Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

COLLABORAZIONI

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VIAGGIO NELLA STORIA TRA LE PIETRE VIVE DELLA MEMORIA

RICERCA  STORICO -  ICONOGRAFICA

A CURA  DI  GIUSEPPE MASSARI

SULL’ORSINI CARDINALE, ARCIVESCOVO, PAPA

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SECONDA PARTE

 

 

L’OMAGGIO SCULTOREO DI PIETRO BRACCI

           

Busto di marmo allocato presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Scultura conservata, a Milano,  presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana.

 

Roma, Palazzo Venezia. Busto bronzeo

Firenze, Palazzina della Meridiana, all'interno del Giardino dei Boboli


 

CELEBRAZIONE DEL 17° GIUBILEO

 

LA PORTA SANTA NEL 1725

 

 

 

Lettera di indizione del Giubileo per l’anno 1725

Grosso coniato nel 1725, Anno Santo, I di pontificato di Benedetto XIII.

Grosso datato 1725, anno del Giubileo e primo del pontificato orsiniano con il suo stemma e la Porta Santa.

 

Piastrella in ceramica realizzata dallo Studio d’arte, Carrera di Laterza (TA).

 

MEDAGLIE PONTIFICIE DEL GIUBILEO

Queste immagini sono state tratte dal volume di Domenico Maria Manni, Istoria degli Anni Santi dal loro principio fino al presente del MDCCL, in Firenze, MDCCL, Stile Comune, nella Stamperia di Gio Battista Stecchi alla Condotta.

 

Silografia mm.468x320 Milano Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli

 

L’immagine riproduce, per mano di ignoto artista, le processioni svoltesi in occasione dell’apertura delle Porte sante presso le quattro basiliche maggiori  romane. Questa incisione è conservata nel Museo Correr di Venezia.

 

Basilica S. Maria Maggiore  facciata del portico con palchi gremiti e processione per l’apertura della Porta Santa.
L’incisione viene attribuita a Giovanni Girolamo Frezza dimenticando che l’artista ha cessato di vivere il 1714. L’autore dell’opera è sconosciuto, anche se non è difficile individuarlo in Pier Leone Ghezzi. Roma, Gabinetto comunale dei disegni e delle stampe.

 

Interno del portico di S. Maria Maggiore. Apertura della Porta Santa da parte del Cardinale delegato, l’arciprete Pietro Ottoboni, 24 dicembre 1725.
Opera erroneamente attribuita a Giovanni Girolamo Frezza, perché l’artista scomparve il 1714. Roma, Gabinetto comunale dei disegni delle stampe.
Altri, invece,attribuendola a Pier Leone Ghezzi, 1726,  la collocano presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.

 

 

OSPEDALE SAN GALLICANO, ROMA

R. Istituto Ospitaliero Dermosifilopatico di S. Maria e San Gallicano
Prospetto principale da una incisione del 1726

Benedetto XIII, nel 1724, appena eletto papa, dette ordine al card. Corradini di cercare un luogo adatto per costruire il nuovo ospedale. Fu scelta la zona di piazza Romana, alle spalle della chiesa di S. Crisogono. Nel dicembre 1724 su progetto e sotto la direzione dell’architetto Filippo Raguzzini iniziarono i lavori per il nuovo edificio. Il 14 marzo dell’anno seguente Benedetto XIII celebrò con una messa la posa della prima pietra e il 6 ottobre 1726 dedicò l’edificio a S. Maria e S. Gallicano, emettendo nella stessa data la Bolla “Bonus ille”, con la quale si stabilivano regolamenti, privilegi e rendite, tra cui l’acquisizione dei beni di coloro che morivano a Roma senza testamento e senza eredi legittimi.  Filippo Orsini duca di Gravina, nipote del papa, donò l’acqua proveniente dal suo palazzo a Monte Savello. Il S. Gallicano fu inaugurato l’8 ottobre 1729. Protettore dell’istituto fu nominato il Cardinale Pietro Marcellino Corradini, che ne approvò le regole.

Incisione marmorea che giustifica la costruzione dell’Ospedale di S. Maria e di San Gallicano a Roma. Ecco il testo tradotto in italiano:
“Benedetto XIII padre dei poveri eresse questo ospizio ampio e imponente, e dotato di censo annuo, per curare gli abbandonati e respinti da tutti che soffrono per il prurito in testa per la tigna e per la scabbia, e per strapparli dalle fauci di una morte precoce. Nell’anno della salvezza 1725”.

Roma. Ingresso dell’Ospedale di San Gallicano. Sul portale d’ingresso vi è la seguente scritta in latino:

“NEGLETIS REJECTISQUE AB OMNIBUS
BENEDICTUS XIII P.O.M.
ANNO SALUTIS MDCCXXV,
“Ai malati trascurati e respinti da tutti
Benedetto XIII Pontefice Ottimo Massimo nell’anno della Salute 1725”.

Lapide murata su cui sono riportate le date: dalla posa della prima pietra e  quella della definitiva e solenne consacrazione, avvenuta il 6 ottobre 1726 giorno in cui ricorreva la festività liturgica del S. Rosario.

 

Copertina del ragguaglio sul funzionamento della nuova struttura ospedaliera.
Sigillo in originale dell’Ospedale di S. Maria e san Gallicano.

 Questo ospedale, per volere del nostro papa, ospitò il futuro fondatore della Congregazione dei Passionisti, San Paolo della Croce e suo fratello Giovanni Batista, perché esercitassero il loro ministero a favore dei più deboli e degli ultimi. I due, inoltre, dopo essere stati ordinati sacerdoti da Benedetto XIII, celebrarono la loro prima messa proprio nella chiesa annessa a questo luogo di cura.

A sinistra: M. Benefial - La Vergine affida i malati a San Gallicano, Roma, Chiesa di san Gallicano.
A destra: San Gallicano cura un ammalato. Incisione del secolo XIX

M. Benefial, Estasi di san Filippo Neri - Roma, Chiesa di san Gallicano

M. Benefial - Apparizione della Vergine della Neve - Roma, Chiesa di san Gallicano

 

 

Il poeta senese Bernardino Perfetti fatto coronare Poeta Laureato in Campidoglio il 12 maggio 1725 da Benedetto XIII dopo le insistenti istanze presentate dai soci dell’Accademia degli Arcadi. Alla solenne cerimonia intervenne Violante Beatrice di Baviera, Gran Principessa Vedova di Toscana, Governatrice di Siena, che non poco si era spesa per far assegnare all’illustre arcade l’ambito riconoscimento, del quale solo il Petrarca era stato precedentemente insignito. 

 

Stocco papale e Berrettone inviati da Benedetto XIII al Gran Maestro dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Antoine Manuel de Vilhena, in occasione dell’Anno Santo.

Roma. Antiquario Alberto De Castro tela di autore ignoto. Benedizione degli Agnus Dei. A proposito di questa cerimonia, il Valesio nel suo Diario di Roma, libro ottavo, alla data del 6 aprile 1725 racconta: “In questa mattina la Santità Sua, benché non stia molto bene di salute, pure volle assistere alla benedizione degli agnus dei ed ad alcuni cardinali che lo esortavano ad aver riguardo alla sua salute rispose che il vescovo deve morire o sull’altare o all’inginocchiatoio o sul pulpito”, versione più diretta e più efficace di quella che aveva pronunciato in altra occasione, quando disse: “un vescovo deve morire con il piviale addosso”.

Raro medaglione in argento utilizzato per contenere l'Agnus Dei, ovvero la tavoletta in cera, consacrata, recante generalmente l'agnello mistico. Questo esemplare, realizzato da valente orefice romano nella prima metà del Settecento verosimilmente su richiesta di nobile committenza, è composto da due valve in argento che recano una raffinata incisione interamente eseguita a mano. Da un lato vi è raffigurata l'immagine del Papa Benedetto XIII (Pier Francesco Orsini, Pontefice dal 1724 al 1730), mentre dall'altro lo stemma di sua appartenenza con la tiara e le chiavi decussate. Le due valve del medaglione sono unite da un perno centrale, e richiudibili per mezzo di un fermaglio. All'estremità superiore vi è un appiccagnolo, sagomato ad anello ed anch'esso in argento, che permetteva di passarvi il cordone da appendere al collo. Dimensioni: 5,5x7,5 cm. Peso: 52 gr.

Agnus Dei di mm 40x48 dell'anno 1725. Su un lato l'Agnello di Dio e il nome di Papa Benedetto XIII, sull'altro l'effige di S. Matteo Apostolo.

AGNUS DEI. Devozione che risale ai primi tempi della chiesa. Il giorno dell'Ascensione, quando veniva tolto il grande Cero Pasquale, i frammenti del cero venivano con devozione distribuiti ai fedeli. In seguito, si pensò di plasmare questa cera dando ad essa forme ovali chiamate Agnus Dei, perchè recavano da un lato l'immagine dell'Agnello, con lo stemma del pontefice regnante, e dall'altro quello della Vergine o di Santi.
La benedizione di tali "devozioni" avveniva da parte dei pontefici ogni primo anno del loro pontificato, poi ogni sette anni ed in ogni Giubileo. L'immagine dell'Agnello di Dio doveva proteggere dalle calamità spirituali e fisiche, da malattie, terremoti, naufragi e tentazioni demoniache.
(da la Casa del Collezionista  – Pistoia) -  "Sogliono i Sommi Pontefici  nell ‘anno primo del loro Pontifìcato  benedire solennemente gli Agnus Dei la qual funzione fatta dal nostro Benedetto XIII nel mese d' Aprile in più dì non sarebbe necessario che qui registriamo se non ci desse motivo di raccontare un prodigioso  miracolo tra gli altri che Dio volle operare mediante quelle sagre  cere benedette dal nostro Sommo Pontefice. Appiccatosi un orribile fuoco alla casa di Antonio Sanarica in Codogno Borgo Regio del Lodigiano il di 7 Agosto 1725 non poteva a nessun patto estinguersi quando gettato con viva fede da D. Angelo Belloni,  Sacerdote del medesimo luogo uno degli Agnus Dei benedetti da Benedetto XIII,  con universale  stupore tutte in un momento restarono spente quelle inestinguibili  fiamme" .

Agnus Dei del papa Benedetto XIII . Sul fronte l’Agnello di Dio, sul retro  San Felice di Vaois.

Raro Agnus Dei di papa Benedetto  XIII (1724-1730), nel suo secondo anno di Pontificato. Nel verso San Marco Apostolo ed Evangelista; nel retro l’Agnello di Dio.

