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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
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API NELL'ARTIGIANATO ARTISTICO: IL VETRO
(I PARTE)
di Renzo Barbattini*
ed Emanuela Zerbinatti**
Il viaggio alla ricerca delle api nell’arte ci porta oggi tra i maestri
vetrai italiani. Pur nascendo per caso da semplici fenomeni
naturali, il vetro ha cominciato ad essere prodotto e lavorato
dall’uomo a partire dal III secolo a.C. in Egitto e Mesopotamia.
Ma è solo in Italia che ciò che poteva restare un “semplice”
prodotto manifatturiero diventa arte. E l’ape, in quanto soggetto
naturale ricco di dettagli ma di dimensioni molto ridotte,è certamente una sfida. Ecco alcuni artisti italiani che l’hanno
vinta con passione, talento e molto spirito di osservazione.
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LA STORIA DEL VETRO
Il vetro entra molto presto nella storia
dell’uomo. Già nell’era preistorica era
conosciuto come prodotto naturale.
Il vetro, infatti, si può formare in
modo spontaneo come lava solidificata
e ossidiana, simile al vetro nero da bottiglie
che si trova in zone vulcaniche
della Terra. Molti oggetti degli uomini
primitivi furono ricavati dall’ossidiana;
ma il vetro può formarsi anche per
altre cause: ad esempio, quando la scarica
di un fulmine cade su un adeguato
terreno sabbioso in inverno; le alte
temperature raggiunte e il successivo
rapido raffreddamento portano, infatti,
alla formazione di vetro.
L’intuizione che questo materiale si
potesse anche produrre arriva, invece,
molto più tardi. Secondo quanto riportato
in un testo antico, la scoperta
si deve ad alcuni mercanti Fenici i
quali, facendo un fuoco sulla spiaggia,
si accorsero che la sabbia si scioglieva
in un liquido trasparente.
I primi impasti vetrosi comparvero attorno
al III millennio a.C. in Egitto e
in Mesopotamia, zone ricche di sabbia
silicea, componente principale del
vetro. Le più antiche tecniche di lavorazione
del vetro permettevano, tuttavia,
soltanto la produzione d’oggetti di
ridotte dimensioni, per lo più destinati
a usi rituali o a scopo ornamentale.
Per arrivare ai primi vasi si dovette attendere
il 1500 a.C. grazie al perfezionamento
delle tecniche tra cui quelle
del vetro fuso attorno ad un’anima di
sabbia, del taglio a freddo e della levigatura
con ruota che erano le più diffuse
allora.
Successivamente in Siria, in
Egitto e infine a Roma si sviluppò la
tecnica della soffiatura che permise un
notevole sviluppo commerciale della lavorazione
del vetro. Fu però solo con
l’arrivo nelle vetrerie Veneziane agli
inizi del X secolo e più tardi nelle vetrerie
dell’isola di Murano che la lavorazione del vetro raggiunse una produzione
più sistematica e qualitativa assumendo
caratteri artistici veri e propri.
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L’ARTE DEL VETRO IN ITALIA
La lavorazione del vetro artistico del
nostro Paese è presa ad esempio e modello
ancora oggi: merito anche di una
precisa scelta politico-economica. Nel
1291 la repubblica di Venezia ordinò il
trasferimento di tutte le fornaci, funzionanti
in centro storico, nell’isola di
Murano per motivi di sicurezza legati
al timore d’incendi (le case all’epoca
erano tutte in legno).
Questa fu una data importante che
segnò la concentrazione dell’attività
dei maestri vetrai nell’isola di Murano
che cominciò quindi a essere identificata
come il luogo di origine delle bellissime
opere che vi erano prodotte.
I prodotti dell’industria muranese acquistarono
ben presto rinomanza
mondiale. Venezia si era accaparrata i
migliori artisti vetrai del mondo e ne
era gelosissima: ogni loro tentativo di
espatriare era severamente punito.
Inizialmente celebre per la produzione
di vetri per vetrate, tessere e conterie
(perline di vetro per collane), Murano
raggiunse nel XV secolo fama internazionale
per la produzione di vetri soffiati
dovuta ad artigiani specializzati di
altissimo livello tecnico ed artistico.
Nello stesso periodo ci fu però anche
la più importante crisi che colpì il settore,
quando si cominciò la fabbricazione
dei cristalli di Boemia, forse
ispirati agli stessi vetri di Murano.
Venezia ne uscì, grazie alle grandi doti
creative e all’abilità tecnica sempre più
affinata dei suoi artigiani che li portò
ad utilizzare il vetro per la realizzazione
di lampadari, tutt’oggi tra i manufatti
più noti di Murano.
Nei secoli seguenti,
perfezionato l’impasto vitreo,
fu possibile ottenere oggetti mirabili
per leggerezza aerea. Tipici di Murano
i vetri “a reticello”, “all’avventurina”,
“a ghiaccio”, “millefiori”, imitati
in diversi paesi del mondo.
Con la fine
della repubblica veneziana una nuova
crisi e la produzione di Murano fu
quasi totalmente interrotta: rimase
aperta solo qualche piccola officina.
L’attività vetraria riprese in pieno nella
seconda metà del XIX secolo: si formarono
scuole per futuri maestri vetrai
(famosa la famiglia dei Seguso).
Oggi c’è maggiore attenzione al patrimonio
artistico e culturale che l’arte
vetraria rappresenta per il nostro
Paese. La Regione del Veneto (1), nel più
ampio contesto della tutela e valorizzazione
della produzione e commercializzazione
dei prodotti tipici e
tradizionali veneti, tutela e promuove
la denominazione d’origine dei manufatti
artistici in vetro realizzati nell’isola
di Murano, in quanto
patrimonio della storia e della cultura
secolare di Venezia.
