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LE SACRE RELIQUIE DI CRISTO |
Il panorama che andremo a scoprire ha innumerevoli sfaccettature, spunti, albe e tramonti - come si dice - da favola...
Tra verità, leggenda e favola però ci sono cose, reperti, reliquie e quant'altro che se pur hanno qualche spunto favolistico, sono però decisamente ancorate alla realtà... E SONO REALI.. si possono guardare e venerare...
Però, queste reliquie, questi oggetti, sono talmente numerosi e determinano un così vasto panorama che sarà difficile citare tutti i "pezzi" di questo collages religioso...
LE MIRACOLOSE RELIQUIE DELLE SACRE SPINE DI CRISTO
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Prima fra tutte, credo, tra le più viste e venerata, è la Sacra Sindone, conservata a Torino, cioè il lenzuolo in cui sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù per la sepoltura.
In questi ultimi 100 anni è' stata osservata, studiata, fotografata e sottoposta a un'ampia gamma di esami da parte di medici e scienziati, di religiosi o di atei, suscitando, qualunque siano stati i responsi dei vari esami, scetticità o convinzione.
Sta di fatto che la sua autenticità viene sempre messa in discussione.
Potete a questo proposito l'articolo ad hoc su Cartantica sotto la voce " STUDIO SULLA SACRA SINDONE. |
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Le più importanti reliquie sono rappresentate dalla Corona e dalle spine
Per custodire queste preziose reliquie, Luigi IX fece costruire la Sainte-Chapelle, capolavoro gotico, fantastica struttura a due livelli, un enorme reliquiario, che nell’anno della sua consacrazione, 1248, ospitò, oltre alla corona di spine, altre 21 importanti reliquie, tutte portate da Costantinopoli, custodite in una grande teca girevole situata al centro della cappella superiore, costata ben 100.000 livree, somma che si aggiunse al costo delle reliquie, esorbitante e a quello della fabbricazione della cappella, quest’ultimo di sole 40.000 livree.
Purtroppo la stragrande maggioranza delle reliquie conservate nella Sainte Chapelle è andata perduta durante la Rivoluzione Francese, ma la corona di spine fu messa in salvo e, in epoca napoleonica, le fu fatto un nuovo reliquiario, quello attuale.
Oggi è custodita dal capitolo parigino dei Cavalieri del Santo Sepolcro e viene esposta tutti gli anni ogni venerdì di quaresima nella cattedrale di Notre Dame.
Non è altro che un anello, intatto, formato da giunchi legati insieme da altri giunchi formanti un fascio, con un diametro interno di 21 cm. Eecondo Fleury, una volta studiata la reliquia e vari rami di rovo che ancora si conservano (come a Treviri e a Pisa), la corona di spine sarebbe stata una sorta di calotta di spine che ricopriva tutta la testa come una cuffia. I rami spinosi partivano tutti dai giunchi, che erano alla base della calotta, che serviva per intrecciarvi sopra i rami di rovo e per fissarli.
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Numeroso è l'elenco di altre importanti reliquie presenti in Italia, ma non solo, elencate anche nella famosa Legenda aurea di Jacopo da Varagine, che affema che questi "tesori" erano stati raccolti e nascosti per i fedeli da parte di alcuni apostoli e riscoperti poi da Sant'Elena, madre di Costantino Imperatore.
Essa, attorno al 326 d.C., giunta a Gerusalemme come pellegrina, cercò di ritrovare, nei luoghi frequentati da Gesù, quante più reliquie possibili.
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I luoghi a cui teneva di più erano il Golgota ed il Santo Sepolcro - su cui oggi sorge la Basilica - e proprio sul Calvario avrebbe scoperto il luogo in cui erano stati sepolti gli strumenti della Passione.
Là avrebbe trovato parte della Croce su cui era stato inchiodato Gesù, un chiodo, due spine della corona e il Titulus Crucis, cioè un frammento della tavoletta di legno su cui, per volere di Pilato, era stata scritta in caratteri ebraici, greci e latini, la famosa dicitura "I.N.R.I..
Tali reliquie ed altre ancora sono ora raccolte nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
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La Sacra Spina (per i botanici, rametto di Paliurus spina-christi) è venerata dai credenti come reliquia perché ritenuta un frammento della corona di spine, che secondo gli scritti evangelici, fu intrecciata e messa sul capo di Gesù, per schernirlo, poco prima di condurlo alla crocifissione.
