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RELIQUIE E CORPI SANTI II
SANTA FILOMENA
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Santa Filomena è una delle sante
più controverse dell’agiografia cristiana, partendo dalla scoperta di tre tegole di terracotta trovate
nel 1802 nel cimitero di S. Priscilla, che ricoprivano i suoi resti mortali, con la scritta "Pax tecum Filomena", con accanto un’ampolla, fino ad arrivare alla "Rivelazione" a suor Maria Luisa di
Gesù, terziaria domenicana di Napoli (1799-1875), che propose alla santa di raccontarle, nelle sue visioni, la sua storia ed il martirio.
Tale "rivelazione" ebbe l’approvazione della
Chiesa nel dicembre 1833 e diceva che Filomena
era figlia di un re della Grecia, convertitosi al Cristianesimo con la moglie, proprio nell'aspettativa di un figlio. Lumena, battezzata poi Filomena, "figlia della luce",
a significare che la fede dà la Vera Luce,
nacque
il 10 gennaio dell'anno seguente la loro conversione. Verso
i 13 anni si era consacrata al Signore.
In quel periodo l’imperatore Diocleziano dichiarò
guerra a suo padre ingiustamente e lui con la famiglia si diresse verso Roma per trattare la pace, ma l’imperatore si innamorò subito della ragazza e al suo rifiuto la fece imprigionare e sottoporre ad una serie di tormenti: flagellazione a cui seguì una guarigione angelica,
annegamento che non andò a buon fine per la rottura dell’ancora, venne poi sottoposta al lancio di frecce che però
deviarono ed infine alla decapitazione finale. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore erano i simboli
raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla
e furono interpretati come simboli del martirio.
Il culto della Santa ebbe inizio nel 1802 dopo la ricognizione
dei resti nel cimitero di Priscilla, dove anche l’ampolla
con del liquido scuro essiccato simile a sangue, convinse che si trattava di una martire.
Altri prodigi avvennero poi quando le reliquie, date in regalo al vescovo di Potenza
mons. De Cesare, vennero portate prima
a Napoli e poi a Mugnano del Cardinale, dove sono ancora, nella chiesa dedicata
alla Madonna delle Grazie: una statua trasudò per tre
giorni consecutivi ed avvennero altri fatti prodigiosi.
Papa Leone XII, informato degli avvenimenti, concesse al Santuario
di Mugnano la lapide originaria relativa alla santa morta.
In questo contesto si inserì la "Rivelazione"
di suor Maria Luisa di Gesù ed il culto a Santa Filomena si estese in tutta l'Italia ed anche in Francia, quando persone di fede come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera
della Propagazione della Fede e del Rosario vivente ed il santo
Curato d’Ars ebbero una guarigione completa dei
loro mali per intercessione della santa.
Mugnano fu preservata dal colera del 1836 e papa Gregorio
XVI, la
definì "La grande taumaturga del XIX secolo", concesse di celebrare una Messa solenne l’11 agosto, mentre
papa Pio IX, esiliato a Gaeta, si recò a venerare la Santa nel 1849.
Intanto, il suo culto veniva diffuso in tutto il mondo e molte Congregazioni,
arciconfraternite, movimenti cattolici vennero intestati al
suo nome. Nel contempo, però, la storia delle "Rivelazioni" sembrava non reggere, si studiarono i reperti archeologici e non fu più certo si trattassero appartenere ad una martire cristiana, l'ampolla conteneva solo profumi, non sangue umano... venne così ad annullarsi la certezza del martiiro di Filomena e la
Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica degli
anni ’60 tolse dal calendario il suo nome.
Restano, tuttavia, i tanti miracoli avvenuti, i riconoscimenti ufficiali della
Chiesa, la devozione personale a s. Filomena
di papi e di santi ed il diffuso culto, mai cessato, nonostante tutto...
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PREGHIERA
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Santa Filomena, vincitrice dell'inferno, pregate per noi.
O Filomena, bella nei candori della tua purezza
e forte nei meriti del tuo sacrificio, nelle lotte contro il demonio,
dacci la forza, con lo splendore del tuo esempio,
con la potenza dei tuoi miracoli e con l'amore del tuo patrocinio,
di dire "No" al peccati.
