'è
creato un ingorgo, gli autobus si sono intricati
sul piazzale e due vigili si sbracciano cercando
di districarli ma non riescono a governare la
situazione.
Ecco, poco dopo, la ragione di tanto
caos proprio dinanzi all'Ospedale c'è stato un
incidente tra una macchina ed un motorino, ma non
vedo altro che un uomo chino sull'asfalto dove una
gran macchia scura di benzina s'allarga a formare
una piccola pozza.
L'auto riprende la sua corsa senza ostacoli ma,
ancora più avanti, sul nastro grigio e nudo della
Colombo, un altro motorino giace riverso ad un
incrocio mentre un ragazzo è disteso sul
marciapiede e discute animatamente benchè contuso
ad una gamba...
Difficile è far capire ai giovani che bisogna
essere prudenti nel traffico, che non bisogna
correre più del dovuto o sorpassare senza
criterio. Difficile è, per i genitori, far
comprendere ai propri ragazzi, che nell'età
adolescenziale vorrebbero avere a tutti i costi
uno di questi guizzanti piccoli mostri d'acciaio,
che il non possedere un motorino non vuol dire
essere da meno dei propri coetanei, oppure che
averlo non vuol dire essere diventati
improvvisamente maturi e responsabili, non solo
della propria vita ma anche di quella degli altri.
E così, purtroppo, molti di questi imberbi
centauri si rovinano l'esistenza finendo, nella
più fortunata delle ipotesi, in un letto
d'ospedale per molti mesi, per non aver rispettato
una precedenza, uno stop, per aver voluto fare i
furbi a tutti i costi e sorpassare una macchina,
per aver viaggiato a velocità troppo sostenuta ed
aver incontrato, improvvisamente, un ostacolo che
non hanno potuto evitare!
Come inculcare, nelle menti ancora acerbe di questi ragazzi, che la personalità di un essere
umano, la sua superiorità nei confronti degli
altri non derivano dal potere, dal possesso di
beni materiali ma semplicemente dai doni immensi
che Dio ci ha elargito a piene mani: intelligenza, di estro, ingegno, pazienza, bontà, generosità...?
19 Luglio
https://www.bresciatoday.it/cronaca/brescia-rom-sinti-presidio-scuola-mensa-autobus.html
Ieri ho avuto modo di osservare da vicino una
banda di piccoli zingari...
Avete mai notato le loro facce? Volti già vecchi
su cui una stanchezza di vivere s'annida tra le
pieghe delle denutrizione, all'angolo di una bocca
triste e negli occhi profondi ed intensi che
sembrano contenere la saggezza d'una vita
precedentemente vissuta.
Una sorta di centenaria
esperienza prenatale, succhiata con il latte dal
seno delle giovani madri, che li fa subito adulti,
già eruditi sulle cose del mondo; ad essa è
congiunta una furbizia propria della razza nomade
a cui appartengono ed una sveltezza di mano che li
condanna al ladrocinio per tutta la vita.
Accampati in piccoli spazi erbosi nelle già
sovraffollate periferie romane, conducono la loro
misera vita ai bordi delle trafficate strade di
scorrimento dove, con un cencio già sudicio ed
una spugna imbevuta d'acqua, puliscono i vetri
delle auto ferme ai semafori, attendendo una
qualche ricompensa ai servigi non richiesti, dagli
insonnoliti guidatori in ritardo che, il più
delle volte, al segnale di via libera, scattano in
avanti mettendo persino a repentaglio la vita
degli indesiderati pulitori.
Sin dall'alba gruppi di numerosi individui (o
tutte donne o tutti ragazzi, persino bimbi di
quattro, inque anni) salgono sugli autobus che
portano al centro dove la gente s'affolla sui
marciapiedi dinanzi alle bellevetrine o nei
grandi magazzini dove gli zingari mettono in opera
la loro indiscussa fama di borseggiatori,
saccheggiando dai fornitissimi banchi qualsiasi
cosa venga loro a tiro.
Soprattutto piccole cose che brillano: un anellino
di strass, una blusa ornata di pailletes
multicolori... qualcosa, insomma, di lucente
poichè essi, come piccole gazze ladre sono
tentati dal brillio di oggetti forse inutili, ma
vagamente magici.
La tecnica per borseggiare gli ignari passanti, si
avvale invece dell'uso di cartoni che solitamente
i giovani del gruppo portano sotto un braccio: ad
un cenno del capobanda, la vittima designata viene
circondata e senza che essa se ne accorga, con una spinta ed un'abile manovra per aprire la borsa, il
gioco è fatto! Tutto il gruppo sparisce in un
battibaleno, lasciando il malcapitato in uno stato
confusionale.
