Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

RICORDO DI PAPA GIOVANNI PAOLO II

 

 

Di questo grande Papa è stato detto tutto, la sua vita è stata narrata in ogni particolare, tramite i reportages, i collegamenti in tempo reale, le fiction televisive, le riviste, gli album di figurine, le immagini stampate di ogni dimensione...
E' stato osannato e criticato per le sue affermazioni, per il suo comportamento, per i suoi anatemi...

Ma la cosa che rimane di lui, oltre il ricordo personale che quasi ciascuno - almeno di noi italiani - ha nel cuore, è la sua grande umanità, l'essersi fatto piccolo coi piccoli, grande coi grandi, di aver accarezzato, baciato ogni genere di gente e di terre, di aver amato con tutto il suo corpo, con tutta la sua anima, con tutta la sua mente Gesù Cristo che lui rappresentava in terra.
E questo era visibile in ogni suo gesto, in ogni suo sorriso, in ogni sua parola. L'ha dimostrato combattendo contro gli accidenti e le malattie, con la forza del suo fisico vigoroso, della sua volontà ancor più vigorosa, ma con l'aiuto di Qualcuno dall'alto che lo seguiva e lo proteggeva sempre.

Voglio ricordare quello che di lui ha detto un altro grande vecchio, Indro Montanelli, in occasione del Giubileo dei giovani (Corriere della sera 17 agosto 2000):
"Questo vecchio nonno che le parole, anche nella sua lingua, le spiccica male, con fatica, ha detto ai giovani cose di cui la più moderna e aggiornata ha duemila anni di età. Ma è proprio questo, credo, che i giovani inconsciamente cercano in un mondo dell'effimero come quello in cui noi li abbiamo fatti crescere; qualcosa che non abbia tempo perché è eterno, e che gli offra alcunché di stabile su cui posare - e riposare - i piedi".


Non aggiungo altro, non ce n'è bisogno, ameremo e ricorderemo sempre Giovanni Paolo II come il "Papa venuto da lontano" che ha saputo amalgamarsi alla folla, che l'ha saputa guidare, educare ed ha lasciato un'impronta indelebile nel cuore del mondo.

 

 

Immaginette tratte da due
quadri del pittore Giuseppe Afrune

A GIOVANNI PAOLO II

Per te si è fermato il mondo!
E anche se per poco la violenza, le guerre...,
e forse è già un segno che qualcosa può cambiare!
Sarebbe così facile...!

E sembra semplice
mentre i potenti della terra
pregano uniti dinanzi al tuo corpo
esposto all'abbraccio amoroso e sadico
delle folle sterminate, che da Roma e dal mondo
accorrono per un ultimo "Grazie",

In un silenzio compatto ed inatteso
che gravita su quella bara di legno deposta sul sagrato
e su cui è impresso l'emblema di Maria,
una Roma attonita e silente celebra
l'ultimo tuo Giubileo,
con un nostalgico sguardo a quella finestra sul mondo
da cui infaticabilmente la tua parola e la tua forza
s'irradiavano per evangelizzare.

Forte come quel legno,
levigato dal tempo e dalle prove,
che hanno solo scalfito e indebolito
il tuo fragile corpo visibile,
rendendo più vigoroso il tuo messaggio,
stanco ma indefettibile servo di Cristo
hai compiuto il tuo impegno di Pastore,
errando atraverso i continenti
ed ora finalmente riposi
nel sonno senza tempo del giusto.

Spronati dall'esempio e dalle tue parole,
non avremo paura
e forse anche noi riusciremo
ad essere messaggeri di pace e di perdono.

Patrizia di Cartantica

 

 

Questa Poesia è stata pubblicata dalla Editrice Barbieri, sul numero 40 (Aprile-Giugno 2005) della rivista "Santini et Similia"

 

******

 

LETTERA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE

 

"La Chiesa - scrivevo nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem - « desidera ringraziare la santissima Trinità per il "mistero della donna", e, per ogni donna, per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le "grandi opere di Dio" che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei » (n. 31).

2. Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell'umanità.

Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.

3. Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l'intera umanità di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni. Ma se in questo non sono mancate, specie in determinati contesti storici, responsabilità oggettive anche in non pochi figli della Chiesa, me ne dispiaccio sinceramente.
Tale rammarico si traduca per tutta la Chiesa in un impegno di rinnovata fedeltà all'ispirazione evangelica, che proprio sul tema della liberazione delle donne da ogni forma di sopruso e di dominio, ha un messaggio di perenne attualità, sgorgante dall'atteggiamento stesso di Cristo.
Egli, superando i canoni vigenti nella cultura del suo tempo, ebbe nei confronti delle donne un atteggiamento di apertura, di rispetto, di accoglienza, di tenerezza. Onorava così nella donna la dignità che essa ha da sempre nel progetto e nell'amore di Dio.
Guardando a Lui, sullo scorcio di questo secondo millennio, viene spontaneo di chiederci: quanto del suo messaggio è stato recepito e attuato...?

 

 

******

 

Corpus Domini

Da "Quaderno a Quadretti"
di Patrizia di Cartantica

( Diario depositato presso Archivio Diaristico Naz.le - Comune di Pieve S. Stefano)

 

Oggi in Via Merulana passerà il Papa, portando tra le mani l'Ostensorio con il Santissimo, per la consueta processione del Corpus Domini, che dalla Basilica di San Giovanni in Laterano lo condurrà a quella di Santa Maria Maggiore. Sono già tre giorni che in giro c'è aria di voler mettere ordine: vigili vanno e vengono senza sosta, controllando ogni angolo, uomini in tuta sistemano le striscie bianche e rosse, inutili però a trattenere l'entusiasmo dei fedeli che si affolleranno al passaggio del Santo Padre, lungo i bordi della strada.
Stamani presto l'asfalto è stato irrorato di acqua con rumorose macchine e i bidoni della spazzatura sono stati accostati agli angoli delle vie interne, dai muri sono stare raschiate via, ove possibile, le immagini pubblicitarie e quelle politiche... insomma gli idoli di questa nostra società consumistica. Il traffico, nonostante queste varie attività, scorre veloce sulla strada senza i quotidiani problemi. E'' quasi un piccolo miracolo.

Ieri minacciava pioggia ma, come sempre, la giornata si è rischiarata e il passaggio del Papa si svolgerà sotto un cielo sereno. Ora, infatti, c'è un bel sole tiepido e fa piacere sentirselo addosso e il verde degli alberi che costeggiano la via è deciso e pulito; le chiome svettano dritte, senza neanche ondeggiare, come soldatini in parata...

... Come annunciato, la santa Messa è stata celebrata dal Santo Padre: la sua voce tremula e un pò affaticata si è potuta ascoltare per tutta la via, trasmessa dagli altoparlanti sistemati sugli alberi del viale. Nell'aria c'era un'atmosfera di attesa e di trepidazione e il traffico era inesistente -. diradato al massimo e deviato nelle vie adiacenti - ha concesso a quest'arteria pulsante di vita che è la via Merulana, un attimo di pausa, raro e simile solo a quei pochi giorni che precedono o seguono il Ferragosto romano.

Lenta, la processione aveva iniziato il suo cammino, snodandosi come un lungo nastro colorato che s'agitasse al vento, mostrando i suoi vistosi colori: dapprima gli appartenenti alle Confraternite, poi gli Ordini Religiosi, i chierici, i comunicandi, le suore e infine S.S. Giovanni Paolo II che, protetto dal baldacchino dorato, sorreggeva stanco ma con mani sicure, tenendolo stretto come un vessillo, il pesante Ostensorio sfolgorante che racchiudeva il Corpo del suo Signore.

