|
VIA VAI 4
1989
Quando sarà finita la nostra storia, comincerà la nostra leggenda… scritta su un autobus
Posti a sedere: 20. Posti in piedi: 98. Ma chi li avrà mai calcolati quei 98 posti in piedi? Avranno fatto le prove con gente delle più svariate corporature o vi avranno, invece, "insaccato" solo persone magrissime?
E quel posto riservato ai mutilati, invalidi ed equiparati, situati più in alto degli altri, quasi irraggiungibili, con quegli alti scalini da salire mettono in seria difficoltà i poveri handicappati di cui sopra e qualsiasi altra persona, magari anziana, che agogna a sedersi e benchè arzilla, fatica ad arroccarsi su quel sedile là in alto...
... Gente che va e viene, triste o allegra, ognuna un mondo a se stante col suo carico di speranze e di sofferenze, indifferente, distratta o infastidita dalla monotonia del percorso sempre uguale e pesante... pensieri d'ogni specie che vagano saltellando come spiritelli sulla cilindrica sagoma del gazometro, che giace come un pezzo di vecchia costruzione abbandonata da un bimbo, lungo il nastro d'asfalto della Colombo, costeggiando enormi e solidi palazzi e il muro rossiccio e squallido della fiera, giungendo sino ai bianchi palazzi, costruiti durante l'era fascista, alle fontane che s'aprono come fiori lunari sotto l'obelisco...
9 Gennaio 1989
https://picchionews.it/cronaca/porto-recanati-aziona-l-allarme-di-emergenza-su-un-autobus-e-viaggia-senza-biglietto-denunciato-19enne
Ritorno in ufficio dopo pochi giorni
d'assenza. Difficile riabituarsi al tran tran
quotidiano, di nuovo agli orari, alla folla, al
caos del traffico...
Gli altri intorno a me sono tutti agghindati nei
loro cappotti neri di saldo, nelle pellicce, nei
montgomery ritornati di moda, nei montoni dai
colori più disparati, mostrando i regali natalizi
come trofei: gli orologi di marca dalle fogge più
strane, le sciarpe chilometriche, vistosi anelli e
spille di strass...
Mi sento quasi a disagio nel caldo giaccone di
piume di mia figlia, che mi ingoffa e mi rende
ancora più diversa dai miei vicini: mi sento
fuori luogo e anche poco presentabile, sono una
donna che ha ormai superato i quarantanni e dovrei
vestire in maniera più equilibrata, più consona
alla mia età... ma non mi ci vedo paludata in un
cappotto alla moda, senza i miei comodi fuson neri
elasticizzati ed un maglione lungo che copra il
bacino.
D'altra parte, questo invito continuo, senza
requie, al consumismo e nel contempo alla
livellazione dei gusti e dei costumi, non mi vede
consenziente: mi vesto così come mi detta il mio
umore o il tempo metereologico o la praticità,
bene o male che sia, ma sempre in accordo con la
mia personalità.
Un ragazzo alto e biondo con due occhi azzurro
intenso mi squadra dall'alto in basso, forse a
ragione, non approvando la mia giacca sformata.
Con quel cappotto lungo e scuro che fa contrasto
con la carnagione del volto pallido, mi fa
l'effetto d'un giovane guerriero normanno paludato
in una cotta di ferro, già pronto per la
battaglia...
12 Gennaio
https://www.flowerpicturegallery.com/v/daisy-flower-pictures/frozen+daisy+photo.jpg.html
Sotto la brina, bianca come neve, qualche
margherita già sboccia nei prati, anticipando
l'annuncio della Primavera.
È da S. Martino che non piove e questa atmosfera
innaturale, che spinge ad una certa euforia porta
però gravi scompensi agli uomini ed alla natura.
Irritabili, disorientati, sono coloro che soffrono
di turbe nervose, inclini all'irascibilità, gli
alberi hanno già messo in movimento il processo
riproduttivo e le prime gemme gonfie e delicate
fanno capolino sui rami. In tutta la zona alpina e
nelle località sciistiche si attende inutilmente
la neve. Il livello del Mar Ligure s'è abbassato
notevolmente e nelle città costiere verrà
razionata l'acqua, un pò di pioggia viene
invocata per i raccolti... C'è chi dice che è
una conseguenza della cattiva amministrazione, da
parte dell'uomo, dei doni della Natura, chi dice
che il sole brucia con più intensità ogni undici
anni, chi del buco prodottosi nell'ozono, chi già
paventa la fine del mondo...
Certo che da più parti si desidera la pioggia, un
bell'acquazzone che lavi la città, che trascini
via la polvere, il sudiciume, le siringhe disperse
negli angoli bui; c'è bisogno di purificazione
fuori e dentro di noi e si attende con ansia uno
di quei temporali che spesso si riversavano su
Roma, una volta e che erano quasi una leggenda.
Tanto che, ai tempi della mia infanzia, mio zio
Peppino (di appena sette anni più anziano di me),
quando arrivavo nel paese in cui viveva,
accogliendomi sulla porta di casa, prima ancora di
abbracciarmi, m'apostrofava con questa frase: "Ma è vero che a Roma ci fanno sempre dei goccioloni
grossi così?!". Ed io, non so perchè,
m'arrabbiavo...
*****
14 Gennaio
ù
https://www.ilpost.it/2018/01/06/la-fine-del-natale-fotografata/
Sfogatosi durante le feste, il traffico s'è
ormai placato: per le strade si scorre meglio, il
servizio pubblico dopo vari scandali è leggermente migliorato; insomma, si viaggia più
comodi. Sarà anche a causa della "cinese",
l'influenza che anche quest'anno sta imperversando
costringendo a letto il 30% della popolazione...
Ma la sporcizia trasuda dai bidoni verdi in questa
Roma incivile ed avvilita, incapace di contenere
tutte le nostre miserie. Lungo le strade, ora,
oltre alle cartacce ed al sudiciume, accanto ai
cassonetti stracolmi giacciono, ormai morti, gli
alberi di Natale rinsecchiti che fino a qualche
giorno fa facevan bella mostra di sè nella Via
Merulana dinanzi ai negozi, adorni di festoni, di
palline colorate, di scatoline ricoperte di
scintillanti carte-regalo...
Un omino piccolo e dall'aria triste stringe a
sè una busta di plastica bianca; dentro
v'intravvedo una pianticella dalle foglie d'un
verde vivissimo costellate di boccioli rossi.
Questi toni ancora natalizi mi rallegrano e
ravvivano anche il volto smunto dell'omino quando,
di tanto in tanto, vi getta una rapida occhiata.
