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COLLABORAZIONI
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Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
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L'APE NELL'ARTE
CIRCONDATO DALLA NATURA
La poetica artistica di Mark Rowney, una inquieta tranquillità che incuriosisce e che preoccupa...
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Pittore e scultore del Nord dello Yorkshire, Mark Rowney è nato il 2 marzo 1962 a Middlesbrough, grande città dell’Inghilterra del Nord Est, ha frequentato la St. Martin’s School of Art di Londra.
Ha collaborato con diversi editori inglesi, quali Penguin, Homes & Gardens e anche con la BBC. Una volta trasferitosi negli USA ha operato per il quotidiano New York Times e per le riviste settimanale Time Magazine e mensile Travel and Leisure; ha realizzato diversi tessuti per lo stilista Paul Smith e, già negli Stati Uniti ha appreso i principi della lavorazione del cuoio realizzando particolarissime sculture esposte in diverse gallerie d’arte.
Già da questi succinti cenni biografici si intuisce l’attitudine di Rowney per l’attività di illustratore, che richiede adesione alla realtà, fedele riproduzione di modelli, cura dei particolari, spiccato senso del colore.
La sua ricerca prende ispirazione dal mondo naturale, come dice lui stesso: “… passo i miei giorni a produrre lavori ispirati dalle creature che mi circondano” alberi, animali, in particolare uccelli e insetti, sono i protagonisti delle sue opere, che si presentano talvolta molto spesso intrecciando diversi linguaggi materici e tecnici (ultimamente la ricerca sta combinando la pittura al cuoio inciso e dipinto, in uno stile particolarissimo) in uno stile che ricorda un poco le illustrazioni dell’epoca vittoriana.
Se ne ricava un profondo amore per il mondo naturale, analizzato e rappresentato nel dettaglio, con attenzione alla resa naturalistica, ma anche un messaggio di armonia e amore per le creature.
Molte composizioni sono caratterizzate da simmetrie e bilanciamenti compositivi al limite del virtuosismo artistico e artigianale.
Ma la Natura delle composizioni di Rowney è una natura rigogliosa, disegnata con dovizia di particolari, sovraccarica, ma mai accomodante e inoffensiva: tutto è pervaso da una inquieta tranquillità che incuriosisce e che preoccupa.
È davvero tutto così sereno ed equilibrato come appare? Cosa mi vuole dire davvero con queste opere? Nelle sua visione la natura che ci “circonda” è davvero così serena?
Il fascino delle opere di Rowney è proprio questo mix di bellezza e inquietudine, di curiosità e di timore verso un mondo che è il nostro, ma che non possediamo nel senso materialistico del termine, anche se ci illudiamo del contrario.
Mark Rowney ci ha inviato due immagini che vi presentiamo.
Aerobombus (fig. 1) con questo suo breve commento: “Il quadro rappresenta il mio amore per la natura che ci circonda, soprattutto per gli insetti pronubi che impollinano i fiori del mio giardino, in tal modo i suoi confini sono in continua espansione”; L’elegante Aerobombus, è un delicato ma potente omaggio agli insetti pronubi che assicurano l’impollinazione incrociata delle piante entomogame; il pittore raffigura numerosi fiori sui quali si riversa una schiera di Bombi insieme a qualche vespa e a Lepidotteri Pieridi, presumibilmente Colias crocera, specie tipicamente migratrice.
I toni tenui e al tempo stesso caldi, nonché l’equilibrio compositivo, dell'acrilico, creano una magica atmosfera che esalta il ruolo degli impollinatori. in questo lavoro si fondono realtà e immaginazione in una sorta di simbiosi creativa paragonabile quasi al legame che unisce indissolubilmente i fiori agli insetti impollinatori, e che rispecchia due componenti rilevanti nella produzione dell’artista inglese: la perfetta ‘leggibilità’ dei singoli elementi che partecipano all’intera composizione, e la loro elaborazione in un insieme teso a trasmettere un’emozione soggettiva, un messaggio personale e originale che va al di là della mera rappresentazione.
È tutto sommato marginale, in questo contesto, notare che il più importante dei pronubi, l’ape mellifera, sia per così dire sopraffatto come presenza nel giardino dell’artista da impollinatori come i bombi e altri apoidei, nonché a quanto pare da vespidi, mentre la scena è pervasa da un dinamismo accentuato dal contrasto tra la staticità dei fiori e la ‘picchiata’ degli imenotteri uniti in un denso sciame a mo’ di velivolo. |
FIG. 1 - AEROBOMBUS
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FIG. 2 ACHERONTHIA LACHESIS - FARFALLA TESTA DI MORTO |
Death’s Head Moth, Acherontia lachesis (Farfalla testa di morto, Acherontia lachesis) (fig. 2). Questo lepidottero sfingide, similmente ad Acherontia atropos, entra negli alveari, per rubare il miele prelevandolo direttamente dalle cellette.
L’autore con raffinata eleganza compositiva in questo dipinto, evoca con i toni cupi, l’attività e il lugubre significato che, nell'Europa, aveva durante il Medioevo, la massiccia comparsa di adulti del lepidottero, ove il congenere Sfingide A. atropos era considerato uno dei castighi divini.
L’acrilico Aerobombus richiama il genere di pittura detto “iperrealista” in cui la realtà naturale rappresentata è “tradotta” fedelmente in ogni suo minimo dettaglio, come si può facilmente osservare nella resa dei particolari floreali e dei pronubi.
Non è un caso che proprio Mark Rowney, inglese, adotti questo stile pittorico volto a indagare con minuzia ciò che ci circonda, dimostrando di essere un interprete della più tipica tradizione culturale inglese: ci riferiamo all’empirismo filosofico di pensatori quali Locke e Hume, per i quali la realtà è conoscibile attraverso la percezione sensoriale che di essa ha l’uomo.
Nel contempo viene spontaneo pensare all’interesse, alla sensibilità e all’amore per la natura che da sempre caratterizza il contesto culturale d’Oltremanica, particolarmente attento allo studio e alla fedele rappresentazione di piante, fiori, frutti, insetti e altri animali. La simmetria compositiva che contraddistingue quest’opera ha come cardine la farfalla al centro della scena.
I fiori recisi, di cui uno drammaticamente capovolto, sottolineano questa bilaterale simmetria e alludono al filo della vita prima tessuto ma infine troncato dalle Parche (Cloto. Lachesi, Atropo) del mito greco, rievocate nei nomi scientifici dei lepidotteri sfingidi contraddistinti dal macabro disegno a teschio sul dorso.
Al lugubre simulacro fan da contrappunto i pallidi, evanescenti crani di uccelli, quasi ulteriore presagio dell’aldilà, accentuando il pathos da cui l’opera pur nella sua compostezza è pervasa.
Ci piace concludere con questo pensiero della dottoressa Anna Gloria Sabatini, ex direttore dell’Unità di Ricerca di Apicoltura e Bachicoltura del CREA (Bologna): “Non conoscevo l'artista, ma le sue opere esprimono subito qualcosa di familiare. Poi ho pensato che, come noi, ama la natura e le api e tutti gli insetti. Ecco, credo che siamo così immedesimati in questo mondo, ma soprattutto quello delle api che hanno avuto tanta parte nella nostra vita, da umanizzare gli insetti e il loro ambiente, di cui ci sentiamo parte”.
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NOTE
Renzo Barbattini Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali - Università di Udine
Massimo Ghilardi - Insegnante atelierista del Comune di Reggio Emilia
PUBBLICATO SU Apinsieme, Rivista Nazionale di Apicoltura, Maggio 2020
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- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura". |
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