Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università di Udine che ha fornito anche le immagini.

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"N.B.: L'Autore prescrive che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi (sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo, Periodico) ."

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L’APE NELL'ARTE NAIF DI GIULIANO ZOPPI

 

Renzo Barbattini
Giovanni Miani

Università di Udine

 

Nei suoi numerosi dipinti che vedono l’apicoltura come tematica costante, Giuliano Zoppi riprende lo stile pittorico naif: L’immagine è volutamente semplificata, le figure umane rappresentate sono stilizzate e le architetture prive dei criteri costruttivi.
Per l'artista dipingere un quadro è un gesto creativo legato al sentimento di chi lo compie

Giuliano Zoppi, nato nel 1955 in provincia di Piacenza e residente a Parma, ha coltivato fin dall’infanzia la passione per la pittura. Sue opere si trovano in diversi Musei Internazionali, permanenti, di Arte Naïf, e ha al suo attivo numerose esposizioni in Italia, in tutta Europa e Canada.
È definito un pittore “primitivo-moderno” per la sua opera di chiara espressione naïf, istintiva, ironica e geniale nello stesso tempo.
In questo caso si può parlare di correzione fatta in “corso d’opera”.
L’artista, infatti, inviò la fig. 1, molto bella ma contenente una “venialità” di tecnica apistica, d’altra parte ammissibile in un’opera d’arte!

Figura 1 - Apicoltore al lavoro


All’occhio dell’apicoltore balza un comportamento che non si deve tenere quando ci si avvicina a un apiario.
Per evitare di essere punti dalle api (quando si visitano gli alveari, come sta facendo l’apicoltore del dipinto), non bisogna stazionare di fronte agli alveari ma occorre sempre accostarsi stando di fianco o posteriormente; in tal modo non si ostacola l’andirivieni delle api stesse.

Un’altra precauzione comportametale che va tenuta presente – com’è ben rappresentato nel dipinto! - è quella di non avvicinarsi agli alveari senza le difese necessarie usate dagli apicoltori, soprattutto la maschera, utilissima per proteggere il viso.
L’artista ha recepito queste osservazioni e ha eseguito, successivamente, il dipinto ripreso nella fig. 2 dal titolo Apicoltore al lavoro.
Il dipinto è stato utilizzato anche per illustrare il libro “Lo scolaro” riportante testi di letteratura italiana, di Palma Marretta (editore Il Fiorino, 2010).

Figura 2 - Il nuovo bquadro che rappresenta un Apicoltore al lavoro


Nel 2009, Giuliano Zoppi ha dipinto una piccola grafica (china e matite colorate) dal titolo Impollinazione.
Nel quadro (fig. 3) è rappresentato il particolare meccanismo di impollinazione (1) della diffusissima salvia dei prati (Salvia pratensis), specie da tutti conosciuta e appartenente alla famiglia delle labiate. La corolla dei suoi fiori è formata da tipici petali che, data la loro forma, sono chiamati labbro superiore e labbro inferiore.

Figura 3 - Impollinazione


Il pistillo presenta uno stilo ricurvo che segue l’andamento del labbro superiore; lo stimma - la parte terminale dello stilo sulla quale devono appoggiarsi i granuli di polline - è bifido e sporgente dalla corolla stessa.
Sotto lo stilo sono situati due stami dall’andamento pressoché parallelo; sono attaccati al fiore tramite una struttura a fulcro che gli permette di abbassarsi.
Quando un insetto pronubo - ape “domestica” o apide selvatico (ad es.: il bombo) - penetra nel fiore per raggiungere i nettarii, provoca il basculamento degli stami.
In tal modo si ha l’abbassamento delle antere con deposito del polline sul dorso dell’insetto.
In questo primo momento il fiore è maturo unicamente nella sua parte maschile.
Le cellule germinali femminili, infatti, raggiungono la maturità un po’ più tardi.
Quando ciò si realizza, il pistillo s’incurva ulteriormente e gli insetti che giungono a bottinare depositano obbligatoriamente sul suo stimma il polline raccolto su di un fiore visitato in precedenza.
Osservando il quadro nel suo complesso, si nota come l’ape e la salvia siano stati localizzati dall’artista in posizione centrale e in primo piano rispetto all’osservatore.
L’ape può essere vista come un tramite tra gli animali notoriamente addomesticabili (il cane e i gatti presenti alla sinistra del quadro) e le farfalle (che i bambini cercano di catturare alla destra del quadro).
Quest’ultime sono anch’esse degli impollinatori, come le api ma, a differenza di queste, non possono essere addomesticate. La presenza umana, oltre che dai bambini, è rafforzata dalla presenza delle case sullo sfondo del quadro.