La tradizione cristiana vuole che le corona, custodita per più di un millennio a Bisanzio, fu recuperata nel 1239 da Luigi IX, il re Santo di Francia, che ne fece dono alla nascente Cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
Nei secoli successivi, dalla corona furono staccate alcune spine destinate anch’esse in dono a chiese e santuari ritenuti particolarmente meritevoli per essersi distinti nell’operato religioso svolto. |
San Luigi IX, Re di Francia
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Le cosiddette "Sacre Spine" hanno fatto parte del copricapo di spine posto sul capo di Gesù dai soldati romani che lo sbeffeggiavano chiamandolo "Re" e non è quella che noi indichiamo comunemente come "corona di spine", ma un vero e proprio copricapo, tipo casco, simile alla corona dei monarchi dell'epoca che governavano in Giudea.
Numerosissime le "peregrinazioni" della Corona di spine, che sino all'anno 1000 o poco più, era ancora a Gerusalemme e che poi, fino ai primi anni del 1200 era rimasta a Costantinopoli.
Tale ipotesi viene rafforzata nei primi anni del 400, da uno scritto di San Paolino da Nola che avendo visitato Gerusalemme, sottolinea quanta devozione vi fosse, non solo nei confronti della Colonna della Flagellazione e di altre reliquie, ma anche verso la Corona di spine.
Successivamente, Baldovino II di Fiandra la fece riportare in Italia da alcuni mercanti veneziani, a cui l'aveva ceduta in cambio di denari. Essa entrò poi a far parte del tesoro del Re di Francia, San Luigi IX, che la conserverà religiosamente, insieme ad altre reliquie della Passione, nella Sainte Chapelle, fatta costruire a questo scopo, attorno alla prima metà del 1200.
La Rivoluzione francese, però, disperderà questa sacra reliquia e le spine della corona verranno regalate o distribuite a varie chiese, monasteri o santuari italiani e francesi. |
Molte altre spine si custodiscono con grande devozione in cattedrali e chiese come a Roma, nelle chiese di S. Giovanni in Laterano, S. Sebastiano e S. Croce di Gerusalemme, che ne possiede due. Oltre un centinaio...
Ed ancora a Pavia, Sezze, Narni, Spoleto, Recanati (nella cattedrale e nella chiesa di S. Francesco), Serra S. Quirico, Barletta, Pisa (S. Maria della Spina),, Cagliari, Trento, Bovino, Firenze (se ne contano ben 27), Milano (quattro spine donate da Pio IV al nipote San Carlo Borromeo), ed ancora tante altre....tra cui molte in città francesi...
Esse sembrano avere una vita autonoma e miracolosa, in quanto, di tanto in tanto, sembrano improvvisamente rinverdire e producono nuovi boccioli o si ravvivano nel colore le macchie di sangue presenti su di esse.
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Bisogna, prima di tutto, elencarle tutte, almeno quelle di cui io sono a conoscenza:
Sin dai primi secoli, alcune delle spine vennero regalate dai vari Imperatori a persone sante o illustri: l'imperatore Giustiniano I ne regalò una a san Germano, vescovo di Parigi (la reliquia è ancora presente nella chiesa di Saint Germain des Prés), mentre l'imperatrice d'Oriente Irene, ne diede alcune a Carlo Magno e successivamente Carlo il Calvo ne regalò quattro alla chiesa di Compiegne dov'era sepolto San Cornelio, ecc.
E così della Corona originale, che si può ancora venerare a Parigi, nella Sainte Chapelle, ora è rimasta solo la struttura portante... |
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BARI, BASILICA DI SAN NICOLA
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Di tutte quelle presenti sul territorio italiano, la prima che prendiamo in esame si trova nel cuore della Bari antica, proprio nella chiesa dedicata al Patrono San Nicola.
Si narra che essa venne regalata alla Basilica da Carlo II d'Angiò, nipote di San Luigi IX di Francia.
Nel giorno in cui la festa dell'Annunciazione del 25 Marzo coincide con quello del Venerdì Santo - cosa che capita due, al massimo tre volte in un secolo - in alcune di queste Spine si verificano, nell'arco della giornata, fatti sorprendenti: alcune di esse sembrano irrobustirsi, diciamo "ringiovanirsi" e spesso producono piccole, nuove infiorescenze, mentre altre assumono un colore rossiccio come di sangue.
