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COLLABORAZIONI
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LA RIFORMA PROTESTANTE
Già a partire dai primi anni del secondo millennio,
in seno alla Chiesa Cattolica forte era il desiderio di una
profonda riforma, specie dei costumi del clero, anche perché
il sempre rinviato rinnovamento, quasi come un preannuncio
di mali ancora maggiori, aveva causato già la “Cattività Babilonese“ dei Papi ad Avignone e
lo Scisma d’Occidente, due eventi per citare solo i
più gravi, che fecero tremare dalle fondamenta la Chiesa
stessa.
Le autorità religiose avevano tollerato e favorito
quei tentativi di rinnovamento che non assumessero apertamente
caratteristiche eretiche (es. il Francescanesimo) ma si
era sempre trattato di esperienze limitate, ben lungi da quel
radicale cambiamento che era nelle attese dei fedeli e delle
frange più sensibili del clero.
Di conseguenza più
il potere materiale della Chiesa aumentava più si diffondeva
tra i fedeli la certezza che essa fosse irrimediabilmente
lontana dalla Chiesa delle origini che politicamente non contava
nulla ma moralmente era pura.
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I MALI DELLA CHIESA
I mali della Chiesa erano invece sempre sotto gli occhi del
Popolo di Dio ed erano mali che ci si trascinava da secoli
e che investivano tutto il suo organismo, dal vertice alla
base :
- Il concubinato ecclesiastico : (non solo
di sacerdoti ma anche di vescovi, cardinali e….Papi)
- La simonia : la vendita di cariche ecclesiastiche
che era arrivata persino nell’elezione dei Pontefici.
Scriveva uno storico: “La Curia romana era una centrale
di infezione. Qualsiasi atto o documento vi poteva essere
manipolato coi procedimenti più disonesti. Non c’è
quindi da meravigliarsi che da tutte le parti della cristianità
si levassero le più indignate recriminazioni“.
Scriveva un altro: La vita monastica era quasi completamente
scomparsa. Le antiche roccheforti della contemplazione e della
preghiera si erano trasformate in focolai di disordine e dissipazione.
Dalle inchieste giudiziarie condotte nelle grandi abbazie
si rileva che la maggioranza dei monaci
erano ladri e viziosi…"..
- il mancato rispetto dell’obbligo di residenza
dei Vescovi, abati e curati nel luogo dell’ufficio
- il cumulo delle prebende, molto odiato
dalla maggioranza del popolo che viveva nella più assoluta
povertà
- le dispense dall’obbligo del ministero ecclesiastico (es. non celebrare la messa tutti i giorni, ma solamente
in alcune particolari festività).
- il malcostume dei sacerdoti (libertà
sessuale, ubriachezza, corruzione, simonia)
- il nepotismo : cioè il favorire
i familiari nell’attribuzione di importanti incarichi
sia pubblici che privati
- l’ignoranza del clero : spesso i
sacerdoti non conoscevano il latino e neppure la teologia,
il che portava all’amministrazione dei sacramenti in
modo approssimativo.
Particolarmente odiata dalla gente era la pratica delle indulgenze,
che promettevano la remissione delle pene per i vivi e i defunti,
dietro il pagamento di una somma di denaro.
“Appena il soldo in cassa rimbalza, l’anima
via dal Purgatorio balza“ andavano dicendo i banditori
delle indulgenze per invogliare i fedeli. In poche parole
la pratica delle indulgenze era l’aspetto più
vergognoso e appariscente della crisi morale della chiesa
ed essa fu la scintilla che fece scoppiare il grande incendio
nella cristianità occidentale.
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L’ INIZIO DELLA RIBELLIONE
Tetzel
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Alberto di Brandeburgo
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Nel 1517 dopo che il Papa aveva garantito
le indulgenze a coloro che avessero dato un’offerta,
il monaco domenicano Tetzel girava in lungo
e in largo la Germania per poter raccogliere il maggior numero
di denaro in parte destinato alla fabbrica di S. Pietro a
Roma e in parte con l’intento di estinguere il debito
contratto da Alberto di Brandeburgo, un Hohenzollern, per
assicurarsi il titolo di arcivescovo di Magonza.
Egli ignorante
in materia teologica andava dicendo che bastava un’offerta
per avere il perdono dei peccati, anche senza il bisogno
di confessione e di pentimento e che l’indulgenza era
valida contro qualunque peccato
A Wittemberg molte persone
non persuase di ciò che il frate asseriva,andarono
a consultarsi con un frate, professore di teologia, che allora
era abbastanza famoso: Martin Lutero.