Antico e importante Agnus Dei emesso durante il primo anno di Pontificato di Benedetto XIII nell'anno 1724. Sul fronte l'immagine in rilievo di San Benedetto e Santa Scolastica circondata dalla scritta:"S.BENEDICTUS .S.SCOLAS " in basso "BENED.XII PON.M.". Nel retro l'immagine dell' Agnello di Dio circondato dalla scritta : "ECCE AGNUS DEI QUI TOLI PECC.MUNDI " e la scritta "BENED .XIII  P.M.A.N.”

Agnus Dei del 1725, conservato a Lisbona in Portogallo. E’ stato riprodotto sia nella parte anteriore che posteriore, oltre nel particolare

Questo esemplare di Agnus Dei è conservato a Marburg, in Germania.

 

 

Atrio Basilica Vaticana. Statua equestre di Carlo Magno dello scultore Agostino Comacchini, inaugurata durante l’Anno Giubilare .

Roma Museo Nazionale di Palazzo Venezia. La Processione del Corpus Domini, giugno 1725, olio su tela cm. 175x125 inv. PV. 1701, sec. XVIII, Anonimo. L’opera si trova depositata  presso il Senato della Repubblica. Copia a colori dello stesso quadro, di proprietà del Polo Museale Romano.

Concessione del giubileo alla ‘soldatesca’ presente nel Regno di Napoli. Documento conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli. Il cardinale Michael Friedrich von Althann, viceré di Napoli, supplica il pontefice Benedetto XIII, che aveva indetto l’anno precedente il giubileo del 1725, affinché conceda alla “soldatesca” presente in città come nel Regno il giubileo.

                        
Esempi di sussidi pratici per meglio celebrare e lucrare il Giubileo dell’Anno Santo 1725.

 

 

IL CONCILIO

Arrivo di Benedetto XIII a S. Giovanni in Laterano per l’apertura del  Concilio romano. L’attribuzione a Pier Leone Ghezzi  non è data per certa dai critici d’arte. Presumibilmente e verosimilmente è opera di questo artista,  che in passato aveva già dipinto altri quadri sulla vita del nostro pontefice.  Raleigh (NC) , North Carolina Museum of Art  1725 – 1755  Collezione cardinale Lercari.

L’interno della Basilica dove si svolse il Concilio riprodotto, in una incisione, da Pier Leone Ghezzi.

Concilio Lateranense.
Il  dipinto  di Pier Leone Grezzi è conservato presso il Museum Raleigh, North Carolina (USA). L'opera fu commissionata da Niccolò Maria Lercari, maestro di camera di Benedetto XIII, per documentare la prestigiosa circostanza del concilio provinciale promosso dal papa, tenutosi nella basilica dal 15aprile al 29 maggio dell'anno giubilare 1725.

Particolari del Concilio Lateranense tratti da alcuni disegni di Pier Leone Grezzi. Gli originali di queste acqueforti sono conservati presso il Raleigh Museum of Art del North Carolina, in America.     

Cartolina postale rievocativa del Concilio Romano celebrato in S. Giovanni in  Laterano.

Retro della cartolina

Foto a sinistra.Francesco Bianchini (1662-1729), studioso poliedrico, disegnò la prima carta di Venere, Benedetto XIII lo nominò istoriografo del sinodo romano del 1725 e prefetto dell’archivio liberiano.

Foto a destra. Venerabile Giovanni Battista da Borgogna. Il 26 maggio 1725, in San Giovanni in Laterano, fu ordinato sacerdote dal pontefice Benedetto XIII il quale confidenzialmente gli disse: “Figliuolo, sbrigatevi a farvi Santo!

 

Antonio Angelo Lucci. Il Sommo Pontefice Benedetto XIII lo nominò Teologo del Concilio Lateranense, convo­cato per i Vescovi d’Italia nel 1725, e Teologo romano nonché Consultore della Suprema Inquisizione Generale. Lo stesso Pontefice, nel 1729, lo nomi­nò Vescovo di Bovino, e volle presiedere personalmente al Rito della ordina­zione episcopale il 7 febbraio 1729. Il papa, dopo il rito, disse ai cardinali: “Ho scelto a vescovo di Bovino un profondo teologo, un grande santo “. Fu  proclamato beato il 18 giugno 1989 da Giovanni Paolo II.

Questo dipinto di pittore anonimo si trova presso la Casa Generalizia di Roma dei Fratelli delle Scuole Cristiane, la cui Congregazione fu fondata da S. Giovanni Battista De La Salle e riconosciuta canonicamente e  giuridicamente da Papa Orsini.

Bolla papale con la quale viene riconosciuto l’Istituto fondato da san Giovanni Battista de La Salle.
Il testo italiano, tradotto dal latino è leggibile in appendice.

Roma. Curia generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Teca dove è conservata la Bolla papale. Il documento è quello posizionato al centro

FORMULA DI PROFESSIONE PERPETUA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, prostrato col più profondo rispetto davanti alla Vostra

infinita e adorabile Maestà, mi consacro tutto a Voi per procurare la Vostra gloria, per quanto mi sarà

possibile e voi lo richiederete da me.

Per    questo,  io ------ ------ --------- ---- --- ------ -------------- ------­prometto di unirmi e di rimanere in

società con i Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali si sono associati per tenere insieme le scuole a
beneficio dei poveri.

Prometto inoltre di recarmi nelle Istituzioni alle quali sarò destinato e di eseguire il lavoro che mi sarà

assegnato sia dal Capitolo Generale, sia dai Superiori della Congregazione.
A tale scopo emetto i voti di Castità, Povertà, Obbedienza,

Dedizione ai poveri nell’Apostolato Educativo, e Fedeltà all’Istituto,

in conformità alla Bolla di approvazione del nostro Istituto concessa dal Sommo Pontefice Benedetto XIII e

alle Regole e Costituzioni: voti che mi impegno ad osservare inviolabilmente per tutta la vita.
In fede, sottoscrivo.

L’Istituto, laico di diritto pontificio, veniva riconosciuto dalla Santa Sede il 26 gennaio 1725 con la Bolla “In Apostolicae Dignitatis Solio” mentre sulla cattedra di Pietro sedeva Benedetto XIII. I Fratelli, memori di questo privilegio, fanno riferimento a quel Pontefice  nel corso della loro professione perpetua, che avviene due volte l’anno: in occasione degli esercizi spirituali e della festa liturgica della Santissima Trinità.
Nel riprendere questa notizia e questo evento non si può non  fare riferimento ad un articolo del supplemento pedagogico del giornale inglese, “Times”, del febbraio 1930, che citava a titolo d’onore Benedetto XIII per l’approvazione della Regola di S. Giovanni Battista de la Salle
.

Roma. Il  dipinto, datato secondo un inventario del Ministero per i beni Culturali al 1894, viene attribuito a Frère Laberius e si trova presso la Sala Rossa dell’Istituto De Merode, gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane.

Stemma papale posto nel matroneo del Santuario di S. Giovanni Battista de La Salle all’interno del Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode di Roma.

 

Roma Scalinata di Trinità dei Monti. Due grandi iscrizioni in latino, sono situate lungo la scalinata e ne documentano le vicende: la più alta ricorda che:

M.    O.   D.  
MAGNIFICAM HANC SPECTATOR QVAM MIRARIS SCALAM
VT COMMODAM AC ORNAMENTUM NON EXIGUUM
REGIO COENOBIO IPSIQ. VRBI ALLATVRAM
ANIMO CONCEPIT LEGATAQ. SVPREMIS IN TABVLIS PECVINIA
VNDE SVMPTVS SVPPEDITARENTVR CONSTRVI MANDAVIT
NOBILIS GALLVS STEPHANVS GVEFFIER
QVI REGIO IN MINISTERIO DIV PLVRES APVD PONTIFICES
ALIOSQVE SVBLIMES PRINCIPES EGREGIE VERSATVS
ROMAE VIVERE DESIIT XXX. IVNII MDCLXI.
OPVS AVTEM VARIO RERVM INTERVENTV
PRIMVM SVB CLEMENTE XI
CVM MVLTI PROPONERENTVR MODVLI ET FORMAE IN DELIBERATIONE POSITVM
DEINDE SVB INNOCENTIO XIII STABILITVM
ET R. P. BERTRANDI MONSINAT TOLOSATIS
ORD. MINIMORTUM S. FRANCISCI DE PAVLA CORRECTORIS GENLIS
FIDEI CVRAEQ. COMMISVM AC INCHOATVM
TANDEM BENEDICTO XIII FELICITER SEDENTE
CONFECTVM ABSOLVTVMQVE EST
ANNO JVBILEI MDCCXXV

 

 

Roma. L’altra iscrizione latina situata lungo la scalinata.

Le due incisioni, tradotte in italiano si possono leggere:

DIO OTTIMO MASSIMO
QUESTA MAGNIFICA SCALINATA
CHE OSSERVATORE AMMIRI DI COMODITA’
E DI NON POCO ORNAMENTO
PERCHE’ FOSSE COLLEGATA AL REGIO CONVENTO
E ALLA CITTA’ STESSA
CONCEPI’ IN ANIMO IN FIN DI VITA PER TESTAMENTO
E STABILITO IL DENARO PER LA COPERTURA DELLE SPESE
DISPOSE CHE FOSSE COSTRUITA
IL NOBILE GALLO STEFANO GUEFFIER
IL QUALE EGREGIAMENTE ESPERTO NELL’ESERCIZIO DI INCARICO
A LUNGO PRESSO DIVERSI PONTEFICI
E ALTRI ILLUSTRI PRINCIPI
MORI’ A  ROMA IL 30 GIUGNO 1661
L’OPERA PER VARIE VICISSITUDINI
PRIMA SOTTO CLEMENTE XI
FU POSTA IN ESAME
POICHE’ VENIVANO PRESENTATI MOLTI DISEGNI E PROGETTI
POI SOTTO INNOCENZO XIII
STABILITA AFFIDATA DI FIDUCIA ALLA CURA
DEL REVERENDO PADRE BERTRANDO MONSINAT DI TOLOSA
CORERETTORE DELL’ORDINE DEI MINIMI DI S. FRANCESCO DA PAOLA
ED AVVIATA INFINE MENTRE SEDEVA FELICEMENTE
SUL SOGLIO PONTIFICIO BENEDETTO XIII
FU REALIZZATA E PORTATA A COMPIMENTO
NELLL’ANNO GIUBILARE DEL 1725

La seconda:
DIO OTTIMO MASSIMO
ESSENDO BENEDETTO XIII PONTEFICE MASSIMO
REGNANTE NELLE GALLIE LUDOVICO XV
E IL SUO PREPOSTO AGLI AFFARI
PRESSO LA SANTA SEDE MELCHIORRE DE POLIGNAC
CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA
ARCIVESCOVO AQUILANO
AD ORNAMENTO DEL TEMPIO E DELL’ECCELSA URBE
A COMODITA’ DEI CITTADINI
LA MARMOREA SCALINATA
DEGNA OPERA DI TANTI AUSPICI
PORTATA A COMPIMENTO
NELL’ANNO DEL SIGNORE 1725

 

Il 1723, mentre l’Orsini era vescovo di Porto, fu invitato dal principe Falconieri a visitare la chiesa fatta costruire da lui e dedicata a  sant’Antonio abate, per la quale era stato chiesto lo status di parrocchiale rurale Il cardinale accettò l’invito. Recandovisi, avendo ritenuto il sacro tempio idoneo al titolo richiesto, lo concesse.
La fedele ricostruzione dell’evento è suggellata nella incisione pittorica, situata sull’architrave della porta d’ingresso della chiesa, fatta realizzare durante la visita di colui che, nel frattempo, era diventato pontefice, col nome di Benedetto XIII nel corso delll’anno santo del 1725.

