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quando, pronti a credere ad ogni ciarlatano che ci turlupina,
abbiamo difficoltà a credere alla parola della Verità incarnata.
Signore, perdonaci quando, come gli interlocutori beneficati
da te con la moltiplicazione del pane, pretendiamo
di capire con la nostra, pur meravigliosa, mente cose che la
trascendono infinitamente.
Signore, perdonaci quando siamo tentati di perdere la
fiducia in te solo perché non riusciamo a comprendere il tuo
linguaggio: nei casi della nostra vita e nel dono della Santissima
Eucaristia.
Signore, perdonaci quando, perché non riusciamo a comprendere
il tuo insegnamento, siamo tentati di abbandonarti,
come hanno fatto quasi tutti coloro che da te furono sfamati
nelle esigenze del corpo e dello spirito.
Signore, perdonaci ogni volta che, nella santa Messa o
Comunione, veniamo incontro a te come se ciò che Tu hai
affermato nell’ultima Cena, fosse cosa la cui accettazione
dipende dal nostro capire e non dalla nostra fede.
Signore, perdonaci quando, ricordando che nel Giovedì
Santo Tu, prima di istituire l’Eucaristia, hai lavato i piedi
agli Apostoli, noi veniamo a riceverti senza essere in pace
con tutti i nostri simili.
Signore, perdonaci tutte le volte che il tuo invito Amatevi
come io vi ho amati, noi lo soffriamo solo quando i fratelli non
ci amano, e non lo soffriamo quando noi non amiamo gli altri.
Signore, perdonaci quando ci accostiamo a te senza programmare
un solo minuto per riflettere sulla incredibilità del
dono che Tu ci hai fatto con la Santissima Eucaristia.
Signore, perdonaci quando, dimentichi del dono che ci
hai fatto con la Santissima Eucaristia, passando vicino a un
tabernacolo, non facciamo neanche atto di adorazione. Cheè, poi, un atto d’amore e di doverosa gratitudine.
Signore, perdonaci quando, invitati appassionatamente
da te, non te ne ringraziamo, come si fa sempre con tutti, e
non accettiamo l’invito. Come se ciò che Tu offri, non l’offrissi
per il nostro bene.
tanta umiltà che ci faccia accettare ciò che tu affermi non
perché comprendiamo la verità, ma solo perché lo affermi Tu.
Signore, ti chiediamo una intelligenza, che ci faccia capaci
non di comprendere il mistero eucaristico, ma solo che esso è un atto d’amore, oltre il quale non è pensabile alcun altro.
Signore, ti chiediamo di donarci tanta gratitudine, da
ringraziarti, almeno qualche volta, per il dono che ci fai di
te stesso nella Santissima Eucaristia.
Signore, ti chiediamo la fame che ci spinga a nutrirci di
te, nella Santissima Eucaristia, almeno pari a quella che ci
spinge a consumare il pane che altri ci offre.
Signore, ti chiediamo la capacità di comprendere che,
ricevendoti indegnamente nella Santissima Eucaristia, non
facciamo solo un torto a te, ma soprattutto a noi stessi: in
quelle condizioni infatti noi mangiamo e beviamo la nostra
condanna.
Signore, ti chiediamo tanta luce per capire che nel dono
della Santissima Eucaristia Tu ci ricordi che l’amore vero è
quello di dare la vita per i nostri fratelli.
Signore, ti chiediamo quel minimo di onorabilità,
conosciuto anche qui in terra, grazie al quale ci asterremo
eternamente dal deridere te, che, nella Santissima Eucaristia,
ci dai la vita eterna.
Signore, ti chiediamo una fede più intelligente e pronta
di quella dei tuoi interlocutori al discorso del Pane della
vita, non perché capiamo più di loro, ma unicamente perché
vogliamo sempre e solo credere a te.
Signore, ti chiediamo la saggezza di Pietro che, dinanzi
alla rivelazione del dono di te probabilmente non aveva capito
tanto più dei suoi compagni, ma ha avuto il coraggio di
dichiararsi per te, perché fermamente convinto che Tu solo
hai parole di vita eterna.
Signore, Tui hai una illimitata fiducia in noi. Dacci di
averne un po’ anche noi, nei confronti delle tue parole e dei
tuoi doni.
per il miracolo della moltiplicazione dei pani, ma più ancora
per averci quasi sommersi in un mare di miracoli che, perché
sono continuamente sotto i nostri occhi, non consideriamo
più tali e non ci incantano più.
Signore, ti ringraziamo per la professione di fede delle
folle che hai sfamato moltiplicando per loro il pane. Con
loro anche noi vogliamo gridare che un grande profeta, è
sorto fra noi.
Signore, per noi miracolo è ciò che non avviene abitualmente,
e allora il miracolo delle primavere e delle altre stagioni
ci dicono poco. Ma ci rendiamo conto che anche quelle sono
miracoli sbalorditivi.
Signore, ti ringraziamo per la capacità che racchiudi nel
chicco di grano che noi lasciamo cadere a terra in autunno.
Grazie a te esso sfida i rigori dell’inverno, germina, cresce e
si moltiplica nella spiga turgida.
Signore, ti ringraziamo per la capacità che dai alla vite.
Per produrre di più essa sopporta la lacerazione della potatura.
Ma in estate si presenta orgogliosa dei tanti e deliziosi
grappoli d’uva di cui è carica.
Signore, ti ringraziamo per il miracolo della vita che hai
partecipato a noi e che ci hai dato la capacità di trasmettere.
E’ la più incredibile partecipazione alla tua onnipotenza
Signore, ti ringraziamo per la capacità prodigiosa concessa
al nostro organismo di trasformare in sangue e vita gli
alimenti che la tua generosità non ci fa mai mancare.
Signore, ti ringraziamo per il dono della intelligenza. Essa
è una prodigiosa capacità di estrarre idee dalla natura in cui
siamo immersi, di organizzarle e, grazie a ciò, programmare
le nostre scelte.
Signore, soprattutto ti ringraziamo per il dono della
Santissima Eucaristia. Tu ci avevi dato tutto quello che potevi
darci. Ti mancava di donarci te stesso. E l’hai fatto: ci hai
donato te stesso.
Grazie, grazie, grazie!. Eternamente grazie!.
“I tre vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il
racconto dell’istituzione dell’Eucaristia; da parte sua, san Giovanni
riferisce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao,
parole che preparano l’istituzione dell’Eucaristia: Cristo si
definisce il pane della vita, disceso dal cielo” (CCC n. 1338).
17 - Il primo giorno degli azzimi, i discepoli si avvicinarono a
Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare
la pasqua”?.
18 - Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale e ditegli: il
Maestro ti manda a dire: il mio tempo è vicino, farò la Pasqua
da te con i miei discepoli”.
19 - I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù e prepararono
la Pasqua.
20 - Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
21 - Mentre mangiavano disse: “In verità vi dico, uno di voi
mi tradirà”
22 - Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno
a domandargli: “Sono forse io, Signore?”
23 - Ed egli rispose: “Colui, che ha intinto con me la mano nel
piatto, quello mi tradirà”.
24 - Il Figlio dell’uomo se ne va come è stato scritto di lui, ma
guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe
meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
25 - Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli
rispose: “Tu l’hai detto”.
26 - Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata
la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo:
“Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”.
27 - Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro,
dicendo: “Bevetene tutti,
28 - perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per
molti, in remissione dei peccati.
29 - Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della
vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del
Padre mio”.
al mistero divino del tuo amore perché fra noi non succede a
nessuno di offrire in dono la vita a vantaggio di chi lo tradisce.
Certo, Signore, perché il tradimento di Giuda, l’abbandono
della folla e dei discepoli, il rinnegamento di Pietro, in quella
notte, sono pesati sulla tua sensibilità umano-divina, forse,
ancor più della condanna a morte.
Signore Gesù, noi crediamo che l’abbandono della folla,
della tua folla, quella folla che tu prediligevi e per le cui
disgrazie sentivi sempre compassione, sia stata una spina che
ti ha fatto soffrire prima e più ancora di quelle con cui sarai
incoronato
Però, Signore, noi crediamo che quella folla è restata e
resterà sempre la tua folla, termine di un amore smisurato.
Nell’ultima Cena, infatti, assicuri gli Apostoli che il tuo corpo è dato e il tuo sangue versato per loro e per tutti.
Signore, noi crediamo che il tradimento di Giuda, che
Tu conoscevi prima che avvenisse, fu un doppio dolore: egli,
infatti era un uomo e un apostolo: come apostolo era stato
scelto proprio da te insieme a tutti gli altri.
Signore, noi crediamo che il bacio di Giuda sia stata per
te una sorpresa amara: dimostrava che su questa terra non c’è
limite all’ipocrisia. Si arriva perfino a usare un segno caldo di
saluto, come segno di riconoscimento non per i tuoi amici,
ma per i tuoi nemici.
Signore, noi sappiamo che il rinnegamento di Pietro Tu
già lo conoscevi e l’avevi predetto proprio per quella notte.
Noi crediamo che Tu hai unito tradimento e notte per ribadire
che, nel cuore dell’Apostolo, c’erano solo buio e paura.
Signore, noi crediamo che il rinnegamento di Pietro,
che avrebbe messo in crisi tutti noi, non ha intaccato la tua
fiducia nei disegni del Padre che, proprio a Pietro aveva già
rivelato la tua identità.
Ce lo conferma quel tuo sguardo pieno di amore: esso è
stato sufficiente perché l’uomo, su cui scommettevi per la
solidità del regno dei cieli, si purificasse con lacrime piante
amaramente.
Signore, noi crediamo che la rivelazione di quanto doveva
avvenire, mentre ha disorientato i tuoi ‘amici’, ha anche condito
di amarezza l’ultima Cena che Tu facevi da Uomo-Dio.
la tua divina pedagogia: essa insegna che, anche se su questa
nostra terra vanno sempre a braccetto dono e tradimento,
l’amore non deve mai dubitare né vacillare: esso è destinato
a vincere sempre.
Signore, noi adoriamo la comprensione infinita che dimostri
nel camminare deciso verso il Calvario, pur vedendo
quale apprezzamento o ringraziamento avresti ricevuto in
cambio del tuo dono e del tuo sacrificio.
Signore, noi adoriamo la divina comprensione, con cui
hai offerto, nell’ultima Cena, te stesso anche a coloro che in
quella notte sarebbero scappati: era l’antidoto attraverso il quale
soltanto essi avrebbero potuto superare altri momenti duri.
Signore, noi adoriamo quello sguardo che hai dato a Pietro,
e che dai a ognuno di noi quando ti rinneghiamo con le
nostre scelte. E’ uno sguardo che non distrugge il peccatore,
ma che fa nascere l’uomo nuovo.
Signore, noi adoriamo il sovrumano controllo che hai
avuto di te stesso in quella notte: pur conoscendo tutto quello
che sarebbe accaduto, non hai mai rimproverato alcuno: anzi
hai chiamato amico perfino Giuda.
Signore, adoriamo te, perché soltanto Tu hai il diritto,
dopo questa divina lezione di amore, di ripetere: vi ho dato
l’esempio, perché come ho fatto io, così facciate anche voi
Signore, ti adoriamo perché, pur conoscendo tutto, non solo
non hai avuto un momento di incertezza sul dono di te, ma
hai assicurato di essere angosciato finché non fosse compiuto.
E per anticipare i tempi hai lasciato in cibo te stesso.
Signore, ti adoriamo perché non solo non hai mai tremato di
fronte al sacrificio di te, ma hai addirittura assicurato di aver
desiderato ardentemente di consumare quella Pasqua proprio
con coloro che ti avrebbero tutti abbandonato.
Signore, ti adoriamo perché, solo dopo di averci fatto il
dono dei doni, offrendoci te stesso nella Santissima Eucaristia,
ti sei incamminato verso l’Orto degli ulivi.
Signore, ti adoriamo perché il tuo esempio ci scuote e
ci stimola tutti a percorrere le stesse vie che tu hai battuto.
la nostra incapacità di comprendere il tuo linguaggio di
amore: Tu sei venuto sulla nostra terra, infatti, proprio per
insegnarci a parlare la tua lingua: quella che si parla in cielo:
la lingua dell’amore.
Signore, perdona le nostre paure che tanto spesso ci fanno
calpestare anche i più sacrosanti doveri. Ciò ci accade ogni
volta che trascuriamo di ripensare la dignità del tuo comportamento
durante quella Cena e durante la notte di passione.
Signore, perdonaci ogni volta che usiamo il più grande
segno di amore, il bacio, proprio per tradire te e i fratelli.
Signore, perdonaci ogni volta che, dopo averti osannato
nei momenti di entusiasmo incandescente, ti lasciamo poi
solo nel buio di quella notte. Tu, invece, per non lasciarci mai
soli, hai inventato la Santissima Eucaristia, che ti consente
sempre e dovunque di non lasciarci soli.
Signore, perdonaci tutte le volte che, come Pietro, dimenticando
le tante proteste di amore che ti abbiamo fatto,
siamo capaci perfino di giurare di non conoscerti.
Signore, perdonaci ogni volta che affermiamo di aver
difficoltà a perdonare le offese ricevute. In quei momenti non
siamo discepoli ‘tuoi’. Tu, infatti, non solo hai perdonato i
tuoi nemici, ma hai dato ad essi, addirittura, le tua carne e il
tuo sangue in nutrimento.
Signore, perdonaci quando, nel momento di una tentazione
che ci fa vacillare, trascuriamo di venire da te, nutrirci
di te, affrontare il combattimento con te.
Signore, perdonaci quando veniamo a riceverti nella
Santissima Eucaristia con abulia, distrazione, disinteresse
come se, comunicandoci, facessimo qualche cosa che è nei
tuoi interessi e non nei nostri.
Signore, perdona la nostra incapacità di renderci conto
dell’inimmaginabile dono che ci hai fatto donandoci te stesso.
Siamo esseri terrestri, non celesti.
Signore, perdonaci quando non troviamo un solo minuto
per riflettere all’amore infinito che offri a tutti nella Santissima
Eucaristia.
Maria santissima, Tu conservavi nel cuore e meditavi le cose grandi che Dio ha fatto in te. Aiutaci a prendere in considerazione
il fatto che solo meditando si comincia a scoprire
chi è Dio.
solo una scintilla di quell’amore con il quale hai deciso di affrontare
la tua passione, una volta per sempre; e, soprattutto,
di rimanere con noi, per noi ogni giorno della nostra esistenza.
Signore, ti chiediamo una fiamma di quell’amore che ti
ha portato a donare te stesso, che sei Dio, a noi, tue creature,
pur conoscendo in che modo avremmo accettato il tuo dono
e te ne avremmo ringraziato.
Signore, ti chiediamo l’intelligenza necessaria e sufficiente
per capire che, come te, nessuno ci ha mai amato o ci amerà.
Nessuno, infatti, è disposto a morire per noi. E, soprattutto,
nessuno sarebbe disposto a rimanere per dar una mano a noi,
che sappiamo ricompensare solo preparando le croci.
