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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Univerisità
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
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L'APE NELLA "STREET ART"
di Renzo Barbattini*, Giovanni Miani* e Massimo Ghirardi**
(*Università di Udine - **Istituzione scuole del Comune di Reggio Emilia)
Foto 1
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Un altro interessante aspetto
del mondo dell’arte
dove la figura dell’ape è protagonista.
Anche se associata alla
campagna, vediamo come
questo famigliare insetto
abbia un ruolo importante
anche nella comunicazione “urbana” delle città:
quello delle opere
dei “writers” |
MESSICO
L'arte dei murales o, come si dice
oggi, nella “street art” (che comprende
tecniche diverse dal classico
aerografo o spray) deve la sua fortuna
principalmente al Muralismo, movimento
artistico sorto in Messico dopo la rivoluzione
messicana del 1910, i cui principali
esponenti sono gli artisti messicani:
José
Clemente Orozco (Ciudad Guzmán, 23
novembre 1883 - Città del Messico, 7 settembre
1949), Diego Rivera (Guanajuato,
8 dicembre 1886 - Città del Messico, 24
novembre 1957) e David Alfaro Siqueiros
(Camargo, 29 dicembre 1896 - Cuernavaca,
6 gennaio 1974).
I murales sono realizzati in edifici pubblici,
dunque all’aperto, per veicolare al popolo
in modo diretto tematiche di carattere sociale
o politico, legate alla realtà storica
nella quale l’opera viene concepita. L’arte
assume così una funzione pedagogica, volta
a educare riguardo a determinati eventi.
In questo senso sono da intendere i murales
degli artisti messicani “classici”; Orozco,
Rivera e Siqueiros adottano questa forma
artistica realizzando opere per diffondere
alle masse popolari le idee della rivoluzione.
I dipinti sulle pareti di edifici pubblici possono
ben essere definiti “nazionalpopolari”
in quanto, molto spesso, per trasmettere gli
ideali progressisti, i contenuti di tali opere
attingono alla storia coloniale del Messico
moderno.
Lo stile con cui sono realizzati guarda alle
esperienze artistiche contemporanee, come
l’Espressionismo o il Surrealismo, che sono
adottate nella misura in cui sono in grado
di giungere a una sorta di empatia con l’osservatore
meglio di quanto possa fare l’arte
fedele al dato reale oggettivo. |
GRAN BRETAGNA
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LOUIS MICHAEL MASAI (www.louismasai.com),
è uno “street artist” britannico, avvicinato
all’arte grazie al padre Louis, cuoco e dilettante
pittore (a sua volta figlio di un geologo
olandese, pure lui di nome Louis, e di
una camerunese, che viaggiava spesso tra
Africa e America) e alla madre, anch’essa artista.
Dopo gli studi di Arte presso l’Università
di Falmouth, in Cornovaglia (GB)
si è trasferito a Londra dove, dal 2010, ha
fatto della propria arte un lavoro: alla
street-art affianca un costante impegno in
studio, come illustratore e artista “classico”,
dalle due forme espressive, secondo le sue
parole: “…ottengo grande godimento da entrambe
le due pratiche… e dalle influenze
che hanno l’una sull’altra. I miei temi sono
principalmente gli animali” (da un’intervista
pubblicata sul sito personale www.louismasai.
com/#!interviews/c1ckh).
Per i soggetti del regno animale (compresi
gli insetti) Masai cerca sempre di trovare
una relazione con il mondo “umano”: una
connessione simbolica non ovvia e spesso
ironica. Tutta la sua opera è pervasa da un
rispetto profondo per il regno animale e
un’idea eticamente “ecologica” e “pedagogica”
dell’arte. Per questo si esprime soprattutto
con i murales: “…vedo il potere del
linguaggio visivo su un pubblico più ampio e
mi piace utilizzare questo potere, tramite i
miei murales e il networking, per sensibilizzare
su temi dell’ambiente… dipingo perché
le persone possano vedere, ecco perché dipingo
per strada”.
Abitualmente promuove il suo lavoro online,
in comunione “virtuale” con i numerosi
web-artists e che fanno del web un
canale preferenziale di comunicazione.
Da qualche tempo ha iniziato un rapporto
proficuo con le scuole, ricercando
una connessione tra arte e musica e la partecipazione
a eventi specificamente dedicati
all’ “arte di strada” in una continua
ricerca di una pittura “viva”, “comunicativa”
e che ricerca lo scambio e la condivisione
in happening artistico-musicali
che riscuotono sempre maggiore successo
(anche ai “vernissage” in gallerie tradizionali
sono presenti gruppi musicali e le occasioni
diventano veri e proprio “eventi”
comunitari).
Per la nostra ricerca è molto interessante il
progetto “Save the bees” (“Salvate le api”)
una “campagna di arte di strada” che, ispirandosi
alle esperienze storiche e realmente“vissute” in prima persona durante un
lungo viaggio-soggiorno in Sudamerica,
vuole sensibilizzare la popolazione sull’importanza
delle api per la vita in generale e
sugli effetti catastrofici che si avrebbero
(anche sugli umani) con la loro scomparsa.