Egli incurante dei consigli degli amici che lo invitavano
alla massima prudenza, riassunse i suoi punti di vista nella
“Disputatio pro declamazione virtutis indulgenziarum
“divisa in 95 Tesi o Capitoli, che affisse
sulla porta della cattedrale di Wittemberg il 1° Novembre
1517.
Egli non negava la facoltà del Papa di amnistiare il
peccatore dai castighi inflittigli dal sacerdote, ma quanto
a quelli inflitti dal Signore a base di soggiorni in Purgatorio,
Lutero ne faceva dipendere la grazia non dal potere discrezionale
del Papa ma da quello d’intercessione delle sue preghiere
le quali potevano essere accolte o no dal Signore.
Tutti i
cristiani possono beneficiare della redenzione di Gesù
fatta attraverso la sua morte e resurrezione anche senza bisogno
di raccomandazioni papali.
Furioso il Tetzel replicò alle tesi di Lutero con un
documento intitolato "Le 106 antitesi“ ma quando un suo emissario venne a diffondere il testo
tra gli studenti di Wittemberg, costoro lo malmenarono e bruciarono
tutta la sua mercanzia.
Questo avvenimento ebbe molta risonanza in tutta la Germania,
tanto che alcuni Cardinali e alti Prelati si videro indotti
ad intervenire. Iniziò così una lotta a base
di opuscoli pro o contro la nuova dottrina di Lutero, la quale
cominciava ad avere una certa notorietà in Germania,
tanto che Leone X lo convocò a Roma perché esprimesse
liberamente“ le sue opinioni.
Lutero, ricordando la fine di Huss anch’egli
convocato a Roma ma poi arrestato e bruciato come eretico,
rifiutò l’invito. Tale rifiuto di presentarsi
fu un gesto di insubordinazione foriero di oscure conseguenze
ma a proteggere il monaco intervennero grosse personalità
statali molto vicine all’imperatore Massimiliano che lo protessero dalle grinfie papali.
Immagini della vita di Jan Huss
IL RIBELLE
Primo di sette fratelli, Martin Lutero nacque
a Eisleben nel 1483. Il padre era un uomo molto severo e collerico
ferocemente anticlericale. Sua madre Grete era al contrario
tutta casa e chiesa, ma ambedue nell’educazione dei
figli usavano spesso la frusta il che portò il giovane
Martino ad odiare i genitori a causa delle numerose frustate
ricevute.
Nonostante che il padre fosse un po’ avaro e teneva
a stecchetto tutta la famiglia, di fronte ai successi scolastici
di Martino, decise di fargli continuare gli studi e lo mantenne
decorosamente fino all’Università di Erfurt,
dove Martino conseguì con grande orgoglio del padre
il titolo di “Maestro delle Arti“ o come diremmo
noi oggi di “Dottore“.
Il padre sperava che
il figlio intraprendesse la carriera di Avvocato e grandissima
fu la sua meraviglia quando venne a sapere che aveva deciso
di entrare nell’Ordine monastico degli Agostiniani di
Erfurt e prendere il saio.
Secondo i biografi la ragione che determinò la decisione
di Martino fu la scampata morte dovuta ad un fulmine che gli
si schiantò a pochi passi .In tutto ciò egli
vide un ammonimento divino per la sua vita dissoluta e colto
dalla paura e dal rimorso fece voto di obbedire al richiamo
divino.
In convento fu molto pio e spesso si infliggeva per penitenza
pene corporali e come se ciò non bastasse praticava
anche lunghi digiuni, per vincere le numerose tentazioni,
non ultime quelle carnali.
Nel 1510 i Superiori lo inviarono a Roma, città che
lasciò nel suo animo un’impressione profonda.
Ritornato in Germania dopo pochi mesi fu promosso vicario
provinciale ed incaricato di tenere un corso di Sacre Scritture.
Egli svolse diligentemente le funzioni di professore di sacre
scritture fino a quando un certo monaco domenicano di nome
Tetzel non si mise a percorrere le strade della Germania col
suo carico di indulgenze.
La polemica fra i due monaci, l’ostilità della
gerarchia corrotta e l’appoggio della popolazione nei
suoi confronti, trasformò il sanguigno monaco in un
grande rivoluzionario.
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LA DOTTRINA LUTERANA
Se in un primo momento la predicazione di
Lutero si mantenne su una linea dogmaticamente corretta, dopo
lo scontro con il Tetzel e soprattutto con il teologo Johannes
Eck egli elaborò una sua teologia che si differenziò
molto da quella ufficiale della Chiesa di Roma.
