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SANTI BULGARI
Il 1° gennaio 2007 la Bulgaria entra a far parte dell’Unione
Europea. Approfittiamo dell’occasione per ripercorrere
in una veloce carrellata alcuni dei numerosi fiori di santità
sbocciati in questa gloriosa nazione cristiana.
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Iniziamo da colui che è considerato quale protettore
della Bulgaria, nonchè indubbiamente il più
celebre:
SAN GIOVANNI DI RILA
anacoreta
Skrino, Bulgaria, 876 circa - Rila, Bulgaria, 18 agosto
946
San Giovanni, anacoreta del Monte Rila, meglio noto come
Ivan Rilski, è il santo più amato dal popolo
bulgaro. Nato a Skrino verso l’anno 876 da una famiglia
cristiana molto ricca. Quando rimase orfano, Giovanni distribuì
tutti i beni ereditati ai poveri ed ai malati per divenire
monaco. Abbandonò dunque il paese natio con addosso
solo una veste di pelle e si stabilì su una montagna
alta e deserta, ove rimase a vivere in una capanna fatta
di ramoscelli, nutrendosi esclusivamente di piante selvatiche.
Dopo qualche tempo dei briganti lo cacciarono ed il santo
trovò allora una grotta profonda in cui abitò
per altri dodici anni. Dalla grotta si trasferì poi
nel deserto di Rila in una tana scavata in un albero. Pregava
continuamente, si nutriva di erba e non aveva alcun modo
di incontrare altre persone. Un giorno alcuni pecorai scoprirono
il suo nascondiglio e fu così che si sparse la voce:
la sua fama crebbe e tanta gente volle andarlo a trovare.
Per sfuggire ai visitatori l’eremita abbandonò
la sua quercia e si trasferì su una rupe alta ed
inaccessibile. Qui egli trascorse sette anni sotto il cielo
aperto, esposto a tutte le intemperie e pregando incessantemente.
La sua fama colpì anche lo zar bulgaro San Pietro,
che avrebbe anch’egli voluto incontrarlo, ma il santo
rifiutò. Il luogo scelto dal santo come eremitaggio
attrasse ben presto dei discepoli, che diedero vita al celeberrimo
Monastero di Rila, dedicato alla Vergine Ossenovitza, cioè
Protettrice. Qui Giovanni rese l’anima a Dio il 18
agosto 946.
La fama di questo grande santo non cessò di crescere
anche dopo la sua morte e si diffuse nelle nazioni vicine.
Il suo corpo fu traslato con tutti gli onori a Sredez (Sofia)
e collocato nella chiesa di San Luca. Nel 1183 le sue spoglie
furono portate ad Estergom dal re ungherese Bela III. Restituite
in seguito in un feretro d’oro, furono nuovamente
conservate a Sofia e nel 1238, durante il regno di Ivan
Asen II e del patriarca Vasilij, nell’allora capitale
Tirnovo, per finalmente ritornare nel 1469 al Monastero
di Rila, che nel frattempo era stato ricostruito dopo la
sua distruzione ad opera di bande di briganti. Nel 1961
il Monastero fu confiscato dal regime comunista e trasformato
in Museo nazionale, ma tanta fu la pressione popolare che
i monaci dovettero essere richiamati nella loro sede.
Il Monastero mariano di Rila rappresenta
dunque ancora oggi il cuore del cristianesimo bulgaro e
della stessa cultura nazionale. Sorge in una regione montuosa,
a 1147 metri di altitudine, a pochi chilometri dalla strada
statale che unisce Sofia alla città greca di Salonicco,
e si presenta circondato da mura come una vera e propria
fortezza. Possiede una chiesa a tre navate, decorata all’esterno
da vivaci dipinti a soggetto biblico e tutta affrescata
all’interno con altre scene bibliche, vari ritratti
di santi e di fedeli donatori e leggende apocrife sulla
Madonna, mentre nell’abside domina l’icona della
Vergine Odigítria del XII secolo. La "Theotókos
Ossenovitza", custodita in una Cappella e ornata di
pietre preziose, fu offerta dall’Imperatore bizantino
Michele Comneno (sec. XIII) in ringraziamento della guarigione
sua e di quella del suo grande dignitario Skilitza, per
intercessione riconosciuta ad una reliquia di San Giovanni
da Rila. L’afflusso dei pellegrini e dei turisti bulgari
e stranieri superi oggi le trecentomila unità annue.