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GLI ARTISTI ITALIANI
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MICHELE RINALDO (si firma MIRI)
E' l’autore del vaso raffigurante le Api,
presente nelle sale espositive dell’Azienda
Eugenio Ferro & c. 1929 di
Murano (VE).
La lavorazione del vaso è stata eseguita con la tecnica del“cammeo”; i vetri a cammeo sono realizzati
in fornace dal maestro vetraio,
quindi finemente incisi così da ottenere
dei bassorilievi in vetro bianco
opaco su un fondo più scuro colorato (Figg. 1A, 1B, 1C).
A Bressagio di Murano è collocata
l’opera Le Quattro Stagioni, concepita
nell’ambito della rassegna Natale di
Vetro, per testimoniare la maestria e la
ricchezza della produzione vetraria
delle aziende consorziate e concessionarie
del Marchio “Vetro Artistico di
Murano”.
Con la versione Primavera-Estate, Murano si prepara ad accogliere
la bella stagione con
un’esplosione di colori (Fig. 2A).
Dopo la versione invernale, il secondo
degli allestimenti ha come tema
la primavera e l’estate e presenta le lavorazioni
e le produzioni tipiche delle
aziende di Murano.
L’opera, costituita
da una struttura in ferro autoportante
che raggiunge un’altezza di 4,50 m per
un diametro massimo di 2,50 m, è caratterizzata
da 70 bracci metallici dove
alloggiano, con sistemi di aggancio e
sospensione, le opere in vetro (Fig. 2B).
La struttura è dotata di un
impianto puntuale d’illuminazione
che ne esalta l’aspetto scenografico durante
le ore serali.
Le Quattro stagioni di Murano è un
progetto ideato e organizzato dal Consorzio
Promovetro; il design e il coordinamento è a cura dell’Arch. Simona
M. Favrin.
Questa è un’opera impegnativa,
dai colori cangianti, caleidoscopica
e ironica al tempo stesso, dove
tra i fiori, le foglie ed i rami si possono
incontrare non solo uccelli, api, ragni
o coccinelle, ma anche pesci, mongolfiere,
conchiglie, campane, cactus,
oltre a oggetti che caratterizzano la
produzione muranese. |
Fig. 1A
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Fig. 1B
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Fig. 1C |
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Fig. 3A - Vittorio Costantini, 2010, Telaino con api, collezione privata (Venezia).
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Il Maestro VITTORIO COSTANTINI,
nato a Burano (un’isola vicino a Murano,
VE) nel 1944, è famoso per la
bravura e la maestria con cui interpreta
il mondo degli insetti utilizzando
la tecnica di lavorazione del vetro denominata“vetro a lume” (www.popweb.
com/costantini/index.htm e www.
vittoriocostantini.com). Visitando questi
siti, ci siamo imbattuti, felicemente,
in una sua opera “api”.
Contattato, ci ha inviato le immagini
(Figg. 3A, 3B e 3C).
Nella prima è mostrato
un telaino da melario, il cui favo
(Fig. 3A), è ben costruito ma le sue cellette sono
da riempire e su di esso “passeggiano”
numerose api; nella seconda, è riportata
una porzione di favo con sopra alcune
api e nella terza sono rappresentate due
api attratte dalla marmellata.
In tutte e tre le figure, le api sono realizzate
con la citata tecnica del “vetro a
lume”, antica arte nella tradizione
Muranese dove l’abilità e la tecnica si
notano negli oggetti realizzati completamente
a mano donando al singolo
pezzo l’originalità del prodotto.
Il vetro è chiamato anche “soft glass”
perché è molto morbido quando si“scioglie” con la fiamma del cannello.
La base del vetro sono la sabbia di
fiume, il potassio e la soda, a cui vanno
aggiunti i vari minerali per colorarlo. |
Fig. 3B - Vittorio Costantini, 2010, Favo con api, collezione privata (Venezia).
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Vittorio è sempre stato affascinato dalla
natura. Per creare ogni singolo oggetto,
infatti, impiega ore ed ore di lavoro: insetti
multicolori (api e farfalle), uccellini,
pesci, fiori coloratissimi sono il risultato
delle sue capacità manuali. L’artista,
infatti, dice: «L’esperienza di molti
anni di lavoro, l’amore per la natura,
una grande passione per il vetro... il talento
naturale... questi sono i segreti per
creare insetti il più possibile fedeli, sia
per i colori che per le forme, alla natura.
I dettagli sono molto importanti; la
sfida quotidiana è la ricerca di nuove
tecniche per migliorarli».
Vittorio Costantini, dunque, è un
grande osservatore di quel piccolo universo
che ci circonda, con la profonda
visione, tipica di un artista, dei prati,
del cielo e del mare… in grado di osservare
quello che a molti può facilmente
sfuggire. Il suo talento artistico
lo ha portato a partecipare a numerose
esposizioni in Italia e nel mondo.
L’artista riesce a valorizzare la plasticità
dell’amorfa pasta vetrosa, modellandola
con una tecnica ineguagliabile
supportata da singolare sensibilità artistica;
grazie a queste riesce a fissare
nella rigida fragilità del vetro alcuni
degli aspetti biologicamente più significativi
della vita dell’ape mellifera. |
Fig. 3C - Vittorio Costantini, 2010, Api attratte dalla marmellata, collezione privata (Venezia).
