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PROFETI DEL VECCHIO TESTAMENTO
I Profeti maggiori, sono chiamati così solo perchè hanno realizzato i libri più lunghi e corposi e sono: Isaia, Geremia ed Ezechiele.
Le versioni greca (LXX) e latina (Vulgata) della Bibbia cattoliche vi inseriscono anche Daniele e Geremia.
I Profeti minori, cosiddetti per aver lasciato scritti piuttosto brevi, sono:Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia.
I libri profetici sono posti alla fine dell'Antico Testamento, seguendo l'elencazione predetta.
Bisogna considerare che tutti questi personaggi in epoca moderna sono stati messi sotto una luce negativa .... e spesso viene messa in discussione la loro reale esistenza ed anche la stesura degli stessi libri...
Qui sotto i profeti vengono elencati non secondo la loro importanza ma in ordine alfabetico
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ABACUC
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IL LIBRO DI ABACUC di pochi versetti (56) divisi in tre capitoli, in cui egli parla della giustizia di Dio e della fedeltà da portare all'alleanza con Lui, che vuole manifestare agli uomini la sua divinità, portando loro la salvezza.
Egli soprattutto esorta alla fedeltà a Dio nonostante le avversità ("il giusto vivrà per la sua fede").
La prima parte della profezia è un dialogo tra Abacuc e Dio, in cui si preannuncia la conquista di Israele da parte dei Babilonesi e la successiva rovina dei malvagi (nemici di Giuda o forse il popolo stesso), mentre la terza parte è composta da una preghiera in cui Abacuc loda la maestà del Signore.
Dai dati accennati si presume che tali versi siano stati composti nel VII secolo a.C.
Commenti a questa profezia sono stati trovati nei rotoli di Qumran (nei manoscritti non biblici).
Un'antica fonte ritiene che il corpo di Abacuc sia sepolto nella cattedrale di Nocera Inferiore.
Egli viene venerato come santo e ricordato il 15 gennaio assieme al profeta Michea.
E' spesso rappresentato come un vecchio dalla barba bianca e dal suo nome verrebbero tratte le espressioni "veccho bacucco" e "vecchio come io cucco". |
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ABDIA
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IL LIBRO DI ABDIA (che significa "servo di Jahvé) fa parte dei libri profetici dell'Antico Testamento e sembra essere stato composto verso la fine del 500 a.C.
E' brevissimo (21 versetti), contiene profezie contro Edom e la rivincita conclusiva degli Israeliti. E' composto di due parti: una profezia contro Edom (Oracolo contro Edom) ed una sull'avvicinarsi del giorno del Signore in cui regnerà la giustizia, Israele avrà ancora il suo regno e gli Edomiti saranno puniti (Oracolo contro tutte le nazioni).
Dio, dunque, è Signore di tutto il creato e giudice che punisce gli ingiusti e le offese, preannunciando la venuta di Cristo e la formazione della sua Chiesa.
Secondo i racconti della Genesi, Esaù, fratello di Giacobbe, è chiamato anche Edom e si fermò nella regione montuosa a sud est di Giuda, definita Idumea o Edom, la cui capitale, Petra, è una città costruita tra le rocce, inaccessibile ed inattaccabile, ma alla mercè di Dio che la annienterà "perché lui solo è la "roccia" di Israele".
Gli Edom, - denominati anche come "Esaù", monte di Esaù, casa di Esaù - durante la presa di Gerusalemme da parte dei babilonesi, occuparono gran parte del suo territorio, saccheggiandolo ed inseguendo i fuggiaschi.
Il testo di Abdia, sopravvissuto alle avversità di cui sopra, narra di questo accadimento con forza e severità, in nome del Signore.
Abdia viene ricordato nel Martirologio Romano il 19 novembre e le sue numerose raffigurazioni pittoriche testimoniano la grande devozione verso di lui.
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AGGEO
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Aggeo è uno degli ultimi profeti dopo l'esilio babilonese e sarà testimone di un rinnovamento, la nascita di un nuovo ordine, di una nuova comunità palestinese.
Le sue profezie sono databili tra la fine di agosto fino alla metà di dicembre del 520 a.C. appena conclusosi l'esilio in Babilonia.
IL LIBRO DI AGGEO, scritto in ebraico, contiene quattro oracoli:
Così riferisce il profeta Aggeo, rivolgendosi in particolare a Zorobabele, governatore della Giudea (a cui annuncia che sarà l'eletto di Dio) e al sommo sacerdote Giosuè, esortandoli - in quattro discorsi - a riprendere i lavori di riedificazione del tempio che, se anche non grandioso come il precedente, sarà comunque splendido.
Diversi temi della predicazione di Aggeo si ritrovano anche in quella del suo contemporaneo Zaccaria.
Aggeo è' venerato quale santo dalla Chiesa cattolica di rito romano che lo ricorda il 4 luglio, viene festeggiato il 16 dicembre dalla chiesa cattolica di rito bizantino e da quella cristiana ortodossa, mentre la chiesa apostolica armena lo ricorda il 31 luglio. |
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AMOS
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Amos è uno dei profeti minori e il suo nome significa "Jahvè solleva", "Jhavè porta" o "forte", "robusto"
Dopo la nascita del regno di Israele ed un lungo periodo di benessere e fasti sotto Saul, Davide e Salomone, il Regno risulta diviso in due parti: a sud il regno di Giuda e a nord Israele.
Nato a Tecoa, un villaggio nei pressi di Betlemme, nel VII secolo a.C. (783-743), dedito all'agricoltura e alla cura degli animali, mentre seguiva il suo gregge venne invitato dal Signore a dedicarsi alla predicazione proprio nei due regni suddetti, evidenziando la corruzione che dilagava non solo tra il popolo ma anche tra i sacerdoti del culto, ingenerosi coi poveri.
Le sue profezie di rovina e tribolazione a causa della malvagità dei cuori, si avvereranno con la sconfitta del regno del nord da parte degli Assiri che esilieranno il popolo di Israele e i suoi capi nel 722 a.C.
Tali sue severe "esternazioni" ovviamente gli crearono molti problemi, tanto che venne espulso come indesiderato dalla città di Betel. Tornato alla sua vita di prima, si dedicò a risistemare i suoi scritti.