La venerazione per San Giovanni di Rila accomuna le Chiese
Ortodosse a quella Cattolica. Quest’ultima, pur non
avendolo incluso nel Martyrologium Romanum, lo commemora
nei calendari delle Chiese Greco-Cattoliche ed il papa Giovanni
Paolo II, che si recò pellegrino sulla sua tomba,
lo ha voluto raffigurato nello splendido mosaico della Cappella
Redemptoris Mater in Vaticano, quale sintesi di duemila
anni di santità nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente.
Ecco alcuni passi del discorso pronunciato dal Santo Padre
il 25 maggio 2002: “Il beato Giovanni di Rila –
che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali
nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo
Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza
duratura – udita la parola di Gesù, che gli
diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri
(cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa
del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare
l'arte della lotta spirituale. [...]Con la lotta spirituale,
il beato Giovanni di Rila visse anche la "sottomissione"
nell'obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla
vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione
quotidiana del "comandamento nuovo", è
la casa e la scuola della comunione, è lo spazio
in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere
servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale
forte testimonianza cristiana offre una comunità
monastica quando vive nella carità autentica! Di
fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere
che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo.
Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella
"compunzione" e nel pentimento, ma soprattutto
nell'ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera
incessante, fino a diventare – come dice san Nilo
– un "teologo" (cfr De oratione LX, PG 79,
1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non
è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo.
Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli
desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento
straordinario sulla ricerca e sull'esperienza di Dio per
quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana
e monastica”.
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Non bisogna però dimenticare come agli albori della
Chiesa Bulgara vi sia stata la predicazione di sette missionari,
meglio conosciuti come i Sette Santi Apostoli della Bulgaria:
SANTI CIRILLO, METODIO, CLEMENTE, NAHUM,
SABA, GORAZD ed ANGELARIO
I primi due, fratelli nel sangue oltre
che nella fede, festeggiati al 14 febbraio, risulteranno
celeberrimi al grande pubblico soprattutto in seguito alla
loro proclamazione a compatroni d’Europa da parte
di papa Giovanni Paolo II, che volle così mettere
in risalto l’importanza del mondo slavo di cui furono
apostoli, da lui considerato uno dei due indispensabili
polponi spirituali del continente europeo; gli altri cinque
santi, discepoli dei due precedenti, sono invece commemorati
dal Martyrologium Romanum in data 27 luglio, che li cita
quali vescovi continuatori in terra bulgara dell’opera
di Cirillo e Metodio.
Occorre però ripercorrere brevemente la storia dell’immane
opera intrapresa dai due fratelli, quale preambolo alle
purtroppo assai scarse notizie tramandate circa ciascuno
dei loro cinque discepoli.
Loro grande merito fu l’essersi adattati ai popoli
da evangelizzare con metodi missionari che, pur pienamente
approvati del papa, suscitarono tra i cristiani greci e
latini non poche opposizioni. L’aver creato un nuovo
alfabeto, che in seguito prese il nome di cirillico appunto
da San Cirillo, offrendo al mondo slavo unità linguistica
e culturale, con la traduzione della Bibbia, del Messale
e del rituale liturgico, è un merito che nessuno
nega loro.
Ciò poté avvenire grazie al prezioso supporto
loro offerto dal principe moravo San Rostislavo, recentemente
canonizzato quale martire dalla Chiesa Ortodossa Ceca. Accusati
di scisma e di eresia, Cirillo e Metodio dovettero recarsi
a Roma, dove però vennero accolti con molta soddisfazione
dal pontefice Adriano II, che chiese loro di officiare i
santi misteri in lingua slava dinanzi a lui stesso.
Cirillo, monaco, morì a Roma il 14 febbraio 869,
mentre Metodio divenne arcivescovo della Pannonia con sede
nella città oggi serba di Sirmio, ritornando così
ad occuparsi dei popoli slavi. Quasi sino alla sua morte,
avvenuta il 6 aprile 885, dovette lottare per far accettare
l’utilizzo liturgico dello slavo, che venne usato
nel suo rito funebre unitamente al greco e al latino.
San Clemente
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Santi Cirillo e Metodio
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San Nahum, oggetto della presente scheda
agiografica, era originario della Misia (odierna Bulgaria)
e ricevette il nome del celebre profeta biblico. Ordinato
sacerdote, verso l’anno 864 Nahum si unì Gorazd,
Clemente, Angelario e Saba, già discepoli di Cirillo
e Metodio. Evangelizzata la Pannonia e ricevuta l’approvazione
papale della loro opera, fecero ritorno tra i popoli slavi:
Gorazd seguì Metodio nel suo nuovo incarico episcopale,
mentre Clemente, Nahum ed Angelario si diressero verso la
Bulgaria. Aiutati da un uomo a cui avevano miracolosamente
resuscitato il figlio, toccarono Belgrado, poi attraversarono
il Danubio e giunsero a Preslav, allora capitale bulgara,
dove furono accolti dallo zar Boris Michele I, poi venerato
come santo per l’appoggio che diede alla diffusione
del cristianesimo nella sua patria.
