La pittrice americana
guarda al mondo della
natura come una fonte
di ispirazione costante.
Tra i soggetti rappresentati,
i ritratti femminili
rimandano sovente
ai dipinti della tradizione
pittorica classicista
del Cinquecento italiano.
Dominante è il ruolo
della figura dell’ape,
la quale forma essa stessa
alcuni particolari dell’opera,
come i copricapi, le collane,
financo lo sfondo stesso.
Quest’artista (http://leabradovich.com)
è nata nel 1955 negli Stati Uniti,
precisamente a Chisholm, Minnesota;
vive e opera a Santa Fe, New Mexico.
Le sue opere rivelano uno spiccato
interesse per il mondo naturale in ogni sua
sfaccettatura, che l’artista sapientemente
utilizza per la realizzazione di figure
umane, specialmente femminili ma anche,
in qualche caso, maschili.
I soggetti attingono sovente al
repertorio della tradizione figurativa
dell’arte sacra.
Ricorrenti sono le immagini
di graziose donne e fanciulle
che richiamano l’iconografia
religiosa, in cui un ruolo di
primo piano nell’economia
della rappresentazione è svolto
dalle api.
Sono, infatti, tali insetti a formare
l’aureola e i simboli cristiani,
oltre che i paramenti
liturgici.
Analoga importanza
le api assumono anche in altri
lavori di Lea Bradovich, nei
quali formano, con la loro minuziosa
e metodica disposizione,
i copricapi di uomini o
donne di elevata estrazione sociale.
L’elemento naturale si
coniuga perfettamente con
l’elemento umano, così da
formare un connubio indissolubile.
Lea Bradovich ci ha mandato
belle immagini di alcune sue
opere.
Il filo conduttore della
sua produzione artistica deve
essere visto in una sorta di affinità
elettiva fra componente
umana e componente naturale,
quasi fossero due poli tra loro
inscindibili.
Entrambi questi aspetti trovano una consonanza
tale per cui si potrebbe ben parlare
di antropomorfismo naturale o di naturalismo
antropomorfo.
Si veda, a questo proposito, 19th Century Queen Bee (Fig. 1).opera che, come anche suggerisce il titolo
stesso, è tutta giocata sulla identificazione
del ritratto della nobildonna con l’ape.
L’intero spazio della rappresentazione è, del resto, pensato per tale riferimento: il copricapo,
l’abito dettagliatamente descritto, financo
lo sfondo che circonda la donna.
Analogo discorso si
ritrova in Manorbee (Fig. 2), dipinto nel
quale la figura maschile
si coniuga armonicamente
con
le figure delle api
che abbelliscono i
suoi abiti, così pure
lo sfondo.
Non mancano fanciulli
tra i soggetti
dipinti dalla Bradovich,
come evidente
in opere quali Honey
child (Fig. 3) o Daughter
of the hive (Fig.
4) o ancora Beehaloed (Fig. 5).
La realizzazione di
questi ritratti risente,
dal punto di
vista formale, della
tradizione figurativa
rinascimentale,
evidente soprattutto
nella delicatezza
con la quale
sono resi i tratti fisiognomici dei volti,
nell’eleganza delle vesti, nell’equilibrio della
composizione per cui, come detto, il soggetto
rappresentato si inserisce armonicamente
all’interno dello spazio della
composizione.
In particolare, Queen
Bee (Fig. 6) sembra recuperare dal punto
di vista della figurazione la grande tradizione
dell’arte classicista rinascimentale (1).
Il
volto femminile, il quale scruta l’osservatore
con una gelida fissità e un certo distacco,
può ben essere accostato ai celebri
ritratti della produzione artistica quattrocentesca.
Particolarmente accentuata è la simmetria
formale, per cui l’immagine è costruita attraverso
forme geometriche, che delineano
il volto femminile, il lungo collo, il copricapo
della donna.
In questo come negli altri ritratti, accanto
alla signorilità formale che esprime al meglio
la nobiltà sociale, particolarmente rilevanteè la ieraticità degli effigiati, visibile
soprattutto nella posa impassibile e nello
sguardo raggelato in una profonda fissità.
Un interesse particolare pare avere, per l’artista,
il mondo delle api: i riferimenti a questo
insetto sono numerosi e costanti
nell’opera: nel copricapo formato da due
enormi api disposte scrupolosamente su dei
fiorellini, negli orecchini, nella veste minuziosamente
definita, con delle minuscole
api che contribuiscono ad adornarla, nello
sfondo composto unicamente da una sorta di alveare.
La figura della donna s’inserisce
armonicamente nello sfondo, con il quale
s’immedesima totalmente, diventando
parte integrante di esso.
Per le opere di Lea Bradovich si potrebbe
dunque dire, pur nell’autonomia delle differenti
indagini culturali, ciò che Baruch
Spinoza (1632-1677) disse per la filosofia,
Deus sive natura, intendendo dire che la naturaè tutto, anzi il Tutto, la sostanza da cui
tutto deriva e a cui tutto torna.
In altre parole,
Natura naturans, la natura che ha in
sé il proprio principio.
La natura è un tutto
organico di cui l’uomo non è se non una
singola parte in sé manchevole e inscindibile
dalla totalità.
È la visione del mondo che da Spinoza
passa al movimento culturale dello Sturm
und Drang e, successivamente, alla concezione
letteraria e filosofica del primo Goethe
e al suo classicismo della natura.
Tale classicismo, che deriva anche dalla
profonda affinità di Lea Bradovich con
l’arte visiva rinascimentale (in particolare
la ritrattistica), è rielaborato e filtrato
dalla personale sensibilità dell’artista, la
quale guarda alle esperienze figurative
d’inizio XX secolo, in particolar modo al
Surrealismo.
Nelle opere della pittrice le api, nella loro
ordinata e metodica disposizione all’interno
dei dipinti, sortiscono nell’osservatore un
effetto d’iniziale spaesamento non dissimile
dall’effetto prodotto da certi dipinti di esponenti
del movimento artistico surrealista
quali, ad esempio, Renè Magritte (1898-
1967) e Paul Delvaux (1897-1994).
Entrambi
questi due grandi artisti sono
dunque due delle matrici culturali più vicine
alla concezione pittorica di Lea Bradovich.
Ciò che accomuna la pittrice a
Delvaux è infatti la rappresentazione di
donne impassibili e dallo sguardo enigmatico,
di Magritte è l’interesse per l’inconsueto,
l’accostamento di cose comunemente
estranee (nel caso di questa pittrice si vedano
le api che formano particolari iconografici
rilevanti delle figure umane).
L’accostamento inconsueto è, anche in questo
caso, realizzato con uno stile del tutto
impersonale e attento al realismo e all’oggettività
delle cose. |
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