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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Univerisità
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
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L’APE NELL'INDUSTRIA E NELL'ARTIGIANATO ARTISTICO:
FRAGMENTA APIARIA
di Renzo Barbattini* e Santi Longo*
L’ape è un modello
e un’inesauribile fonte
d'ispirazione per artigiani
e designers che si avvalgono
di tecniche tradizionali
e di nuove tecnologie per
realizzare prodotti che,
oltre a essere funzionali
hanno un valore estetico
ed evocativo che attira
l’attenzione del fruitori |
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Nel viaggio intrapreso alla ricerca
di “spunti apistici” nell’arte,
ci si è imbattuti in espressioni
non propriamente artistiche, vale a dire
non legate alle vere e proprie opere d’arte
intese, secondo Benedetto XVI, quale prodotto
di una personalità estetica, ovvero
frutto della capacità creativa dell’essere
umano che si interroga davanti alla realtà
visibile, cerca di scoprirne il senso profondo
e di comunicarlo attraverso il linguaggio
delle forme, dei colori, dei suoni (it.wikiquote.
org/wiki/Papa_BenedettoXVI).
È più
corretto, quindi, parlare di prodotti industriali
e di un particolare artigianato artistico;
quest’ultimo è un’attività lavorativa
in cui gli oggetti utili e decorativi sono realizzati
a mano o per mezzo di semplici attrezzi,
mentre gli articoli industriali sono
quelli ottenuti tramite fabbricazione in
serie o da macchine con criterio massivo
(rispetto al quale si distingue dall’artigianato
che è una realtà composita, costituita
da molteplici ambiti produttivi nei quali
spiccano qualità professionali, creatività e
originalità. L’artigianato artistico, pur conservando
tecniche proprie di quello tradizionale,
si distingue per l’elaborazione di
nuove forme, proposte originali di fantasia
e cultura.
È la bottega artigiana il luogo in
cui avviene la trasmissione del sapere e l’incontro
tra l’artigiano e la sua clientela. La
lunga tradizione di manualità e di cura paziente
del particolare è arricchita da un preciso
significato artistico, oggi sempre più
legato a processi d'osmosi tra diverse culture
artigiane e nuove tecnologie.
In questo contributo si riportano alcuni
manufatti realizzati prendendo spunto
dall’ape domestica e, a nostro parere, meritevoli
di segnalazione.
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ZUCCHE ARTISTICHE
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ALESSANDRA BRAVO, presidente e designer
di Lucuma, organizzazione che segue artisti
peruviani www.lucuma.com, ha segnalato”zucche” di Pablo Hurtado intagliate e colorate
secondo la tecnica della “pirografia”,
seguendo i dettami di una tecnica antica
(4000 anni), tipica del Perù.
Il primo oggetto (Fig. 1a) s’intitola Bees:
Gourd Bird House (Api: zucca casa per uccelli)
e fa parte di una serie di manufatti dedicati
al ricovero d’uccelli selvatici quali
capinere, scriccioli, picchi muratori. Questa
casa per uccelli, dotata d’apertura e di fori di
drenaggio, rivestita di un apposito rivestimento
protettivo esterno, può essere appesa
ad un sostegno.
Il secondo oggetto (Fig.
1b), dal titolo Bees: petite gourd ornament (Api: piccola zucca ornamentale), fa parte di
una ricca serie di zucche lavorate: anche in
questo caso le cellette dei favi e le api sono
intagliate a mano e colorate con il fuoco seguendo
un’antichissima tradizione.
In Fig.
1c (Honeycomb) e in Fig. 1d (Beehive), invece,
sono riportate due zucche “scatola” facenti
parte di una ricca collezione. Anch’esse
sono intagliate e “pirografate”.
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Foto 1 a |
Foto 1 b |
A proposito
di questi oggetti i pareri sono discordanti.
Secondo alcuni sono produzioni tipicamente
naif; l’arte naif, infatti, è una particolare
forma d'arte popolare (detta anche
folk art), che dalla notte dei tempi viene
realizzaa con fini e attraverso tecniche
molto dissimili tra loro.
Gli oggetti riportati
ne sono un palese esempio. L’artista ha
realizzato con tecnica vecchia di millenni,
un “manufatto” che non possiamo definire
oggetto d’arte in senso stretto, ma che racchiude
in sé quelle caratteristiche comuni
all’arte naif, come la mancanza di studi a
hoc dell’artista, il non ricondursi a correnti
e generi artistici specifici, ecc.
È da ricordare
che moltissimi artisti naif, prima d’essere
tali sono stati anche dei validissimi artigiani,
e ciò non ne riduce la loro bravura.
Secondo altri, pur essendo le “zucche” peruviane“pirografate” molto belle, non si
può parlare d’arte naif né d’arte contemporanea,
ma piuttosto di una sorta d’artigianato
del luogo; realizzato da artisti che
creano veri capolavori d'artigianato.
L’aver
utilizzato, una tecnica molto antica e il non
rifarsi a una “scuola” artistica specifica non
giustificano, però il vero senso spontaneo
dello spirito naif. È giusto, quindi, circoscrivere
l'arte naif in forme pittoriche o
scultoree a prescindere dai supporti dei vari
materiali usati: la pirografia non rientra nell’arte
naif. |
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BERECHEA RODICA
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La tradizione dell’artigianato in Romania è
antica e molto diffusa, soprattutto nelle
zone rurali (www.artigianatoromania.com).
La lavorazione riguarda prevalentemente
oggetti in ceramica, legno o tessuto, al fine
di realizzare utensili d’uso quotidiano, ornamenti
per la casa o anche espressioni di
riti popolari, come le caratteristiche maschere
o le tradizionali uova pasquali chiamate
Berechea Rodica (Fig. 2).
Queste
sono uova (cm 6,5; gr 50), dai disegni geometrici e colori armoniosi, sulla cui superficie
sono applicate, con cera d’api, numerose
perline.
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LAURE SELIGNAC
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Le migliaia di stampi, le centinaia di disegni
realizzati e una costante ricerca di innovazione
sono il successo della casa
parigina LAURE SÉLIGNAC (www.laureselignac.
fr). La casa, fondata nel 1919, si è specializzata
nel produrre oggetti in fine porcellana (1),
dipinti a mano, numerati, firmati
e autenticati da un certificato rilasciato dal
Ministero dell’Economia e dell’Industria
francese.