Sull'auto incontro spesso un gruppo di tre,
quattro donne che dal centro rientrano già al
loro accampamento stanziato sui prati attorno
all'Eur. Il loro vociare percorre tutto l'auto e
soprattutto s'ode la voce gutturale della più
anziana, un donnone con una crocchia di capelli
corvini che incornicia un volto mascolino vestito
d'uno sgargiante corpetto attillato e troppo
stretto per la sua corporatura e da una gonna e da
varie sottogonne che la fanno ancora più
voluminosa ed imponente. E s'impone, forse perchè è la più anziana delle altre, sul gruppo con un
fare autoritario, sbrigativo, impartendo ordini o
minacce.
Ieri pomeriggio, invece, sale sull'auto una
manciata di bambini, una decina in tutto, vocianti
e disordinati che a strattoni e a spinte si sono
insediati nei posti vuoti e, simile ad un
assembramento di giovani animali, hanno tirato
fuori da una busta noccioline e caramelle che
alcuni di essi sgranocchiano rumorosamente,
gettando in terra bucce e carte mentre altri
gustano gelati e lecca lecca.
Una delle ragazzine della banda, sui dodici anni,
con una gonne a balze rosse ed una magliettina blu
già piccola per la sua età, assapora lentamente
un gelato guardandosi intenta e soddisfatta le
scarpe che porta ai piedi, un paio di deliziosi
sandaletti dorati ornati da una piccola stella di
strass, trionfale bottino dell'ultima razzia ai
grandi magazzini. Un sorriso, imprevisto su quella
faccetta magra, già quasi avvizzita, le sale
controvoglia dalla bocca tinta dal gelato alla
fragola, sino ad illuminarle lo sguardo che, poco
prima torvo, ostile, diventa ora innocente ed
infantile.
I giovani maschi lanciano in giro occhiate
provocatorie istigando quasi la disapprovazione ed
il rimbrotto di certe anziane signore lì accanto
che riprovano il loro comportamento selvatico e,
con altrettanta ignoranza e inciviltà, ingiungono
ai nomadi di tornare nei porcili da cui
provengono, in cui sono nati.
Il capogruppo, un ragazzetto di circa
quattordicianni, ormai adulto, all'improvviso
s'erge a capo del suo piccolo drappello di
rivoltosi e nel suo gutturale dialetto risponde
loro per le rime, poi, alla prima fermata lo
sparuto gruppo scende; in testa c'è il ragazzetto
che mantiene un atteggiamento fiero, un portamento
come si conviene ad un vero comandante.
L'auto riprende la sua corsa ed io li seguo con lo
sguardo... i più piccini vanno avanti, ancora
intenti a sgranocchiare le leccornie e a
parlottare. In fondo, col corpo eretto e il capo
alto nell'aria a sfidare il mondo intero, c'è il
ragazzetto bruno; l'esile ragazzina dai sandali
dorati lo guarda con ammirazione e gli sussurra
qualcosa all'orecchio, forse un plauso per il suo
comportamento virile di poco prima. Lei gli prende
delicatamente una mano e la trattiene tra le sue
anche se lui, un pò scontroso, vorrebbe sottrarsi
a questa dolce costrizione.
Camminano così inoltrandosi tra la gente che
affolla la grande piazza, andando incontro al loro
destino nomade...
20 Luglio
https://notizie.umbria.it/2018/01/rapinata-con-coltello-alla-gola-alla-fermata-dellautobus-ma-arriva-un-coraggioso/
Afa canicolare... L'auto è mezzo vuoto e
trovo persino posto a sedere. Luglio e agosto sono
gli unici mesi in cui a Roma si può vivere unaesistenza rilassata: poca gente per la strada,
poco affollamento sugli autobus...
Le serrande abbassate di molti negozi e in qualche
caso le difficoltà di approvvigionamento di alcuni generi dei prima necessità ed il silenzio
che si stende sulla città, specie nell'ora del
primo pomeriggio, a molti incutono malinconia, un
senso di tristezza insostenibile poichè ormai
sono abituati a vivere nel caotico bailamme
cittadino di vetture, di clacksons, di voci, di
ossessiva freneticità.
Io, invece, adoro questa inedita Roma estiva e
sonnolenta che finalmente mostra, nella sua
prorompente bellezza, i mille tesori d'arte che le
appartengono ed un volto sereno, questa Roma che
assapora pigramente il flusso scanzonato dei
turisti, il sonoro scalpiccio dei loro zoccoli nei
vicoli non più sovraffollati, lo scorrere placido
del Tevere che disegna innumerevoli anse, si snoda
e si distende formando gorghi concentrici quando
la forza della corrente si scontra con la stabile
massa dell'Isola Tiberina o contro gli enormi
pilastri di marmo...
Accanto al conducente un uomo sui
quarantanni, solido come un pugile, canottiera e
jeans d'un colore imprevedibilmente sporco, il capo rasato a zero, guarda la strada dinanzi a sè
quasi dimentico del mondo circostante. Poi,
improvvisamente si gira mostrando il suo volto
stolido e gonfio: le mani stringono un coltello a
serramanico col quale gioca, aprendolo e
chiudendolo di scatto.
