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COLLABORAZIONI
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I CATARI
Sebbene illuminata dalla presenza fisica degli Apostoli e
fortificata dalla loro predicazione, la Chiesa ha dovuto confrontarsi
contro falsi profeti e bugiardi maestri, che insegnando dottrine
erronee non in sintonia con la dottrina degli Apostoli, diffondevano
eresie e conseguenti divisioni tra i fedeli.
Ci vollero quattro secoli prima che venisse definito il Credo,
cioè la formula di fede che sintetizza i principali
dogmi cristiani, ma nonostante ciò, nell’arco
di tempo che va dalla nascita di Gesù ai nostri giorni,
si sono formate numerose eresie dovute al mancato accoglimento
di qualche parte del Credo sia da parte di singoli individui
che da gruppi più o meno grandi ed organizzati.
Uno dei movimenti ereticali più organizzati ed efficienti
che diedero molto filo da torcere alla Chiesa ufficiale fu
quello dei Catari o Albigesi i quali diffusero
la loro dottrina nei secoli XII° e XIII° riuscendo
a penetrare in tutte le classi sociali e persino in parte
del clero.
LE ORIGINI DEL MOVIMENTO
Mani
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Sant'Agostino
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Il movimento dei Catari (da Khataros che in greco significa
“ puri “) affonda le proprie radici nelle Sette
ereticali dualistiche molto diffuse nei primi secoli del cristianesimo
ed in particolare dal MANICHEISMO, una dottrina
elaborata da un persiano nato in Mesopotamia di nome MANI
o MANICHEO vissuto tra il 216 e il 277 circa.
Principio fondamentale del manicheismo è la divisione
dell’universo in due parti distinte :
il Regno della Luce a Nord dove governa un
dio buono, il Padre della Luce e il Regno delle Tenebre
a Sud, dominio di un dio cattivo, il Principe delle Tenebre.
Questi due regni sono stati e sono in conflitto perenne tra
loro. Sarebbe lungo e complicato da spiegare la storia di
questo conflitto e potrebbe riuscire alla lunga anche noioso
per chi legge, per cui ritengo opportuno solo accennare che
ad un certo punto della sua predicazione, Mani iniziò
a interpretare e ad adattare la fede cristiana alla luce delle
sue strane teorie.
Nel IV° secolo la Chiesa manichea era presente in tutto
il territorio dell’impero romano e sebbene osteggiata
dalla Chiesa Cristiana e perseguitata dalle autorità
civili, continuava a fare proseliti; lo stesso S.
AGOSTINO di Ippona vi aderì, ma in seguito
si convertì al Cristianesimo, divenendo un acerrimo
nemico del Manicheismo.
Dopo violente persecuzioni ed “energiche“ espulsioni
da vari paesi dell’impero, la dottrina dualistica manichea
si avviò ad un rapido declino, ma non sparì
completamente; infatti alcune sue teorie riuscirono a sopravvivere
nell’ambito di gruppi ristretti e dopo qualche secolo
si riaffacciò con forza sulla scena, giungendo a compromettere
di nuovo l’unità dei cristiani.
Un primo passo verso questa divisione è rappresentato
dal PAULICIANESIMO setta sbocciata in Asia
Minore e fondata da COSTANTINO DI MANAMALI
e così denominata perché gli adepti avevano
un rispetto particolare per gli scritti di S. Paolo. Essi,
come i seguaci di Mani, erano dualisti e respingevano tutti
i riti e i sacramenti del Cristianesimo.
Per queste loro idee furono condannati e perseguitati dalle
autorità bizantine e costretti a difendersi con le
armi, e ci riuscirono così bene che per un certo periodo
furono in grado perfino di creare in Asia Minore un piccolo
stato indipendente, annientato però nel 752 dall’imperatore
bizantino COSTANTINO V°. Ciò nondimeno,
la setta sopravvisse per qualche tempo ma poi fu definitivamente
estirpata dall’imperatore di Bisanzio ALESSANDRO
che deportò i seguaci superstiti nell’odierna
Bulgaria. Essi comunque anche lì continuarono a predicare
la loro dottrina alle popolazioni autoctone, formando così
i loro eredi spirituali che presero successivamente il nome
di BOGOMILI e la loro dottrina è passata
alla storia col nome di BOGOMILISMO.