IL LIBRO DI AMOS è articolato in 9 capitoli, suddivisi in tre parti: la prima che annuncia le sventure che si abbatteranno sulle varie città (Oracoli contro tutte le nazioni); la seconda è un rimprovero agli Israeliti che hanno deviato dalla vita virtuosa (Oracoli contro Israele); la terza è composta da cinque visioni allegoriche che predicono la vicina rovina del regno di Israele.
La parte conclusiva rivela la restaurazione davidica (Le visioni).
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BARUCH
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Baruc era segretario del profeta Geremia che durante l'esilio si trovava in Babilonia. In italiano Baruk si traduce in Benedetto.
Viene ricordato liturgicamente il 15 novembre.
IL LIBRO DI BARUC, (scritto direttamente in greco) fa parte della tradizione cristiana mentre non viene riconosciuto da quella ebraica e neanche dai protestanti. Si ritiene che sia stato scritto verso il 572 a.C. ma nuovi studi sembrerebbero datarlo nella seconda metà del II secolo a.C.
Il libro, suddiviso in quattro parti, si compone di 5 capitoli che riguardano un'introduzione storica (Prologo storico), una preghiera penitenziale, (Liturgia penitenziale) una meditazione sulla sapienza (Inno alla sapienza), esortazione e consolazione di Gerusalemme (Omelia profetica di consolazione).
Il testo della Lettera di Geremia costituisce un sesto capitolo. |
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DANIELE
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Il nome Daniele vuol dire "Dio è il mio giudice". E' venerato come santo dalle chiese cristiane e viene ricordato il 21 luglio, mentre dalla chiesa ortodossa viene festeggiato il 17 dicembre.
Di nobile famiglia, da giovinetto venne fatto prigioniero e portato in Babilonia dove seppe farsi benvolere dal re Nabucodonosor che lo nominò funzionario di corte. Inoltre interpretava i sogni del re. Dopo Nabucodonosor venne comunque tenuto in grande considerazione dai Medi e dai Persiani che avevano conquistato Babilonia (540 a.v. circa), tanto che il re Ciro si serviva dei suoi suggerimenti. Tuttavia, accusato da alcune persone venne punito e gettato nella famosa fossa dei leoni da cui però riuscì sano e salvo e perdonato.
IL LIBRO DI DANIELE
Il Libro di Daniele, scritto parte in aramaico, parte in ebraico e greco, è formato da 12 capitoli che raccontano la prigionia degli Ebrei sotto i Babilonesi (587-538 a.C.), la vita di Daniele e le sue visioni che preparano alla venuta di Cristo e all'instaurazione del Regno di Dio.
Il libro può essere suddiviso così:
- Daniele e i giovani ebrei alla corte del re (1,1-6,29)
- Visioni di Daniele (7,1-12,13)
- Susanna, Bel e il drago (13,1-14,42)
Nei primi libri si narra la storia del profeta, condotto prigioniero in giovane età a Babilonia, sotto il re di Giuda Ioiakim, davanti al quale si rifiuta di adorare vari dei.
Successivamente rivela a Nabucodonosor il significato del suo sogno: la statua formata da vari pezzi di pietre diverse (oro, argento, bronzo, ferro e argilla) rappresenta l'impero babilonese, quello siriano dei Seleucidi, quello persiano e quello di Alessandro Magno, mentre l'argilla ed il ferro forse si riferiscono all'unione matrimoniale di Antioco II di Siria e Berenice d'Egitto.
Nel capitolo terzo sono descritti i tre giovani nella fornace, con il cantico di Azaria, Anania e Misaele, mentre nel quarto capitolo Nabucodonosor narra il sogno del grande albero.
Nel quinto capitolo il re non è più Nabucodonosr, ma un suo discendente, Baldassar, ed il profeta Daniele ormai già vecchio, decifra il mistero di tre parole (Mene, Teqel, Peres), comparse all'improvviso innanzi a lui che profana gli arredi sacri trafugati nel Tempio di Gerusalemme, traducendole in "misurare, pesare, dividere":
Il re morirà presto, pesato da Dio che lo ha trovato senza importanza e il regno sarà diviso tra Medi e Persiani.
Queste profezie si avvereranno tutte e tre in breve tempo.
Nel capitolo sesto, infine, c'è la prima versione dell'episodio di Daniele nella fossa dei leoni (la seconda è nel capitolo 14).
Nei capitoli 7-12 vengono narrate visioni apocalittiche, di cui una riguarda quattro bestie che simboleggiano le forze della natura che odiano Dio e che rappresentano anche i regni e i re, tra cui Antioco IV Epifane, che perseguitava il popolo ebraico e che è oggetto della ribellione dei Maccabei.
Una delle più significative è la visione dell'Antico di Giorni e quella del Figlio dell'Uomo, Gesù. Altre visioni sono quella dell'ariete e del capro.
Nel Capitolo 9 Daniele preannuncia la nascita di Cristo ed il suo operato, nella famosa profezia detta dei "settanta". Egli annuncia che per gli israeliti sta per terminare l'esilio, indicando che questo sarebbe avvenuto fra "Settanta settimane". Si parla di settimane, ma la maggior parte delle interpretazioni sostengono che si tratti di anni, per un totale di 490 anni di attesa.
Il capitolo 11 elenca la successione dei re fino alla morte di Antioco, necessaria per la datazione del libro ed il 12 parla della risurrezione finale.
I capitoli 13 e 14, riconosciuti solo dalla Chiesa cattolica, si riferiscono uno alla storia di Susanna, più volte ispiratrice di artisti, che va considerata come la parabola dell'accusato ingiustamente ma salvato dal Signore per mezzo di un inviato, in questo caso Daniele fanciullo.
Poi, Daniele, di nuovo anziano, compie due eroiche gesta sotto il regno di Ciro (ma forse si tratta di Cambise I di Persia) prima smaschera i sacerdoti del dio Bel che di notte si cibavano dei cibi destinati all'idolo e poi uccide il mitico dragone, deità adorata dai babilonesi.
Perciò Daniele torna di nuovo nella fossa dei leoni, ma Dio non lo fa toccare dalle fiere e ordina al profeta Abacuc di rifocillarlo. Infine, Ciro gli ridona la libertà, esaltando la potenza e la grandezza del Dio d'Israele.
Questo capitolo concludeva l'Antico Testamento, con la conversione di un imperatore, buona premessa per la conversione dei pagani narrata dal Nuovo Testamento.
