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SANTE CURIOSITA'
LA MADONNA ILVANIA E LA CHIESA DI GHISA
( SAN LEOPOLDO IN FOLLONICA)
Di questa Madonna, originalissima e
quasi sconosciuta, realizzata in ghisa e situata in
una cappella della chiesa di san Leopoldo di Follonica
(Gr), non si conosce quasi nulla, tranne che viene attribuita
a Leopoldo Arcangeli, già autore di molti bozzetti
realizzati dalle Fonderie esistenti sul territorio.
All’inizio del 1800, per impulso del Granduca
Leopoldo II, che voleva fare di Follonica il centro
dell’industria del ferro, con l’obiettivo
di rifornire i vari Stati italiani ed europei di ferro
e ghisa, vennero costruiti gli Altiforni – chiamati
di San Leopoldo e di Maria Antonia – e la grande
fonderia.
Si iniziò con lavori “leggeri”:
tubi, lampioni, getti per proiettili e solo 20 anni
dopo ci fu un incremento nella produzione del ferro
fuso, grazie all’incontro di alte competenze
scientifiche e tecnologiche con quelle artigianali,
tramandate di generazione in generazione.
Vennero
realizzati lavori per il Duomo, per il ponte e per
la chiesa di San Leopoldo in Firenze, la fonte del
pozzo artesiano di Arcidosso e oggetti di corredo
urbano vario.
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Il trattamento e le fasi della lavorazione siderurgica
erano numerose e laboriose: il minerale di ferro proveniente
dall’Elba veniva sottoposto ad un primo trattamento
di calcinazione e desolforazione per rendere migliore
la qualità del ferro fuso.
Tale operazione,
detta “abbrustolitura” avveniva nel forno
delle zingrane a forme rovesciate, costruite con pietra
refrattaria e mattoni. Estratto dopo 3 gg., il minerale
veniva frantumato e portato al forno, caricato dall’alto
con una miscela composta da minerale calcinato e carbone
vegetale a cui veniva aggiunto del fondente (terra
calcarea).
L’aria, necessaria per alimentare
la combustione interna, era erogata da una macchina
soffiante a pistoni, mossa da una ruota idraulica.
Il ferro fuso veniva estratto alla base del forno.
Se si voleva ghisa da getti, il fluido veniva raccolto
con un cucchiaio di ferro e portato a braccia in un
apposito locale dove c’erano delle forme di
sabbia o di legno, in cui veniva colato per realizzare
le decorazioni.
Ma gli ostacoli per la realizzazione
di tale progetto, cioè di creare un grande
polo siderurgico nella Maremma, erano molti tra cui
il più insidioso era la malaria che decimava
gli operai; a un certo punto, quindi, desistendo dalla
sua idea iniziale, il Granduca cedette la fonderia
ad una società mista diretta da un imprenditore
privato (la cointeressata di Pietro Bastogi) e concesse
inoltre del terreno a chiunque si fosse impegnato
a costruire una modesta abitazione in muratura, quindi
salubre, generalmente costituita da quattro stanze.
Si disegnava così il “villaggetto intorno
alla Chiesa” che era allora in costruzione.
Nel maggio del 1838,
quando si inaugurò la Chiesa, Follonica era descritta
come “una nuova ed estesa borgata”, ma per
il boom urbano e demografico si dovrà attendere
ancora 50 anni.
L’abitato di Follonica faceva parte della Diocesi
di Massa e Populonia ed apparteneva alla Pieve del Castello
di Valli. Presso la Casa dell’I. e R. Amministrazione
delle Miniere e Magona, vi era un piccolo oratorio dedicato
alla SS.ma Concezione, che col tempo era diventato insufficiente,
sì da rendere necessaria la costruzione di una
chiesa parrocchiale vera e propria, più ampia.
Il 31/8/1831, Giuseppe Mancini, Vescovo di Massa e Populonia
sollecitò quindi la fabbricazione di una nuova
Chiesa a Follonica, per i pastori, i marinai e gli operai
del grande Forno; la richiesta venne approvata dal commissario
Regio e accolta dal Granduca Leopoldo che, facendo propria
quest’istanza, fece un sopraluogo nella zona per
definire il punto adatto alla realizzazione del progetto
di Alessandro Manetti.
Le spese sarebbero gravate sulla
Cassa dell’Amministrazione delle Miniere e sulla
Fonderia.
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La Chiesa, realizzata in un unico corpo di travertino,
è di gusto neoclassico, con pianta a croce latina.