Si guarda intorno, fissa i passeggeri uno ad uno,
quasi a voler imporre la superiorità della forza
concenrata in quel piccolo oggetto metallico che
stringe tra le dita.
E, quando è ormai sicuro del
potere conquistato, con uno schiocco secco lo
chiude definitivamente e lo ripone nella tasca
sformata dei jeans, mentre un sorriso diabolico
gli si disegna sulla bocca tagliente.
Scende dinanzi alla Basilica Lateranense e rimane
fermo cone un insetto intorpidito dal gran caldo,
sul marciapiede dove l'asfalto si liquefa,
seguendo il ritmo offuscato dei suoi pensieri.
Nelle grandi ciotole floreali che fanno corona
all'obelisco al centro della grande piazza, oggi
garriscono tulipani gialli, prorompenti e gai...
21 Luglio
https://www.circusfans.eu/2010/10/26/1979-1983-zerolandia-renato-zero-i-togni-e-il-circo/
Circonfusi da un alone dorato, sfilano
davanti a me abeti stentati e grigi che
delimitano campi da tennis e da football dove
ragazzi in pantaloncini e magliette sgargianti
s'allenano, sudando e gridando gaiamente. Il
Teatro tenda a strisce bianche e rosse, ormai
stinta, appare floscio e deludente sotto il caldo
di luglio che accartoccia gli angoli dei
cartelloni pubblicitari esposti sulla facciata:
giovani dall'aria grintosa e dai capelli a
spazzola, nomi stranieri, complessi sconosciuti,
le ultime rock-stars del mondo musicale.
Un pout-
pourri caotico e ossessivo che attrae
invariabilmente i giovani della città.
Un ragazzo accanto a me alza su di essi uno
sguardo indifferente e canticchia tra sè,
tossisce più volte poi parla, in tono facilmente
udibile, come rivolgendosi ad un amico immaginario
che lo ascolti. Si toglie spesso gli occhiali che
pulisce con foga e col dorso della mano s'asciuga
gli occhi che gli lagrimano per il gran caldo, se
li riaggiusta sul naso e riprende a confabulare
con voce lamentosa col suo invisibile alter ego...
22 Luglio
https://it.dreamstime.com/photos-images/tre-sorelle-bianco-e-nero.html
Attorno alla fontana, oggi zampillante,
che si trova ai piedi del palazzo della Civiltà
del Lavoro, le magnolie mostrano la loro
prorompente vitalità; grigie e soffocate durante
la stagione invernale, ora dilatano i fiori
bianchi dai petali carnosi tra il verde scuro delle foglie. Come ogni volta, la natura fa
sfoggio delle sue bellezze, nonostante l'uomo
tenti di corromperla con mille mezzi e di
soffocarla; come una madre dolente ma generosa,
essa gli elargisce doni d'inestimabile valore.
Dall'auto scendono tre negre magre e
altissime - una quasi sorpassava l'alto sostegno
d'acciaio - sconosciute l'una all'altra e prendono
tre direzioni diverse; le seguo con lo sguardo per
un attimo: ognuna cammina con incedere diverso
eppure egualmente elegante. Come tre danzatrici
sorelle slanciano le loro lunghe gambe
sull'asfalto grigio, una con dei capelli
biondastri che le ricadono in riccioli sulle
spalle, la seconda sfidando il sole già alto con
la sua pelle color caffellatte lucida e compatta,
la terza più piccola e tonda, con dei capelli
ramati che sconfinano un pò nel volgare...
altrettanto sinuose ed aggraziate come tre libere
gazzelle nel vasto deserto...
1 Agosto
https://www.publicdomainpictures.net/it/view-image.php?image=193383&picture=uccelli-in-volo
Giornata pesante, questa: l'auto arriva
arrancando e sbuffando e la folla vi sale pigra,
senza fretta.
M'attardo anch'io sul predellino e
poi sulla piattaforma e mi guardo indietro per
osservare l'immagine pietosa di una vecchina che
vedo spesso dalle mie parti.
È piegata su se stessa da una grave forma
d'artrosi che la costringe a camminare col viso
rivolto verso terra: non vede altro che lo
squallido, sporco selciato di sanpietrini scuri.
Oggi la tiene per mano una ragazza magra e moderna
che le fa attraversare la piccola strada che
costeggia Palazzo Brancaccio. La sua figura contorta e così piccola desta un moto di
tenerezza in una signora che accompagna a scuola
la sua bambina che si avvicina alla vecchina
piegata e lechiede se può accompagnarla; lei
annuisce dondolando il capo stanco e le tre
figurette s'allontanano insieme, la giovane
tenendo per un braccio l'anziana. Ma le altre due
vanno troppo in fretta, quasi la trascinano dietro
di loro e lei, protagonista suo malgrado di questa
tragicomica scena, stenta a tenere il passo...