Rivedo la "liceale" coi suoi capelli tinti pettinati a modo, una pelliccia che l'ingrossa un
tantino e un paio d'occhiali stravaganti. Oggi,
però, ha un'aria severa, da professoressa; non è
più allegra come quel giorno che dissertava sul
Leopardi col gruppo di studenti spensierati...
*****
21 Gennaio
https://circusticket.it/evento/circo-rolando-orfei-lara-orfei-guidonia-roma-dal-25-settembre-al-4-ottobre-202
Proprio davanti alla Fiera, come ogni anno,
su un'ampia area erbosa s'innalza il grande
tendone del circo di Moira Orfei; attorno, una
teoria di carrozzoni, di paletti, di tende più
piccole gialle e blu. Alto e gioioso, dinanzi alla
porta del tendone, s'erge un enorme clown di
materiale plastico dal gonfio faccione sorridente
che invita adulti e bambini ad entrare e gustare
le meraviglie del circo.
Chissà perchè non mi piace molto, il circo: mi
dà un senso di tristezza ed anche nell'allegria
forzata dei pagliacci, nei voli dei trapezisti,
nelle crobazie dei ginnasti, intravvedo - dietro
la maschera gaia - una tristezza indicibile.
Ricordo una volta - ero già grandina - nel paese
in cui trascorrevo le vacanze giunse un piccolo
circo malmesso, un tendone piccolo e rattoppato.
Pioveva quel giorno ed io e mio fratello
insistemmo per entrare ma fu uno spettacolo
avvilente quello a cui assistemmo: leoni magri e
spelacchiati, privi di forze, trapeziste avanti
con gli anni dai seni cascanti e dalle cosce
troppo floride che, nonostante il trucco ed i
costumi di lustrini, non avevano un
bell'aspetto... Insomma, mi si stringeva il cuore.
Da allora, credo, di non avervi più messo piede,
nonostante le richieste dei miei figli. E benchè
anche per il circo, la vita si stia evolvendo
verso nuove formule di spettacolo, dando spazio a
professionisti, giocolieri capaci, cavallerizzi di
levatura mondiale, per me esso rimane un mondo
fatto di malinconia, rappresentato dalla
illusoriamente radiosa maschera d'un clown, dietro
cui si nasconde una sconsolata infelicità.
*******
23. Gennaio
https://www.modenatoday.it/attualita/riciclare-rifiuti-alberi-natale-hera.html
... Dinanzi alla "città di cassette",
solidamente piantato nel terreno, resiste ancora
un bell'abete che mostra a chi passa la sua
orgogliosa vitalità, ancora tutto infiocchettato
di natalizie coccarde rosse.
Una nuova sosta per il troppo traffico
incanalato a forza sulla corsia di destra... sulla
staccionata che delimita i prati, due ragazzi consumano la loro colazione. Sono due mongoloidi
vestiti di tute verdi che aiutano a ripulire il
grande prato; poco più in là, un loro compagno
coadiuvato da altri uomini in tuta blu, guida una
falciatrice. Il più giovane e più mingherlino
dei due, dà grossi morsi al suo pezzo di pizza e,
temendo che cada o che qualcuno più svelto possa
portarglielo via, si porta alla bocca la palma
della mano spingendovi dentro il cibo.
L'altro, più flemmatico e meno famelico, stacca dalla sua fetta di schiaccia lunghe strisce e piano ne
addenta un piccolo boccone alla volta...
L'auto riprende il cammino, il traffico pare
sbloccato e si procede più speditamente.
A fianco del mezzo scorre una vecchia vettura
rossa dal tettuccio ammaccato in cui ho il tempo
d'osservare, seduta dietro, una bimba piccola -
tre o quattro anni al massimo - che si sta
togliendo di dosso il maglioncino d'una tuta,
mostrando una canottiera lercia e sbrindellata...
La perdo subito di vista con rammarico e ricordo
solo un visetto smunto, sporco e due ciuffini
biondi scompigliati...
Alcuni ragazzi di colore, seduti sul fondo dell'auto ora semivuoto, parlottano allegramente ad alta voce, ridendo di tanto in tanto con
quell'allegria rumorosa propria della loro razza.
Forse, incuranti di ciò che li circonda, stanno
raccontandosi qualche amena storiella...
********
24 Gennaio
https://www.viaggidafilm.it/2015/03/27/roma-di-fantozzi-testaccio-garbatella/
Dinanzi all'ospedale del S. Giovanni, sulle
siepi giallastre ciondola, ormai sbrindellato, uno
striscione bianco su cui mani operose hanno
dipinto una frase di protesta. Dalle grandi O
intagliate fuoriescono, bizzarri e ormai
cresciuti, i rametti verdi delle siepi.
Una ragazza bellina dai capelli biondastri morbidi
sulle spalle, una boccuccia rosso vivo e due occhi
brillanti d'allegria, chiede al conducente se l'auto che ci precede sia diretto a Tormarancio.
La risposta è affermativa e, vista la fretta
della giovane, si dà all'inseguimento del mezzo,
lo tallona passo passo, fintanto che non lo raggiunge permettendole di scendere dal suo mezzo.
Lei velocemente risale su quello davanti, dopo
avergli elargito uno smagliante sorriso di
ringraziamento.
Presso Piazza dei Navigatori fervono ancora grandi
lavori: un lungo viale è già stato asfaltato ed è subito stato adibito a parcheggio: circa 200 automezzi sono allineati a dimostrare l'umana
follia di quest'era dominata dalle macchine.
Intanto, lungo tutta la Colombo altre aeree
destinate allo stesso scopo sono sossopra: gli
uomini del Comune hanno divelto lunghe strisce di
marciapiede, hanno sterrato la zona e già
s'intravvede un disegno geometrico preciso,
delineato dal pietrisco nero che le ruspe vanno
appiattendo a formare il primo strato d'asfalto;
giardinieri comunali con vistosi camicioni verdi
si danno da fare intorno alle vicine siepi,
potando ed aggiustandole, creando compatti filari
di verde mentre altri, per dar vita a nuove
aiuole, scavano nell'umida terra marrone profonde
buche.
Un automezzo del Comune, fermo in mezzo alla
strada, dirama intorno segnali luminosi emessi da
una lampada montata sul tettuccio.
Se chiudo le
palpebre già stanche di luci, ancora ne
intravvedo il fastidioso luccichio...
Su tutto questo lavorio incombe il Palazzo della
Regione, ex INAM fantozziano, a mostrare
l'arancione ormai sbiadito della sua insolita
fisionomia.
1 Febbraio
Martedì grasso. Per le strade ho incontrato
decine di bambini mascherati che correvano ansanti
e felici di questa festa.