Spaziando tra classicismo e modernità,
ogni oggetto d’arte è dipinto, da
mani esperte, utilizzando anche materiali
preziosi quali la polvere d’oro.
Tra le numerose collezioni mi ha incuriosito
quella denominata “Impero” caratterizzata
da motivi che riprendono le api di
napoleonica memoria: Napoleone Bonaparte,
forse per legittimare il suo trono imperiale,
fece ricamare api dorate (2) sul manto
imperiale (e anche sulle “robe” da parata, al
posto dei gigli della dinastia che aveva sostituito)
e le fece adottare come emblema caratteristico
dell’araldica imperiale in genere,
dove rappresentavano l’industriosità dei cittadini
che lavoravano fedelmente per il loro
sovrano.
Di questa serie fanno anche parte il “portaburro”
(Fig. 3a) in porcellana con l’ape in
rilievo (Fig. 3b), dipinta in oro 24 carati e
il “ calamaio” (Fig. 3c).
Figura 3c |
Figura 3a
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Figura 3b
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PORTA MIELE 900
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Figura 4
Simone, antiquario e collezionista (www.ilvecchiotarlo.
it) ha fornito l’immagine di un
particolare manufatto (Fig. 4); si tratta di
un contenitore da miele (diametro cm 9,5;
alto cm 10), di manifattura italiana, realizzato
in metallo verso la metà del ‘900 ca.
Si caratterizza per l’involucro lavorato ad
alveare, il manico di fiorellini tenuto da due
api, il cucchiaino originale con impugnatura
ad ape e il contenitore interno in vetro.
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SILVER HONEY BEE
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Si sa: gli insetti solitamente non sono i benvenuti
sulla tavola, specialmente quando si è
all’aperto o con la finestra aperta. Possiamo
fare un’eccezione per quest’elegante “ape”.
Questo bel “portamiele”, indicato per la colazione
mattutina o per il the pomeridiano è
a forma di ape: il capo e il torace sono la
parte anteriore, in silver, mentre l’addome
non è altro che il contenitore, in vetro, del
miele.
L’oggetto è accompagnato da un cucchiaino,
anch’esso in silver (Fig. 5). |
Figura 5 |
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BEE STRESS RELIEVER
(APE MITIGATORE DI SFORZO) |
Figura 5 |
Simpatico è il Mitigatore di sforzo a forma
di ape (Fig. 6) prodotto dall’azienda statunitense
Rodin International (Headquaters-Scottsdale, Arizona) www.stressballs.us.
Questo articolo si stringe, più volte, con le dita sul palmo di una mano: l’azione produce
un effetto antistress.
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LE LANTERNE MAGICHE
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Le lanterne magiche sono dispositivi della
cosiddetta pre-cinematografia; esse con le
loro immagini, storie e illusioni ottiche furono
famose nel XVII secolo e per secoli rimasero
in auge.
La lanterna magica fu
un’invenzione rivoluzionaria in un’epoca in
cui la televisione non esisteva ancora.
Questa attrazione era presentata da artisti
itineranti nei luoghi fino all’inizio del XX
secolo. Esse sono paragonabili ai moderni
proiettori di diapositive e permettono di“incantare” il pubblico con immagini in
movimento e improvvise apparizioni e sparizioni.
Le storie erano rappresentate lastre
di vetro dipinte. Altre volte le lastre accompagnavano
canzoni. Per l’uomo “medio”
esse furono una miniera di informazioni: la
gente pagava per guardare in una scatola
che conteneva immagini o disegni. Erano
creati effetti speciali come il passaggio dal
giorno alla notte o giochi di prospettiva.
I visitatori venivano a conoscenza di battaglie,
guerre o ancora di altre città e paesi.
Le storie erano raccontate dall’artista durante
lo spettacolo.
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Figura 7a
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La Fig. 7a riporta l’immagine di un bell’esemplare
di lanterna magica (in ceramica
costruita dalla ditta Falk, Norimberga,
1895 ca.).
Ecco la descrizione del funzionamento:
antenata del moderno proiettore
cinematografico, la lanterna magica è un
apparecchio dotato di un sistema ottico e
di una fonte di luce (candela, lampada a
petrolio, lampada di Argand, luce ossi-calcica,
ecc.) che proietta, ingrandite su uno
schermo o su una parete bianca, immagini
raffigurate su vetro.
Il sistema ottico prevede un riflettore, un
condensatore e un obiettivo: il riflettore è
uno specchio concavo, generalmente in
metallo, posizionato dietro la fonte di luce
per raccoglierne i raggi luminosi e direzionarli
sul condensatore; questo ultimo,
composto da due lenti biconvesse o pianoconvesse,
ha la funzione di convergere i
raggi luminosi sull’immagine dipinta e rinviarli
all’obiettivo che proietta l’immagine ingrandita sullo schermo.
Il riflettore, la
sorgente luminosa e il condensatore sono
collocati all'interno della macchina, una
semplice scatola con un camino per la fuoriuscita
del fumo prodotto dalla fonte di
luce; l’obiettivo (il cui modello più semplice è costituito da due lenti piano-convesse)è collocato all’esterno, sulla parte
anteriore della lanterna.
Il meccanismo di funzionamento era,
quindi, intuitivo: bastava inserire i disegni
nella macchina perché questa li proiettasse
su una parete o su uno schermo predisposto. |
Le lanterne si prestavano ai più svariati
utilizzi; da subito furono utilizzate sia
per scopi educativi (raccontare, ad es. la
Bibbia col supporto d’immagini colorate
a tutto schermo), sia di intrattenimento.
Col tempo si capì che oltre la semplice proiezione
si poteva tentare di riprodurre il
movimento; bastava, infatti, far scorrere davanti
l'obiettivo una serie di disegni in sequenza.
Si ottennero così i primi cartoni
animati nella storia.
Il Museo Nazionale del Cinema (www.museonazionaledelcinema.
it) di Torino ospita
una vasta collezione di vetri che si riferiscono
ai più diversi settori, quali la cultura
umanistica (soprattutto favole), la biologia,
le scienze fisiche e naturali.
