|
MUSEO TECNOLOGICO DELLA COMUNICAZIONE - (COLLEZIONE CREMONA) - 2 PARTE
IV SEZIONE
LE COMUNICAZIONI DAL MEDIOEVO ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Nel Medioevo non vi furono sostanziali innovazioni nei mezzi di comunicazione, tuttavia le numerose scoperte effettuate in tale periodo e finalizzate ad altri scopi, trovarono vantaggiose applicazioni anche nel campo delle trasmissioni acustiche e ottiche.
Le campane e le detonazioni delle polveri da sparo furono utilizzate per segnalazioni a grandi distanze mentre le trombe, i tamburi, i fischietti vennero usati per segnali che coprivano brevi intervalli
Con la scoperta del Continente Americano e con le esplorazioni in Africa Equatoriale e Australe, si venne a conoscenza dell'uso, invalso fra i Pellerossa, delle "fumate" per comunicare da una collina all'altra e dei "tam tam" per le trasmissioni acustiche degli Indigeni africani e degli Aborigeni.
In Oriente, invece, il suono del "gong" serviva a dare ordini e notizie di vario genere.
Le segnalazioni ottiche venivano eseguite anche con varie lanterne e con i fari lungo le coste per l’avvistamento di navi nemiche, per l’approdo delle navi e sulle alture per vari tipi di comunicazioni che, perfezionati con nuovi sistemi ottici, potevano proiettare il loro fascio luminoso fino a notevoli distanze.
Anche i Piccioni Viaggiatori furono impiegati su vasta scala e le colombaie, affollate di piccioni pregiati e ben addestrati, occupavano di solito un posto preminente nei castelli e nelle residenze feudali delle famiglie patrizie.
Dopo il XIV secolo il rinnovamento letterario, filosofico e artistico del Rinascimento favorì un notevole progresso anche in campo tecnologico specialmente ad opera di Leonardo, Copernico, Kircher, Keplero e soprattutto di Galilei che col "cannocchiale di avvicinamento" consentì che le stazioni per le segnalazioni ottiche fossero dislocate a distanze maggiori.
|
COMUNICAZIONI ACUSTICHE
Prima ancora del Medioevo, un’antica testimonianza di comunicazioni acustiche ci proviene dal IV secolo a.C. in cui si narra che Alessandro Magno utilizzò speciali corni amplificatori per dare ordini alle sue truppe.
Oltre ai Corni e ai Megafoni come amplificatori della voce, furono costruiti anche alcuni strumenti a fiato per segnalazioni varie; in particolare le trombe militari per impartire ordini alle truppe sia in caserma che in combattimento: in caserma per regolare tutte le operazioni della giornata dalla sveglia al silenzio e in guerra per ordinare alle truppe l'allarme, la carica, il cessate il fuoco ecc.
Tamburo, Gong, Tam-tam
|
|
CAMPANE
Sin dai tempi più remoti si è fatto uso di campanelle sonore realizzate con lamiere di ottone accartocciate. In Oriente, specialmente in Cina, Corea e Giappone, sin dall'VIII secolo a.C., si usavano vasi sonori percossi con bastoni di legno per trasmettere comunicazioni e notizie.
Ancora oggi, sia per motivi di culto che per ornamento, agli angoli dei tetti di molte case, sono appesi piccoli campanelli che suonano agitati dal vento.
In molte città cinesi hanno la Torre della Campana annuncia le cinque veglie della notte e nei conventi buddhisti il suono delle campane, al mattino e alla sera, chiama i monaci a raccolta.
Nei pascoli di bestiame di tutti i Continenti, anche ai nostri tempi, pecore e mucche portano un "campanaccio" legato al collo, per tenere il gregge unito o per fare da capofila negli spostamenti delle mandrie.
In Occidente le campane furono usate dai Cristiani sin dalla loro invenzione per motivi di culto e come mezzo di comunicazione.
Ideate da San Paolino che fu vescovo di Nola dal 409 al 431, le prime furono fuse, intorno al 400, con una lega di bronzo, rame, stagno e argento.
|
|
Così si passò dalle torri di vedetta e segnalazioni romane alle torri campanarie e, a volte, molte di esse furono incorporate in nuove chiese, creando spesso gradevoli connubi di stili architettonici diversi.
La cattedrale di Piazza Armerina ne rappresenta un classico esempio.
Con i loro rintocchi e con la varietà dei suoni sono state sempre utilizzate, dall'alto dei loro campanili o dalle torri civiche del tempo dei Comuni, per segnalare ai fedeli le funzioni religiose o per annunziare al popolo avvenimenti di vario genere: notizie fauste, richieste di aiuto allarme per incendi e calamità, ecc.
La "Martinella", per esempio, a Firenze suonava ininterrottamente a monito del popolo in occasione di guerre, mentre quella del Carroccio non serviva solo per motivi di culto ma anche per fare segnalazioni e dare ordini alle schiere dei combattenti.