Sull'auto sale una popolana grossa e furibonda con
una bimba di circa tre anni in braccio; le fanno
subito posto e lei si siede pesantemente, facendo
sobbalzare la piccola che stringe tra le mani una
bacchetta ed un cappellino da fata. Ha un
paltoncino rosa con un collettino striminzito
marrone ed un cappellino di lana bianco calcato
sulla testa, due occhi colmi di lacrime, una boccuccia triste.
La nonna schiamazza come una
grossa gallina raccontando ad alcune donne che le
si fanno attorno che la mamma della bimba è al S.
Giovanni in attesa di partorire; la piccola
aspettava l'evento assieme al padre, in un angusto
corridoio del grigio ospedale. Avrebbe potuto
attendere per ore, se non fosse giunta a portarla
via... Le donne approvano il suo intervento con
cenni del capo e lei, tronfia e imponente, gode di
quest'attimo breve di notorietà.
Di fronte alla Fiera, il circo sta levando le
tende ed il pagliaccio all'ingresso è sparito.
Ragazzi che oggi hanno marinato la scuola,
scorrazzano per la città imbiancando di schiuma
macchine e vetrine. Un signore anziano seduto poco
discosto da me ha un tic stranissimo: corruga di
continuo la fronte muovendo ritmicamente il basco
grigio calcato sul capo.
I manifesti ormai non indicano più panettoni o
strenne natalizie da acquistare: giganteschi e
colorati s'ergono a propinare quanto di nuovo è stato
scoperto nel campo della tecnica: registratori,
videoregistratori, sintonizzatori, televisori, videocamere... un'orgia di suoni, luci, rumori, un
lavaggio del cervello continuo e stressante...
8 Febbraio. Le Ceneri
1
https://it.freepik.com/foto-gratuito/vista-dal-basso-di-un-aereo-nel-cielo_935237.htm
Stranamente ho conquistato un posto a sedere
ma ecco che sale una vecchina minuta con un buffo
cappello a calottina, a cui subito faccio cenno di
voler cedere il posto. Lei rifiuta e mostrandomi
il Rosario che serra tra le mani, con voce
cantilenante mi dice che può pregare anche in
piedi, poi mi volta le spalle e con la voce simile
al pigolio d'un uccello continua a recitare le sue
preghiere.
L'auto si ferma sulla piazza S.
Giovanni, inspiegabilmente deserta: solo la
giovane zingara col bimbo attaccato al seno è
ferma sul marciapiedi e non sente la vocetta
striminzita della vecchina che la chiama; allora
lei, fatto un cenno d'intesa all'autista, scende
quasi di corsa dalla vettura, s'avvicina alla
zingara, le mette fra le mani un piccolo obolo,
risale sveltamente sul mezzo e riprende il suoposto accanto al conducente che la osserva con
un'aria frastornata, come se avesse visto un
marziano...
Anche gli altri passeggeri intorno la guardano con
occhi interrogativi quasi che un gesto di carità
fosse oggi un atto che generi meraviglia. Come se,
in questa società ultramoderna, un atteggiamento
d'amore nei confronti dei propri simili non fosse
altro che l'espressione d'una mente un pò folle,
fuori della norma...
Nel cielo dinanzi a me è appena sfrecciato,
solitario e irragiungibile, un aeroplano argenteo
che ha lasciato una scia bianca e sottile presto
dissolta. Nel parco di fronte alle "Tre Case", un
uomo in tuta azzurra corre per tenersi in forma,
seguito da un cucciolo allegro che ogni tanto
compie grandi balzi nell'aria...
Un sole pallido, caliginoso sta sciogliendo la
brina notturna che ammanta un esile mandorlo su
cui già stanno sbocciando le prime turgide gemme
rosa, di primavera.
Il tragitto è lungo ma, sia che io stia in
piedi o più raramente seduta, prendo un quaderno
dalla borsa e comincio a scrivere, sbandando un
poco, interrompendomi ogni qualvolta l'auto fa una
frenata improvvisa o affronta una curva. Mi guardo
intorno un attimo per rendermi conto di quanto
accade, poi mi rituffo tra le pagine del
quaderno. È uno di quei vecchi taccuini della mia infanzia,
dalla copertina nera e rugosa, grossi i quadretti
all'interno, stampati su una carta leggera e
giallastra.
So che negli altri suscito curiosità ma continuo
imperterrita a riempire pagine su pagine con
calligafia minuta e talvolta tremolante. Sono ormai abituata al tragitto che percorro da anni,
conosco a menadito lo scenario che mi si propone
dinanzi e non sembro interessata all'infinita
varietà di gente che mi si affolla attorno nè
agli avvenimenti che accadono.
Ma, a volte, lo sguardo mi si fa intento,
indagatore quasi volessi scrutare fino in fondo a
quegli sguardi, a quelle anime che il caso mi pone
lì a portata di mano. In altre occasioni, senza
che io ne abbia subito la percezione, i miei
occhi bruni sorridono ad una bizzarra immagine
evocata dalla mia mente, a un folletto spiritoso
che s'affaccia alla finestra della mia fantasia e
mi fa intravvedere il lato buffo di ciò che va
accadendo dintorno a me: certi esilaranti bisticci
che scoppiano brevi e tempestosi come un
acquazzone estivo, le risa allegre degli scolari,
certe fisionomie caricaturali, le battute
frizzanti di qualche vecchio romano...
Eppoi, invece, talvolta mi rattristo rapidamente,
quasi fossi colpita da un grande dolore quando,
sotto i miei occhi sempre giovani, scorre
un'umanità sofferente di vecchine esili e
solitarie, di uomini attempati senza più
speranze, di folli, di poveri, di delusi, di
ansiosi. E ancora di distratti, di presuntuosi, di
rabbiosi, di ingenui, di indifferenti.
Tutti guardo con lo stesso interesse e con lo
stesso amore e tutti archivio e catalogo nella mia
anima, galleria di volti e di voci, dove tutti
sono protagonisti.
Per riportarli poi alla luce e
farli rivivere sulle pagine di quel vecchio
quaderno a quadretti...
*******
Roma, 20 febbraio
https://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/monza-la-protesta-sulla-z206-io-in-sedia-a-rotelle-sullautobus-pieno-dal-cap_1328007_11/
Non c'è di peggio quando qualche passeggero
non abituale della linea chiede informazioni sulla
tale o talaltra via adiacente al percorso da
raggiungere; è un intrecciarsi di notizie quasi
mai precise: "Scenda alla fermata dopo la mia, la
vede, laggiù la tenda a strisce? dopo due fermate
deve scendere, girare a sinistra...".
Il malcapitato che non sa orizzontarsi, va avanti
nella calca tentando di raggiungere l'autista che
sembra dargli maggiori garanzie, ma purtroppo alle
volte i conducenti sono nuovi della linea e sono
sguarniti di notizie confortanti... allora il
poveretto, deluso, scende alla prima fermata,
riprende l'auto successivo sperando in ulteriori
informazioni.