Tra quelli, relativi
al mondo animale, vi sono vetri raffiguranti
l’alveare (Fig. 7b): a prima vista, le
immagini sembrano uguali ma osservandole
con attenzione si nota che le api hanno
assunto posizioni diverse.
Ciascun esemplare
di lanterna, infatti, è costituito da tre
vetri inseriti sovrapposti in un telaio di
legno: no fisso (che raffigura il giardino
con l’alveare) e due mobili (con l'immagine
delle api), montati in una cremagliera dentata
di ottone. Un pignone a sua volta dentato,
posto all’estremo limite di una
manovella, s’innesta nei denti delle cremagliere
e la fa ruotare quando si aziona la manovella.
In questo modo si ottiene il volo
delle api attorno all’alveare.
Figura 7b
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GIOCATTOLI
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Honey Bee Tree (L’albero dell’ape) (childcare.
scholarschoice.ca) è un giocattolo indicato
a bambini di tre anni d’età.
Tramite
questo gioco, essi possono sviluppare coordinazione
e concentrazione dell’occhio e della
mano. Il gioco consiste nel rimuovere le foglie
stando attenti a non far cadere le api
contenute nella sommità dell’albero.
Le api
che cadono sono appoggiate sul vassoio che
sa alla base; vince il giocatore (si gioca in
due, in tre o in quattro) che avrà fatto cadere
il minor numero di api (Fig. 8).
Mookie Smart Trike Deluxe - Bee (Mookie
Trike mod. lusso - ape) (www.parentsupermarket.
com)
è un triciclo multi-funzionale
(3 in 1) adatto a bambini, a partire da 10
mesi di età (Fig. 9).
Questo prodotto modulareè utilizzato per uso domestico e per
esterni e si compone di diverse fasi d’utilizzo;
inizialmente è una culla a dondolo,
poi può avanzare grazie alla spinta di una
persona su un’apposita maniglia, quindi diventa
triciclo e avanza indipendentemente
grazie al bambino trasportato.
Esso è dotato
di sedile imbottito lavabile, di cinture
e barra di sicurezza, di tettuccio rimovibile
che offre ombra e riparo e di un cestino posteriore
per contenere giocattoli.
Un modo
meraviglioso per incoraggiare l’esercizio e
giochi all’aperto, questo trike aiuta a sviluppare
la coordinazione, l’equilibrio e infonde
forza e fiducia, ponendo il bambino
in un ambiente sicuro.
Wheelybug Bee Large, www.wheelybug.com
(in Italia distribuito come Vespetta Vagabonda,
www.orsodado.com)
è un cosiddetto“cavalcabile” prodotto in Australia.
La Vespetta
Vagabonda (insieme con il Maggiolino
Giramondo, la Mucca Pellegrina e il Topino
Birichino) è un simpatico insetto da cavalcare (Fig. 10), spingere o tirare e tanto
morbido da abbracciare!
Può andare avanti
e indietro, a destra o sinistra, oppure fare
un gran girotondo.
I Wheelybug sono leggeri,
fatti a mano, curati nei minimi dettagli
e realizzati con materiali d’alta qualità.
Le rotelle omnidirezionali offrono la massima
libertà di movimento garantendo ore
di divertimento ai piccoli (sono indicati a
bambino di 1-3 anni).
I Wheelybug stimolano
la sicurezza di sé attraverso lo sviluppo
delle capacità motorie e la consapevolezza
degli spazi.
Il corpo dei Wheelybug è ricoperto da uno
strato di morbida gomma piuma e il rivestimento
esterno è robusto, resistente e facile
da pulire.
Il Maggiolino Giramondo, la
Vespetta Vagabonda e la Mucca Pellegrina
possono essere utilizzati su tutte le superfici
piane.
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Figura 8
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Figura 9
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Figura 10
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*Dipartimento di
Scienze Agrarie e Ambientali
Università di Udine
**Dipartimento di Agricoltura,
Alimentazione e Ambiente
Università di Catania
NOTE
1 - La porcellana è un particolare tipo di ceramica, che si ottiene a partire da impasti con presenza di caolino, feldspato e per cottura a temperature tra i
1200 e i 1400 °C. Tutti sono d’accordo nell’attribuzione della nascita della porcellana in Cina, ma la data esatta resta un argomento controverso.
Alcuni
sostengono che avvenne nel secolo VII d.C., durante la dinastia Tang (618-907) altri, intorno al secolo XI. L'unica certezza che abbiamo, è la scoperta di
una “particolare ceramica” da parte di Marco Polo, tra 1275 e 1291, durante un viaggio in Cina. La denominò “porcellana”, dal nome di una conchiglia
madreperlacea.
2 Il celebre campo di Francia dello stemma borbonico, derivato dall’arma di Francia Antica, presenta un campo azzurro seminato di piccoli gigli d’oro (il
numero di fleur-de-lys fu ridotto a tre da Carlo V nel XIV secolo). Questi gigli, in origine, sarebbero stati però…delle api! Nel 1653, infatti, a Tournai furono
trovate in gran copia delle api dorate – anche se, in realtà, si tratterebbero di cicale! - nella tomba del re Childerico I (se ne conservano solo due
esemplari nella Biblioteca Nazionale di Parigi, le altre sono andate disperse). Dal momento che Childerico fu il fondatore della dinastia merovingia, le
api furono considerate il più antico emblema dei sovrani francesi. In seguito la loro forma si sarebbe stilizzata fino ad esser confusa con quella dei gigli.
DA APITALIA 9, 2015
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SECONDA PARTE
MUSEO STIBBERT
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Il Museo Stibbert (www.museostibbert.it) a
Firenze si trova nell’omonima via collinare
al numero 26. Vi sono esposte armi antiche
ed oggetti d’arte.
Nato dalle collezioni di
Frederick Stibbert (1838-1906), un inglese
di madre toscana che qui alla fine dell’Ottocento
aveva restaurato e ingrandito la piccola
Villa Montughi creando la sontuosa
villa di famiglia che Frederick Stibbert, alla
sua morte, donò, insieme con il parco e le
collezioni alla città.
Il Museo Stibbert costituisce un raro esempio
di casa-museo, nel quale ogni sala fu
appositamente allestita per evocare atmosfera,
luoghi e periodo d’appartenenza delle
opere. Il progetto di Stibbert si articolò nel
corso degli anni.
