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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
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Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Univeisità
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
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Periodico) ."
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API E RELIGIONI: LA CERA INGREDIENTE INDISPENSABILE
NELLE SOLENNI LITURGIE
di Renzo Barbattini - Dipartimento di Biologia
applicata alla Difesa delle Piante – Università
di Udine
La cera d'api è un prodotto naturale conosciuto e
impiegato dall'uomo già da millenni; si tratta di una
sostanza composita di cui fino ad oggi sono stati individuati
oltre 300 componenti. Secreta per un breve periodo di circa
10 giorni da particolari ghiandole possedute solo dalle api
operaie, questa cera presenta peculiari caratteristiche chimico-fisiche
che ne hanno permesso l'impiego nelle più disparate
attività domestiche, artigianali, industriali, artistiche,
farmaceutiche e cosmetiche.
Per la semplicità della lavorazione è stata
utilizzata, fin dall'antichità, per la costruzione
di diversi oggetti, molti dei quali sono giunti fino a noi
grazie alla conservabilità e stabilità della
cera nel tempo. Si possono ricordare i manufatti egizi risalenti
al 3000 a.C. o le tavolette per la scrittura usate dagli antichi
Romani.
La cera per secoli è servita per costruire candele
(oggi la Chiesa Ortodossa impone una percentuale di cera d'api
variabile dal 10 al 30): infatti uno dei più sentiti
elementi di culto nella Chiesa, soprattutto in quella Ortodossa,
è l'utilizzo della luce che crea un'atmosfera di raccoglimento.
La religione ortodossa sottolinea che pur essendo un flebile
materiale, simbolo di Dio, l'umile e silenziosa luce delle
candele permea le chiese di un'atmosfera d'un particolare
senso di gioia spirituale.
Nell’età moderna la tecnica ha messo a disposizione
materiali alternativi oppure sostanze cerose di sintesi a
basso costo e di varia origine con caratteristiche analoghe
e con possibilità di impiego simili, che hanno largamente
sostituito la cera d’api. Le candele in cera pura d'api,
però, diffondono un gradevole profumo di miele nello
spazio liturgico per cui si può affermare che anche
il senso dell'odorato viene toccato con una fragranza tale
da sollevare l'animo verso il Cielo.
Come tutte le sostanze naturali, la cera si presenta con differenti
caratteristiche a seconda delle diverse regioni di provenienza.
In particolare due aspetti facilmente apprezzabili - malleabilità
e colore - possono variare sensibilmente conferendo a questa
preziosa sostanza una grande e pregiata mutevolezza.
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OMAGGIO SPIRITUALE AL FRATELLO
SACERDOTE |
“In questa notte di grazia accogli, Padre
santo, il sacrificio di lode, che la Chiesa ti offre
per mano dei suoi ministri, nella solenne liturgia del
cero, frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova
luce”.
Queste sono alcune parole tratte dal “Preconio”
che viene declamato o cantato durante la Veglia pasquale
nella liturgia.
In particolare il riferimento alle “nostre”
api mi ha stimolato a regalare a mio fratello, don Guerrino,
il cero pasquale fatto di pura cera d’ape Allo scopo mi sono rivolto all’amico Angelo Sommaruga
de “La cereria del nord” di Verbania. |
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A “Maria Assunta” è
intitolata la parrocchia di mio fratello, mentre “San
Rocco” è il patrono di Sarmato (PC), paese
ove don Guerrino vive. L’immagine di “Maria
Assunta” riprende un quadro dipinto dal pittore
Prati (1) nel 1891 e conservato nella chiesa maggiore. |
Il cero fatto arrivare a mio fratello,
rappresentato nella fotografia, ove subito sotto il
riquadro utilizzato per celebrare “La liturgia
della Luce” il Sabato Santo, sono riportate
le immagini di “Maria Assunta” e di “San
Rocco”.
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L’immagine di San Rocco, invece,
riprende una statua lignea di autore anonimo (seconda
metà del 1700) conservata nel piccolo Oratorio
di San Rocco, sempre a Sarmato, a lui dedicato.
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(1) Enrico Prati (Piacenza, 1842 – Paderna
di Pontenure, 1913) si formò all’Accademia
di Belle Arti di Parma e si dedicò alla pittura
di veduta, ai lavori di decorazione di chiese e cappelle,
alla ritrattistica e alla pittura di soggetti religiosi.
