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VIA VAI 1
di Patrizia di Cartantica
V Premio Pieve Santo Stefano - Diari,
Memorie, Epistolari - Archivio Diaristico Naz.le
- Comune di Pieve S. Stefano:
"Il Quaderno a Quadretti" (1988-89)
(il titolo allora non era Viavai). Segnalato dalla giuria e depositato presso l'Archivio
" e conservato per la memoria degli italiani", inserito
nel Catalogo 1989. Successivamente ad un articolo
relativo al concorso diaristico, sono stata invitata
ad una trasmissione di RAI 2 (Pomeridiana) condotta
dalla Falcetti, è stata girata una breve
sequenza televisiva andata in onda su Rai 1 e successivamente
invitata al Costanzo Show nel gennaio del 1990.
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1988
https://dialoghiconpietroautier.myblog.it/2010/12/01/1-dicembre-1955-2/ ()4)
Anni e anni di viaggi in autobus, un lento disfarsi del mio tempo... ore, all'apparenza improduttive, che invece mi hanno dato modo di venire a contatto con un mondo ricco e composito.
Sotto i miei occhi è passata una miriade di esistenze e di volti senza nome che portavano impressi problemi, acredini, sofferenze, persino i drammi derivanti dalla follia e dalla solitudine... mentre altri mi comunicavano la loro voglia di vivere, di non fermarsi dinanzi all'età, di lottare contro le avversità della vita, mi trasmettevano la loro gioia, la loro allegria...
Su questa improvvisata passerella hanno sostato, solo per un pò, i personaggi più vari: i folli, esteriormente normali, giovani donne estremamente curate nella persona ma chiuse in un mondo di pensieri vacui da cui nulla sembrava distoglierle, quelli in preda ad un pensiero fisso che si concretizza per loro in qualche fantasma con cui continuamente confabulano, a cui fanno carico di immaginarie o purtroppo reali manchevolezze.
Eppoi gli estroversi, anch'essi una grande schiera, che prendono spunto per attaccar bottone da uno sguardo che li sfiora inavvertitamente e là per là, in due minuti, ti sciorinano i loro fatti privati.
Dopo una corsa in auto ti accorgi di conoscere della loro vita e del loro carattere molto più di quanto non accada con persone che da anni ti stanno accanto, vuoi in famiglia, tra gli amici, al lavoro...
Questa socievolezza facile e quasi frivola dà colore e calore a quella che sarebbe una delle poche ore morte della giornata.
Come dimenticare l'allegra brigata dei romani veraci di vecchio stampo, ormai così rari, che con la loro presenza, bonomia e le loro battute salaci rallegrano immediatamente anche l'atmosfera più stantia di certe mattinate grigie e quasi malinconiche?
E i volti curati e svagati di giovani scolaresche, di schiere burlone i cui richiami si allacciano da un capo all'altro dell'auto, goliardicamente e che ti fanno pensare alla fatidica frase: "Beata gioventù!".
... I volti innamorati di certe coppiette appena uscite da un letto diviso insieme nella notte insonne, di cui portano ancora, impressi sul volto e nell'animo, i sogni.
Una tristezza senza fine nasce, invece, da quei volti anziani dall'aria stanca, disfatta che fanno fatica persino a salire sul predellino dell'auto; altri invece ancora sperano e sprizzano vitalità dai corpi ormai compromessi e non lasciano che il loro spirito senza tempo si abbatta o si richiuda in se stesso, in un'esistenza sterile; riescono ancora a comunicare, a dare agli altri un pò di fiducia e di fede in questa terza età a cui quasi tutti prima o poi perverremo.
... Quello lì col naso a becco d'aquila e due occhi spiritati che si scruta intorno per vedere se è arrivato a destinazione, quell'altro, il barbone ubriaco dal viso irsuto e rosso sotto un cappellaccio di panno sdrucito che canticchia tra sè e sè... sembra uno dei miserabili di Hugo!
E come dimenticare quell'omino magro che sale a Piazza dei navigatori, sempre col suo carico di buste di plastica e mi punta addosso quei suoi occhi a spillo acutissimi, d'un azzurro intenso e non li distoglie finchè non accenno col capo ad un saluto?
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8 Marzo
https://www.leccenews24.it/attualita/gli-auguri-di-sgm-alle-donne-lei-e-gioia-amala-tutto-lanno.htm
Festa delle donne. Un'altra trovata politico-consumistica. Ma tant'è, molte giovani ci credono, pensano che sia un tributo alla loro femminilità, rispettoso, gentile, allegro.
E ad ogni angolo di strada, allegramente, fioriscono improvvisate bancarelle stracolme di mimose, il fiore scelto per questa ricorrenza, che viene offerto ai passanti.
Anche sull'auto molti fasci rallegrano col loro colore solare il grigiore dell'ambiente: alcune scolare ne hanno in mano un rametto che sventolano gioiosamente sotto il naso dei loro giovani accompagnatori. Persino le scuole, ma non tutte, hanno predisposto un giorno di vacanza. Un'altra!
Un giovanotto vestito alla moda ne nasconde un grosso fascio in una busta di plastica colorata.
Forse si vergogna un pò di recare questo tributo alle donne o forse è solo una misura precauzionale per far sì che i fiori giungano senza danni nelle mani della prescelta.