 


Intorno a lui, quasi a serrarlo in una morsa difensiva i suoi accompagnatori e decine di guardie della sicurezza, che con occhi indagatori percorrevano la folla assiepata ai lati della strada, pronte a sventare eventuali altri possibili attentati contro il Pontefice.
Acclamazioni e fiori da qualche finestra, battimani al passaggio del mezzo che portava il santo Padre e subito dopo un ondeggiare frenetico, uno sbandamento: fedeli che, uscendo dalle transenne, si aggiungevano in coda agli altri che si dirigevano verso Santa Maria Maggiore, gente che tornava a casa in direzione opposta, ragazzini che correvano cercando di precedere la processione....

Il Papa intanto aveva raggiunto il sagrato della basilica dov'era stato allestito un improvvisato altare ornato di fiori e di luci: la piazza era gremita e dalle finestre prospicienti sporgevano teste curiose che avevano seguito il corteo dai davanzali abbelliti con drappi e coperte, là in alto sui palazzi ai lati della chiesa, le nere figure di molti poliziotti in vedetta si stagliavano nel cielo rosso del tramonto come innocue sagome di cartone...

... Intanto s'è fatta notte, una serata senza stelle ma la piazza è tutta illuminata dai fari predisposti torno torno e dalle numerose fiaccole che i fedeli hanno portato in processione. Qualche preghiera, qualche invocazione alla Madonna, poche parole del Papa, poi, quasi simultaneamente, le luci si sono spente per permettergli di andarsene indisturbato, mentre la folla curiosa rimane ancora là ad osservare i rapidi mutamenti di scena: l'altare diventato disadorno, alcuni camioncini che si fanno strada per portar via transenne e altoparlanti... Molti fedeli giunti a Roma per l'occasione, continuano ad aggirarsi per la piazza, gustandosi lo scenario e l'aria fresca della sera, poi a poco a poco anch'essi si disperdono in altre direzioni. Solo alcuni bimbi, eccitati dalla passeggiata notturna, rimangono a giocare intorno alla fontana, come piccoli passeri allegri e cinguettanti. Le finestre si sono ormai chiuse, le fiaccole spente restano a terra dimenticate, i fari che illuminano la loggia della basilica diffondono intorno un tenue chiarore aureo che dà vita - una volta tanto - ai meravigliosi dipinti che passano di solito inosservati...


******

 


VEGLIA

Notte di paura
e di speranza
sotto l'infinita distesa
d'un cielo compatto
che trattiene il respiro
per ascoltare
le mille domande
degli uomini.

Solo,
come quel suo Cristo impotente,
contro lo spettro angoscioso
della guerra
il Papa veglia e prega,
la bianca figura crocifissa
sul trono di Pietro.

Patrizia di Cartantica

 

******

 

CORPUS DOMINI -
(Da "ViaVai" di P.F.R.)

 

 

24 maggio 1989

Padre Antonio ha fatto a me e a Paolo un gran regalo per il nostro diciottesimo anniversario che ricorre oggi: ci ha donato dei biglietti per partecipare alla Messa che domani il Papa celebrerà sul sagrato di San Giovanni, in occasione del Corpus Domini. Io riceverò la comunione dalle mani stesse del S. Padre, mentre Paolo leggerà una piccola preghiera dei fedeli; festeggeremo, così, cristianamente questo lungo cammino intrapreso insieme.

Nei giorni scorsi, come ogni anno, c'è stato un femento di lavori in strada e stavolta ancora più seriamente che per il passato: hanno persino rimesso a posto il selciato della via Merulana, buttandovi su di corsa il brecciolino nuovo e qualche negoziante ha dato una mano ripulendo targhe, fregi, vetrine, mentre dei giovani imbiancavano, laddove i manifesti non venivano via o dove qualche frase a grandi caratteri risultava troppo apertamente slogan politico.