Signore, ti chiediamo la capacità di ascoltare e comprendere
i richiami meravigliosi e occulti, che continuamente ci
invii dal tabernacolo. E, soprattutto, ti chiediamo la volontà
per accettarli e la saggezza per giovarcene.
Signore, ti chiediamo di aiutarci a capire che soltanto
nutrendoci della tua carne e dissetandoci del tuo sangue noi
possiamo vivere, perché Tu solo sei il pane vivo disceso dal
cielo.
Signore, ti chiediamo di aiutarci a volere ciò che Tu vuoi,
perché solo nella tua Santissima volontà è l’appagamento
della nostra più profonda aspirazione: quella di diventare
una sola cosa con te
Signore, ti chiediamo l’intelligenza necessaria per capire
che quando, per caso, fossimo offesi, dobbiamo reagire donando;
proprio come ha fatto Gesù in quella notte.
Signore, Tu solo potevi dire di compiere sempre ciò che è gradito al Padre. Dona a noi un minimo di intelligente
docilità che ci convinca ad adorare te, a nutrirci di te: questo
infatti è gradito a Dio Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Signore, ti chiediamo di ricordarci, nei momenti della
sconfitta e della prova, che Tu ti sei fatto per noi nutrimento.
E che sei disponibile per noi sempre e dovunque.
Signore, ti chiediamo di comunicarci un po’ di quella
generosità per la quale Tu hai desiderato ardentemente offrirti
a noi tutti nella santissima Eucaristia.
per l’insegnamento divino di quella notte: con i fatti ci hai
detto che alla disattenzione, all’offesa e al tradimento si risponde
col dono di se stessi.
Signore, ti ringraziamo perché hai tentato di recuperare
Giuda, anche nel momento che ti dava il bacio traditore.
Siamo tutti ‘Giuda’ in questo mondo. Quando ci succede di
tradirti, ripetici la parola che hai detto a Giuda: amico!
Signore, ti ringraziamo perché, nella sera della istituzione
della Santissima Eucaristia, Tu ci hai mostrato, con l’esempio,
che la misura del dono è quella di donarsi senza misura.
Signore, ti ringraziamo perché ti sei donato, anima e
corpo, per noi, proprio nella .
Signore, ti ringraziamo perché non perdi la fiducia in
noi, come non l’hai persa nei confronti dei tuoi Apostoli,
neanche quando le nostre scelte sono deludenti.
Signore, ti ringraziamo perché hai fondato la tua Chiesa
non sull’innocenza, ma sul pentimento. Con questa scelta
l’hai fondata proprio per noi che siamo sempre peccatori e,
poche volte, pentiti.
Signore, ti ringraziamo: Tu tante volte, dopo che ti abbiamo
abbandonato, ci inviti a riprendere il cammino; e Tu
ti metti al nostro fianco, non solo come compagno di viaggio,
ma soprattutto come nutrimento che dà forza e vita.
Signore, ti ringraziamo perché, anche se distratti e poco
partecipi, ci hai sopportato in quest’ora di adorazione. E,
invece di umiliarci per la nostra freddezza, ci inviti a ripetere
questi incontri quanto più spesso possiamo, perché rimane
sempre vero che la tua delizia è stare con i figli degli uomini.
Signore, ti ringraziamo per la solidarietà che hai avuto
per noi quando ti sei offerto sulla croce per liberarci dai
peccati; e quando ti sei offerto nell’Eucaristia per aiutarci a
non peccare più.
Signore, grazie, grazie per il dono che ci hai fatto nell’Ultima
Cena. Donaci la capacità di apprezzarlo e l’accortezza
di giovarcene.
12 - Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la
Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “dove vuoi che andiamo a
preparare perché Tu possa mangiare la Pasqua?”.
13 - Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate
in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua;
seguitelo
14 - e là dove entrerà dite al padrone di casa: il Maestro dice:
Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con
i miei discepoli?
15 - Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con
tappeti; già pronta; là preparate per noi”.
16 - I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come
aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
17 - Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.
18 - Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In
verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”.
19 - Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo
l’altro: “Sono forse io?”.
20 - Ed egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che intinge con
me nel piatto.
21 - Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai
a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Bene per
quell’uomo se non fosse mai nato!”.
22 - Mentre mangiavano prese il pane e, pronunciata la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è
il mio corpo”
23 - Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero
tutti.
24 - E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue della alleanza,
versato per molti.
25 - In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite
fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”.
nella tua parola: Non sono venuto per distruggere, ma per
portare a compimento. Infatti per la nuova Pasqua hai usato
e completato il rituale ebraico e contenuto nei Libri sacri
dell’Antico Testamento, a partire dall’Esodo.
Signore, noi crediamo che, al gesto del Capofamiglia di
spezzare il pane e offrirne ai commensali in segno di comunione
e di benedizione, tu offri, inaspettatamente, a quel
gesto un significato sorprendente ed inedito.
Signore, noi crediamo che decisive in questo senso sono
le tue parole pronunciate dopo la ‘benedizione’: Prendete,
questo è il mio corpo. Che è quanto dire nel linguaggio semitico:
Questo (pane che vi offro) sono io stesso.
Signore, noi crediamo che nel rito del calice, che seguiva
la consumazione del pane azzimo e dell’agnello pasquale, hai
impresso al rituale ebraico un compimento con le parole del
suo ringraziamento.
Signore, noi crediamo che le parole Questo è il mio sangue,
il sangue dell’alleanza, versato per molti (tutti) sono il
completamento alla benedizione solenne del calice con un
significato non solo inedito, ma assolutamente inatteso.
Signore, noi crediamo che tutti i banchetti ai quali Gesù,
invitato, era stato presente, come pure tutti i miracoli della
moltiplicazione del pane, raggiungono ora il loro ultimo e
segreto significato.
Signore, noi crediamo che, superata la notte buia della
passione Tu berrai il calice del vino nuovo nel regno di Dio
Signore, noi crediamo che quel calice di vino nuovo sta ad
indicare il banchetto cantato dai Profeti e confermato da
Gesù: ad esso parteciperanno tutti coloro che, in questa notte
terrestre di tenebre di tradimenti e di morte, seguiranno il
suo esempio, accettando, per amor tuo, il calice amaro che
la vita riserva ad ognuno.
Signore, noi crediamo che le scelte, che Tu hai fatto, sono
state motivate dalla volontà di lasciare a noi un insegnamento
concreto: te stesso nella santissima Eucaristia.
Signore, noi crediamo che possiamo onestamente dire di professare la fede in te, solo se e quando ci sforzeremo di far
nostre le tue stesse scelte.
perché, potendo Tu scegliere, hai preferito solidarizzare con
tutti noi, e bere fino in fondo il calice della passione.
Signore, ti adoriamo perché, per essere solidale con tutti,
hai voluto versare il tuo sangue non solo per i meritevoli, ma
per tutti.
Signore, adoriamo la carità infinita grazie alla quale,
dopo averci dato l’insegnamento, i miracoli e l’esempio, non
avendo altro da darci, ci hai dato te stesso.
Signore, ti adoriamo perché, per mostrarci l’amore che
ci porti, hai scelto, per donarci te stesso, addirittura la notte
in cui tutti noi, in Giuda, in Pietro, negli Apostoli pavidi, ti
abbiamo abbandonato, rinnegato, tradito.
Signore, ti adoriamo perché non avresti potuto annunciare
il tuo dono con parole più inequivocabili di quelle che
hai usato: Questo (pane spezzato che tengo fra le mie mani) è il mio corpo, che è dato per voi. Questo (vino contenuto nel
calice che vedete) è il mio sangue.
Signore, ti adoriamo perché, dopo tutti i nostri tradimenti,
hai stabilito con noi un’alleanza nuova, non più soggetta
a cambiamenti, perché essa è e sarà eterna.
Signore, ti adoriamo perché, grazie alla nuova alleanza da
te stipulata, l’umanità potrà sempre presentarsi a Dio senza
arrossire. Tu, infatti, resti eternamente vivo, a intercedere
per noi.
Signore, ti adoriamo perché, nella notte del tradimento,
ci hai donato te stesso in maniera che l’effetto del tuo dono
non fosse percepito per una volta, ma per sempre.
Signore, ti adoriamo perché il dono che ci hai fatto in
quella Cena, è stata una tua trovata divina, per poter rimanere
eternamente con noi, prima che noi veniamo a vivere
eternamente con te.
*
quando ricordiamo la sera del Giovedì Santo senza capire e
senza riflettere un minuto all’incredibilità del dono che Tu
ci hai fatto.
Signore, perdona noi sacerdoti, quando ripetiamo sul
pane e sul vino le parole della consacrazione senza rimanere
scossi da un brivido di commozione.
Signore, perdona noi fedeli quando veniamo a riceverti
nella santa Comunione pensando ad altro, magari a come
vendicarci per un torto ricevuto: ciò che sarebbe la più atroce
profanazione del tuo Sacramento d’amore.
Signore, perdonaci, quando, nella nostra colpevole
ignoranza, non vediamo l’istituzione della Santissima Eucaristia,
nel contesto della Pasqua, che Tu non sei venuto per
distruggere, ma per completare.
Signore, perdonaci quando accettiamo, anche solo per
pochi istanti, un dubbio su ciò che il tuo sacramento d’amoreè, o su ciò che le tue parole consacratorie vogliono dire.
Signore, perdonaci quando accettiamo di discutere
sull’istituzione della Santissima Eucaristia, e dimentichiamo
che, dinanzi a sì ineffabile mistero, non c’è da disquisire, ma
solo da adorare.
Signore, perdonaci perché quasi mai riflettiamo sulle
circostanze, sui commensali o sul contesto di quella Cena,
nella quale hai donato te a noi e a tutti; per noi e per tutti.
Signore, perdonaci quando colpevolmente non riflettiamo
che, avendoci donato te stesso, non abbiamo altro
da aspettare da te, solo per il fatto che ora non hai più altro
da dare. Aiutaci a capire e, in qualche modo, a tentare di
ricambiare il dono.
Signore, perdonaci quando riceviamo, in una esistenza
ristretta dal nostro egoismo e priva di opere buone te, che, per
la tua Pasqua, hai voluto una sala grande e arredata da tappeti.
Signore, perdona la nostra maleducazione che non si
ricorda mai, o quasi mai, di ringraziare, mentre Tu, dopo
quella Cena, hai cantato, con i tuoi commensali, l’inno di
ringraziamento..
+
un aumento di fede che scuota la nostra abulia spirituale con
un sussulto di devozione tale che ci faccia prendere coscienza
che, quando siamo davanti al Tabernacolo, siamo davanti a
Dio-amore, che lì si è rinchiuso per amore.
Signore, la lingua che noi parliamo qui in terra è quella di
aride conoscenze; la lingua che parli Tu è quella dell’amore.
Ti chiediamo di aiutarci a capire e a parlare anche noi il tuo
linguaggio perché esso è l’unico che soddisfa e perché è quello
che parleremo in cielo, se avremo la fortuna di entrarci.
Signore, hai detto di essere venuto a portare il fuoco sulla
terra e di volere che fosse acceso. Ti preghiamo di accenderne
in noi una fiammella che ci consenta di sentire qualche cosa
dell’incendio d’amore che ti ha portato a farti uno di noi e a
rimanere sempre con noi.
Signore, prima della Cena del Giovedì Santo hai rivelato
ai tuoi Apostoli Uno di voi ()mi tradirà. Conosciamo la nostra
debolezza e fragilità, ma Tu liberaci dalla vergogna di diventare
Giuda proprio con te che ci hai amato come nessuno mai.
Signore, in quella Cena Tu hai precisato che ti avrebbe
tradito colui che mangia con te. Riconosciamo che anche
noi lo abbiamo fatto ogni volta che ti abbiamo ricevuto in
condizioni indecenti. Ti chiediamo, oltre al pentimento, di
aiutarci a mantenere il proposito di non farlo mai più.
Signore, allo sgomento dei tuoi discepoli, hai ribadito
che ti avrebbe tradito Uno dei Dodici, colui che intinge con
me nel piatto. Ti chiediamo la grazia di non arrivare mai, pur
nella nostra fragilità, a questa aberrazione.
Signore, in quell’ultima Cena Tu hai confermato che il
Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a
quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito. Signore,
questo ‘Guai!’ ci terrorizza.
Signore, hai concluso la tua rivelazione aggiungendo Bene
per quell’uomo se non fosse mai nato!. Ti chiediamo la grazia
di non sentire mai detta per noi quella sorte.
Signore, ti chiediamo docilità così intelligente che ci porti
a fidarci di te sempre, e a seguire i suggerimenti che Tu ci dai.
*
per l’amore grazie al quale ci hai chiamato alla vita. Essa è un
valore tale che, per recuperarla, Tu hai messo in gioco la tua.
Signore, ti ringraziamo per la pazienza e la comprensione
con le quali hai educato gli Apostoli. Dovendoti allontanare
da loro hai voluto salutarli nel clima familiare e fraterno
dell’ultima Cena.
Signore, ti ringraziamo perché Mentre mangiavano prendesti
il pane e, pronunciata la preghiera di benedizione, l’hai
spezzato e dato loro dicendo: Prendete, questo è il mio corpo.
I tuoi Apostoli, quella sera, erano l’intera umanità. Perciò
quell’offerta e quell’invito Tu l’hai rivolta a tutti. Aiutaci ad
essertene grati e a nutrirci, quanto più spesso possiamo, di
quel pane.
Signore, ti ringraziamo perché Preso il calice e rese grazie,
ne desti ai tuoi discepoli e tutti ne bevvero. Beati loro che
hanno avuto la docilità di accogliere il tuo invito. Aiutaci a
non essere sordi alla tua voce.
Signore, ti ringraziamo per la precisazione che hai fatto
quando hai affermato che quel calice contiene il sangue della
nuova alleanza. Ancora un’alleanza! Dunque un altro patto di
amicizia! E, questa volta si parla di alleanza nuova. E’ proprio
vero. La ‘novità’ di questa Alleanza consiste nel fatto che essa è suggellata con il sangue di te, Uomo-Dio!.
Signore, ti ringraziamo per averci assicurato che il tuo
sangue veniva versato per gli apostoli e per molti. Grazie due
volte, Signore. Sappiamo infatti che quel ‘molti’ sta per ‘tutti’.
Dunque anche per ognuno di noi. E’ proprio vero che Tu,
che ci hai creato, ci vuoi tutti in paradiso.
Signore, ti ringraziamo per il prezzo che hai pagato per la
Redenzione nostra sulla croce il Venerdì Santo. Ma infinitamente
più ti ringraziamo per aver deciso di rimanere sempre
con noi nella Santissima Eucaristia e, addirittura, di nutrici
di te, divino Pellicano.
Signore, ti ringraziamo per il dono dell’Eucaristia. L’hai
pensata, realizzata e offerta a noi, pur sapendo che l’indomani,
nel processo a te, avremmo gridato Crocifiggilo! Solo il tuo
amore poteva arrivare a tanto.