Anche una vecchia signora, distinta e signorile nel suo abito nero un pò demodè, sostiene tra le esili braccia un grosso mazzo di mimose. Forse è il regalo di qualche nipote affettuoso che ha voluto fare omaggio alla sua non ancora sepolta
femminilità o forse è lei che lo regalerà a qualche giovane figlia da cui sta recandosi.
Il sole di stamani accompagna radioso questa giornata di quasi festa e una brezza leggera di primavera fa vibrare i mazzolini di fiori come tante bandierine gialle.
All'ultima fermata, quando ormai l'auto si svuota per una pausa, resta, sul pavimento grigio e rugoso, un tralcio giallo, calpestato, di mimose...
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9 Marzo
https://ridepsta.wordpress.com/2013/05/10/press-release-psta-riders-set-another-record/
È molto che non passa, quest'auto tanto
atteso e nella ressa della salita due donne
anziane si trovano l'una accanto all'altra.
Una è del sud: bassina, grassoccia e scarmigliata
con due enormi borse che intralciano il passaggio
già troppo stretto, appesantita e indispettita da
un pasto consumato in fretta ed interrotto.
L'altra è magra, quasi scarna e dura, una donna
del Nord, delle alte montagne, dallo sguardo netto
e limpido, una raggiera di fitte rughe intorno
agli occhi. Si appoggia ad un bastone ed è quindi
in costante squilibrio; chiede all'altra di
sgombrare il passaggio, ponendo le due borse in un
posto più adatto.
La prima va su tutte le furie, come se l'altra le
avesse fatto una richiesta senza senso e le
scarica addosso, con ignoranza, le sue
frustrazioni, le sue insoddisfazioni, la prende di
mira con ira.
Ogni sopruso che ha dovuto subire e che rigurgita
dentro di lei, viene a galla ed essa non fa altro che riversarlo sull'anziana coetanea incolpevole.
Mi aspettavo da quest'ultima un silenzio
controllato ma anche lei è stanca di subire e si
ribella subito, senza improperi o acrimonia nella
voce: risponde solo alle ingiurie che non merita.
Ma l'altra continua con un borbottio continuo
finchè, finalmente, non scende, ancora non
placata...
Sul vetro del cruscotto, come sospeso
nell'aria, si riflette la sagoma d'un palazzo: la
sua evanescente figura si deforma ad ogni scarto
dell'auto e man mano che esso corre sull'asfalto,
altre costruzioni si sovrappongono alla prima.
Mi perdo in questo nuovo gioco infantile e seguo
tra le nuvole immagini sospese tra realtà e
fantasia: palazzi che sembrano castelli innevati,
enormi gru gialle che diventano fameliche bocche
di draghi e le casupole basse, quasi coloniche che
ancora sopravvivono ai margini della Colombo,
diventano il vascello fantasma dell'Olandese...
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11 Marzo
https://www.10cose.it/pitigliano/cosa-vedere-pitigliano
Ha la struttura fisica e la fisionomia
marcata d'un vero romano della città papalina di
fine ottocento: un corpo atticciato e imponente
che trabocca quasi dalla giacca stretta sul
ventre, tratti marcati sul volto ed un grosso naso
con un'escrescenza alla base, che gli dà un'aria curiosa, istrionesca. Una voce stentorea che copre
ogni altro cicaleccio tra i passeggeri, mentre
chiede all'autista delle informazioni.
Ma il conducente, inquieto, gli risponde quasi
sgarbatamente; lui bofonchia col suo vocione da
basso, in modo da farsi sentire. Si rivolge a
quelli che gli stanno intorno, cerca di
coinvolgerli a tutti i costi ma nessuno ha voglia
di parlare, stamani.
Così si ritrova solo a borbottare tra sè: "Io
che sò romano, nun ce resisto più a vive qua.
Roma è diventata troppo piccola per quanti semo,
troppi! Eppoi, tutti nervosi, ignoranti. Meno male che ciò 'na casetta a Pitigliano: lì se magna,
se beve, se vive tranquilli, nun ce sò patemi
d'animo, nun ce s'arrabbia...!".
Queste lamentele trovano subito un largo riscontro
ed un'approvazione incondizionata da parte degli
astanti, tutti travolti, loro malgrado, dalle
caotiche corse giornaliere, tutti d'accordo
sull'invivibilità della Città Eterna, così
bella, così antica ma anche e sempre più
rumorosa, trafficata, malservita, malgestita,
sovraffollata.
Ed è un malcontento generale che muove i
passeggeri ad una piccola sommossa verbale contro
il traffico, i disservizi, il malcostume. Sopra
tutte, la voce del fautore di questa sentita
rivolta che sta prendendo, man mano, colore umano,
unendo i distratti spettatori di poco prima in un
drappello di rivoltosi pronti all'attacco... Le
voci s'intrecciano da un sedile all'altro, battute
salaci vengono proferite nei confronti dei nostri
governanti.
Insomma, è quasi un tumulto di popolo.
Ma ecco, giunti al culmine del fermento, il
capo della minacciata rivoluzione si dirige verso
la porta centrale per accingersi a discendere, che fatto un mezzo inchino di scusa per aver lasciato
a metà una così bella sommossa, se ne va
tranquillamente per i fatti suoi, lasciando gli
altri, già infervorati ai problemi di sempre.
E non tutti hanno, purtroppo, una piccola casa a
Pitigliano...