Per Lutero la vera Chiesa non è quella
gerarchica ma quella composta da tutti i credenti che sono
giustificati per fede, e nell’ambito di questo gruppo
tutti sono sacerdoti in virtù del battesimo ricevuto
e della loro fede; ne consegue che il Papa, i cardinali, i
vescovi e altri dignitari ecclesiastici non hanno alcun diritto
di rivendicare i loro poteri temporali e spirituali.
La suprema autorità della chiesa è la Bibbia,
che è anche misura della dottrina e del culto.
Dal momento che la Bibbia rappresenta l’autorità
suprema, solo i sacramenti che trovano riscontro in essa vanno
accettati. Uno è sicuramente l’Eucaristia.
Ai laici va concesso il diritto di comunicarsi sia col pane
che col vino, che sono reali e non solo accidentali, anche
se egli negò la transustansazione ammettendo la “consustansazione". Egli negò il valore sacrificale della messa
che andava intesa come un dono divino e una promessa di remissione
dai peccati.
Anche il Battesimo è un sacramento
valido: Quello dato ai bambini può essere concesso
ma il vero battesimo è quello conferito agli adulti.
Anche la Confessione è un sacramento
valido anche se può essere amministrata da ogni cristiano
e non necessariamente da un sacerdote. Tutti gli altri sacramenti:
la cresima, il matrimonio, l’ estrema unzione e l’ordine
sacro non conferiscono la grazia quindi non sono veri sacramenti.
Comunque il passo più rivoluzionario compiuto da Lutero
fu la negazione assoluta del potere giurisdizionale
del Papa. Egli attaccò non solo l’autorità
del pontefice ma anche il lusso della corte romana, esortando
gli Stati tedeschi a non pagare più le tasse e gli
altri tributi imposti loro dal Papa.
La diffusione delle idee di Lutero fu agevolata grazie alla
nuova invenzione della stampa, che permise la circolazione
in tutta Europa delle sue idee. Tra il 1517 ed il 1520 le
sole opere di Lutero vendettero più di trecentomila
copie: una cifra vertiginosa se paragonata al numero degli
abitanti ed alla tiratura media dei libri di allora.
W O R M S
Leone X
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Federico il Savio
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Il 15 giugno 1520 con la bolla “Exurge Domine”,
Leone X condannò 41 proposizioni luterane, ordinò
che i suoi libri fossero bruciati ed intimò al monaco
ribelle, sotto pena di scomunica,di abiurare le sue idee entro
60 giorni. Il 10 dicembre 1520 a Wittemberg – data che
rappresenta il vero anniversario della Riforma- Lutero diede
alle fiamme la bolla pontificia ed altri documenti papali
manifestando così la rottura definitiva con Roma.
Decisivo per Lutero fu l’appoggio dell’elettore
di Sassonia Federico il Savio che lo convinse
ad appellarsi all’imperatore Carlo V° cui spettava
di rendere esecutiva la condanna papale.
L’imperatore lo convocò a comparire davanti alla
Dieta Imperiale a Worms il 28 gennaio 1521.
Di fronte alla Dieta, Lutero fece numerose dichiarazioni in
sua difesa che sarebbero divenute celebri, ammise la paternità
dei suoi scritti e rifiutò di abiurare la sua dottrina.
Alla fine la Dieta il 25 maggio stilò un editto con
cui si dichiarava Lutero un fuorilegge vietando la lettura
o il possesso dei suoi scritti. Permetteva a chiunque di uccidere
Lutero senza subire conseguenze legali, la qual cosa provocò
agitazione nei più moderati, ed in particolare in Erasmo
da Rotterdam.
Lutero rischiò di essere arrestato e
di fare una brutta fine se non fosse stato aiutato ancora
una volta dal Principe Federico che lo catturò sulla
via del ritorno a casa e lo nascose nel castello di Wartburg.
Fu durante questo periodo che Lutero iniziò la sua
traduzione della Bibbia in tedesco.
Quando dopo alcuni mesi
Lutero uscì dal suo rifugio, l’imperatore era
occupato da gravi questioni militari ed anche a causa del
grande appoggio tra la popolazione tedesca, l’editto
di Worms non venne mai attuato. Lutero così liberamente
continuò a diffondere la sua riforma con sempre maggiore
successo fino alla sua morte avvenuta nel 1546.
Carlo V
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Erasmo da Rotterdam
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