Talvolta, invece, ci si trova di fronte a certi
individui malfidati che non si accontentano
neanche delle notizie più dettagliate fornite da qualche passeggero con esperienza pluriennale di
quella linea e, caparbio, ripete la sua domanda ad
ogni volto proteso verso di lui finchè,
finalmente convinto, si dà pace e resta in
silenzio fino alla meta.
*******
25 Febbraio
Finalmente la pioggia desiderata dopo tanta siccità..., ma non è una pioggia liberatoria, è uno scender sottile, quieto che rende ancor più triste la già melanconica giornata... Rientro dopo due giorni passati a casa ed è ancora più difficile riprendere il contatto col lavoro ormai non più amato.
Guardo un cartello che ballonzola a un metro da me: "Una legge per i diritti degli animali". Ma, se dovunque sulla terra si sta ancora combattendo per i diritti dell'uomo! Siamo decisamente assurdi. A malapena digeriamo che altri popoli siano diversi da noi per usanze, religioni, tradizioni millenarie e non accettiamo che essi vengano a vivere accanto a noi, esuli da paesi dove la libertà e gli altri diritti - che per noi sono acquisiti da tempo e non li teniamo, forse per questo, in alcuna considerazione - non vengono riconosciuti, ma calpestati...
Le gocce di pioggia s'infittiscono sul finestrino alla mia sinistra formando una rete argentea attraverso la quale il mondo esterno appare ancora più lontano e non mi tocca l'anima. Dinanzi alla Fiera, dove si svolge una mostra di caravan, camping e accessori, un grosso animale preistorico in gomma e plastica riempie un'ampia superficie, con la sua sagoma scura, quasi a ricordarci la nostra nebulosa origine animale.
*******
28 Febbraio
Oggi, invece, è una mattinata splendida: il cielo è terso dopo la pioggia di stanotte che ha lavato ogni cosa e sciorinato gonfie nuvole bianchissime, immobili e allegre come immensi grappoli di zucchero filato.
Mi ricorda il cielo sereno ed indescrivibile di Medjugorje, piccolo centro jugoslavo a cui l'altr'anno mi ha condotto un pellegrinaggio.
Vi sono dei ragazzi, là, che asseriscono di vedere la Madonna ed essa, attraverso di loro, lancia messaggi a questo mondo inquieto e teso solo al benessere materiale. In forza o meno di queste "visioni" la gente del luogo, rozza ma gentile e semplice di cuore, ha recepito le indicazioni di Maria e si è resa disponibile ad una vita di pace e d'amore.
Medjugorje è diventata meta di pellegrini che giungono da ogni parte del mondo, sacerdoti e laici che, indubbiamente, stanno cercando Dio e la sua
parola. In quel piccolo villaggio lontano dal caotico mondo occidentale, essi trovano una serenità ed una forza interiore che li muta e li predispone a ritornare in patria diversi, nuovi nell'anima, disposti a collaborare con Dio, ognuno nel modo che gli è piu' congeniale.
Quasi non si puo' descrivere quello che avviene nel cuore di chi vi si è recato, sono cose intangibili, come queste nuvole immense e soffici di oggi, tanto simili a quelle della scorsa estate quando, per mia fortuna e quasi casualmente - poichè la chiamata della Madonna si manifesta appunto nei modi più disparati e talvolta curiosi - mi son trovata a far parte d'uno di questi gruppi diretto in Jugoslavia.
L'inquietitudine che mi serpeggiava dentro senza motivo, si placa misteriosamente al ricordo dell'esperienza vivificante che ho vissuto laggiù e che mi accompagna comunque ancora nella vita quotidiana.
Imperia, come sempre piena di vita e di rancori, sputa ininterrotta le sue sentenze mentre l'autista, un bell'uomo bruno, somigliante a un Maurizio Arena povero ma bello degli anni sessanta, lancia occhiate interessate ad una giovane donna ferma accanto a lui, che non lo ricambia affatto.
Appena dopo l'angolo, alla fermata vicina alla scuola d'arte Silvio d'Amico, su un piccolo spiazzo erboso, è infissa una croce bianca di marmo dinanzi a cui non mancano mai dei fiori freschi. È il luogo in cui qualche ragazzo su una moto ha trovato la morte ed una mano gentile - forse qualche compagno di scuola - non dimentica mai di mantener vivo il suo ricordo.
Ritorno
Mi rendo conto che per tutta la strada c'è un fiorire di mandorli bianchi e rosa, ma ora il cielo limpido di stamani è minato da nuvoloni grigi forieri di maltempo.
Accanto a me una giovane coppia cinguetta teneramente abbracciata: ambedue in jeans, lei bellina e spavalda, lui con un viso ricoperto di grossi brufoli di cui lei sembra non accorgersi; parlottano sottovoce e a Caracalla scendono di corsa tenendosi per mano, seguiti dagli occhi accorati di un ragazzo, un militare a giudicare dall'aspetto, improvvisamente preda della nostalgia.
Un altro giovane, accanto a lui, ascolta la musica con una cuffia ma il volume è cosi' alto che anch'io posso udirla da una certa distanza; lui non se ne rende conto, cosi' come del resto la stragrande maggioranza dei suoi rumorosi coetanei che non pensano ai danni arrecati all'udito dall'uso indiscriminato di tali infernali aggeggi.
Anche mia figlia, purtroppo, non ne è esente: per lei il rumore, la musica e la tv ad alto volume sono vita e pane quotidiano.
Il pensiero di Donatella mi porta ad osservare con più attenzione una ragazza bionda, pulita e tirata a puntino che è seduta vicino a me: giacca imbottita, colori e tessuti soffici, collettino bianco della camicetta ricamato a piccoli fiori rosa, mani affusolate ed eleganti che ancora non hanno conosciuto i lavori domestici, unghie piccole e corte, qualche anello.
Rifinita in tutti i particolari, coi capelli lisci tirati a coda di cavallo in modo da dar maggior risalto al viso chiaro e agli occhi azzurri e limpidi, assomiglia in modo singolare e impressionante a Lucia, la mia esilarante, coraggiosa, assurda, ambiziosa e impertinente amica d'infanzia, avida di vita...
********
1 Marzo
https://www.affaritaliani.it/roma/alemanno-roma-in-tilt-con-un-temporale-estivo-cosa-succedera-in-autunno-556008.html
Piove, d'una pioggia uggiosa, senza fine; via Merulana è intralciata dal lavoro dei tagliarami e due ambulanze, imbottigliate nel traffico, chiedono spazio con la sirena spiegata: è questione di vita o di morte ed è assurdo che la esistenza d'un uomo sia messa ancor più in pericolo dal caos cittadino.