Signore, prestaci le parole e il cuore per dirti eternamente
grazie per i doni che mai avremmo potuto anche lontanamente
immaginare.
1 - Fate questo in memoria.
Era il ricordo della liberazione egiziana ()
Far memoria dell’esodo significava farne propri gli ideali,
assumersi il compito della sua realizzazione nel tempo.
2 - ‘Fate questo in memoria di me’
E’ un banco di prova del grado di coraggio, di dedizione, di
servizio, di sacrificio che il cristiano, sull’esempio di Gesù, è
disposto a fare per i fratelli
3 - Fate questo in memoria di me’
Non è un comando liturgico e teologico, ma pratico. Non
si tratta di celebrare con le parole esatte o con i gesti precisi,
ma con i grandi impegni della vita.
4 - ‘Fate questo in memoria di me’
E’ istituito il ‘nuovo’ sacerdozio cristiano: non è basato sulla ‘ereditarietà’, ma su una misteriosa ‘vocazione’ da parte di
Dio stesso.
Il vino versato nel calice, ricordava il sangue delle vittime
immolate per il sacrificio dell’alleanza.
Al posto delle ‘vittime’ Gesù presenta la vittima.
Al posto della ‘vecchia’, annunzia la nuova alleanza.
LUCA
22, 7-19
7 - Venne il giorno degli azzimi, nel quale si doveva immolare
la vittima della Pasqua.
8 - Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare
per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”.
9 - Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”.
10 - Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro
un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa
dove entrerà
11 - e dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la stanza
in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”
12 - Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e
addobbata, là preparate”.
13 - Essi andarono e trovarono tutto come avevo loro detto e
prepararono la Pasqua.
14 - Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,
15 - e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa
Pasqua con voi, prima della mia passione,
16- poiché vi dico che non la mangerò più, finché essa non si
compia nel regno di Dio”.
17- E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo
tra voi,
18 - poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto
della vite, finché non venga il regno di Dio.
19 - Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo
in ricordo di me”
20 - Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo:
“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene
versato per voi”.
che la pasqua ebraica, ricordo della liberazione egiziana, significava,
per gli ebrei, il compito della sua realizzazione nel tempo.
Signore, noi crediamo che le parole di Gesù Fate questo
in memoria di me sono, nel Nuovo Testamento, un banco
di prova del grado di coraggio, di dedizione, di servizio, di
sacrificio che il cristiano, sull’esempio di Gesù, è disposto a
fare per i fratelli.
Signore, noi, infatti, crediamo ch Fate questo in memoria
di me non è un comando liturgico o teologico, ma pratico.
Non si tratta di celebrare con le parole esatte o con i gesti
precisi, ma con i grandi impegni della vita.
Signore noi crediamo che l’Eucaristia e il Sacerdozio sono
stati istituiti insieme, in quell’ultima Cena, con quelle parole
fate questo in memoria di me; parole di sublime e terribile
grandezza.
Signore, noi crediamo che Fate questo in memoria di me segna l’inizio di un nuovo sacerdozio: non più ereditario,
come quello levitico, ma scelto direttamente da te.
Signore, noi crediamo che, in quella Cena, Tu ci hai
fatto, con l’istituzione del sacerdozio, un dono non uguale,
ma tanto simile al dono dell’Eucaristia. Con quest’ultima,
infatti, ci hai donato te stesso, con il sacerdozio ci hai donato
la capacità di disporre di te sempre e dovunque.
Signore, noi crediamo che Tu ci avevi fatto un dono
divino quando hai partecipato ai tuoi sacerdoti la capacità
di rimettere i peccati, ma il dono di disporre della tua persona
sempre e dovunque è qualche cosa che supera ogni più
audace previsione.
Signore, noi crediamo che, partecipando ai tuoi sacerdoti
la divina capacità di consacrare il pane e il vino, Tu hai
voluto perpetuare nei secoli il tuo incredibile dono e sacrificio.
Signore, noi crediamo che i sacerdoti, ai quali Tu hai
partecipato la tua stessa onnipotenza, siano gli esseri più
vicini al tuo cuore: perciò li hai chiamati a fare, per amore,
ciò che il tuo amore infinito ha fatto per tutti.
Signore, noi crediamo che con il nuovo sacerdozio Tu fai
l’uomo ‘signore del paradiso’. Infatti ora egli può addirittura
disporre di te che sei Dio.
*
le tue scelte, per noi infinitamente misteriose, ma vantaggiose
oltre ogni immaginazione.
Signore, noi adoriamo la tua divina carità. Sapendo Tu
che in nessun modo ci saremmo potuti accostare al trono
della grazia, stanti le nostre debolezze e fragilità, ti sei messo
a disposizione nostra attraverso i sacerdoti, creature e deboli
e fragili come tutti noi.
Signore, noi adoriamo la tua sapienza. Essa ha saputo
inventare il sacerdozio per fornirci gli aiuti necessari a venire
verso di te, senza chiedere che arrossiamo per le nostre miserie.
Signore, noi adoriamo la tua divina liberalità. Tu hai
partecipato a creature limitate e mortali il sacerdozio di Gesù,
sacerdote universale ed eterno.
Signore, noi adoriamo il tuo incredibile amore. Per
esso Tu non solo ci hai redento, ma, istituendo il nuovo
sacerdozio, ci hai dato la possibilità di attingere al mistero
della redenzione la tua onnipotenza: quella che ci consente
di camminare verso di te.
Signore, noi adoriamo la tua infinita comprensione per
la quale in quella Cena, mentre i tuoi discepoli discutevano
su chi potesse essere considerato il più grande fra loro, Tu ti
sei esinanito fino al punto di diventare, oltre che loro Dio,
anche loro cibo.
Signore, noi adoriamo la tua divina pedagogia. In quella
Cena, nella quale i tuoi discepoli - i nuovi sacerdoti - erano
assolutamente impreparati per il dono che stavi per fare a loro
e all’intera umanità, hai dato la più sublime lezione, quella
dell’esempio; e hai ricordato Vi ho dato l’esempio, perché come
ho fatto io, così facciate anche voi.
Signore, noi adoriamo l’illimitata fiducia che Tu hai nei
tuoi sacerdoti. Non hai affidato loro, infatti, ‘qualche cosa’
in quella Cena, li hai resi padroni della tua persona e ti sei
impegnato a ratificare in cielo anche i loro errori, così come
hai partecipato ad essi la potestà di rimettere i peccati.
Signore, noi adoriamo la tua divina saggezza. Dovendo
Tu tornare al Padre, hai dato ai tuoi sacerdoti la possibilità
di richiamarti fra noi a loro discrezione. Era il tuo desiderio.
*
quando, invece di esserti infinitamente grati per aver Tu
donato a noi i Sacerdoti, ci permettiamo di giudicarli, di
criticarli e, forse, di calunniarli.
Signore, perdonaci quando, pur sapendo che i nostri
sacerdoti sono creature umane e fragili come tutti, non ti
preghiamo mai perché riescano ad onorare le scelte eroiche
della loro vita.
Signore, perdonaci quando, sentendo apprezzamenti e
giudizi non favorevoli per i tuoi sacerdoti, non abbiamo il
coraggio di dire una parola di difesa per loro.
Signore, S. Francesco diceva che se avesse incontrato in
strada un Angelo e un Sacerdote, prima avrebbe baciato la
mano al sacerdote, poi avrebbe salutato l’angelo. Perdona noi
che il più delle volte non solo non baciamo loro le mani, ma
passiamo accanto a loro indifferenti o addirittura sprezzanti.
Signore, sappiamo che i nostri sacerdoti pregano diverse
volte al giorno per tutti. Perdona noi che non ci ricordiamo
mai, o quasi, di dire una preghiera a te per loro.
Signore, perdonaci, quando non abbiamo comprensione
per le debolezze umane dei nostri sacerdoti, mentre loro
sempre compatiscono e comprendono le nostre.
Signore, perdonaci quando, ascoltando la proclamazione
della tua parola, fatta dai tuoi sacerdoti, ci permettiamo
atteggiamenti ipercritici, invece che disponibilità docile nei
confronti degli insegnamenti che ci danno.
Signore, perdonaci quando trattiamo con i nostri sacerdoti
da giudici, o da pari a pari, dimenticando che essi sono i
tuoi collaboratori diretti: quelli che lo Spirito Santo ha scelto
nella sua sovrumana e misteriosa libertà.
Signore, nell’Antico Testamento c’erano le ‘decime’ per il
sostentamento dei sacerdoti. Perdonaci quando non offriamo
loro neanche un piccolo aiuto e quando ci pesa quel poco che
diamo. E non ci ricordiamo mai, o quasi, di mettere nelle
loro mani qualche cosa per i poveri; che sperano più da loro
che da noi.
Signore, perdonaci quando una persona ci confida di aver
sentito nel cuore il tuo invito per essere tuo e nostro sacerdote,
e noi, non solo non lo incoraggiamo, ma lo dissuadiamo dal
tuo invito.
*
di aiutarci a far nostre queste tre scelte sagge di S. Francesco:
1) Il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che
vivono secondo la forma della santa Chiesa, a causa del loro
ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad
essi..
2) E se avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e
mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle
parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro
volontà.
3) E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare
come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato,
poiché in essi io vedo il Figlio di Dio, e sono miei signori.
Signore, ti chiediamo di aiutarci a non dimenticare mai
questo saggio monito di S. Francesco: Guai a coloro che li (i
sacerdoti) disprezzano; quand’anche, infatti, siano peccatori,
nessuno li deve giudicare, poiché solo il Signore si è riservato
di giudicarli.
Signore, ti chiediamo di aiutarci a ricordare che i sacerdoti,
Tu direttamente li hai scelti, e dunque sono i tuoi fiduciari,
i tuoi confidenti, gli amici più intimi del tuo cuore.
Signore, ti chiediamo la grazia di collaborare sempre e
volentieri con i tuoi sacerdoti, memori che collaborare con
loro è collaborare con te.
Signore, ti chiediamo, nei momenti di dubbio, di farci
risuonare nella mente e nel cuore quelle divine parole con le
quali hai dato ai tuoi sacerdoti poteri sovrumani: Quello che
voi scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli; quello che
voi legherete sulla terra sarà legato anche nei cieli.
Signore, ti chiediamo la grazia di tener sempre nella mente
che ai sacerdoti, che Tu ti sei scelto, hai chiesto l’eroismo
di abbandonare, per te e per noi, casa, padre, madre, fratelli
e sorelle e seguire te nella via della redenzione, quella, cioè,
che conduce al Calvario.
Signore, ti chiediamo amore, fede e comprensione per
i tuoi e nostri sacerdoti. Il loro cuore si è aperto a te, la loro
scelta sei solo Tu, il loro obbiettivo è la nostra salvezza.
*
perché, nella stessa Cena, nella quale ci hai donato la Santissima
Eucaristia, hai istituito anche il sacerdozio ministeriale: esso
assicura il perpetuarsi del tuo dono nel tempo e nello spazio.
Signore, ti ringraziamo perché hai suggerito ai sacerdoti,
di compiere il mistero eucaristico in memoria di te. Celebrare,
cioè, l’Eucaristia ripensando la tua ultima Cena, l’orto degli
ulivi, la cattura, il processo, la condanna, il viaggio al Calvario,
la tua morte e sepoltura, la tua risurrezione.
Signore, ti ringraziamo per il dono dei sacerdoti. Grazie
a loro possiamo
- ripresentarci a te dopo il peccato,
- rigodere della tua amicizia riacquistata,
- riascoltare il tuo divino magistero,
- nutrirci della tua parola,
- nutrirci di te nella Santissima Eucaristia,
- sperare di conseguire la vita eterna.
Signore, ti ringraziamo per il dono dei sacerdoti: se loro
ci mancassero ci mancherebbero
- la tua Eucaristia,
- la sicurezza del perdono,
- la tua parola di comprensione e di incoraggiamento,
- i consigli sicuri e necessari per conseguire la vita.
Signore, ti ringraziamo per il buon esempio che ci danno
i tuoi sacerdoti. Guardando la loro scelta ci sentiamo incoraggiati
a fare anche noi qualche cosa che non ti dispiaccia.
Signore, ti ringraziamo per la fiducia incondizionata
che dai agli uomini nella persona dei tuoi sacerdoti: hai comunicato
loro la tua stessa onnipotenza e li hai resi arbitri
della salvezza.
Signore, ti ringraziamo perché hai dato il potere di perdonare
e di consacrare la Santissima Eucaristia a creature umane
fragili e deboli come tutti. Se quel potere lo avessi riservato
solo per gli angeli, chi di noi avrebbe avuto il coraggio di
avvicinarsi alla loro innocenza immacolata?
Signore, ti ringraziamo perché, con il dono del sacerdozio,
Tu ci hai dato ciò che non solo mai avremmo sperato, ma ciò
che mai avremmo potuto immaginare.
Signore, ti ringraziamo perché, scegliendo come sacerdoti
creature fragili come noi, Tu scegli chi è in grado di comprenderci
e farci coraggio.
*
S. Paolo non era ‘apostolo’ al tempo dell’ultima Cena.
La sua conversione avviene sulla via per Damasco, seguita
da lunga, approfonditissima riflessione e da rivelazioni che
lo portano a penetrare il ‘mistero di Cristo’ e diventarne
apostolo.
Se si riflette che il tempo di redazione (di I Cor.) va assegnato
c. il 55-57, ci si rende conto che essa rappresenta il
documento più antico tra quanti ci riferiscono l’istituzione
dell’Eucaristia.
In 1 Cor. (due brevi citazioni: 10, 16-21; 11, 23-34)
troviamo un’allusione all’Eucaristia. Pur nella sua frammentarietà,
ci espone l’aspetto dell’Eucaristia-sacrificio. Aspetto
richiamato dal parallelismo con i sacrifici pagani offerti agli
idoli: carne e sangue = manna e calice della benedizione.
In I Cor, 11 20-31, invece ci fa nota la tradizione che si
era formata: l’istituzione dell’Eucaristia.
Il valore fondamentale della testimonianza di Paolo, in
questo capitolo, (1 Cor, 11, 20 sgg) ci conferma nella fede del
rito eucaristico, praticato nella città santa (Gerusalemme) fin
dai primissimi giorni dopo la morte del Salvatore. ()
La dottrina di Paolo non fa che ripetere e continuare la
dottrina della comunità primitiva gerosolimitana.
Paolo, in 1 Cor. 11, 20 ss., ci offre la più antica relazione
che noi possediamo dell’istituzione dell’Eucaristia. In essa
espone la “Cena ecclesiastica” (quella usuale nella chiesa
della prima generazione cristiana) alla luce della storica Cena
Ultima di Gesù; pur descrivendo, al tempo stesso, la storica
Cena di Gesù alla luce della Cena ecclesiastica (Giuseppe
Ruffino, “L’Eucaristia nel N. T. in ‘Eucaristia’ di A. Piolanti’,
pagg. 48 e ss).
1 - Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri
furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,
2 - e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero
la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una
roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era
il Cristo
3 - Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e
perciò furono abbattuti nel deserto.