 

 

 

 

VISITA A TORRE IN PIETRA

Salone del Castello di Torrimpietra (RM). Affresco di Pier Leone Ghezzi, commissionato  dal Principe Falconieri, per ricordare la seconda visita e sosta di Papa Orsini, avvenuta nel corso dell’Anno Santo,dopo quella del 1723, mentre era vescovo di Porto, della quale si conserva la fedele ricostruzione dell’evento nella incisione pittorica, (ripresa nell’immagine precedente), situata sull’architrave della porta d’ingresso della chiesa dedicata a sant’Antonio abate.

I cardinali, raffigurati nel dipinto del Ghezzi, e che accompagnarono il papa in questo secondo viaggio, nella tenuta della famiglia Falconieri.

1 PROSPERO MAREFOSCHI     

2 AGOSTINO PIPIA 

3 GIUSEPPE RENATO IMPERIALI 

4 MELCHIORRE DE POLIGNAC   

5 VINCENZO PETRA    

6 ANNIBALE ALBANI     

7  INNICO CARACCIOLO   

8 FRANCESCO GIUDICE    

9 GIOVANNI BATTISTA BUSSI

10 BERNARDO MARIA CONTI

11 FRANCESCO BARBERINI 

12  NICOLA SPINOLA

13 LUDOVICO BELLUGA MONCADA

14 GIOVANNI BATTISTA ALTIERI

15 ALESSANDRO FALCONIERI

16 TOMMASO RUFFO

17 ALESSANDRO ALBANI

18 GIULIO PIAZZA

19 PIETRO MARCELLINO CORRADINI

20 LUDOVICO PICO DELLA MIRANDOLA

Pier Leone Ghezzi - Dettaglio dell'arrivo di Benedetto XIII al castello di Torre in Pietra

 

 

VISITA A VIGNANELLO

Vignanello (VT) Colonnetta fatta costruire dal Principe Francesco Maria Ruspoli per ricordare la visita di Benedetto XIII e posta all’ingresso del paese. Su questo monumento furono fatte incidere due iscrizioni. Una verso la parte da dove sarebbe arrivato l’illustre ospite: “FELICI FAUSTOQUE BENEDICTI XIII P.O.M INGRESSUI DIE IV NOVEMBRIS ANNO IUBILEI MDCCXXV VIA RUSPOLA ANNO IUBULEI MDCCXXV”. L’altra rivolta verso la città di Vignanello: “FRANCISCUS MARIA PRINCEPS RUSPOLUS VIAM AMPLIOREM APERUIT ANNO IUBILEI MDCCXXV”.

Castello di Vignanello. Zucchetto, pantofole e abito di Benedetto XIII conservati presso il maniero di proprietà della famiglia Ruspoli, che ospitò il Pontefice durante l’Anno del Giubileo.

 

Castello di Vignanello. Ingresso della stanza dove Benedetto XIII riposò e la lapide in ricordo dell’evento.

 

Chiesa Collegiata di Vignanello. Iscrizione marmorea cher ricorda la consacrazione del tempio e dell’altare maggiore per le mani del Pontefice Benedetto XIII e degli altri cinque altari consacrati dal Cardinale Nicolò Coscia, da mons. Giovanni Tenderini, da mons. Nicola Lercari, da mons. Francesco Antonio Fini e da mons. Giovan Battista Gamberucci.

Vignanello. Sempre nella stessa Chiesa, un’altra lapide a futura memoria, per ricordare la deposizione, sotto l’altare maggiore, del corpo di s. Innocenzo martire.

 

Vignanello. Particolare del pulpito, dal quale il papa predicò, così come si evince dalla incisione latina:

BENEDICTUS XIII P. O. M. CONCIONEM HIC HABUIT
DIE VIII NOVEMBRIS   A. D. IUB.
MDCCXXV

 

Vignanello. La visione d’insieme dello stesso pergamo.

Vignanello.  Piviale e mitria usati da Benedetto XIII per la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale in onore della Presentazione di Maria Vergine, avvenuta il 10 novembre del 1725. L’edificio fu fatto costruire dal principe Francesco Maria Ruspoli, che volle la presenza del Santo Pontefice, ospitandolo nel suo maniero e per la sacra cerimonia facendogli indossare i paramenti fatti realizzare per l’occasione e sui quali è visibile il blasone dell’antica famiglia nobiliare dei Ruspoli.

 

 

Roma Altare maggiore Santa Maria in Portico in Campitelli. La fastosa “gloria” dell’altare maggiore in cui è collocata la venerata immagine della Madonna, particolare Protettrice della capitale. Papa Benedetto XIII era molto devoto di questa immagine tanto che nel 1725 concesse alla chiesa le stesse prerogative giubilari delle Basiliche maggiori.

Queste medaglie, coniate nel 1726, alludono alla consacrazione di chiese, altari, calici e  campane, di cui Benedetto XIII continuamente si occupava, anche da supremo Vicario di Cristo, tanto è vero che nel Verso è visibile Giacobbe mentre versa l’acqua sulla pietra, ove è riportato un richiamo al versetto 6.28 della Genesi.

Scheda telefonica Tiscali, emessa in occasione dell’Anno Santo del 2000,  dedicata a tutti i papi che hanno celebrato i Giubilei  degli Anni  Santi. 

 

Filippo Juvarra, Progetto per il Palazzo del Conclave, soluzione A presso S. Giovanni in Laterano, 1725. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana (Cod. Vat. Lat. 13750, ff. 2 – 3). Analogamente a seguire, sempre di Filippo Juvarra, Progetto per il Palazzo del Conclave, soluzione C, presso S. Pietro in Vaticano, planimetria generale, 1725. Biblioteca Apostolica Vaticana. (Cod, Vat. Lat. 13750, f. 6).

 

Preghiere recitate dal papa per ottenere dal Signore la liberazione dell’Agro romano dagli insetti nocivi alle campagne, quali topi, locuste, bruchi.

 

 

DA PAPA DUE VOLTE A BENEVENTO:

NEL 1727 E NEL 1729 LA CONSACRAZIONE DEL VESCOVO FARSETTI

Ravenna Museo Diocesano. Olio su tela di Giovan Francesco Buonamici. Benedetto XIII consacra, nella Cattedrale di Benevento, il 14 aprile 1727, Maffeo Farsetti, Arcivescovo eletto di Ravenna.

Un particolare dello stesso quadro.

Ravenna Tela di Giovanni Francesco Buonamici. La consacrazione episcopale, per le mani di Benedetto XIII, di Mons. Farsetti vescovo eletto di Ravenna, avvenuta nel Duomo di Benevento.

Olio su tela di Giovanni Francesco Buonamici, sempre sulla consacrazione episcopale di Mons. Farsetti, conservato presso la Basilica di san Bartolomeo a Benevento.

 

Cattedrale di Bergamo.

L’iscrizione sul gradino del grande calice lo riconosce quale donazione del Papa domenicano Benedetto XIII (Pier Francesco Orsini 1649-1730), al nobile veneziano Maffeo Nicolao Farsetti, in occasione della sua consacrazione ad Arcivescovo di Ravenna nel 1727.

Nella coppa si stende una fila di angioletti sbalzati, riprodotti in atteggiamenti diversi. Lo stesso andamento segue la base del calice che alterna sei lati concavi e convessi conclusi da piede decorato a festoni di piccoli diamanti.

Sul fondo granito del piede siedono tre Santi a tutto tondo: San Domenico con accanto il cane con la fiaccola in bocca, un Santo con due gigli ai piedi (forse San Filippo Neri) e San Benedetto.

Ognuno di loro è accompagnato da tre stemmi rotondi incorniciati da punte di diamanti e sormontati dai simboli papali, triregno e chiavi. Il fusto è decorato al centro da un nodo traforato con angeli o cariatidi a tutto tondo; nel sottocoppa tra le nubi emergono angeli reggenti i simboli della passione. Sotto il piede è incisa la data di esecuzione: 1726.

 

 

LE SOSTE DI BENEDETTO XIII AD ALBANO NEL CASINO LERCARI…

 

Ritratto di Benedetto XIII in marmo,  risalente al 1728, opera di Pietro Bracci, già facente parte del monumentino in stucco situato nel secondo piano nobile di Palazzo Lercari. Nella pagina successiva si possono ammirare i particolari del cartiglio in stucco, apposto nell’androne del Palazzo, con su lo stemma di Benedetto XIII e l’iscrizione commemorativa che ricorda la doppia visita papale nel 1727.Le foto sono di Raoul De Michelis

*A proposito di questi viaggi non è stato seguito l’ordine cronologico o geografico, ma piuttosto quello relativo all’importanza e alla quantità di immagini e luoghi.

 

 

“BENEDICTO XIII PONTIFICI O.M.
ORDINIS PRAEDICATORUM
HISCE IN AEDIBUS
BIS EIUS HOSPITIO
DUM INTER PURPURATOS PATRES ESSET
NOX ETIAM PONTIFICIAE MAIESTATIS PRAESENTIA
IN SUO AD BENEVENTAM ECCLESIAM
DISCESSU REDITUQUE
DECORATIS
NICOLAUS MARIA CARD. LERCARIUS IANUENSIS
SACRA PURPURA
PRIMI AD MINISTRI MUNERE
ALIISQUE INGENTIBUS BENEFICIIS
AB EO MUNIFICENTISSIME AUCTUS
HOC GRATI ET OBSEQUENTISSIMI ANIMI
PERENNE MONUMENTUM POSUIT
AN. SAL. MDCCXXVII”.