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Fig. 4A - Antonella Di Vita, 2009, Api regina, proprietà dell’artista (Lecce)
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ANTONELLA DI VITA artista leccese,
nata nel 1987 (preziosefollie.wordpress.
com), realizza gioielli (collier, bracciali,
pendenti, orecchini ecc.) e oggettistica
(borse dipinte, agendine, segnalibri
ecc.).
Diplomata nel 2006 in un istituto
di moda, oggi insegna cartapesta
ai non vedenti all’Istituto Antonacci di
Lecce.
Nel 2009, ha “creato” alcuni
ciondoli denominati ognuno ape regina
(Fig. 4A). Queste api regine
(Figg. 4B e 4C) sono realizzate interamente
a mano con l’ausilio di diversi
materiali quali Originals Cristal Swarovski,
pietre di vetro di Murano e
perle di ceramica. La stessa Antonella
Di Vita ci scrive: «Ho realizzato questi
ciondoli ispirandomi alla donna moderna
e ho scelto proprio l’ape perché
simboleggia operosità e dolcezza». |
Fig. 4B - Antonella Di Vita, 2009, Ape
regina azzurra, proprietà dell’artista (Lecce)
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Fig. 4C - Antonella Di Vita, 2009, Ape
regina verde, proprietà dell’artista (Lecce)
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ALESSIA FATONE, nata nel 1970 a Pescara,
città in cui vive e opera (www.ilvetrointesta.
com), da anni si dedica alla
creazione di manufatti (collane, pendenti,
orecchini, ciondoli, perle, bottoni,
bamboline e gnomi, animali,
penne, bomboniere) in vetro, considerandolo
come uno strumento magico
nel quale poter fondere l’abilità tecnica
all’aspetto fortemente ludico.
Le sue creazioni sono in vetro di Murano
classico e non solo: dicroico2, Lauscha,
CiM, Double Helix, grazie alla
loro compatibilità, si accompagnano
volentieri. Argento, oro, semipreziosi e
cristalli, ne arricchiscono l’aspetto e il
pregio. Il vetro è lavorato alla fiamma
(a lume), ad altissime temperature
(circa 1300° C) secondo l’antichissima
tecnica chiamata “per avvolgimento”,
con strumenti più che moderni. Nel
2009, Alessia ha realizzato la prima
Apina (Fig. 5A, pag. 40) e nel febbraio
2012, Apina Universitaria (Fig. 5B,
pag. 40) per raccontare la storia di un
ricordo.
Apina Universitaria è un piccolo manufatto
che misura all’incirca 25 mm in
altezza e 10 mm di diametro, ali
escluse. E’ completamente realizzato a
mano, in vetro di Murano, lavorato a
lume (con il fuoco a circa 1300 °C.) edè utilizzato come pendente ma, modificandone
la costruzione, può essere
adattato a scopi diversi. |
Fig. 5A - Alessia Fatone, 2009, La prima
Apina, proprietà dell’artista (Pescara)
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Fig. 5B - Alessia Fatone, 2009, Apina
Universitaria, collezione privata (Udine).
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(Tratto da APITALIA 6-2013, pagg. 39-43))
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II PARTE
Continuiamo il viaggio alla scoperta delle api nell’artigianato
artistico del vetro con una panoramica degli artisti stranieri
e delle tecniche utilizzate dai maestri vetrai per riprodurre
soggetti così piccoli con livelli di precisione spesso sorprendenti.
Lavorare il vetro è impresa non facile.
I primi prodotti realizzati dall’uomo di
questo materiale erano, infatti, oggetti
ornamentali semplici e abbastanza
grossolani se non addirittura pezzi ottenuti
tagliando o spezzando vetro di
formazione naturale.
Solo successivamente, con lo studio
delle proprietà chimico-fisiche del materiale
e l’affinamento delle tecniche di
lavorazione si è riusciti a realizzare
utensili e oggetti artistici più complessi
e raffinati.
Ciò non toglie che lavorarlo fino a ottenere
raffigurazioni di soggetti di piccole
dimensioni come l’ape con il
rigore, l’attenzione al dettaglio e la
precisione scientifica che le sono dovuti è cosa che richiede notevole maestria
ancora oggi.
UN MATERIALE DA “ADDOLCIRE” COL FUOCO
Il vetro è un materiale duro, fragile e
trasparente che appare incolore nella
sua composizione base (sabbia silice
per il 70% e altre sostanze come soda
e calce chiamate “fondenti” perché
permettono durante la fusione di abbassare
la temperatura e ottenere un liquido
omogeneo ed esente da bolle
per il 30%).
Solo con l’aggiunta di piccole
quantità di
minerali, ossidi e
derivati chimici si
può ottenere un
vetro con infinite
combinazioni di
colori trasparenti,
pastelli e alabastri.
Per l’esattezza
si usa cobalto per
le gradazioni del
blu/azzurro, oro
per il rubino, selenio
per il rosso,
ferro cromo nichel
per il violetto,
criolite per
il bianco, manganese
per il nero,
cadmio per il
giallo, zolfo e resina
per i topazi,
ossido di rame
per il verde,
piombo arsenico
fluoro per gli opali.
Sostituendo il calcio
con il piombo, il sodio con il potassio
si ottiene invece una miscela di
sostanze purissime che da origine a
vetro con un alto indice di rifrazione e
un’elevata lucentezza alla composizione
base di larghissimo uso in svariate applicazioni
meglio noto come cristallo.
Il vetro Veneziano delle lavorazioni artisticheè un vetro lungo, cioè capace
di rimanere in condizioni di lavorabilità
per un intervallo discretamente
lungo. Dopo di che deve essere riposto
a contatto del fuoco per poter continuare.