Dopo qualche istante, però, il nodo di macchine si scioglie, le auto si dispongono lateralmente ed esse passano col loro importante carico umano; si cammina ora più che speditamente.
A P.za Numa Pompilio, su una piazzuola erbosa, tre uomini del Comune sarchiano il terreno, tosano l'erba e respirano, incuranti, le venefiche scorie delle macchine di passaggio.
*******
2 Marzo
Esco di casa già in ritardo, lasciando sola mia figlia sedicenne vittima d'un piccolo malessere, secondo me immaginario. In questi frangenti il mio cuore si è sempre diviso in due: da una parte il mio dovere di madre che sarebbe quello di stare accanto ai suoi piccoli in difficoltà, dall'altra il mio ruolo di lavoratrice.
Quando i miei figli erano piccoli, tale dicotomia era davvero insostenibile, difficile decidere dinanzi a quelle faccette rosse di febbre o di varicella, dinanzi a quegli occhi dolci e imploranti la mia presenza che spesso negavo.
Forse, poi, allora il mio senso materno benchè esistente, era soffocato da un egoismo giovanile che mi faceva preferire un pò di libertà dinanzi alla mia scrivania che non l'impegno dinanzi al letto del piccolo ammalato di turno.
Ora, che questa dicotomia quasi non esiste più, poichè gli anni, la maturità e l'esperienza mi hanno insegnato molto e cerco mille scuse per non recarmi al lavoro, eccoli qui adolescenti, quei piccoli d'allora, con le facce ed i pensieri adulti, che quasi non hanno più bisogno di me!
So che un domani non molto lontano, essi mi rimprovereranno del poco tempo loro dedicato in questi anni, anni in cui, ancora immatura per il mio ruolo di madre, (ma c'è forse un'età? Forse c'è, non già un'età anagrafica ma una mentale, di maturità interiore e vocazionale) ma forse io forse stoltamente e vanamente cercavo l'affermazione del mio io...
È una giornata splendida, calda, trafficata come sempre agli inizi del mese quando i soldi circolano a profusione e la voce "benzina" è ancora in attivo nel bilancio familiare. Verso il 10/12 del mese già tutto s’acquieta...
Inoltre via Merulana è ancora sossopra, per percorrerne l'ultimo tratto, l'auto ha impiegato quindici minuti. Insomma, oggi tutto è dominato dalla confusione, dall’euforia, ma con una punta di rabbia.
Una ragazza dai lunghi capelli ed il volto bruni, approfitta della sosta dell'auto per fare un cenno all'autista con un bel sorriso; lui apre e lei, contenta, sale su e lo ringrazia caldamente.
Anche il signore d'una certa età, distinto nel suo cappotto blu di panno, un viso affilato e bianco che nonostante le diversità rassomiglia ad Andreotti, ha fatto tardi ma non dà il minimo segno d'impazienza, siede tranquillo a guardare la strada che gli scivola accanto.
*******
4 Marzo
https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Almone#/media/File:Villa_Almone_ingresso.jpg
Stanotte tuoni fragorosi hanno turbato la tranquillità del sonno, mentre stamani in cielo è spuntato un sole primaverile che rallegra il cuore. Un negro alto e scurissimo sale reggendo a tracolla un'enorme borsa in cui racchiude chissà quanti e quali oggetti che spera di vendere, una volta stesa la stuoia in qualche angolo della città. In mano regge un'ingombrante scultura di legno, tipica della sua terra: è una nave votiva intagliata con figure d'uomini seduti sul fondo della barca. Orribile e di gusto piuttosto kitch.
Le margherite invadono i prati a centinaia come una lieve nevicata dai riflessi dorati. Fuori tempo, ma ancora allegro con quelle coccarde rosse, insensibile allo smog ed alle intemperie, l'albero di Natale dinanzi alla "città di cassette", resiste ancora.
Piu' avanti un grosso albero di mimosa china i rami carichi di batuffoli gialli, a lambire il grigio dell'asfalto. Persino Villa Almone sempre chiusa, silenziosa e inaccessibile, oggi spalanca alla primavera il cancello di ferro e sul prato che le si stende dinanzi, un nugolo di piccioni svolazza e gorgoglia, gaio.
*******
7 Marzo
https://www.barinedita.it/reportage/n3417-la-storia-di-vito--l-ambulante-che-%22costringe%22-i-baresi-a-comprare-i-fazzoletti
Attendo l'auto per tornare a casa, quando mi si avvicina un giovane con una gran borsa in spalla; in mano ha una scatolina di cerotti, fazzoletti di carta, sacchetti per il freezer e insiste garbatamente affinchè gli acquisti qualcosa, tanto per aiutarlo, finchè non cedo.
Quando ha concluso quel misero affare, rimette dentro gli altri oggetti e si ferma a parlare, sfogandosi un po': ha quasi trentanni e da cinque fa questo mestiere, non ha trovato altro, non può fare nemmeno il manovale poichè si richiede esperienza...
Ma non è un depresso, la sua è una rassegnazione, un'accettazione composta e dignitosa; non vuol pesare sul già magro bilancio della madre vedova e pensionata, ci pensa lui a sbrigare le sue faccende ed è riuscito anche a curarsi i denti che, purtroppo, sono malati.
Difatti, gliene mancano alcuni dell'arcata superiore; solo uno lungo e buffo spunta a far contrasto con la dentatura inferiore quasi perfetta. indossa un completo jeans ordinato, cosi' com'è ordinato il suo aspetto ed i capelli biondorossicci pettinati all'indietro.
Aspetta con me l'auto e mi saluta quando salgo su, mentre io mentalmente gli auguro buona fortuna ed un lavoro meno precario.
******
8 Marzo
https://www.genova24.it/2020/03/giornata-della-donna-polverizzate-scorte-di-mimose-made-in-liguria-90-della-produzione-nazionale-232349/
In via Merulana continua un brulichio di grandi lavori: ci sono ancora due grandi gru gialle, i camions che man mano si riempiono di legna, gli uomini del Trentino che accuratamente spogliano i platani dai rami frondosi ma superflui; dall'alto delle gru segano con cura, lanciando avvertimenti agliuomini che stanno a terra e che si occupano di tener libera l'area sottostante, fermando gli incauti passanti distratti.
Capannelli di gente col naso all'aria seguono ogni operazione con attenta pazienza e sobbalzano ad ogni tonfo che i rami producono sul selciato.
...Altri uomini hanno invece. divelto l'asfalto dei marciapiedi, hanno aperto i tombini e stanno effettuando controlli alla rete idrica, ai tubi del gas, ecc...