Ciò per sottolineare che la ricompensa e l'aiuto di Dio non possono che gratificare il giusto.
Daniele, quindi, è visto come colui che scopre le imposture, mentre gli imperatori che esigono un culto divino vengono condannati.
La verosimiglianza di questi eventi è messa in forte discussione, per alcune incongruenze storiche e la figura di Daniele è controversa. Anche il fatto che si citi Abacuc come contemporaneo di Daniele, è errrato perchè questo profeta visse invece nel VII secolo a.C.
Tutto ciò non sminuisce, però, il significato religioso del libro profetico, ma evidenzia semplicemente che l'autore forse attinse a tradizioni orali e che il libro fu scritto nel II secolo a.C., circa 400 anni dopo i fatti narrati, finalizzato a risollevare gli israeliti perseguitati.
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ESDRA
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Esdra era discendente diretto di Aronne, come lui stesso scrive negli ultimi capitoli del suo Libro e come viene attestato nel Libro di Neemia.
Era uno scriba che fu a capo degli Ebrei che ritornavano dall'esilio babilonese nella loro terra (459 a.C.), tanto che venne paragonato a Mosè e ritenuto degno di ricevere la Torah.
Fu lui ad utilizzare la scrittura quadrata ebraica per la stesura della Torah che su suo impulso venne abitualmente letta nell'Assemblea dei Sapienti tre volte a settimana.
E autore di alcuni libri, definiti i Libri di Esdra e delle Cronache della Bibbia.
La chiesa cattolica lo ricorda il 13 luglio. |
Il suo operato fu particolarmente difficile a causa dello stato in cui vivevano i primi ebrei rimpatriati con Zorobabel nel 537 a. C. che si trovarono a dover fronteggiare ostacoli di ogni tipo: prima di tutto la ricostruzione del tempio che però costava enormemente e veniva tirato su a fatica per via dei molti ostacoli frapposti alla ricostruzione ed alla manutenzione. i popoli che vivevano non lontano dalla città non desideravano che risorgesse uno stato ebraico e gli abitanti di Gerusalemme erano piuttosto poveri e sfiduciati, indifferenti quasi all'idea di un risveglio nazionale.
Gli altri ebrei, invece, quelli rimasti in Babilonia, piuttosto ricchi ed ancora legati alle tradizioni nazionali e religiose, aiutavano la comunità di Gerusalemme sia materialmente che spiritualmente. Il comportamento negativo di quelli che vivevano in Israele, però li preoccupò tanto da mandare Esdra a sostenerli.
Fornito di un ampio potere civile e religioso, egli ebbe dal re Artaserse il permesso di tornare in patria con un decreto, ancora conservato, per cercare di stabilizzare la situazione della città e della Giudea in generale, in conformità alle leggi del Pentateuco, collaborando con quelli che volevano la ricostruzione spirituale e materiale di Gerusalemme.
Esdra partì con circa 1700 persone da Babilonia ed arrivò a Gerusalemme dopo oltre 3 mesi e constatò che la situazione era più pesante di quanto non credesse. Una delle cose più urgenti a cui Esdra si dedicò fu l'allontamento di tante donne straniere che si erano unite in matrimonio con gli Ebrei. A Esdra ci vollero 3 mesi per realizzare quest'impresa.
Inoltre egli supportò l'azione di Neemia dopo che questi riuscì a riedificare le mura della città, leggendo al popolo "il libro della legge" e il popolo si sottopose al giuramento che l'avrebbe rispettata, festeggiando poi la festa dei Tabernacoli e dopo qualche giorno, gli stranieri che erano tra gli giudei vennero allontanati e il popolo giurò di non imparentarsi più con popolazioni diverse da quella ebraica. Nulla si sa della fine di Esdra. ma molte le illazioni sulla sua figura di scriba e custode dei Libri sacri. |
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EZECHIELE
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Nacque intorno al 620 a.C., da una famiglia di sacerdoti ma visse ed operò da profeta.
Deportato in Babilonia nel 597 a.C. assieme al re Ioiachin, si fermò nel villaggio di Tel Aviv sul fiume Chebar e 5 anni dopo ebbe la chiamata ad agire come profeta. Doveva rassicurare i Giudei in esilio e quelli di Gerusalemme.
Non si sa la data della sua morte, si sa solo che era ancora vivo 22 anni dopo la chiamata profetica.
Non venne tenuto in gran conto il suo parlare, ma dopo la caduta di Gerusalemme il popolo gli diede ascolto, avendo compreso la realtà delle sue profezie. La sua predicazione si concentrò, da quel momento, sulla ricostruzione della Città santa. E' assodato che riusciva a vedere i fatti che si svolgevano a Gerusalemme, da cui era però distante quasi 2.000 km.
Si riteneva un pastore e anticipatore del Messia, che doveva vegliare sul popolo, accusando gli israeliti dei loro peccati, invitandoli alla conversione. Il centro del messaggio di Ezechiele era la trascendenza di Dio, caratteristica che condivide con gli altri profeti.
Egli infatti inizia quasi tsempre con la frase "Giunse a me la parola di Jhwh", pur non dando una rappresentazione della divinità, descrivendo in termini indefinitii "la corte divina" e non Dio in particolare.
Una delle sue visioni più famose, quella del campo cosparso di ossa che tornano a rivivere al soffio di Dio, viene vista dai cristiani quale simbolo della resurrezione della carne.
Un'altra visione è quella che mostra quattro viventi (uomo, leone, bue e aquila; cfr. Ezechiele 1, 10) attorno al trono dell'Eterno, nei quali si sono visti i simboli degli evangelisti.
Ezechiele è venerato dalla Chiesa Cattolica assieme a San Beda, il 10 aprile.
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LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE
Il libro è formato da oracoli, di giudizio e condanna per Giuda; oracoli di giudizio e condanna per le nazioni; oracoli che contengono promesse di salvezza.
Ezechiele aveva fatto suo un messaggio di giudizio su Giuda che, trascurando le leggi di Dio, doveva essere punito.
Ma il profeta porta anche un messaggio di speranza, perchè la caduta di Gerusalemme è Il punto cruciale da cui si passa dagli oracoli minacciosi di castigo a quelli che annunciano un intervento positivo di Dio, cioè la caduta di Gerusalemme, che rappresenta la fine delle certezze in cui gli Ebrei si erano rifugiati ed il pericolo che il popolo scoraggiato, faccia propri gli dei babilonesi.