4 - Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo
cose cattive, come essi le desiderarono.
16 - Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse
comunione con il sangue di Cristo?
E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il
corpo di Cristo?
17 - Poiché vi è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un
corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
20 - Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più
un mangiare la cena del Signore.
21 - Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima
il proprio pasto e così uno ha fame e l’altro è ubriaco.
22 - Non avete le vostre case per mangiare e per bere? O volete
gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non
ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23 - Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi
ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito,
prese del pane
23 - e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio
corpo, che è per voi, fate questo in memoria di me”
25 - Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice,
dicendo:”Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue,
fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.
26 - Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di
questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli
venga.
27 - Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il
calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
28 - Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo
pane e beva di questo calice;
29 - perché chi mangia e beve senza conoscere il corpo del Signore,
mangia e beve la propria condanna. ()
33 - Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena,
aspettatevi gli uni gli altri.
34 - E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate
a vostra condanna. ()
*
nel valore della ‘tradizione’ non diversamente da come crediamo
nel valore della ’rivelazione’.
Signore, noi crediamo che la Sacra Tradizione e la Sacra
Scrittura sono i due canali attraverso i quali Tu ci fai conoscere
la tua parola.
Signore, noi crediamo che se la Sacra Scrittura è la tua
parola, suggerita dallo Spirito ai sacri agiografi, la Tradizione è la tua parola consegnata da te al cuore buono dei fedeli e
trasmessa da padre in figlio.
Signore, noi crediamo che la prima redazione dell’Ultima
Cena l’abbiamo perché S. Paolo, scrivendo ai Corinti, ha
ricordato loro Quello che, a sua volta, aveva ricevuto.
Signore, noi crediamo che tutto ciò che è contenuto nella
Sacra Scrittura è trascrizione di quanto Tu avevi affidato alla
fede dei tuoi uditori.
Signore, noi crediamo che Gesù, come tutti i grandi
maestri, ‘diceva’, non ‘scriveva’ i messaggi che spiegava.
Signore, il Vangelo ci dice, e noi lo crediamo, che Gesù
una sola volta scrisse col dito per terra. Era per salvare l’adultera
e lanciare la più incredibile sfida: Chi è senza peccato,
scagli la prima pietra.
Signore, noi crediamo che quelle parole le conosciamo
non perché un documento scritto ce le ha tramandate, ma
perché chi le ha sentite le ha riferite a chi ha scritto il Vangelo.
Signore, noi crediamo quanto S. Giovanni ha scritto: Se
si fosse dovuto scrivere tutto ciò che il Signore ha fatto e detto,
il mondo, trasformato in immensa biblioteca, non sarebbe
sufficiente per contenere i volumi.
Signore, noi crediamo che quello che non potremo mai
documentare con i codici, potremo sempre documentarlo
con la vita. Essa, infatti, non legge nelle pergamene, ma nel
cuore; e la capacità di capienza del cuore è illimitata.
*
la tua comprensione: affinché la ‘memoria’ del dono dell’ultima
Cena si perpetuasse fra noi, ne hai fatto un comando
agli Apostoli: fate questo in memoria di me.
Signore, ti adoriamo perché, affinché il dono inestimabile
dell’Eucaristia, che Tu ci hai fatto, rimanesse sempre con noi,
come Tu rimani sempre con noi, hai ispirato agli Apostoli di
ripeterlo in ogni loro adunanza.
Signore, adoriamo la tua pedagogia divina che è venuta
incontro ai nostri limiti, suggerendo il modo sicuro di
trasmettere ai posteri la memoria e la verità del dono della
Santissima Eucaristia.
Signore, ti adoriamo per l’insegnamento che ci hai dato
attraverso l’Apostolo Paolo: Poiché vi è un solo pane, noi, pur
essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo
dell’unico pane. Quel ricordo ci aiuta a formare una cosa sola
con te, fra noi, come Tu formi una cosa sola col Padre.
Signore, ti adoriamo per la rivelazione che ci fai attraverso
S. Paolo: Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero
la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia
spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.
Signore, ti adoriamo per averci ricordato, tramite l’Apostolo
Paolo, che la Santissima Eucaristia, che ci hai comandato
di mangiare in tua memoria, non è un rito, ma è l’annunzio
della morte del Signore finché egli venga.
Signore, noi ti adoriamo perché ci hai assicurato che bevendo
al calice delle benedizioni, noi entriamo in comunione Con il sangue di Cristo.
Signore, ti adoriamo perché, richiamando una ‘tradizione’,
S. Paolo ci ha dato la più antica testimonianza dell’istituzione
della santissima Eucaristia.
Signore, noi ti adoriamo perché hai consegnato alla fede
dei tuoi seguaci il mistero eucaristico. Le pergamene, infatti,
si lacerano, si smarriscono, si distruggono, ma i ricordi del
cuore sono eterni
*
tutte le volte che ci accostiamo alla santa comunione dimenticando
che mangiamo La cena del Signore.
Signore, perdonaci tutte le volte che ci accostiamo alla
santa comunione animati non da devozione, ma da vanità.
Signore, perdonaci tutte le volte che, venendo a trovarti
per un minuto di adorazione, desideriamo dentro di noi che
qualcuno osservi la nostra pietà.
Signore, perdonaci tutte le volte che veniamo alla mensa
che Tu hai preparato per tutti, e dimentichiamo di dividere
la nostra con coloro che non hanno nulla.
Signore, perdonaci ogni volta che, dimenticando che
Tu non ti sei compiaciuto dei nostri padri e li hai abbattuti,
hai fatto ciò Come esempio per noi, perché non desiderassimo
cose cattive.
Signore, perdonaci quando non ricordiamo che Chiunque
in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore,
sarà reo del corpo e del sangue di Cristo.
Signore, perdonaci quando dimentichiamo che Chi
mangia e beve senza conoscere il corpo del Signore, mangia e
beve la propria condanna.
Signore, perdonaci quando andiamo alla santa Comunione
con senso di esibizionismo, senza aspettarci Gli uni
gli altri.
Signore, perdonaci quando dimentichiamo che prima e
dopo la santa Comunione è doveroso una - per quanto breve
- ‘preparazione’ e un - per quanto breve - ‘ringraziamento’.
Signore, perdonaci quando non richiamiamo alla mente
che Gesù Nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e,
dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo,
che è per voi, fate questo in memoria di me’.
Signore, perdonaci quando non ci ricordiamo di ringraziarti
per il dono della Santissima Eucaristia.
*
di avere pazienza con noi: siamo incapaci anche di renderci
conto di quale dono Tu ci hai fatto con la Santissima Eucaristia.
Signore, ti chiediamo misericordia: tante volte veniamo
a riceverti o ad adorarti senza ‘sapere e pensare chi si va a
ricevere’ o ad adorare.
Signore, ti chiediamo luce affinché possiamo intuire, se
non comprendere, la sublimità del dono che ci fai quando
accetti di comunicarti con noi.
Signore, ti chiediamo fede per credere che la Santissima
Eucaristia Tu, dopo aver rivestito e redento la nostra umanità,
ce l’hai donata come aiuto efficace per divinizzarci e renderci
adatti per il Regno dei cieli.
Signore, ti chiediamo umiltà per riconoscere che veniamo
a riceverti o ad adorarti senza esaminare noi stessi, attraverso
un onesto esame di coscienza, e solo dopo averti chiesto
perdono per le nostre mancanze ci accostiamo a mangiare o
ad adorare il tuo pane e il tuo calice.
Signore, ti chiediamo amore per tentare in qualche modo
di ricambiare l’amore sconfinato che ti ha suggerito e convinto
a donarti e rimanere sempre e dovunque in mezzo a noi.
Signore, per condividere con noi il paradiso ti sei fatto
uomo e hai sofferto quello che hai sofferto. Ti chiediamo una
scintilla della tua carità per condividere il poco o il molto che
la tua provvidenza ci dà, con tutti i nostri fratelli.
Signore, ti chiediamo di aiutarci a dimostrare quella
buona educazione, quando veniamo a riceverti o ad adorarti,
che abitualmente pratichiamo nei nostri rapporti umani.
Signore, ci hai chiesto di amarci fra noi come Tu ci hai
amato. Aiutaci a volerlo e a provare di metterlo in pratica
donando, se non noi stessi, almeno qualche cosa di ‘nostro’
agli altri.
Signore, donaci sempre di ‘non odiare il fratello’ perché
questo sarebbe la negazione del messaggio tuo eucaristico.
per la luce e i santi propostiti che hai fatto sorgere in noi in
quest’ora santa.
Signore, ti ringraziamo per averci dato, con la santa
Tradizione, la più antica testimonianza di ciò che hai fatto,
detto e donato a noi nell’ultima Cena.
Signore, ti ringraziamo perché la notizia di come è avvenuta
l’ultima Cena, l’apostolo Paolo ci assicura di averla‘ricevuta’ dai fratelli, dunque per Tradizione.
Signore, ti ringraziamo per quanto l’apostolo delle genti
ha affermato: Egli non ha fatto altro che ‘ripetere e continuare
la dottrina della comunità primitiva gerosolimitana’.
Signore, ti ringraziamo perché l’apostolo “Espone la‘Cena ecclesiastica’ (quella usuale nella chiesa della prima
generazione cristiana) alla luce della storica Cena Ultima di
Gesù”.
Signore, ti ringraziamo perché la testimonianza di Paolo,
oltre che essere espressione della Sacra Tradizione, ‘ci
conferma nella fede del rito eucaristico, praticato nella città
santa fin dai primissimi giorni dopo la morte del Salvatore’.
Signore, ti ringraziamo perché nella sua lettera l’Apostolo
Paolo ‘ci fa nota la tradizione che si era formata’ circa‘l’istituzione dell’Eucaristia’.
Signore, ti ringraziamo perché la Santissima Eucaristiaè presentata, nella lettera dell’Apostolo, come sotto l’aspetto
di Eucaristia-sacrificio’.
Signore, ti ringraziamo perché hai voluto che delle parole
da te pronunciate nella sera dell’istituzione della Santissima
Eucaristia, non ne perdessimo neanche una. Perciò le hai
affidate al cuore buono dei tuoi commensali.
Signore, donandoci la Santissima Eucaristia. non ti rimaneva
altro da donare: con essa ci hai donato tutto ciò che hai
e tutto ciò che sei.. Grazie, Signore; grazie infinite!. Aiutaci
a ringraziarti nel tempo e nell’eternità!.
*
Nel grandioso discorso nella sinagoga di Cafarnao (che
riportiamo per intero per comodità dell’Adoratore) Giovanni
non ci fa la cronaca dell’Ultima Cena (come Matteo, Marco,
Luca e Paolo), ma ci offre una catechesi eucaristica.
E’, infatti,"fuor di dubbio che il cap. 6 del IV evangelo forma una vera
somma di insegnamenti eucaristici, e perciò stesso una vera
catechesi eucaristica".
Siamo ancora al cap. 6 del suo vangelo, dunque ben lontani
dall’Ultima Cena, raccontando la quale Giovanni non parla
affatto dell’Eucaristia.
Questo fatto autorizza alla conclusione che
1 - Probabilmente spesse volte, come è dato vedere nella sua
prima lettera, aveva esposto gli stessi soggetti a fedeli meglio
preparati a comprenderlo.
2 - Che egli pone l’Eucaristia nello stesso piano dell’Incarnazione.
3 - Che Gesù, nella Sinagoga, sta parlando di vera carne e
vero sangue, di una triturazione da frantumare con i denti
e mangiare. Si tratta dunque di una terminologia che non
poteva essere più realistica.
Segno che le sue parole erano proprio da intendersi nel modo
che egli voleva.
(Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’, in“Eucaristia” di A. Piolanti. Pagg. 97 ss.).
1 - Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di
Galilea, cioè di Tiberiade,
2 - e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva
sugli infermi.
3 - Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi
Discepoli.
4 - Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5 - Alzati gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da
lui e disse a Filippo: “dove possiamo comprare il pane perché
costoro abbiano da mangiare?”.
6 - Diceva questo per metterlo alla prova, egli infatti sapeva
bene quello che stava per fare.
7 - Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono
sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.
8 - Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon
Pietro:
9 - “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci;
ma che cos’è questo per tanta gente?”.
10 - Rispose Gesù: “fateli sedere”. C’era molta erba in quel
luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
11 - Allora Gesù prese i pani, e dopo aver reso grazie, li distribuì a
quelli che si erano seduti, e lo stesso fece con i pesci finché ne vollero.
12 - E quando furono saziati disse ai discepoli: “Raccogliete i
pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”.
13 - Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei
cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14 - Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto,
cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire
nel mondo!”.
15 - Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per
farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16 - Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
17 - e, saliti su una barca, si avviarono verso l’altra riva in
direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora
venuto da loro.
18 - Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
19 - Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù, che
camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
20 - Ma egli disse loro: “Sono io, non temete!”.
21 - Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca
toccò la riva alla quale erano diretti.
22 - Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare,
notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i
suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano
partiti.
23 - Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso
il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore
aveva reso grazie.
24 - Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e
nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta
di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
25 - Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbi, quando sei
venuto qua?”.
26 - Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate
non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di
quei pani e vi siete saziati.
27 - Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura
per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su
di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
28 - Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere
le opere di Dio?”
29 - Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che
egli ha mandato”.
30 - Allora dissero: “Quale segno dunque Tu fai perché vediamo
e possiamo crederti? Quale opera compi?
31 - I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come
sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”.
32 - Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè
vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal
cielo, quello vero;
33 - il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al
mondo”.
34 - Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.
35 - Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me
non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.
36 - Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.
37 - Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene
a me non lo respingerò,
38 - perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà,
ma la volontà di colui che mi ha mandato.
39 - E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che
io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti
nell’ultimo giorno.
40 - Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque
vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò
nell’ultimo giorno”.
41 - Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto:“Io sono il pane del cielo”.
42 - E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe?
Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire:
Sono disceso dal cielo?”.
43 - Gesù rispose: “Non mormorate tra di voi.
44 - Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi
ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
45 - Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
46 - Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che
viene da Dio ha visto il Padre.
47 - In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
48 - Io sono il pane della vita.
49 - I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono
morti;
50 - questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia
non muoia.
51 - Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in terno e il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo”.
52 - Allora i Giudei si misero a discutere fra loro: “Come può
costui darci la sua carne da mangiare?”.
53 - Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate
la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non
avrete in voi la vita.
54 - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
55 - Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
56 - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in
me e io in lui.
57 - Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo
per il Padre, così anche chi mangia di me vivrà per me.
58 - Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che
mangiarono i vostri padri e morirono. Chi mangia questo pane
vivrà in eterno”.
nelle tue affermazioni, senza contestare, perché sappiamo
che esse superano infinitamente le nostre capacità di comprensione
e sappiamo anche che un testimone più credibile
di te non esiste.
Signore, noi crediamo che, dovunque le risorse umane
non sono adeguate, tu provvedi alle tue creature anche con
miracoli: Come hai fatto quella volta che su una montagna
hai moltiplicato il pane e hai sfamato cinquemila uomini.