Le opere, anche di grande dimensioni,
sono di sicuro effetto e spesso pervase da riferimenti
ironici: lo stesso titolo del progettoè spesso presentato con “God save the
Queen (bee)” (“Dio salvi la /ape/ regina”),
o associato alla parafrasi tratta dall’Amleto
di Shakesperare: “Bee or not to bee” (“Ape o
non ape”). Usa una tecnica molto dettagliata
e quasi iperrealistica; le sue api
(come, del resto tutti i suoi soggetti) entrano
a far parte del tessuto urbano, apparendo
qua e là nel contesto cittadino e
riportando, quindi, in un ambito pesantemente
urbanizzato, un richiamo a un habitat
selvaggio capace di suscitare riflessioni
talvolta intrise di una non troppo velata critica
alla “società umana” (si veda, ad esempio,
la recente realizzazione di Cape Town
in Sud Africa) (Foto 1, 2, 3 e 4).
ITALIA
Anche in Italia i murali sono concepiti per
divulgare contenuti di carattere ideologico.
L’utilizzo di questa forma artistica durante
il periodo fascista è riscoperto da Mario Sironi
(Sassari, 12 maggio 1885 - Milano, 13
agosto 1961), per il quale l’intento celebrativo
e pedagogico contribuisce al tentativo,
poi fallito, di creare un’arte di Stato fascista.
In Sironi molto accentuato è il monumentalismo
della rappresentazione, in cui è presente
un certo tono aulico, fortemente influenzato
dalla cultura classica.
Tra i numerosi comuni italiani (Orgosolo,
Corniglio, Dozza, Pavullo nel Frignano e
altri…) che hanno dedicato manifestazioni
specifiche per questa forma espressiva, segnaliamo
il Comune di Marentino (Torino,
www.comune.marentino.to.it) che da alcuni
anni, nell’ambito della Fiera del Miele organizza
un concorso dedicato ai murales; il
comune di Marentino è noto per essere il“Paese dei Rebus” in quanto già da tempo i
muri di questo paese ospitano murales dedicati
a questa specialità enigmistica, ma essendo
anche “Città del Miele” sono state
realizzate, nel tempo, alcune opere a tema
fra le quali queste che qui riportiamo, interessanti
per il mendo apistico.
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La prima
(Foto 5), del 2013, si riferisce a Melissa, la
birra al miele prodotta dal birrificio Grado
Plato di Chieri, in provincia di Torino
(www.gradoplato.it).
L’immagine attinge
fortemente, dal punto di vista strettamente
iconografico, al mondo dei mass media e
alla cultura visiva contemporanea.
Il messaggio, relativo alla birra, è trasmesso
attraverso una rappresentazione quanto più
dinamica e immediata possibile, la quale“cattura” le emozioni dell’osservatore come
potrebbe fare, ad esempio, uno spot televisivo
o un’inserzione pubblicitaria su un
quotidiano o una rivista cartacea.
Ciò che conta sembra essere l’empatia tra
la “creazione” o, meglio, il prodotto artistico
e il pubblico. In questo modo è pensata
un’immagine molto accattivante, in cui
la birra al miele è associata, attraverso un
abile gioco di rimandi, a un’ape dalle sembianze
di una sinuosa figura femminile dotata
di notevole fascino, come fosse una“femme fatale” elaborata dai sogni del fruitore
della bibita.
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Si
potrebbe benissimo
dire, di quest’opera
d’arte, che essa è il
proprio tempo appreso
con l’immagine,
così come
Georg Wilhelm
Friedrich Hegel
(Stoccarda, 27 agosto
1770 - Berlino,
14 novembre 1831)
disse che la filosofia è
il proprio tempo appreso
con il pensiero.
Il murale riportato
nella Foto 6, così
come quello dedicato
alla birra Melissa, è
stato realizzato da artisti
locali e fa parte
di una serie di opere
incentrate sulla tematica
del miele, prodotto particolarmente
significativo per questo comune piemontese.
Il repertorio iconografico è tratto dal
mondo animale (l’orso è un noto “nemico”
delle api, in quanto ghiotto el miele), con
la raffigurazione di un grazioso orsetto al
centro in primo piano, circondato da fiori
e da api che volano attorno. Le figure dell’orsetto,
dei fiori e delle api, presentano
una notevole stilizzazione figurativa realizzata
con pochi, semplici tratti.
Allo stesso
modo la gamma cromatica è limitata ai colori
essenziali, attraverso campiture uniformi
e fortemente delimitate.
I riferimenti cui gli artisti (Foto 7) hanno
guardato per la realizzazione del murale
sembrano essere i famosi fumetti o i noti“cartoon” televisivi che accompagnano l’infanzia
degli spettatori più piccoli.
L’immagine rievoca dunque il mondo della
fanciullezza, in cui prevale l’aspetto più
strettamente ludico.
L’arte diventa così essa
stessa un gioco capace di stimolare la creatività
recondita nel fanciullo (o fanciullino,
come avrebbe detto Pascoli) che è in ogni
uomo. |
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