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12 Marzo
https://napoli.zon.it/volantini-bus-attenzione-borseggiatori/
L'auto è affollato e un anziano signore s'è
accomodato sul gradino rialzato accanto al posto
per gli invalidi e bofonchia ad alta voce: "Ma come si fa ad accettare simili condizioni? Non
prendo l'auto, d'abitudine, ma perchè voi che lo
prendete ogni giorno non fate un esposto
all'Atac?".
"Io l'ho fatto - dice un signore d'una
certa età anche lui, che se ne sta in piedi lì accanto,
strizzato dalla folla- Ma cosa vuole che gliene
importi all'Atac!" l'aggredisce un altro, seccato.
"Questa situazione favorisce anche i borseggiatori...!" aggiunge una signora piccola,
con una vocetta querula...
"Ah... - esclama il primo passeggero - io ho
risolto il problema" e mostra l'interno del suo
cappotto, nascosto però alla mia vista. Chissà
quale sotterfugio avrà escogitato per far fronte
a questi inconvenienti!
Il secondo viaggiatore, quello che aveva fatto un
esposto, trova che è un'idea veramente
eccellente. Questa soluzione li accomuna per un
istante e parlottano, confabulano per tutto il
percorso che ancora rimane.
Alla fine della corsa
si salutano cordialmente, da vecchi amici,
augurandosi scambievolmente: "Buona Pasqua!".
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14 Marzo
http://www.tramroma.com/att_roma/att_2021_1.htm
... Attendo l'autobus alla fermata, con
impazienza. Con la coda dell'occhio vedo un'ombra
nera che s'avvicina. Chi sarà? Uno dei soliti
ragazzi drogati, uno zingaro, un avvinazzato, un
maniaco? Forse è solo un povero diavolo, uno di
quelli che vagabonda per le strade della città
col suo fagotto colmo di stracci, che passa le sue
giornate senza meta e di tanto in tanto si
avvicina a qualche passante per chiedere qualcosa,
poche lire, che gli permettano di sopravvivere. Si
fa più vicino, ma non ne distinguo ancora i
connotati.
Presa da un impeto di paura mi allontano, vado
verso la fermata d'auto più prossima, nel timore
che si avvicini, che mi coinvolga in una
richiesta. Ma no, non è panico, forse è solo
repulsione fisica per la sporcizia che si porta
addosso o per l'accusa che potrei scorgere in
quegli occhi e a cui non potrei dar sollievo, se
non mettendo mano al borsellino, per scaricare i
miei sensi di colpa!
Salgo al volo sull'auto ormai sopraggiunto e mi
volgo indietro: ancora intravvedo la sua sagoma
scura, le spalle un pò curve sotto il peso d'un
bagaglio di stracci, un volto anonimo fra i tanti
coperto d'una lunga barba nera...
Strane forme vagano, stamani, nell'aria ed un'atmosfera ovattata di certe giornate umide,
quando sembra che sia piovuto tutta la notte, mentre invece è solo un velo di umidità che sale
dalle profondità della terra.
Anche i volti dei passeggeri sono soffusi da un
alone leggero di nebbia, tranne forse il viso
allegro di quel signore bonario e ciarliero
laggiù...
Gli altri, sono visi tristi, distratti, ognuno
immerso nei propri pensieri in una palude di
indifferenza.
Oggi anche la città è opaca, grigia, si sta
svegliando in ritardo rispetto al ritmo solito, a
fatica. È lunedi...
Io sono un pò preoccupata per mio figlio Simone,
ha delle tonsille molto ammalate, da curare con la
penicillina. Si sta comportando bene, in questi
giorni, è buono più del solito e allegro come
sempre, affettuoso e assorto come se stesse dando
un addio all'infanzia...
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15 Marzo
https://www.romasparita.eu/foto-roma-sparita/108151/piazzale-tiburtino-2
... Il vecchio sale alla fermata dinanzi alla
Basilica di S. Giovanni. Si guarda intorno come
smarrito e tra i denti borbotta, come se avesse
timore di proferire una domanda: "Va in Via
Tiburtina?".
Nessuno sembra ascoltarlo o forse parla così
piano che solo io ho intuito, più che sentirle,
le sue parole. L'autista, per esempio, non l'ha
udito e continua imperterrito la sua gimcana nel
traffico. Il vecchio, con la sua voce cantilenante
continua cocciuto: "Quella laggiù è via
Tiburtina, vero?".
Finalmente, la domanda espressa più chiaramente,
viene accolta e molti passeggeri tentano di fargli
intendere che via Tiburtina è tutta da un'altra
parte di Roma; deve scendere e prendere un altro
autobus, ma lui non ne è affatto convinto,
insiste nel dichiarare che quella grossa arteria
di scorrimento che appare in fondo al viale appena
imboccato, è la via che sta cercando.
Interviene,
da ultimo, l'autista che con una certa autorità
lo convince a scendere alla fermata più vicina
dove potrà incrociare un altro auto che,
finalmente, lo condurrà alla sua meta.
L'uomo sembra ormai convinto, scende ma poi si guarda intorno, ancora confuso e senza certezze,
tranne una: quel nome "via Tiburtina", forse
legato a qualche ricordo del passato.
Povero vecchio senza memoria, anche tu fai parte
di quella folla di gente d'ogni età che percorre
giornalmente le vie di questa enorme, ormai
mostruosa, città ma prima o poi, riuscirai a
raggiungere la tua destinazione.