Il profeta avverte che la distruzione di Gerusalemme è avvenuta proprio per questo ed il Signore l'ha abbandonata per i i peccati del popolo e dei capi.
Nonostante questo, però, Egli rimane fedele alla promessa fatta ed è pronto a ridar vita ai legami infranti. Speranza e fiducia, dunque, sono le basi su cui Dio si impegna a dare un nuovo re al suo popolo, per rinnovare l'alleanza di pace con Israele.
L’ultima parte del libro presenta il tempio, centro di vita del popolo che segue il suo Signore.
Il libro di Ezechiele è scritto in ebraico, redatto, probabilmente, nel V a.C, senza grande stile poetico ma con una sua propria impronta di chiarezza, di originalità, di forza descrittiva.
È formato da 48 capitoli che si basano sulla necessità di sottomettersi a Dio poichè alla fine dell'esilio, Gerusalemme e il Tempio saranno ricostruiti.
Il libro può essere diviso in:
- Visioni introduttive (1,1-3,27)
- Oracoli contro Giuda e Gerusalemme (4,1-24,27)
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Oracoli contro le nazioni (25,1-32,32)
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Oracoli di consolazione e salvezza (33,1-39,29)
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Visione del nuovo tempio e della nuova terra (40,1-48,35)
Rispetto ad altri profeti, Ezechiele oltre agli oracoli, parla di visioni e di mimo. Con la visione Dio gli parla ma gli produce gran sconvolgimento, il che non lo portò, però, ad abbandonare la strada intrapresa.
Ezechiele, vede la gloria di Dio e sente la sua voce e vede la sua mano tesa verso di lui, ma non vuole o non può dare di Lui un'immagine precisa.
Il mimo è un altro modo che Dio dà a Ezechiele per riferire il messaggio ai suoi, cosa che il Profeta fa con grande pazienza, ma essi vengono però irrisi e disprezzati.
Il Profeta, tuttavia, non si dà per vinto e continua a riferirli. |
Ezechiele e Geremia |
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GEREMIA
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Il profeta Geremia, il cui nome significa Esaltazione del Signore, è uno dei quattro grandi profeti d’Israele. Nacque a Gerusalemme, dopo il 650 a.C. e morì in Egitto, dopo il 586 a.C.. Discendeva dalla tribù di Beniamino.
Benchè uomo molto solitario, avrebbe voluto sposare una donna di nome Giuditta, ma Dio stesso glelo proibì per portare a termine la sua missione di profeta.
E' ritenuto autore del libro omonimo e di quello delle Lamentazioni, ambedue presenti nell Bibbia.
Opere di Geremia
IL LIBRO DI GEREMIA è il più lungo dell’Antico Testamento ed è diviso in 52 capitoli. Ad esso va aggiunto il libro delle ‘LAMENTAZIONI’, attribuito allo stesso Geremia, ma forse redatto da altro autore successivo.
A questi due va aggiunto poi il libro di Baruc, segretario di Geremia, che riferisce ancor le vicissitudini del Profeta.
Il libro di Geremia si suddivide in 7 parti:
- Vocazione di Geremia e i suoi lamenti sulla sorte del popolo e sulla sua personale - Oracoli al tempo di Giosia - Oracoli al tempo di Ioiakim - Oracoli al tempo di Sedecia - Vicende di Geremia negli ultimi anni del regno - Oracoli contro le nazioni - Appendice.
Anche nel libro di Geremia gli oracoli del profeta ed altri racconti della sua vita sono collegati aila storia della Giudea, tra la fine del VII e nei primi del VI sec. a.C., e parlano della distruzione del regno, del tempio (di cui il suo segretario Baruc racconta le conseguenze) della deportazione e le sue parole incitano il popolo a convertirsi.
Ma nessuno lo ascolta, neanche quando l'avanzata dei babilonesi diventa minaccia concreta e sembra inarrestabile. Anche allora i Giudei preferiscono ascoltare i falsi profeti che promettono un futuro di pace e prosperità.
Quando i babilonesi assediano Gerusalemme, il Tempio viene distrutto e gli Ebrei deportati, le sventure annunciate da Geremia spingono i notabili a farlo gettare in una vecchia cisterna fangosa per evitare che demoralizzi i soldati. Queste sue previsioni nefaste gli attirano l'odio di molti che tentano anche di ucciderlo senza tuttavia riuscirci.
Geremia fu risparmiato e lasciato vivere tra le rovine di Gerusalemme, dove continuò a predicare, ma poi catturato e portato in Egitto dove morì, sembra lapidato dai suoi conterranei, esasperati dai suoi continui rimproveri.
Le sue parole però sono anche di speranza, perchè Dio avrebbe stretto con l'uomo una nuova alleanza.
Nel contempo, il libro dà indicazioni precise sulla vita del profeta, suddivisa in tre periodi: sotto il re Giosia; sotto Ioiakim; negli ultimi anni del regno di Giuda, sotto il re Sedecia).
LIBRO DELLE LAMENTAZIONI
Il libro delle Lamentazioni è formato da 5 poemi in cui viene descritta la distruzione, la morte e la sofferenza. Il terzo poema è di carattere individuale (relativo ad un soggetto che tuttavia fa parte di una comunità), mentre gli altri hanno carattere collettivo. Si tratta di composizioni che tengono conto della sequenza alfabetica: ogni versetto, infatti, inizia con una lettera diversa, seguendo l’alfabeto ebraico, facendo eccezione per la quinta lamentazione, che ha ventidue versetti, come le lettere dell’alfabeto.
Il pensiero torna spesso alla distruzione di Gerusalemme.
Il libro è diviso in:
Prima Lamentazione: nessuno consola Gerusalemme (1,1-22)
Seconda Lamentazione: il giorno dell’ira divina (2,1-22)
Terza Lamentazione: meditazione sulla sofferenza (3,1-66)
Quarta Lamentazione: il peccato del popolo (4,1-22)
Quinta Lamentazione: implorazione a Dio (5,1-22)
Gli scritti di Geremia possono ritenersi poetici e al contempo drammatici, quasi disperati, nei momenti in cui si sente rifiuttato da tutti e poco adatto al compito che Dio gli ha assegnato e a cui non poteva sottrarsi, il che però gli provocava profondo dolore interiore e che gli faceva maledire, addirittura, il giorno della sua nascita.