Alle iniziali raccolte di
armi e armature; col tempo si affiancarono
i costumi, la quadreria, gli arazzi, gli oggetti
di arredo e di arte (1).
L’abito conservato presso questo Museo
(Fig. 11a) fu eseguito per l’incoronazione
di Napoleone I (2) a Re d’Italia a Milano nel
1805 (dove, secondo la tradizione, s’impose
da sé la Corona Ferrea fatta arrivare apposta
dal duomo di Monza).
Riprende, leggermente
semplificato e mutato di colore,
quello indossato per l’incoronazione a Imperatore
dei Francesi del 1804; è di velluto
verde (richiamo alla Repubblica Cisalpina e
specifico dell’Italia, perché ne differenzia il
tricolore da quello francese), in raso di seta
e porta ricamati simboli cari all’araldica napoleonica:
l’alloro della gloria, l’ulivo della
pace, le stelle del glorioso destino, le api
della prosperità del popolo operoso (Fig.
11b).
Si completa con le insegne dell’Ordine
Cavalleresco della Corona Ferrea, istituito
dallo stesso Napoleone per la nobiltà
del Regno, che si voleva erede dell’antico
Regno Longobardo d’Italia. |
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LAMPADA
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Se si dovesse riassumere il lavoro di Marie
Christophe (www.mariechristophe.com) in
una parola si potrebbe dire che si tratta del
matrimonio tra la scultura e la leggerezza.
Leggerezza del materiale utilizzato, il filo di
ferro o d’ottone, che si svolge in sottili
forme e fluttua nello spazio; la forma che
ne risulta è punteggiata dall’artista con elementi
lussuosi, ad es. il cristallo, o più modesti
come la ceramica.
Quindi si può
affermare che Marie Christophe, con le sue
opere, propone, ancora una volta, la problematica
eterna di quale sia il confine tra
l’arte decorativa e la scultura.
Questa artista, nata Strasburgo ma residente a Parigi, nel 2008 ha realizzato per i
magazzini “Dior per i bambini” la lampada
Bee Wall Sconce (Fig. 12).
Questo prezioso
oggetto (14 mila dollari è il suo costo) , che
possiamo definire scultura è una sorgente
luminosa elaborata secondo uno stile decisamente
originale.
I delicati cristalli collocati
a mano si combinano con i fili, per dar
vita alle forme di un’ape ad ali distese. Ogni
pezzo differisce dagli altri, per garantire la
massima esclusività ai clienti.
Un simile risultato è reso possibile dalla lavorazione
completamente artigianale, idonea a differenziare
i dettagli.
La nota azienda Philips S.p.A. (www.philips.
it) produce GuideLight Bee, una lampada
notturna, luce guida per bambini
dalle forme divertenti (esiste, oltre al modello“ape” anche il modello “coccinella”
(Fig. 13)
È una lampada con tecnologia
LED; leggera e portatile, si ricarica automaticamente
quando è riposta sulla base di
ricarica.
Essa funge anche da luce di sicurezza:
si accende, infatti, automaticamente
quando non c’è la corrente elettrica.
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Il designer Omar Rivas (nihildes.blogspot.com),
architetto di El Salvador (nato nel 1979),
ha progettato, nel 2009, la lampada Bee
light (Fig. 14), il cui disegno è ispirato dalla
forma dell’ape che impollina un fiore.
La
lampada è costituita dalla base acrilica (torace),
dalle ali a mo’ di maniglie in alluminio
e dalla lampadina acrilica traslucida
(addome). La base presenta un piatto con
cui può, oltre che appoggiata anche essere
appesa a una parete o al soffitto e una parte
staccabile (contenente una batteria ricaricabile)
che permette movimenti alla lampada
stessa.
Inoltre, proprio per ricordare il
brusio dell’ape, la lampada ha un sistema
programmabile di vibrazione che reagisce a
qualsiasi rumore esterno (ad es. una risata).
Essa, dotata di timer, funziona anche come
sveglia.
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CHIAVETTE USB
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Il nome della chiavetta USB descritta qui
di seguito (USBee) è, evidentemente un
gioco di parole tra bee (ape) e il verbo essere to be.
Per cui si potrebbe tradurre in entrambi
i sensi: Sii/ape.
Questa flash drive è un gadget
che attira decisamente l’attenzione e
non solo per il suo aspetto che ricorda
un’ape ma anche perché è snodabile e per la
sua forma sinuosa (Figg. 15a) e la sua leggerezza
per il materiale costituente (alluminio
e silicone). Il suo collo, infatti, è
completamente flessibile lungo tutti gli assi;
questo brevetto rivoluzionario rende la
flash drive USBee sicura per il computer.
Essa si può comprimere in spazi molto
stretti tra il computer e qualsiasi altro oggetto
evitando, così, danni fisici al PC
quando la flash drive è accidentalmente urtata.
La componente elettronica interna è
protetta (ad es. dal rovesciamento di caffé o
di succo d frutta) e dalle cadute accidentali,
dal guscio esterno in alluminio ricoperto di
silicone (Fig. 15b).
L’USBee ha anche un sistema di ventilazione
attorno alla scheda dei circuiti così
non si rischia di “friggere” i preziosi dati archiviati
(Fig. 15c). L’elettronica, infatti, si
trova in un guscio di alluminio coperto da
gomma di colore giallo.
La parte posteriore
della USBee ha fori di raffreddamento all’interno
del silicone in modo che l’alluminio
possa dissipare calore e mantenere
fresco il dispositivo.
Per quanto riguarda la
sua ergonomia, si può affermare che la
scelta del silicone come materiale esterno è
stata una buona idea in quanto esso impedisce
che la flash drive USBee sfugga dalla
mano; in più la presa è assicurata anche dai
tagli presenti sulla parte posteriore.
In senso tecnico, USBee è molto più avanzata
rispetto alle normali chiavette USB.
La forma USB standard è stato ridisegnata,
ora ha una forma insolita, con linee eleganti
e raffinate, che gli conferiscono un look
molto chic. Ogni volta che la si cerca, che
sia dietro il computer, in tasca, in borsa o
nello zaino, è facile da trovare, senza nemmeno
guardare. Il suo corpo di forma speciale
la rende facile da riconoscere con la
mano.