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16 Marzo
https://www.ilfaroonline.it/2020/07/08/ex-fiera-di-roma-regione-approvata-la-variante-urbanistica/350475/
È una giornata grigia e pesante: stanotte è
piovuto e stamani tutti si sono attrezzati in
previsione d'un altro scroscio che non verrà,
poichè il cielo si è già rischiarato e da un
lato sta comparendo uno spicchio di sole.
Il punto dolente è però il traffico: centinaia di macchine si sono riversate sulla Colombo fino a
formare un groviglio, districabile solo a fatica,
con una gran perdita di tempo per tutti.
Ho così modo di osservarmi intorno e fuori dal
finestrino: ogni muro della città, ogni angolo
disponibile è ormai caratterizzato da una
profusione di affiches murali, di cartelloni,
manifesti e simili, sempre più grandi, immensi,
scorrevoli, colorati, dominanti sul lungo nastro
grigio sporco della Colombo coi loro inviti
perentori a comprare questo e quello: una nuova
macchina più accessoriata, gli elettrodomestici
che rendono la vita più facile, la moda
firmata...
È un'orgia di nomi, tinte variopinte,
bibite rinfrescanti che traboccano da giganteschi
boccali, giovani in atteggiamenti provocanti...
messaggi che riempiono gli occhi e la testa e
lasciano l'anima semprepiù vuota, assorbita da queste cose materiali, impastoiata dall'edonismo e
dall'apparenza di questa società odierna in cui
si fa a gara per conformarsi ad un clichè d'uomo
e donna stereotipati ed impeccabili nell'aspetto
esteriore, nonostante i casuals, i jeans, la
liberazione delle donne e del sesso.
Simili a marionette dal volto dipinto azionate da
un terribile Mangiafoco, l'umanità si lascia
condurre sul palcoscenico della vita dove recita
secondo schemi prefissati e s'inchina dinanzi ai
potenti ed agli idoli di carta che il potere
occulto detenuto dai mass-media, un giorno innalza
alla ribalta ed il giorno dopo getta
nell'oscurità dell'oblio.
E i manifesti rappresentano, in questo disegno
demoniaco, un ordito sottile ma resistente e
penetrante: aumentano così vorticosamente nel
numero, nei colori, nelle dimensioni, sempre più
ipnotizzanti, più insulsi.
Anche i muri della Fiera ne sono ormai
completamente tappezzati in modo da lasciar a
malapena trapelare l'originario color rossiccio,
discutibile ma intenso e vagamente allegro.
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17 Marzo
https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_via_cristoforo_colombo_file_traffico-2412976.html
L'auto, una vecchia vettura, arranca
faticosamente su per la salita che conduce agli
archi da cui si snoda la grande via.
A sinistra e a destra i Vivai del Sud ed un
grande parco sono tutti un tripudio di verde, di
piante esotiche, di foglie. Appena prima degli
archi, sulla sinistra, i resti di un'antica porta
crea uno squarcio nella muraglia in cui, come se
fosse una cornice, si dipinge ad ogni stagione un
paesaggio diverso: ora vi si staglia un mandorlo
fiorito che allunga i suoi rami delicati a
riempire tutta la scena.
Ecco ora la lunga arteria coi suoi chilometri di
strada nuda e senza particolari bellezze: uffici,
lunghi caseggiati di vetro, sedi di banche ed
istituti vari, qualche chiesa, qualche campo da
pallone e da tennis. Banale. Ma oggi basta questo
primo sole radioso a rallegrarla tutta, a farla
apparire meno disumana.
Camionette cariche di soldati provenienti dalla
vicina città militare s'imbattono in un traffico
compatto sulla Laurentina, ma sembrano non
accorgersene, immerse come sono oggi in
un'atmosfera di languida rilassatezza.
L'incrocio con la Laurentina è un grosso nodo
caotico dove, come sempre, l'auto rallenta la sua
corsa più o meno spedita, il tempo per dare
un'occhiata di simpatia a quelle tre palazzine
sulla destra dinanzi a cui, in tutti questi anni,
come per miracolo non è sorta nessun'altra
costruzione.
Anzi a poco a poco vi è stato creato
un piccolo parco con qualche alberello dapprima
sparuto ed ora rigoglioso, qualche gioco per
bambini, una bella distesa d'erba verde...
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18 Marzo
Finalmente - almeno così sembra non appena
salita sull'auto - un pò di pace sulle strade di
Roma, stamani, strade affollate fino allo spasimo
nei giorni passati; code interminabili all'Amba
Aradam e sulla Colombo per via della pioggia che
rallenta indiscutibilmente lo scorrere dei mezzi o
per via del sole che induce a servirsi del mezzo
privato per un più rapido e comodo percorso
(almeno così si dice!).
L'auto sembra vuoto, ma subito le mie aspettative
vengono frustrate: alla fermata di S. Giovanni un
nugolo di gente attendeva già da parecchio e
s'affolla alle entrate. anche il traffico, dopo
pochi metri, si ritrova in un ingorgo a Porta
Latina ed il percorso diventa difficoltoso, lento.
Tuttavia, questo primo sole di primavera rallegra
gli animi e le cose intorno, fa sì che la
monotonia del viaggio, il paesaggio sempre uguale
giorno dopo giorno, acquisti un aspetto nuovo,
sorridente.