Un episodio simbolico di sfida con campane e trombe si verificò nel 1494 quando Carlo VIII di Francia, sceso in Italia con le sue truppe alla conquista di Napoli, attraversando la Toscana chiese ingenti tributi al Governatore di Firenze onde evitare il saccheggio della città. Ma alla sua esclamazione: «farò suonare le mie trombe», alludendo ad un eventuale ordine di attacco, Pier Capponi, Gonfaloniere di Firenze gli rispose: «e noi suoneremo le nostre campane» significando che avrebbe mobilitato tutto il popolo contro i Francesi.
Alcuni secoli più tardi, negli Stati Uniti, la campana divenne il simbolo più celebrato e caro al popolo americano. La "Liberty Bell" cominciò a funzionare nel 1753 per segnalare avvenimenti molto importanti: annunziava l'apertura delle Corti di Giustizia alla State House di Filadelfia, segnalava la liberazione delle città durante la Guerra di Secessione e, l'8 luglio del 1776, suonò a distesa per la prima lettura pubblica della Dichiarazione di Indipendenza.
Con l'invenzione degli orologi da torre con scappamento ad ancora inventati da Robert Hooke nel 1660 le campane furono utilizzate anche per scandire le ore della giornata.
Classiche le "torri degli orologi" dei palazzi delle signorie nell'alto Medioevo e - dal 1860 - il famoso "Big Ben" della Clock Tower del palazzo di Westminster di Londra.
Tra le campane più famose sono da ricordare quella di San Giusto a Trieste, la campana di Rovereto (fusa dopo la I Guerra Mondiale con il bronzo dei cannoni) e le campane di San Pietro il cui suono è diffuso in tutto il mondo tramite la Radio Vaticana.
La città che ha il maggior numero di campane è Roma.
La campana più pesante è quella di Mosca detta "Zarkolokal" (zar campana).
Nella II Guerra Mondiale e durante le guerre più recenti, le campane sono state e vengono tuttora impiegate anche per comunicare l'inizio e la fine di allarmi aerei. |
|
TAMBURI
Il tamburo è uno strumento a percussione di origine molto antica; già in Oriente era conosciuto il "Tambur" arabo, derivato dal persiano "Dambara".
Per i Latini, il "Timpanum" era costituito da una cassa di legno tronco-conica con l'apertura chiusa da una membrana di pelle tesa e trattenuta da tante cordicelle.
In Europa fu introdotto nel tardo Medioevo ed era usato dai "Banditori" che avevano il compito di comunicare ordini ed avvisi.
In guerra i tamburi erano utilizzati per guidare le marce di avvicinamento delle truppe negli scontri sui campi di battaglia e per coordinare le formazioni degli schieramenti.
In tempi più moderni il tamburo viene impiegato per ritmare il passo dei soldati in occasione di parate e manifestazioni militari.
Segnalatori con trombe e tamburi
|
|
TAM-TAM
Il tam tam è un grande cilindro di legno ricavato da un tronco d'albero svuotato e con alcune fessure longitudinali che gli consentono grande sonorità. È uno strumento a percussione per cui viene battuto con speciali mazzuole foderate di pelle.
Anche l'uso dei tam tam risale ad epoche antiche, diffuso specialmente tra i popoli del Centro Africa, del Sud America, dell'Indonesia e dell'Oceania.
Ancora oggi gli indigeni dell'Amazzonia e del Centro Africa utilizzano questi strumenti per trasmettere segnali convenuti alle tribù vicine e, usandoli come ripetitori, per quelle lontane. |
|
GONG
Il gong é uno strumento sonoro di origine cinese usato in Oriente sin dall'antichità per segnalazioni acustiche, è costituito da un disco col bordo ricurvo e fuso con una speciale lega di bronzo, stagno, argento e oro.
Le sue dimensioni variano in relazione all'intensità del suono che si vuole produrre.
Viene percosso con un batacchio ricoperto di feltro.
Nel XVII secolo il gong fu introdotto anche nelle orchestre e nelle bande musicali, per realizzare speciali effetti sonori. |
|
CORNAMUSE
La cornamusa è uno strumento a fiato antichissimo, conosciuta anche dai Greci e dai Romani, i quali la chiamarono "Tibia Utricularis".
In Inghilterra la "Bagpipe" era conosciuta sin dal lontano Medioevo e presso le truppe scozzesi era usata, e lo è tuttora, per accompagnare le truppe di fanteria in combattimento.
In Italia la "Zampogna" di poco diversa dalla cornamusa è usata specialmente durante le festività natalizie in Abruzzo, in Ciociaria, in Calabria ed in Sicilia. |
|
TUBI ACUSTICI
Traendo origine dai rudimentali strumenti primitivi furono costruiti anche alcuni apparecchi per amplificazione di voce: i "portavoce", le "cornette", i "tubi acustici" e i "megafoni".
I portavoce, conosciuti intorno al 1540 (sembra che esistessero in Cina sin dal IX sec), erano derivati dal corno di Alessandro Magno e consentivano un'ottima amplificazione della voce.