Dunque, pregusto già la giornata di domani e guardandomi intorno, osservando i preparativi festosi che il quartiere sta approntando per l'appuntamento annuale con il Pontefice, mi scopro felice e nemmeno il disordine più caotico del solito, il menefreghismo degli automobilisti, uno sciopero degli autobus che inizierà tra poco e la gente s'accalca alla fermata, temendo di non fare in tempo a raggiungere ognuno la sua meta, nemmeno tutto questo caos di macchine, che sembrano raddoppiate in confronto ad ieri e che saettano come piccoli missili rombanti chiassosamente, mi dà sui nervi...

25 Maggio 1989

... Pian piano ritrovo la letizia e le impressioni di ieri e il ricordo di quella bianca figura un pò curva per gli anni e per il peso dei paramenti, quegli occhi piccoli nel volto tondeggiante eppure scarno, seminascosti nell'incavo delle orbite e che pure, una volta fissi su di te, sembrano trapassarti l'anima e allo stesso tempo, donarti un lampo azzurro di serenità.

Io e mio figlio abbiamo potuto avvicinarci al Papa che dispensava la comunione, riportandone un'impressione indelebile, mio marito, invece - come stabilito - a pochi passi dal Vicario di Cristo ha letto la breve preghiera dei fedeli con voce appena un pò mutata dall'emozione...

 

CORPUS DOMINI


La grande piazza brulica
di folla, che a fatica
trattiene bisbigli e irrequietezza,
mentre un coro allegro
di rondini accompagna
il coro dell'Alleluja
e tu al mio fianco
scalpiti
per raggiunger gli amici,
ancora inconsapevole
di quella figura bianca
che al centro del sagrato
dispensa
il Corpo di Cristo.
E sta li', le spalle un poco curve
per l'eta' ed il peso
dei panni e della tiara.
Ma il volto slavo
chiaro e pensoso, si rasserena
negli occhi vivi e pungenti
sotto le palpebre stanche.

Il Santo Padre compita
le sillabe, scandendole
una ad una
con quel tono solenne,
facilmente imitabile...
Anche da te.

...Un volo impaziente
di piccioni
frulla sul nostro capo
in lenta processione e poi si placa,
come ad un muto cenno
di Dio...

Patrizia di Cartantica

 

******

 

CIAO DA ROMA

 

Caro Wojytila, caro Padre Santo
che sei stato il nostro Vescovo Romano
ch'ora stai con Gesù e col Padreterno,
chiedi de fà un miracolo ogni tanto,
così da dacce de lassù 'na mano
pe' rende meno brutto quest'inferno.

... er caos, le liti, la maleducazione
la gente che se sveja tutta storta
senza più fede e piena d'egoismo...
Fà che ce sia un pò de comprensione,
de gentilezza, amore ed altruismo,
com'era ai tempi belli de 'na vorta.

Perchè su quest'amata ed odiata terra
nun ce sia più nè fame nè la guerra,
nè odio, nè paura e nè rancore.
Tu che mo' stai tranquillo all'al di là
dacce coraggio contr' ogni avversità,
e come te facce accettà er dolore,

spianandoce la strada verso er celo,
e aspettace lassù ner Paradiso,
dandoce un poco de rassegnazione.
E dì allo Spirito d'entrà subito in azione
de mettece, insomma, subito le mani,
pé consolà un pò tutti li romani.
Senza de te qui a Roma c'è un gran gelo
e le lacrime ce scorrono sul viso...
Perchè caro Wojytila, Padre Santo
ce manchi già, ce manchi puro tanto!

Patrizia di Cartantica

 

*******

POESIE DEDICATE A GIOVANNI PAOLO II DALLA DOTTORESSA ROSITA TADDEINI

 

AL SOMMO PONTEFICE KAROL WOJTILA

 

 

Al tramonto di un dì di primavera
al calar del sole è scesa la morte,
ma le stelle hanno brillato nella sera
ancor più per una Santa sorte.