Forse sono quelle macchie di colore sparse qua e
là nelle strade e nelle piazze della città
rinnovatasi con la stagione, quei grossi vasi di
cemento ch adornano gli angoli più degni di
nota.
Ogni settimana vi vengono piantati fiori diversi
prelevati dai vicini Vivai; oggi fan bella mostra
di sè eleganti tulipani cardinalizi che si ergono
impettiti in queste improvvisate aiuole che
circondano l'obelisco o a piazzale Numa Pompilio e
ancora qui e là nelle strade inondate dal sole.
E la città se ne agghinda tutta come fossero
gioielli sempre diversi, sempre luminosissimi,
come se essa fosse una bella donna dal volto un
pò sfiorito che indossi un diadema, un vezzo che
ne fa risaltare la passata bellezza e regalità.
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21 Marzo
La ressa sull'auto è indescrivibile: siamo
pigiati l'uno all'altro, come troppo spesso accade
e questi contatti indesiderati creano spesso
contrasti e nevrasten
Ho una grossa busta che
ingombra il passaggio e tento di tenerla sollevata
ma poi la poso sul rialzo su cui poggiano i piedi
dei pochi fortunati che sono riusciti a
conquistare un posto a sedere.
Mi trovo faccia a faccia con una coppia di anziani
coniugi che parlottano sottovoce, condendo il loro
chiacchierio di spiritose battute. L'uomo si offre
di reggermi la borsa che sembra piuttosto pesante
ed insiste, nonostante io mi schermisca, non
voglio disturbarlo, non è poi in fondo così
pesante... Ma lui me la toglie, gentilmente, di
mano con un sorriso.
Ci scambiamo osservazioni sull'affollamento
abituale degli autobus romani e sul tempo che s'è
ormai stabilizzato su un clima primaverile; nel
discorso entra anche la donna con una voce
pacata, dolce anche se sicura ed uno sguardo
diritto, fiero.
Hanno superato ambedue l'ottantina, mi dicono con
l'orgoglio di chi ha raggiunto un importante traguardo ed ha ancora un corpo valido, vigoroso
anche se con qualche cedimento ed una mente lucida
e attiva, ancora pronta. E difatti nessuno dei due dimostra l'avanzato cammino percorso insieme.
Insieme da sessantanni!
Guardando fuori il sole e gli alberi fioriti, lui
ricorda le primavere di quarantanni prima quando,
in una Roma ancora bucolica e non così densamente
abitata, si festeggiava l'entrata della primavera
con cerimonie popolari: l'infiorata in via del
Corso e a Piazza di Siena, i carri allegorici per
festeggiare S. Giovanni, riti ormai dimenticati da
questa città moderna e stanca, grigia,
sovraffollata.
Altri tempi, altre stagioni più
felici che i due anziani hanno vissuto e che ora
possono raccontarmi con un pizzico di nostalgia
nella voce per un modo di vivere diverso, più
umano, più morale.
Ora è tutta una corsa al
benessere, al successo, ai beni materiali... ma è
una vera vita, questa d'oggi?
Il viaggio è piuttosto lungo, i discorsi
sconfinano su altri argomenti: la salute, i figli,
lei che da giovane amava la storia antica, la
mancanza di Fede nei giovani d'oggi...
La mia fermata è vicina, debbo prepararmi per
scendere: riprendo la mia borsa dalle mani del
vecchio, saluto i due calorosamente così come
anch'essi fanno.
Mi porto dentro questa immagine serena d'una
coppia che ha vissuto insieme una vita con le sue
gioie ed i suoi dolori e che, ancora unita,
affronta il mondo e la non lontana morte con uno
spirito non d'abbandono o di rassegnazione sterili
ma con forza d'animo che solo la Fede e la
Speranza possono infondere nell'animo umano.
Sono vicina a casa e l'auto, quasi intuendo la mia
impazienza, velocemente aggredisce l'Amba Aradam
fino al semaforo sempre rosso dinanzi
all'ospedale, dove c'è un via vai di gente
frettolosa e la macchia colorata della bancarella
di fiori, proprio all'angolo; vividi mazzi
attendono di rallegrare con la loro presenza ed il
sottile profumo, una delle tante anonime e tristi
stanze del S. Giovanni...
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24 Marzo
https://www.meloarte.net/gallery/giovanni-incoronato-ritratto-di-vecchio/
... Poco prima di Porta Latina c'è un
giardinetto finora incolto e abbandonato con una
diecina di panchine quasi sempre occupate da
vagabondi ed una fontanella centrale che non ho
visto zampillare mai prima d'ora. Anzi, passandole
dinanzi s'intravvedeva, sull'acqua morta, muschio,
foglie e sudiciume.
Oggi, finalmente, due vivaci zampilli rallegrano
quest'angolo grigio, panchine nuove di marmo
sembrano invitare gioiosamente al riposo certi
anziani che sonnecchiano tranquilli e danno
un'aria aggraziata ed accogliente tutt'intorno.
Proprio qui davanti è sceso, ieri, un
vecchietto confuso e spaesato. È salito a metà
percorso sulla Colombo, chiedendo in giro dov'era
una certa banca. "Quale banca?" domandavano
volenterosi d'aiutarlo, gli interlocutori che gli
si affollavano intorno; ma lui non aveva che pochi
ricordi sconnessi - un edificio alto e bianco con
una scritta in cima in cima...