10 Gloria Patri e 1 Ave Maria |
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SANTA ACATAMERA
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PREGHIERA
O Padre
che hai donato a Santa Acatamera
la forza di rischiare la propria vita
per la Testimonianza del Vangelo,
per la tua Parola, trasformaci, con la potenza del Tuo Spirito,
perchè diventiamo veri discepoli e testimoni di Cristo Signore
Amen |
SAN NICOLA GRECO
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San Nicola
Greco, era unmonaco basiliano e archimandrita di un gruppo di monaci,
partiti dalla Calabria all'inizio dell'XI secolo per fuggire
dall'invasione saracena.
Il 7 agosto 1338 il corpo di San
Nicola Greco venne traslato nella attuale chiesa di San Francesco
(XIV secolo).
Tanti pellegrini provenienti da ogni parte dell'Abruzzo, vanno
a venerarlo, nel santuario dove sono custodite
le spoglie dal 07 Agosto 1733.
L'urna con le spoglie di san Nicola Greco viene portata in
processione ogni 25 anni.
La festa viene celebrata la terza domenica di
maggio.
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SAN MASSIMO
SAN MASSIMO LEVITA E MARTIRE DI ROCCASECCA DEI VOSCI
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Di San Massimo se ne ricordano parecchi, tra cui S. Massimo, Martire di Penne, San Massimo Levita dell'Aquila, S. Massimo di Fossa (Carpi), S. Massimo Levita e Martire venerato a Roccasecca dei Vosci, Latina, ecc.
Fra i tanti vorrei ricordare quello di Civita di Bagno (AQ), che però non è rappresentato da un Corpo Santo ma da una semplice statua.
La cittadina ricorda San Massimo, levita
e martire, che nacque ad Aveia (oggi Fossa) intorno al 228 d.C.
da una famiglia cristiana e che forse aspirava al sacerdozio e non rinnegò la sua fede anche
davanti al Prefetto di Aveia, dopo che fu catturato durante
la persecuzione di Decio (ottobre 249-novembre 251). Venne torturato a lungo, gli vennero fatte varie proposte, inaccettate, ed infine
gettato dalla rupe più alta detta
"Circolo e Torre del Tempio".
Il suo corpo venne seppellito fuori le mura della città e dopo
essere stato venerato a Forcona, la città prese il nome di Civitas
Sancti Maximi (Città di San Massimo).
Nel 1413 i resti del Santo vennero trasferiti a L'Aquila, già sede vescovile, ed
il paese prese il nome in Civita di Bagno. San Massimo, venne nominato
patrono de L'Aquila, assieme a San Pietro, a papa Celestino V e a San Bernardino
da Siena.
Nel terremoto del 1703 le reliquie andarono perse e vennero cercate ovunque, scavando anche sotto l'altare
maggiore dell'attuale duomo aquilano, senza risultati, ma si cerca ancora.
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S. Massimo di Fossa (Carpi) |
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PREGHIERE |
O glorioso san Massimo, il cui corpo fu portato tra noi quasi a ricordarci che, benchè sulla terra, la nostra patria è nei cieli, fà che siamo sempre riconoscenti a Dio per questo dono.
Fà che la nostra vita cristiana sia ravvivata dalla tua testimonianza.
Con la tua intercessione, Ottieni per noi da Gesù la forza per essere vincitori sulle insidie del maligno, la grazia di essere autentici testimoni della perenne vitalità del Vangelo e della sua mirabile fecondità spirituale.
Santo Martire, prega per noi. |
O glorioso San Massimo che con la parola, con l'opera, col sangue affermaste la fede di Cristo, guardate con occhio di speciale predilezione il popolo di Fossa che si vanta di custodire quel corpo in cui sono impressi i segni della vostra fede e del vostro trionfo.
Deh, impetrate a tutti la grazia di conservare integro il santo deposito della fede, di professare apertamente questa fede di fronte al mondo e di illustrarla con l'esercizio delle cristiane virtù sino all'estremo della nostra vita. E così sia.