Ciò permette le complesse manipolazioni
e la soffiatura in spessori
sottili, tipiche della tradizione vetraria
Veneziana. Nelle fornaci di Murano si
produce il vetro in bacchette di vari
diametri, in tutti i colori trasparenti,
pastelli e con disegni in mosaico millefiori,
che costituiscono la materia
prima per la lavorazione artistica, in
particolare delle miniature.
LAVORAZIONI DEL
VETRO DI MURANO
Il vetro di Murano è sodico. La temperatura
di fusione della silice è abbassata
mediante aggiunta di soda che rende la
pasta vitrea adatta alle complesse lavorazioni
a caldo tipiche dell'arte veneziana:
la murrina, tecnica antichissima
che è stata abbandonata per lungo
tempo e poi riscoperta nel XIX secolo
che consiste nella fusione di pezzi di
canna vitrea colorati e di tessere di vari
colori seguendo una precisa disposizione
che porta alla formazione di un
disegno colorato che è impossibile non
riconoscere per i suoi tratti caratteristici;
la soffiatura, tecnica che risale al I
secolo a.C. con cui si realizzano vetri
leggeri e bellissimi; la scultura, che si
realizza mediante modellazione di pesanti
masse di vetro, per cui sono state
messe a punto tecniche per evitare la
deformazione dovuta al peso del vetro
stesso; e il vetro a lume, ovvero la tecnica
di lavorazione usata soprattutto
per produrre piccole miniature come
appunto quelle delle api presentate in
questo articolo.
Esistono tre diversi tipi di lavorazioni
con la tecnica del vetro a lume, sono
piccole opere disponibili in tre diverse
lavorazioni. Si parte sempre da una
canna vitrea colorata che è poi riscaldata
alla fiamma di un cannello da cui
si possono ottenere le forme più svariate.
Nella lavorazione a vetro striato,
l'artigiano esegue striature nei toni di
blu, verde arancione e rosso, su una
base di vetro trasparente; in quella a
vetro fenicio, le striature gialle rosse e
verdi sono eseguite su una base di vetro
nero, mentre in quella a vetro dorato le
sculture in vetro trasparente sono esaltate
da parti con una doratura lucente.
Alcuni artisti hanno però provato a
raffigurare le api anche con tecniche
diverse da quella del vetro a lume.
Molti degli esempi citati anche in quest’articolo
si rifanno in particolare alla
cosiddetta tecnica del vetro piombato
che consiste nell’utilizzare delle strisce
di piombo intramezzabili a sostegno
dei vetri.
In quest’antica tecnica di lavorazione,
usata soprattutto per realizzare
vetrate artistiche, si parte da un
disegno su cartone del quale si ricalca
una copia che è ritagliata in tanti tasselli
quanti sono quelli del motivo
scelto. Appoggiando le sagome di cartone
sopra il vetro, si procede al taglio
che è eseguito con il diamante.
Nel taglio
si deve tener conto dello spessore
del trafilato di piombo, quindi le sagome
saranno rimpicciolite di qualche
millimetro. Terminato il taglio dei
vetri colorati si ricompongono i pezzi
sopra il disegno base e partendo da un
angolo, si inserisce il profilo di
piombo ad H in un vetro, poi in un
altro e così via, fino al termine della
composizione.
Si adattano tutte le
giunture di piombo e si passa alla saldatura
con stagno da ambedue le
parti. La pittura dei vetri in questo
particolare tipo di lavorazione si ottiene
con ossidi di terre, mescolati a
olio di trementina e altri tipi di resine.
Il tutto è poi portato nel forno a una
temperatura tale in cui il vetro fondendosi
assorbe i colori rendendoli indelebili.
Un’altra tecnica di colorazione nel
vetro piombato è la vetro-fusione che
consiste, invece, nel sovrapporre più
strati di vetro di colore diverso che,
portati a fusione, danno particolari effetti
cromatici. |
GLI ARTISTI STRANIERI
ALBIN ELSKUS
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Artista lituano, nato il
21/8/1926 a Kaunas (Lituania) e deceduto
l’8/2/2007 a Maine negli Stati
Uniti è uno dei “padri” della corrente“Stained Glass” (il cosiddetto “vetro
piombato”, www.albinaselskus.com).
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Il suo libro “The Art of Painting on
Glass” (L’arte della pittura sul vetro)
(Scribners, 1980) è un testo fondamentale
per i pittori del vetro.
Dopo
la prima edizione, è stato ristampato
più volte.
Albin era un acquarellista e un disegnatore
eccezionale: i suoi lavori fanno
parte di molte collezioni private e pubbliche.
In una carriera lunga oltre cinquanta
anni ha realizzato molte opere
in vetro piombato, di cui molte vetrate
negli Stati Unti: tra queste ricordiamo
quelle al The National Shrine (Washington,
District of Columbia), al
Gate of Heaven Mausoleum (East Hanover,
New Jersey), alla Civil Rights
Memorial Window - Sage Chapel alla
Cornell University (Ithaca, New Jersey),
alla Epiphany Church (New York
City), alla Holy Family Church
(Bronx, New Jersey), al Mt. Sinai Medical
Center (New York City), al The
National Arts Club (New York City),
all’Holy Cross Cemetery Mausoleum
(N. Arlington, New Jersey), alla Notre
Dame de Lourdes Church (Skowhegan,
Maine), alla Holy Family Church
(Lewiston, Maine), alla Miles Hospital
Chapel (Damariscotta, Maine) e Coves
Edge Chapel (Damariscotta, Maine).
