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COLLABORAZIONI
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L’ARIANESIMO
Nei primi tre secoli
della sua storia, tutta presa dal confronto a volte
aspro e feroce con il mondo pagano cercando di convertirne
i componenti che nella loro grande maggioranza non
credevano più agli dèi atavici, la Chiesa
non aveva ancora definito un Credo, cioè una
formula che sintetizzasse le principali verità
di fede ed a cui ogni cristiano doveva aderire in
modo totale.
Tale mancata codificazione e conseguentemente l’insufficiente
conoscenza delle verità di fede ortodosse,
offrì a teologi e pseudo teologi la possibilità
di proclamare e propagandare dottrine su questo o
quell’argomento teologico, alimentando errori
e divisioni a volte gravi.
Uno di questi, quello che più danni arrecò
alla Chiesa primitiva fu ARIO (ca
256 – 336) un presbitero di Alessandria di aspetto
piacevole, piuttosto famoso dotato di un viso riflessivo
e malinconico e di una voce dolce e profonda che contribuiva
ad accrescerne l’eloquenza di predicatore ed
il carisma di abile parlatore. Egli per diffondere
la propria dottrina utilizzò canti popolari
ed inni intonati da marinai e viaggiatori, anticipando
di oltre mille anni quel tipo di propaganda che viene
utilizzata nei nostri tempi.
Papa San Vittore I
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Egli mutuò la sua dottrina da
alcune eresie antitrinitarie tra cui L’
ADOZIONISMO, una fantasiosa teoria elaborata
da un conciatore di pelli di Bisanzio di nome TEODOTO che fu condannato come eretico da papa VITTORE in un Concilio tenuto a Roma nel 198.
Secondo questa teoria Gesù sarebbe stato “adottato" da Dio, così semplicemente. Egli semplice
uomo, si faceva chiamare Figlio di Dio solo perché
era stato adottato da Dio Padre.
Qui le eresie erano
duplici: si negava la Santa Trinità e la divinità
di Gesù.
Questa teoria in realtà non fu una grave minaccia
per la Chiesa e molti studiosi di Storia della Chiesa
forse non ne avrebbero neanche fatto cenno se essa
non fosse stata alla radice di una dottrina antitrinitaria
ben più grave e pericolosa: IL MODALISMO o SABELLIANISMO.
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Cos’era il Modalismo? Era un’eresia che
riduceva le tre Persone della Santissima Trinità
a manifestazioni o modi di un’unica Divina Persona.
Iniziatore di questa dottrina fu NOETO DI
SMIRNE di cui poco si conosce ma quel che
è certo è che la sua fama fu presto
oscurata dal suo discepolo PRASSEA che
diffuse ampiamente la nuova eresia facendo incrementare
il numero degli aderenti.
Tra i nuovi seguaci vi fu SABELLIO, che fu colui che avrebbe
dato alla dottrina un contenuto più teologico
e di fronte al quale sia Noeto che Prassea passarono
in seconda linea, tant’è che il modalismo
è più conosciuto col nome di Sabellianismo.
Concilio di Nicea
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DOTTRINA e DIFFUSIONE
La sua eresia contrariamente alle altre
precedenti si adattava perfettamente alla situazione politica
e sociale del tempo.
Ormai le persecuzioni con Costantino
erano cessate, il fervore mistico dei primi cristiani era
in diminuzione e molti intellettuali, convertiti al cristianesimo
più per far piacere all’imperatore che per
intima convinzione, rimanevano sostanzialmente dei pagani
a cui un’idea formulata con coerenza ed abilità
non poteva non suscitare interesse e un’attenta valutazione.
L’Arianesimo fu dunque la più grave crisi che
la Chiesa dovette affrontare nei primi secoli, paragonabile
forse alla crisi della Riforma protestante. Per più
di un secolo continuò a decimare le file dei cristiani
aprendo falle nel clero stesso e accrescendosi sempre più
in modo esponenziale.
Ma in che cosa consisteva questa travolgente dottrina che
rappresentò per la Chiesa un vero e proprio cataclisma?
Non è facile spiegarla in poche parole anche se potremmo
dire che essa consisteva in una teoria che negava la divinità
del Verbo e conseguentemente di Cristo.
Il Figlio, sebbene creatura superiore ad ogni altra aveva
dovuto avere – diversamente da Dio – un inizio.
Solo Dio Padre era Dio vero, increato, unico ed inaccessibile,
come principio ingenerato: il Logos non poteva essere né
coeterno rispetto a Lui né ingenerato, dal momento
che aveva ricevuto dal Padre la vita e l’essenza :
“Se il Figlio è figlio vero, allora il Padre
deve precedere il Figlio”; quindi vi era un tempo
nel quale Egli non esisteva, dunque è stato creato
o generato.
In poche parole il Verbo non è che un
figlio adottivo di Dio, la sua prima creazione, e con queste
sue teorie smantellava tutta la concezione cattolica insegnata
dalla Chiesa, e negava la divinità di Cristo.
Quanto allo Spirito Santo esso è stato a sua volta
creato dal Verbo ed a Lui subordinato.
Ario ebbe molti simpatizzanti anche tra personaggi influenti
della corte imperiale, ma il suo sostenitore più
accanito fu EUSEBIO DI NICOMEDIA, che in
gioventù era stato suo compagno di studi ed era legato
al predicatore alessandrino da sincera amicizia. Il suo
appoggio fu importante.