Questo oggetto è stato progettato
e disegnato da Damjan Stanković nel febbraio
2008 per l’azienda cinese MS; attualmente
non è in produzione. Damjan
Stanković (nato a Belgrado, Serbia, nel
1984 e residente nella stessa città), si è specializzato
nella progettazione industriale e
informatica (www.relogik.com).
Maikii (www.maikii.com) l’azienda di Treviso
leader in Europa per la fornitura di
chiavi USB e unità di memoria di ogni
tipo. attraverso il marchio Tribe (www.
usbtribe.com) produce collezioni di pennette
USB simpatiche e sempre diverse.
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Le collezioni raffigurano divertenti animaletti
e personaggi sempre nuovi in morbida
gomma: nell’aprile del 2012 sono state realizzate
le chiavette USB di Ape Maia (la
progettazione in 3D è stata realizzata dal
team Design di Tribe sulla base del personaggio
Ape Maia 3D progettato da Studio
100 Media nel 2011).
Era il 1912 quando l’Ape Maia fece la
prima comparsa nei romanzi “Le avventure
dell’Ape Maia” di Waldemar Bonsels.
A 100
anni di distanza, dopo aver emozionato migliaia
di ragazzi grazie al cartone animato
degli anni ‘80, la simpatica ape dai capelli
ricci e biondi diventa protagonista delle
tecnologie più moderne.
Le chiavette USB
Ape Maia sono disponibili in due diverse
versioni, entrambe con capacità di 4 GB
(Fig. 16a e Fig. 16b).
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HONEY-WAY
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Officinanove (www.officinanove.it), azienda
italiana (Pontedera, PI) specializzata nella
produzione d’arredi in metallo, ha presentato
nell’edizione 2010 del Salone Internazionale
del Mobile di Milano, tra le novità
del catalogo 2010, anche Honey-Way.
Questa è una linea di contenitori in acciaio
a forma esagonale, a cella d’ape, da appoggiare
a terra o da fissare a parete, aperti o
con tre diversi tipi di anta, componibili secondo
un presupposto modulare per venire
incontro alle esigenze individuali di spazio
e capienza.
La collezione Honey-Way è stata disegnata
dai designers del team IS (Bedini, Raco e
Settimelli) e gli elementi, come tutti i prodotti
Officinanove, sono disponibili nei
190 colori della scala di colori RAL. Una
bella possibilità in termini di personalizzazione
delle proprie scelte di arredo (Fig.
17a e 17b). |
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ESPRESSIONI DI GRAVIDANZA
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Il blog “Paesaggi dell’anima” ha pubblicato
un post dal titolo “Espressioni...di gravidanza”
(post n° 4057, 9/2/2011) che ci ha
incuriosito, soprattutto per l‘immagine di
questo calco con disegno (Fig. 18a).
Il post
riporta una nuova tendenza che immortala
un momento speciale della vita delle donne
in gravidanza (in genere al 9° mese); questa
particolare tecnica, per alcuni, è diventata
una professione.
Oltre al ricordo “cartaceo”
(fotografie varie) del cosiddetto “pancione”
oggi c'è quello “scultoreo” (“fai da
te”) proposto da Belly casting (www.Proud
Body.com).
L’azienda vende un kit comprensivo
del materiale per fare il calco in
gesso del ventre della futura mamma e del
materiale pittorico per personalizzarlo.
Dopo aver protetto il “pancione” con garze,
preparata la poltiglia in gesso, la si spalma
e si attende che si asciughi; la durata della applicazioneè di circa mezz’ora.
Dopodichè il
calco è rimosso per essere dipinto: le decorazioni
realizzate, pur essendo molto varie e
belle, non sono, certamente, opere d’arte in
quanto, spesso, sono opera degli stessi futuri
genitori.
Nella galleria fotografica del sito web citato
sono presenti alcuni calchi “apistici”:
quello di Fig. 18b riporta l’ape come insetto
pronubo e su quello di Fig. 18c è rappresentato
un alveare naturale da cui
escono ed entrano numerose api.
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API DI SASSO
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ELENA SANSON, artista di Feltre, ove è nata
il 23/6/1963, dipinge animali sui sassi isassianimatidielena.blogspot.com.
La sua passione
per la pittura, il disegno e la creatività
in genere risale all’infanzia.
Questa particolare
tecnica, adottata con l’intento di rendere
i sassi morbidi e soffici alla vista,
prevede diverse fasi a partire dalla ricerca
del sasso.
Non è una ricerca facile, perchè si
tratta di scoprire la pietra che racchiude in
sé l’essenza dell’animale da ritrarre e che
abbia una sua stabilità. Il successivo passaggio è il lavaggio del sasso che in molti casi
rivela buchi, crepe o una grossolana grana
per cui risulta inutilizzabile.
Una volta terminato, il sasso dipinto è protetto utilizzando una
vernice resistente all’acqua.
Elena dipinge prevalentemente specie (soprattutto
gatti) che si accovacciano, perché
sono più efficacemente rappresentabili, poichè
i sassi sono per lo più tondeggianti.
Lei
stessa scrive: “io, quando vedo un sasso ci
vedo anche l’animale ritratto e in questi piccoli
sassolini dalla forma un po’ allungata ci
ho visto delle api” (Fig. 19a e Fig. 19b).
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THUN
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La nota azienda di Bolzano (www.thun.it)
propone un vasto catalogo di articoli da regalo
e da collezione, mattonelle decorative
per stufe, bomboniere e servizi in porcellana.
Nel suo catalogo si trovano numerosi
prodotti decorati con api o che riportano
soggetti afferenti al tema e che, qui di seguito,
sono presentati: |
• Ape “Pina” (Fig. 20a), l’anno d’immissione
sul mercato è il 2008;
• Ape (Fig. 20b), questo magnete è stato “lanciato” nel 2010;
• Quadretto Fortuna (Fig. 20c) anche questo
articolo è stato immesso sul mercato
nel 2010;
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• Campanella ape (Fig. 20d e Fig. 20e);
Anche questo articolo è stato realizzato in due formati:
grande nel 2010, e mini nel 2011;
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• Salino e pepino (ape e coccinella) (Fig.