Figura 4 - La torre del duomo di Parma - Visione intera

Tra le sue numerose opere vi è anche La Torre del Duomo di Parma.
In relazione a questo quadro Zoppi dice: «Ho deciso di realizzare questo dipinto guardando le varie torri e campanili della mia città, ma in modo particolare quella del Duomo di Parma, perché pur essendo stata costruita circa 800 anni fa è ancora attualissima con uno stile sobrio, elegante e che potrebbe sostituire benissimo certe costruzioni moderne prive di significato fatte da architetti senza storia e senza pregiudizi.
La torre che ho dipinto è il frutto della mia immaginazione subli-mata con la realtà che ha reso vivo il mio pensiero. Ho immaginato questa torre come se fosse animata e viva, con giardini pensili, ragazzi e animali.
Ho inserito anche alcune api (fig. 5) che fanno parte della nostra vita e rappresentano un fondamento per la nostra esistenza. La mia torre è uno dei campanili della mia città, ma è come se fosse un gigante buono che mi rassicura tutti i giorni e che ogni volta che lo guardo mi ispira forza e voglia di vivere...».

Figura 5 - Particolare


Sempre nel 2009, Giuliano Zoppi ha realizzato La sciamatura (fig. 6).

il quadro oltre che bello è, per diversi motivi, realistico. Si usa sempre, infatti, l’affumicatore per recuperare uno sciame. Nel dipinto sono rappresentate più persone che fanno frastuono con piatti, campane e legni: si tratta di una tecnica usata dai vecchi apicoltori che imitavano il tuono del temporale, battendo falci o percuotendo bidoni di latta.
Si pensava che il chiasso “invogliasse” le api a entrare nell’arnia apposita: oggi si sa che tutto ciò è assolutamente inutile! Si nota anche una persona con un “pigliasciami” in una mano e un secchio (probabilmente pieno d’acqua) nell’altra. Quest’ultima è una tecnica molto più razionale della precedente in quanto l’acqua arresta lo sciame o, perlomeno, evita che se ne vada dalla posizione in cui si è fermato oppure raggruppa le api posate.
Appoggiata al suolo c’è un’arnietta “portasciami”.
L’artista, quindi, ha voluto rappresentare un racconto orale di vita contadina molto suggestivo.

Figura 6 - Sciamatura


In conclusione di questa carrellata, riportiamo A lezione dal Professor Rousseau, del 2009 (fig. 7), in cui si notano alcune api sulla valigetta portata dalla bambina (fig. 8).

Giuliano Zoppi l’ha eseguito in occasione di una mostra collettiva dedicata a Henri Rousseau nel 2010, quando ricorreva il centenario della morte. La mostra si è tenuta nel chiostro dell’Abbazia benedettina di Saint Nicolas a Verneuil sur Avre (Bassa Normandia).
L’immagine di Rousseau è stata presa da un suo famoso dipinto, la scena dei ragazzi è immaginaria: l’artista ha concepito il dipinto come se Henri Rousseau dopo avere realizzato i suoi celebri dipinti sul muro alla sue spalle potesse insegnare ai ragazzi la pittura. La costruzione che è alle sue spalle rappresenta una parete del luogo dove il dipinto è stato esposto la prima volta.