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Fig. 6 - Albin Elskus, 1978, Nature's Critic
(Critica della Natura), collezione privata
(USA).
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I suoi figli ci hanno inviato l’immagine
di un’opera di Albin Elskus (Fig. 6) denominata Nature’s Critic (Critica della
Natura) realizzata nel 1978 per la Pfizer
Fine Arts Collection di New York.
Questo pannello è un tipico esempio
di vetro piombato che, attualmente, si
trova in una collezione privata negli
Stati Uniti.
Esso riunisce le diverse tecniche
usate, comprese la pittura e l’incisione,
con pennellate di smalto e
d’argento.
Sulla sinistra si nota un’ape
che sta vistando un fiore, probabilmente
di limone (Citrus limon L.); i
fiori di questa specie vegetale sono una
buona sorgente nettarifera (3).
La lavorazione
con cui è realizzata quest’opera
contribuisce a creare un’immagine fortemente
cromatica, dalle tonalità abbaglianti
e sgargianti, ottenendo così un
effetto pittorico notevole.
Ogni particolare
di questa curiosa realizzazione
contribuisce a ottenere l’effetto ottico
incentrato appunto sulla qualità visiva.
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PAUL J.
STANKARD
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Il famoso artista del vetro PAUL J.
STANKARD, nato nel 1943 ad Attleboro
(Massachusetts, USA), ha ricevuto numerosi
riconoscimenti (www.paulstankard.com); tra gli ultimi, citiamo il
titolo di “Honorary Doctor of Fine
Arts” rilasciato nel 1997 dalla Rowan
University (Glassboro, New Jersey,
USA) e quello di “Honorary Doctor
of Fine Arts” rilasciato nel 2007 dal
Muskingum College (New Concord,
Ohio, USA).
Opere sue sono presenti in numerosi
musei americani ed europei, quali
l’Art Institute of Chicago (Chicago,
IL), il Boston Fine Arts Museum (Boston,
MA), il Cleveland Museum of
Art (Cleveland, OH), il Metropolitan
Museum of Art (New York, NY), il
Musée des Arts Decoratif, Palais du
Louvre (Paris, France), la Renwick
Gallery del National Museum of American
Art (Washington, DC).
La tecnica utilizzata da Paul J Stankard è sempre quella del vetro a lume (in
inglese lampworking, flameworking o
torchworking (4), l’antico metodo di lavorazione
del vetro diffuso anche a Murano.
L’Artista ci ha inviato l’immagine
di questi “fermacarte floreali con api” (l’artista, infatti, si rifà alla tradizione floreale
francese della metà del 1800):
- Pineland Pickeral Weed Orb with
Honeycomb and Honeybees (Pontederia
cordata con favo e api) del 2004
(Fig. 7A);
- Swarming Honeybee (Sciamatura) del 2006 (Fig. 7B);
- Tea Rose Bouquet with Honeybee and
Mask Paperweight (Fermacarte-Bouquet con rosa tea e api) (Fig. 7C) del 2009. |
Fig. 7A -
Paul J. Stankard, Pineland Pickeral Weed Orb with Honeycomb
and Honeybees (Pontederia cordata con
favo e api), Marx-Saunders Gallery 2004, (Chicago,
Illinois, USA).
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Fig. 7B -
Paul J. Stankard, Swarming
Honeybee (Sciamatura), 2006, Marx-Saunders
Gallery (Chicago, Illinois, USA).
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Fig. 7C -
Paul J. Stankard, Tea
Rose Bouquet with Honeybee and Mask
Paperweight (Fermacarte -Bouquet con
rosa tea e api), Hawk Gallery, 2009, (Columbus,
Ohio, USA USA). |
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MICHAEL ROGERS
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Nato il 15/7/1955
a Wyoming, Illinois (USA), è docente
presso il Rochester Institute of Technology’s
School For American
Crafts di New York, istituto in cui ha
insegnato negli ultimi otto anni
(www.codexapparition.com).
In precedenza,
ha trascorso 11 anni in Giappone
dove è stato capo di Aichi
University’s Glass Program. Sue opere
sono presenti in numerose collezioni
internazionali permanenti, tra cui
quella del Museo Suntory di Osaka
(Giappone) e quella del Corning Museum
of Glass, ubicato nella regione
del Finger Lakes Wine Country dello
Stato di New York (Stati Uniti).
Proveniente da una famiglia dedita all’apicoltura
e apicoltore egli stesso, ci
ha inviato le seguenti immagini:
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Fig. 8A - Michael Rogers, 2009, Telling
The Bees (Raccontare le api), proprietà dell’artista.
Telling The Bees (Raccontare le api).
In quest’opera del 2009, in vetro soffiato
e inciso, ’artista ha voluto immettere
qualcosa di significativo e
mistico al tempo stesso, ricordando la
fine di una vita (di un familiare) e le
api in grado d’impollinare numerose
specie vegetali, fornendo loro così
nuova vita (Fig. 8A).
|
Fig. 8B - Michael Rogers, 2009, Steiner’s
Garden (Giardino di Steiner), proprietà dell’artista.
Steiner’s Garden (Giardino di Steiner) (5).
Per realizzare questo lavoro, Michael
Rogers ha immaginato di essere nel
giardino di Rudolf Steiner e di poter
rappresentare lo stato d’animo del
grande pensatore austriaco.
Quest’opera,
anch’essa del 2009, è costtuita da una lastra di vetro colato e incisa,
racchiusa da un cornice di ottone (Fig. 8B).
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The Murmur of Bees (Il mormorio
delle api).