Il caldo si farà sentire oggi, già ora è
afoso ma, fortunatamente, un vento bizzarro s'alza
a tratti. Percepisco nell'aria tensioni
atmosferiche di cui anch'io porto i segni nel
fisico tormentato da un sonno poco ristoratore e
nell'animo che mal sopporta i quotidiani impegni.
Anche l'autista, inchiodato lì nel suo piccolo
cubicolo, ha un gran caldo e disciplinatamente
apre ogni tanto le porte davanti: il vento penetra
giocoso e si diverte a gonfiare la gonna d'una
ragazza,alzandola verso l'alto come un piccolo
paracadute, insinuandosi poi nelle pieghe morbide
della sua maglietta candida... Il suo tocco
vivificante risveglia anche un vecchietto un pò
pensieroso che si guarda intorno con un'aria ora
vispa.
Passiamo dinanzi a un prato su cui è posato un
enorme tronco nodoso e irsuto messo lì a bella
posta per l'inaugurazione del piccolo parco; è
d'un colore bruno, caldo che contrasta col verde
intenso dell'erba. Oggi, sulla corteccia grinzosa
saltellano, vivaci ed irrequieti alcuni uccelli
che al passaggio dell'auto s'alzano velocissimi in
volo...
3 Agosto
http://www.altrianimali.it/2018/02/11/fumare-benissimo-letteratura-sigaretta/
Accanto a me un piccoletto coi baffi e gli
occhiali si tormenta i capelli, tentando
d'arricciarli in una piega sulla fronte ma quelli,
ribelli, riprendono la loro piega naturale.
Sintomo di nevrosi, come il costante sguardo che
rivolge all'orologio, il sistemarsi di continuo il
collo della camicia a righe...
Più indietro, un attempato signore dal marcato
accento sardo polemizza contro tutti, rivolgendosi
ad una sua coetanea incontrata per caso. Lo vedo
spesso e non gli manca mai un interlocutore da
travolgere con il fiume di parole che gli esce
dalla bocca mentre mantiene in bilico una
sigaretta spenta che, tuttavia, spesso desta lampi
di acidità di certe vecchie signore che la
credono accesa.
L'uomo si lamenta del malgoverno, delle
ingiustizie sociali, brontolando in uno sbilenco
dialetto romanesco su cui predomina sempre la
cadenza flemmatica della sua origine isolana: "Con
la zappa sono meno, a magnà sò tanti... Mi
ricordo - dice con un lampo di nostalgia - mio
nonno che aveva un grosso orto, ricco di prodotti.
Un giorno, avevo 7/8 anni, mi fece salire sul
carretto con 50 kg. di verdura che voleva vendere;
il somaro, che conosceva ormai la strada,
camminava per le vie del paese ma nessuno comprava
niente, allora. Allora non c'era denaro e mio
nonno mi disse di sotterrare tutta quella verdura
invenduta perchè tanto lui non ne avrebbe
ricavato più nulla, mentre la terra avrebbe
tratto giovamento da quel concime così ricco...
Ora ne hanno tanti di soldi, si guadagna facile.
Ieri, accanto al luogo in cui lavoro, c'era un
venditore di pesche, un pirata che, approfittando
della chiusura estiva dei fruttivendoli, stava
facendo affari d'oro vendendole a caro prezzo. E
non erano mica belle quelle pesche, eppure in due
minuti ha venduto ogni cosa...".
La donna, silenziosa annuisce a quel fiume di
parole e lui continua, facendo pronostici sulla
pensione percepita dalla donna che, pur non
volendo mettere in piazza i suoi affari, è
costretta a rispondergli per non sembrare
sgarbata: "Ora le dico quanto prende di pensione:
lei prende un milione, non è poco!".
"No - dice la signora - e io me lo faccio bastare:
giornali niente, niente cinema o teatro...".
"Anch'io sono un risparmiatore - continua l'uomo -
niente giornali, il caffè lo faccio bollire non
sul gas ma con la carta e i fiammiferi, all'uso
del mio paese...".
La sua interlocutrice, ora più sicura, si lamenta
però di qualcosa e lui ribatte: "Se la sentisse
Pomicino...! (Chi è costui? quale misterioso
personaggio della politica si nasconde dietro
questo buffo nome?) e ancora si scaglia contro le
statistiche che ci affibbiano un benessere mai
fruito se non sulla carta e, mentre s'avvia a
discendere: "Beh, non possiamo dir nulla: come
italiani siamo fortunati!" e finalmente saluta la
donna dando, ancor prima di scendere, fuoco alla
sua sigaretta.
********
4 Agosto
https://it.dreamstime.com/fotografia-stock-editoriale-furgone-del-gelato-roma-image45616418 |
... Un camioncino precede l'autobus, ornato
di scritte vistose, colorate; una tenda da sole a
righe gialle e verdi porta una scritta a grandi
caratteri: ICE CREAM.
Aprirà la sua ala vibrante
come quella d'un uccello in qualche piazza di
Roma, dove il passaggio di giovani e turisti è
più frequente.