Erano impiegati specialmente a bordo delle navi e si distinguevano in vari tipi:
- il "gracchione" utilizzato per le normali operazioni di bordo e per le manovre ordinarie da comunicare alla sala macchine;
- il "gran vociatore", allungabile come un cannocchiale, era usato per le trasmissioni a voce da un battello all'altro;
- il "portavoce da combattimento", collocato sul ponte di comando, comunicava direttamente con i cannonieri.
Le cornette acustiche avevano un funzionamento inverso a quello dei portavoce, cioè concentravano i suoni dal padiglione grande verso l'apertura piccola ed erano utilizzate in genere da persone con problemi di udito.
I tubi acustici erano usati nelle case nobiliari per chiamare la servitù, nei condomini signorili tra la guardiola del portiere e gli appartamenti interni e, più tardi, anche nelle automobili di lusso tra lo "chauffeur" e i passeggeri poiché il posto di guida era esterno o separato dall'abitacolo con una vetrata scorrevole. |
Cornetta militare
|
|
MEGAFONI
Dal greco megas e phonos, grande suono, il megafono è uno strumento semplice di lamiera a forma di cono e con una imboccatura posta all'estremità più piccola.
Serve per amplificare la voce e per consentirle una certa direzionalità.
Nel 1673 Padre A. Kircher sviluppò una dotta teoria sui megafoni e ne realizzò vari tipi a cono e a chiocciola.
In tempi recenti anche il megafono si è giovato dei progressi dell'elettronica ed è stato perfezionato con un piccolo amplificatore a pile.
Oggi i megafoni vengono utilizzati nello sport, in marina, in cinematografia ecc. |
|
CONDOTTO ACUSTICO DI DON GAUTHEY
Nel giugno del 1782 il monaco benedettino don Gauthey illustrò all'Accademia delle Scienze di Parigi un suo sistema di trasmissione acustica, ottenuta per mezzo di tubi metallici, sostenendo che avrebbe potuto trasmettere un messaggio fino a circa 500 Km di distanza senza che la voce perdesse di intensità.
Venne effettuato un esperimento utilizzando una condotta vuota delle acque piovane di Chaillot che permise di trasmettere un messaggio con esito positivo sino a 800 metri circa. Ma, passato l'entusiasmo iniziale degli scienziati e della Corte di Francia, l'idea del giovane benedettino fu presto dimenticata e successivamente neanche a Filadelfia, in America, trovò migliori fortune. |
|
LA SCOPERTA DEL DR. ARNOLD
Arnold, noto esponente della cultura inglese del Periodo Vittoriano, raccontò che durante un suo viaggio di ritorno dal Brasile, un marinaio del piroscafo addetto alla manovra delle vele disse che stava sentendo il suono delle campane. Il fatto suscitò scalpore e ilarità fra l'equipaggio ma Arnold notò che in quel momento spirava una leggera brezza di terra che rendeva le vele della nave perfettamente concave e il marinaio era ubicato su un albero della nave in prossimità del punto focale di una vela. Nonostante l'incredulità dell'equipaggio, Arnold si arrampicò sull'albero, si sostituì al marinaio e udì anche lui distintamente il suono delle campane.
Annotò il giorno e l'ora dell'avvenimento ed in seguito poté accertare che a Rio de Janeiro, in quello stesso momento e nello stesso giorno, si era verificato un grande e diffuso suono di campane in occasione della festa della città. Arnold intuì che probabilmente i palazzi adiacenti a qualche campanile avevano creato una superficie riflettente che convogliava le onde acustiche in una unica direzione. In quella direzione e in quel momento si era trovato il piroscafo con le sue vele concave che fungevano da riflettore convergente.
Dopo queste osservazioni, Arnold suggerì di creare un servizio di comunicazioni fondato sul principio degli specchi concavi che egli stesso chiamò «sistema di corrispondenza con porta-voce parabolici». Ma nessuno si interessò alla sua proposta. |
|
DETONAZIONI DELLE POLVERI DA SPARO
Le comunicazioni acustiche a grande distanza vennero effettuate anche tramite denotazioni causate dallo scoppio di polveri da sparo.
I Cinesi per dare l'allarme sulla Grande Muraglia provocavano forti detonazioni con polvere pirica seguite poi da trasmissioni ottiche.
Dopo la battaglia di Fornovo del 1495, durante la ritirata dei Francesi di Carlo VIII, il Duca d'Orleans, rimasto assediato dai Gonzaga dentro la città di Novara, chiese aiuto ai Vercellesi mediante colpi di bombarda.
Benvenuto Cellini, nella sua autobiografia, scrisse che durante il Sacco di Roma avvenuto nel 1527 ad opera delle soldatesche di Carlo V, il Papa Clemente VII, assediato in Castel S. Angelo, si manteneva in contatto con le truppe del Duca di Mantova mediante fuochi e colpi di cannone. |
Megafoni, Trombe e Sirene
|
SEGNALAZIONI OTTICHE
|
Cannocchiale
In tutti i metodi primordiali di segnalazioni ottiche, le distanze fra le varie stazioni erano vincolate alla naturale vista dell'uomo e quindi alla possibilità di distinguere fuochi, fiaccole, bandiere o fumate, ben distanziate tra loro e comunque fino a pochi chilometri.