Oggi è una radiosa mattinata e l'auto è stato preso d'assalto da una massa di giovani vocianti e allegri che si fanno spazio sul mezzo già affollato di gente anziana o di mezza età; più avanti, un altro gruppo si accalca alla fermata di S. Giovanni: un'altra scolaresca in festa che si dirige verso il Luna Park e che sale con aggressività.
La maggior parte delle ragazze ha in mano un rametto di mimosa per festeggiare il giorno della donna e lo sventola nello spazio ristretto
dell'auto come una piccola bandiera gioiosa; altre, invece, ne portano un ciuffo all'occhiello dove spicca, ancora più solare.
Jeans e giacconi ornati di etichette predominano nell'abbigliamento, capelli ricci e disordinati, capelli impomatati di gelatina secondo la moda corrente, volti truccati e non... in tutti una gioia di vivere e di gioire che rompe gli argini della monotonia.
Io e l'uomo grasso di fronte a me ci scambiamo un'occhiata di complice allegria, mentre gli anziani bofonchiano criticando il comportamento dei giovani e il loro modo di parlare un po' sguaiato.
Al ritorno gli uomini del Nord - solidi e lignei anch'essi - hanno caricato i grossi tronchi tagliati su alcuni camioncini e stanno ripulendo la strada dei rami piu' esili.
Hanno terminato il lungo lavoro, presto torneranno a casa, ai loro monti silenziosi, alle loro valli deserte in cui presto fiorirà la primavera.
Di essi, qui in città, rimarrà un breve ricordo, più che altro un po' d'invidia per quel loro lavoro così affascinante, benchè pesante e rude: guardare la città dall'alto delle gru gialle, vedere i mille tetti delle case, le cupole dorate delle chiese negli abitacoli sospesi che assomigliano tanto alle coffe delle antiche navi, da cui si sperava di veder apparire un'isola ignota, un nuovo mondo, una realtà misteriosa.
I platani che s'ergono ora nudi e scultorei verso il cielo, privati come sono delle frondosità, non nascondono più le fisionomie dissimili delle case nè il cielo e lasciano che l'occhio percorra tutta la via Merulana, dall'una all'altra basilica.
*******
9 Marzo
L'euforia primaverile di ieri ha subito un calo, forse a causa del cambiamento di clima prodottosi: da ieri pomeriggio s'è messo a piovere e solo ora il tempo sta migliorando.
I colori più vividi danno alla città un aspetto pulito e gentile, ma io oggi mi sento tutti i miei quarantunanni con quest'abito quasi elegante ed il cappotto rosso longuette, le scarpe col tacco che mi danno un po' fastidio, i capelli nè lunghi nè corti (che avrebbero bisogno del taglio del parrucchiere) che mi cadono continuamente sugli occhi, il rossetto aranciato che mal s'accorda col rosso vivo del cappotto... Ma, tant'è, non avevo molto tempo da dedicarmi, stamani.
Il volto simpatico e ridente di Carosone - una brutta riproduzione cinematografica in bianco e nero - sfila ripetuto sotto i miei occhi da un manifesto murale e mi rimette di buon umore.
Una donna dall'età indefinita è appoggiata ad uno dei sostegni, gli occhi distanti dalla realtà che la circonda; indossa un buffo impermeabile di plastica trasparente ed ha una faccia insonnolita, come molte altre stamattina. Forse ha festeggiato il giorno della donna con altre amiche in qualche ristorante o ritrovo della città.
L'auto mi è sfuggito, al ritorno, sotto il naso. Ho timbrato in uscita alle 15,38 e appena fuori ho scorto il mezzo che filava via vuoto e senza fretta. Peccato! Ho dovuto attendere mezzora alla fermata, brontolando tra me e passeggiando avanti e indietro. Alle 16,05 ne è arrivato un altro con tutta calma: la gente sopra era infuriata, specie una signora d'età avanzata che sbraitava contro l 'Atac e il governo, alzando la voce e condannando presenti e assenti a causa dell'accettazione passiva d'una tal situazione. Si', Roma è diventata un casino!" rincara la dose un giovane dal forte accento meridionale che incontro spesso sulla linea. Anche lui è uno dei tanti un po' fuori di testa, disorientati che pero' non recano alcun danno ai loro consimili.
Oggi stringe tra le mani una grossa radio e sta seduto sul gradino d'un sedile. Giorni fa se ne stava a capo chino, quasi sofferente, tossendo
ogni tanto, coi capelli ricciuti bagnati dalla pioggia che l'aveva colto alla sprovvista.
Una donna dal volto stolido sale alla fermata successiva dando grande impiccio con la sua borsa ingombrante.
Un'altra, bofonchia tra sè: "Chi sta meglie, o 'vvi', è chisto ca sta assettate!", rivolgendosi all'autista che, imperturbabile, continua a guidare il mezzo senza curarsi del malumore che gli circola intorno.
Viaggia lento, senza affannarsi, quasi a fare un dispetto a tutti i passeggeri...
*******
11 Marzo
Sabato: oggi l'aria è più che primaverile e le giacche di lana, i cappotti e i soprabiti sembrano inopportuni. Sull'auto tutti i finestrini sono chiusi, ma per fortuna nell'aria così compressa, s'espande solo un odore d'arancia fresco e pulito, penetrante e inebriante.
A P.za Numa Pompilio, un ragazzo vende i giornali nel traffico e si difende con una mascherina azzurra sulla bocca. Una donna piccola, con grosse borse mi spodesta dal solito angolino accanto all'autista, ma io continuo a guardare un pallone pubblicitario bianco che danza nel cielo come una luna estemporanea e inattesa.
Un'altra donna, seduta accanto a me, sta nettandosi le unghie guardando fuori del finestrino con una faccia triangolare e minuta, percorsa da una fittissima rete di rughe che s'aggrinziscono tutte ad ogni movimento e la fanno assomigliare ad una piccola buffa scimmia. E della scimmia ha lo sguardo curioso e indagatore che getta qua e là e fuori del finestrino, al mondo che le scorre accanto. Un'anziana signora che le sta di fronte, la guarda scuotendo il capo ritmicamente come se la disapprovasse. O forse è un tic?
*******
15 Marzo
I giorni volano irrequieti, se mi guardo indietro mi vedo ancora Natale e tra poco, invece, sarà già Pasqua. Il cielo sembra limpido oggi, ma in realtà un velo grigio lo ricopre e ne sbiadisce la chiarezza.
Un giovane sui 22/23 anni chiede informazioni al vetturino che non sa dargliene. Gli risponde, invece, un signore alto e stempiato, loden verde, pantaloni blu elettrico, vistoso anello al dito. Gentile, logorroico, approfittando del fatto che il ragazzo si sta dirigendo verso l'azienda presso la quale lavora, senza parere, l'uomo inizia una specie di interrogatorio al giovane biondo, alto, occhi celeste chiaro, un viso strano e interessante che proviene dal Nord, forse da Torino.