Questo suo dolore, però lo affinerà per un più intimo contatto con il Signore.
Geremia ha avuto grande influsso su Ezechiele, su Isaia e su vari Salmi.
Viene ricordato come santo dalla Chiesa cattolica il 1º maggio.
E' uno dei profeti più rappresentati nell'arte e compare anche nella Cappella Sistina. |
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GIOBBE
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Giobbe - che in lingua ebraica significa "il perseguitato o l'odiato", è un uomo molto ricco, retto e giusto, forse del paese di Uz, che amava Dio, seguiva le sue leggi e gli offriva molti sacrifici anche a favore dei suoi molti figli.
Viene ricordato liturgicamente il 10 maggio dalla chiesa cattolica, come esempio di virtù e pazienza.
La data di stesura del libro di Giobbe è molto controversa, ma sembrerebbe porterla collocare attorno al V sec. a.C. anche se potrebbe risalire anche a molti secoli prima. Il paese di Uz citato non si sa dove si collocasse e molti fanno riferimento alla regione di Edom.
Il contenuto sapienziale del libro - a tratti sembrerebbe opera di Mosè, a tratti di Ezechiele - è la sua caratteristica principale e questo fa desumere che Giobbe fosse un ebreo che conosceva bene gli scritti profetici e che aveva contatti con molti stranieri.
IL LIBRO DI GIOBBE
Il libro di Giobbe è diviso in 5 sezionI:
la prima in cui si descrive la vita di Giobbe, uomo onesto e timorato di Dio che però lo sottopone a varie prove che colpiscono lui personalmente nei beni eppoi la sua famiglia, e successivamente proprio la sua persona colpendolo con una malattia orrenda.
Giobbe parla poi con tre amici che, poichè è stato colpito da tante avversità, presuppongono delle colpe in lui o nei suoi avi (benchè questo sia assolutamente contestato da Geremia e soprattutto da Ezechiele che avevano sottolineato che ognuno paga per sé), poichè è stato colpito da tanti fatti negativi. Giobbe nega ogni colpa più e più volte.
In seguito, si fa avanti Ellu che sostiene che il dolore serve proprio ad evitare il peccato e a purificare l'uomo.
Infine, Dio si rivela a Giobbe chiedendogli come possa lui, un uomo, giudicare l'operato di Dio e Giobbe, infatti, ammette la sua ignoranza e si affida a Lui.
Egli sopporta con grande rassegnazione ciò che Dio gli manda: la perdita dei suoi beni, dei suoi figli e la malattia.
Poi anche
i rimproveri dei suoi amici, senza mai maledire il suo Dio, che alla fine gli chiarirà che Egli opera diversamente dall'uomo, il quale non riesce a capire i progetti divini. Dio lo guarirà dalla sua malattia, lo reintegrerà nella società, gli raddoppierà i beni persi e soprattutto gli ridarà altri figli.
Il libro si conclude con la guarigione di Giobbe ed il reintegro dei beni che aveva perso. |
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GIOELE
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Gioele, definito talvolta il "Profeta della Pentecoste", è considerato il secondo dei profeti minori ed il suo nome significa "Jahwe o l'Eterno è Dio". La suddivisione tra Profeti Maggiori e Minori non deriva dalla loro importanza, ma solo dal fatto che i loro libri sono più brevi di quelli dei Profeti cosiddetti Maggiori.
Molto indefinite sono rimaste le date della sua esistenza, visse probabilmente dopo l'esilio di Babilonia, quindi nel V sec. a.C. ma la data di stesura di questo libro, come per altri del resto, è molto controversa, poichè secondo alcuni studiosi sembra che essa sia avvenuta durante il Regno di Giuda
Viene ricordato dalla Chiesa cattolica il 19 ottobre.
LIBRO DEL PROFETA GIOELE
Il libro del profeta Gioele, il cui messaggio principale è relativo al "Giorno del Signore", parla sia del'ira di Dio che si esprime attraverso siccità e calamità naturali, sia del suo perdono che si manifesterà con l'invio del suo Spirito, si divide in due parti:
- la prima - quella dell'invasione delle cavallette voluta da Dio che manifesta la sua collera divina e il riconoscimento da parte del popolo del suo peccato contro Dio a cui però ritorna, pentito - è una lamentazione (Lamento per una catastrofe, penitenza e risposta del Signore) che ha come sfondo il tempio di Gerusalemme e i suoi riti;
- la seconda, in cui viene riportata la previsione di un intervento futuro di Dio che darà al popolo un mezzo di rinnovamento (Il giorno del Signore e la restaurazione d’Israele) parla della salvezza e della promessa di ricevere il dono dello Spirito di Dio.
Il libro di Gioele - che fa parte della Bibbia ebraica e dell'Antico Testamento cristiano - è formato da 3 capitoli nella versione latina e da 4 in quella ebraica ed è suddiviso in 4 capitoli: L’invasione delle cavallette - Invito al digiuno - Giorno del Signore - La predizione del giudizio universale. |
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GIONA
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Definito "figlio di Amittai", egli è autore del libro omonimo la cui redazione, che da alcuni riferimenti sulla sua predicazione sembrava potersi collocare nell'ottavo secolo a.C., viene da molti storici confutata, poichè vi compaiono alcune incongruenze storiche che non permettono di accertarne la datazione esatta. Ninive a quel tempo non era la capitale dell'Assiria e non si crede che gli sia stato possibile predicare il suo Dio in una città dove si tendeva anche con la forza ad imporre altre credenze religiose.
Comunque sia, la figura del profeta viene ricordata sia nel libro dei Re - in cui la sua predicazione è collocata durante il regno di Geroboamo II, quando il re ristabilì i confini di Israele", - che nel Corano.
La Bibbia ebraica lo indica come il figlio della vedova di Zarepta resuscitato da Elia. |
LIBRO DEL PROFETA GIONA
Il libro non riporta nè oracoli nè visioni, nè fatti storici, ma è piuttosto un racconto, una novella, teologica e profetica, imperniata sul profeta stesso che non vorrebbe accettare la missione affidatagli da Dio, quella cioè di predicare a chi ha distrutto Israele e che ha ricevuto il Suo perdono. Umanamente egli pensa che se Dio avesse punito gli Assiri, essi non avrebbero distrutto il suo paese. Ad un certo punto della narrazione, il Profeta è come morto ma poi viene riportato in vita da Dio stesso.