Tre Pater, Ave, Gloria
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SAN PELLEGRINO DELLE ALPI E SAN BIANCO
Si presume che Pellegrino detto "delle Alpi" fosse un principe irlandese morto nel 643. Spesso viene indicato come principe scozzese; in realtá era "Scoto" cioè abitante della Scotia medioevale ovvero l’Irlanda.
Pellegrino delle Alpi, assieme a san Bianco, suo compagno di eremitaggio, non sono tuttavia riconosciuti ufficialmente come santi dalla Chiesa cattolica, benchè siano venerati da parte dei cattolici tosco-emiliani che li celebrano il 2 agosto,
Secondo la leggenda, Pellegrino, unico figlio di re Romanus di Scozia e della regina Plantula ai quali era stato preannunciato in sogno, ancora quindicenne perse il padre e doveva quindi salire al trono, ma dedito alla vita spirituale e disdegnando i beni terreni, lasciò le sue ricchiezze e s'incamminò, coi soli vestiti da pellegrino, verso la Palestina per onorare il sepolcro di Cristo. Visse moltissimi anni nel deserto, superando le dure prove del demonio, recandosi persino dal sultano di quella zona per convertirlo al cristianesimo.
Fece ritorno poi verso l'Italia per andare a visitare la tomba di Pietro ed i luoghi sacri di Roma. La leggenda vuole che sia passato ed abbia pregato presso il santuario di San Michele del Gargano e che poi, su invito celeste si sia recato nella “Selva Romanesca” presso l’abbazia di Frassinoro sul Monte Appennino tra le province di Romagna, Toscana e "Lombardia". Decise quindi di rimanere in questa zona per vivervi da eremita fino all'etá di 97 anni, 9 mesi e 23 giorni quando morì.
Poco prima della morte, prosegue la leggenda, si dice avesse scritto la sua vita su una corteccia ed avesse ricavato un sepolcro per sè nel tronco cavo di un albero. Secondo la tradizione popolare, gli angeli informarono la devota Adelgarda Ferniai e suo marito Pietro Modico i quali recuperarono le spoglie dell’eremita ed informarono il vescovo di Modena.
Dopo la sua morte sorse una diatriba tra toscani e lombardi per il possesso delle reliquie. Per risolvere la questione, le reliquie furono poste su di un carro trainato da due vitelli (uno toscano e uno lombardo) i quali si fermarono nel luogo conosciuto come Terme Saloni; luogo dove fu quindi eretto un primo sacello.
La tradizione vuole che l'unico compagno di Pellegrino fosse Bianco e anche lui sia morto pressoché in contemporanea con l'eremita irlandese. San Bianco viene ricordato dalla devozione popolare come un brigante convertito da Pellegrino, che decise di seguirlo nel romitaggio dopo aver mutato nome.
La devozione a san Pellegrino delle Alpi si manifesta in modo particolare nella zona dell'Appennino tosco-emiliano dove ad esempio si trova un paese il cui nome é a lui dedicato, San Pellegrino al Cassero in provincia di Pistoia. Qui si trova anche il santuario di San Pellegrino in Alpe (Lucca) dedicato anche a san Bianco. Il luogo di culto si trova sul crinale a 1.525 metri s.l.m. in vista delle Alpi Apuane ed in origine fu parte dell’antico "Spedale" per i viandanti e gli ammalati che transitavano per la Via Bibulca.
L’ospizio, sorto nel VII secolo, grosso modo in coincidenza con il periodo in cui visse Pellegrino fu gestito dai Frati di San Pellegrino, una congregazione caritativa di laici ("conversi") che seguivano la regola agostiniana e rimase in funzione fino al 1859, quando venne inaugurata la nuova strada del Passo delle Radici, posto in posizione più agevole a 3 chilometri di distanza verso Occidente.
Nel santuario di San Pellegrino in Alpe è conservata un'urna in marmo di Matteo Civitali che raccoglie quelli che si suppongono essere le spoglie di Pellegrino e di Bianco.
La devozione a san Pellegrino delle Alpi si riscontra anche nella provincia di Udine dove fino al 1807, lungo la Strada Alta sorgeva una chiesetta dedicata a lui. Demolita la chiesetta, la statua del santo fu poi collocata al centro del paese sopra una colonna.