Agli inizi del XVII secolo, con il "Cannocchiale di Avvicinamento" di Galileo, si poterono aumentare notevolmente le distanze e il nuovo strumento si dimostrò molto utile per la navigazione che per le trasmissioni ottiche. |
Scoperta del cannocchiale
|
|
Botte di Kessler
Teca con fanale catadiottrico e Botte di Kessler
|
Illustri studiosi come Roger Bacon, Giambattista Della Porta, padre Kircher ed altri realizzarono vari sistemi di telecomunicazione ma i loro apparecchi non trovarono molta diffusione.
Uno strumento molto semplice ed utilizzabile per brevi distanze fu realizzato in Germania nel 1690 da Francesco Kessler.
L'apparecchio era costituito da una botte coricata e senza un coperchio, nell'interno della quale era sistemata una lampada a petrolio mentre nel fondo era applicato uno specchio parabolico. Davanti all'apertura era collocato uno schermo che si poteva alzare o abbassare per mezzo d'una leva.
Il codice di trasmissione era alfabetico e cioè: quando lo schermo veniva alzato una sola volta, indicava la lettera A dell'alfabeto, se due volte indicava la B e così via.
La trasmissione era molto lenta però l'apparato consentiva una notevole semplicità di realizzazione e di funzionamento.
Nel 1881 il francese Godard perfezionò l'apparecchio di Kessler sostituendo il lume a petrolio con una lampada elettrica e impiegando l'alfabeto Morse al posto del codice alfabetico, sicché la botte di Kessler divenne la progenitrice dei telegrafi ottici. |
|
Lanterne
Teca con Lanterne per illuminazione e segnalazione
|
Per segnalazioni ottiche a breve distanza furono realizzate varie lanterne con luce a candela, lumi a petrolio, ad acetilene, più tardi con lampade elettriche.
Molte lanterne erano anche dotate di vetri colorati per segnali diversi o per diverse linee di corrispondenza. |
|
Fumate degli Indiani
Gli Indiani d'America effettuavano comunicazioni ottiche con fumate intervallate in codice.
Le segnalazioni potevano essere ritrasmesse da un posto all'altro e si potevano raggiungere anche notevoli distanze. |
|
|
Fari
Aumentata notevolmente la navigazione per l'intensificarsi degli scambi commerciali o per aggiudicarsi il predominio sui mari, specialmente lungo le coste ed in prossimità dei porti, furono costruiti molti fari.
Erano punti di riferimento per guidare la navigazione, agevolare l'approdo e per segnalare eventuali attacchi nemici provenienti dal mare
Alla fine del XVIII sec. i fari furono perfezionati con lumi a petrolio e riflettori parabolici.
Il 26 maggio 1783 l'ingegnere francese Teulère propose, in una dotta memoria tecnica, di sostituire i lumi con una lampada a lucignolo piatto e di sistemarla nel punto focale di un riflettore parabolico, in modo da concentrare la luce in un fascio orizzontale. Lo stesso Teulère suggerì di imporre all'apparecchio un movimento rotatorio attorno ad un'asse verticale, così da dirigere successivamente la luce su tutti i punti dell'orizzonte.
Nel XIX sec. un altro francese Agostino J. Fresnel (1788 - 1827) apportò ai fari ulteriori miglioramenti con ingegnosi sistemi ottici lenticolari - anelli catadriottici - che consentirono la rifrazione orizzontale della sorgente di luce e quindi una maggiore concentrazione del fascio luminoso.
Di conseguenza i fari furono suddivisi in vari ordini in base al diametro degli apparecchi ottici e classificati in diversi tipi a seconda del fuoco: a fuoco fisso, a fuoco ad eclissi, a fuoco fisso e splendore variante, a diversi colori, ecc.
Tra i fari più noti, medioevali e moderni, sono da menzionare la Lanterna di Genova, il Faro di Travemünde in Germania, quello di Cordouan all'imboccatura della Gironda in Francia, quello di Eddystone vicino a Plymouth in Inghilterra e, fra i più recenti, il faro della Vittoria a Trieste e la Statua della libertà a New York. |
Faro di Trieste
|
|
Mongolfiere, Aerostieri e Microfotografia
Il desiderio dell'uomo di poter volare nello spazio si riscontra anche nella mitologia e nelle storie antiche. Ermes, o Mercurio, oltre alla simbologia specifica di «messaggero degli dèi», rappresenta (per i Greci o per i Romani ), assieme ad Icaro, l'espressione più intima di questa aspirazione soprannaturale dell'uomo.
A parte l'esperimento di Simon Mago che, con due ali artificiali, si gettò dall'alto di una torre all'epoca di Nerone e un congegno di ali meccaniche ideato dal perugino Giovan Battista Dante e basato sulla eventuale capacità dell'uomo di sollevarsi da terra, ci è pervenuta soltanto molta letteratura fantascientifica.