Il Papa Wojtila ha lasciato la terra,
additando autorevolmente il cielo
e tutta la Verità dello Spirito, che serra
il suo Mistero celato da mistico zelo.

Al mondo ha parlato con lealtà,
con puro amore ogni creatura ha amato,
evidenziando del male la realtà,
seminando in ogni cuore, la Santità.

Percorrendo a volo d’angelo
ha calcato più volte ogni terra,
ha donato di Cristo il Vangelo
eludendo più volte la guerra.

Ha superato e fatto superare il dolore,
offrendo la sua gioia ad ogni cuore.
Ha incitato a vincere il timore
avendo compreso il senso dell’”Amore”.

Nel 2005 gli occhi di tutto il mondo
hanno visto in Lui un altro Cristo in Croce.
In questa Pasqua è stato dolore profondo
non aver udito con la sua voce
commemorare la Gloria del Cristo Risorto.

Nel passato su alte vette si è cimentato
Per scoprire il Volto dell’Infinito.
I profondi abissi dell’anima ha scandagliato
per ricevere dello Spirito il santo invito.

Ora i suoi occhi chiusi indicano all’Umanità
quanto grande è la Misericordia di Dio,
che la Vita e Resurrezione di Cristo è Verità,
per ridare all’uomo la dignità del suo io.

La sua vita ha realizzato la santità.
Possa Egli quale Santo Pastore
guidare tutto il fiume dell’Umanità
all’infinito mare dell’Amore.

 

A PAPA GIOVANNI PAOLO II

 

 

Oh quella carezza
che andava dritta al cuore...

Oh, quell'abbraccio
che donava vigore...

Oh quel bacio
che fugava  il timore...

Oh quella stretta di mano
che era piena di carità...

Oh quella parola di Fede
che annunciava la Verità...

Oh quel passo benedetto
su terra straniera...

Oh quel saluto santo
ad ogni bandiera...

Oh quello sguardo volto
all'alba della nuova era...

Tu eri Apostolo itinerante
per lenire ogni dolore...

Tu eri il santo Pastore
che additava l'Amore...

A te, venerato Papa,
che possiedi la santità
vada la nostra lode,
perchè tu sei Luce,
anche dal cielo,
al nostro cammino
verso l'Eternità...

 

 

******

 

POESIE DEDICATE A GIOVANNI PAOLO II DA PADRE LUCIO ZAPPATORE, O. CARM

 

AR PAPA NOSTRO, GAJARDO E TOSTO

 

 

Ciài lassati così, a poco a poco,

sempre più curvo in quer vestito bianco.

Fino all’urtimo hai fatto véde er foco

ch’ardeva drento ar core tuo, mai stanco.



Quanno ch’hai dato er pugno sur leggìo,

perché nun ce riuscivi più a parlà,

se semo messi tutti a pregà Iddio,

che te facesse ancora un po’ campà.



Ciài visto ‘n quela piazza? Che rimpianto!

Ce bastava sapé che stavi lì:

saressimo restati nun sai quanto,

pe’ fatte compagnia e facce sentì.



Ma mo te ne sei annato veramente,

e ce resta quer: “damose da fà”!

Tu nun ciài detto “dateve”, ma in mente,

te vorzi mette in mezzo p’ aiutà.



Io penzo che l’hai detto a sta magnera,

sapenno che la strada de quaggiù,

sarebbe stata certo più leggera,

si ‘n mezzo a noi ce stassi puro Tu!

 

Poesia letta nel 2011 nell'Auditorium di Via della Conciliazione, in occasione del ringraziamento ufficiale del Comune di Roma per la Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, davanti ad autorità civili e religiose, nonchè uni numeroso pubblico.

 

NUN TE POTEMO DA SCORDA'


Foto da http://www.logifranchi.it

E' passato un anno e sembra jeri...