Il iibro di Giona è suddiviso in quattro parti:
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Missione di Giona e rifiuto
- Preghiera di Giona
- Predicazione di Giona agli abitati di Ninive
- Ira di Giona e misericordia d Dio.
Nel primo capitolo, il Signore comanda a Giona di andare a predicare a Ninive, mentre lui invece fugge a Tarsis su un battello che durante una tempesta sta per sparire tra le onde. Giona allora si fa coraggio e racconta ai suoi compagni di viaggio che forse questo deriva dalle sue colpe per cui Dio vuole punirlo.
Nel capitolo secondo, Il Profeta viene buttato in mare dai suoi compagni e un grande pesce lo inghiotte. Rimane nel ventre del pesce tre giorni e tre notti in cui il profeta prega incessantemente Dio che lo libera da quella angusta situazione e lo fa depositare su una spiaggia.
Nel terzo capitolo Giona, ormai convinto, si dedica alla sua missione, quella, cioè, di predicare agli abitanti di Ninive che accolgono le sue parole e, digiunando pentiti, si sottopongono alla volontà di Dio che li risparmia.
Nel quarto capitolo, Giona, deluso da questa decisione, chiede a Dio la morte, sedendosi dinanzi alla città e aspettando gli eventi.
Dio fa spuntare sul suo capo una pianta che gli fa ombra e a tutta prima il Profeta se ne rallegra ma poi, il giorno dopo, un verme mangia la pianta e le intemperie flagellano Giona che ancora spera nella morte.
L'Eterno allora interviene spiegandogli che così come Giona si rattrista per la morte del ricino, Dio si rattrista per la probabile morte di tanti innocenti.
Il fatto di rimanere per tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, lo accomuna al Cristo (Matteo 12,40): "Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra". Questi tre giorni, infatti, considerando che è proprio il tempo massimo per definire una morte irreversibile, si riferiscono alla Resurrezione di Gesù. |
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ISAIA
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Isaia, in ebraico, significa "Jahvè è salvezza". Figlio di Amoz e appartenente alla tribù di Giuda, è profeta in Giuda dall'anno della morte di re Ozia, fino all'assedio di Gerusalemme da parte del re assiro Senmacherib (765-701 circa a.C.).
E' il primo dei quattro Profeti maggiori considerato, insieme ad Elia, uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, che con una scrittura vivace e brillante ironizzava su costumi e riti pagani da molti praticati. Contrario a socializzare o ad allearsi con gli stranieri, sosteneva che il futuro regno sarebbe stato guidato da chi avrebbe seguito le indicazioni di Jahvè. Su questo regno avrebbe governato il Messia, l'Emmanuele, discendente di Davide.
E' anche il profeta degli oracoli messianici della Vergine (7,14) e del Germoglio di Jesse (11,1).
Visse sotto il regno di Acaz e di Ezechia ed iniziò la sua predicazione quando la potenza assira era all'apogeo. |
LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Sembra che il libro di Isaia, ritrovato in due rotoli a Qumran verso la fine degli anni '40, possa essere in parte originale, scritto da lui ed in parte redatto da altri autori, suoi seguaci, che a lui si ispiravano.
È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V secolo a.C. ad opera di un autore ignoto, sulla base di oracoli e testi precedenti di diversa origine.
Gli eventi narrati nel libro (la guerra siro-efraimitica (736 circa), l'annessione del regno di Israele all'impero assiro (724-720, l'assedio di Gerusalemme (704 circa), l'ascesa di Ciro il Grande, imperatore dei Persiani (553-530), coprono un arco temporale molto ampio il che fà per forza presupporre l'intervento di altri redattori che abbiano voluto una naturale continuazione del racconto del Profeta.
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E' un libro di oracoli e profezie nella cui prima parte si parla del giudizio di Jahvè su Gerusalemme e su Giuda, corrotte ormai quasi come Sodoma e Gomorra, tanto da accettare l'idolatria. Isaia vede il trono del Signore circondato di angeli e serafini uno dei quali con un carbone ardente gli purifica la bocca.
Egli viene incaricato di annunciare la parola del Signore. La parola profeta, per lui, non significa colui che parla prima che qualcosa avvenga, ma viene intesa come colui che parla per conto di un altro. il profeta, dunque, trasmette agli uomini ciò che non è possibile ascoltare direttamente.
Si parla quindi della condanna dei nemici di Israele, della consolazione che attende il popolo eletto da Dio, della speranza del riscatto, del rimprovero per gli errori e le infedeeltà di Israele.
Isaia usa spesso espressioni ed immagini intense e poetiche, usa una scrittura scorrevole e comunicativa.
Il libro viene così suddiviso:
- Oracoli per Giuda e Gerusalemme (cc.1-12)
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Oracoli contro le nazioni (cc.13-23)
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Giudizio contro la “città del nulla” e restaurazione d’Israele (cc.24-27)
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Oracoli su Israele e Giuda (cc.28-33)
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Liberazione di Sion e distruzione di Edom (cc.34-35)
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Liberazione di Gerusalemme dagli eserciti nemici (cc.36-39)
La seconda parte invece si riferisce alla:
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Liberazione d’Israele e caduta di Babilonia (cc.40-48)
- Alla s
alvezza di Sion (cc.49-55)
La terza parte è più complessa perchè composta da oracoli di origini diverse e che in parte si rifà al Deuteronomio, in cui il ritorno dall'esilio è collegato alla salvezza della maggior parte degli uomini, sullo sfondo di un nuovo cielo e di una nuova terra:
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Peccato e salvezza (cc.56-59)
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Gloria di Gerusalemme (cc.60-62)
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Giudizio per i ribelli, salvezza per i servi fedeli (cc.63-66)
Il punto focale del suo libro è la santità di Dio che avrebbe dovuto essere imitato dal popolo.
La Chiesa cristiana ha dato grande importanza al Libro di Isaia, che appunto viene considerato il primo dei Profeti maggiori, perchè in essi si intravvede già la figura di Gesù, particolarmente nel Libro dell'Emmanuele e nel Libro della Consolazione.