I primi studi concreti sulla possibilità dell'uomo di librarsi nello spazio, furono fatti da Roger Bacon intorno al 1256 e, più tardi, da Leonardo da Vinci che tra il 1503 e il 1506, durante un suo soggiorno a Fiesole presso uno zio canonico, ideò la sua macchina a "vite volante".
Nel 1673 il padre Lana, già citato per il suo telegrafo a pendolo, descrisse una nave volante dalla quale sarebbe stato possibile osservare la terra dall'alto con un "cannocchiale di avvicinamento".
Il 5 giugno 1783, in Francia, i fratelli Joseph e Jacques Montgolfier eseguirono alla presenza di un numerosissimo pubblico la prima ascensione con il loro "aerostato ad aria calda".
Dopo la scoperta dei fratelli Montgolfier, in tutta l'Europa e altrove, ci fu una gara di tecnici e "aeronauti" per la realizzazione di palloni sempre più perfetti e sofisticati come si può vedere da alcune illustrazioni tratte da "Fisica Popolare" di Alessio Clerc, pubblicata in Italia nel 1824 dall'editore Sonzogno. |
|
Iniziava così per l'uomo la conquista dello spazio
L'invenzione dell'aerostato indusse molti studiosi di cose militari a sperimentare anche i "collegamenti dello spazio"; infatti il nuovo mezzo aereo costituiva un efficace ed importante punto di osservazione dall'alto, da cui era possibile comunicare alla base notizie utili sugli schieramenti avversari.
I collegamenti venivano realizzati con segnalatori ottici, con specchi, con colombi viaggiatori e lanciando dall'alto sacchetti portamessaggi.
Il 2 aprile 1794 con decreto firmato da Danton, Carnot e Robespierre, il comitato di Salute Pubblica di Parigi autorizzò la costituzione della prima Compagnia Aerostier, comandata dal capitano Coutelle, alla quale venne assegnato il pallone "Entreprenant".
Nel giugno successivo la compagnia fu assegnata in rinforzo all'Armata del Nord che era impegnata contro gli Austriaci. Il giorno 25 aprile 1794, durante la battaglia di Fleurs, l'Entreprenant sorvolava la zona di Maubeuge; nella navicella vi erano il capitano Coutelle e il generale Marlot che dirigevano il tiro delle artiglierie trasmettendo continuamente messaggi sugli spostamenti delle truppe avversarie.
I Reparti Aerostieri furono costituiti in molti eserciti e divennero una specialità del Genio.
Anche Napoleone nelle Grandi Manovre dell'Armata del Nord del 1803, in cui era ipotizzata l'invasione dell'Inghilterra, previde un impiego massiccio di aerostati che, oltre al trasporto di armi e truppe, avrebbero dovuto svolgere anche compiti di osservazione e collegamento.
In America, durante la Guerra di Secessione (1861-65) fu installato sull'aerostato anche il telegrafo Morse collegato con la base per mezzo di fili conduttori accoppiati alle funi di sostegno. Logicamente ciò era possibile quando l'aerostato veniva ancorato a terra ed era impiegato come "pallone frenato".
Un impiego notevole di aerostati si ebbe durante l'assedio di Parigi nella guerra Franco-Prussiana (1870-71). Infatti l'Amministrazione Postale fece partire dalla città assediata 66 palloni di cui 10 privati e 56 militari che trasportarono plichi del governo, posta, giornali e gabbie con colombi viaggiatori.
Un ausilio notevole a questi collegamenti si ebbe con l'impiego della microfotografia, perfezionata all'inizio del 1870 da Dragron. Ogni fotogramma era fatto con pellicole di celluloide, misurava cm. 3x5 e pesava meno di un decigrammo. In un solo fotogramma erano stampate 16 pagine opportunamente rimpicciolite, ogni pagina conteneva 3000 dispacci, per cui ogni fotogramma conteneva 50.000 messaggi.
In tal modo ogni colombo viaggiatore poteva portare una quantità enorme di dispacci che successivamente venivano ingranditi con appositi proiettori.
Oggi l'utilizzo degli aerostati è uno sport d'elite per convegni e gare internazionali.
Un modo veramente interessante e insolito di segnalazioni con palloni si verificò il 22 marzo 1848 quando i Milanesi lanciarono in aria migliaia di palloncini colorati per comunicare la loro vittoria contro gli Austriaci dopo le "Cinque Giornate" di insurrezione.
|
V SEZIONE
LA TELEGRAFIA AEREA
Teca n. 1 - Cannocchiale - Telegr. Chappe - Telegr. Gonella
|
|
Comunicazione ottica di Amontons
A circa un secolo dagli esperimenti di Kessler e di padre Terzi de Lana e dopo infruttuosi tentativi fatti in Francia da Guglielmo Amontons, Guglielmo Marcel e tanti altri, comparve sulla scena della telegrafia ottica un sistema veramente interessante ideato dall'Abate Claude Chappe che diede origine all'"Arte dei Segnali".