Anche nel 2016, il 25 marzo, molte di esse, hanno subito questi eventi straordinari.
La Santa Spina di Bari ha prodotto alcune modifiche cromatiche tendenti verso il color rosso e con mezzi fotografici si è potuto vedere che al centro si evidenziava l'immagine di un volto d'uomo mai prima rilevato.
Nella Diocesi di Bari-Bitonto, si celebra le memoria liturgica della "Sacra spina della corona del Signore".
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Foto da http://www.basilicasannicola.it/page
.php?id_art=44
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ANDRIA |
Sembra che anche questa spina, anzi le spine presenti ad Andria sono due, ma di una non si hanno notizie, derivi da un regalo (indiretto, questa volta) di Carlo d'Angiò. Beatrice, figlia el Re, contessa di Andria e moglie di Bertrando del Balzo, donò una spina al Capitolo Cattedrale andriese nel 1308.
Il prodigio della Sacra Spina, venne osservato per la prima volta nel 1633, quando sulla spina le macchie violacee evidenti, divennero più scure e vivide, come sangue fresco.
Nel 1910, il prodigio avvenne solo la mattina del 26 marzo. Riavvenne anche nel 1921, ma solo il giorno successivo.
Il 25 marzo del 1932, quando due rametti filiformi spuntarono dal becco di flauto della spina, , ed ancora prima nel 1842, 1853 e 1864, ed altre cinque volte nel Settecento, sempre in coincidenza del Venerdì Santo con la festa dell'Annunciazione.
La spina è lunga circa quattro dita, di colore cenerognolo su cui sono presenti diciassette macchie di colore violaceo, che si ravvivano diventando di "fresco sangue".
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L'ultimo miracolo è avvenuto nel 2005, alla presenza di osservatori e medici, dopo 73 anni di "vuoto" ed erano comparse alcune piccole "gemme".
Questo 25 marzo, la spina visibile - che presenta numerose macchie di grandezze diverse, si è "animata" dando origine a dei lievi rigonfiamenti tendenzialmente bianchi.
Queste le fasi salienti annotate dalla commissione:
"Ore 20.00: sulla punta della Spina un piccolo rigonfiamento di colore rosso rubino. Ore 20.05: scomparsa del colore rosso. Ore 20.20: sulla punta della Spina comparsa di un piccolo bozzo come gemma di colore rosso. Ore 20.40: sulla punta della Spina il rigonfiamento (bozzo) sempre più grosso. Colore sempre rosso vivo rubino. Alle 21.05: ricompare la gemma e sul corpo della Spina verso la punta presenza di piccole granulazioni biancastra-lanuginosa. Ore 21.15: persiste la granulazione biancastra lanuginosa e scomparsa della gemma alla punta".
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LA SPINA DI ANDRIA
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Nel pomeriggio del 25 marzo 2016, verso le 16.10, alla presenza della Commissione Speciale della Sacra Spina, si rilevò "la presenza di un lieve rigonfiamento di colore bianco a forma sferica, a mo' di gemma"; successivamente, verso le 17.10, si rilevarono "a occhio nudo, una seconda gemma e una terza gemma, e il residuo del precedente prodigio del 2005 sembrò rifiorire".
Monsignor Raffaele Calabro, vescovo di Andria, alle 17.40, durante l'omelia del venerdì Santo, annunciò ai fedeli: "In questa circostanza ho il piacere di annunciare a voi tutti in maniera solenne che il miracolo ha avuto inizio"Il fenomeno, documentato da riprese video, potrebbe ora ripetersi soltanto nel 2157, quando nuovamente coincideranno Annunciazione e venerdì Santo. |
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AVERSA |
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* foto da http://www.diocesiaversa.it/la-sacra-spina-esposta-in-cattedrale/ |
Il Reliquiario d’argento della S. Spina ha forma di tempietto a due ordini, con colonnine e fenestrelle in cristallo di rocca, che custodiscono numerose reliquie di santi; la facciata tripartita, assomiglia ad un prospetto di una basilica romana, in alto al centro di una teca ottagonale, con ai lati le figure dei santi apostoli Pietro e Paolo, due angeli recano l’insigne reliquia della Spina ed un cartiglio.