Piccolo, la barba lunga, un volto alla Verga
segnato da poche ma profonde rughe che davano al
suo viso un'espressione amara e rassegnata e in
testa un cappello di lana verde scuro che gli
restava rigido sul capo conferendogli un'aria
buffa da gnomo.
Un vecchio cappotto incolore rendeva la sua
piccola figura ancora più goffa e sofferta.
Lungo il tragitto di banche ce n'erano tante ed
ognuno attorno a lui s'affannava a mostrargliele,
ma lui replicava, esprimendosi in un siciliano
stretto che tentava di italianizzare "che non è
questa e neanche qull'autra. Quella aveva ù nnome
scritto in alto!..." Intorno si rideva e si davano
consigli sciocchi: "Ma doveva farsi dire il nome,
il numero civico, ecc..."
Lui stava lì, povero vecchio inerme nella sua
ignoranza e vecchiezza, a spiegare che c'era già
stato, ma con la macchina; infine, stordito dalla
confusione che gli si era creata intorno, scese,
convinto che prima o poi avrebbe trovato ciò che
stava cercando. Era sceso proprio dinanzi al
piccolo giardino allegro.
L'ho lasciato là, figuretta ingobbita e grottesca
con quel buffo cappello da gnomo ed un sacchetto
bianco nella mano, nel sole omeridiano, quasi
primaverile.
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23 Marzo
https://shops.factoryonline2021.ru/category?name=zainetto%20ragazzo
Viene forse dal Sud, quel ragazzo bruno
dall'aria stanca che tiene stretta a sè un'enorme
borsa, colma di che? mi chiedo... Poichè il mio
sguardo colmo di tenerezza e di pena, più che la mia aria materna lo colpiscono, si volge a me
chiedendomi se ci sono negozi sulla lunga strada
che stiamo percorrendo.
... Viene a cercar fortuna nella grande città
sconosciuta con la sua borsa carica di mercanzia e
di sogni; sbadiglia e ciondola dal sonno con il
suo viso imbronciato ed il ciuffo scarmigliato che
gli ricade sulla fronte.
La sua faccia adolescente esprime una muta
richiesta che dopo poco traduce in parole: mi
serve, per caso, qualche maglietta, calzini, slip?
L'auto corre lungo la Colombo e qui non ci sono
negozi, solo vie larghe e deserte che sboccano su
questa arteria continuamente pulsante, dove i
sogni s'infrangono sull'asfalto grigio e
polveroso...
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25 Marzo
https://www.amoreaquattrozampe.it/cani/salute/cane-investito-auto-cosa-fare/48502/
Un cane riverso in mezzo alla grande arteria
di traffico. Sta morendo. Indifferenti, le auto
passano senza degnarlo d'uno sguardo, anzi
accellerano. Nessuno si fermerà.
Non ci si ferma più neanche a soccorrere un
essere umano, figuriamoci un cane morente!
Una ragazza sta chiacchierando col conducente ed
improvvisamente, alzando lo sguardo, se lo trova
inquadrato nell'ampio vetro del parabrezza. Ha un
piccolo sobbalzo ed esclama: "Il cane si muove, è
vivo anche se agonizzante".
Commenta ad alta voce l'accaduto, suscitando
l'attenzione d'una vicina più attempata che a sua
volta dice con voce lamentosa: "Ma sì, è vivo,
si è mosso... carino!? (forse voleva dire
poverino...).
Un attimo di coscienza e poi il nulla, via si
volta pagina fino al prossimo incidente che ci
metterà dinanzi a delle responsabilitào doveri.
L'auto corre sulla strada e già più nessuno
pensa al cane agonizzante sull'asfalto.
All'incrocio della grande via con la
Laurentina, proprio accanto ai semafori che in
quel punto hanno tempi prolungati, un bimbo di
sei-sette anni, che a quest'ora dovrebbe essere a
scuola, è stato messo dai suoi compagni, un uomo
giovane ed un ragazzetto di dodici, ad attendere
che la fiumana di macchine si fermi al giallo.
Ha una spugna in mano che, di tanto in tanto bagna
in un secchio colorato e, con fare timoroso,
titubante s'avvicina ad una grossa auto fombante.
È ai primi approcci con questa attività, che per
lui è forse solo un gioco, al primo no deciso
ritorna indietro sulla striscia erbosa che separa
le varie corsie, torna dall'uomo e dal ragazzo che
gli parlano, gli mostrano i gesti da compiere.
Quasi rincuorato dalle loro parole, si fa più
deciso e rinnova l'invito di pulire il parabrezza
ad una giovane signora che, impietosita, già sta
aprendo la borsa per tirarne fuori qualche
spicciolo.
Il viso del bimbo, un piccolo polacco sfollato
dalla sua terra come tanti altri suoi connazionali
attirati in Italia dal miraggio d'un lavoro e d'un
tenore di vita migliore, è ora radioso, un
sorriso è spuntato sulla sua bocca fanciullesca
ed anche gli occhi chiari gli ridono, mentre torna
da quello che forse è suo padre con quei pochi
spiccioli nella mano.
L'uomo sorride a sua volta e gli carezza,
scompigliandoglieli, i lisci capelli biondi...
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26 Marzo
http://www.theironthrone.it/it/index.php?option=com_content&task=view&id=168
È un uomo anziano piccolo e tarchiato, ha un
volto ricoperto da una folta barba nera che gli
dà un aspetto un pò truce, quasi da Barbablù e
lo sguardo è nascosto da un cappello nero alla
quacchera.