Chappe, nato nel 1763 a Brulon nel dipartimento della Sarthe, da giovane studiò in un seminario presso Angers e volendo comunicare con i suoi fratelli che si trovavano in un Istituto poco distante, realizzò uno strumento di segnalazione semplice ed ingegnoso.
Il 2 marzo 1791, alla presenza di alcuni funzionari comunali, Chappe realizzò un collegamento tra il municipio di Parcé (Dip. Sarthe) e il castello di Brulon alla distanza di 15 Km, impiegando una macchina dei segnali detta ad "orologi concordati".
L'anno successivo Chappe presentò alla "Comune di Parigi" una nuova macchina a regoli mobili che aveva realizzato in collaborazione con i suoi fratelli e che consentiva una migliore interpretazione dei segnali e a maggiore distanza.
Durante le fasi alterne della Rivoluzione, Chappe propose il suo sistema telegrafico al governo di Parigi. Nel 1792 alcuni apparecchi furono installati in un giardino della capitale per presentarli alle autorità ma durante la notte alcuni uomini mascherati, convinti che con quegli strumenti si volesse comunicare con il re rinchiuso nelle prigioni del Tempio, distrussero tutto quanto. Anche un secondo tentativo non ebbe miglior fortuna.
Chappe, senza perdersi d'animo, ripropose di effettuare il suo esperimento ed il 12 luglio 1793 furono installati tre telegrafi: uno a Menilmontant vicino al lago di Saint-Fargeau nei pressi di Parigi, il secondo a Ecouen a circa quindici chilometri di distanza ed il terzo a Saint-Martin du Tertre ad altri dieci chilometri.
Le prove durarono tre giorni alla presenza di alcuni commissari della Convenzione i quali con una relazione favorevole, proposero la realizzazione di una linea di corrispondenza con il nord della Francia minacciata dalle truppe austriache.
Successivamente l'Assemblea approvò la costruzione della linea Parigi - Lilla con 16 stazioni: Paris, Belleville, Ecouen, Saint-Martin, Ercuis, Clermont, Foilleuse, Beloy, Boulogne, Parvillers, Lehous, Guenchy, Brevillers, Teluc, Carvin, Lille, l'incarico fu affidato a Claude Chappe che, per l'occasione, fu nominato Ingegnere Telegrafico.
Il collegamento fu inaugurato, per una favorevole coincidenza, con l'annunzio della vittoria contro gli Austriaci in occasione della liberazione di Condè.
Il 30 agosto 1794 il primo dispaccio con la telegrafia aerea di Claude Chappe recitava così:
Condé être restitué à la République
Reddition avoir eu lieu ce matin à six heures
Il messaggio, giunto durante una Seduta della Convenzione, fu letto dal "cittadino" Carnot e accolto calorosamente con lunghi e ripetuti applausi.
In seguito Claude Chappe, in società con i suoi fratelli, realizzò in Francia varie linee telegrafiche.
Nel 1798 fu costituita la linea dell'est Parigi-Strasburgo che passava per Chalons e Metz.
Nel 1803, durante le Grandi Manovre dell'Armata del Nord, Napoleone fece prolungare la linea Parigi-Lilla fino a Boulogne dove fu installato il suo Quartier Generale.
In quell'occasione Bonaparte pur prediligendo l'impiego di staffette e di corrieri a cavallo per il recapito dei messaggi, ordinò lo studio per la costruzione di due stazioni telegrafiche speciali (funzionanti anche di notte) che, nell'ipotesi di invasione dell'Inghilterra, sarebbero state installate una a Calais a l'altra a Dover (34 Km).
Nel 1809 fu ultimata la linea Parigi-Lione-Torino-Milano e prolungata successivamente fino a Venezia.
Il nuovo mezzo di collegamento fu il capostipite della telegrafia aerea e diede origine all'"arte dei segnali" che dominò il campo delle telecomunicazioni per oltre mezzo secolo diffondendosi rapidamente in tutta l'Europa, in Algeria, in Egitto e in America.
In Russia lo zar Nicola volle addirittura inaugurare personalmente la prima linea da Pietroburgo a Cronstadt.
Nell'Europa settentrionale il telegrafo Chappe trovò notevoli difficoltà, soprattutto per la scarsa visibilità dovuta alla nebbia dei climi nordici, per cui furono realizzati telegrafi aerei ad "imposte mobili" che consentirono migliori condizioni di visibilità.
Esperimento di C. Chappe |
Claude Chappe
|
Codice Chappe
|
Telegrafo di Chappe
detto anche "di Napoleone" |
Telegrafo Chappe su una cattedrale |
Trasmissione ottica dello zar Nicola |
|
Il telegrafo a segnali di Claude Chappe
Il telegrafo era costituito da:
- un palo verticale di legno;
- un regolo trasversale;
- due aghi girevoli agli estremi del regolo;
- un meccanismo di comando per la manovra dell'apparecchio;
- due cannocchiali.