Effige di Costantino V
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Sigillo del Conte di Tolos
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Questa eresia dualistica la cui dottrina scaturisce come abbiamo
appurato dal Paulicianesimo, dalla Bulgaria si irradiò
in tutta la penisola Balcanica; dalla Serbia fino alla Bosnia
e a partire dall’XI° secolo anche nell’Europa
Occidentale. Ma fu soprattutto nel XII° secolo, in seguito
alle persecuzioni da parte dell’impero bizantino e ad
abili predicatori che si muovevano lungo le grandi vie commerciali,
che i bogomili esportarono la loro fede in occidente.
Nell’XI° secolo i Bogomili emigrarono nel sud della
Francia, dando vita ad una eresia che passò alla storia
col nome di CATARISMO.
La loro dottrina iniziò a diffondersi in modo disordinato
in Provenza e Linguadoca ma anche nelle Fiandre e nella Champagne
e la loro presenza e pericolosità fu segnalata per
la prima volta nel 1049 dal Concilio di REIMS,
ma le persecuzioni si intensificarono solo nei primi anni
del XII° secolo ed una delle prime vittime fu il famoso
eresiarca PIETRO DI BRUYS, arso nel 1126
a Saint-Gilles. Però solo dopo un altro concilio (il
Concilio di TOURS) nel 1163, i vescovi del sud della Francia
iniziarono ad organizzare misure tendenti a soffocare l’eresia
che si stava diffondendo in modo preoccupante da Tolosa al
Mediterraneo, anche se ancora non si era costituita in chiesa
ufficiale.
Ciò avvenne nel 1167 con la venuta dalla Bulgaria del
“vescovo” NICETA detto il Papa
dei Catari che riuscì ad organizzare i fedeli in una
chiesa ufficiale con pretese di universalità, ad immagine
di quella di Roma.
La Chiesa, nonostante qualche rogo e qualche pubblica punizione,
si mostrò straordinariamente tollerante e fu solo in
seguito al grido di allarme lanciato dal conte RAIMONDO
DI TOLOSA che nel 1177 informò le Autorità
Religiose dello spaventoso sviluppo dell’eresia catara
e ad altri gridi di allarme da parte di notabili francesi
che, durante il III° CONCILIO LATERANENSE (1179,)
fu lanciata la scomunica contro i Catari mettendoli al bando
della società civile, ma ancora non proclamando nessuna
crociata sterminatrice, cosa che accadrà solo dopo
qualche decennio.
Prima però di raccontare lo svolgimento della famosa
crociata contro i Catari cerchiamo di comprendere un po’
la loro dottrina.
Alessandro, Imperatore di Bisanzio
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Catari condannati al rogo
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LA DOTTRINA, L'ORGANIZZAZIONE, LA LITURGIA
La dottrina catara, dualista, sosteneva l’esistenza
di due dèi: in dio malvagio, creatore del mondo materiale,
della terra, del cielo, delle stelle e degli esseri umani;
e di un dio buono, creatore del mondo spirituale nel quale
esiste un universo parallelo a quello materiale. Il dualismo
trovava conferma secondo i teologi catari, anche nella divisione
delle Sacre Scritture in Antico e Nuovo Testamento. Il dio
dell’Antico Testamento creatore del mondo materiale
veniva identificato col dio malvagio o Lucifero, mentre nel
Nuovo Testamento si riconosceva l’emanazione del dio
buono.
Quanto agli esseri umani discendenti di Adamo ed Eva, essi
in quanto corporei erano considerati creature del diavolo
in cui però erano imprigionate le anime spirituali,
infuse dal dio buono, il cui scopo era liberarle e riportarle
nel suo universo celeste.
Purtroppo il dio buono non poteva liberarle perché
un abisso separava l’universo divino da quello materiale
creato da Lucifero e quindi si venne a trovare nella necessità
di generare un mediatore, Gesù, al tempo stesso suo
figlio, sua immagine e il più perfetto degli angeli
( i catari non ammettevano la Trinità ).