“A Benedetto XIII Pontefice Massimo dell’Ordine dei Predicatori in questo Palazzo onorato dal duplice suo soggiorno sia come Cardinale sia dalla presenza della Pontificia maestà, in occasione dell’andata e del ritorno dalla Chiesa Beneventana, Nicola Maria Cardinale Lercari di Genova da lui generosamente insignito dalla Sacra Porpora, dell’ officio di Primo Ministro e di altri grandi benefici, pose questo perenne monumento in segno di riconoscenza e di ossequi. Anno della salute 1727”.

La cappella domestica dedicata alla Vergine e ai SS. Nicola e Filippo Neri all’interno del Palazzo del cardinale Lercari, consacrata da papa Orsini nel 1729  in occasione del suo secondo viaggio a Benevento, è ricordata con la seguente epigrafe:

“BENEDICTUS P.M. ORD. PRAED. HAS HAEDES QUINQUIES OSPITIO
DIGNATUS CUM  AD EASDEM E SECUNDA BENEVENTANA VISITATIONE PRO  REFICIENDIS VIRIBUS DIVERTISSET INTEGRO HIC OCTIDUO COMMORATUS SACELLUM SOLENNI (sic) RITU AD ONOREM B.V. MARIAE ET SANCTORUM NICOLAI MYRENSIS ET PHILIPPI NERI SACRA DIE PENTECOSTES V IUNII MDCCXXIX DEO DICAVIT ANNIVERSARIA CONSECRATIONIS MEMORIA INDULGENTIIS QUINQUAGINTA ANNORUM TOTIDEMQUE QUADRAGENARUM LOCUPLETATA”.

“Benedetto XIII Pontefice Massimo dell’Ordine dei Predicatori si è degnato di essere ospitato in questo palazzo per cinque volte, ivi dimorando otto giorni per recuperare le forze in occasione della seconda visita Beneventana, dedicò il sacello con solenne rito a Dio in onore della Beata Vergine e dei Santi Nicola di Mira e San Filippo Neri nel giorno di Pentecoste 5 giugno 1729 e l’anniversario della consacrazione fu arricchito dell’indulgenza di cinquant’anni e altrettante quarantene”.

 

 

PASSANDO DA CASERTA…



Caserta. Scorcio del campanile della Chiesa della Cattedrale. Sulle  pareti sottostanti vi sono due graffiti che attestano i passaggi del Pontefice in territorio casertano. Nel 1727, durante il viaggio da e per Benevento e nel 1729, quando si fermò per due giorni presso il Convento dei Minimi, mentre faceva ritorno a Roma. Ecco le due iscrizioni:

A’ 31 marzo 1727, passò per il piano di Caserta Benedetto XIII Orsino portandosi in Benevento dove fu 40 anni arcivescovo, se ne ritornò per la stessa via in Roma a 14 di maggio del detto anno.

Di nuovo l’istesso papa Benedetto XIII passò per Caserta a’ 5 apr. 1729 andò in Benevento e ripassò per Caserta a 25 di maggio dove si trattenne due giorni nel Convento dei Minimi.

Il manoscritto, con la cronaca anonima del soggiorno del Papa nel conven­to dei Minimi nel 1729, è stato ritrovato nell’Archivio Storico Dioce­sa­no di Caserta intorno agli anni Novanta del secolo scorso in un fasci­colo facente parte di in libro antico appartenuto ai di Minimi di Caserta.

“Si fà noto, come a 25 Maggio 1729 essendo Corre de N° Venerabile Concto il M. Rv. P. Giulio d’Auria, fe’ ritorno da Benevento Benedetto Papa xiii il qle’ per la seconda volta era andato a vedere la sua antica chiesa di Benevento che per anni 45, avea con tanto zelo governata, e passando innanzi la nostra chiesa verso l’ore 15 fe’ fermare la sua carozza, e fattosi chiamare il dto P. Corr.e da cui essendoli accordate tutte qlle’ stanze che Sua Santità richiedeva, calò da carozza, e si portò nella stanza del Mentovato Corre che molto li piacque vedendola religiosamente apparata. Si prepa­rò per la Messa che celebrò nel nostro Altare Maggiore con l’assistenza de’ suoi Prelati. Sarebbe con sommo suo gusto calato in Refettorio con i Religiosi, ma digiunò in pane ed acqua per divozio­ne di S. Filippo Neri per la di cui intercessione fù liberato da un fierissimo terremoto nel anno 1688, che rovinò quasi tutta la Città di Benevento. Nel giorno poi s’occupò in continue meditazioni senza dare udienza a chichesia, tuttoche fosse gionto qui l’Emo Cardinale Caracciolo d’Aversa, Monsi­gnor Nunzio ed aln’ Prelati. Venuta la notte dormì nella mēdema stanza del Corre (che è la prima che tiene la facciata al Giardino, sita a’ mezzo giorno vicino al finestrone) sopra un letto che portava seco, consistente in un matarasso di fieno, le lenzuole di lana, una simile coverta, ed un covertino di’ bajetta. A buon ora alzatosi da letto la mattina giorno dell’Ascenzione del nostro Sigre Gesù Cristo in Cielo, dopo essersi preparato per la Messa, calò a dirla nel medemo altare Maggiore a porte chiuse, come fece nel dì passato, qle finita ordinò al Corre che celebrasse la Messa cantata, che servì il Rev°. P. Ferdinando Pagliaresco. Fù  cosa iepiùano il sentire Sua Santità ad alta voce intuo­nar la Messa con li suoi Prelati, cioè Monsig.re Prati,  Monsig.re Genovese, Monsig.r Ferrari e Mon­sig.r D’Errici, ed il P. Teodosio Gucci, che tutti e sei cantavano secondo il tenore della nostra S. Regola. Nell’Epistola che’ si cantava dal d°. Pvc’ che serviva la Messa non permise che il mento­vato P. Teodosio stasse in piedi, ma lo volle sedente con gl’altri Prelati nel med.° Banco ove lui sedeva, cioè dietro l’Altare Maggiore. Finita la Messa comandò a quel Superiore nel Giorno appres­so a’ sua intenzione avesse cantata una simile Messa, e diede Carlini dieci per elemosina; come altresì altri docati dieci lasciò al Convto. E dopo aver osservata con attenzione la Chiesa, che per la polizia molto li piacque, come anco il Convento, e dopo essersi informato delle rendite, restava di benedire il gran popolo che era ivi concorso e lo fece ben tre volte dal primo finestrone attaccato alla scala del Convto e finalmente lasciando i Religiosi tutti colla sua S. Benedizione e bacio del S°. Piede si’ partì per Capua”.

 

…PER CAPUA…

Ritratto di Benedetto XIII che si trova nell’appartamento nobile del Palazzo Arcivescovile.

La Rosa d’oro      

La Rosa d’oro fu donata dal Papa Benedetto XIII, il 31 marzo 1726, al cardinale arcivescovo Nicola Caracciolo per la cattedrale di Capua e conservata nel Palazzo Arcivescovile. LaReliquia della Santa Croce fu personalmente consegnata all’arcivescovo Niccolò Caracciolo, dal papa, in occasione della sua permanenza a Capua, il 30 marzo 1727. Attualmente, fa parte del Tesoro della Cattedrale.

 
Reliquia della Santa Croce

 

Quindi è che per questo insigne e segnalato benefizio come anche per gli altri molti ricevuti dal Pontefice Benedetto XIII fu dal Cardinal Arcivescovo Caracciolo ordinato nel suo testamento di collocarsi una lapide a perpetua memoria del msdesimo Pontefice nel Tesoro lo che fu pontualmente eseguito e perciò sulla porta della Sagrestia dello stesso Tesoro si legge la seguente iscrizione:

BENEDICTO XIII PONT MAX
DE CAMPANA METROPOLI MVLTIS
 NOMINIBVS OPTIME MERITO
QVOD BENEVENTO REDIENS
HVIVS CIMELIARCHY
A SE ROSAE AVREAE ET VIVIFICAE
CRVCIS DOMINI
PRAETIOSISSIMO MVNERE LOCVPLETATI
ARAM MAXIMAM
ANNO MDCCXXVII IDIBVS MAII
SOLEMNIBVS CAEREMONIIS CONSECRAVIT
IDEMQVE ALTARE QVOTIDIANO
AVXERIT PRIVILEGIO
NICOLAVS CARD CARACCIOLVS
TESTAMENTO FIERI IVSSIT


LA CAPPELLA DI SANT’ANNA

 



Prospiciente la strada Statale Appia tra Capua e Teano, il 27 maggio 1729 essa accolse Papa Benedetto XIII (Orsini) che da Benevento – ove era ancora Vescovo – faceva ritorno a Roma (egli era zio dell’allora Arcivescovo di Capua, Mondillo Orsini). Il Pontefice stabilì, in perpetuo, indulgenze plenarie annue per chiunque si fosse recato lì a pregare il 26 luglio, giorno di S. Anna. A ricordo  fu posta una lapide oggi conservata nella casa della famiglia Lanza Capua, che così recita:

 

D.O.M.
ET MEMORIAE SEMPITERNAE
QVOD IN HOC SACELLO
BENEDICTVS XIII PONT.MAX.
BENEVENTO ROMAM SECVNDO REDIENS
QVINTO KAL.IVNIAS AN.MDCCXXIX
ALIQVANDIV ORAVERIT
IDEMQ.SACELLVM IN PERPETVVM
ANNVIS PLENARIIS INDVLGENTIIS LOCVPLETA.RIT
DIE FESTO S. ANNAE RECVRRENTE
SIVE IN QVEMCVMQ.DIEM
SOLLEMNEM HUIUS SACELLI
S. ANNAE CELEBRITATEM DIFFERRI PLACVERIT
BLASIVS LANZA PATR.CAP.
SACELLI PATRONVS
POSVIT

La lapide della cappella di sant’Anna

S. Maria Capua Vetere 1992.
Giovanni Paolo II in visita alla cappella di un ex convento di Francescani Scalzi mentre è intento a firmare il registro dei visitatori, potremmo dire sotto lo sguardo vigile del suo predecessore, Benedetto XIII. Infatti, sovrastante il registro vi è una lapide che ricorda il papa pugliese

 

 