Sta seduto ed il suo sguardo, che io non vedo, è
fisso ad osservare le proprie mani gonfie, solcate
da vene bluastre ed evidenti; alla mano sinistra
porta una grossa fede d'oro. Alza il capo ed il
suo viso segnato, da uomo vissuto che ha visto
molte cose, è quasi tenero, commosso.
Chissà quanti ricordi gli si agitano dentro,
quali volti, quali avvenimenti gli evoca il
contatto con quella fascetta dura e gialla che si
rigira nel dito!
Scendo alla solita fermata e lo lascio ancora
immerso nel suo mondo di memorie che gli
addolciscono il volto, non più accigliato...
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5 Aprile
https://www.iltempo.it/cronache/2013/12/13/news/ecco-il-racket-dei-fiori-con-l-ape-918764/
... Una marea di macchine ferme a Porta
Metronia: i tetti delle auto sono ricoperti d'una
coltre finissima di sabbia che il caldo vento
africano ha portato sino a noi nelle sue
scorribande. Nel cielo, una cappa grigia, uniforme
che pesa ossessiva su questa città caotica. Ma,
dai tronchi e dai rami tagliati da poco, scuri e
contorti, stanno già spuntando grappoli di foglie
verdi ancora non contaminate dallo smog.
Come avviene pesso, sulla strada ci precede un
camioncino traballante, carico di fiori e piante
ornamentali che sussulta ad ogni scossa derivante
dalle asperità del selciato.
Ad ogni frenata le lunghe chiome delle palme e dei
papiri si inchinano dolcemente, ricordando
istintivamente i movimenti che i loro fratelli dai
greti natii sulle rive del Nilo ripetono
ondeggiando.
Le rose, invece, non si inchinano a nessuno ma
annuiscono con aria di sufficienza, scrutando gli
iris arancioni ed i delicati gladioli rosa i quali
flettono appena i pesanti corpi legnosi. Gli
altri, i gerani, le begonie, le pelargonie dai
larghi fiori turchini, le dalie e gli anemoni con
le loro corolle colorate sembrano allegre
campanelle che gioiscono e tintinnano ad ogni
piccolo sussulto...
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6 Aprile
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_febbraio_10/caos-traffico-flaminio-all-appia-slalom-cantieri-manifestazioni-09daddb8-9231-11e3-b1fa-414d85bd308d.shtml
Stamani facce nuove, aggressive che subito
danno il via ad una sequela di litigi. Una donna
vuole salire al centro ma viene respinta con
malgarbo da un passeggero ed essa si ribella, con
altrettanto malumore.
Un terzo passeggero si schiera dalla parte del
primo, poichè al centro è vietato salire,
sottolinea, con un vocione stentoreo: è piccolo,
tarchiato, basso, un ex pugile come dirà lui
stesso in un secondo alterco sorto con un altro uomo lì accanto. Costui è alto, anziano, reduce
sicuramente da una emiparesi facciale poichè
compita a fatica le parole.
O forse è solo il disagio di questo viaggio,
costretto gomito a gomito con gente sconosciuta e
maleducata.
L'uomo basso, ancora non contento, se la prende
ora con una ragazza che occupa il posto destinato
agli invalidi, la quale però reagisce
sgraziatamente e lui, non trovando altri argomenti
da controbatterle, le augura infine di rompersi
una gamba.
Un omaccione bolso, intanto, si inserisce nel
gruppo vociando come un tardo plantigrado. Ha
movimenti goffi, lenti che già me lo fanno
definire malato. Più avanti nel cammino, difatti,
lo scopro che, seduto al posto della ragazza di
poco prima, lentamente e con gusto perverso,
s'infila le dita nel naso prolungatamente...
È giornata di perturbazioni atmosferiche, di
elettricità dispersa nell'aria che si ripercuote
sugli animi sensibili o dal sistema nervoso
fragile. Stamani non pioveva affatto, ma alla
fermata dell'auto, m'è venuto incontro un uomo
con un ombrello aperto.
Anch'io mi sentivo sgretolata dentro e fuori, non
sono riuscita nemmeno ad abbinare i colori del mio
abbigliamento e ciò per me è indice di un
nervosismo cosmico.
La vettura è arrivata con un gran balzo. Dentro
era caldo, anche l'autista era in maniche di
camicia ed ogni tanto sbuffava, seccato di tutto.
Anche lui avrà turbe nervose, oggi?
Anche Barbablù, lui sempre silenzioso, rintanato
in un angolo brontola sottovoce, incomprensibili
minacce...
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7 Aprile
https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_san_pietro_giubileo_autobus_scippi_64-1291608.html
... Ecco tre personaggi, all'apparenza comuni ma ognuno di essi ha una sua spiccata
personalità. Lei, la piccola bruna, accuratissima
nel vestito e nel trucco, una bocca piena e
meridionale, due occhiali grandi e scuri che
celano il suo sguardo agli altri.
Lui, invece, il marito, è piccolo e bruno, tutto
un poema nella sua camicia a righine bianche e
rosa; si fa fatica ad amalgamare il fisico tozzo
con le sue maniere leziose e con la voce querula
che il dialetto napoletano (o molisano?, difficile descriverlo) rende ancora più strascicata...