Il santo ha dato il nome al Passo San Pellegrino, valico tra i comuni di Moena, Soraga e Falcade (prov. Trento e Belluno) dove venne eretto, nel 1300 un ospizio per i viandanti, sembra, ad opera dell'ordine di San Pellegrino delle Alpi.
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PREGHIERA
O gloriosi Santi Pellegrino e Bianco, rivolgete lo sguardo benigno verso i miseri peccatori perchè si convertano sinceramente a Dio e, tolto ogni peccato, regni sovrana sul mondo la pace di Cristo.
Questa è la grazia che imploriamo da voi, che abborrendo gli onori e le ricchezze del mondo, vi faceste pellegrini sulla terra, portandovi nella solitudine di queste montagne dove ci lasciaste le vostre spoglie.
Il vostro nome di santi si sparse ovunque e da secoli schiere di fedeli vengono a deporre ai vostri piedi le loro ardenti preghiere, ricevendo per vostra intercessione prodigi e grazie.
Prostrati dinanzi a voi, o Martiri della penitenza, impetrateci le grazie di cui abbiamo bisogno, per poter un giorno farvi eletta corona nel cielo.
Così sia
Pater, Ave e Gloria |
BEATO GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI
Nato e battezzato nello stesso giorno a Fino Mornasco (Como) l'8 luglio 1839.
Diventa Sacerdote il 30 maggio 1863 e successivamente sarà professore e rettore del seminario diocesano S. Abbondio.
Nel 1870, fino al 1876 sarà Parroco di S. Bartolomeo in Como. Nel 1876, in gennaio, sarà ordinato Vescovo a Roma e farà ingresso nella Diocesi di Piacenza il 30 febbraio 1876.
Come Vescovo di Piacenza si impegnerà a fare varie visite pastorali alle 365 parrocchie della Diocesi.
Sarà presente ai tre Sinodi del 1879,del 1893 e del 1899.
- Fonderà le "Scuole della Dottrina Cristiana, creando poi la rivista il "Catechista Cattolico";
celebra il primo Congresso Catechistico nazionale nel 1889 e verrà definito da Papa Pio IX "Apostolo del Catechismo".
Si impegnerà poi a favore degli emigranti, fondando nel 1887 la Congregazione dei Missionari di S. Carlo enel 1889 l'Associazione laicale "S. Raffaele" per l'assistenza ai migranti.
Il 25 ottobre 1895 fonderà le Missionarie di S. Carlo e agli inizi del nuovo secolo, visiterà le missioni in America: nel 1901 gli Stati Uniti e nel 1904 il Brasile.
Muore santamente a Piacenza il 1 giugno 1905, nella Solennità dell'Ascensione.
9 novembre 1997 è avvvenuta la sua Beatificazione ad opera di Papa Giovanni Paolo II. |
PREGHIERA
Padre Santo,
tu hai manifestato nel beato Giovanni Battista Scalabrini
la forza del Tuo amore, lo splendore della Tua verità,
l'ampiezza della Tua misericordia.
Attraverso di lui ci hai trasmesso la tua Parola che salva,
col suo zelo instancabile hai cercato noi, come pecore smarrite
per ricondurci alla pienezza della comunione fraterna.
Sii benedetto, noi ti irngraziamo, ammirando con stupore infinito
le bellezze sempre nuove delle tue grazie in un nostro pastore.
Ti preghiamo, fà che il ministero in mezzo a noi
del Beato Giovanni Battista Scalabrini non sia stato inutile.
Fà che anche oggi, il ricordo di lui ci porti ad una fede salda,
ad una carità ardente, ad una speranza che non appassisce e non marcisce.
Per sua intercessione dona anche a noi di essere missionari della Tua Parola,
di aprirci a tutti con un cuore semplice e generoso,
di diventare operatori di comunione e di pace.
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BEATA TERESA BRACCO
Teresa Bracco nacque il 24 febbraio 1924 nel paese di Santa Giulia, del comune di Dego, in provincia di Savona, sotto la diocesi di Acqui Terme. Era un piccolo centro rurale di pochi abitanti e la sua era una numerosa famiglia di contadini dove visse una infanzia ed una gioventù piuttosto spartana, senza comodità e con molta fatica. Le venne imposto il nome Teresa in onore di santa Teresina di Lisieux canonizzata nel 1923, ma veniva chiamaata Ginin.