Signore, noi crediamo che, se noi siamo disposti a ‘dividere’
il nostro pane con chi non ce l’ha, Tu sei sempre pronto
a moltiplicarlo, perché ce ne sia in abbondanza per tutti.
Signore, noi crediamo che Tu, che doni il pane a tutti,
non vuoi che esso venga sprecato. Perciò hai voluto che si
raccogliessero gli avanzi dopo che tutti avevano mangiato.
Signore, noi crediamo che, oltre il pane. che nutre il
corpo, il Figlio tuo ci darà il pane che dura per la vita eterna.
Perché su lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.
Signore, noi crediamo che l’opera che Dio vuole da ciascuno
di noi è credere in colui che egli ha mandato: credere
in te, Gesù, Verbo Incarnato.
Signore, noi crediamo che la manna, che Mosè ottenne
che piovesse miracolosamente dal cielo, non era il pane dal
cielo, ma che il pane vero, quello dal cielo, è quello che Tu ci
dai: Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che è disceso dal cielo e dà la vita al mondo.
Signore, noi crediamo che Gesù è il pane della vita; chi viene
a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà più sete.
Signore, noi crediamo che, chi accetta la proposta di
fede che il Figlio offre a tutti, egli non lo respingerà, perché è
disceso dal cielo per fare non la propria volontà, ma la volontà
di te che l’hai mandato.
Signore, noi crediamo che Gesù, che viene da Dio e ha
visto il Padre, è il pane della vita.
+
la divina fermezza con la quale hai condottoti osannato, ti
avrebbero abbandonato, però dove non è possibile e lecito il
compromesso Tu sei sempre te stesso.
Signore, noi adoriamo il tuo parlare, certo crudo, ma
che scandalizza solo quelli che in te vedono qualche volta il
taumaturgo, raramente il Maestro, e mai Dio.
Signore, noi adoriamo la divina generosità per la quale,
purché venisse recuperata la tua creatura umana, hai offerto
te stesso come vittima di espiazione e di riconciliazione.
Signore, noi adoriamo l’inimmaginabile dono che ci hai
fatto quando hai reso disponibile, per tutti sempre e dovunque,
la tua stessa carne e il tuo stesso sangue.
Signore, l’uomo, decaduto col peccato, non avrebbe mai
potuto sperare di poter recuperare la tua amicizia. Noi adoriamo
la tua divina sapienza che ha saputo trovare la soluzione
impensabile grazie alla quale l’uomo è tornato non solo tuo‘amico’, ma addirittura tuo ‘figlio’.
Già! Ma una volta restituito a quella dignità era necessario
che si nutrisse di un cibo adeguato: Gesù, tuo Figlio, che siè fatto nostro cibo donandoci da mangiare la sua carne e bere
il suo sangue: quella carne e quel sangue di Dio fatto uomo.
Signore, noi adoriamo questa degnazione e questo amore.
Signore, noi ora comprendiamo il tuo discorso: con la
redenzione Tu ci hai ridato la vita: essa è vita umano-divina.
Non può esser sostenuta che con un cibo umano-divino: la
carne e il sangue dell’uomo-Dio. Signore, ti adoriamo.
Signore, ti adoriamo per la chiarezza e concretezza con
le quali ci hai avvertito che, per avere in noi la vita eterna, è
indispensabile nutrirci della tua carne e dissetarci con il tuo
sangue.
Signore, pensando a queste cose la nostra mente si
smarrisce perché si trova di fronte a un mistero d’amore che
Tu solo, Dio, potevi programmare e realizzare. Genuflessi,
ti adoriamo.
*
tutte le volte che, dimenticando o non volendo riconoscere
i nostri limiti, pretendiamo dire l’ultima parola, anche se il
nostro interlocutore è lo stesso Dio.
Signore, perdonaci quando ci illudiamo, con il nostro
piccolo cervello, di capire realtà che non
Signore, perdonaci ogni volta che noi, esseri mortali, vogliamo
parlare di ciò che è immortale; noi, esseri finiti, di ciò
che è infinito; noi, impastati di materia, di ciò che è spirito.
Signore, perdonaci quando, come gli interlocutori di
Gesù, dubitiamo della sua incarnazione. E, solo perché non
la comprendiamo, andiamo anche noi ‘mormorando’: Costui
non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre
e la madre. Come può dunque dire: ‘Sono disceso dal cielo?
Signore, perdonaci quando ci troviamo di fronte al mistero,
che Tu solo puoi comprendere e spiegare, e rifiutiamo
il nostro assenso solo perché è mistero.
Signore, perdonaci, quando, solo perché non comprendiamo
i tuoi divini misteri, ti abbandoniamo, anche se
ancora i nostri occhi sono abbagliati da opere misteriose e
meravigliose che Tu solo hai compiuto e Tu solo sei in grado
di compiere.
Signore, perdonaci quando mettiamo in discussione le
tue parole di luce solare, anche se siamo stati avvertiti da
Gesù che il rifiuto di esse comporta rinunciare alla vita eterna.
Signore, perdonaci quando, perché non capiamo, non ci
gioviamo dell’alimento divino che Tu ci offri, pur sapendo
che esso è l’unico nutrimento necessario e adeguato per raggiungerti
in paradiso.
Signore, perdonaci quando, non accettando per fede la
parola di Gesù: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda, diventiamo autolesionisti, preferendo per noi la
morte alla vita.
Signore, perdonaci quando, non accettiamo il tuo invito
e rinunciamo a dimorare in te e Tu in noi.
*
di aver sempre fame e sete di te, evitando così la denutrizione
del nostro spirito.
Signore, donaci intelligenza per capire e credere che Tu
solo hai parole di vita eterna, e che, lontano da te, da chi
andremo?
Signore, con la folla strabiliata per il miracolo della moltiplicazione
del pane, ti chiediamo: Che cosa dobbiamo fare
per compiere le opere di Dio?
Signore, conosciamo la tua risposta: Questa è l’opera di
Dio: credere in colui che egli ha mandato. Ti chiediamo quel
granello di fede in te, che ci consenta di scegliere te sopra e
prima di tutto il resto.
Signore, ti chiediamo la saggezza necessaria per scegliere
di giovarci di te, al fine di non perdere la vita: realtà alla quale
siamo morbosamente attaccati.
Signore, ti chiediamo l’umiltà di riconoscere i limiti del
nostro capire, e l’onestà, di fronte al mistero, di fidarci di te
che non puoi ingannarti né ingannare alcuno, perché Tu sei
la stessa Verità.
Signore, ti chiediamo la stessa docilità dei figli che accettano
dai genitori una spiegazione che non possono comprendere
e si tranquillizzano perché: ‘L’ha detto babbo/mamma’.
Signore, ti chiediamo di accettare, anche se per noi è
misteriosa, la tua affermazione: Come il Padre, che ha la vita,
ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche chi mangia
di me vivrà per me.
Signore, ti preghiamo di liberarci sempre dalla tentazione
di mettere in discussione la tua parola, e di non accettare mai
la tentazione di chiederci: Come puoi tu darci la tua carne
da mangiare?
Signore, sappiamo che di fronte ai misteri della fede non
c’è da speculare, ma da credere; non c’è da disquisire, ma di
cadere in adorazione. Ti preghiamo: donaci l’intelligenza per
capire che l’Eucaristia è il mistero dei misteri; donaci il fervore
che ci faccia cadere in ginocchio davanti ad essa.
*
per le rivelazioni che ci hai fatto nel discorso alla Sinagoga
di Cafarnao. Esse sono tutte spirito e vita.
Signore, ti ringraziamo per la incoraggiante rivelazione
che ci hai fatto quando hai detto: Questa è la volontà di colui
che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi
ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Signore, nel confronto alla sinagoga di Cafarnao ci hai
ricordato che è scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati
da Dio. In Gesù, Uomo-Dio, si realizza in modo sublime
quella profezia. Grazie, Signore, oggi e sempre.
Signore, ti ringraziamo perché, conoscendo Tu che per
nessun’altra via avremmo potuto recuperare la dignità perduta
col peccato, in Gesù ti sei incarnato, hai sofferto e sei morto.
Nell’Eucaristia, poi, ci hai donato l’alimento necessario per
sostenere e far crescere la vita nuova.
Signore, deve essere stato un colpo al cuore vedere diradarsi
sempre più la folla dei tuoi seguaci. Noi ti ringraziamo
per la lealtà con cui hai ribadito, senza cedimenti: In verità,
in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo
e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Signore, quando sei rimasto soltanto con i Dodici, e
davanti a te lo spettro di rimanere solo, hai offerto anche
ai Tuoi la possibilità di prendere o lasciare. Ti ringraziamo,
Signore, per questa sublime lezione di onestà.
Ti ringraziamo, Signore, per l’esempio di coerenza.e
dignità che ci hai dato quando, pur vedendo spegnersi l’entusiasmo
e vacillare la fede, non hai scelto il compromesso.
Perché la verità è Una. La verità sei solo Tu.
Le parole di Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai
parole di vita eterna, certamente sono state per te l’incoraggiamento
che aspettavi e di cui avevi bisogno. Anche per noi
quelle parole, ispirate dal Padre, sono la falsariga per le nostre
scelte. Ti ringraziamo di questo aiuto che ci offri.
Signore, ti ringraziamo perché, nonostante la sfiducia che spesso abbiamo nei tuoi confronti, Tu rimani sempre disponibile per chi vuole credere in te.
Noi ci siamo già fermati in qualche modo sul famoso capitolo
6. Ora vogliamo fermarci sulle parole che, nel racconto
di Giovanni, furono pronunciate da Gesù nell’ultima Cena.
Esse sono illuminanti per capire, oltre tutto l’insegnamento
del Vangelo, il mistero di quella Cena e di quella Notte.
1 - Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era
giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre,
dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino
alla fine.
2 - Mentre cenavano, quando già il demonio aveva messo
in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,
3 - Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da
tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse
attorno alla vita..
4 - Poi versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i
piedi degli apostoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui
si era cinto.
()
12 - Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le
vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete bene ciò che vi
ho fatto?
13 - Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché
lo sono.
14 - Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri
piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni con gli altri.
15 - Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io,
facciate anche voi
()
34 - Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli
altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli
altri.
35 - Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri.
che il distintivo di discepoli tuoi, lo mostreremo solo quando
ci ameremo gli uni altri. Non certo quanto ci hai amato Tu,
ma come ci hai amato Tu.
Signore, noi crediamo che il primo stadio dell’amore vero
non è quello che si dice, ma quello che si fagiusto come
hai fatto Tu in quella Cena quando, versata dell’acqua in un
catino cominciasti a lavare i piedi degli apostoli e ad asciugarli
con l’asciugatoio di cui eri cinto.
Signore, noi crediamo che solo allora l’esempio, il suggerimento è efficace. Giusto come hai fatto che, che, dopo aver lavato
i piedi ai discepoli hai chiesto: Sapete bene ciò che vi ho fatto?
Signore, noi crediamo che con le tue scelte i valori umani
si capovolgono. Tu infatti non sei solo colui che gli apostoli
chiamano Maestro e Signore; ma Tu sei proprio ciò che Pietro,
ispirato dal Padre, ha affermato: il Cristo, il Figlio di Dio.
Signore, solo perché ce l’ha assicurato Giovanni noi crediamo
che Tu hai lavato i piedi ai tuoi apostoli. Se, infatti,
non ci fosse la testimonianza di uno presente in quella sera a
quel gesto incredibile, mai saremmo disposti a credere.
Signore, credere che Dio, incarnato per amore delle sue
creature, si umilia fino a lavare loro i piedi, è cosa inconcepibile
e inverosimile nel nostro mondo.
Signore, più ancora è incredibile pensare che quello era solo
uno stadio di umiliazione e di amore, preparatorio di quello
che avresti, in quella Cena e in quella Notte, dovuto mostrare.
Signore, ma noi crediamo a quel segno, perché conosciamo
quanto è seguito: il precetto dell’amore e il dono di te.
Signore, anche se inconcepibile, noi crediamo che Tu ci hai dato un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli
altri; e come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli
altri.
Signore, noi crediamo che il comandamento dell’amore,
dato da te nel contesto di quella Cena e di quella Notte è il
distintivo di chi vuol seguirti.
*
la tua divina pedagogia. A te, per fare, basta una sola parola,
ma per insegnare hai voluto far precedere l’esempio all’insegnamento.
Anche fra noi fa così ogni maestro, che vuol farsi
capire e seguire dai suoi allievi.
Signore, noi pure, come gli apostoli, ti chiamiamo ‘Rabbi’
e siamo meravigliati per l’eccellenza unica del tuo insegnamento.
Ma cadiamo adoranti ai tuoi piedi quando pensiamo
che Tu, nei nostri confronti, non sei soltanto Maestro: Tu sei
addirittura il nostro Signore e nostro Dio che ci educa e ci
insegna con paterna comprensione.
Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
in Gesù. Egli, prima della festa di Pasqua () sapendo che era
giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo
aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
in Gesù. Egli, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava volle offrirci
una incredibile prova di amore mentre cenavano, pur sapendo
che già il demonio aveva messo in cuore a Giuda, figlio di
Simone, di tradirlo.
Signore, noi adoriamo l’amore infinito che ci manifesti
in Gesù. Egli, nell’estremo tentativo di recuperarlo, prima
di quella cena, lavò i piedi anche al suo traditore. E tra poco,
nell’orto degli ulivi, lo chiamerà amico.
Signore, noi adoriamo l’incredibile fiducia che Tu hai
nel recupero di noi peccatori. Gesù non solo ha comunicato
anche a Giuda, in quella Cena, la carne e il sangue suoi sotto
le specie del pane e del vino, ma nel momento ultimo del
tradimento, ha ancora tentato di salvarlo con la dolcezza che
Dio solo conosce: Con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?
Signore, noi ti adoriamo per la comprensione infinita
che Tu hai per tutti i ‘Giuda’, che ripetono, in ogni tempo,
quel bacio traditore, venendo a riceverti nella S. Comunione
in condizioni spirituali indecenti.
Signore, noi ti adoriamo per la pazienza infinita che hai
con tutti noi. Dopo che ti abbiamo voltato le spalle Tu ci
consideri sempre amici. Amici da recuperare. Amici da amare.
*
quando non prendiamo in seria considerazione il tuo nuovo
comandamento di amarci. Noi lo reputiamo, quando qualche
rara volta lo pensiamo, un suggerimento, un consiglio, un
invito. E invece esso è un ‘comandamento’. Il ‘nuovo’ comandamento.
Il ‘tuo’ comandamento.
Signore, compatiscici tutte le volte che, non solo non ci
amiamo, ma litighiamo fra noi come se in Gesù non fossimo
tutti fratelli.
Signore, perdonaci quando, per ogni torto ricevuto, cerchiamo
una rivalsa, se non addirittura una vendetta. Come
se fossimo ancora nell’Antico Testamento in cui vigeva la
norma di ‘occhio per occhio, dente per dente’.