Cristo, risalendo al cielo aveva lasciato sulla terra la sua
Chiesa fondata sugli Apostoli affinché essa annunziasse
a tutto il mondo la verità e la liberazione dal Male.
Ma il principe delle tenebre riuscì a trascinare gli
uomini sulla via dell’errore, giungendo a distruggere
la pura chiesa di Cristo ed a sostituirla con una falsa: la
Chiesa di Roma, la Bestia Immonda dell’Apocalisse. Da
ciò si deduce che essa è la sede dei seguaci
di Lucifero e che i suoi insegnamenti sono falsi come falsi
e inutili sono i suoi sacramenti.
La croce, suo simbolo, è in realtà il simbolo
del male e quindi va odiata e rifiutata come rifiutate devono
essere le immagini sacre e le preghiere di intercessioni ai
Santi ed alla Vergine Maria, che non può essere considerata
la madre di Gesù perché Egli ha avuto solo un
corpo apparente, essendo in realtà un puro spirito.
Un’altra caratteristica dei Catari era la loro avversione
per la vita in generale ed umana in particolare, atteggiamento
che nasceva dal concetto di male, identificato con il mondo
materiale e di conseguenza le nascite erano viste come opera
satanica e le donne incinte considerate possedute da Satana.
Ideale e scopo ultimo dell’umanità doveva essere
il suicidio generale, concepito o in modo diretto o come divieto
ad ogni attività procreativa.
La Chiesa Catara era organizzata sul modello della Chiesa
Cattolica ed era suddivisa in DIOCESI, a
loro volta suddivise in porzioni minori fino ad arrivare al
nucleo minimo della casa.
A capo della diocesi vi era un VESCOVO coadiuvato
da due fedeli “perfetti” detti uno il Figlio Maggiore
e l’altro il Figlio Minore, il primo destinato alla
morte del vescovo a succedergli, il secondo a diventare nella
stessa occasione Figlio Maggiore.
Una porzione della diocesi era retta da un DIACONO
nominato dal vescovo, coadiuvato da un certo numero di perfetti,
a cui spettava la predicazione e la cura d’anime. L’
unità minima della comunità, la casa, era retta
da un ANZIANO cioè da un perfetto
che da più tempo aveva ricevuto il “consolamentum
“, il quale officiava i riti e la dirigeva .
La comunità era divisa in due categorie di fedeli:
I PRETI che conducevano una vita di rinunce
ed ascetismo e I LAICI che vivevano come
tutti gli altri uomini, potevano sposarsi, esercitare una
professione, possedere beni e sforzarsi solo di vivere rettamente
e credere nei dogmi insegnati.
I primi erano chiamati PERFETTI: sempre vestiti
di nero, praticavano l’assoluta castità,rifiutavano
di mangiare carne perché tutti i corpi di animali potevano
imprigionare un’anima umana (i catari credevano alla
reincarnazione). Essi conducevano una vita da eremiti itineranti,
recandosi di villaggio in villaggio, di castello in castello,
ovunque rispettati per la loro austerità, bontà
ed ascetismo.
I secondi erano chiamati CREDENTI : essi
non imitavano la vita dei perfetti, ma speravano che la fede
di questi procurasse loro la salvezza ed erano tenuti a condurre
solo una vita retta e rispettabile.
Il rito fondamentale, condizione fondamentale per la salvezza,
era il CONSOLAMENTUM che rendeva il credente
”un perfetto”, un uomo nuovo, un po’ come
il battesimo cristiano rende il neonato membro effettivo della
Chiesa.
Il rito del Consolamentum era celebrato dal più anziano
dei perfetti e si articolava in tre fasi:
La trasmissione del Libro, che consisteva
nella consegna al novizio del Nuovo Testamento,
la Trasmissione della Preghiera che consisteva
nell’obbligo del novizio di recitare il Padre Nostro,
infine il Consolamentum vero e proprio, che
avveniva per imposizione delle mani e la recita di alcune
preghiere.
La maggior parte dei catari non si piegarono alle dure prescrizioni
che vincolavano i perfetti, ma contavano di ricevere il consolamentum
solo in punto di morte che allora era detta “ buona
morte”.