Il prezioso reliquiario è stato commissionato dal card. Filippo Spinelli (vescovo di Aversa: 1605-1616) e rappresenta un capolavoro dell’argenteria napoletana del Seicento con influenza di classicismo romano.
La memoria liturgica della Santa Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo nella diocesi di Aversa si celebrava il venerdì dopo la V’ Domenica di Quaresima.
Di alcune “spine” custodite in Italia, alcune si ritengono “prodigiose”, cioè che rinverdiscono e il sangue si ravviva, quando il Venerdì Santo coincide con il 25 marzo, ricorrenza dell’Annunciazione del Signore.
In molte località negli anni in cui si verificò la fausta corrispondenza delle date liturgiche si è assistito al fenomeno cromatico delle macchie delle Sacre Spine che si ravvivano e rosseggiano: quella del 1932 è documentata dal can. Teologo Roberto Vitale, la penultima nel 2005 e nel 2015.
Nel 2016, nel primo pomeriggio, sempre il 25 marzo, si è riprodotto un fenomeno, già documentato molti anni fa, relativamente alla colorazione rossa che la spina ha assunto verso la sua base.
Per tutta la Settimana Santa nel presbiterio della Cattedrale di Aversa è esposta alla venerazione dei fedeli l’insigne reliquia della Sacra Spina con il magnifico suo Reliquiario, custodito abitualmente nel Museo Diocesano.
La prossima volta, si prevede una colorazione particolare nell’anno 2157.
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CASTELLAMMARE DI STABIA |
Anche a Castellammare di Stabia esiste una Sacra Spina, conservata in una antica teca che viene mostrata ai fedeli sull'altare dedicato al Crocifisso.
Nell'arco degli anni si sono mostrate miracolose fioriture di nuovi boccioli.
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CHIESA DEL CARMINE MAGGIORE A PALERMO
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Una delle Sante Spine della Corona di Cristo si trova a Palermo, presso la chiesa del Carmine Maggiore, fra le insigne reliquie, è presente una Sacra Spina: "…in qua (ecclesia) lignum Crucis et Spina Sanctissimi capitis Domini Nostri Jesu Cristi a nostro divo Angelo martire hoc conventu derelicta conservantur…".
La reliquia sarebbe giunta nel capoluogo siciliano nel 1220, grazie al carmilitano Sant'Angelo. Il culto viene ricordato nei venerdì di quaresima e la prima domenica di maggio..
Pare che il santo Carmelitano, Angelo, l'avesse riportata da un pellegrinaggio in Terrsasanta attorno ai primi del 1200.
La santa reliquia veniva conservata all'epoca nella piccola chiesa denominata proprio della "Santa Spina", fatta costruire dagli artigiani che lavoravano l'argilla, ma poi alla scomparsa di questi, la chiesa cadde in rovina e la reliquia venne depositata nella chiesa del Carmine Maggiore, dov'è tuttora venerata, soprattutto durante i venerdì di Quaresima e nella prima domenica di maggio. |
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COLLE QUARRATA, CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
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Nel comune di Quarrata, in provincia di Pistoia, la piccola chiesa di Santa Maria Assunta a Colle, restaurata ed ingrandita nel ventesimo secolo dall'architetto Giovanni Michelucci, conserva una sacra spina, regalata dal re di Francia a Beatrice dei Borboni, sposa di Roberto, sesto figlio del re Carlo I di Napoli.
Attraverso varie vicissitudini ereditarie essa finì, quasi dimenticata, nella cappella della villa di Capezzana, al confine con Colle di Quarrata.
Negli anni '20 del '900 il parroco di Colle chiese ed ottenne che la reliquia venisse conservata nella propria chiesa, dove si trova ancora oggi, così da poterla esporre alla venerazione dei fedeli.
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CHIESA PARROCCHIALE MONASTERO DEI SANTI GIUSEPPE E TERESA DELLE CARMELITANE SCALZE AI PONTI ROSSI (NA) |
Questa è vla Sacra Spina della Corona di N.S. Gesù Cristo venerata a Napoli nella Chiesa/Monastero dei Santi Giuseppe e Teresa delle Carmelitane scalze in via Santa Maria dei Monti ai Ponti Rossi.