Signore, perdonaci quando nei nostri rapporti con il
prossimo dimentichiamo che dobbiamo comportarci come
ti sei comportato Tu con Giuda, che hai chiamato ‘amico’
anche nella notte del tradimento.
Signore, perdonaci quando dimentichiamo che c’è una‘vendetta’ che i tuoi seguaci sono invitati a imitare, quando
si credono offesi da qualcuno: essa è non solo il perdono, maaddirittura la preghiera che Tu hai innalzato al Padre, dalla
croce: Padre, perdonali.
Signore, perdonaci tutte le volte che, offesi, ci dimentichiamo
che Tu ci hai dato l’esempio nel Cenacolo, in quella
Notte, e sulla Croce quando sei stato capace di non escludere
nessuno dai benefici della redenzione, ma hai dato te stesso
per tutti.
Signore, perdonaci quando dimentichiamo che ognuno
di noi ha un dovere anche di collaborare all’avvento del tuo
regno: edificando il prossimo con scelte coraggiose dettate
dall’amore. Allora soltanto, infatti noi mostreremo concretamente
di essere tuoi discepoli.
Signore, perdonaci quando veniamo a riceverti senza
essere, quantomeno, in pace con tutti. In quelle condizioni
noi proviamo a svisare la tua identità, tentando di unire insieme
l’amore e l’odio.
Signore, perdonaci quando il nostro orgoglio, sentendosi
offeso, ha difficoltà a perdonare. In quei momenti ricordaci
che ci hai insegnato a pregare Perdona a noi i nostri debiti,
come noi perdoniamo ai nostri debitori.
*
la grazia di guardare sempre, prima di ogni decisione, a come
hai fatto Tu. Perché solo Tu sei la via, a verità e la vita.
Signore, ti chiediamo la memoria per ricordare sempre
che Tu, Dio, sei amore. E, dunque, è illusione sognare di
venire con te se non ci assuefacciamo a una vita d’amore.
Signore, ti chiediamo il coraggio d’imitare sempre le tue
scelte, anche quando esse ripugnano al Nostro orgoglio ferito
o alla nostra buona reputazione, perché Tu ci hai invitato a
fare come hai fatto Tu.
Signore, ti chiediamo, ogni volta che, peccando, ti offendiamo,
di aiutarci ad ascoltare e accettare l’invito della tua
misericordia. Quell’invito non è offerto per la preoccupazione
di salvaguardare il tuo onore, ma unicamente per tentare il
recupero della pecorella smarrita.
Signore, Gesù ci ha insegnato che il bene che facciamo ai
bisognosi, lo ritiene come fatto a sé. Aiutaci a vedere sempre
nel volto di ogni creatura umana, i lineamenti di te, Creatore.
E aiutaci a sentirci fortunati, ogni volta che capita l’occasione
di beneficare, non meno di quella che proveremmo se offrissimo
qualche cosa a te.
Signore, Tu, che sei amore, sei anche un mendicante di
amore. Tu hai detto: l’amore voglio più che il sacrificio. Aiutaci
a capire che un po’ soddisfatti possiamo sentirci non quando
abbiamo coscienza di aver rispettato le regole, ma quando
offriamo gesti e sentimenti di amore a te ed ai fratelli.
Signore, sappiamo che non riusciremo mai a capire l’esagerazione
di amore che Tu hai mostrato a noi con il dono
dell’Eucaristia. Aiutaci a intuirne tanto, quanto basta per far
diventare la nostra vita un atto di amore.
Signore, dopo la sua conversione, S. Francesco piangeva
e gridava: L’amore non è amato! L’amore non è amato!.
Quanto è vero! Non perché lui non ti avesse amato al punto
da sacrificare tutto per te, ma perché al confronto dell’amore
che Tu hai avuto per noi, il nostro, quando ce n’è un po’, è
come niente.
Signore, ti chiediamo la grazia di allenarci un po’ alla vita
d’amore. Come potremmo infatti vivere in cielo, se per la tua
misericordia ci verremo, dove si parla il linguaggio dell’amore
e ci si esprime unicamente con relazioni d’amore?
- per il Vangelo che ci hai donato,
- per la compassione che hai avuto per le nostre
disgrazie,
- per la pazienza che hai per le nostre debolezze,
- per la carità con cui ci accetti, anche se traditori.
Signore, ti ringraziamo
- per la lezione d’amore che ci hai dato il
giovedì santo quando hai lavato i piedi agli
apostoli,
- per l’incredibile dono di te che hai fatto a noi deboli
quando ti sei donato come nostro nutrimento,
- per il sacrificio supremo della vita a cui sei andato
incontro in quella Notte. Ma soprattutto
Signore, ti ringraziamo per il dono inaudito che ci hai
fatto, quando, per essere nostro amico e cibo, reperibile
sempre dovunque e da tutti, ti sei identificato con il pane
e il vino consacrati e hai comandato prendete e mangiate,
prendete e bevete.
E ti ringraziamo, Signore, per la concretezza del tuo
insegnamento. Come ogni buon educatore, quando insegna
all’allievo cose superiori alle sue possibilità di conoscenza,
gli dice: ‘fa’ come me, così Tu: prima ci hai dato l’esempio e
poi ci hai detto: Amatevi come io vi ho amato.
Signore, ti ringraziamo perché, per rendere ancora più
comprensibile il tuo insegnamento, tu ci hai detto: Come ho
fatto io, il Signore e il Maestro, così fate voi.
Signore, ti ringraziamo perché, affinché i tuoi divini insegnamenti
non potessero essere fraintesi, Tu, dopo averceli
ripetuti tante volte, ce li hai stampati nella mente e nel cuore,
in maniera indimenticabile, in quella Cena, in quella Notte,
dall’alto della tua Croce.
Signore, ti ringraziamo perché ciò che ci hai tanto calorosamente
raccomandato costituisce l’essenza della tua divina
rivelazione: il massimo dei valori è l’amore. E, da persone
accorte, dobbiamo non posporlo ad alcuna cosa al mondo.
Signore, ti ringraziamo perché ci comandi di acquisire
un valore che anche per te è il massimo dei valori. Infatti
Gesù, prima di passare la suprema responsabilità della Chiesa
a Pietro, ha proprio voluto la dichiarazione che lui ti amava
più di tutti gli altri.
*
13 - Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino
per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme,
di nome Emmaus,
14 - e conversavano di tutto quello che era accaduto.
15 - Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona
si accostò a loro e camminava con loro.
16 - Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
17 - Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo
fra voi durante il cammino”?. Si fermarono, col volto triste;
18 - uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: Tu solo sei così
forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto
in questi giorni”?.
19 - Domandò: “Che cosa”?. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda
Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in
parole davanti a Dio e a tutto il popolo;
20 - come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato
per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso.
21 - Noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele; con tutto
ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
22 - Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi
al mattino al sepolcro
23 - e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che
egli è vivo.
24 - Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato
come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
25 - Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore a credere alla
parola dei profeti!
26 - Non bisognava che Cristo sopportasse queste sofferenze per
entrare nella sua gloria?”.
27 - E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in
tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
28 - Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli
fece come se dovesse andare più lontano.
29 - Ma essi insistettero : “Resta con noi perché si fa sera e il
giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro
30 - Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro.
31 - Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma Lui
sparì dalla loro vista.
32 - Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore
nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando
ci spiegava le scritture?”.
33 - E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme,
dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
34 - i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso
a Simone”.
35 - Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
L’episodio dei Discepoli di Emmaus è narrato soltanto da
Luca nell’ultimo capitolo (il XXIV°) del suo Vangelo.
La storicità del fatto non può essere messa in discussione.
Il motivo della sua collocazione (quasi a conclusione del
terzo Vangelo) ha qualche ragione?
Nella mente del Pastore e del Narratore, di Luca, si voleva
mettere in evidenza qualche cosa?
Noi crediamo proprio di sì. Questo:
1 - la parola di Dio illumina e infiamma (“Non ci ardeva
forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il
cammino?”)
2 - l’Eucaristia dona forza e determinazione (“e partirono
senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”).
Questi due elementi saranno il leit-motiv di questa adorazione.
*
che nel racconto dell’episodio dei Discepoli di Emmaus
(nell’ultimo capitolo del Vangelo) S. Luca ci vuole impartire
una grande lezione di fede e di vita.
Signore, noi crediamo che la comprensione della parola
di Dio illumina la mente e riscalda il cuore di chi la medita.
Signore, noi crediamo che la Sacra Scrittura è tutta in
funzione del Messia e della Redenzione. Gesù infatti, in
quell’episodio, cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò
loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Signore, noi crediamo che tutta la Sacra Scrittura è stata
rivelata per la nostra utilità. S. Pietro infatti afferma che: ()
fu loro (ai Profeti) rivelato che non per se stessi, ma per voi,
erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate
da coloro che vi hanno predicato il Vangelo nello Spirito Santo
mandato dal cielo.
Signore, noi crediamo che la spiegazione di Gesù circa ciò
che in tutte le scritture si riferiva a lui, fu, per i due fortunati
Discepoli di Emmaus, luce. Infatti assicura Luca che allora
si aprirono loro gli occhi.
Signore, noi crediamo che quando Gesù fu a tavola con
loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, lo riconobbero.
Signore, noi crediamo che la virtù di quel ‘pane spezzato’
diede ai due Discepoli la determinazione di partire senza
indugio e di far ritorno a Gresulemme.
Signore, noi crediamo che la tua risurrezione doveva essere,
per il cielo e per la terra, la conferma delle tue predizioni
e il fatto determinante della Redenzione.
Signore, noi crediamo che la notizia della tua risurrezione
si diffuse, tra i tuoi discepoli, rianimandoli, come la luce.
Infatti i due Discepoli di Emmaus a Gerusalemme trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
Signore, noi crediamo che quanto Tu ci dici nel Vangelo,
nel magistero della Chiesa e con le sante ispirazioni serve per
la nostra vita di fede e di amore.
*
la divina pedagogia che tu hai usato per risollevare la prostrazione
dei due discepoli di Emmaus e ricaricarli per la
conquista del mondo a te.
Signore, noi adoriamo la discrezione materna con la quale
ti sei avvicinato a loro e, con le tue domande, hai aspettato
che i loro cuori distrutti si scaricassero della tensione mortale
che li attanagliava.
Signore, noi adoriamo la sapiente pazienza con la quale
hai ascoltato il racconto dei due compagni di viaggio su ciò
che conoscevi bene perché riguardava te.
Signore, noi adoriamo la comprensione con la quale sei
intervenuto per ricordare che le Scritture, si capiscano o no,
vanno ascoltate e credute con cuore aperto; e che quello che
non comprendiamo oggi potremo comprenderlo nell’eternità
o per un tuo intervento miracoloso.
Signore, noi adoriamo in te la saggezza del Maestro che,
dopo aver detto cento volte agli allievi una cosa, sa che bisogna
ripeterla loro altre cento e mille volte.
Signore, noi adoriamo la divina carità con la quale, facendo
come se dovessi andare più lontano, hai suscitato nei due
Discepoli il desiderio di te, esploso nella preghiera Resta con
noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino.
Signore, adoriamo la divina condiscendenza con la quale
entrasti per rimanere con loro, e, a tavola, prendesti il pane,
dicesti la benedizione, lo spezzasti e lo desti loro.
Signore, noi adoriamo la grande lezione che desti ai due
fortunati Discepoli quando, dopo che si furono aperti i loro
occhi e ti riconobbero, sparisti dalla loro vista.
Signore, noi ti adoriamo per la fiducia illimitata che
hai dato loro. Tu sei venuto per predicare, per inaugurare
l’avvento del regno di Dio sulla terra. Il realizzarlo, però, hai
voluto che fosse collaborazione e vanto dei tuoi Seguaci. Tu,
infatti, sparisti dalla loro vista.
Signore, noi adoriamo te. Tu conosci perfettamente i
nostri limiti, ti avvicini a noi, smarriti, sempre al momento
giusto, con la parola giusta, con il giusto tono di voce.
quando, non comprendendo i tuoi misteri, ci lasciamo disfare
dall’abbattimento. Tu sei venuto perché noi, sia che
comprendiamo, sia che non comprendiamo i misteri di Dio,
collaboriamo all’avvento del suo regno nel mondo.
Signore, perdonaci quando, trovandoci di fronte ai misteri
di Dio, pretendiamo di penetrarli con le nostre limitatissime
capacità di comprensione.
Signore, perdonaci quando, non comprendendo i misteriosi
piani di Dio, invece che chinare la fronte e ripetere sia
fatta la tua volontà, perdiamo tempo con le nostre lagnanze
insignificanti.
Signore, perdonaci quando non diamo piena fiducia alla
testimonianza dei nostri fratelli, come se solo noi fossimo
nella verità, e come se, oltre che a noi, Tu non riveli a tutti
quelle cose che sono necessarie per salvarsi.
Signore, perdonaci quando diventiamo sciocchi e duri di
cuore a credere alla parola dei profeti e tua.
Signore, perdonaci quando non riusciamo a mettere
insieme la gloria e la croce, il Venerdì santo e la Pasqua di
risurrezione di Gesù, come se non bisognasse che egli sopportasse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria.
Signore, perdonaci quando consideriamo indifferente
che la tua presenza illumini o no la nostra vita. La preghiera
fervorosa dei due fortunati Discepoli di Emmaus Resta con
noi, ci ricorda che senza la tua presenza e compagnia non si
affronta la sera e il tramontare del giorno e della vita..
Signore, perdonaci quando, nonostante la luce con la
quale Tu, attraverso le sante ispirazioni, guidi le nostre scelte,
noi viviamo come se Tu fossi muto e noi fossimo soli.
Signore, perdonaci quando, nei momenti nei quali tu
sparisci dalla nostra vista, ti accusiamo come se fossi uno che
non ci vuole più bene, non ti interessi più di noi, ci abbandoni.
Signore, perdonaci quando, nella nostra presunzione,
pretendiamo di insegnare qualche cosa a te, ripetendoti Tu
solo sei così forestiero da non sapere…?
*
Resta con noi quando la nostra giornata terrena volge
al declino: e facci vedere la luce del giorno che non conosce
tramonto.
Resta con noi quando le nostre membra perdono il vigore
della sicurezza e la nostra mente comincia a perdere le
battute: la tua presenza ci ridarà la lucidità per comprendere
la tua parola.
Resta con noi quando il nemico di ogni bene si avvicinerà
a noi e susciterà in noi i dubbi capaci di avvelenare il
nostro tramonto. La tua vicinanza sia la sicurezza che ci dà
la calma necessaria per non perdere gli equilibri del corpo e
dello spirito.
Resta con noi quando ci manca la pazienza per ascoltare,
comprendere e compatire i nostri fratelli: ricordaci allora che
in ognuno di loro ti incarni. Tu stesso.
Resta con noi quando non riusciamo a trovare il compromesso
necessario per convivere con situazioni difficili.
Suggeriscici, allora, che insieme a te ogni difficoltà si supera.
Resta con noi quando ci resta difficile perdonare le offese.