L’opera consiste in una vetrina,
proveniente dal museo di storia
naturale di Harvard, le cui pareti in
vetro sono state incise con disegni relativi
all’anatomia e alla biologia
dell’ape (Figg. 8C e D).
All’interno
della vetrina, vi è una trapunta su
cui, a seconda della luce ambientale,
sono proiettate le ombre delle immagini
incise sui vetri (Fig. 8E); sulla
trapunta sono posate sette piccole
api.
Il titolo dell’opera è così spiegato
dallo stesso Michael Rogers: “Mi riferisco
a ciò che poeticamente le api
direbbero se potessero parlare e mi
riferisco a ciò che le api sono in
grado di comunicare a noi, se le osserviamo
con attenzione”. |
Fig. 8E - Michael Rogers, 2006. The Murmur
of Bees (Il mormorio delle api), (part.).
|
Fig. 8C - Michael Rogers, 2006, The Murmur of Bees (Il mormorio delle api), The Corning
Museum in Corning, New York.
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Fig. 8D - Michael Rogers, 2006. The Murmur of Bees (Il mormorio delle api), (part.).
|
The Beehive For Molly Bloom (6) (L’alveare
per Molly Bloom).
Quest’opera è
una sorta di alveare di osservazione (Fig. 8F).
L’artista, infatti, ha dapprima
introdotto in una bottiglia di
vetro soffiato un piccolo busto in cera
d’api con una cella contenente una
larva da regina, assieme a questi elementi
è stato introdotto anche un piccolo
gruppo di api “accompagnatrici”.
Quando l’ape regina è sfarfallata, essa
se n’è andata dalla bottiglia seguita da
tutte le api che hanno lasciato la figura
di cera.
Purtroppo questo lavoro non
esiste più: esso è stato distrutto durante
una sua spedizione a una galleria.
|
Fig. 8F - Michael Rogers, 2002, The Beehive
For Molly Bloom (L’alveare per Molly
Bloom).
|
(Tratto da APITALIA 7-8/2013 (pagg. 41-45)
******
TERZA PARTE
Completiamo il nostro viaggio alla scoperta delle api
nell’artigianato artistico del vetro con gli ultimi esempi
di artisti stranieri che hanno dedicato buona parte
del loro lavoro alla raffigurazione di questi splendidi insetti.
|
GLI ARTISTI STRANIERI
MICHELE MANGIAFICO |
Artista di Pittsburgh
in Pennsylvania, insegna torchworking
e soffiatura del vetro dal
1993 (www.figstudios.com).
La sua specialità, infatti, è quella di
produrre insetti di vetro con la tipica
tecnica del vetro a lume lavorando
bacchette di vetro colorato reso incandescente
su una fiamma viva; si diletta,
anche, a produrre perline, marmi, monili,
vasi e fermacarte.
Tutti i suoi lavori
sono disponibili presso gallerie
nazionali e sono stati recensiti su riviste
d'arte o pubblicazioni per il pubblico
generale.
Michael porta i suoi
piccoli capolavori presso scuole, fiere,
gallerie e altre organizzazioni per mostrare
le infinite possibilità creative che
si aprono davanti a chiunque voglia
imparare queste tecniche di lavorazione
del vetro.
|
Per quanto riguarda le api, in particolare,
ne ha prodotte due le cui immagini
sono state concesse per l’uso in
quest’articolo.
Nella prima (Fig. 9A) si
può apprezzare un’ape monocroma,
bellissima in tutta la trasparenza del
vetro, che se ne sta appollaiata sul gineceo
di un fiore ridotto alla sua essenza.
I dettagli, nonostante l’assenza della tipica
colorazione a bande che caratterizza
questo insetto, sono apprezzati: le
antenne, gli occhi, l’apparato boccale
con la ligula parzialmente estroflessa
per la raccolta del nettare, le tre paia di
zampe, le ali (solo una coppia però) e
perfino il pungiglione in bella vista
(anche se, in verità, il dardo è trattenuto
all’interno dell’addome).
|
Fig. 9A - Michele Mangiafico, 2010, Prototype, proprietà dell’artista
(Pittsburgh Pennsylvania U.S.A).
|
La seconda immagine (Fig. 9B) propone
invece un’ape più realistica con
tutti suoi colori al posto giusto.
Anche
qui, grande presenza di dettagli con
antenne, zampe, ali, ecc.
Peccato solo
che da questa prospettiva non si riesca
ad apprezzarne meglio il capo e la porzione
ventrale del corpo.
L’insetto è
posato sulla rosetta basale di Verbascum
thaspus (Scrophulariaceae)
|
Fig. 9B - Michele Mangiafico, 2010, Bee, proprietà dell’artista
(Pittsburgh Pennsylvania U.S.A.).
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WESLEY FLEMING |
www.wesleyfleming.
com/ scultore del vetro statunitense,
nato nel 1976 in Pennsylvania
(U.S.A.) è membro della Glass Art Society
(GAS) (7) e dell’International Society of Glass Beadmakers (ISGB) (8).
|
Quest’artista si dedica al vetro a lume,
precedentemente descritto, realizzando
insetti e altri artropodi in vetro. Wesley
Fleming trascorre, infatti, gran parte
del suo tempo libero a esplorare l’ambiente
esterno (anche sotto le rocce e i
tronchi) ispirandosi, così, alle forme e
colori della natura.