Certo, dei due, la più virile è lei, la
moglie... Insomma, sono ambedue strampalati.
La terza è una bella ragazza dai capelli rovinati
dalla permanente, folti e ricci: è una donna
prorompente, bionda, due labbra esotiche che il
rossetto perlato esalta ancor più.
Si stanno dirigendo verso la Fiera di Roma, spesso
sede di esami e questo deve vertere su materia
legale poichè i tre parlano citando articoli di
legge, codici, citazioni. Sono quasi giunti alla
loro meta: la donna bruna richiama il marito, lo
incita a prepararsi per scendere, quasi fosse un
figlio da accudire e sollecitare.
Lei l'ho già vista, sono sicura, raramente prendo
un abbaglio; quando mi soffermo su di una
fisionomia, la memorizzo e difficilmente me la
dimentico. Ma chissà dove...
Anche lei sembra
sbirciare dalla mia parte, ma lo sguardo è celato
dagli occhiali scuri. Ma io sono un tipo comune,
dai tratti regolari che facilmente si può
confondere...
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8 Aprile
https://www.ilromanista.eu/cronaca/news/24625/la-villa-di-alberto-sordi-apre-finalmente-a-tutti-dal-7-marzo
Sui muri anonimi delle case, grappoli di
foglie verdi discendono come cascate rigogliose e
vibrano alla brezza mattutina simili a rilucenti
nastri cangianti...
Solito ingorgo a Porta Latina
dove confluiscono Via della Navicella, Via Latina
e l'Amba Aradam.
Ecco la villa bianca ed imponente che fu d'Anna
Magnani, con la sua fisionomia fuori tempo e
luogo, reperto degli anni Cinquanta in cui
Cinecittà era la meta agognata di giovani di
bella presenza, speranze e miraggi.
Dalle mura di
cinta del giardino una palma tormentata dallo smog, sembra innalzare al cielo
una muta preghiera.
Proprio di fronte, su un muro di mattoncini rossi,
una scritta irridente, dipinta a grossi caratteri: "MASCHIO, LE SEGHE FATTELE DA TE" e poi, più
avanti, subito contraddicendosi: "MASCHIETTO VINCI
ANCHE PER ME". Ricordi di passate lotte femministe
e di ripensamenti...
Attiguo al convento delle suore, il grande
semenzaio comunale di giorno in giorno cambia
aspetto sotto le mani instancabili dei giardinieri
in tuta azzurra che s'affaccendano attorno ai vasi
larghi e bassi come ciotole, curando, diserbando,
piantando. Dalla terra scura emergonovariopinti
trionfanti crochi vermigli, tulipani, garofani
giapponesi dai vari colori che verranno poi
distribuiti in tutte le piazze di Roma.
Un pò più avanti a sinistra, un'altra villa
s'affaccia a dominare Piazzale Numa Pompilio e
l'inizio dell'Appia Antica.
Secondo alcune voci
appartiene ad Alberto Sordi, altro mostro sacro
del nostro cinema. S'erge proprio in cima ad una
piccola altura, circondata da verdi prati sereni.
Su un lato, una cancellata di ferro battuto cinge
un pergolato sotto cui un dondolo azzurro attende;
i muri sono d'un caldo colore rossiccio e, quando
la stagione è proprizia, grappoli d'edera verde
fluiscono su di essi.
Forse era un antico convento, a giudicare
dall'architettura della costruzione: la parte
centrale si protende in avanti in forma esagonale
con grandi finestre ad angolo. Bianchi tendaggi ne
celano l'interno a sguardi indiscreti.
L'auto arranca faticosamente lungo il viale mentre
gli occhi felini dei semafori spuntano tra gli
archi delle mure aureliane e guardano attoniti il
flusso instancabile, monotono e caotico del
traffico. Corre più spedito, ora, sulla Colombo e
m'avvicina alla mia clausura mattutina...
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9 Aprile
https://mapio.net/pic/p-122668553/
Ha un volto simpatico, aperto, capelli biondi, bei
denti che spiccano nel sorridere. L'ho già vista
molte volte ma non so se sull'auto o dove.
Formosa, ordinata.., sbuffa un pò per via dei
ritardi dei mezzi... è stanca, mi dice, ha corso
per portare il bimbo a scuola. Forse è la
primavera incipiente... eppoi, continua, ha un
divorzio alle spalle, il bimbo lo cresce da sola
da quando aveva 2 anni, sempre lei poichè il
padre (inesperto) quando lo prende ne ha poca
cura, lo porta a giocare a pallone, lo fa sudare,
ecc. Non sa proprio come ha fatto a sposarlo...è stata
una demente..., conclude.
Si lamenta della mancanza di libertà
che le deriva da questo suo stato, le manca la
presenza, l'affetto di qualcuno.. ha conosciuto un
altro uomo, separato anche lui con una figlioletta
che però ha una situazione ambigua con
un'intellettuale...
Poi saliamo sull'auto, lei rallegrata
da questo arrivo e dal piccolo sfogo (quanto deve
sentirsi sola per aver spiattellato a me,
sconosciuta, i suoi problemi) a cui s'è lasciata
andare e sale disinvolta, va verso una nuova
giornata di fatica. Va, che il Signore sia con
te...
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_novembre_29/ecco-l-eur-mai-visto-bunker-19-chilometri-gallerie-d31c66c8-b65b-11e6-9fa1-de32925f0429.shtml |
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