Questi mise Nahum a capo di un monastero che aveva fondato
e chiese a Clemente di evangelizzare la Macedonia. Verso
l’894 il nuovo zar Simeone I nominò vescovo
Clemente e mandò Nahum a fondare un monastero sul
“lago bianco” di Ochrida, al quale rimase indelebilmente
legato il suo nome. Nahum vi fece edificare una chiesa e
dedicò il complesso religioso all’arcangelo
San Michele.
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SAN GABRIELE DI LESNOVO
anacoreta
Visse tra l’XI e XII secolo e fondò il monastero
di Lesnovo
E’ festeggiato il 15 gennaio
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Come in tutte le nazioni d’Europa, anche presso la
corte bulgara non mancarono santi di sangue blu:
SAN BOJAN detto ENRAVOTA
principe e martire
Principe bulgaro, subì il martirio in odio alla fede
nell’833 a Preslav, ancor prima che il cristianesimo
divenisse religione ufficiale del regno. E’ festeggiato
il 28 marzo.
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SAN BORIS MICHELE I
zar bulgaro
Boris I, khan dei Bulgari dall’852 all’889,
si fece battezzare nell’864 con il nome di Michele,
dando così inizio alla conversione al cristianesimo
del suo popolo. Sostenne l’indipendenza della
Chiesa Bulgara da Roma e da Costantinopoli.
Nell’893 si ritirò in un monastero e
gli successe il principe Vladimiro, appoggiato dai
nobili, che ripristinò il paganesimo. Dopo
la sua morte, avvenuta il 2 maggio 907, Boris fu venerato
dalla Chiesa bulgara quale “Isapostolo”.
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SAN PIETRO I
zar bulgaro
San Pietro, zar dei Bulgari, succedette nel 927 a
suo padre Simeone I. Durante il suo lungo regno cercò
l’accordo con i Bizantini. Repressa una ribellione
interna (928-930), dovette sostenere gli attacchi
degli Ungheresi, dei Peceneghi e più tardi,
nel 966, quelli di Niceforo Foca e del principe russo
di Kijev, Sviatoslav, che giunse a occupare la Dobrugia
(968). Morì nel 969. E’ festeggiato il
30 gennaio.
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Nel XX secolo la piccola comunità
cattolica bulgara ha subito atroci persecuzioni per mano
del regime comunista. Papa Giovanni Paolo II ha beatificato
4 martiri, festeggiati al 13 novembre, e per altri è
ancora in corso la causa di beatificazione:
BEATO EUGENIO BOSSILKOV
vescovo e martire
Belene (Bulgaria), 16 novembre 1900 - Sofia (Bulgaria),
11 novembre 1952
Vincenzo nacque a Belene (Bulgaria) nel 1900. La sua famiglia
apparteneva alla minoranza cattolica di rito latino della
diocesi di Nicopoli. A 11 anni venne mandato ad Ores, nella
scuola dei Padri Passionisti, ove fiorì la sua vocazione,
poi coltivata con dieci anni di studio in Belgio ed Olanda.
Entrò nella congregazione con il nome di Eugenio
del Sacro Cuore e fu ordinato sacerdote in Bulgaria. Studiò
poi ancora a Roma e, tornato in patria, rinunciò
a tutti i compiti diocesani per dedicarsi a ciò che
sentiva quale propria vera missione: spiegare la Croce ai
contadini nella loro lingua. Nel 1944 venne nominato vescovo
di Nicopoli, nel periodo dell’occupazione da parte
del regime comunista russo.
Riuscì ancora nel 1948 a recarsi a Roma da Pio XII.
Poi si avvia il meccanismo di confische, espulsioni, ordine
di allinearsi a una “Chiesa nazionale” vassalla
del regime, di rinnegare il Papa. Eugenio però si
oppose fermamente.
Questo causerà l'arresto nel luglio 1952, la tortura,
il processo-farsa, la condanna a morte e l'uccisione nel
carcere di Sofia, in segreto. Il suo corpo venne gettato
in una fossa comune. Fu beatificato il 15 marzo 1998.