… DUE GIORNI A MADDALONI

Di questa sosta non abbiamo immagini, riportiamo, però, la cronaca ripresa da Giacinto De Sivo:Storia di Galizia Campana e di Maddaloni, Napoli 1860 – 1865.
Al mattino del 30 marzo 1727 passò in forma pubblica per Maddaloni e due giorni vi si trattenne, per recarsi a Benevento, papa Benedetto XIII di casa Orsino napolitano. Precedeva il SS sacramento portato da un prelato a cavallo in fra due altri con lampane accese nelle mani e seguiti da preti e guardie. Dappoi fra molto numero di cavalleggieri veniva il pontefice in una carrozza a quattro posti tirata da otto grandi cavalli e quindi altre carrozze e lettighe molte con cardinali e prelati e signori romani, e lungo final codazzo di soldati e cavalli. Fra cardinali trovo notati gli eminentissimi Coscia Santamaria e Frinì. Benedetto smontò nel monastero de’ Domenicani sua religione nel cui chiostro alquanto s’ intrattenne col duca di Maddaloni e poi salì su alle sue stanze L’ Imperatore Carlo VI cui a quel tempo era soggetto il reame aveva ordinato fosse il pontefice d ‘ogni cosa.
Servito però v’ era un appaltatore generale de pasti e delle forniture ma il papa nulla volle per se sendo uomo frugalissimo nè mangiava che legumi erbe e piccoli pesci preparati dal suo laico Nondimeno il seguito ebbe mense splendide e principesche. Al dopo pranzo giunsero i cavalieri rappresentanti la città di Napoli con numerosa compagnia a fargli omaggio come a signore cui era tributario il reame quali furono benignamente e con benedizioni ed indulgenze accolli Il giorno dopo il papa scese in chiesa e celebrò sull’ altare della SS Vergine del rosario ove lasciò tesoro di indulgenze presenti non solo i cavalieri della città di Napoli ma molta nobiltà venuta di lontano di poi nelle ore pomeridiane fattosi al verone che dà sulla piazza benedisse più volte il popolo numerosissimo accorso da ogni dintorno. Al mattino di buon ora prese la via di Benevento sua primiera sede arcivescovile ma la popolazione molte miglia il seguitò correndo lungo la strada e i circostanti campi abbattendo siepi e barriere per averne le benedizioni. Ritornando passò poi incognito. È sulla cappella del rosario questa iscrizione:

 

ALTARE HOC CUM CETERIS IN HAC ECCLESIA EXISTENTIBUS
TAM PRO VIVIS QVAM PRO DEFVNCTIS PRIVILEGIATVM
AC VARUS INDILGENTIIS SPECIALITER D1CATVM
IN QUO
BE NEDICTVS XIII P M ORD PRED CELEBRAVI
ANNO SAL 1727 DIE 31 MAR

E sull’ ingresso delle stanze ove aveva egli dormito misero altra memoria in marmo la quale iepiù il convento or fosse volto a quartiere di fanti pur sinora è a suo posto ed è questa:

BENED1CT0 XIII P M
EX ORDINE PREDICATORVM
 QVOD SEMEL ANN MDCCXXVII
ITERVM ANN MDCCXXIX
ROMA BENEVENTVM PETENS ET INDE ROMAM
HAEC CONCLAVIA SVO ONESTAVERIT BEAVER1T
HOSPITIO
 CENOBII ALVMNI
 IN IPSORVM C0NCLAVIVM INSTAVRATIONE
TITVLVM
 TANTAE DIGNATIONIS TESTEM PP
ANN MDCCXCII
PRIORE A R PM F FRANC CAPITANI DE BERGOMO

 

 

…CON BREVE SOSTA A CALVI E TEANO…

D.O.M.
QUID HIC VENERARIS
HOSPITES
DIVI PARIDIS PRIMI ANTISTITI HUIUS DIOECESIS ET PATRONI
CORPUS
BENEDICTUS XIII P.M.
ANNO REP. SALUTIS MDCCXXVII MENSE MAIJ
BENEVENTO URBEM REPETENS
CUM THEANI SUBSTITISSET
IN HAC MAJORI ECCLESIA VENERATUS
E VETERI SARCOPHAGO
IN HOC
A JOSEPHO DEPUTEO THEANEN ANTISTITE EXCITATUM
A DOMINICO ANTONIO CYRILLO SUCCESSORE PERFECT
SACELLUM TRANSFERRI JUSSIT
ARAM PERPETUO PRO DEFUNCTIS PIACULAREM INDUT SIT
CANONICIS INSIGNA AUXIT
IDEM DOMINICUS ANTONIUS CYRILLUS
TRANSLATO POST QUINQUENNIUM
SOLEMNI SUPPLICATIONE TANTI PRAESULIS CORPORI
MONUMENTUM POSUIT
MDCCXXXVIII.

 

Il testo di questa iscrizione si trovava nel vestibolo del Cappellone della cattedrale di Teano, a ricordo della visita e della sosta che il nostro Santo Padre effettuò il 16 maggio 1727. La  lapide andò distrutta durante i bombardamenti dell’ultima guerra, ma è stata , almeno, conservata alla memoria dei posteri .
In  italiano, la traduzione è la seguente: A Dio Ottimo Massimo/ospite/ il corpo/ che qui veneri/ di S. Paride primo vescovo e patrono di questa diocesi/ Benedetto XIII pontefice massimo/ nel mese di maggio dell’anno della recuperata salvezza 1727/ di ritorno da Benevento a Roma/facendo sosta a Teano/ venerando in questa cattedrale/ dell’antica tomba/ in questo sacello/ da Giuseppe Marino del Pozzo costruito/ e dal successore Domenico Antonio Cirillo completato/ ordinò fosse trasferito/ All’altare concesse in perpetuo l’indulgenza per i defunti/ ai canonici accrebbe le insegne/ Il medesimo Domenico Antonio Cirillo/ traslando dopo un quinquennio/ con solenni cerimonie per la reliquia di santo presule/ pose questo monumento/ 1738.

 

 

…ANCHE A FONDI UNA PERMANENZA,
SULLE ORME DI SAN TOMMASO D’AQUINO…

Quivi si trattenne parecchio tempo San Tommaso d’Aquino esercitandovi l’ufficio di lettore. Anche il Pontefice Benedetto XIII l’onorò della sua presenza quando nel 1727 si recò a Benevento per visitare la sua antica sede Arcivescovile.
La storia dice che il Pontefice partito da Roma il 26 marzo e uscendo da Terracina, si fece precedere dal SS. Sacramento sino al confine. Qui il cardinale Abbattitiano, Vice Re di Napoli, accompagnato dal Vescovo di Fondi Antonio Carrara da Sora, lo ricevette nella sua carrozza sino a Fondi, dove la notte riposò nel convento come religioso di San Domenico. Vi si fermò ancora al ritorno, come pure nel primo di aprile del 1729, quando dovette ripassare per Fondi nel recarsi una seconda volta a Benevento, per celebrarvi il III concilio provinciale.

 

 

SOGGIORNO’A MONTECASSINO…

 

Statua in pietra allocata nel Chiostro dei benefattori. Questo papa, che era già salito a visitare la comunità benedettina, sia pure da cardinale, il 4 agosto 1725, con la bolla Quod inscrutabilis ratificava la volontà espressa nel Concilio romano di quello stesso anno, favorevole alla giurisdizione diocesana degli abati di Montecassino. Successivamente, nel  1727, vi tornò, per la per la consacrazione della chiesa abbaziale.



19 Maggio 1727: consacrazione della Chiesa di Montecassino mentre il papa sta ungendo una delle colonne con l’olio sacro. Opera di Paolo De Matteis, presente alla funzione, e conservata presso il Museo dell’Abbazia. Foto di Roberto Mastronardi. A ulteriore ricordo dell’evento, una lapide commemorativa fu posta sulla nuova porta maggiore  della chiesa.

Affresco di Sergio Favotto 2004.
Il Papa è qui raffigurato mentre riceve l’Olio Santo e il Fuoco, da parte dell’Abate Godoleto e del Decano dei Cardinali in pompa

 

 

…FACENDO SOSTA A FROSINONE…

Prossedi. Testo della lapide che si trova sulla “Fontana dei Papi”, così chiamata dopo essere sta fatta costruire dal marchese Livio De Carolis in occasione del passaggio di Benedetto XIII.

La traduzione dal latino è la seguente:

Disegnando
Benedetto XIII Pontefice Massimo
Dell’Ordine dei Predicatori
Di raggiungere da Benevento Cassino e Frosinone
E da qui intendendo poi partire da Sezze verso l’Urbe
Questa via
Che si congiunge alla Latina in tutto impraticabile
Ma rimossi dall’uno e dall’altro lato i massi
E tagliate le rupi ormai aperta
Fregiata nel mezzo da polle d’acqua sorgente dedotte dal monte
Tosto nobilitata dal passaggio dell’Ottimo Principe
Il quale
Empì il marchesato di Prossedi
Del suo venerabile volto
Livio De Carolis marchese del luogo
Con solerzia e a spese sue fece spianare e pavimentare
E del fatto pose monumento
Nell’anno della salvezza MDCCXXVII (1727)
(Trad. Arcangelo Sacchetti)

L’insieme della stessa opera.

 

Epigrafe riportata sul portale del Convento di Madonna della Neve, visitato dallo stesso Pontefice nel corso della sua momentanea sosta in città.

Il testo italiano tradotto dal latino:

BENEDETTO XIII. PONT. MASS.
DELL’ORDINE DEI PREDICATORI
REDUCE DA BENEVENTO
IL 21 MAGGIO 1727 DELLA SALVEZZA
QUESTO CENOBIO DELLA MADONNA DELLA NEVE
ILLUSTRO’ CON LA SUA PRESENZA
NEL GIORNO DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE
CELEBRO’ ALL’ALTARE DELLA MADRE DI DIO
I POPOLI LATINI
ACCORSI A GARA DA OGNI PARTE
PER VENERARE IL SOMMO VICARIO DI CRISTO
QUATTRO VOLTE DA QUESTO LUOGO BENEDI’
IL GIORNO DOPO PER UNA STRADA PRIMA SCOSCESA ED IMPRATICABILE
PRECEDENTEMENTE APPIANATA E RESA ACCESSIBILE AI CARRI
RECATOSI NEL MARCHESATO DI PROSSEDI
CHE MAI PIU’ POTRA AVERE TANTO ONORE
ASCOLTO’ LA MESSA NELLA CHIESA DI S. AGATA
E BENEDETTO ANCHE QUI IL NUMEROSO POPOLO
RITORNO’ A ROMA PER LA VIA DI SEZZE
LIVIO DE CAROLIS MARCHESE DI PROSSEDI
CHE
EBBE LA FORTUNA INVIDIABILE DAGLI ALTRI PRINCIPI
DI PREPARARE UNA DEGNA VIA A TANTO OSPITE
PER TRAMANDARE AI POSTERI LA TESTIMONIANZA DEL FATTO
VI POSE IL RICORDO.