Il giovane replica con chiarezza, calmo anche se un pò restio a mettere in piazza i suoi affari: è già diplomato e iscritto all'Università, lavora e si mantiene agli studi. L'altro, un paio di baffi alla Menjou, lo travolge di discorsi e di consigli, di modi di dire banali, affettati che pure, sembrano nascondere qualcosa; ha l'aria di voler irretire il giovane nell'intrico delle chiacchiere, è come un grosso ragno che stia tessendo una tela invisibile e vischiosa intorno ad una giovane preda... infine li lascio al loro oscuro destino, poichè sono arrivata alla mia fermata...
Ritorno
Il viaggio di ritorno è sempre piu' stancante di quello della mattina: si è logorati dal lavoro espletato, dalle scarpe strette, si è impazienti di tornare a casa ad altri doveri ma anche ad altre gioie più consistenti; ora bisogna ancora assorbire gli umori di chi ci è accanto, gli odori pesanti dei cibi e delle bevande che gli altri hanno già ingurgitato, si è piu' recalcitranti a sopportare con pazienza gli avvenimenti talvolta assurdi che si svolgono al proprio fianco.
Un uomo grosso e calvo, malamente vestito - uno dei tanti senza tetto e senza "rotelle a posto" sale e si ferma accanto a me; mi guarda strano poichè sono intenta a prendere appunti sul mio quaderno a quadretti, allunga la testa glabra per scrutare i segni astrusi della mia stenografia, incuriosito e quasi sospettoso ch'io possa archiviare anche lui su quelle pagine.
Ma io smetto e mi faccio spazio più avanti, accanto ad una donna e ad un bimbo che stanno giocando con delle figurine di calciatori. Hanno ambedueuna struttura solida e aperta, un sorriso gentile e il bimbo chiacchiera senza sosta mostrando alla madre i visi di famosi goleadores.
Un giovane con pizzetto e barba alla D'Artagnan, capelli ricciuti, un paio d'occhiali tondi dalla montatura argentea, non cosi' lontano dall'età in cui anche lui giocava senz'altri pensieri, sorride e si perde in ricordi nostalgici...
********
17 Marzo
Uomini in tuta arancione stanno depilando alberi e aiuole per permettere agli arbusti ed ai cespugli di rinnovare la loro veste naturale; raccolgono i grossi ciuffi verdi in un amioncino alzando ritmicamente le braccia ed i rastrelli dagli acuminati denti metallici.
Sono anziani e un po' curvi, hanno facce rugose e cotte dal sole ma non sembrano stanchi, le loro braccia guizzano di muscoli solidi e nervosi.
Un piccolo insetto verde brillante, che è entrato dal finestrino aperto, distoglie il mio sguardo dai tagliacespugli... lo seguo mentre saltella qua e là, lo scaccio dalla mia mano e lui, ripresa la via percorsa poco prima, scompare nel cielo.
La sagoma della "groviera" o "Colosseo quadrato" è ancora molto lontana. Intorno c'è un traffico caotico e scomposto: ad un tratto una macchina taglia la strada all'auto e quasi investe un incauto passante che pretendeva di passare sulle strisce; s'alza un coro di proteste da parte dei passeggeri mentre l'autista tira un sospiro di sollievo.
Oggi nell'aria c'è un brusio, un via vai allegro e vociante di zingari, di bambini, di uomini che sbarcano il lunario vendendo giornali, pulendo i vetri delle auto, protendendo ai passanti frettolosi fazzoletti di carta, cerotti, fiori ed altri variegati generi di consumo.
A tutto questo brulichio, fa cornice il verde dei prati, degli alberi dei vivai e della primavera imminente. È quasi incredibile che a Roma ve ne sia tanto!
Ritorno
Nell'anima ho una gioiosa attesa: oggi è il mio onomastico e so con certezza che troverò ad attendermi una sorpresa da parte di Paolo, affettuoso e puntuale e dei miei figli che, pazientemente guidati da lui, mi faranno trovare un dono ed un biglietto assolutamente originali.
Le frasi, forse, negli anni sono sempre le stesse, ma di volta in volta i sentimenti sono sempre piu' ricchi e profondi.
... In una bella scatola ricoperta d'una plastica bianca ornata di piccole mele rosse e vivide, conservo tutti i loro bigliettini dove grafie tremolanti, incerte dapprima e via via sempre piu' sicure hanno vergato pensieri, auguri e desideri per compleanni, onomastici, anniversari, Natali e
Pasque, letterine destinate a Babbo Natale e a Gesù Bambino, disegni inconsistenti fatti di colori quando ancora non sapevano tratteggiare una figura... I ricordi, insomma, della nostra vita comune, piccole cose che raccolgo nell'archivio della mia casa e del mio cuore e che guarderò, col passare degli anni, con nostalgia ed una punta di tristezza.
Poichè non potrò' più far niente per riprodurre fedelmente le sensazioni che passavano sui visetti intenti dinanzi ad una sorpresa, in preda alla gioia o ad un dolore, gli sguardi colmi d'infelicità in certi momenti, le espressioni di meraviglia, le rapide strette nell'arco delle mie braccia, allora grandi per contenerli e proteggerli...
Un giovane garbato chiede dove debba scendere per raggiungere Piazza Epiro. Siamo a Caracalla ed una signora anziana gli suggerisce di scendere là e prendere un altro mezzo o di farsela sportivamente a piedi; lui non se lo fa ripetere due volte e, attraversando l'ampia piazza, s'avvia a piedi baldanzoso. Io e l'autista non facciamo a tempo a consigliargli di scendere alla fermata successiva, distante solo pochi passi dalla sua meta. "Cosi' impara a documentarsi prima!" dice l'autista tutto baffi, capelli e barba. "Tutta esperienza!" faccio io, di rimando.
A P.za S. Giovanni passa un francescano scalzo, alto ed ascetico con una faccia bianca, capelli cortissimi e due occhi sognanti, che vedo spesso correre la mattina verso il Laterano. Un giovane è fermo dinanzi al semaforo e mangia tranquillamente una pizza; dietro di lui spunta il volto semicoperto d'un uomo seduto sul bordo del marciapiedi. È uno dei tanti folli della città: ai suoi piedi ha una borsa colma di cose, in mano stringe una coperta consunta con cui si nasconde il volto per tre quarti. Il mio sguardo incrocia il suo unico occhio visibile davanti a cui lui, senza posa, muove la mano quasi a voler scacciar via un invisibile - per me - pauroso avversario...