Se il malato che aveva ricevuto il consolamentum guariva,
gli veniva suggerito di porre fine ai suoi giorni con il suicidio
che era detto “ Endura “ e che
poteva avvenire sia per inedia che per veleno o addirittura
in alcuni casi per strangolamento.
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LA CROCIATA E LA FINE
Papa Innocenzo III
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San Domenico
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Abbiamo visto come la reazione della gerarchia cattolica all’inizio
della propagazione dell’eresia fu abbastanza blanda
e solo dopo che nel 1167 il “ vescovo “ Niceta
“ riuscì ad organizzare i fedeli catari in una
chiesa ufficiale con pretese di universalità, essa
cominciò a reagire in modo via via sempre più
spietato e violento.
La svolta si ebbe nel 1198 con la salita al trono pontificio
di INNOCENZO III° ( 1198 – 1216
), ideatore di una vera e propria campagna contro i catari.
Dapprima egli inviò nel sud della Francia tra il 1207
e il 1208 famosi ed abili predicatori come S. DOMENICO
DI GUZMAN e DIEGO D’AZEVEDO vescovo di Osma per cercare di convertire i catari, ma i risultati
furono scarsi ed anzi spesso i teologi catari negli infuocati
dibattiti pubblici risultarono più convincenti di quelli
cattolici. Il punto di non ritorno avvenne il 15 gennaio 1208
con l’assassinio del legato pontificio PIETRO
DI CASTELNAU, ucciso a coltellate da un cataro mentre
galoppava tranquillamente su una mula lungo il fiume Rodano.
Quando il Papa apprese della morte del suo legato fu molto
dispiaciuto e qualche giorno dopo diede ordine all’Abate
di Citeaux, ARNALDO AMALRICO di dar vita
ad un’armata di crociati e annientare tutti gli eretici
situati nel sud della Francia.
La crociata fu predicata dagli inviati papali e ad essa parteciparono,
oltre a molti nobili del Sud e del Nord della Francia, anche
molti avventurieri attratti più che dal perdono dei
peccati dalla possibilità di saccheggiare e impadronirsi
di campi e proprietà varie.
L’esercito crociato arrivò così a contare
circa 20.000 cavalieri e oltre 20.000 soldati e servi al seguito,
tutti pronti ad iniziare la “ santa “ crociata.
La prima città ad essere posta sotto assedio il 22
luglio 1209, fu Béziers i cui abitanti rifiutarono
di arrendersi. In essa vi erano anche vari cattolici fedeli
alla Chiesa di Roma e quando si chiese al legato pontificio
Arnaldo Amaury come si potessero distinguere gli abitanti
catari da quelli cattolici egli pronunziò la famosa
frase: “ Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere
i suoi “.
Espugnata in breve tempo dai crociati, essi entrando in città
diedero inizio ad una carneficina massacrando uomini donne
e bambini.
Nel giro di poche ore le strade della bella città
di Béziers furono disseminate di cadaveri e di macerie
.In quel giorno e nei giorni seguenti furono massacrate 20.000
persone e Arnaldo Amaury ricevette le congratulazioni dal
Papa in persona!. “ Dulcis in fundo” la città
fu data alle fiamme.
Il massacro degli abitanti di Beziers
e il suo incendio, furono i primi eventi davvero poco onorevoli
della crociata intrapresa dalla Chiesa.
Simone de Monfort
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Catari imprigionati dopo la presa di Carcassonne
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Alla presa di Béziers seguì l’assedio
e la presa del castello di Carcassonne, dove fu imprigionato
e morì in carcere il visconte Raimond-Roger di Trencavel,
Signore della città. Nei duri combattimenti a Carcassonne
si mise in evidenza per il suo coraggio SIMONE DI
MONTFORT un signorotto dell’Ile-de-France a
cui furono donate le terre conquistate, assumendo anche il
titolo di visconte di Carcassonne. Considerato anche il più
valoroso dei nobil,i fu messo a capo dei crociati al posto
di Arnaldo Amalrico che fece ritorno a Roma.