 

 

…SI FERMO’ ANCHE A SEZZE ROMANO…

Su questa particolare tappa bisogna ricordare che l’altare in onore di san Filippo Neri, dallo stesso papa consacrato il 25 maggio del 1727, fu costruito al posto di un monumento che i setini volevano erigere all’illustre ospite.
La foto della lapide è di Raoul De Michelis

Marmo a ricordo della consacrazione dell’altare in onore di san Filippo Neri.
Foto di Raoul De Michelis.

 

Attestato della consacrazione dell'altare di san Filippo Neri. Sezze, Archivio capitolare della cattedrale.

F. Evangelisti. San Filippo Neri, assistito da un angelo, prega dinanzi all'immagine della Vergine. Sezze, basilica cattedrale.

 

 

ALL’ABBAZIA DI FOSSANOVA

Questo stemma pontificale, in pietra, dell’Orsini, realizzato tra il 1724 e il 1730, stando ad un censimento effettuato dalla Soprintendenza di Latina, dovrebbe o doveva trovarsi nel refettorio dell’Abbazia cistercense di Fossanova a Priverno, in provincia di Latina. Da un riscontro fatto con la comunità benedettina, tutto ciò non risulta, anche se dalla storia dell’abbazia leggiamo: “Tra il 1725 e il 1729 il monastero fu onorato dalla visita di numerosi prelati e dello stesso Benedetto XIII”. Non è da escludere che si sia fermato in uno di questi due viaggi da e per Benevento.

 

 

… TOCCANDO CARINOLA


La presenza a Carinola (CE), di Papa Orsini, è confermata dal Vescovo Nicola Michele Abbati, Vescovo di Carinola dal 1724 al 1733. Il Vescovo Abbati era di Barletta ed era stato compagno di Seminario di Benedetto XIII.

Nella Relazione del 1729 scrive:

“Nel Nuovo Seminario contiguo alla Cattedrale costruito da me, e pagato,come avevo già deciso dal mese di ottobre dello scorso anno, dimorano 20 ragazzi, che studiano grammatica, canto Gregoriano, Filosofia, Teologia e diritto Canonico; l’Episcopio e’ stato dotato di una nuova scala e di nuove aule. Un terreno infruttuoso e pieno di milla per le falci e duecento alberi di ulivo piantati, ho reso fruttifero così che il censo della mensa vescovile aumenta sempre di piu’. E altre cose da me realizzate per lo stato materiale della Chiesa di Carinola sono talmente vere che Sua Santità Benedetto XIII tornando da Benevento per andare a Roma nell’anno 1729, il giorno 26 Maggio le ha riconosciute ed approvate”

Benedetto XIII volle dare testimonianza diretta del fatto donando a Carinola l’Epigrafe conservata all’interno della Cattedrale.

Mons. Nicola Michele Abbati, vescovo di Carinola dal 1724 al 1733.

 

 

ANCHE TERRACINA FU ONORATA DAL PASSAGGIO PAPALE


La Chiesa dell’Annunziata con l’annesso convento appartenuto ai domenicani dove, il papa, nel 1729, di ritorno da Benevento, il pomeriggio del 30 maggio, arrivando fece  una sosta in chiesa per udire la messa. Ospitato nel convento dai suoi confratelli, ripartirà alcuni  giorni dopo per Cisterna.

Il papa Benedetto XIII Orsini (1724-1730) fece sosta e celebrò messa nella chiesa del Salvatore di Terracina il 31 maggio 1729, come risulta dall’epigrafe murata sul lato sinistro dell’ingresso, che ricorda, in particolare, la ricostruzione e riconsacrazione dell’edificio sacro medievale (già intitolato a S. Sebastiano Martire), avvenuta nel 1723.

 

 

INSTANCABILE TIMONIERE SULLA BARCA DI PIETRO

L’indulgenza di Papa Benedetto XIII (Benedictus PP. XIII) è estesa a tutti coloro  che saranno presenti al servizio di culto nella chiesa di Urdonia (Rudamina), nella diocesi di Vilnius (Vrdoniana Vilnen(sis) Dioec(esis)) e si accosteranno alla Santa Comunione durante la festa dell’Assunzione. Roma, 13 marzo 1726.

Il decreto di Papa Benedetto XIII (Benedictus) autorizza il referendario pontificio, canonico di Mileto (eccl(es)ia Militen(sis)) e arcivicario del vescovo, Carlo Cerro (Carolus Cerrus), a trasferire il rettorato della chiesa della Santa Trinità nella diocesi di Mileto al prete della summenzionata chiesa, Francesco Nicolai (Franciſcus Nicolai). Roma, 8 ottobre 1726.

Roma. Chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci. Presenta una facciata realizzata nel 1727 sotto il pontificato di Benedetto XIII, forse su disegno di Filippo Raguzzini, scandita da lesene, articolate in due ordini sovrapposti, separati tra loro da un cornicione aggettante e conclusa da un coronamento mistilineo.

Roma. La chiesa di Santa Maria della Quercia.
La chiesa fu riedificata su una precedente chiesa dedicata a San Niccolò, per volere di Papa Benedetto XIII, affidandone i lavori, che ebbero inizio nel 1727, a Filippo Raguzzini.

 

Angelico Viglini  Nacque a Napoli il 12 ottobre 1664. Fu Provinciale dei Cappuccini di Napoli. Il 12 aprile 1728, su proposta dell'imperatore Carlo IV, cui era ben accetto, fu nominato vescovo di Tropea e consacrato dallo stesso pontefice Benedetto XIII.

 

Roma. Chiesa di san Gregorio della Divina Pietà. Il presbiterio, delimitato da una balaustrata in marmo bardiglio e bianco, racchiude l'altare maggiore, consacrato l'8 novembre del 1729 da Benedetto XIII e dedicato alla Beata Vergine della Divina Pietà. La Madonna con Bambino posta sulla parete di fondo è opera dell'artista belga Gilles Hallet (1620-1694). L'immagine appare racchiusa in una cornice decorata da motivi floreali e inserita in una Gloria di Angeli in stucco dorato che, dalle ricevute di pagamento presenti nell'archivio della Congregazione degli Operai della Divina Pietà, risulta opera di Pietro Bracci. L'altare, con tabernacolo architettonico e paliotto in marmo e in metallo cesellato e dorato, è opera di Filippo Barigioni (1690-1753), che ridisegnò l'interno della chiesa.

Roma. Chiesa di san Gregorio della Divina Pietà. L'altare, dedicato a san Filippo Neri, venne consacrato l'11 novembre 1729 da Benedetto XIII. Il disegno dell’altare va ricondotto a Filippo Barigioni (1690-1753), cui si deve il rinnovamento della chiesa. Il paliotto, in marmi di diversi colori, è decorato al centro da una croce raggiata e sui lati dagli stemmi Orsini e Odescalchi, rispettivamente le casate di papa Benedetto XIII, che concesse la chiesa alla Congregazione della Divina Pietà, e di Innocenzo XI, che nel 1679 approvò la regola della Congregazione.
La pala raffigura l'Estasi di san Filippo Neri alla Minerva, commissionata da Benedetto XIII è opera di Andrea Casali (1705-1784), allievo di Sebastiano Conca e di Francesco Trevisani.

 

Roma. La consacrazione dell’altare, nella cella di san Felice da Cantalice, fu fatta personalmente da Papa Benedetto XIII nel 1726 e ricordata nello scritto inciso sul marmo, come si può leggere di seguito.

 

Da Gio. Vittorio de Rossi fu eretta questa chiesa, a cui è unito il convento de’ frati Domenicani, che fu rinnovato da Benedetto XIII. Il quale vi andava spesso a dimorarvi, trattenendosi religiosamente e senza Corte, appunto come uno di quei frati. A tal proposito vale la pena rileggere quello che ha lasciato scritto il padre domenicano Zucchi nelle sue Ricordanze.
“Affezionassi molto a questo luogo l’E.mo Vincenzo M. Orsini del nostro Ordine Arc. Di Benevento quale venuto a Roma volle prima onorare questo piccol convento e anche beneficarlo con una limosina di scudi 100 ed aggradendo il buon tratto dei religiosi non solo volle tornarvi per vederlo, ma si trattenne più giorni e notti per attendere alla sua quiete e farvi gli esercizi spirituali. Venuto poi di bel nuovo a Roma dopo la morte d’Innocenzo XIII et entrato in conclave per eleggere con gli altri il nuovo Pontefice, scrisse a questo Padre Vicario che gli tenesse all’ordine una camera, perché fatto il Papa voleva venire a stare qualche giorno con noi. Dispose il Signore che contro ogni aspettazione fosse egli l’eletto… Successe la di lui elezione il 29 maggio 1724 fra l’ottava di San Filippo Neri, del quale era devotissimo, alla quale piegò le spalle con sparger molte lacrime e assunse il nome di Benedetto XIII. Non scemò con una tanta dignità il suo amore a questo luogo, ma vie più crebbe, ed invece di andare al villaggio di Roma (Castelgandolfo), soleva venire a ritirarsi quassù per attendere all’anima propria e seco non conduceva se non pochi della Corte. I tempi da lui destinati al detto Ritiro erano i dieci o dodici giorni fra il mese di Giugno e Luglio e su la fine di Ottobre. Vi veniva anco altre volte fra l’anno e specialmente correvano le feste de’ nostri Santi per prendervi l’indulgenza. Non portavano tali venute alcun incomodo ai Padri essendosi fatto intendere che non voleva né dare né ricevere soggezione, et esser considerato come un religioso. Veniva al refettorio con gli altri… e si era accomodata una sola stanza… ed è la prima nel dormitorio incominciato per essere vicino al coretto di sotto”.

 

 

Per ricordare le benemerenze di Benedetto XIII i religiosi nel dormitorio superiore collocarono questa lapide, un busto in bassorilievo di marmo e le insegne pontificie.
Foto di Maria Pia Cosma.

Primi piani del busto e della lapide in cui è visibile
lo stemma pontificio.

Sempre da padre Zucchi leggiamo:
“Beneficò anche la chiesa nella quale fece a sue spese il coro d’abbasso quale prima non vi era, stando l’altar maggiore appoggiato al muro nel sito medesimo, ov’è adesso. Fece il detto altare di marmo con le tavole intiere di marmi, e le loro basi agl’altri sei altari alle cappelle, e fece foderar la cupola di piombo per meglio difenderla dalle acque. Finita la fabbrica consacrò in diversi giorni la chiesa e altari come si vede dalla lapide di marmo esistente in chiesa con le debite sacre cerimonie e assistenza di Prelati religiosi…”

Il marmo fu collocato fra i due altari laterali a sinistra. Foto Maria Pia Cosma.