Un'afa pesante, opprimente si dirama sulla città,
imprigiona i palazzi alti tutti uguali, piccoli
balconi delimitati da inferriate, le siepi d'un
verde polveroso abbrancate alla strada.
Eppure questo squallore viene riscattato da uno
scenario di nuvole gonfie che s'affacciano nel
cielo proprio sopra i grigi palazzi a nascondere
momentaneamente il sole.
Ma non sono grandi
abbastanza ed esso con vitalità gareggia con le
nubi, sprizza fuori con fasci di luce luminosa che
disegnano nel cielo strade trasparenti...
A destra appare imponente la sagoma bianca d'un
grande albergo moderno di dubbio gusto
architettonico poi, più avanti la massa candida e
titanica dei palazzi mussoliniani, armoniosi
nonostante la possanza, eco d'un passato non
troppo remoto che risuona nelle frasi incise a
grandi lettere: "Un popolo di poeti...".
|
5 Agosto
https://tatagioiosa.wordpress.com/2010/11/25/gli-occhi-del-cuore/
Fuori 38 gradi e l'auto è rovente. Sarà il
caldo, improvviso scoppia un alterco, a tutta
prima incomprensibile: due giovani filippine
stanno chiacchierando animatamente con una voce
cantilenante che, effettivamente, dà un pò sui
nervi tanto è simile alla nenia estiva delle
cicale.
Forse è questo che spinge un uomo dalla faccia ottusa, grosso e strano a battere sulla spalla
d'una delle due con un giornale per azzittirne il
chiacchierio.
A questo atto un pò riprovevole , un altro uomo
poco distante dal primo lo aggredisce con foga col
suo vocione per quell'atteggiamento incivile,
dimenando il suo enorme corpaccione.
La disputa sembra non aver fine, assume toni quasi
grossolani finchè un uomo giovane, istruito,
dall'accento romanesco, dal fondo dell'auto s'alza
dal posto in cui era seduto per intromettersi, per
riproverarli a causa del loro comportamento. Al
fine di placare gli animi dei due vecchi ingiunge,
quasi imperiosamente: "Siate gentili, fatelo
almeno per i vostri morti!" e si risiede,
scuotendo il capo, borbottando scontento contro i
due e l'ineducazione.
L'esser riuscito ad azzittire i due antagonisti
l'ha reso baldanzoso ed è facile, ora, attaccar
discorso con la sua vicina, una donna di colore
che discorreva allegra con il suo bambino, un
piccolo di cinque o sei anni dalla faccina furba
ed uno scilinguagnolo fluente. L'uomo giovane con
la barba ha un bimbo all'incirca della sua età di
cui estrae, orgoglioso, la foto per mostrarla alla
donna e al piccolo.
Si danno subito del tu, lei gli parla dell'Egitto
lontano e l'uomo si rammarica di non aver mai
potuto visitare, nonostante il desiderio, quel
paese così affascinante.
Lei è ben fatta, ha un corpo solido e slanciato e
un volto intenso pur se non bello, emana calore
umano e i due, infatti, già amici, si raccontano
alcune impressioni, divagano un pò sulla loro
vita privata. Semplicemente, serenamente, mentre
il bimbo freme per partecipare alla conversazione,
per esserne lui il solo protagonista. Nasce subito
un gioco di indovinelli e mentre l'uomo si sforza,
tra l'impegnato e il ridente, a scoprire il nome
del bimbo, lui sorride contento, facendo spuntare
sulle sue guance brune due fossette ilari.
Il nome è un pò difficile, un antico nome egizio
che il bimbo pronuncia nel suo già consolidato
dialetto romano "Anis".
Ma quando ormai erano entrati nel vivo del gioco,
l'uomo si prepara per scendere alla fermata
successiva, il piccolo lo saluta con un: "E tu
come ti chiami?". Sulla porta aperta dell'auto
l'uomo gli risponde frettoloso: "Giulio" ma poi,
prima di girar le spalle e andare per la sua
strada, mette dentro il capo e chiama: "Anis...?".
Il bimbo, già rivolto verso la madre, si gira di
scatto interrogandolo con lo sguardo... "Ciao..."
gli grida l'uomo mentre già l'auto riparte di
corsa. "Ciao.." fa il bimbo di rimando,
salutandolo con la manina alzata e continua,
contento a cinguettare...
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6 Agosto
http://www.bussolasanita.it/schede-1713-il_nuovo_pronto_soccorso_dell_ospedale_san_giovanni_di_roma
La Basilica di S. Giovanni domina la piazza
con la sagoma massiccia ma meno monumentale,
addossata a quella del Battistero dall'intonaco
grezzo. Niente marmo su questo lato, solo un
loggiato dalla splendida ma polverosa volta a
mosaico. Ma lascia già intravvedere, più avanti
e in alto, una teoria di figure candide contro il
cielo.