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3 Beati Martiri
BEATO JOSAPHAT CHICHKOV
sacerdote e martire
Plovdiv (Bulgaria), 9 febbraio 1884 - Sofia (Bulgaria),
12 novembre 1952
Rober Matej Siskov nacque il 9 febbraio 1884 nella città
bulgara di Plovdiv, l’antica Filippopoli, da una famiglia
di convinti cattolici. All’età di nove anni,
nel settembre del 1893, Rober Matej entrò nella scuola
di Kara-Agac, nei pressi di Odrin. Il 29 aprile1900, a soli
sedici anni, divenne aspirante Assunzionista a Fanarachi
in Turchia ed assunse il nome religioso di Josaphat.
Nel 1904 soggiornò nella città di Luven per
poter continuare i suoi studi filosofici e teologici e l’11
luglio 1909 fu ordinato sacerdote di rito latino.
Dal 1914 sino al 1919, durante la Prima Guerra Mondiale,
insegnò al collegio Sant’Agostino in Plovdiv.
Nel mese di luglio del 1929 ricevette la nomina a direttore
del piccolo seminario Santi Cirillo e Metodio nella citta
di Jambol, ove studiavano allievi di ambo i riti, orientale
e latino.
Aperto alle novità tecniche, Padre Josaphat fu il
primo a Jambol a possedere ed usare la macchina da scrivere
con caratteri cirillici. Inserì inoltre il cinema
nella formazione degli allievi ed organizzò serate
per i giovani, che grazie a lui poterono ascoltare il grammofono
per la prima volta. Ospite privilegiato del seminario era
Monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni
XXIII, a quel tempo Visitatore Apostolico in Bulgaria: egli
rimaneva sempre ammirato delle attività svolte dal
seminario.
Nel 1937 Padre Josaphat venne nominato Superiore provinciale
di Varna, ove rimase sino al termine della Seconda Guerra
Mondiale. Nel 1948, quando i sacerdoti stranieri fu intimato
di abbandonare la Bulgaria, divenne parroco di Varna. In
questa città fu arrestato dalla milizia comunista
nel dicembre del 1951. Per quasi un anno gli Assunzionisti
non ebbero nessuna sua notizia, sino a quando i giornali
non pubblicarono un atto di denuncia contro quaranta persone,
tutte denunciate per spionaggio e cospirazione contro il
“Potere del popolo”. Tra loro figurava appunto
anche il nome di Padre Josaphat Siskov, citato quale “una
delle più vecchie spie”.
Per lui ed i confratelli Kamen Vitchev e Pavel Djidjov venne
emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono fucilati
nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952 a Sofia,
capitale bulgara, insieme con il beato vescovo Eugenio Bossilkov.
Il luogo della loro sepoltura nel cimitero della città
non è mai stato scoperto. I tre sacerdoti martiri
sono stati beatificati da Papa Giovanni Paolo II il 26 maggio
2002.
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BEATO KAMEN VITCHEV
sacerdote e martire
Strem (Bulgaria), 23 maggio 1893 – Sofia (Bulgaria),
12 novembre 1952
Petâr Vicev nacque il 23 maggio 1893 nel villaggio
bulgaro di Strem, in diocesi di Tracia e regione di Burgas,
da genitori ortodossi. L’8 settembre 1910 entrò
come aspirante nella Congregazione degli Assunzionisti presso
Gemp in Belgio. Assunse così il nome religioso di
Kamen.
Nel 1912 iniziò gli studi teologici nella citta di
Luven, che si protrassero sino all’estate 1918. Venne
quindi nominato insegnante nel collegio Sant’Agostino
di Plovdiv e poi nel piccolo seminario Kum-Kapu ad Instanbul.
Proprio nell’antica Costantinopoli il 22 dicembre
1921 ricevette l’ordinazione presbiterale come sacerdote
di rito orientale.
Dopo aver discusso la tesi in teologia nell’Università
di Strasburgo nel 1930, Padre Kamen venne nominato professore
di filosofia nel suddetto collegio Sant’Agostino.
Fu sovente invitato a tenere lezioni sui temi riguardanti
la gioventù e la vita pubblica. Collaborò
con il giornale “Veritas” e la rivista “Le
ricerche bizantine”.
Il 4 luglio1952 fu arrestato dalla milizia comunista e denunciato
quale capo dello spionaggio cattolico che operava contro
la sicurezza dello stato. Non si ebbero dunque più
sue notizie sino al 20 settembre 1952, quando i giornali
pubblicarono sulle prime pagine un atto di denuncia contro
quaranta persone accusate di essere spie contro il potere
pubblico e di svolgere spionaggio in favore dei servizi
segreti francesi e della Santa Sede. Padre Kamen fu inserito
nella lista come primo organizzatore di questo spionaggio.