Il cancello che chiude la balaustra dell’altare maggiore ove  sono stati incisi due stemmi: a sinistra quello della famiglia domenicana e a destra quello di Benedetto XIII benefattore munifico della comunità monastica. Foto di Maria Pia Cosma.

 

 

Roma Carcere del Tulliano detto poi Mamertino o più conosciuta come Chiesa di San Pietro in Carcere, dove la tradizione vuole che sia stato rinchiuso San Pietro e forse anche San Paolo. Questo altare fu riconsacrato il 10 novembre 1726 da Benedetto XIII, così come si legge sulla lapide apposta, riprodotta integralmente nella pagina successiva, a cura del Governatore e degli ufficiali dell’Arciconfraternita di San Giuseppe Carpentiere.


Carcere Mamertino. Iscrizione commemorativa della consacrazione dell’altare.

 

 

 

Frontespizio della Costituzione papale

La copertina della Costituzione De Archivis In Italia erigendis in cui è inserito il testo della Maxima Vigilantia. circa le norme per il riordino degli archivi ecclesiastici, emessa il 14 giugno 1727 .

 

Civitavecchia Porto. Sotto il papato di Benedetto XIII, nel 1726, vengono intrapresi alcuni lavori di spurgo dei fondali, voluti dal pontefice, dopo una serie di incidenti che si erano verificati. Vengono avviati,  nel 1728, altresì, lavori di accomodamento all’interno della darsena, esattamente tra la Rocca e Porta Marina, con la costruzione di un porticato che sostiene nel piano elevato alcuni ambienti per la custodia degli ergastolani invalidi e nel piano terra vengono realizzati alcuni locali da adibire a magazzini ed uso commerciale. In questa stessa circostanza vengono ampliati alcuni appartamenti nobili della Rocca. Il tutto viene abbellito da una porta che chiude la porzione di porticato prospiciente la bocca della Darsena e, quindi, separa questa dal bacino portuale. Sulla facciata di questa porta viene posta una lapide, sormontata dalle armi pontificie, con la seguente iscrizione:
“BENEDICTO XIII PONT. MAX. QUOD SUBLATIS MANCIPIORUM TABERNACULIS. AD FRAUDES ET MALEFICIA OPPORTUNIS. PORTICUM INNOCUO COMMERCIO SUFFECERIT. REMIGIOQ INEPTIS AC DAMNATIS AD OPUS. ERGASTULO SUPEREXTRUCTO. DEFORMEM NAVALIS AREAN. IN PRAESENS DECUS REDEGERIT. CURANTE CAROLO COLLICOLA. AERARIO ET REI MARITIMAE PRAEF. ANNO PONT. III”.

 

Nel 1727 papa Benedetto XIII istituisce ufficialmente lo Studio del Mosaico vaticano. All’inizio del XVIII secolo, due nuovi protagonisti si affacciano alla ribalta dell’arte musiva a Roma: Pietro Paolo Cristofari, nominato  dalla Reverenda Fabbrica il 19 luglio del 1727, soprintendente e capo di tutti i pittori attivi in San Pietro; e l’ingegnoso   romano Alessio Mattioli. Ma quel 1727 fu davvero un anno decisivo anche per un altro motivo: per volontà di papa Benedetto XIII il “laboratorio” coordinato dai due personaggi fu organizzato come istituzione permanente con il nome di “Studio del Mosaico vaticano”. Questa grande invenzione, diretta e protetta dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro, l’ente superiore preposto alla conservazione e alla cura di ogni tipo di intervento a favore della Basilica petrina, permise al Cristofari e collaboratori di rieseguire tutte le pale negli altari di san Pietro che ancora oggi sono ritenute le più belle composizioni in mosaico.

 

Controne (SA). Nella sagrestia della chiesa dedicata a san Nicola di Myra, una lapide del 1727, riporta per intero il testo della Bolla del Pontefice, con la quale veniva concesso all’Abate Mitrato di Controne, all’epoca il Cardinale Fabrizio De Capua, di amministrare, autonomamente dal Vescovo diocesano di Capaccio, la tonsura e gli ordini minori ai chierici.

 

 

 

Il 28 maggio 1728  papa Benedetto XIII emise una “Bolla” con  cui conferiva a Ronciglione il titolo di Città, che significava, all’epoca, riconoscimento come sede di Diocesi e, quindi vescovile. Non poco per l’epoca in quanto nella Tuscia meridionale neanche Viterbo poteva ancora fregiarsi di tale titolo. Nelle pagine seguenti le altre pagine originali dello stesso documento.

 

Ferrara. Questa iscrizione si trova in località  S.Martino, a ricordo del beneficio che il cardinale Tommaso Ruffo, nel 1725, riuscì ad ottenere dall’allora pontefice nel far dichiarare arcidiocesi la sede di Ferrara e a garantirne la libertà da altre soggezioni politico-amministrative eccetto quella del pontefice, secondo la formula immediate subjecta.

 

Nocera Umbra. Questa lapide, sia pure, oggi, poco chiara, fu posta, nel 1729, in segno di ringraziamento a papa Benedetto XIII, che aveva concesso in perpetuo alla città la riscossione della gabella sull’acqua:


“BENEDICTO XIII PONT. MAX/ QUOD VECTIGAL OB HANC SALUBREM AQUAM/ AVEHENDAM/ ANNUASQUE PENSIONES EX AEDIBUS VECTIGALI PECUNIA/ EXTRUCTIS/ MUNIFICENTISSIMUS/ DIPLOMATE A.D. MDCCXXVIII/ DIE XXVII IULIJ/ PERPETUO CIVUM COMMODO ADDIXERIT/ ROGANTIBUS/ IOSEPHO RENATO CARD. IMPERIALI S.C.B.R./ PRAEFECTO CIVITATIS/ PROTECTORE/ ET ANNIBALE CARD. ALBANO S.R.E. CAMERARIO/ ORDO POPOLUSQUE NUCERIMUS/ AETERNUM GRATI ANIMI MONUMENTUM POSUIT A. D. MDCCXXIX”.

 

 

 

Benedetto XIII (1724-1730) – Esempio di Pergamena o Bolla papale completa di bollo plumbeo fuso su laccio. Benedictus XIII su quattro righe al D, i santi Pietro e Paolo sul R.

Una riproduzione delle insegne pontificie tratta da una edizione delle sue opere a stampa

 

Loreto. Basilica della Santa Casa. Nel 1728, la chiesa fu fregiata del titolo di basilica minore. Gli storici, addirittura, affermano che se la morte non avesse colto all’improvviso l’anziano successore di Pietro, il sacro tempio avrebbe ricevuto un privilegio maggiore: essere riconosciuta basilica patriarcale.

 

Questa è la prima pagina di un prezioso e importante documento che si conserva presso l’Archivo della Santa Casa di Loreto e catalogato sotto la voce Istromenti 83 (1730), cc. 74 – 78. In sostanza è l’atto notarile riguardante la nicchia d’oro, per il sacello della Santa Casa, commissionata da Benedetto XIII, nel 1729, e realizzata a Roma dall’argentiere Francesco Giardoni. Le foto sono di Bruno Longarini di Loreto.

 

zata a Roma dall’argentiere Francesco Giardoni. Le foto sono di Bruno Longarini di Loreto. a sequenza delle immagini dello stesso documento non è altro che la descrizione di tutto ciò  che riguarda la realizzazione dell’opera, relativamente all’acclusa nota del lavoro e i relativi pezzi in  oro e argento, con il loro peso, utilizzati dall’artista.


 

Roma piazza Sant’Ignazio (1727-1728), così come la concepì e la  volle l’architetto Filippo Raguzzini, incaricato da  Benedetto XIII.

 

 

E’ un reliquiario che, al suo interno, contiene un frammento di corpo di sant’Adriano. Esternamente è visibile lo stemma papale dell’Orsini. Proviene dall’Inghilterra. Attualmente fa parte della collezione di PapalArtifacts. Probabilmente fu donato al pontefice.

 

IL CARCERE DI CORNETO

Tarquinia (VT). Alcuni interni di Palazzo Vipereschi, oggi sede dell’Università Agraria, e un tempo  sede della Pia casa di penitenza, istituita da Urbano VIII e  ripristinata da Benedetto XIIII “per separare dalla vile ciurma delle galere ed altre prigioni, gli ecclesiastici, i quali si erano resi delinquenti, in luoghi diversi dalle carceri comuni”.
L’Orsini, quindi, “come quello che nutriva grande rispetto pei sacerdoti, affinchè i rei di gravi delitti condannati dalla sacra inquisizione o altro tribunale ecclesiastico, non fossero amalgamati nelle galere, rimise in vigore le disposizioni di Urbano VIII e fece fabbricare nella città di Corneto (la vecchia Tarquinia), un carcere, nel 1728, detto l’ergastolo, nel quale sarebbero rinchiusi i delinquenti  ecclesiastici e i religiosi senza che per l’avvenire dovessero soggiacere a più gravi pene, fuori da questa prigione”. (G. Moroni. Vedere bibliografia).

 

 

 

IL PAPA PELLEGRINO A VITERBO   

Santuario Madonna della Quercia, già convento retto dai figli di San Domenico. Le due lapidi, realizzate dal maestro scalpellino Camillo Moisè ricordano la visita di Benedetto XIII a questo importante Santuario Mariano, avvenuta il 10 novembre 1727. La prima, a sinistra è posta nel refettorio dove il Pontefice pranzò insieme ai suoi confratelli domenicani, la seconda, a destra è posta sopra il portone d’ingresso del Convento. Tutte le notizie su questo Santuario sono state tratte dall’opera, in due volumi, del professor Gianfranco Ciprini: “Madonna della Quercia. Una meravigliosa storia di fede”.

Bolla papale, del 20 febbraio 1726, con la quale Benedetto XIII concedeva l’indulgenza perpetua a chi visitava, con singolare devozione, i sette altari presenti nel santuario.