Facci ripensare che il perdono che avremo da te è condizionato
con quello che noi offriamo al prossimo.
Resta con noi quando ci opprime la coscienza di averti
offeso e ci sentiamo umiliati per non riuscire ad essere leali
con te. Confortaci facendoci sentire le parole che Tu solo sai
e puoi dire: ti son rimessi i tuoi peccati.
Resta con noi quando ti ricrocifiggiamo con le nostre
scelte egoistiche. Crocifissi anche noi dai nostri peccati fa’
che imploriamo: Ricordati di me quando sarai nel tuo regno. E donaci di sentire: Oggi stesso sarai con me in paradiso.
Resta con noi quando dobbiamo prendere decisioni difficili
e impegnative. Vinci le nostre incertezze con la fede nella
tua proposta: Chi vuol venire dietro a me, prenda ogni giorno
la croce e mi segua.
Resta con noi quando ci sentiamo umiliati di fronte a
verità che superano le nostre possibilità di comprensione.
Ripeti Sciocchi tardi di cuore a credere… E ricordaci che con
le verità di fede non c’è da ‘capire’, ma da ‘credere’.
*
per la luce e il coraggio che ci offri nel tuo incontro con i
due Discepoli di Emmaus. Siamo certi che la stessa divina
comprensione la userai con noi nei momenti del buio.
Signore, ti ringraziamo per i momenti nei quali vorremmo
vederti, toccarti, parlarti e non ci esaudisci. La tua scelta
deve servire per consolidare la nostra fede.
Signore, ti ringraziamo per le volte nelle quali ti invitiamo
a rimanere con noi e Tu accetti. Fa’ che la tua conversazione e
la tua familiarità apra i nostri occhi e ti riconosciamo presente
e operante in tutti gli eventi della vita nostra.
Signore, ti ringraziamo per tutte le volte che, anche se noi
non ti avvertiamo, ti affianchi a noi, nei momenti di tristezza,
per confortarci e ricaricarci della voglia di vivere.
Signore, ti ringraziamo per quando, attraverso le tue
divine ispirazioni, ci fai comprendere qualche cosa della tua
parola di vita. Aiutaci a conservare quella illuminazione e a
tornare ad essa come a un punto di riferimento fisso e sicuro
per ogni nostra decisione.
Signore, ti ringraziamo per tutte le volte nelle quali
sembra che Tu voglia andare lontano da noi. E’ la tua divina
pedagogia. Fa’ che provochi sempre un atto di fede in te.
Signore, ti ringraziamo per la pazienza senza limiti che
hai per la lentezza del nostro capire e per l’indecisione nell’accettare
le scelte che Tu ci suggerisci. Aiutaci a non abusarne.
Signore, ti ringraziamo per gli insegnamenti di vita che ci
dai nell’episodio dei due Discepoli di Emmaus e per la forza
con la quale ci sorreggi sempre quando spezzi il pane per noi.
Signore, ti ringraziamo per quando ci suggerisci di non
isolarci, ma vivere con i fratelli. Donaci determinazione,
allora, per ricercarli senza indugio, ascoltare le grazie che Tu
fai a loro e comunicare il bene che hai donato a noi.
Signore, ti ringraziamo per la tua premura. Quando i
discepoli di Emmaus erano distrutti per ciò che era accaduto
in quei giorni a Gerusalemme, ti sei unito a loro; sta’ al fianco
nostro e di ogni uomo, ogni volta che ci smarriamo.
La ‘Fractio Panis’ (lo spezzare il pane) è uno dei quattro
momenti della Pasqua dei primi cristiani di Gerusalemme.
Eccoli nell’ordine (dopo ricevuto il Battesimo):
- Insegnamento degli Apostoli,
- Unione fraterna,
- Fractio Panis,
- Preghiere.
Ed ecco il testo degli Atti (2, 41-42. 46):
“Essi, dunque, accogliendo la Parola, si fecero battezzare;
e si aggiunsero in quel giorno circa tremila anime. Si mostravano
assidui all’insegnamento degli Apostoli, nella fraterna
unione cristiana, alla ‘fractio Panis’ e alle preghiere”.
Alcune testimonianze dagli Atti degli Apostoli
2, 42 - Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli
e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.
13, 2 Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando,
lo Spirito disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo
per l’opera alla quale li ho chiamati”.
20, 7 - Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a
spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva
partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.
20, 11 - Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e, dopo aver
parlato ancora molto fino all’alba, partì.
27, 35 Ciò detto prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti,
lo spezzò e cominciò a mangiare.
Queste citazioni hanno tutte sapore eucaristico. Totalmente‘eucaristiche’ sono:
- 2,42; 2, 46.
- 20, 7,
- 27, 35.
() La “fractio panis” (= lo ‘spezzare il pane’) fu così
denominata perché ebbe origine dal gesto di Cristo nell’Ultima
Cena, il quale “prese il pane…e lo spezzò” (Mc 14, 22
e parall.).
Nel giudaismo, la formula “frangere panem” era riservata
al banchetto comune, e più propriamente al rito-cerimonia
che vedeva nel “pane spezzato” e nella “coppa della benedizione”,
entrambi fatti passare e distribuiti ai commensali, un
significato 0 simbolico-comunitario.
Nell’Ultima Cena, nell’istituire l’Eucaristia, il Cristo
volle conservare questo significato simbolico-comunitario, e
perciò fece coincidere la consacrazione del pane con la “fractio
panis” del rituale giudaico, e la consacrazione del vino con la“coppa delle benedizioni”, la terza coppa che nel banchetto
pasquale seguiva la manducazione dell’Agnello. ()
Ma il gesto del Signore, la sera della Cena non era stato
il solito gesto del capo di famiglia o del suo rappresentante, il
quale spezzava il pane per distribuirlo ai convitati.
Le parole
consacratorie sul “pane spezzato” avevano già sostanzialmente
mutato il senso ‘primitivo che la “fractio panis” poteva avere
nel banchetto giudaico. Il gesto di Gesù era affatto singolare:
mai Egli aveva “spezzato il pane” così, né gli Apostoli s’attendevano
che il “pane spezzato” potesse essere il Corpo del
Maestro.
Ma quando il Signore fece loro l’esplicito comando:“fate lo stesso in memoria di me (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-
25) essi non poterono avere il minimo dubbio che si trattava
di ripetere quella specifica “fractio panis” dell’Ultima Cena
ch’era nello stesso tempo “comunione” al Corpo di Cristo e
rappresentazione della violenta morte di Lui.
La “fractio panis” riassumeva e caratterizzava tutta
quell’ultima Cena, e gli Apostoli, ripetendola, nelle Sinassi
cristiane, erano sicuri di adempiere il rito del nuovo culto
cristiano.
Era, dunque, ‘formula liturgica’ per eccellenza. ()
E’ quindi indubbio che in Act 2, 42 la “fractio panis”
designi l’Eucaristia, nel suo duplice aspetto di sacramento
della reale presenza del Signore, e di sacrificio dell’alleanza
nuova (cfr 1 Cor 10, 16-17)
(Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’
in “Eucaristia” di Mons. A. Pionanti - pagg. 39-40)
che nel Giudaismo il rito-cerimonoia (del “pane spezzato” e della “coppa della benedizione”, entrambi da passare e distribuire
ai commensali), avevano un significato simbolico-comunitario.
Signore, noi crediamo che nell’ultima Cena, nell’istituire
l’Eucaristia, Gesù volle conservare questo significato simbolico-
comunitario. Infatti fece coincidere la consacrazione del
pane con la “fractio panis” del rito giudaico e la consacrazione
del vino con la “coppa delle benedizioni”: la terza coppa che
nel banchetto pasquale seguiva la manducazione dell’Agnello.
Signore, noi crediamo che il gesto del Signore, nell’ultima
Cena, non fu il solito gesto del capofamiglia (o del suo
rappresentante), il quale spezzava il pane per distribuirlo ai
convitati.
Signore, noi crediamo che le parole consacratorie sul”pane spezzato” avevano già sostanzialmente mutato il senso
primitivo che la “fractio panis” poteva avere nel banchetto
giudaico.
Signore, noi crediamo che il gesto di Gesù, quella sera, fu
totalmente singolare: mai Egli aveva “spezzato il pane” così,
né gli Apostoli s’attendevano che il “pane spezzato” potesse
essere il Corpo del Maestro.
Signore, noi crediamo che, quando Gesù fece loro l’esplicito
comando di Fate lo stesso in memoria di me (Lc 22, 19;
1 Cor 11, 24-25), essi non poterono avere il minimo dubbio
che si trattava di ripetere quella specifica “fractio panis”
dell’Ultima Cena che era, nello stesso tempo, “comunione” al
Corpo di Cristo e ‘rappresentazione’ della sua violenta morte.
Signore, noi crediamo che lo ‘spezzare il pane’, pur essendo uno dei quattro momenti della liturgia nelle riunioni
dai primi cristiani, era ciò che caratterizzava in maniera
inconfondibile la riunione stessa, e gli Apostoli, ripetendola
nelle Sinassi cristiane, erano sicuri di adempiere il rito del
nuovo culto cristiano.
Signore, noi crediamo che lo “spezzare il pane” nel contesto
di una riunione fraterna e di una proposta della parola
di Dio, era diventata, nel cristianesimo, la ‘formula liturgica’
per eccellenza.
*
la tua divina condiscendenza nell’accettare un semplice rito,
per farne la base di una nuova, impensabile istituzione. Così
hai svolto anche la ‘predicazione del regno’: prendendo spunto
dalle cose comuni, quelle che cadevano sotto gli occhi di tutti;
quelle che tutti potevano comprendere.
Signore, noi adoriamo la tua pedagogia unica. Tu non
cerchi di parlare per sorprendere, ma per essere capito. I tuoi
gesti e le tue parole, in quell’Ultima Cena, non potevano
essere più chiari ed espliciti.
Signore, noi adoriamo la tua divina capacità di adeguare
la tua omniscienza con la nostra non-conoscenza. Tu solo sei
capace di ciò.
Signore, noi adoriamo la tua verità. Tu, Creatore, non ti
sei sentito umiliato nel parlare con noi, tue creature, incapaci
di comprendere un discorso che non sia basato sui nostri
luoghi comuni e sulle nostre limitatissime conoscenze.
Signore, adoriamo il tuo amore infinito per noi. Perché
potessimo comprenderlo ti identifichi nel “pane spezzato”,
esso ‘è la sintesi della tua vita spezzata per gli altri’.
Signore, noi adoriamo la tua santità. Non hai paura che
Tu, il tre-volte-santo, possa rimanere contaminato da noi
peccatori, ma sei preoccupato di abbassarti fino a noi perché
noi, partecipando della tua santità oggi, possiamo partecipare
della tua gloria nell’eternità.
Signore, noi adoriamo la tua generosità senza misura:
nell’Ultima Cena, poche ore prima di dare la tua vita per noi
sulla croce, ci hai dato il tuo Corpo, la tua Anima e la tua
Divinità nella Santissima Eucaristia. Che altro ancora potevi
donarci? Nulla! Ci avevi dato tutto ciò che hai e tutto ciò che
sei. Per te non avevi lasciato più nulla.
Signore, noi adoriamo Te, che sei Dio! Solo Tu potevi
concepire un piano di salvezza universale come quello che hai
concepito dall’eternità e che hai rivelato e donato nell’Ultima
Cena che hai consumato con noi su questa terra.
Signore, ti adoriamo perché nel segno del ‘pane spezzato’
ci hai indicato, con la tua solita concretezza, il Corpo dato e
il Sangue versato.
*
la nostra disattenzione di fronte a quanto ci hai dato nell’Ultima
Cena nella realtà resa, per noi, più comprensibile dai gesti.
Signore, perdonaci per non sapere vedere, nel “pane
spezzato” e distribuito ai tuoi Apostoli e, in loro, a tutti,
la tua vita che hai accettato che venisse “spezzata”. Tu l’hai
fatto perché la nostra vita riacquistasse il valore dell’eternità.
Signore, perdonaci per non saper vedere, nella coppa
della benedizione che Tu hai nuovamente benedetto, il tuo“sangue versato”, condizione e prezzo della vita che Tu hai
risuscitato in noi.
Signore, perdonaci per quando sciupiamo la grazia, che
ci hai riacquistato al prezzo della tua vita, per motivi insignificanti
e sempre assolutamente inadeguati, anzi ridicoli,
di fronte al tuo dono e al tuo sacrificio. Tu ci hai creati come
esseri dotati di intelligenza, ma quelle nostre scelte offendono
l’intelligenza che ci hai regalato.
Signore, i tuoi Apostoli hanno capito immediatamente il
valore del sacrificio e del dono di Te, infatti hanno ritenuto
l’Eucaristia il cardine-base su cui potesse poggiare la loro
predicazione e la loro evangelizzazione. Perdonaci, perché per
noi, troppe volte, rimane indifferente che il dono dell’Eucaristia
Tu ce l’abbia fatto o no.
Signore, i primi cristiani nell’Eucaristia trovano l’entusiasmo
dell’evangelizzazione e la forza della testimonianza.
Perdona la nostra vita che non parla mai di te, né con la parola
né con l’esempio: le manca quasi sempre il vigore che viene
dal nutrirci dell’Alimento che ci hai donato.
Signore, la fede dei tuoi commensali in quell’Ultima
Cena, e poi di tutti i martiri, non ha mai dubitato delle tue
parole. La nostra fede talvolta, anzi spesso, è incerta e dubbiosa.
Perdonaci! Riconosciamo che ciò dipende dal trascurare
di prendere e mangiare il tuo Corpo o di bere al calice del tuo
Sangue.
Signore, perdonaci quando assistiamo allo ‘spezzare il
Pane’ e alla sua distribuzione ai fedeli con disattenzione e
disinteresse per ciò che si fa e per ciò che si dà.
^
di farci capire che il tuo amore è veramente incredibile per
noi. Aumenta la nostra fede e crederemo alla tua parola e al
tuo dono; donaci il coraggio per tentare di ricambiarlo in
qualche modo.
Signore, nel “pane spezzato” c’è la vita che hai dato per
noi. E Tu ci hai detto: Vi ho dato l’esempio perché come ho
fatto io così facciate anche voi. Donaci la volontà di provarci
a camminare per la stessa direzione.
Signore, il nostro prossimo crederà nelle nostre scelte
solo quando vedrà in noi, sia pure larvata, un’immagine di
te. Donaci la determinazione di offrire per gli altri la vita,
come Tu l’hai offerta per tutti.
Signore, è bello e commovente ricevere, ma ancora più
soddisfacente è dare. Donaci la grazia di provare questa
esperienza. Essa ci aiuterà ad apprezzare il tuo esempio e a
deciderci di tentarne la riproduzione in noi.
Signore, con le sole nostre forze non saremo mai capaci
di donare il corpo e il sangue per gli altri. Ma con il tuo aiuto
diventa possibile anche l’impossibile. Non ce lo far mancare.