Egli riproduce in
vetro (con numerosi dettagli, quali gli
arti), perlopiù insetti presenti nelle entomofaune
odierne ma a volte lavora
di fantasia evocando creature da sogno
riuscendo, quindi, a unire il fantastico
con il reale. Indipendentemente dal risultato
finale, lo stesso Wesley Fleming
rivela: “trovo una grande gioia nell’assistere
alla trasformazione di una sostanza
fragile e fredda dapprima in un
materiale fuso e duttile e poi nuovamente
in una forma solida, la scultura
in vetro”.
Tutte queste sculture sono
realizzate a mano fondendo, su un cannello
a gas acceso, bacchette di vetro
provenienti da Venezia (Italia); il vetro
fuso e modellato è, poi, ricotto in un
forno a controllo numerico. Tra i numerosi
soggetti realizzati riportiamo il
bombo, un notissimo apide selvatico
(Fig. 10A e 10B).
|
Fig. 10A e 10B - Wesley Fleming, 2009, Bumblebee (bombo), proprietà dell’artista
(Ashfield U.S.A.).
|
CARMEN LOZAR |
Nata in Illinois nel 1975, Carmen Lozar utilizza il vetro come mezzo per
manifestare la percezione emotiva in
una forma fisica www.carmenlozarglass.
com.
Docente presso la “University
of Illinois” ha frequentato la
vetreria Bullseye a Portland (Oregon,
USA) e la Pilchuck Glass School, importante
centro internazionale per lo
sviluppo della lavorazione del vetro (Seattle
e Stanwood, Washington, USA).
Grazie al fuoco prodotto da un cannello
a gas (la già citata tecnica del flameworking),
quest’artista manipola
tubi di vetro ottenendo figure e oggetti
che sono poi sabbiati e dipinti a olio.
Nel 2005, ha realizzato Girl Honey
(Fig. 11), facente parte della serie “Natural
wonder”.
In questa bella raffigurazione
si nota una ragazza, incurante
delle possibili punture arrecate dalle
api, che pur non essendo visibili sono
certamente presenti, si protende verso
un alveare naturale appeso al ramo di
un albero.
Da esso (in verità è molto
difficile trovare in natura un alveare
siffatto!) cola copiosamente il miele.
|
Fig. 11 - Carmen Lozar, 2005, Girl Honey
(Ragazza miele), collezione privata (Amsterdam. |
JUDI HARVEST
|
L’artista Judi Harvest, nata a Miami
(Florida, USA) - www.judiharvest.com
- e trasferitasi a New York nel 1975,
ove tuttora risiede e lavora, ha trascorso
un lungo periodo (1987-1991)
a Venezia; in questa città torna 3 o 4
volte ogni anno per lavorare a Murano.
Realizza, infatti, grandi opere in
vetro, che sono esposte ogni anno alla
fermata del vaporetto per San
Marco/Calle Vallaresso e che sono diventate
un appuntamento ricorrente
per i suoi collezionisti e per la città di
Venezia.
Nel 2008 ha realizzato alveare
Monumentale (Monumental Beehive)
(Fig. 12A) utilizzando oltre che il vetro,
anche porcellana, cera d’api, foglie
d’oro e resina. Judi Harvest ha dotato
questa grande scultura di luce e di
suono; in Fig. 13B si nota l’artista impegnata
nella lavorazione della scultura.
L’opera di Fig. 14C (Murano Glass
Hive), invece, è del 2010 ed è stata realizzata
a Murano: è di vetro soffiato
che include una rete di metallo, fatta a
mano in precedenza.
L’artista stessa
scrive: “Sia le api che Murano sono
fragili e in via di estinzione. Queste realtà
hanno molto in comune: infatti,
tutto ciò che fanno e creano viene da
dentro. Se perdiamo Murano e le api,
a causa della grave Colony Collapse
Disorder (CCD), ciò si tradurrà in
una perdita di civiltà e di bellezza”. |
Fig. 12A - Judi Harvest, 2008, Monumental Beehive (Alveare monumentale),
(proprietà dell’artista, New York).
|
Fig. 12B - Judi Harvest impegnata nella lavorazione della scultura.
|
Fig. 12C - Judi Harvest, 2010, Murano
Glass Hive (Alveare di vetro a Murano),
(proprietà dell’artista, New York).
|
JENNIFER UMPHRESS |
Grazie alla casa d’esposizione di vetri
artistici e d’arredo Vetri (www.vetriglass.
com), con due sedi (Seattle e Tracoma, USA) siamo venuti a conoscenza
della produzione artistica di Jennifer Hamphress. Vetri, infatti,
mette in mostra i talenti emergenti
nella produzione di opere artistiche in
vetro, così come il lavoro di artisti di
fama internazionale.
Tutte le opere
d’arte rappresentate sono realizzate a
mano dagli artisti segnalati; tra questi
va citata Jennifer Umphress, artista califoniana
(www.jenniferumphress.com),
residente a Kingston specializzatasi
nella tecnica del Glass-Lampwork a
Murano (VE, Italia). Il suo lavoro è in
continua evoluzione, ma la più grande
influenza è fornita dall’ambiente e
dalla coltura presenti nelle isole Hawaii
dove ha mosso i “primi passi” artistici.
Di quest’artista ricordiamo un
bellissimo “portacandele” e un “profumatore d’ambiente”.
|
Fig. 13A e 13B - Jennifer Umphress, 2010, bee candle sticks (ape portacandele), (Vetri, Tracoma,
USA).
|
Fig. 14C e 14D - Jennifer Umphress, 2011, Essence (Essenza), (Vetri, Tracoma, USA).
|
LA ROCHERE |
In questa lunga carrellata di esempi di
arte vetraria straniera non si può non
citare anche la collezione di bicchieri, piatti e bottiglie
da tavola Abeille, creata nel 1997
dall’antica cristalleria-vetreria La Rochère
(Passavant La Rochère, Haute-Saône, Franca-Contea) per il mercato
francese, ma che ha riscosso un grande
successo in tutto il mondo.