Egli era un uomo di grande cultura, teologo, geografo, matematico
e poteva anche vantare il più grande dei privilegi:
quello di essere amico della famiglia imperiale, anche se
ciò non gli servì molto.
Scoppiata la crisi
dell’Arianesimo, le dispute divennero sempre più
aspre all’interno della Chiesa: Gerusalemme contro
Antiochia, la Bitinia contro i Galati e così via.
L’imperatore COSTANTINO preoccupato
della piega che prendeva la questione e volendo ripristinare
l’ordine e ristabilire la verità, convocò
il Primo Concilio Ecumenico della Chiesa che venne inaugurato
a Nicea il 20 maggio 325, in questo sostituendosi a PAPA
SILVESTRO a cui sarebbe spettata l’iniziativa.
San Silvestro I, Papa
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Moneta con ritratto di Costantino
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IL CONCILIO DI NICEA
Convocato con il preciso scopo di cercare
di pacificare le divisioni che si stavano creando in seno
alla cristianità e proclamare la retta dottrina sulla
divinità di Gesù Cristo, ad esso parteciparono -
secondo la maggioranza degli storici - 318 vescovi, in larghissima
maggioranza provenienti dalla parte orientale dell’Impero.
A tutti Costantino pagò il viaggio e le spese di
soggiorno; l’ingente onere di tali spese fu interamente
addebitato al bilancio statale.
Quando la discussione ebbe inizio, la maggior parte dei
partecipanti risultava ancora non schierata, ma ben presto
quando i protagonisti cominciarono ad esporre le loro teorie,
l’aula conciliare si trasformò in una arena.
La tesi ariana fu esposta prima dal vescovo Eusebio di Nicomedia
che diede vita ad una violenta controversia e poi da Ario
che, chiamato a giustificare il suo operato davanti all’Imperatore,
si difese con dignità mostrando di essere in buona
fede.
La tesi contraria all’Arianesimo fu sostenuta soprattutto
da ALESSANDRO, vescovo di Alessandria e
da ATTANASIO semplice sacerdote ma teologo
molto valido e stimato che già in passato aveva avuto
feroci polemiche con Ario; essi argomentarono le loro tesi
in modo così efficace che convinsero la stragrande
maggioranza dei vescovi presenti in aula ad accettarle.
Alla fine l’Arianesimo fu condannato
come dottrina eretica e messa al bando; Ario e i due vescovi
(tra cui Eusebio da Nicomedia) che ne avevano sostenuto
la dottrina, furono scomunicati e mandati in esilio.
Venne
ribadita solennemente la divinità di Gesù
Cristo, procedendo alla formulazione di un simbolo o Credo
che esprimeva la fede comune della Chiesa (CREDO
NICENO), dove per quanto concerne la natura di
Cristo fu inserito il termine HOMOOUSION (consustanziale).
In parole semplici il Figlio generato
dal Padre è della stessa sua sostanza (mentre il
punto centrale della dottrina ariana era proprio la negazione
della consustanzialità ).
Il Concilio si concluse con grande sfarzo e con un banchetto
cui parteciparono tutti i vescovi, con esclusione dei due
incauti vescovi che nel difendere Ario ne condivisero la
sorte.
Il pericolo ariano sembrava scongiurato, ma la storia successiva
dimostrò che esso era ancora vivo e vegeto.
Il Credo di Nicea
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L’ARIANESIMO DOPO NICEA
San Giulio, Papa |
La setta degli ariani non si sciolse ma continuò a diffondersi nel mondo;
molti vescovi orientali che avevano votato a Nicea
contro l’Arianesimo non erano soddisfatti del
termine adottato “homoousio“ ed erano
allarmati più per l’eresia di Sabellio
che consideravano un pericolo maggiore dell’Arianesimo.
Nel 327 Ario rese di fronte a Costantino una professione
di fede che venne considerata sufficiente alla sua
reintegrazione. L’anno seguente Eusebio di Nicomedia
fu richiamato dall’esilio, e divenne anche consigliere
fidato di Costantino (fu lui a battezzarlo in punto
di morte nel 337).
Dal 326 in poi fu condotta una
campagna sistematica contro i vescovi niceni, deposti
a decine. L’acme fu raggiunto nel 336 quando
Attanasio, nel frattempo nominato vescovo di Alessandria,
venne deposto e rimosso dalla sede vescovile.
Nel 336 Ario morì all’età di circa
80 anni, lasciando ai suoi seguaci il compito di difendere
la sua teoria eretica nella quale forse neanche lui
credeva più.
La rinascita dell’Arianesimo
fu in massima parte opera di Eusebio di Nicomedia
e di pochi altri vescovi orientali. Solo nel 340 Attanasio
– che fu poi santificato dalla Chiesa –
ottenne soddisfazione grazie a PAPA GIULIO
I che in un Concilio a Roma lo riabilitò,
considerandolo ingiustamente calunniato, e durante
il quale si ribadì la condanna dell’Arianesimo.
La dottrina di Ario tuttavia, continuò ad avere
successo tra quelle popolazioni che i romani chiamavano
barbare e che vivevano nelle province del Danubio:
Goti, Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Vandali, Alemanni;
essi furono tutti di credo ariano. Sarebbe passato
molto tempo prima che queste popolazioni potessero
essere riassorbite dall’ortodossia; solo entro
la fine del VIII secolo l’Arianesimo si
potè definire scomparso. |
Foto fornite da Cartantica
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