Ancora te vedo affacciato alla finestra senza potè fiatà,
quer giorno ch'hai fatto er mejo discorzo
quello senza parole,,,

Ancora rivedo la gente a vejà in piazza S. Pietro
quanno che stavi pe morì:;
q uer serpentone de chilometri de gente
venuta p'arringrazziatte,
er pienone in piazza S.Pietro er giorno der funerale...

Eppuro pare appena jeri.
Perchè?

Perchè nun te potemo da scordà...
Ciài lassato un vòto qua, drento ar core,
che ancora non riuscimo a cormà.

E pe ajutà tutti a nun scordasse de te,
me sò permesso de buttà giù
sti du' verzi in romanesco:
la lingua co la quale puro tu 'na vorta ciài parlato.

E fu l'urtima vorta che ce parlassi a noi
parrochi de Roma.
fu er tu' testamento spirituale:

Damose da fà... volemose bene...semo romani".

 

 

P. Lucio ha una particolare predilezione per i Papi, è difatti ricordato soprattutto per il suo vivace scambio di battute con Papa Giovanni Paolo II nel 2004, durante l'Udienza prima della Quaresima, in cui il Pontefice aveva riunito, come ogni anno, tutti i Parroci romani.
P. Lucio, verso la fine dell'incontro, aveva invitato Papa Wojtyla, che notoriamente salutava i fedeli in tutte le lingue del mondo, a rivolgersi all'assemblea, riunita a Roma, una volta tanto in dialetto romanesco.
E Giovanni Paolo II, accogliendo la sua richiesta, salutò i convenuti con tre famose frasi popolari, rimaste poi nel ricordo collettivo: "Damose da fà... - Volemose bbene... Semo romani...", concludendo poi, tra gli applausi: “Non ho imparato il romanesco: vuol dire che non sono un buon Vescovo di Roma…”

 

'NA FINESTRA SU NER CIELO

Dio che pace, che luce. finarmente
so' arrivato quassù. Ma sai ch'edè?
Me sento un pò pijato co la mente
a guardà giù, p'annà a vedè che c'è.

Famme oprì 'sta finestra: giù se sente
un bisbijo de canti e nun zocchè.
Anvedi là a San Pietro quanta gente
che sta a fà er funerale proprio a me!

L'ho cercati p'er monno da quer dì:
peccui se spiega come a 'sta magnera,
li giovani mò stanno tutti lì.

Ma senti er Cardinale che sta a dì:
com'ha fatto a vedemme da la tera
affacciato 'n finestrra a benedì?

"Dottò, chiudemo 'sta finestra lì?"
No, Nun è proprio er caso... nun è ora:
dovemo da restà a parlacce ancora...


La poesia è stata letta al S. S. Benedetto XVI nel marzo 2006. Per tutta risposta il Pontefice ringraziò definendo meravigliosa, quella poesia nata dalla penna di un Sacerdote di Roma, sottolinenando di voler meditare e tener presente che quella "finestra" era sempre "aperta".

 

L'ABBITINO DE PAPA GIOVANNI PAOLO II °

E' stato l'Abitino benedetto
la prima garza, quella ch'ha fermato
er zangue che scoreva giù dar petto
quer giorno che successe l'attentato.

Da quanno ch'eri ancora regazzetto
portavi sempre ar collo inturcinato
sto segno de Maria, der su' affetto,
che co le mano sua Lei cià donato.

Sabbato er giorno suo annasti via:
hai chiuso l'occhi e s'è squarciato il velo.
Te sei aritrovao 'n compagnia

de l'angeli e li santi su ner cielo,
che t'hanno ariportato da Maria,
lassù in pizzo a la cima der Carmelo

 

"L'Abitino" è lo Scapolare che per devozione alla Madonna del Carmelo viene indossato da laici, frati e sacerdoti e che S. S. Giovanni Paolo II portò sin da ragazzo.
Quando venne ferito nell'attentato l'abitino che indossava si macchiò di sangue e successivamente alla sua guarigione, Giovanni Paolo II chiese ai Frati Carmelitani della Chiesa di Santa Maria in Trasportina, su via della Conciliazione, di fornirgliene uno nuovo.