La Rochèreè operativa sin dal 1475, diversificandosi
negli anni nella produzione di
suppellettili (servizi per la tavola, vasi,
vetri per la medicina e per la farmacia,
articoli per l’illuminazione, bijoux,
ecc.) arrivando a definire due linee produttive:
vetro soffiato a bocca e vetro
meccanico (www.larochere.com). |
Gli oggetti della collezione Abeille riprendono
l’ape napoleonica e il disegno
s’ispira, in particolare, a un nécessaire da
viaggio appartenuto all’imperatore: si
tratta di un contenitore in cuoio tipo“marocchino” (9) blu, sul quale sono incise
e dorate finemente alcune piccole
api (oggi conservato al Museo Carnavalet
di Parigi). Per l’occasione della cerimonia
della consacrazione di
Napoleone furono scelte ufficialmente
le armi, gli scudi e le figure araldiche del
nuovo impero.
L’ape fu voluta espressamente
dall’imperatore che la utilizzò
ovunque. La troviamo, infatti, sugli indumenti
di corte, sui cuoi e sui tessuti
d’arredamento, sui tappeti, sulle bandiere,
e anche (in numero variabile secondo
il rango) sugli scudi araldici della
nobiltà e delle città di tutto il territorio
dell’Impero.
Fig. 15A e 15B - La Rochère, 1997, collezione Abeille, Passavant La Rochère (Haute-Saône,
Franca-Contea).
|
Tratto da APITALIA 10 2013 (pagg. 37-40)
(*) Renzo Barbattini
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
Università di Udine
(**) Emanuela Zerbinatti
medico e webwriter medico-scientifico
Università di Milan
NOTE
1) - Il marchio del “Vetro Artistico di Murano”, realizzato dal designer Diego Lazzarini, è registrato e depositato presso Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato
Interno di Alicante al n. 000481812, è stato istituito ed è disciplinato dalla Legge Regionale n. 70 del 1994. Sebbene solo le aziende concessionarie siano autorizzate
dalla Regione del Veneto ad apporre il bollino raffigurante il marchio, vi sono comunque numerose aziende operanti a Murano (in particolare
alcuni tra gli artisti locali più noti a livello internazionale) che hanno deciso di non chiedere la concessione.
2) - Il dicroismo è il fenomeno ottico per cui alcuni minerali trasparenti presentano due colori diversi a seconda
che siano osservati per rifrazione o per riflessione.
3) - Dal nettare dei suoi fiori, ma anche da quello dei fiori di altri agrumi si ottiene un ottimo miele. In Italia, il miele di agrumi più comunemente prodotto è
d’arancio o di agrumi misti: più rari i mieli di un’unica varietà diversa dall’arancio (limone, mandarino, bergamotto, cedro).
Si produce principalmente in Sicilia
e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata, Campania, Sardegna e Lazio rientrano nelle regioni produttrici. Il miele d’agrumi rappresenta uno dei prodotti uniflorali
più conosciuti e apprezzati nel mondo intero. In Italia è secondo, per diffusione nei punti vendita e nelle preferenze del consumatore, solo al miele
d’acacia.
4) - La tecnica del vetro a lume in lingua inglese può essere indicata con tre diversi termini che fanno, però, riferimento al medesimo tipo di lavorazione del vetro
che utilizza il fuoco prodotto da un cannello a gas per fondere barre e tubi di vetro trasparente e colorato. In pratica quello che intendono i mastri vetrai
veneziani con vetro a lume in cui il vetro, una volta allo stato fuso, è lavorato da soffiaggio e sagomatura con strumenti e movimenti della mano fino a realizzare
oggetti, vere e proprie opere d’arte, tra cui fermacarte, ornamenti per l’albero di Natale, sfere, ma anche strumenti scientifici e modelli in vetro di
animali e di specie botaniche.
5) - 3 Rudolf Steiner (Donji Kraljevec, 25/2/1861 - Dornach, 30/3/1925) è un filosofo, esoterista e pedagogista austriaco. È il fondatore dell’antroposofia, di una particolare
impostazione pedagogica (la scuola steineriana), di un tipo di medicina (la medicina antroposofica o steineriana) oltre che l’ispiratore dell’agricoltura
biodinamica.
6) - Molly Bloom è un personaggio del romanzo Ulisse di James Joyce, famoso scrittore irlandese (Dublino 2/2/1882 - Zurigo 13/1/1941
7) - La Glass Art Society (www.glassart.org) è una organizzazione “no profit” internazionale fondata nel 1971 allo scopo di promuovere lo sviluppo nel mondo
dell’arte della lavorazione del vetro incoraggiando gli artisti attivi in questo settore. Ogni anno GAS organizza un convegno: quello del 2011 (il 41°) si è tenuto
a Seattle, Washington e quello del 2012 a Toledo, Ohio.
8) - Anche l’International Society of Glass Beadmakers (www.isgb.org) è un’organizzazione no profit dedicata a promuovere e sostenere il lampworking.
9) -
Il marocchino è un tipo di cuoio pregiato ottenuto dalla pelle di capra e di montone con uno speciale trattamento che la rende morbida, lucida, impermeabile
e variamente colorata. Il prodotto finito serviva per rivestire oggetti che dovevano durare (contenitori, cuscini) e anche come rivestimento per la parete. |
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Api e Religione -
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- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura". |
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