L'Emmanuele è il Bambino nato per la salvezza di Israele. da una donna giovane vergine che dà vita a un regno di amore e di giustizia attraverso la Redenzione. La figura del servo di Javhè è la prefigurazione di Gesù che si immola per l'umanità. |
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MALACHIA
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LIBRO DI MALACHIA
Il suo libro è formato da sei capitoli quasi tutti omogenei: Dio (Jahvé) o il suo profeta, fà un'affermazione che viene discussa dai fedeli e dai sacerdoti, sotto forma di un discorso che contiene moniti di dannazione e assicurazioni di salvezza.
In questi libri sono messi sotto accusa le colpe non solo dei fedeli ma anche dei sacerdoti, perchè si pensava solo all'esteriorità e non tanto più al significato religioso dei riti celebrati. Sono poi bollati come scandalosi i matrimoni misti e i divorzi.
Malachia, infine, invita i fedeli ad aver pazienza, ad attendere l'arrivo del Signore e il suo libro si conclude con una riflessione sul destino ultimo con una visione che proclama la venuta di un inviato del Signore (riconoscibile poi in Giovanni Battista), che dividerà i cattivi dai buoni fedeli.
Nulla ha a che vedere con questo Profeta e quanto detto sopra sul suo Libro, "La profezia di Malachia", di molto successiva, un testo che contiene 111 motti profetici dedicati ai papi, a partire da Celestino II, quindi dal XII secolo, fino alla presunta fine dei tempi. |
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MICHEA
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Michea (il cui nome ebraico significa "Chi è come Dio?") è uno dei Profeti minori vissuto tra il 737 a.C ed il 690 a.C., nato in un villaggio rurale vicino a Gerusalemme, durante i regni di Jotham, Acaz ed Ezechia. Probabilmente faceva parte di una famiglia ricca il che gli aveva permesso di ricevere una buona educazione e di istruzione adeguata. Ciò si deduce daI suo modo di scrivere e presentare le sue profezie.
Illuminato da Dio iniziò la sua predicazione destinata a riportare i Giudei all'antica osservanza dei Comandamenti, quindi a Dio.
Viene ricordato come santo dalla Chiesa Cattolica il 21 dicembre.
LIBRO DEL PROFETA MICHEA
Il libro di Michea è formato da vari oracoli di ammonimenti e di accusa ma anche di incoraggiamento e di speranza. Quello più noto si riferisce alla nascita di un re a Betlemme, dove era nato Davide.
E' diviso in 4 sezioni che riguardano:
- Denuncia da parte di Dio dei peccati dei discendenti di Giacobbe e dei capi e relativi castighi che ridurranno le città in rovine
- Rinnovamento di Gerusalemme e annuncio dell'arrivo del Messia
- Denuncia dell'immoralità e della corruzione
- Perdono di Dio e nuova esaltazione di Israele.
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NAHUM |
Il Profeta Nahum (derivato da Nehemia che significa "Jahwe ha consolato") nacque probabilmente a Elcos nel VII secolo a.C..
E' uno dei Profeti minori.
Probabilmente fu testimone della caduta di Ninive (612 a.C) e la sua predicazione si svolse tra il 662 ed il 612 a.C.
Nahun dàsperanza con le sue parole profetiche al regno di Giuda prima della sconfitta dell'impero assiro, però profetizza la distruzione della città di Ninive. Ai suoi compatrioti il profeta chiede di ringraziare Dio, rispettando gli impegni verso di Lui. Alla fine del suo libro è inserita una lamentazione satirica sulla sparizione di Ninive.
IL LIBRO DI NAHUM
Alcuni critici ritengono che la prima parte sia di origine posteriore nel tempo alla seconda, mentre la composizione di questa ultima è forse contemporanea all'evento profetizzato (612 a. C.).
Il libro, scritto in ebraico, è formato da tre capitoli soprattutto di oracoli e profezie sulla caduta di Ninive:
- Introduzione e inno a Dio che si fa giudice
(1,1-8)
- Salvezza per gli ebrei e condanna dei loro nemici (1,9-2,1)
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Oracolo contro Ninive (2,2-3,19)
In parte si tratta di versi poetici che tendono a sostenere l'operato del re per la rigenerazione del paese asservito dagli Assiri, ritenuti nemici non solo del popolo ma anche di Dio, il quale però li punirà con la distruzione.
E' suddiviso in due sezioni:
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la prima parte in cui si descrive Dio che punisce gli oppressori,
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la seconda in cui il Profeta descrive la distruzione di Ninive. |
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OSEA |
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Osea, il cui nome in ebraico significa "Il signore salva" o "Il Signore viene in aiuto) (VIII secolo a.C. – ...), è il primo dei Profeti minori, figlio di Beeri, visse durante il regno d'Israele nell'VIII sec. a.C.
Osea è di poco successivo al Profeta Amos e forse in parte contemporaneo di Isaia e Michea.
IL LIBRO DI OSEA
Il libro di Osea è una storia di tradimenti e di inganni orditi da Israele contro Dio che invece è sempre fedele al suo popolo.
Questo rispecchia anche il suo dramma personale: Dio propone al profeta il matrimonio con una donna di facili costumi, forse del tempio. I figli dovranno essere chiamati Jezreel, Lo-Ruhama e Lo-Amni.
Pur dolorosamente ferito, Osea continua ad amare sua moglie e la riscatta, perdonandola e riaccettandola.
Tutto ciò rispecchia il fatto che Israele è diventata come una prostituta che ha abbandonato Dio per altri uomini, ma Egli dopo la punizione, rinnoverà l'alleanza con il suo popolo. |
Nelle parole di Osea c'è un richiamo ai capi israeliti corrotti ed anche ai sacerdoti che non si comportano secondo le leggi di Dio e tutto questo non ha che frutti negativi sul popolo che reagisce con violenza a questo stato di cose.
Il profeta si lamenta per queste caratteristiche negative della gente del suo tempo e per il dominio assoluto dei quattro re che si susseguiranno
in breve tempo sul trono, l'ultimo dei quali
verrà presto ucciso da un nuovo esecrabile monarca che pattuirà un accordo con Damasco contro gli Assiri, ma finirà per perdere la guerra.
La prima parte del libro contiene degli oracoli profetici sui peccati d'Israele che vengono condannati. Anche qui il matrimonio viene riportato come un simbolo dell'unione di Dio con il suo popolo. Il profeta indica come negativo il culto dei cananei e la politica del re che ricerca l'alleanza di altri re ma non di Dio.