Nel Venerdì Santo del 1932, coinciso con la Solennità dell'Annunciazione del Signore, la Sacra spina rinverdì, rosseggiò e fiorì all'ora della morte del Signore Gesù (ore 15.00).
Nei giorni 14 e 18 febbraio verrà venerata la Santa Spina che era sul capo di Gesù Cristo presso il monastero carmelitano dei Santi Giuseppe e Teresa, situato in Via S. Maria ai Monti (Ponti Rossi). Il giorno 14 la venerazione avverrà durante la consueta messa domenicale, mentre il giorno 18 avverrà nel ricordo della Beata Maria Giuseppina, suora appartenente all’ordine carmelitano.
La Santa Spina fu donata all’ordine carmelitano nel 1914 e cominciò ad essere venerata il Venerdì Santo del 1932, il giorno in cui la Spina fiorì miracolosamente; varie testimonianze affermano inoltre che all’estremità della Spina si poteva vedere un liquido rosso che sembrava una vera goccia di sangue.
La venerazione avviene ogni anno nella prima domenica di Quaresima, ma quest’anno si ripeterà pochi giorni dopo poiché il 18 febbraio è il giorno in cui nacque Suor Maria Giuseppina, una delle più importanti suore carmelitane, la quale compì molte opere buone e assistette proprio al miracolo della fioritura della Santa Spina. |
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CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BIANCO
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La Sacra Spina della Passione conservata nella chiesa Parrocchiale di San Giovanni Bianco, è "rinverdita" in questo 2016.
Da circa 500 anni la sacra reliquia è conservata in questa piccola chiesa della provincia di Bergamo e di tanto in tanto il "miracolo" si ripresenta, soprattutto quando la festività dell'annunciazione si "accavalla" con quella del Venerdì Santo.
E' comparsa una nuova gemma ed il colore è diventato più vivido, in presenza di specialisti e di autorità ecclesiastiche, sembra proprio nel giorno di Pasqua.
Differentemente da altri luoghi in cui questo segno è comparso nel Venerdì Santo, ricorrenza quest'anno anche dell'Annunciazione a Maria, a San Giovanni Bianco si è verificato nel giorno della Risurrezione.
Ciò sottolinea ancor di più che i tre eventi: Nascita, Morte e Risurrezione di Cristo sono collegati.
La Spina è presente nella cittadina dalla fine del 1400, portata da un nobile messo al bando che aveva combattuto a Fornovo contro i francesi capeggiati da Carlo VIII, legata al nome di Vistallo Zignoni, una delle famiglie più potenti della Valle Brembana, in provincia di Bergamo.
La tradizione vuole che lo Zignoni, essendo stato bandito da tutto il territorio della repubblica veneta a causa di un omicidio commesso in gioventù, s' era arruolato nell'esercito Gonzaga. |
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Nella battaglia di Fornovo sul Taro, nel 1495, contro il re di Francia Carlo VIII, sceso in Italia con il pretesto di ristabilire l'autorità francese sul regno di Napoli, Vistallo Zignoni ed i suoi uomini riuscirono a penetrare nell'accampamento nemico e impadronirsi di un ingente bottino, compreso un prezioso reliquiario contenente le reliquie della passione, tra cui una Sacra Spina, che poi consegnò in mani più degne.
Egli usò la preziosa reliquia come mezzo di scambio per la sua libertà: procuratosi un salvacondotto, riuscì a recarsi a Venezia e a farsi ricevere dal doge Agostino Barbarigo e dai membri del Senato, ai quali consegnò il prezioso cofanetto.
Probabilmente già lo stesso anno la reliquia venne trasferita nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Bianco. Nel 1598 essa fu trafugata e, dopo la sua restituzione, il prodigio della fioritura non si verificò più per circa tre secoli.
Il fenomeno si registrò nuovamente nel 1885, poi nel 1932 (in coincidenza con la festa dell'Annunciazione), quando il medico comunale rilevò sulla Sacra Spina "una macchia rossa sanguigna, viva e umida che tendeva a dilatarsi in alto, visibile a occhio nudo a un metro di distanza".
Essa poi venne trasferita a San Giovanni bianco e lì rimase alla venerazione dei fedeli.