20f); questi “portasale” e “portapepe”
sono del 2010; |
• Ghirlanda Estate (Fig. 20g) del 2010; |
• Ape e frutti di bosco (Fig. 20h);
anche
quest’articolo è stato immesso sul mercato
nel 2010;
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• Tisaniera “Miele” (fig. 20i) del 2011.
L’azienda stessa così scrive: “L’ape assolve, nei
nostri prodotti, una funzione decorativa
complementare, trovando spazio in composizioni che ritraggono la stagione primaverile
o estiva.
In continuità con l’estetica tipica del
marchio Thun, essa è chiamata ad evocare
un immaginario favolistico e fantastico che
si traduce in forme calde e tondeggianti”.
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CAFFÈ PEDROCCHI (SALA ROSSINI)
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La singolare decorazione della Sala Rossini
(Fig. 21a) del celebre caffé Pedrocchi (3) di Padova
(www.caffepedrocchi.it) è certamente
ispirata al manto imperiale di Napoleone e
conferisce all’ambiente una piacevole eleganza,
in tono con l’edificio che rimane, ancora
oggi uno dei più suggestivi caffé storici
d’Italia (inscritto tra i monumenti patrimonio
dell’Umanità stilato dall’Unesco).
Nel 1826, Giuseppe Jappelli (4) riceve da Antonio
Pedrocchi l’incarico per la realizzazione
del CAFFÈ PEDROCCHI; il piano terra
sarà completato nel 1831 ma i lavori proseguono
fino al 1842, anno in cui sarà
inaugurato il piano nobile dell’edificio. Il
Caffè Pedrocchi si configura come un edificio
di pianta approssimativamente triangolare,
paragonata a un clavicembalo.
Le
tre sale principali del piano terra sono la
Sala Bianca, la Sala Rossa e la Sala Verde,
così chiamate dal colore delle tappezzerie
realizzate dopo l’Unità d’Italia nel 1866.
Il
piano superiore o Piano Nobile è articolato
in otto sale, ciascuna decorata con uno stile
diverso: etrusca, greca, romana, rinascimentale,
ercolana, napoleonica (o Sala
Rossini, destinata alle feste, al ballo e ai ricevimenti),
egizia, moresca.
Sulle pareti della sala dedicata al compositore
pesarese Gioachino Rossini sono applicate,
tramite chiodini, numerose api in ottone
sbalzato, a simulare una tappezzeria (Fig.
21b). Sul perché Napoleone scelse proprio
le api come suo simbolo si veda la nota n. 2 a pag. 37.
Le api sono anche simbolo dell’operosità
per il bene comune, della società
organizzata gerarchicamente, del risparmio
e della gestione oculata del capitale: valori
assai cari alla buona borghesia ottecentesca
della città di Antenore (eroe troiano, mitico
fondatore di Padova) che, nell’omaggio al
bonapartismo, si autocelebrava e compiaceva
di avere a disposizione diversi ambienti
al Caffè, tutti decorati in ossequio alla storia,
alle dinastie e alla tradizione musicale italiana.
Inoltre, come ha fatto notare qualche
commentatore in passato, le api (che volano
leggere e “spensierate”) sono simboliche del
divertimento lecito, comunitario, come giusto
premio per le fatiche del lavoro e degli
impegni quotidiani.
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Renzo Barbattini* e Santi Longo"
*Dipartimento di
Scienze Agrarie e Ambientali
Università di Udine
**Dipartimento di Agricoltura,
Alimentazione e Ambiente
Università di Catania
NOTE
1 - L’intera collezione, attualmente è costituita da oltre 36.000 numeri di inventario (per circa cinquantamila oggetti), per la maggior parte esposti, frutto
del nucleo originale lasciato da Stibbert alla sua morte ma incrementato da vari doni e acquisti posteriori
2 - Napoleone Bonaparte, forse non inconsapevolmente, scelse le api come simbolo per il proprio manto (e per gli stemmi delle città): per cercare una “legittimazione” al proprio potere, rinviando alle antiche origini dei monarchi francesi. Esse saranno presenti negli abiti (“robe”) di parata, nell’Araldica
e nell’oggettistica in generale, abbinate o meno all’aquila dell’Impero (adottata nella forma “posata” a volo chiuso, simbolo di fermezza e d’equilibrio
del potere). Questo particolare “apistico” si nota in importanti dipinti di artisti dell’ ‘800 quali Vincenzo Baldacci, Jaques Louis David e François Gérard.
3 - L’importanza storica del locale è anche data dal fatto che l’8 febbraio 1848, il ferimento al suo interno di uno studente universitario diede il via ad alcuni dei moti caratterizzanti il Risorgimento italiano.
4 Giuseppe Jappelli, ingegnere e architetto (Venezia, 14 maggio 1783 - Venezia, 8 maggio 1852) di fama europea e esponente di spicco della borghesia cittadina, fu tra i massimi esponenti dello stile neoclassico nel Veneto.
Da Apitalia, 41 (10) (2015): 39-45
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III PARTE
Interpretazioni artistiche
dell’ape sono presenti,
oltre che nelle decorazioni,
nei più disparati manufatti:
dai fregi degli
abiti ottocenteschi
alle moderne chiavette USB,
dai giocattoli
al materiale apistico
ANIMALETTI PORTAFOTO
E PORTINCENSO
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Margherita Cenedese di Padova (www.fatinaspaziale.altervista.org)
da anni si dedica alla realizzazione
di creazioni d’argilla.
Tutti gli oggetti sono modellati e decorati
interamente a mano: ogni oggetto è un
pezzo unico che deve essere apprezzato
ancor più in un’epoca d’omologazione e
svalutazione dell'oggetto (sono sue parole!)
Ha realizzato anche una serie di oggetti denominata “Animaletti Portafoto e Portincenso”.
Tutti gli animaletti, infatti, sono
forniti di foro che può ospitare una barretta
d’incenso ma anche una spirale metallica
che, quindi, può essere usata per trasformarli
da portaincensi a portafoto o segnaposto
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(Fig. 1).
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ANIMALETTI IN RESINA
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Elena Pittino di Cadunea di Tolmezzo
(UD) (www.montagnasenzaconfini.it) produce
oggetti in ceramica per usi domestici
e ornamentali; nel 2010 ha realizzato “Ape”.