Tutto il sistema era azionato da un insieme di carrucole e corde e poteva assumere circa 190 figure differenti.
Chappe ne scelse 92, le più diverse fra loro, componendo un vocabolario di 92 pagine.
Ogni parola veniva indicata con 2 cifre; una per la pagina, una per la riga, in tal modo con due soli segnali, si potevano esprimere 8464 parole.
Poiché il numero di parole si rivelò limitato, successivamente fu composto un vocabolario delle frasi ed in seguito anche un vocabolario geografico.
Un certo numero di segnali era riservato alle comunicazioni di servizio fra gli operatori.
La distanza fra due stazioni era di circa 15 Km.
Il telegrafo Chappe costituì il sistema basilare delle telecomunicazioni francesi specialmente durante la rivoluzione e nel periodo napoleonico.
Nel 1852, quando la telegrafia elettrica aveva già sostituito in molti altri paesi tutti i sistemi della telegrafia aerea, in Francia vi era ancora una rete di 556 stazioni Chappe per uno sviluppo di circa 5000 Km. |
|
Il telegrafo Endelkrantz
Per comunicare tra Stoccolma e Drottningham, il 30 ottobre 1794, fu inaugurato in Svezia il telegrafo di Endelkrantz che consisteva in un grande quadro munito di 9 imposte girevoli e disposte su 3 linee.
I vari pannelli erano manovrati da un sistema di carrucole e funi e potevano assumere varie posizioni, verticali od orizzontali formando così oltre 1000 segnali in codice.
|
|
Il telegrafo Murray
In Inghilterra, per l'interessamento di Lord George Murray, nel 1796 fu realizzato un allineamento di 15 stazioni telegrafiche tra il palazzo dell'Ammiragliato a Londra e Deal una località vicino a Dover. In seguito furono realizzati anche collegamenti con Porthmouth, Yarmout e Plymouth.
Il codice telegrafico era alfabetico e quindi abbastanza semplice: i segnali di servizio più importanti per indicare, per esempio, la posizione di riposo o «nulla da trasmettere» erano effettuati con tutte le finestre aperte mentre, tutte le finestre chiuse, segnalavano «preparatevi a ricevere».
Dopo di che le varie combinazioni di finestre aperte o chiuse indicavano le lettere dell'alfabeto.
Negli Stati Uniti il telegrafo Murray fu costruito nel 1800 da Jonathan Grout collegava con una linea di 104 Km, l'isola di Martha's Vineyards nell'arcipelago del Massachussetts con Boston ed era destinato alla trasmissione di notizie concernenti la navigazione.
Telegrafo Murray - Endelcranz - Chatau |
|
Il telegrafo Gonella
Nel 1806, in Italia, fu realizzata una rete telegrafica permanente tra la Savoia, il Piemonte, la Lombardia e la Liguria con un apparecchio ideato dall'ingegnere Gonella.
Il telegrafo Gonella era costituito da:
- un palo verticale di legno;
- tre indicatori girevoli;
- tre leve di comando;
- un cannocchiale;
- un codice convenzionale a 3 cifre.
Il sistema era azionato da un insieme di carrucole e corde. I tre indicatori potevano combinare numerose figure differenti.
Gonella compose un codice di lettere, numeri e frasi convenzionali corrispondenti a gruppi di 3 cifre.
La distanza fra due stazioni era di 9 Km circa.
Tale sistema fu molto impiegato durante il Risorgimento e rimase in esercizio fino all'avvento del telegrafo elettrico Morse.
|
|
Il Telegrafo semaforico di New York
Nel 1838 un dispositivo di segnalazioni semaforiche simile al telegrafo Gonella, con un'asta a tre segnali, fu realizzato nella baia di New York tra Staten Island, il posto ripetitore di Sandy Hook e Merchants Exchange a Manhattan. |
|
Il Telegrafo Chappe in Egitto e in Algeria
In Egitto il Pascià Mehemet-Alì, desideroso di realizzare nel suo paese questa nuova conquista della civiltà europea, fece costruire una linea telegrafica con 19 stazioni del sistema Chappe su torri isolate tra Alessandria e Il Cairo.
In Algeria nel 1843, le stazioni Chappe furono installate sui fortini militari, non solo necessità di collegamento ma anche perché potevano essere protette dai soldati di guarnigione contro eventuali attacchi di ribelli. |
Telegrafo Chappe in Nord Africa
|
Il telegrafo chatau
In Russia la telegrafia aerea incontrò all'inizio notevoli difficoltà. Solo nel 1834, su iniziativa dello Zar Nicola, il tecnico Chatau, ex impiegato dei telegrafi francesi, realizzò una linea di 8 stazioni con un suo sistema telegrafico fra Pietroburgo e Cronstadt.
Lo stesso imperatore, dopo aver fatto tradurre da Chatau un suo messaggio con i segnali in codice, volle eseguire personalmente la manovra del telegrafo e trasmise il primo dispaccio.