Era una ragazzina tranquilla, dolce, bella e semplice che vive una vita semplice di riunioni familiari, di rosari, di messe domenicali, cercando di fare solo la volontà di Dio. seguendo il catechismo, il bollettino particolarmente attratta da Domenico Savio il santo fanciullo che diceva «La morte, ma non peccati». Due dei suoi fratelli maschi moriranno di tifo.
Durante la guerra del 43 anche in quella zona vi furono lotte furiose tra partigiani tedeschi e repubblichini. Nel 44 le muore il padre e lei ha solo 20 anni. Il 28 agosto, durante un rastrellamento, viene presa ostaggio da un ufficiale tedesco che avrebbe voluto violentarla ma Teresa si oppose con tutte le sue forze, testimoninando così con la sua morte la sua fede di cristiana, tanto che lui, per rabbia, la ucciderà con due colpi di pistola.
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PREGHIERA
O Spirito Santo ispirami
Amore di Dio consumami
Sul retto sentiero guidami
Maria, Madre mia soccorrimi
Con Gesù benedicimi, da ogni male, da ogni illusione, da ogni pericolo preservami.
Amen.
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SAN CLEMENTE MARTIRE
Le reliquie di San Clemente Martire, estratte dalle Catacombe di Pretestato in Roma, riconosciute ed approvate dalla S. Congregazione delle indulgenze e delle Reliquie, furono donate alla Basilica Cattedrale di Acireale, siglate ed autentificate, il 14 maggio 1778 dal Vescovo Saverio Cristiano, Prefetto del Sacrario Apostolico.
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PREGHIERA
Concedi, o Signore Dio Onnipotente che, per l'intercessione di S. Clemente Martire, siamo liberati da tutti i mali nel corpo
e purificati dalle passioni nello spirito
e che la fede viva con cui sostenne il martiro invada i nostri animi
ed illumini il nostro cammino.
Per Cristo nostro Signore, Amen |
BEATO ANGELO DA FURCI
Nacque a Furci nel 1257 e, appena ventenne, diventò Agostiniano. fu grande Teologo ed Oratore, umile e devoto soprattutto verso il Crocifisso e l'eucaristia. Rifiutò di diventare Vescovo di Melfi e di Acerra. Morì nel 1327 nel Convento di S. Agostino Maggiore a Napoli.
Il suo culto fu approvato da Papa Leone XIII e le sue ossa riposano nel Santuario a lui dedicato ed eretto nella sua città natale.
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PREGHIERA
O Padre, che hai reso grande il Beato Angelo da Furci, nell'esercizio delle virtù, concedici, mediante la sua intercessione, di imitarne la vita, perchè vivendo i precetti evangelici, meritiamo la gloria del Paradiso.
Per Cristo, nostro Signore. |
SANT'ESPEDITO *
Sant'Espedito è molto venerato in tutto il mondo e in Italia, soprattutto in Sicilia, Campania e Lombardia.
Sant’Espedito era nella
Legione Tebea,
la XII legione romana, detta “La Fulminante”, per il gran valore dimostrato, sotto il comando di s. Maurizio, durante le guerre contro i barbari delle attuali Armenia e Turchia.
La
Legione
Fulminante era formata da oltre 6000 soldati, per lo più già convertiti al Cristianesimo e, nel 286 d.
C., venne trasferita sulle Alpi, sotto
il comando generale di Marco Aurelio Massimiano Erculeo,
che condivideva l'Impero con Diocleziano. Traversato il passo
del Gran San Bernardo e giunti ad Octodurum (ora Martigny),
prima del combattimento imminente,
i soldati, circondati dai nemici, si ritrovarono senza cibo né acqua e quando essi si avvicinarono per sferrare l’attacco finale, si inginocchiarono mettendosi a pregare, come avevano visto fare ai cristiani, chiedendo a Dio una rapida soluzione.
I barbari, perplessi da questo atteggiamento, fermarono l’attacco, e in quello stesso momento il cielo si oscurò e arrivò una grande tempesta, e i soldati assetati del comandante Espedito raccolsero l’acqua nei loro elmetti e bevvero, recuperando le forze e riuscendo poi a vincere la battaglia.