Di qua, invece, s'allunga la fatiscente facciata
dell'ospedale color ocra come un torpido serpe
sull'Amba Aradam; nella sua parte moderna ha
un'architettura brutta ed asettica che si divide
in due piani diversi: una di marmo bianco e
grigio, l'altra d'un tenue color verdino. Decine
di stanze occupate da centinaia di malati le cui
figurette s'agitano sui balconi e nei vialetti
come evanescenti fantasmi, trascinando con sè le
loro sofferenze.
Ogni tanto un auto vi approda a sirene spiegate,
con un fardello di dolore; allora le stanze, i
corridoi si animano di figure bianche e verdi che
in fretta allestiscono il luogo in cui si compirà
il rito della speranza per strappare un'altra vita
alla morte...
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25 Agosto
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dei_Ricevimenti_e_dei_Congressi#/media/File:Roma_2011_08_16_Palazzo_dei_Congressi_fronte.jpg
Eccomi di nuovo a Roma dopo una quindicina di
giorni di riposo lontana dal lavoro e dai
quotidiani impegni, passati nella solare cittadina
della Toscana dove da anni ormai mi reco.
Eccomi di nuovo qui in questa Roma sgraziata e
sofferente che mi accoglie nel suo soffocante
abbraccio estivo, così come accoglie torme di
turisti affascinati e stanchi per le lunghe
maratone da un monumento ad un Museo e che si
attardano in gruppi chiassosi attorno ai tavolini
dei bar sorbendo un cappuccino, mangiando una
brioche o un toast o addirittura un gelato per
economizzare sui pasti. Sono rossi in volto,
accaldati e curvi sotto il peso degli zaini che si
trascinano ovunque, simili a chiocciole colorate.
Ritorno a fatica ai miei doveri d'ufficio che
ormai, dopo tanti anni, m sembrano pesanti e
quasi senza senso fino a dubitare di aver vissuto
male sia come madre che come moglie e come
impiegata i ventidue anni della mia vita di
lavoratrice... ma so già che domani il mio
atteggiamento sarà diverso, non mi sentirò più
così frustrata, così fuori posto, sarò di nuovo
ingolfata nella mia triplice veste ed
interpreterò al meglio ognuno di questi ruoli.
Mi riscuoto a fatica da questi pensieri che
mi gravano l'anima, ritorno alla realtà sull'onda
della voce alta e gioviale d'una donna che chiede
intorno informazioni sul punto in cui dovrà
scendere: le risponde un pò accigliato un signore
dal marcato accento del Sud che però non sa darle
una precisa indicazione. Si fa avanti un altro
passeggero, un habituè della linea che ritrovo
spesso lungo i miei percorsi, un uomo anziano con
un paio di baffi cadenti e un paio d'occhiali
scuri.
Pare che non attendesse altro per attaccar
bottone: è sempre uno dei primi a dar utili
consigli a chi non conosce questa o quella strada.
Fa, quindi, un passo innanzi quasi a volersi
intromettere nel discorso ma poi si ritrae
dispiaciuto: i due parlottano fitto fitto,
dipanati ormai i dubbi sul punto di discesa della
signora.
La donna è una veneta loquace e ben messa,
nonostante abbia già passato la cinquantina: ha
un volto sereno e allegro che s'illumina alle
battute dell'uomo che ha indovinato il nome della
sua città d'origine. Si scambiano notizie, lei
parla in fretta con quella sua cadenza simpatica e
l'uomo, calvo ma piacente, sorride compiacente.
Scendono insieme ancora parlottando e s'avviano
insieme verso il Palazzo dei Congressi dove
garriscono, colorate e allegre, bandiere di varie
nazionalità.
Dall'asfalto bagnato di fresco esala un calore
greve che chissà come rievoca in me aromi
campestri, odore di fieno appena tagliato, umore
di terra appena arata; la fontana che zampilla al
centro della piazza mi rammenta i ruscelli montani
che scrosciavano improvvisi dagli anfratti, gelidi
e purissimi, lungo i percorsi scoscesi su cui
seguivo felice e saltellante, l'allegra brigata
dei miei zii allora giovani...
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26 Agosto
https://roma.fanpage.it/il-luneur-riapre-il-13-giugno-sulle-giostre-con-la-mascherina/
Ecco l'Eur... sul rettilineo l'auto fila come
un piccolo aereo da diporto, sorvolando le strade
che si intersecano soto il ponte già stracarico
di macchine. A sinistra la ruota gigante del Luna
Park scintilla al sole, allargando le sue braccia
metalliche e lucenti. Sogna ancora i giri pazzi
della notte innanzi e attende con ansia il
tramonto quando si accenderà di nuovo di mille
luci e colori e ricomincerà a girare lentamente,
magico occhio aperto sul buio della notte...