La sua progettazione e realizzazione è frutto della collaborazione tra Alessandro Manetti - formatosi
a Parigi - e Carlo Reishammer, suo genero, e portò
ad un risultato di eccezionale originalità grazie
all’accostamento di materiali e di motivi decorativi
diversi ma soprattutto all’utilizzo della ghisa
abilmente forgiata in colonne, capitelli, archetti,
volute, fantasiose decorazioni floreali o fitomorfe,
palmette e cherubini alati che si possono vedere soprattutto all'esterno, nello splendido pronao con eccezionali bassorilievi
e sul campanile con originali fregi di ghisa. |
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Particolare del Progetto |
I bei bassorilievi del pronao, realizzati dalo scultore Lorenzo Nencini che rappresentano San Leopoldo
predecessore del Granduca Leopoldo II, che distribuisce pane e vestiti ai poveri |
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Nel 1837 i
lavori iniziarono tra fasi alterne di stasi e nell’inverno
‘37/38 furono ultimate le opere che consentirono
la consacrazione della chiesa il 10 maggio del 1838,
con una solenne cerimonia alla presenza del Granduca
e dei suoi familiari, della corte, delle autorità
religiose e maestranze delle Regie fonderie.
Si fecero
grandi festeggiamenti, coronati da fuochi artificiali
e Leopoldo II assegnò 8 doti ad altrettante fanciulle
nubili, figlie di operai della fonderia e il tutto si
concluse con la benedizione dei navigli che per la prima
volta si costruirono sulla spiaggia.
La costruzione non era ancora terminata completamente,
ma erano già stati preparati e completati i disegni
per le decorazioni del pronao, che al momento della
consacrazione era coperto di soli archetti di ghisa
e privo di fregi, cornici, ecc.
Ma anche all'interno, la ghisa venne
utlizzata ampiamente: per la balaustra del presbiterio,
il colonnato intorno all'altare, per i candelabri a
sette braccia, in ordine di tre per ogni lato dell'altare,
per la base del pulpito, per decorazioni varie e per
un'inedita Via Crucis, costituita da formelle in ghisa.
La balaustra, le colonne, l'altare e il catino sopra l'altare sono tutti in ghisa |
Interessante la soluzione adottata per il ciborio
in marmo eseguito da Lorenzo Nencini, sorretto da
due angiolini di spalle e sormontato da un arco. |
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La chiesa si può ritenere conclusa
nel 1842.
Di essa, come opera del Granduca Leopoldo, si parlò
fino al 1850, poi, essendo le fonderie passate a privati
e a causa della crisi della siderurgia toscana, si parlò
poco o niente tra un ristretto numero di accademici.
Una guida della Provincia di Grosseto del 1895 la ricordava
come “una bella chiesa”.
Solo nel 1970 si ritornò sull’argomento,
riconoscendo al Manetti le geniali soluzioni progettuali
della costruzione, dopo il ritrovamento dei disegni
originali nell’archivio.
Negli anni '80, a causa dell'usura del tempo e dell'aggiunta
di elementi esterni, venne compiuto un importante restauro
dell'interno della chiesa e dell'esterno del pronao
e del campanile, con l'aiuto di tecniche all'avanguardia.
Nel 1991, con decreto del Ministero dei Beni Culturali,
la chiesa di San Leopoldo è stata dichiarata
"Monumento d'interesse nazionale" ed ogni
anno, il 15 di aprile, festa di San Leopoldo, si svolge
in Follonica una cerimonia in costume, con corteo e
celebrazioni religiose, che rievoca l'inaugurazione
della chiesa. |
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Croficisso ligneo del XIX secolo
Piccolo altare laterale
Candelieri e a sn. un'altra Via Crucis
Pulpito |
Come già accennato, in una cappella
laterale della Chiesa è custodita la Madonna
Ilvania, realizzata dai lavoratori della ghisa di Follonica
(Fonderie Ilva) che l'hanno designata loro Patrona e Patrona
della città.
Accanto all'altare ora si può
ammirare anche una bella statua di San Leopoldo realizzata in bronzo dallo scultore Stefano Pierotti il 5 Maggio 2005.
In alto una delle Stazioni della Via Crucis realizzata sempre in ghisa
Calice in argento regalato
dal Granduca Leopoldo II alla Chiesa |
Bibliografia
- http://www.chiesasanleopoldo.it/wp-content/uploads/2012/02/San-Leopoldo-Settimana-Santa-2012-025.jpg
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