Espedito, che conosceva gli insegnamenti di Gesù e il suo atteggiamento di fronte alla morte, ma essendo un generale di divisione romano, rimandava sempre al dopo la sua conversione e rimase folgorato da questo avvenimento e si convertì, fino a subire il Battesimo di sangue nel 303.
E' Patrono dei commercianti e dei navigatori. |
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PREGHIERA
Signore Gesù, ricorro al tuo ausilio!
Vergine Santissima, soccorrimi!
Sant’Espedito, tu che pieno di coraggio hai aperto il tuo cuore alla grazia di Dio e non ti sei lasciato trasportare dalla tentazione di rimandare l’offerta di te stesso, aiutami a non lasciare per domani quello che devo fare oggi per amore di Cristo.
Aiutami dal cielo a rinunciare a ogni vizio e tentazione con il potere che mi dà Gesù.
Che io sia diligente, coraggioso e disciplinato al servizio del Signore, e non sia codardo davanti alle prove.
A te che sei il santo delle cause urgenti presento la mia necessità (esprimere l’intenzione).
Soprattutto, ti chiedo di intercedere per me perché possa perseverare nella fede e giungere così alla gioia del cielo con Cristo, con la Vergine Maria, gli angeli e i santi.
Amen.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti] |
SAN VITTORE MARTIRE
Vittore, invece, è un martire romano. Di quest'ultimo sappiamo, poi, da antiche testimonianze che era stato sepolto nel cimitero di Basilla; infatti, l'Itinerario salisburgense Notitia ecclesiarum urbis Romae, del sec. VII, scrive: «Deinde vadis ad Australem via Salaria, donec venies ad S. Ermetem, in altera spelunca Protus martyr et Iacintus deinde Victor martyr».
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PREGHIERA
O glorioso S. Vittore che con coraggio donasti la vita per testimoniare la fede nel Cristo risorto, ottienici da Lui di essere, come te, coerenti nella nostra vita cristiana e di impegnarci ogni giorno nella conversione del cuore, per divenire autentici testimoni e costruttori del Regno di Dio.
Amen. |
SAN TEODORO
Moltissimi i Santi di nome Teodoro, tanto da non riuscire a capire quali di questi sia quello qui raffigurato...
Da una finestrella posta al centro si può vedere il corpo di San Teodoro Martire, racchiuso in una teca, proveniente dalle Catacombe di Priscilla in Roma. La reliquia è visibile anche dal retro, protetta da sportelli in legno.
Su di lui rotea, però, un interrogativo: quale è il corpo del vero San Teodoro, visto che ne esistono tanti, come mi suggerisce un esperto, visto che di questo Santo esistono varie e diverse tracce: Teodoro di Berneck (Canton San Gallo), Chieri, Forni di Sopra, Frontone, Gaeta, Gallarate, Genova, Landsberg, Lugano, Milano, Moneglia, Palermo, Pievepelago, San Mango sul Calore, Torre Orsina di Terni, Vasto, Melfi, Scilì, ecc…. per citarne
alcuni?
A Vasto esiste una cappella dedicata al Santo ma le sue reliquie sono conservate nella chiesa dedicata alla Madonna del Carmine e a Melfi esiste un corpo consimile, nella cattedrale, sotto l'altare maggiore. Da una finestrella posta al centro si intravvede il corpo di San Teodoro martire... anch'esso proveniente dalle Catacombe di Priscilla, da Roma.
La cosa più probabile che si tratti di due santi con lo stesso nome oppure che i corpi non siano originali ma artefatti e contengano però le reliquie, dissimili di uno stesso santo.
Quale la risposta esatta?
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PREGHIERA
O glorioso martire San Teodoro, nostro protettore, tu che desti al mondo esempio di mirabile fortezza, offrendo generosamente la vita per Gesù, dal cielo, ove godi benigno il premio per la tua fede, volgi benigno il tuo sguardo su di noi che fiduciosi ti invochiamo.
Salvaci dalle angustie, dalle persecuzioni e da ogni infermità, e vieni in soccorso di quanti tra oggi si trovano in qualsiasi altro genere di afflizioni.