Due indiani scurissimi dal volto segnato dalla
fatica, che hanno sonnecchiato per tutto il
viaggio tenendo strette le loro grosse cassette di
legno in cui raccolgono mille carabattole da
vendere, scendono dall'auto sulla piazza e si
incamminano, forse senza meta, cercando un luogo
affollato in cui sostare. Apriranno le cassette e
mostreranno la mercanzia: anelli, orecchini,
bracciali di plastica e d'argento cesellati
secondo la moda orientale o anonimamente levigati,
sete o stoffe dozzinali; contratteranno com'è
loro abitudine sul prezzo, richiameranno indietro
i possibili acquirenti promettendo loro sconti
elevati pur di guadagnare solo poche lire,
l'indispensabile per sopravvivere.
Sono arrivata anch'io alla mia meta quotidiana:
guardo l'alto palazzo d'acciaio e vetri, grigio e
freddo in cui passo metà della mia vita anonima,
in cui tra poco anch'io, come i due indiani,
sciorinerò i pezzi della mia mercanzia ben
altrimenti destinata. Anch'io contratterò sul
numero dei pezzi richiesti... ma alla fine della
mia giornata lavorativa ritornerò alla mia casa,
ai miei cari, alle mie coseamate senza avere,
ringraziando Dio, i loro pressanti problemi di
sopravvivenza.
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27 Agosto
https://twitter.com/tifosololaroma
Mi sveglio prima d'ogni altra mattina,
destata dall'inarrestabile fluire delle macchine
che percorrono Via Merulana. È un sabato di fine
agosto e chi non è ancora andato in ferie vi si
approfitta per condurre al mare o ai Castelli (ma
forse non s'usa più andare ai Castelli!) con la
famiglia.
Scendo in strada e mi sembra di respirare, dopo
tanto tempo, un'aria diversa da quella degli altri
giorni; anche il barbone che staziona all'angolo
di Viale Manzoni, sotto le volte dell'Ufficio
d'Igiene, è già in giro, s'avvia forse alla
mensa Caritas o all'ostello della Stazione Termini
per un boccone di cibo...
Anche sull'auto mi sembra di vedere facce diverse,
più chiuse e indolenti, ma forse è solo una mia
impressione. Proprio di faccia, seduto
scompostamente, c'è un uomo piccolo e grassoccio
con una canottiera e due bretelle giallorosse, un
cappelluccio pure in colore con lunghe scritte
vergate da una mano sicura con un pennarello nero: "Voglia di goals - Semo li mejo...", slogans dei
più focosi tifosi della squadra romana.
Il volto è incorniciato da una barba alla
garibaldina corredata da due baffi biondicci; il
sole gli ha arrossato gli zigomi ed il naso che
brillano, lucidi nella faccia come quelli d'un
clown. Scambia osservazioni con la sua vicina,
forse la sua compagna, una donnetta grassottella e
piccola come lui che si regge a stento su due
tacchi alti; l'uomo condisce il discorso con
vecchie battute romanesche. Dinanzi ad un'impresa
di pompe funebri allunga le mani facendo le corna
a mò di scongiuro...
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29 Agosto
http://esu.vr.it/2017/04/pubblicazione-graduatoria-contributo-trasporti-20162017/l43-passeggeri-autobus-130129214602_big/
33 gradi, ore 9. Sono già in ritardo, un pò
sulle spine perchè l'auto tarda anch'esso. Ma
eccolo, finalmente...
Dentro, oltre il caldo soffocante che inasprisce
gli animi, c'è un pò di fermento e due donne si
lamentano. Una delle due, osservando dal
finestrino un giovane zingaro che zoppica, come
spesso vengono addestrati fin dall'infanzia,
racconta che ormai lei non ci crede più e che ai
poveri non dà più nulla da quando, dopo 18 mesi
di Regina Elena (il famigerato ospedale
oncologico), avendo fatto voto di regalare al primo povero che incontrasse cinquecentomilalire,
questi le aveva rifiutate (forse sospettando
qualcosa di losco).
L'altra commenta vigorosamente ma poi, intravisto
un posto libero, conclude in fretta l'ultima frase
e, senza salutare la donna con cui stava parlando
e che sta per scendere, si lancia in avanti per
timore di perderlo. Accanto a lei c'è un uomo
piccolo e tranquillo con cui la signora, che sente
ancora urgenza di comunicare, attacca subito
discorso.
L'auto arranca lamentandosi su per la salita,
l'aria che entra dal finestrino è afosa e fa
ristagnare gli odori di sudore e di profumi da
pochi soldi... ma ecco, una ventata inattesa li
porta via, lontani.
Spintonando, sale un invalido che, senza guardarsi
intorno, si slancia contro l'occupante del primo
sedile a portata di mano, senza curarsi che anche
questi è anziano e lo fa alzare. Poco distante
c'era un posto libero dove avrebbe potuto sedersi
indisturbato. Desiderio di sopraffazione a tutti i
costi.
Più avanti, ecco la toscana, Imperia, e la sua
amica grassottella che ciarla con la sua voce
acuta, ciancia, ciancia. Un signore distinto in
doppiopetto grigio, spalle curve ed un naso
aquilino, seduto accanto a loro, le ascolta senza
darlo a vedere e ride tra sè e sè...