Questa creazione artistica fa parte di una
folta schiera di “animaletti”; Elena modella
la resina e la ceramica e a ogni manufatto
viene allegata una storia, un proverbio o
una filastrocca della tradizione carnica, da
qui il nome del suo negozio con laboratorio
artistico: ce cal conte. ce cal conte può
avere doppio significato: ciò che conta e ha
valore (essendo una creazione artistica e
quindi un oggetto unico),oppure ciò che
racconta.
Nello specifico, l’ape è stata realizzata
in resina e assieme è allegato il seguente
proverbio: Nùe a l’é plùi dolc dal
mîl, nùe a fâs mâl come un becòn. Niente è
più dolce del miele, niente fa male come
una puntura d’ape. In tutti c’è un lato positivo
e uno negativo. |
(Fig. 2)
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AEREO
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Nel 1979, Robert Starr ha avviato i lavori
di progettazione e di costruzione del più
piccolo biplano del mondo.
Dopo cinque
anni, il minuscolo aereo “Starr Bumble
Bee” (Fig. 3) era pronto per il volo che avvenne
il 28 gennaio 1984 a Marana (Arizona,
USA) e l’aereo è stato accreditato nel
libro di guinness dei record del mondo
come il più piccolo aereo, cat. Biplani,
mai pilotato.
Robert Starr nel 1990 ha donato l’originale“Starr Bumble Bee” al museo “dell’aria
e dello spazio” di Pima (Tucson, Arizona,
www.pimaair.org). |
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APE IN FERRO BATTUTO
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Le Fig. 4a, 4b, 4c riportano immagini di
una creazione dell’azienda di Cortina
d’Ampezzo (BL), Fabbro Zino (www.fabbrozino.
it). L’insetto dalle sembianze di
un’ape nei colori nero, grigio e oro, misura
15 centimetri di lunghezza, 15 di altezza e
22 di larghezza ed è stato interamente forgiata
e dipinto a mano; essa è stata realizzato
nell’aprile 2010, utilizzando 50 ore di
lavoro.
All’occhio dell’entomologo non può sfuggire
che i dettagli anatomici non sono fedelmente
riprodotti: le ali posteriori sono
solo abbozzate e le zampe non mettono in
evidenza le caratteristiche peculiari dell’ape
operaia, nell’apparato boccale le mandibole
sono appena accennate, il labbro inferiore
manca, mentre stipite e galee mascellari
sono frutto di una libera interpretazione.
Bisogna, tuttavia, ricordare che si tratta di
un oggetto decorativo e non prodotto a fini
didattici, e come tale va valutato.
Sulla facciata del laboratorio dell’apiario
benedettino di Finale Ligure (www.finalpia.
it/07api/apiario.htm) sono installate alcune
realizzazioni in ferro battuto di
argomento apistico realizzate, partendo da
semplici “verghe” di ferro, opportunamente
sagomate e saldate da fra Benedetto che aveva l’hobby del ferro battuto. |
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Nelle Fig. 5a, 5b e 5c sono riportate l’immagine
di un’ape operaia bottinatrice, di
un’ape operaia e di un apicoltore (probabilmente
un frate) che visita un alveare.
Trattandosi di lavori che ricalcano il profilo/
contorno reale dei soggetti rappresentati, è dato poco spazio all’immaginazione
per divagare e spaziare sul piano dell’arte.
Si sottolinea la capacità tecnica dell’esecutore,
che con maestria indiscussa ha saputo
piegare (nel senso letterale della parola), un
materiale così poco duttile qual’è il ferro,
per ridurlo ad essere immagine.
Queste apparentemente
semplici figure, denotano
una grande conoscenza “dell’Arte” dell’apicoltura.
Le figure prodotte, non solo sono esse
stesse delle opere d’arte, ma anche raccontano
una storia millenaria per la cura delle
api, per l’amore e la dedizione che gli uomini
hanno saputo dare e ricevere dalle
importantissime api.
L’ape con l’alabarda
(guardiana) è certamente ripresa da un’illustrazione
riportata nel famoso libro di
Martin Lindauer del 1975 (Il linguaggio
delle api sociali, Zanichelli, Bologna); essa
mostrava la “carriera” di un’ape operaia
con la sequenza cronologica delle attività
compiute durante la sua vita (pulitrice
con la scopa, ceraiola con la cazzuola, bottinatrice
col cestino…): questa figura è
stata citata in diversi manuali di apicoltura.
Queste realizzazioni esterne e visibili
a tutti diffondono le conoscenze dell’apicoltura
e il legame che i Padri benedettini
hanno sempre avuto con l’attività apistica.
È bene ricordare le numerose attività
e iniziative svolte nel tempo presso
l’abbazia di Finale Ligure (più comunemente:
Finalpia) quali la conduzione
dell’apiario, i vari corsi di avviamento
all’apicoltura e di aggiornamento, i numerosi
corsi di analisi sensoriale dei mieli,
la gestione di un’avviata e fornita erboristeria).
È noto quanto i Monaci benedettini fossero
dediti non solo alle attività intellettuali
ma anche ad alcune manuali quali la
legatura dei libri e l’allevamento delle api.
In questo contributo non abbiamo voluto
riportare le immagini relative a oggetti
strettamente “apistici” ma, data la loro innovazione
tecnologica, facciamo un’eccezione
per i successivi prodotti. |
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BEEHAUS OMLET
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L’azienda inglese Omlet (www.omlet.co.uk)
produce dal 2009 Beehaus, un tipo d’arnia
di così facile gestione da consentire l’allevamento
delle api persino nel giardino (Fig.
6a) o sul tetto di casa (Fig. 6b).
L’arnia Beehausè componibile e costituita, in prevalenza,
da polietilene a media densità con
alcune parti in ABS1 e polipropilene. I sostegni
sono in acciaio rivestito PPA2.
È
noto che il nido delle arnie verticali più diffuse
(Langstroth, Dadant-Blatt) contiene
10 telaini mobili, il nido dell’arnia Beehaus
ne contiene 22; i suoi melari non sono sovrapposti
ma accostati e contengono ognuno 5 telaini (Fig. 6c, Brood Box, Brood
Frames, Supers, Supers Frames). Con questo
tipo d’arnia sono possibili tutte le operazioni
apistiche previste dalla conduzione
dell’alveare.