Per lui ed i confratelli Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov
venne emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono
fucilati nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952
a Sofia, capitale bulgara, insieme con il beato vescovo
Eugenio Bossilkov. Il luogo della loro sepoltura nel cimitero
della città non è mai stato scoperto. I tre
sacerdoti martiri sono stati beatificati da Papa Giovanni
Paolo II il 26 maggio 2002.
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BEATO PAVEL DJIDJOV
sacerdote e martire
Plovdiv (Bulgaria), 19 luglio 1919 - Sofia (Bulgaria), 12
novembre 1952
Giuseppe Dzjidzjov nacque nella città bulgara di
Plovdiv il 19 luglio 1919, da una famiglia cattolica di
rito latino. Dal 1926 divenne allievo della scuola degli
Assunzionisti Sant’Andrea nel suo paese natale. Dal
1931 al 1938 studiò nel collegio Sant’Agostino,
sempre nella medesima città. Il 2 febbraio 1938 entrò
finalmente come aspirante Assunzionista a Noseroa, in Francia,
ed assunse il nome religioso di Pavel.
Studiò filosofia e teologia a Lormoa, nei pressi
di Parigi, fino al 1942, anno in cui fece la sua professione
perpetua.
Costretto poi da una malattia a rientrare in Bulgaria, continuò
come studente irregolare gli studi teologici. Il 26 gennaio
1945 a Plovdiv ricevette l’ordinazione presbiterale
come sacerdote di rito latino. Fu inviato a Varna per studiare
economia e scienze sociali, allo scopo di delegargli in
seguito le varie attività relative alle case e la
gestione economica della missione. Padre Pavel, studente
molto bravo ed attivo, esercitava una positiva influenza
sui suoi compagni. Con coraggio non nascose mai le sue idee
e convinzioni anticomuniste e quindi, proprio per questo,
venne tenuto strettamente sotto controllo dai servizi segreti
della nuova dirigenza bulgara.
I suoi superiori gli affidarono dunque l’incarico
di economo del collegio Sant’Agostino in Plovdiv e
più tardi economo del Vicariato Orientale. Seguito
costantemente dalla milizia comunista, durante la notte
del 4 luglio 1952 fu arrestato nel seminario assunzionista
di Plovdiv, insieme con Padre Kamen Vicev. Pavel Dzjidjov
figurava secondo nella lista dei denunciati.
Per lui ed i confratelli Kamen Vitchev e Josaphat Chichkov
venne emessa la sentenza di morte il 3 ottobre 1952 e furono
fucilati nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1952
a Sofia, capitale bulgara, insieme con il beato vescovo
Eugenio Bossilkov. Il luogo della loro sepoltura nel cimitero
della città non è mai stato scoperto. I tre
sacerdoti martiri sono stati beatificati da Papa Giovanni
Paolo II il 26 maggio 2002.
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Servo di Dio FLAVIAN MANKIN
sacerdote cappuccino, martire
Nikolajevo (Bulgaria), 11 novembre 1914 - Sekirovo
(Bulgaria), 21 ottobre 1945
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Servo di Dio PETAR BAKALSKI (FORTUNATO
DA DUVANLI)
sacerdote cappuccino, martire
Duvanli (Bulgaria), 6 agosto 1916 - Sofia (Bulgaria),
2 agosto 1952
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Servo di Dio IVAN ROMANOV
vescovo di Sofia, martire
Sekirovo (Bulgaria), 10 settembre
1878 – Shumen (Bulgaria), 8 gennaio 1953
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A conclusione di questa panoramica sulla
santità in terra bulgara, voglio presentare due figure,
purtroppo ancor poco celebri, che legano il Piemonte a questa
antica nazione cristiana che entra a far parte dell’Unione
Europea. Si tratta di fratello e sorella che in Bulgaria,
presso Tessalonica, nel 1889 fondarono le Suore Eucaristine
(Sestri Evharistinki), che osservano la medesima regola
delle Figlie della Carità, ancora oggi presenti soprattutto
in Bulgaria e Macedonia.
Servo di Dio GIUSEPPE ALLOATTI
sacerdote vincenziano
Villacastello (To), 7 luglio 1857 – Chieri (To),
27 settembre 1933 |
Serva di Dio EUROSIA ALLOATTI
(Madre Maria Cristina di Gesù)
Villacastello (To), 4 maggio 1859 – Torino,
26 dicembre 1920
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