In via Merulana, il brecciolino gettato di fresco è d'un cupo grigio ferro e s'attacca ai tacchi delle scarpe...
*******
18 Marzo
https://www.imolaoggi.it/2015/03/03/scippano-le-pensioni-agli-anziani-caccia-a-due-nomadi-romene/
Eccoli di nuovi i piccoli zingari vocianti che invadono l'auto. È tutto un chiacchierio là in fondo, un brusio come di passeri allegri in una gabbietta che limiti i loro voli. Accanto a me, tre ragazze, tre tipi completamente diversi, ognuna delle quali possiede quel quid che ne fa degli esemplari unici: una mora con lunghi capelli ricci, un paio di pantaloni neri stretti,
camicia a righe nere e rosa schocking, calze traforate, un bel viso curato e truccato. L'altra è bionda, capelli raccolti a treccia e riportati sulla sommità della testa; ha una borsa in plastica dalla forma d'un cestino, con disegni grafici colorati e sui semplici pantaloni due bottoncini luccicano come piccole stelle. La terza ha lunghe gambe su cui un morbido tessuto disegna righe ondeggianti... tre ragazze del nostro tempo.
Un'altra giovane dall'aria simpatica e dal viso aperto chiede informazioni sull'Ufficio IVA; le rispondono all'unisono una bionda sui trentanni ed una signorina attempata che con fare deciso e materno sembra prenderla sotto la propria protezione interessandosi alle vicende della ragazza che lavora da soli quindici giorni, e per giunta gratis, nello studio d'un commercialista. La cinquantenne ricorda le sue prime esperienze lavorative e rincuora la giovanetta con parole consolanti: se avrà volontà e voglia di lavorare, di sicuro troverà un posto più confacente alle sue possibilità!
...Molte facce interessanti, tra cui quella di un vecchio signore distinto che ricorda Lawrence Olivier ma con delle grosse labbra che alterano la somiglianza con il grande attore dalla bocca sottile ed imperiosa...
*******
22 Marzo
https://torino.corriere.it/scuola/20_giugno_16/fiore-salutare-maestre-speriamo-rivederci-settembre-22be612c-af32-11ea-a957-8b82646448cc.shtml
Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali. I bimbi s'affollano all'entrata del vecchio edificio scolastico accaldati, frettolosi,
coi visi allegri e festosi mazzi di fiori tra le mani destinati alle maestre, lasciando le mamme ad indugiare in piccoli crocchi ciarlieri dinanzi alle porte della scuola.
È veramente primavera e nell'aria si respira già un'atmosfera di festa. Ma quanti in questa città fatta di caos e di consumismo, ricorderanno che Gesu' sta per morire sulla Croce per riscattarci?
L'auto è completamente vuoto, c'è un affollarsi di 93 dinanzi alla fermata e per alcuni minuti ne sono stata l'unica, strabiliata passeggera. M'è sembrato quasi un sogno... C'è molto traffico, pero', in giro per le strade ed il mezzo fa lunghe soste. Il sole attraverso il vetro è un allegro, carezzevole amico che concilia un torpore da cui mi lascio pigramente invadere, visto che son seduta. I pensieri vagano distratti, senza coerenza, saltellando di qua e di là tra i cartelloni dei films in programmazione e quelli pubblicitari, enormi e colorati, sfiorando i campi di calcio e di tennis ora vuoti, le antenne che indicano il cielo, le piazzuole erbose che dividono la Colombo e dove giacciono, allineati e tristi i resti denudati di cespugli e di oleandri.
*******
30 Marzo
https://www.lavorofacile.info/news/item/3009-10-autisti-di-pullman-sul-territorio-nazionale-e-internazionale.html
Rientro dal breve periodo di vacanze pasquali tormentata dalla noia e dallo stress di affrontare, di nuovo, il percorso in auto ed il lavoro.
Ma sull'auto mi distraggo ascoltando lo sfogo d'un autista, romano di sette generazioni, grosso per quel piccolo abitacolo, che borbotta: "Non c'è più
correttezza, ordine, gentilezza... l'80% delle persone fa quello che gli pare, salgono al centro, scendono dietro... cattive abitudini... ma debbo fare altri 10 anni, poi me ne vado... rimetteranno i filobus... io non mi arrabbio ma mi dispiace...".
Sbadiglia, si stira ed apre la porta ad un trillo d'avvertimento, ma l'utente - un piccolo sardo ex minatore - gli manca una falange alla mano destra, proprio come a mio cugino Renzo - si precipita a scusarsi per l'abbaglio preso.
L'autista gli è grato di questa gentilezza e alzate le spalle continua a guidare imperterrito.
Mi guardo intorno ad osservare il paesaggio, questa natura amica che mi scorre accanto: è incredibile come sui cespugli rasati da poco già rinverdiscano le prime gemme; impettiti, spavaldi e brillanti, esili fili d'erba verdissima e qualche rametto scampato alle cesoie, spuntano dai
ceppi, s'innalzano e dondolando festosi nel vento, sembrano dire: "Esisto anch'io...!".
31 Marzo
https://www.supereva.it/i-nostri-5-passatempi-preferiti-prima-che-arrivasse-lo-smartphone/uomo-legge-il-giornale-10414/
Ieri sera in casa di amici ho mangiato molto e oggi su di me gravano, in parte, i pesanti umori derivanti dal troppo cibo e da questo cielo grigio e pesante.
Anche l'uomo piccolo e tarchiato che trovo costantemente alla fermata dell'auto a leggere imperterrito il suo Paese Sera e che è sempre gonfio di livore contro il traffico e gli autobus, oggi non parla, non sbuffa, sbadiglia e sfoglia tranquillo il quotidiano. Mentre l'uomo anziano, - un volto segnato sotto le sopracciglia cispose - che di solito bofonchia contro tutto, siede composto e silenzioso.
Mi guardo intorno, apatica e sonnolenta, mi soffermo su un impermeabile di plastica disegnato a macchie leopardesche, indossato da una donna già avanti con gli anni che lo porta con disinvoltura, corredato da una stravagante sciarpa di lamè dorato; sui capelli raccolti e biondi per la tinta, vari fermagli di fogge strane costellati di strass rilucenti.
Guardo una piccola suora anziana che sgrana lenta il Rosario, muovendo appena le labbra ed altri passeggeri che hanno le facce chine sui giornali e che oggi indossano giacche ed indumenti leggeri, poichè nei giorni scorsi si sono registrate temperature piu' che primaverili che hanno invogliato tutti a sbarazzarsi dei cappotti. Ma oggi nell'aria aleggia un brivido invernale. Eppure, nonostante tutto, dagli alberi spogli della via Merulana, rami vibranti di foglie nuove, d'un verde tenero e primaverile, si protendono al cielo sporco.
|
|