Dal 1210, con a capo Simone di Montfort, i crociati conquistarono
una impressionante serie di città e villaggi catari:
Agen, Bram, Cahusac, Albi, Castres, Lavaur, Montegut, Saint
Marcel ecc.; all'occupazione, seguì sempre la tortura
e il massacro degli eretici. Un episodio per tutti fu la conquista
di Lavaur nel 1211 con il rogo di 400 catari e l’uccisione
di Giraude di Lavaur una nobile catara, sorella del comandante
della guarnigione, molto amata anche dai cattolici. Essa fu
gettata in un pozzo e lapidata a morte dai crociati su ordine
del Montfort.
Solo la città di Tolosa resistette valorosamente all’assedio
crociato. Nel 1212 intervenne nella crociata, prendendo le
difese dei tolosani, il re d’Aragona PIETRO
I° poiché molte terre intorno a Tolosa
invase dai crociati facevano parte del suo regno. Fra gli
aragonesi ed i crociati la lite degenerò in guerra
e nella pianura davanti alla città di MURET gli aragonesi furono sconfitti da Simone de Montfort ed il
re d’Aragona fu ucciso già nel primo assalto
( 13 settembre 1213 ).
I tolosani, nonostante la morte del re d’Aragona, non
si arresero e continuarono a resistere all’assedio dei
crociati ancora per qualche tempo, fino al 1215 quando dovettero
cedere.
Ma il signore di Tolosa Raimondo VI° ed il figlio
Raimondo VII,° fuggiti in Inghilterra, non si diedero
per vinti e prepararono il ritorno. Sbarcati a Marsiglia nel
1216 e formato un esercito con persone a loro devote, nel
1217 riuscirono a sconfiggere l’esercito crociato che
ancora assediava Tolosa, rientrando nella città tra
due ali di folla acclamanti.
Furioso per l’affronto
subito, Simone di Monfort ripartì con le sue truppe
verso Tolosa, cingendola di nuovo d’assedio. E proprio
durante questo assedio trovò la morte, colpito da una
palla di pietra lanciata da una donna.( 1218 ).
Il comando dei crociati passò al figlio AMAURY
VI° DI MONTFORT, ma con scarso successo, tanto
che fu costretto qualche tempo dopo a cedere tutte le terre
conquistate dal padre a da lui al re di Francia LUIGI
VIII° che nel frattempo era intervenuto con tutta
la forza del suo esercito nelle operazioni militari, per dare
man forte allo stesso Amaury!
Alla fine nel 1229, spossato dalla lunga guerra, Raimondo
VII° di Tolosa accettò lapace, conservando parte
delle sue terre ma dovendo dichiarare la sua fedeltà
al re di Francia.
“Scoppiata” la pace, ai militari
subentrarono gli inquisitori domenicani e francescani guidati
da PIETRO SEILAN e GUGLIELMO ARNAUD,
la cui attività era stata ufficializzata da
Papa GREGORIO IX°. Essi erano odiati
dalla popolazione locale ma riuscirono ad imperversare sul
territorio con estrema severità per circa 100 anni,
facendo imprigionare, torturare ed uccidere un numero considerevole
di eretici.
L’odio per gli inquisitori si concretizzò
ad Avignonet , dove nel 1242 fu ucciso Guglielmo Arnaud insieme
a sette monaci inquisitori.
Amaury de Monfort
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Papa Gregorio IX
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Questo fu il pretesto per scatenare un ultimo colpo ai catari
asserragliati nella fortezza di MONTSEGUR,
divenuta nel frattempo la capitale clandestina del catarismo
e il cui assedio fu l’atto finale della guerra contro
i catari.
Nel maggio del 1243, la fortezza difesa da Raimond de Pèirelle
e dal perfetto Bernard Marty iniziò ad essere assediata
dalle truppe al comando del siniscalco di Carcassonne UGO
DI ARCIS. Il 28 febbraio 1244, dopo nove mesi di
assedio, la fortezza capitolò e immediatamente furono
eretti i roghi sui quali, il 16 marzo 1244, furono arsi più
di 200 eretici cominciando dal loro vescovo Bernard Marty.
La terribile avventura dei catari si concludeva.
Papa Innocenzo IV assolve il conte di Tolosa
- 1244
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Foto fornite da Cartantica
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