Oggi sono tutti da descrivere: quello zingaro là,
anziano e corpacciuto, ristretto entro una camicia
rosso sanguigno e pantaloni ghiaccio, orologio
d'oro al polso ed un portafogli rigonfio nella
tasca posteriore. La camicia bagnata gli si
attacca alla schiena, rivelando un torace nervoso,
muscoloso. Eppoi quella signora bene, con un abito
a colori sgargianti e tante scritte balneari:
Hawai, Maldive, Palma...; quell'altra, laggiù,
che borbotta contro la mancanza dei mezzi di
trasporto e lo stillicidio dei tempi morti
d'attesa alle fermate: ha una gonna a ruota nera
ed una blusa rossa a grossi pois bianchi, due
lunghe pendenti di cristallo a forma di cuore che
le ricadono tra i capelli d'un nero corvino,
decisamente tinti...
Gli unici tranquilli sono tre asiatici, composti e
ridenti, una giovane coppia col loro bambino,
tutti e tre bruni e con gli occhi vispi. Quelli
del bimbo, quasi socchiusi tra le fessure delle
palpebre, scrutano lo strano mondo intorno a lui,
fatto tutto di colori e di paesaggi nuovi a cui,
come ogni bimbo di quell'età, batte contento le
mani. La mamma è piccolina, col viso un pò
schiacciato ed un sorriso dolce come ogni giovane
mamma che osservi il suo piccolo, le sue sorprese,
le sue scoperte. Si diverte a parlare con lui
borbottando frasi incomprensibili per gli altri
nel gergo infantile che il bimbo ascolta tutto
felice e ridanciano.
La strada è sgombra e l'auto fila che è una
meraviglia. Ancora per poco, tra poco ricominciano
le scuole, la pioggia, la calca, le lunghe attese.
Ma oggi, l'ultimo forse, mi godo ancora questo
sole vivificante che illumina la strada, gli
alberi, le case, la bruna garitta di pietra di
Piazza Numa Pompilio, le bandiere che garriscono
dinanzi alla Fao, la rutilante tenda a strisce
bianca e rossa. Ed anche questi compagni di viaggio, noti o sconosciuti con le loro pecche e
le loro gentilezze d'animo, i loro discorsi giusti
o campati in aria...
Imperia è nervosa, blatera contro una donna che
nel passarle accanto l'ha urtata forse
inavvertitamente e le si rivolge con malgarbo,
mentre un uomo piccolo e serio, dall'aria
spaesata, contrae nervosamente la mascella su cui
spicca una piccola barba argentea. Non c'è spazio
vitale, ma è sopportabile...
31 Agosto
http://vercellioggi.it/dett_news.asp?id=59299
Nel sole radente del mattino ogni cosa assume
tonalità dorate e le mura grezze delle Terme di
Caracalla prendono un aspetto ridente nonostante
le nere fessure degli archi e delle gallerie che
ne fendono la fisionomia come larghe e misteriose
ferite.
Il "mio" Eden, l'Eurogarden, è come una piccola
oasi in cui ogni giorno mi ristoro e da cui
attingo forza a sopportare, giorno dopo giorno, il
caos intorno ed il traffico. L'ho visto crescere
un pò alla volta, pazientemente: ora l'erba verde
e sottile sui prati, rami d'edera sopra la piccola
casa che assomiglia a quelle delle fiabe, ora le
bianche sculture marmoree - stravaganti forme alla
Henry Moore - poi grossi orci di coccio, ora un
arbusto nuovo ed esotico, lo scivolo e le giostre
per i bimbi e tante piantine che nascono e
prolificano indisturbate dal traffico che scorre
ai bordi della strada. Come l'orgia di caos che
domina i nostri giorno non abbia il potere di
intaccare la piccola oasi verde. Poichè essa è
natadall'amoredi qualcuno, dalla sua dedizione,
dalla sua pazienza. E il Caos nulla può contro
l'Amore!
Basso, tarchiato, una fronte piccola su cui i
capelli tagliati a spazzola danno l'impressione
d'una schiera allineata di piccoli omini grigi, un
lungo naso prominente, a gran voce si rivolge ora
all'uno ora all'altro dei presenti per chiedere
l'ubicazione di un certo Ufficio in cui deve
recarsi: "Siete un buon uomo, voi - dice
rivolgendosi a quello che per ultimo gli ha
fornito le informazioni. E a tutti racconta che
viene da Frosinone e per conto del capoufficio
deve recarsi a compiere un servizio.
Ma è scettico, forse là gli diranno che non sono
competenti e gli toccherà girare chissà quanto
ancora. Riempie l'auto dei suoi ringraziamenti e
della sua personalità sbilenca ma generosa.
Gli astanti, però, si sogguardano con impazienza,
sperando che scenda al più presto...
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