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Considerazioni conclusive



Le opere analizzate, come suggerisce lo stesso Zoppi nel considerare la sostanziale antiteticità tra l’arte accademica e quella naif, sono delle realizzazioni, per così dire, sentimentali, difficilmente inquadrabili in una tendenza artistica definita.
Certamente lo stile è fortemente influenzato dalla più genuina lezione pittorica di Henri Rosseau, a cui molto deve dal punto di vista strettamente formal

Nei dipinti di Zoppi si nota un voluto “infantilismo” pittorico, in perfetta coerenza con l’ottica naif, per cui le figure umane sono prive della proporzionalità compositiva, il paesaggio è assai distante da una fedele rappresentazione del vero, i particolari architettonici paiono prescindere dalle logiche costruttive.
Analogamente, la stesura cromatica è semplificata, priva delle gradazioni chiaroscurali; i colori impiegati sono quelli primari, stesi sulla tela attraverso campiture uniformi e omogenee
L’artista sembra voler riportare il lavoro pittorico alla creatività pura, intesa come atto istintuale non filtrato dalle norme del disegno ufficialmente canonizzat
L’immagine che ne scaturisce è quindi immediata, e dunque in grado di essere compresa da un pubblico trasversale, non solamente da chi possiede un bagaglio culturale e artistico rilevante.
E’, in definitiva, un’arte accessibile alle masse, concepita per essere fruita dalle masse.

Allo stesso modo Zoppi rifugge dalle sperimentazioni creative che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’arte contemporanea, dalle installazioni all’uso delle nuove tecnologie come, ad esempio, l’arte pop o la video arte: per lui l’arte visiva si realizza a partire dal disegno quale matrice imprescindibile.

 

 

Note


(1) II fatto di visitare un fiore al fine di raccogliere il nettare e il polline non significa, però, che 1’impollinazione di questo fiore avvenga automaticamente. Moltissime specie vegetali, infatti, sono caratterizzate da precisi meccanismi fiorali che in modo obbligatorio devono essere messi in atto affinché l’impollinazione sia efficace.
Nella letteratura scientifica è riportato in dettaglio su come funzionano i diversi meccanismi di impollinazione

 

Bibliografia


- (Barbattini R., 2009 - Parliamo di figurine apistiche. Le figurine Liebig dedicate alle api/2. Didattica delle Scienze, 44 (259): 37-42.

- Barbattini R., Frilli F., 1993 - Api e fiori. In AA. VV. Il Tagliamento nell’alta pianura friulana - Storia, ambiente e cultura, Comune di Spi-limbergo: 57-70

- Barbattini R., Bergamini G., 2012 - L’ape nell’arte naïf (III parte). Apitalia, 38 (6): 37-43.

- Bihaliji–Merin O., Tomasevic N.B., 1984 – L’Art Naïf, Encyclopédie mondiale. Ed. Edita Bibliothèque des Arts (Paris).

- Contessi A., 2004 – Le api: biologia, allevamento, prodotti. Edagricole, Bologna: 497 pp.

- Greatti M., Zoratti M. L. 1997 - Api e agricoltura. L’impollinazione. ERSA Friuli-Venezia Giulia: 24 pp.

- Ricciardelli D’Albore G., Intoppa F., 2000 – Fiori e api. La flora visitata dalle api e dagli altri apoidei d’Europa. Calderini edagricole, Bologna: 253 pp.

- Simonetti G., Frilli F., Barbattini R., Iob M., 1989 - Flora di interesse apistico; uno stu-dio di botanica applicata in Friuli-Venezia Giulia. Apicoltura, 5: 377 pp

- Zoppi G., 2002 – Un battito di gioia. Tipograf, Parma: 40 pp.

- Zoppi G., 2011 – Una dolce alchimia della memoria. Stamperia, Parma: 80 pp

 

- da APINSIEME, SETTEMBRE 2016, RIVISTA NAZIONALE DI APICULTURA

 

 

 

 

 

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Di alri autori:

 

- sull'argomento "Miele" in Collaborazioni varie, di Maria Cristina Caldelli: DOLCILOQUIO - A TAVOLA CON IL MIELE ITALIANO.


- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura"

 
 

 

 

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