BENEDICTUS PP XIII

Universis Christifidelibus iepiùa litteras inspecturis iepiù et Apostolicam banedictionem. Ad augendam fidelium religionem  et animarum iepiù coelestibus Ecclesiae thesauris  pia / charitate intenti , omnibus et singulis utiusque sexus Christifidelibus , qui septem Altaria quatenus sita sint in Ecclesia Beatae Mariae Virginis della Quercia /  vulgo nuncupata fratrum ordinis Praedicatorum   Civitatis  Viterbiensis per ordinarium semel  tantum designanda duodecim vicibus pro quolibet anno per /  eundem ordinarium specificandis annis singulis devote visitaverint, et ibi pro Christianorum  Principum  Concordia, haeresum extirpatione ac Sanctae Matris /  Ecclesiae iepiùano  pias ad Deum preces effuderint, qua vice  ptarum id egerint , iepiù omes  et singulas indulgentias et  peccatorum remissiones , ac poeni-/ tentiarum relaxations conseguantur, quas conseguerentur si septem Altaria in Basilica  Principis Apostolorum de Urbe sita ad id  designate personaliter, et / devote visitarent , auctoritatem Apostolicam tenore presentium concedimus et indulgemus ; Regulam  nostrum de non concedendis indulgentiis ad  instar, caeterisque contra-/ riis quibuscumque nonostantibus  Presentisbus perpetuis futuris temporibus valituris. Datum Romae apud sanctum Petrum sub  Annulo Piscatoris die XX /  februarii MDCCXXVI Pontificatus Nostri  Anno Secundo

 

Di altra mano

Publica in forma Ecclesiae consueta, et specificamus et designamus  Altaria infrascripta  nempe  Altare Maius in quo Sanctissimum Eucharestiae Sacramentum observatur, Altare Miraculosae Imaginis Sanctissimae Mariae supra iepiù, Altare Sanctissimi Crucifixi, Altare S.Patriarchae  Dominici, Altare S.Tomae Aquinatis, Altare S. Vincentij  Ferreri et Altare S.Catherinae  Senensj, visitanda  quolibet tertia dominica cuius libet mensis.
Datum Viterbij ex Palatio Episcopali hac die 10 marzo 1726

F.Cardinalis Oliverius

 

Trascrizione della Bolla papale.

 

Viterbo. E’ il calice, di arte romana degli inizi del XVIII secolo, in argento dorato in lastra, lavorato a sbalzo e cesello, che Benedetto XIII donò al monasteo di S. Bernardino, in occasione della sua visita il 10 novembre 1727, effettuata per consacrare l’altare in onore della beata Giacinta Marescotti.

Il calice ha piede modanato, con zoccolo e balaustrino gradinato, e rilievi raffiguranti San Filippo Neri e i domenicani San Giacinto di Polonia e San Domenico da Guzman. Sul nodo a rilievo, compaiono le figure del Redentore benedicente, di San Giovanni Evangelista e dell’Immacolata Concezione.

Benedetto XIII. Affresco esistente nella sacrestia della Chiesa della Madonna della Quercia attribuito al  pittore viterbese Carlo Tacchini 1773.

Santuario Madonna della Quercia.
Affresco ancora visibile nel chiostro della Cisterna sec.XVIII.

 

Santuario Madonna della Quercia.  Il 9 novembre 1727, Benedetto XIII volle recarsi personalmente in questo sacro tempio dedicato alla Vergine. Per l’occasione, consacrò l’Arcivescovo di Colonia, grande elettore tedesco, Clemente Augusto Maria, duca di Vestfalia e nipote  della gran principessa di Toscana, Violante Beatrice di Baviera. Le immagini riportate in sequenza, a ricordo dell’evento,  sono del pittore Francesco Ferdinandi o Fernandi detto l’Imperiali. I dipinti, con le varie fasi della celebrazione, si trovano a BRUHL nel castello di Augustusburg, secondo alcuni o nella Cattedrale di Colonia, secondo altre fonti.

 

Nel 1728, ad un anno di distanza dalla visita di Benedetto XIII, il Comune riedifica e abbellisce Porta della Verità, dalla quale il Pontefice era passato più volte, ponendovi una incisione marmorea sovrastata dall’arma pontificia.

In primo piano la lapide a ricordo dell’evento.

 

Questo stemma di papa Orsini è collocato sulla facciata della chiesa del Gonfalone, fatta costruire, nel 1726, dall’omonima Arciconfraternita.

 

 

IMPEGNO PER LA CRESCITA CULTURALE
E SPIRITUALE DEI CAMERTESI

 

BENEDICTO XIII
P.O.M.
FOELICITER REGNANTI
ET OB OMNES ANTECESSORUM VIRTUTES IN SE COLLECTAS
ETIAM SUCCESSORUM TEMPORIBUS EXEMPLO SUO
FOELICIUS AETERNUM REGNATURO
QUOD
PRO SUA SUMMA CLEMENTIA ET LIBERALITATE
ERGA OBSEQUENTISS. CIVITATEM
AD PROMOVENDA AUGENDAQ. IN CIVES
ATQ. EXTEROS LITERARUM STUDIA
UNIVERSITATEM
OMNIUM SCIENTIARUM ET ARTIUM
PER PATRIAE VERE PATRES
PETRUM ANTONIUM CANONICUM VENTURI
PONTIFICI CUBICULI A SECRETIS
ET BONAVENTURA AMICI V.I.D EXCOGITATAM
HUMILITERQ. POSTULATAM
HIC FUNDAVERIT EREXERIT
AMPLISSIMISQ. PRIVILEGIIS COMMUNIVERIT
CAMERTES
IN PRENNE GRATI ANIMI
PRO TAM INGENTI BENEFICIO ARGUMENTUM
INSCRIPTUM LAPIDEM POSUERE
AN. SAL. MDCCXXVIII.

 

“Benedetto XIII, Pontefice ottimo Massimo, felicemente regnante, e per aver raccolto in se tutte le virtù di coloro che lo hanno preceduto, regnerà più felicemente e in eterno con il suo esempio anche nei tempi dei suoi successori per aver, con grandissima clemenza e generosità verso la devotissima città, qui fondato, eretto e arricchito di importantissimi privilegi, nell’intento di promuovere e sviluppare nei cittadini e stranieri gli studi letterari, un ‘Università di tutte le scienze e arti, ideata e umilmente chiesta dal canonico Pietro Antonio Venturi, cameriere segreto di Sua santità e da Bonaventura Amici, dottore in utroque jure. I camerti, in perenne testimonianza di gratitudine per tanto beneficio, posero questa lapide nell’anno 1728”.

Camerino(MC) Questa incisione in latino, su lastra nera e in una cornice di gesso, è situata nella Sala Grande del Comune di Camerino, per ricordare il beneficio concesso da Benedetto XIII alla città, grazie all’interessamento del canonico Pietro Antonio Venturi, Cameriere segreto Pontificio e Bonaventura Amici, Dottore in Utroque Jure.

 

Quadro di pittore anonimo raffigurante Benedetto XIII con l’epigrafe che ricorda il privilegio concesso dal Pontefice a quell’Ateneo, su sollecitazione del Canonico Pietro Antonio Ventura, patrizio camerte. Nel Palazzo ducale, attuale sede dell’Università di Camerino – Facoltà di Giurisprudenza Aula Scialoia.

 

Camerino (MC) 19 marzo 1991. Giovanni Paolo II inaugura il Centro Culturale Benedetto XIII.

 

 

Continua Seconda Parte II

 

- sempre di Giuseppe Massari:



- VIAGGIO NELLA STORIA TRA LE PIETRE VIVE DELLA MEMORIA - RICERCA  STORICO -  ICONOGRAFICA A CURA  DI  GIUSEPPE MASSARI SULL’ORSINI CARDINALE, ARCIVESCOVO, PAPA

- (I Parte - 1) - Introduzione - Presentazione - Le Origini, la dinastia, la discendenza - Il presagio - A capo della chiesa Sipontina - Vescovo a Cesena - Lo sposo di Benevento - Contestualmente Vescovo di Frascati (1791 - 1716) e Porto - Santa Rufina (1715 - 1724) - Nei paesi della vasta Diocesi Beneventana, tra il Sannio, l'Irpinia, la Provincia di Campobasso e parte della Daunia Settentrionale - L
'innamorato di San Filippo Neri - Sede vacante 1724 -

 

- (I Parte - 2) Dalla Porpora al Papato - I Conclavisti del 1724 per la elezione del Cardinal Orsini - La continuità domenicana di chiamarsi Benedetto - Vescovo di Roma - Medaglie e monete - Presentazione della chinea - I 29 Cardinali creati durante il suo Pontificato - I Santi Canonizzati - I Beati proclamati - Nuove feste liturgiche, nuove celebrazioni, nuovi culti riconosciuti ed introdotti durante il Pontificato  - Tra le Basiliche maggiori e minori di Roma - Ricognizione del corpo di Sant'Agostino - Il Museo Piersanti di Matelica (Mc)

-(II Parte - 1) L'omaggio scultoreo di Pietro Bracci - Celebrazione del 17° Giubileo, la Porta Santa nel 1725 - Medaglie pontificie del Giubileo - L'Ospedale S. Gallicano - Agnus Dei - Altre curiosità sul Giubileo - Il Concilio - Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane - Scalinata di Trinità dei Monti - Nell'anno del Signore 1725 - Visita a Torre in Pietra e a Vignanello - Altre curiosità - Da Papa due volte a Benevento - Le soste di Benedetto XIII ad Albano nel Casino Lercari - Passndo da Caserta... - ... Per Capua... - Due giorni a Maddaloni - ...con breve sosta a Calvi e a Teano... - …Anche a Fondi una permanenza sulle orme di San Tommaso D Aquino... - Soggiorno a Montecassino - ...Facendo sosta a Frosinone - Si fermò anche a Sezze Romano - Alla Abbazia di Fossanova - ...Toccando Carinola... - Anche Terracina fu onorata dal passaggio papale - Instancabile timoniere sulla barca di Pietro - Il carcere di Corneto - Il Papa pellegrino a Viterbo - Impegno per la crescita culturale e spirituale dei Camertesi -

 

- (II Parte - 2) Considerato, amato per essere ricordato - Testimonianze in Italia e nel mondo -

 

- (III Parte) - Bibliografia libraria ed archivistica - Appendice documentaria - Ringraziamenti

 



- Fase Diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione del Papa pugliese Benedetto XIII

- Il Cardinale e Papa Orsini prima e dopo Benevento - Presentazione dell'Opera Benevento il 22 ottobre 2012

 

- In viaggio tra i Musei Ecclesiastici italiani

- Interviste e Recensioni


- La Puglia, terra di Papi e di Santi

- Nell'oro la salvezza della nostra Fede - Un viaggio teologico attraverso alcuni scritti e Padri della chiesa -

 

- San Sabino, Patrono di Gravina?

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