Proteggi, o amabile San Teodoro, quanti, a causa del Vangelo,sono perseguitati, imprigionati e innocentemente oppressi.
Benedici i nostri militari, le nostre forze dell’ordine e tutti coloro che ogni giorno si sforzano di promuovere il diritto, la giustizia e la pace.
Proteggi, la nostra città, le nostre case, le nostre campagne da ogni pericolo. Sostieni le nostre famiglie e mostra ad esse il sentiero della verità e della giustizia. Implora per i nostri giovani la santità dei costumi, per i genitori amore e fedeltà e per noi tutti fermezza cristiana e forza nel cooperare alla diffusione del Vangelo tra quanti vivono lontani da Dio e camminano nelle vie del peccato e dell’errore.
Soccorrici quando confidenti ti invochiamo e sii angelo di pace alla nostra morte, per accompagnare la nostra anima alla beata dimora del cielo. Amen.
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SANTA ROSA DA VITERBO
Su Santa Rosa da Viterbo c'è una domanda che resta sospesa: è Santa o Beata?
La sua canonizzazione, pensata da Papa Innocenzo IV già nel 1252, forse non ebbe mai inizio, ma la sua fama di santità si estese in tutta l'Italia. Nel 1457 Papa Callisto III ordina un nuovo processo di canonizzazione ma prima dell'esperimento della canonizzazione egli muore... Tuttavia già dalla fine del 1500 è riportata nel Martirologio Romano, a lei vengono dedicate molte chiese e diventa Patrona di città e paesi italiani, ad es. Viterbo dove, in occasione del 4 settembre, giorno della sua traslazione, viene organizzata una mirabile festa, con il trasporto, per le strette vie della città, di una particolare "macchina", una torre di legno con l'immagine della santa.
E' patrona della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.
Nata in una contrada di Viterbo, probabilmente da genitori contadini, fa una vita semplice e cresce vicino al Monastero delle Clarisse dove vorrebbe entrare, ma verso i 16-17 anni si ammala gravemente e potrà entrare solo tra le terziarie Francescane, restando così a vivere in famiglia.
Condurrà comunque una vita di intensa preghiera, spiritualità e carità, percorrendo le vie di Viterbo con una piccola Croce in mano o una immagine sacra. Prega per tutti, invita tutti a seguire Gesù e Maria, ad amare anche la Chiesa che in quel momento è in crisi con Federico II che, di lì a poco, occuperà la cittadina.
L'attività di Rosa per rafforzare la fede viene controllata e lei e i suoi genitori saranno mandati a Soriano nel Cimino, ma rientreranno poco dopo, alla morte dell'Imperatore. Ma anche Rosa muore, giovanissima, (controversa anche la data della sua morte) e papa Innocenzo IV, che la vorrebbe santa, ne fa portare la salma dentro la chiesa, esponendola alla devozione dei fedeli.
Nel 1257 papa Alessandro IV farà traslare il corpo presso il monastero delle Clarisse.
Il giorno della sua morte si commemora il 6 marzo, ma viene festeggiata anche settembre, per ricordare la traslazione del corpo nell’attuale santuario a lei dedicato.
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PREGHIERA
Signore, Dio eterno e onnipotente, fai che per l'intercessione di S. Rosa da Viterbo, la nostra povera parola, ispirata da Te, sappia efficacemente trovare la via ei cuori.
Concedi ai nostri miseri sforzi una parte almeno delle vittorie che concedesti alla nostra santa protettrice, affinchè possiamo insegnare ai nostri fratelli l'amore di Dio, la fedeltà alla Chiesa, la sottomissione filiale al tuo Vicario in terra; concedi che se anche potremo, per grazia tua, trionfare dei nostri avversari, si mantenga sempre nel nostro cuore la più perfetta umiltà.
Così sia. |
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Bibliografia
- Santi e Beati
- Wikipedia
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In Collaborazioni :
- Reliquie e Corpi Santi 7
- RINGRAZIO DELLA COLLABORAZIONE E SUPERVISIONE DON DAMIANO GRENCI, DI CUI SEGNALO NOTIZIE SU SANT'ESPEDITO
- Sante Spine
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