 

PURO LUI!

Ma che me dichi? Puro er Presidente
s'è messo a straparlà come un romano?
E puro a Lui jè ritornato in mente
quer che ce disse er Papa "brevimano":

Cor: "Damose da fà" smovi la gente;
Cor " Volemose bene", dai la mano:
"Semo romani" e senti certamente
er core che te sbatte a tutto spiano.

Quanno ch'er Presidente te viè a dì
ch'esse romani è un privileggio: certo,
me dichi come fai a nun stupi?

Romano. si sto tempo se fa incerto,
ricordete che si sei nato qui,
è segno ch'è la sorte che t'ha scerto.

Essi degno peccui de 'sta Città:
nun te stà a abbatte più... tira a campà!



2005, 5 Ottobre - Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampicita Papa Giovanni Paolo II che, pur se molto malato, sempre arguto, aveva parlato in romanesco ai Parroci di Roma.

 

MA CHE CIAI COMBINATO?

Caro Giovanni Paolo Siconno,
se pò sapè che ciài combinato?
Al'improviso chiami, e tutto er monno
ristà qua, un'artra vorta incolonnato.

Stessa sorfa, lo stesso serpentone
d'er dì che ciài lassati senza fiato,
veje, canti, preghiere, commozione,
stavorta a dichiaratte già Beato.

E' proprio vero che tu ciài stregato.
quanno che chiami tu 'n ce sò raggioni,
partimo tutti, puro chi è aggravato...
E nun peseno viaggi e processioni.

Mò aritornamo a casa, ma cor core
sempre pronto a risponne 'gni momento,
ce basta un fischio e se mettemo a core:
quanno sarà 'sto novo appuntamento?


1 Maggio 2010

 

******

 

BEATIFICAZIONE

 

 

PREGHIERA  AL  BEATO  GIOVANNI  PAOLO  II
- di S.E. Card. Angelo COMASTRI –
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

Beato Giovanni Paolo II, dalla finestra del Cielo donaci la tua benedizione!
Benedici la Chiesa, che tu hai amato e hai servito e hai guidato, spingendola coraggiosamente sulle vie del mondo per portare Gesù a tutti e tutti a Gesù.
Benedici i giovani, che sono stati la tua grande passione.
Riportali a sognare, riportali a guardare in alto per trovare la luce che illumina i sentieri della vita di quaggiù.
Benedici le famiglie, benedici ogni famiglia!
Tu hai avvertito l’assalto di satana contro questa preziosa e indispensabile scintilla di Cielo, che Dio ha acceso sulla terra.
Giovanni Paolo, con la tua preghiera proteggi la famiglia!
Prega per il mondo intero, ancora segnato da tensioni, da guerre e da ingiustizie.
Tu hai combattuto la guerra invocando il dialogo e seminando l’amore:
prega per noi, affinché siamo instancabili seminatori di pace.
Beato Giovanni Paolo, dalla finestra del Cielo fa’ scendere su tutti noi la benedizione di Dio. Amen.

 

 

 

http://www.giovannipaolosecondo.splinder.com

http://www.vicariatusurbis.org/Beatificazione

 

- per altre notizie relative ai Papi, vedere in Religiosità - Papi:

 



- Santi Papi 1

- Santi Papi 2

 

e in Collaborazioni, sotto la voce Renzo Manfè:

- Saluto a Benedetto XVI (foto di Renzo Manfè ed Antonino Cottone)


- Saluto a Papa Francesco (foto di Renzo Manfè e V.G.)


 

- Sinodo Diocesano sulla Famiglia Veglia di Preghiera (3-10-2015) (foto di Renzo Manfè)

Ciao a Tutti | Contattami | Nota Legale | Ringraziamenti |©2000-2020 Cartantica.it