Signore, ti chiediamo la capacità, se non di capire, almeno
di intuire quanto è costato a te il sacrificio che hai fatto per
noi. Allora che ne avremo un’idea ci sarà meno difficile volerti
bene e ringraziarti per tutta la vita.
Signore, crediamo che Tu hai permesso che venisse “spezzato
il pane” della tua vita e “versato il sangue” solo perché
ci vuoi bene ‘da morire’. Donaci la volontà di offrire la vita
per te attraverso una testimonianza credibile e convincente.
Signore, la tua capacità di donare a noi tutto te stesso
ci dice di che cosa è capace l’amore quando ama davvero.
Donaci la convinzione che proprio così stanno le cose. E
donaci la volontà di provare a ripetere nella nostra vita le
tue stesse scelte.
Signore, hai detto: Anche voi dovete essere disposti a dare
la vita per i fratelli. Quanto è lontana la nostra condotta
dai tuoi sublimi ideali! Raddrizza Tu le scelte egoistiche che
punteggiano la nostra vita.
*
per gli insegnamenti e gli esempi divini che ci dai. Tu vuoi
in qualche modo allenarci alla vita che condurremo in cielo,
se potremo arrivarci per la tua misericordia.
Signore, ti ringraziamo per la comprensione che hai per
noi nell’identificare te stesso nel “pane spezzato” e nel vino
consacrato. Comprendiamo quanto sia vera la tua parola
riportata dall’evangelista Giovanni: La mia carne è vero cibo,
il mio sangue è vera bevanda.
Signore, hai detto Chi mangia di me vivrà per me. Ora
comprendiamo perché ti sei identificato negli alimenti indispensabili
per la nostra esistenza: il pane e il vino. Grazie,
Signore!
Signore, il riassunto di tutta la tua Ultima Cena è nella
consacrazione e distribuzione ai tuoi commensali del pane
e del vino consacrati. Ti ringraziamo. Questo linguaggio
rimane meno ostico per il nostro capire tanto mai tardo.
Signore, ti ringraziamo perché hai voluto che il “pane
spezzato”, che fu dato per noi e per tutti nel Sacrificio della
croce, rimanesse sempre a nostra disposizione nel Sacramento
della tua presenza reale. Aiutaci a prenderne coscienza profonda
e essertene grati.
Signore, immaginiamo il disorientamento e la sorpresa
gioiosa degli Apostoli quando udirono le tue parole: Prendete
e mangiate, questo (pane) è il mio Corpo. Prendete e bevete,
questo (vino) è il mio Sangue che sarà versato per voi e per
tutti. Ti ringrazieremo con più cuore se farai provare anche
a noi l’una e l’altra cosa.
Signore, ti ringraziamo perché, parlando con noi, parli il
nostro stesso linguaggio: quello che ognuno può agevolmente
comprendere. Noi abbiamo bisogno di questa concretezza
perché siamo creature limitate.
Signore, dopo averci creati a tua immagine, ci hai recuperati
a prezzo della vita. Ti ringraziamo dal profondo del
cuore e ti preghiamo: aiutaci a non sciupare ancora i tuoi doni.
E’ accettato da tutti pacificamente che nell’Ultima Cena
Gesù ha seguito il rituale della Pasqua ebraica.
In quella Pasqua ha immesso valori nuovi:
- consacrazione, oltre la benedizione,
- Se stesso, al posto dell’Agnello,
- celebrare la Pasqua In memoria di me, cioè della sua Passione,
Morte e Risurrezione.
Della nostra Redenzione, dunque.
Per quanto riguarda il rituale della Pasqua ebraica Gesù
ha conservato
a) “Fate questo in memoria” di me;
b) la koinonia,
c) la vittima sacrificale consumata nel contesto di una cena.
a) Celebrare la Pasqua come memoria
“Nel momento in cui Cristo sta per essere consegnato
ai suoi carnefici, la Pasqua giudaica e l’antica alleanza si incontrano
allo stesso punto: la duplice linea di riti sacrificali
dell’Alleanza del Sinai (che racchiudono, per dir così, tutto
l’A.T.) sfociano nella Pasqua nuova e nella nuova Alleanza,
unificate nell’Eucaristia.
E questa, a sua volta, in cui si concentra l’A. T., pervenuto
al termine, e ciò che già annuncia la morte del Cristo,
dovrà essere rinnovata fino alla fine dei tempi, in ricordo di
Colui che, donando il suo Corpo e Sangue agli Apostoli, loro
comanda di perpetuare ciò che Egli ha appena compiuto.
Pasqua
Alleanza
La spiegazione (della ‘memoria’), dicevamo, sta nel versetto
26: ogni volta che mangiate di questo pane e bevete
di questo calice, annunziate la morte del Signore sino a che
Egli venga.
b) La koinonia = non è, come tanto spesso si crede, la sola
comunione di beni temporali (), ma è da intendersi in un
senso nettamente spirituale (): koinonia è quella dello Spirito
Santo, della fede, dell’Evangelo, del Sangue e del Corpo di
Cristo, ed anche del soccorso ai poveri.
In quel contesto di amicizia e di amore la celebrazione
della Pasqua acquista un valore nuovo.
L’idea di unità (della Chiesa) dei fedeli si riallaccia naturalmente
alla formula: il “pane spezzato” resta idealmente
uno. L’Eucaristia esprime e suppone la koinonia, ma anche
la realizza.
c) la (nuova) vittima sacrificale consumata nel contesto di
una cena è Gesù stesso.
Il suo gesto compiuto (dello spezzare il pane) è la sintesi
della sua vita spezzata per gli altri.
Egli l’ha spiegato varie volte con la sua parola nel corso
della sua predicazione, ora vuole anche ritualizzarlo in modo
da rinchiudere tutti gli atti e tutte le parole in un sol gesto,
efficace, persuasivo, convincente. Invece di ricapitolare tutta
la vita o di elencare tutto ciò che ha compiuto, quando i suoi
avranno urgenza di cogliere d’un colpo d’occhio tutto il suo
immenso amore per la comunità umana, basta ripetere il‘segno’ che intende al riguardo lasciare.
(da Giuseppe Ruffino, ‘L’Eucaristia nel Nuovo Testamento’,
in “Eucaristia” di A. Piolanti pagg. 93 ss).
che i sacrifici dell’A. T. erano solo la figura, l’immagine, il
tipo del vero e grande sacrificio di Gesù. Con Lui le figure
diventano realtà nuova.
Gesù, noi crediamo a quanto Tu hai dichiarato. Non
pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non
sono venuto per abolire, ma per dare compimento.
Infatti hai inserito la tua nuova Pasqua nel contesto
dell’antica Pasqua.
Gesù, noi crediamo che il sacrificio del Nuovo Testamento
distrugge il peccato.
Quelli dell’Antico Testamento, invece, non lo annullavano;
solo disponevano il peccatore alla benevolenza divina.
Gesù, noi crediamo che il sacrificio di te, Sommo ed
Eterno Sacerdote, non l’hai offerto per te, che sei stato reso
perfetto in eterno, ma per i peccati di tutti, che Tu hai assunto
in Te.
Nell’A. T., invece, ‘Ogni sommo sacerdote, preso fra gli
uomini, veniva costituito per il bene degli uomini nelle cose
che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati’.
Ma, rivestito di debolezza, () e proprio a causa di questa,
anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo
fa per il popolo’.
Gesù, noi crediamo che Tu ci hai redento offrendo, una
volta per tutte, te stesso.
Nell’’A. T., invece, il sacerdote aveva bisogno ogni giorno
() di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli
del popolo.
Signore, noi crediamo che Gesù, venuto come sommo sacerdote
dei beni futuri, attraverso una tenda () non costruita
da mani d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione,
non con sangue di capri o di vitelli, ma con il proprio sangue
sei entrato una volta per sempre nel santuario, procurandoci
così una redenzione eterna.
Signore, noi crediamo che la prima tenda era figura per
il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che
non possono render perfetto, nella sua coscienza, l’offerente,
trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte
prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state
riformate.
Signore, noi crediamo che fra i sacrifici dell’Antico Testamento
e quello del Nuovo Testamento c’è una distanza
abissale, In quelli, infatti, si offriva a te qualche cosa che noi
possediamo, in questo, invece, ci dai la possibilità di offre a
te, Te stesso.
l’impensabile e incredibile piano attraverso il quale hai deciso
di risollevarci dallo stato in cui eravamo precipitati, e restituirci
la familiarità con Te.
Signore, ti adoriamo perché solo l’amore di te, che sei
l’Amore che ci ama perdutamente, poteva realizzare il progetto
di redenzione che Tu hai realizzato.
Signore, adoriamo la tua divina pedagogia che adegua la
tua sapienza infinita con le limitatissime nostre capacità di
comprensione: con le immagini ci hai preparato ad ammirare
e comprendere il tuo disegno di redenzione.
Signore, ti adoriamo perché il Figlio tuo, venendo nel
mondo, dice:‘
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato,
non hai gradito
né olocausti,
né sacrifici per il peccato.
Allora ho dett
:‘Ecco, io vengo
per fare, o Dio, la tua volontà’.
Signore, ti adoriamo perché Dopo aver detto prima ‘non
hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti
né sacrifici per il peccato’, cose tutte che vengono offerte secondo
la legge, soggiunge: ‘Ecco, io vengo a fare la tua volontà’. Con ciò
stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.
Signore, ti adoriamo perché, guardando nella realtà della
Redenzione (la Pasqua del Sinai e la Pasqua cristiana) ci riveli
come tutto l’Antico Testamento era in funzione del Nuovo.
Signore, ti adoriamo perché Gesù,
avendo offerto un
solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla
destra di Dio.
Diversamente da ogni altro sacerdote che si presenta
giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli
stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.
Signore, ti adoriamo perché è per il tuo infinito amore
che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo
di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
Signore, ti adoriamo perché Tu non distruggi mai quanto
hai predisposto: lo perfezioni. Così nella creazione, così nella
missione e nella predicazione del Messia.
+
quando ci permettiamo di giudicare male il popolo che Tu
hai scelto, dimenticando che Gesù ha detto: Non giudicate,
se non volete essere giudicati.
Signore, perdonaci quando ci meravigliamo che il popolo
da te scelto non ti ha riconosciuto. Noi, pur con tanta luce
che ci hai dato, quante volte manchiamo di fede!…
Signore, perdonaci quando ci dimentichiamo di pregare
per il popolo eletto, attraverso il quale è venuto a noi Gesù
benedetto, la Madonna, gli Apostoli, la prima Chiesa.
Signore, perdonaci quando non ti ringraziamo per averci
rivelato il mistero del tuo amore, attraverso figure e tipi adeguati
alla possibilità nostra così tarda e limitata.
Signore, perdonaci quando, ripensando al tuo amore infinito,
non ci studiamo di metterlo in relazione con le profezie
e le figure dalle quali lo hai fatto precedere.
Signore, perdonaci quando non ci sforziamo di vedere
come, pervenuto al termine l’antico Testamento (temporaneo),
era necessaria la nuova Pasqua che durasse fino alla fine dei
tempi.
Signore, perdonaci quando viste in quest’unità (la Pasqua
del Sinai e la Pasqua cristiana) non riusciamo ancora a
comprendere come tutto l’Antico Testamento era in funzione
del Nuovo Testamento.
Signore, perdonaci quando ci lamentiamo per le prove
necessarie della vita, dimenticando che, anche secondo l’antica
Legge, tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza
spargimento di sangue non esiste perdono.
Signore, perdonaci quando non ci sforziamo di capire
come era necessario che anche i simboli delle realtà celesti
fossero purificati con tali mezzi.
Signore, perdonaci quando non troviamo risposta al
drammatico interrogativo: perché il sacrificio di Gesù? Dimenticando
che le realtà celesti () dovevano essere (purificate)
con sacrifici superiori a quelli terrestri.
*
Fede per credere alla parola di Cristo: questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue, dato che i nostri occhi vedono ‘pane e vino’.
Signore, Tu sei la vita. Donaci Fede per credere alla tua
parola che assicura Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue avrà la vita eterna.
Signore, la vita è, insieme alla Fede, il massimo dono che
abbiamo da te. Aiutaci a credere che chi mangia di te, Tu lo
risusciterai nell’ultimo giorno.
Signore, donaci la grazia di vedere, oltre il pane con il
quale sostieni la nostra vita, i segni che continuamente compi
per sostenere la nostra fede.
Signore, donaci l’intelligenza per capire che, oltre e più
del cibo che perisce, dobbiamo cercare di procurarci il cibo
che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo ci ha dato, perché su di Lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.
Signore Gesù, donaci l’intelligenza e la determinazione
di compiere sempre l’opera di Dio: credere in colui che Tu
hai mandato.
Signore Gesù, donaci la capacità di capire che il Padre
tuo ci dà il pane del cielo, quello vero.
Signore Gesù, donaci di credere che il pane di Dio è colui
che discende dal cielo e dà la vita al mondo.
Signore, donaci di capire che Gesù è il pane della vita;
chi viene a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà
più sete.
Signore, donaci di credere alle parole di Gesù: tutto ciò
che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me non lo
respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia
volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Signore, donaci di credere a quanto ha assicurato Gesù: Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non
perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo
giorno.
Signore, è consolante quanto Gesù ci ha detto: Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede
in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
*
perché, mentre nell’Antico Testamento, in segno di comunione,
solo una parte della vittima sacrificata veniva mangiata
dagli offerenti e dai sacerdoti, nel N. T. tutta la vittima viene
consumata: “Prendete e mangiate… Prendete e bevete”.
Signore, ti ringraziamo perché, come il sacrificio dell’A.T. veniva offerto ‘pro peccatis’ (per la purificazione dalle colpe),
anche quello del nuovo Testamento viene offerto ‘per la
remissione dei peccati’.
Signore, ti ringraziamo perché Cristo () non è entrato in
un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma
nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro
favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote
che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.
In questo caso infatti avrebbe dovuto soffrire più volte
dalla fondazione del mondo. Ora invece, una sola volta, alla
pienezza dei tempi, (è) apparso per annullare il peccato mediante
il sacrificio di se stesso. Grazie, Signore!
Signore, ti ringraziamo perché il Figlio tuo, Gesù, dopo
aver espiato in nostro vantaggio, rimane al tuo cospetto
sempre pronto ad interpellarti per noi.
Signore, ti ringraziamo perché, per irrobustirci contro il
male, ci hai dato, in nutrimento, la tua Carne e il tuo Sangue:
Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per
la vita del mondo.
Signore, ti ringraziamo, perché hai ribadito con parole
che non lasciano spazio a dubbi: La mia carne è vero cibo, il
mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue dimora in me e io in lui.
Signore, ti ringraziamo perché con il tuo sacrificio, hai
dato a noi il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono
i padri vostri e morirono. Grazie, perché ci hai assicurato
che Chi mangia questo pane vivrà in eterno.
Signore, ti ringraziamo per la lezione di coerenza che ci
dai. Tu, che sei sempre pronto a venire incontro alle nostre
debolezze, non accetti il compromesso di fronte alla verità
continua con Parte Terza
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