Nel marzo del 1838, fra Pietroburgo e Varsavia, fu inaugurata una seconda linea che, con 148 stazioni, costituì il collegamento più esteso d'Europa. |
Il telegrafo Rocci
In Italia, durante la campagna del 1859, si provvide alla realizzazione di una linea telegrafica aerea campale per assicurare il collegamento tra Casale Monferrato, San Salvatore (sede del quartier generale di Vittorio Emanuele II), Alessandria e Novi Ligure (zona di collegamento con le truppe francesi).
Il telegrafo, smontabile e trasportabile, era stato ideato dal Magg. del Genio Alessandro Rocci e consentiva una buona celerità di installazione degli impianti per fronteggiare la necessità di continui spostamenti dei Comandi e delle Truppe.
Fu incaricato della realizzazione e del funzionamento il Capitano del Genio Luigi Giannotti che con due Sottotenenti (Molteni e Galletti), alcuni Sottufficiali e 4 squadre di Soldati, costituì il primo Reparto di "telegrafisti militari italiani".
In tale occasione, ad integrazione delle stazioni aeree, furono realizzati i primi collegamenti con telegrafi elettrici, eseguiti da squadre di Operai dirette da un Ispettore dei Telegrafi del Regno Sardo-Piemontese.
Il telegrafo Rocci era costituito da:
- un palo di legno;
- due ali-segnali (uno triangolare e l'atro rettangolare);
- due cannocchiali;
- un codice numerico.
Tutto il sistema, facilmente smontabile e trasportabile, era azionato da un insieme di carrucole e funi ed era in grado di funzionare anche con il palo in posizione orizzontale, così da poter essere impiantato su campanili e torri.
I due segnali potevano assumere 36 combinazioni diverse, corrispondenti a 36 numeri per poter individuare la pagina e la riga del codice. |
Telegrafo Rocci
|
Torre Storica Q.G. di Vittorio Emanuele II
|
Quote e alture intitolate al telegrafo aereo
É interessante notare che molte colline nelle quali furono costruite le torri telegrafiche, ancora oggi sono indicate con il nome di telegrafo.
In Italia sono da menzionare:
- "Monte Telegrafo" in Alto Adige tra la valle dell'Isarco e la Val Badia, nei pressi di Bressanone;
- "Punta del Telegrafo" del gruppo del M. Baldo nelle Prealpi Venete, vicino al lago di Garda;
- "Cala del Telegrafo" all'Isola d'Elba;
- "Il telegrafo" a quota 365 nell'Argentario;
- "Torre del segnale" nel Gargano tra Marittima e Pugnochiuso, alle pendici del Monte Barone;
- "Colle del Telegrafo" a quota 1679 nel parco nazionale della Calabria;
- "Pizzo Telegrafo" a quota 950 sui Monti Sicani, tra Sambuca di Sicilia e Caltabellotta, in provincia di Trapani. |
|
In Inghilterra e in America esistono molte colline chiamate «Telegrapf Hill» e «Signal Hill»
Nota conclusiva
Il telegrafo aereo era soggetto a varie limitazioni dovute a equivoci di ricezione o errori di trasmissione, ma soprattutto era soggetto alle condizioni atmosferiche; bastava un po' di nebbia per interrompere le comunicazioni, scrivendo sul dispaccio "sospeso per nebbia".
Le trasmissioni venivano comunque effettuate sempre di giorno anche se furono fatti vari tentativi notturni applicando delle lanterne agli estremi degli "assi segnali".
Oltre all'addestramento molto severo, a volte l'esperienza e la bravura degli operatori era veramente eccezionale. Basti pensare che una notizia per giungere da Marsiglia a Parigi, ad oltre mille chilometri di distanza, impiegava meno di mezz'ora.
Tutte le trasmissioni erano in codice e quindi limitate esclusivamente ad esigenze militari o di stato ed erano addirittura protette dal segreto.
Per necessità private l'unico mezzo era il servizio di corrieri postali.
Tuttavia l'era della telegrafia Aerea stava per tramontare; soppiantata dalla Telegrafia Elettrica che si stava diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Solo in Francia qualche linea aerea venne ancora utilizzata e abbandonata nel 1855, sotto Napoleone III.
Durante la guerra di Crimea (1854-56) i Francesi impiegarono per l'ultima volta il glorioso telegrafo aereo con apparati sistema Chappe opportunamente modificati, mentre nello stesso conflitto, gli altri schieramenti impiegarono per la prima volta la Telegrafia Elettrica campale:
- i Russi nella zona di Sebastopoli;
- gli Inglesi nella zona di Balaclava;
- i Bersaglieri di La Marmora sulle rive del fiume Cernaia nell'agosto 1885. |
Linee telegrafiche ottiche nel Nord Italia
|
******
Segue...
|
- Partecipazione del Gen. Francesco Cremona alla puntata del programma televisivo Rai Educational "La Storia siamo noi" di Giovanni Minoli, dedicata a Guglielmo Marconi "L'uomo che inventò il futuro"
Chi volesse contattare il Gen. Dott. Francesco Cremona:
|
|
|