Tra lavori di decorazione si ricordano quelli della
cupola della chiesa di Pontenure, della cappella del
seminario urbano di Piacenza, della cappella del rosario
nella Collegiata di Castel San Giovanni; tra i ritratti
sono da segnalare quelli di vescovi e di personalità
piacentine. Per quanto riguarda la pittura di soggetti
religiosi è certamente da ricordare il “S.
Vincenzo de’ Paoli” del 1887 (Chiesa di
S. Eufemia a Piacenza). |
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SAN ROCCO DI MONTPELLIER 1350-1380)
E' certo che era di famiglia altolocata, che rimase orfano
in giovane età e che lasciò ogni bene per andare
"pellegrino" a Roma. Prima di giungervi si fermò
ad Acquapendente (Viterbo) dilaniata da una delle frequenti
e periodiche, a quei tempi, epidemie di peste bubbonica che
mieteva intere popolazioni. Qui fece sosta nell'ospizio del
luogo curando e assistendo gli appestati fino alla loro frequente
e miracolosa guarigione. Pare che perfino un cardinale ne
sia stato testimone e questi lo avrebbe accompagnato anche
dal Papa, dopodiché è iniziato il suo ritorno
in patria. Un ritorno che, a quanto pare, non avvenne mai,
benché il luogo della sua morte sia tuttora sconosciuto.
E' quasi certo che a Piacenza contrasse lui stesso la peste,
ne venne scacciato e si rifugiò nei boschi vicini alla
città dove venne miracolosamente guarito, con l'assistenza
di un cane che gli portava del cibo sottratto alla mensa di
un nobile del posto a sua volta convertitosi alla vita eremitica.
Di lui altro non si conosce, ma ciò non diminuisce,
anzi aumenta, il valore della sua santità e del messaggio
che ha lasciato.
Il suo culto fu immediato e alla fine del secolo è
tra i più importanti al mondo, facendo nascere la maggiore
iconografia di santi conosciuta.
Il 16 agosto Montpellier festeggia San Rocco con manifestazioni
di culto, culturali e popolari che attirano migliaia di persone.
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SAN ROCCO A SARMATO
Allontanatosi dalla città, Rocco si rifugiò
in una grotta nei boschi. Tale luogo viene tradizionalmente
identificato con Sarmato, sia per le descrizione geografica
del luogo ricco di acqua e, a quel tempo, di boschi, sia per
il personaggio di Gottardo Pallastrelli, figlio di Bernardo,
signore del castello attiguo, che lo incontrerà e lo
seguirà nella vita eremitica. Nella grotta di Sarmato
egli ebbe la visione degli angeli che lo nutrivano del corpo
di Cristo e che lo guarirono dalla peste, indi prese la strada
del ritorno in patria. Incerte sono le circostanze della sua
morte, avvenuta, forse, durante una dolorosa prigionia riportate
nelle diverse versioni della sua biografia. A Sarmato con
certezza resta un'antica tradizione di culto evidenziata dal
piccolo santuario a lui dedicato proprio sopra una grotta
naturale nello sperone che si alza sull'ampia golena del Po.
Inoltre, più distante, una fontana che, si dice, un
tempo miracolosa, come una pianta di pere, poi essiccata,
che maturava i suoi frutti proprio il 16 agosto. Fino a pochi
decenni fa, anche una confraternita custodiva il tempio e
i resti del "romito" in cui sarebbe vissuto Rocco.
Tutti gli anni si celebra solennemente la sua festa il 16
agosto, con una solenne processione che porta nella chiesa
parrocchiale la statua del santo, dal santuario attraverso
le vie del paese.
La festa patronale segue quella della Madonna Assunta cui
è dedicata la chiesa maggiore e, da qualche anno, è
accompagnata da altre manifestazioni sportive, culturali e
ricreative che richiamano in paese anche molti emigranti che
lasciarono il paese in cerca di lavoro altrove.
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FONTE:
Api e religioni: la cera ingrediente indispensabile nelle
solenni liturgie. Apitalia, 31 (9) (2004): 43-44.
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Dello stesso Autore:
Api nell'Arte
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Api e Religione -
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Api nel collezionismo e nella pubblicità
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Il mondo delle Api
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Api nel mondo infantile
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Api e loro prodotti
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Di altri Autori:
- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura" |
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