A causa di queste profezie che fanno ritenere Osea pazzo ai suoi contemporanei, egli viene perseguitato, ma Dio gli farà anche profettizzare che Israele verrà perdonata e che darà ad essa amore e fertilità. |
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SAMUELE
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Samuele, che in lingua ebraica significa: il suo nome è Dio", o "il nome di Dio", ma in aramaico "il Signore ha ascoltato", è Profeta e "giudice" in senso biblico. Probabilmente nacque e visse nell'XIi sec. a.C. |
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La sua storia viene narrata nel primo dei libri a lui attribuiti. Apparteneva alla tribù di Efraim ed era figlio di Elkanah e della sua seconda moglie Hannah.
Sua madre, era sterile e veniva per questo derisa da Peninnah, prima moglie di Elkanah, che gli aveva già dato due figli.
Allora Hannah, recatasi presso il santuario di Silo, pregò ardentemente il Signore che le concedesse di procreare un figlio . Così avvenne ed ella, che volle chiamare il bambino Samuele, per ringraziamento lo consacrò a Dio, con il voto di nazireato.
Lo lasciò presso il Tabernacolo accanto al vecchio sacerdote Eli.
Alla morte di Eli avvenuta alla notizia che l'Arca dell'Alleanza era caduta nelle mani dei Filistei, ancora ragazzo, Samuele diventa giudice e profeta del suo popolo che raduna nella lotta contro i nemici, conducendolo alla vittoria.
Successivamente Samuele proclamerà giudici d'Israele i suoi due figli Abia e Gioele.
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SOFONIA
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Sofonia (VII secolo a.C. Ca), il cui nome significa "Colui che Dio protegge", è un Profeta minore di cui non si hanno notizie certe, se non che dovrebbe aver operato durante il regno di Giosia, cioè tra il 640 ed il 604 a.C.
Autore del libro omonimo, viene ricordato dalla Chiesa cattolica il 3 dicembre.
Il suo libro inizia in maniera del tutto diversa da quello degli altri Profeti, poichè inizia
con questi versi:
"Parola del Signore, rivolta a Sofonia, figlio dell'Etiope, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia figlio di Amon, re di Giuda", quindi in modo inusuale, definendosi "Figlio dell'Etiope".
Si potrebbe quindi pensare che fosse di origine etiope ma discendente comunque da una famiglia di Giuda.
Il Libro di Sofonia, scritto in ebraico, consta di 3 capitoli contenenti delle esortazioni al popolo ebraico, a seguire la legge di Dio da cui si è allontanato per abbracciare culti pagani, degli oracoli alquanto severi contro le altre nazioni e contro Gerusalemme stessa, che ha compiuto ogni sorta di abominio e corruzione, ma anche speranza di salvezza per Israele e per le nazioni che ritroveranno l'umiltà e la giustizia davanti al Messia disceso sulla terra.
L'immagine più potente è quella relativa al “giorno del Signore”, già descritto da Amos e da Gioele, che viene sottolineata con dovizia di particolari e di immagini. |
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ZACCARIA
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Zaccaria, di cui non si conosce la data di nascita, (... – IV secolo a.C.) è uno dei Profeti minori, vissuto durante il periodo posteriore all'esilio in Babilonia. Il suo nome significa "Jahvé ricorda" o "Jahvè si è ricordato" o "memoria di Dio". Viene ricordato come santo dalla chiesa cattolica che lo celebra il 6 settembre.
Su questo personaggio, nei secoli, si sono fatte molte interpretazioni e supposizioni:
- viene citato come figlio di Barachia e nipote di Iddo, appartenente alla tribù di Levi, nato a Galaad, come viene citato dal Libro di Zaccaria nell'Antico Testamento,
- ma
c'è chi lo interpreta come il Zaccaria, figlio del sommo sacerdote Joiada che visse durante il regno di Gioas, che si allontanò dalla religione dei padri seguendo altri dei. Agli aspri rimproveri di Zaccaaria, il re rispose facendolo lapidare nel tempio della città santa.
- Altri, invece, lo ritengono figlio di Barachia; probabilmente nato in Babilonia, e trasferitosi poi in Palestina assieme ad altri esuli tutti desiderosi di ricreare un nuovo Israele ed un nuovo tempio. Ma la costruzione del tempio venne sospesa poco dopo e non sembrava che vi fosse intenzione di riprenderla. Tuttavia sotto lo sprone del profeta Aggeo e di Zaccaria, suo contemporaneo, i lavori vennero riattivati e probabilmente Zaccaria ne vide anche il compimento.
- Altri ancora lo ritengono essere il padre di Giovanni Battista, di indubbia stirpe sacerdotale, a cui l'angelo Gabriele aveva preannunciato la nascita di un figlio.
- oppure Zaccaria, che fu ucciso "fra il tempio e l'altare", come viene ricordato nel Vangelo di Matteo, in cui si cita "figlio di Barachia" mentre nel Vangelo di Luca ne viene omessa la paternità.
Il suo essere sacerdote si rileva dall'importanza che dà alla ricostruzione del Tempio, ai digiuni, alla purezza e alla santità della terra, alla conversione. |
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Il suo libro è formato da due parti, la prima sicuramente attribuibile a lui (1-8), la seconda (9-14), composta in stili e contenuti diversi, forse opera di profeti sconosciuti ed eseguiti in epoca successiva, tanto che questa parte viene definita "Secondo Zaccaria).
Nella parte a lui attribuita, Zaccaria annuncia la salvezza per il popolo ebraico e fa appello alla conversione, attraverso visioni e oracoli che hanno come centro focale il tempio, di cui si sta per iniziare la ricostruzione ed il culto che vi si celebra, nonchè la figura del sacerdote Giosuè, esempio di santità non solo per il popolo ebraico ma anche per i pagani. In questi capitoli egli fa appello alla conversione, al digiuno e alla penitenza.
Nella seconda parte, il "Secondo Zaccaria", probabilmente di qualche secolo più tardi, si fa sempre più insistente l'annuncio della salvezza attraverso l'arrivo del Messia, giusto e vittorioso, ma anche umile e pacifico, si condannano i falsi pastori e si parla del rinnovamento e della nuova grandezza di Gerusalemme. |
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Continua
- per altri testi sull'argomento, vedere all'articolo:
e, a proposito di animali, In Collaborazioni, del Prof. Franco Frilli:
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