La reliquia ha avuto nel corso dei secoli, numerose fioriture, tutte documentate.
In questo luogo, come in tanti altri, sono state allestite delle apposite commissioni esaminatrici autorizzate dalla Chiesa Diocesaa, i che hanno studiato e osservato le Reliquie per poi stilare verbali che attestassero quanto di straordinario è stato visto. |
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CATTEDRALE DI CAGLIARI - LA SACRA SPINA
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La Sacra Spina si trova nella bella ed elegante Cappella Aragonese del SS. Sacramento.
La sacra reliquia giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte rubate da varie chiese romane e persino dallo stesso appartamento del Papa.
Poco prima di raggiungere la città sarda, la nave venne fermata da una tempesta e coloro che sapevano di quel carico così importante, preoccupati della collera divina che si stava abbattendo su di loro, confessarono ad alcuni sacerdoti che si trovavano a bordo, il furto perpetrato.
Giunti, alfine,
in città, informarono l'Arcivescovo dell'accaduto.
Venuto a conoscenza del fatto, papa Clemente VII, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden.
L'icona e la Sacra Spina vengono esposti durante la festa dell'Assunzione di Maria. |
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NOTO, PARROCCHIA SANTISSIMO CROCIFISSO
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L'interno della Chiesa di Noto, a tre navate, custodisce due importanti reperti religiosi: una Croce reliquaria disegnata dal Gagliardi e scolpita da Vincenzo Rotondo nel 1746 in legno dorato, al cui centro si trova una piccola teca che custodisce una pittura su legno raffigurante il Cristo, attribuita a San Luca..
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Nel transetto di sinistra vi si può vedere anche una seconda e forse più importante reliquia, cioè la teca in oro contenente la Santa Spina.
Il Venerdì Santo a Noto si svolge la processione del Cristo morto e della Madonna Addolorata. mentre il Vescovo regge, nella processione della Settimana Santa sotto un baldacchino, sostenuto da quattro uomini, la Sacra Spina che la tradizione vuole essere stata portata qui dai crociati attorno al 1300, direttamente da Gerusalemme. |
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LA SANTA SPINA DI NICOSIA
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Nella Cattedrale di Nicosia, in provincia di Enna, nella Sacrestia, si trova ancora una Spina della Corona di Cristo, custodita, assieme a preziosi paramenti ed arredi sacri, in uno dei pregevoli “Armadi”, realizzato in noce intagliato nel XIV secolo.
Tale spina venne donata da Re Filippo III di Spagna.
Vi è, inoltre, conservato in un reliquiario del XVI secolo, un frammento della Santa Croce.
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CASTELLAMMARE DI STABIA
La Sacra Spina di Castellammare, ha la peculiarità di mostrare delle escrescenze bianche, quasi dei “fiori”, quando il Venerdì Santo coincide con la festività dell’Annunciazione (25 marzo).
Le notizie di cui sopra sono di dominio pubblico, ma con ogni probabilità pochi invece ricorderanno che la città di Castellammare di Stabia, fino a qualche decennio fa, ha avuto anch’essa il privilegio di custodire una Sacra Spina. La Reliquia in questione chiusa in un’apposita teca d’argento, con base in legno dorato, è appartenuta per numerosi anni alla famiglia del sacerdote Luigi Calvanico, alla cui morte (15 settembre 1878), andò in eredità alle sue due sorelle, Maddalena e Adelaide che la tennero in custodia per circa quarant’anni, fin quando ormai anzianissime, la destinarono ad un loro caro pronipote, l’avvocato Luigi Alberto Cannavale, che la ricevette per donarla a sua volta alle Suore Francescane Stimmatine dell’Orfanotrofio Vescovile dell’Immacolata in Castellammare di Stabia, affinché la Sacra Spina venisse esposta al culto delle suore e delle orfane dell’istituto.
Il culto si tenne fin quando a seguito della soppressione degli orfanotrofi cittadini, di questo sacro Reliquiario e della sua preziosa Reliquia, non si ebbe più notizia.
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MONTEFUSCO
La Sacra Spina di Montefusco, (Irpinia in Campania), da tempi remoti custodisce una Reliquia della Sacra Spina.