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PROPOLINA
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Fin dall’antichità si conoscono le proprietà
antibiotiche e antinfiammatorie della (o del
al maschile) propoli (3): recentemente sono
stati scoperti i benefici della frazione volatilediffusa nell’ambiente che svolge un’azione
probiotica sull’intero organismo. Kontak,
azienda di Pozzo d’Adda (MI) (www.kontak.
it) ha messo a punto alcuni diffusori di
propoli al 100% Made in Italy, tra questi ci
piace segnalare, per la sua particolare forma,
Propolina “l’ape amica dei bambini”, realizzata
nel 2010.
Questo diffusore (Fig. 7) è in plastica caricata
vetro per renderla ignifuga; la propoli
utilizzata è in forma pura (polverizzata)
come si raccoglie dall’alveare ed è confezionata
in una capsula di alluminio che bisogna
inserire in un fornelletto all’interno del diffusore (in Propolina la resistenza è ubicata
nella parte superiore della testa).
Ciò
che è liberata gradualmente e regolarmente
per tutta la durata della capsula non è la frazione
cerosa, che cadendo andrebbe sicuramente
a sporcare le superfici ma è solo la
frazione volatile composta da flavonoidi,
terpeni e olii essenziali. Il diffusore scalda,
infatti, la propoli fino al punto di fusione
della frazione cerosa, portandola poi alla
temperatura ottimale per la liberazione
della frazione volatile.
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PROGETTO API ROVERGARDEN
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Il Progetto api fu ideato, nel biennio 1999
2000, dal sig. Giuseppe Rovera, titolare
della Società Rovera Resine s.r.l. (www.rovergarden.
it).
Egli, data l’esperienza maturata nella lavorazione
delle materie plastiche, decise di applicare
la tecnologia messa a punto nella sua
azienda a una sua passione giovanile: l’apicoltura.
In particolare realizzò gli stampi per
poter produrre favi da nido e da melario interamente
costruiti in polipropilene, con
cellette il più possibile simili a quelle naturali.
Costruì, come completamento della
gamma di prodotti apistici, anche un’arnia
(Fig. 8a) con determinate caratteristiche
quali la robustezza, l’atossicità e la facile manutenzione
e pulizia.
Le sue pareti sono di una resina bicomponente;
in realtà si tratta di una doppia parete
che determina la presenza di un’intercapedine
la quale permette un perfetto isolamento
termico.
Quest’arnia può essere
disinfestata a vapore senza subire danneggiamenti
e deformazioni; essa è, inoltre, sovrapponibile.
La Fig. 8b mostra la facile
sovrapposizione di tre arnie complete per il
trasporto; i tetti delle arnie trovano posto al
di sopra di esse. I favi (la Fig. 8c mostra
quelli del melario) presentano celle di dimensioni“naturali” (mm 4.9 con tolleranza
più o meno di 5 centesimi) e sono anch’essi
costruiti in materiale atossico.
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NOTE
1 - Acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS) è un comune termoplastico Si tratta di un copolimero fatta per polimerizzazione dello stirene e acrilonitrile in presenza di polibutadiene; Il stirene regala alla plastica
una superficie lucida e im-permeabile. Il butadiene, una gommosa sostanza, fornisce resistenza anche alle basse temperature.
2 - PPA è la sigla che identifica la Poliftalamide, un materiale termoplastico in resina sintetica della poliammide (nylon).
3 - La propoli è un prodotto che le api ottengono elaborando con enzimi e secrezioni salivari le resine raccolte su gemme e su cortecce di alcuni vegetali quali pioppi, querce, ontani, betulle, abeti, pini,
ippocastani, ecc.; esse sono prodotte con lo scopo di proteggere soprattutto gemme e germogli e hanno una composizione che varia nelle diverse stagioni e da pianta a pianta.
Da Apitalia, 41 (11) (2015): 42-46
Renzo Barbattini* e Santi Longo"
*Dipartimento di
Scienze Agrarie e Ambientali
Università di Udine
**Dipartimento di Agricoltura,
Alimentazione e Ambiente
Università di Catania
BIBLIOGRAFIA
- BARBATTINI R., BEGAMINI G., 2010 - L’ape nell’arte del Settecento e dell’Ottocento -
(parte I). Apitalia, 36 (1): 35-39 • BARBATTINI R., BEGAMINI G., 2010
- L’ape nell’arte del Settecento e dell’Ottocento (parte II). Apitalia, 36 (2):
35-38
• BARBATTINI R., MAZZOCCHI L., 2015 - L’ape insetto prodigioso: il suo
linguaggio. L’Apis, 23 (1) (2015): 27-29
• CONTESSI A., 2004 - Le api: biologia,
allevamento, prodotti. Calderini edagricole, Bologna: 497 pp.
• D’AMBROSIO
TONINI M., 1986 - L’apicoltura. Edizioni Paoline, Roma:145 pp.
•
FRILLI F., BARBATTINI R., MILANI N., 2001 - L’ape, forme e funzioni. Calderini
edagricole, Bologna: 112 pp.
• LINDAUER M., 1975 - Il linguaggio delle api
sociali. Zanichelli, Bologna
• MAZZA B., (a cura di), 1984 - Il Caffè Pedrocchi
in Padova. Signum, Padova: 172 pp.
• POSSAMAI P., 2000 - Caffè Pedrocchi,
Guide, Skira Editore. 93 pp.
• RICCIARDELLI D’ALBORE G., INTOPPA F., 2000 – Fiori e api. La flora visitata dalle api e dagli altri apoidei in Europa. Calderini
edagricole, Bologna: 253 pp
• ROSSI P., 2006 - Comparazione di metodi di
produzione della propoli. Apoidea 3 (1): 27–32
• SERRA G., 2002 - La propoli.
In “Apicoltura, il Sapore di una Storia. I prodotti dell’apicoltura” a cura
di Sabatini A.G. e Carpana E., I. N. A., Bologna, Ed. Leader II: 60-74.
Dello stesso Autore:
Api nell'Arte
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Api e Religione -
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Api nel collezionismo e nella pubblicità
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Il mondo delle Api
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Api nel mondo infantile
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Api e loro prodotti
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- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura". |
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