Non si hanno notizie certe su chi abbia donato la reliquia alla cittadina: chi dice che sia stata donata da Carlo D’Angiò, fratello del re francese San Luigi, per i servizi e la fedeltà mostrata alla Corona Angioina, chi sostiene che siano stati invece gli Aragonesi a donarla ai Montefuscani.
A Montefusco, la Reliquia fu custodita prima nella chiesa annessa al Convento dei Frati Minori Conventuali e poi nella Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio.
Sin da tempi remoti alla Sacra Spina di Montefusco sono state attribuite manifestazioni prodigiose, tra cui quella più suggestiva risale all’anno 1932 quando, come nel 2016, vi fu la coincidenza del giorno dell’Annunciazione con il Venerdì Santo, il giorno del Concepimento di Gesù coincidendo con il giorno della sua Crocefissione e Morte.
In quel giorno come ben documenta,in un suo libro del 1944 "La Reliquia Insigne della SS.ma Spina di N.S.G.C. di Montefusco (Avellino)" Don Federico Renzullo, della Congregazione del Preziosissimo Sangue, la Reliquia della Sacra Spina di Montefusco manifestò delle variazioni che fecero gridare al prodigio. Sulla superficie della Reliquia si manifestò una macchiolina rossa.
La storia e le testimonianze del passato ci dicono che ogni qualvolta avviene questa “magica” coincidenza sulle Spine, che la tradizione vuole siano quelle della Corona posata sul Capo del Signore, si evidenzino particolari non presenti prima: variazione cromatiche; piccole florescenze; comparsa di goccioline o stille di sangue.
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TRENTO
Anche nella piccola chiesa di Santa Caterina, sull'altopiano dei sette comuni, tra Veneto e Trentino, è venerata una Spina della Corona di Cristo.
La leggenda vuole che per provarne l'autenticità, nel 1533 fu bruciata insieme ad altre spine selvatiche raccolte sul posto: le fiamme bruciarono tutto tranne la Sacra Spina.
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VASTO
La "Sacra Spina" di Vasto, è legata alla storia della nobile casata dei Principi d'Avalos, feudatari, perché la reliquia venne regalata da Papa Pio IV a Don Ferdinando D'Avalos, Governatore di Milano, delegato al Concilio di Trento come Ambasciatore del Re di Spagna Filippo II. Dal suo successore, Don Alfonso D'Avalos venne poi trasportata a Vasto e posta nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nel 1647 il Marchese D. Diego D'Avalos, per conservare degnamente la rara e preziosa reliquia, con maggiore onore e decoro, fece costruire ed adornare una maestosa cappella.
Più tardi, i coniugi Don Cesare e Donna Ippolita D'Avalos, successori di Diego, arricchirono la cappella di suppellettili sacre, destinando alla chiesa una rendita sufficiente a farvi celebrare sacrifici in ogni settimana.
Nel 1718 il Capitolo della Collegiata di Santa Maria Maggiore ottenne dalla S. Congregazione dei Riti, l'Ufficio proprio con Messa da celebrarsi nel giorno della Festa il venerdì di Passione di Nostro Signore. E, nel 1732 venne concessa l'estensione di detto ufficio e Messa per tutto il Clero Vastese, secolare e regolare, e, da Pio IV l'indulgenza plenaria, pltre ad altre indulgenze per cinque giorni per la devozione della reliquia.
Alla Sacra Spina miracolosa di Vasto è connesso un episodio avvenuto il 14 giugno 1645, vigilia del Corpus Domini, quando nella Chiesa di Santa Maria Maggiore si sviluppò un incendio. Il fuoco aveva già mezzo distrutto le travi, l'altare e tanti altri
oggetti sacri e le fiamme stavano allargandosi alla nicchia che custodiva la Sacra Spina, quando un generoso e coraggioso schiavo turco, si gettò nel rogo, uscendone miracolosamente illeso, per prendere l'ostensorio con la reliquia. |
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Continua
https://it.wikipedia.org/wiki/Reliquie_cristiane
http://www.ansa.it/puglia/notizie/2016/03/25/compiuto-prodigio-sacra-spina-ad-andria_a8fb4162-7f50-49f8-9166-c16d83188219.html
http://digilander.libero.it/collediquarrata/sacra_spina.htm
http://www.fanpage.it/annunciazione-e-venerdi-santo-nello-stesso-giorno-la-prossima-volta-tra-141-anni/
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