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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
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LE "FALSE API" NELL'ARTE, NELL'EDITORIA, NELLA PUBBLICITA'
di Renzo Barbattini*
e Rinaldo Nicoli Aldini**
I PARTE
Nell’immaginario popolare sembra che l’ape sia presente
più che altro come un “oggetto volante” con ali trasparenti
e addome anellato di giallo e nero.
Ce lo fanno pensare certe opere pittoriche di artisti contemporanei
nelle quali, forse per ragioni di libertà espressiva,
figurano come api certi insetti che api non sono.
Ce ne danno conferma soprattutto la stampa quotidiana
e periodica, la pubblicità e la televisione, in cui troppo spesso
sono presentati erroneamente come api alcuni insetti
che alle api somigliano soltanto, in primis i Ditteri Sirfidi
Nel ricercare immagini di opere artistiche
con riferimenti apistici, talvolta ci
siamo imbattuti in alcune “sviste” ammissibili
per una persona non addentro
al mondo degli insetti, ma che lasciano
quantomeno perplesso l’appassionato
apicoltore e, a maggior ragione, l’entomologo.
Senza voler mettere qui in discussione il
principio della libertà espressiva nelle
arti figurative e le scelte che l’artista può
operare in ordine alla comunicazione
con i fruitori dell’opera, ci piace riportare,
autore per autore, alcuni esempi di
tali “licenze pittoriche”, siano esse conseguenza
di opzioni deliberate o invece -
in qualche caso - di insufficiente conoscenza
dei più comuni insetti. Cogliamo
l’occasione per stigmatizzare il frequente
uso improprio - nella stampa quotidiana
come nei rotocalchi o nella pubblicità -
di immagini di altri insetti superficialmente
simili, spacciandoli per api.
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Il modus operandi di Fernando Andolcetti
(nato a Lucca, 1930), artista contemporaneo
aderente alla corrente
denominata “arte concettuale”, in campo
figurativo trae ispirazione dalla musica,
intesa in tutte le sue accezioni sonoro-visive
- egli è anche un musicista concertista
- e si fonde intimamente con essa.
Per
le sue composizioni visive usa tutti i materiali
della musica a disposizione: da
quelli prettamente della “notazione musicale”,
ossia della scrittura vera e propria
(porzioni di partiture estrapolate senza
un particolare criterio musicologico, ma
con criterio essenzialmente e puramente
estetico di accostamenti), a quelli più relativi
agli stessi strumenti musicali, in
particolar modo i violini e la viola.
Nel 2001 l’artista ha realizzato un’opera
intitolata Ape musicale (fig. 1), che fa
parte della serie “Zoo minimo” ed è stata
eseguita con la tecnica del “fotocollage”.
L’insetto che Andolcetti ha scelto come
modello ed elaborato poi nell’Ape musicale
in realtà non è un’ape ma un Dittero
della famiglia Tabanidi. Il soggetto
originario ci sembra, infatti, di poterlo
individuare nel maschio di Tabanus bovinus
Linnaeus, un comune tafàno, raffigurato
nel volumetto di Gabriele Pozzi “Insetti d’Italia” (testo e illustrazioni dell’autore),
edito da A. Martello nel 1972;
la stessa figura campeggia anche sulla copertina
del libro (fig. 2).
G. Pozzi è un noto e apprezzato illustratore
di insetti ed anche autore di libri divulgativi sull’argomento.
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Fig. 1 - L’”Ape musicale” di Fernando
Andolcetti (2001)
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Fig. 2 - Il Tabanus bovinus Linnaeus nella copertina del libro Insetti d’Italia di
G. Pozzi (1972)
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L’ape (famiglia
Apidi) (figg. 3 e 4) appartiene all’ordine
sistematico degli Imenotteri, dotati di
quattro ali membranose, mentre i Tabanidi
(fig. 5), così come le mosche, appartengono
all’ordine dei Ditteri, insetti
che hanno due sole ali membranose: le
ali del secondo paio, infatti, sono trasformate
in bilancieri, organi stabilizzatori
del volo.
I Tabanidi non sembrano affatto insetti“musicali”: una loro prerogativa, almeno
nelle femmine, è l’assenza di qualsiasi
ronzio, il perfetto silenzio nei movimenti
e nel volo, per raggiungere indisturbati
la cute degli ospiti, perforarla e
succhiarne-lambirne il sangue. I maschi
d’estate possiamo osservarli sui fiori, intenti
a suggere il nettare. |
Fig. 3 - Un’operaia di ape (Apis mellifera ligustica Spinola) intenta
a bottinare su fiore di Onobrychis alba (W. et K.) Desv |
Fig. 5 - Un Tabanus sp., Dittero Tabanide |
Fig. 4 - Un’ape operaia (Apis mellifera carnica Pollmann) “passeggia”
sulla superficie di un favo |
Fig. 6 - “L’alveare” (1915-1916), di Amedeo
Bocchi
Parma, Sala Consiglio di Cariparma.
Gli insetti però non sono api, ma
Ditteri Sirfidi!
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Amedeo Bocchi, nato a Parma il 24 agosto
1883, è morto a Roma il 16 dicembre
1976 nella sua casa-studio di Villa
Strohl-Fern.
Bocchi è una figura assolutamente singolare
nella storia dell’arte del Novecento,
autore fin dai primi decenni del
secolo passato di opere di grande rilievo
sia per la qualità intrinseca sia
per la partecipazione aggiornata e originale
al contesto culturale europeo.
Seppur apprezzato e studiato da importanti
critici e studiosi, non ha ancora
il posto che gli competerebbe
nella storiografia artistica di quel periodo.
L’opera riportata in fig. 6, realizzata nel
1915-16 e intitolata L’alveare, fu eseguita con tecnica mista (tempera, ecc.)
per la decorazione della Sala del Consiglio
della Cassa di Risparmio di Parma e
Piacenza, sede di Parma (oggi Cariparma).
Quest’ultima, progettata, avviata
e realizzata fra il 1913 e il 1916, è
uno dei più alti risultati stilistici del “liberty”
italiano.
La figura riproduce il lavoro secondo noi
concettualmente più pregevole tra quelli
che abbiamo individuato: l’alveare come “casa” delle laboriose api o anche come
loro “forziere”, in qualche misura assimilabile
(un po’ favo e un po’ mattoni)
ai corrispettivi edifici e strutture creati
dall’uomo. Nel dipinto però gli insetti -
tra loro equidistanti e ad ali distese,
quasi uno stormo di aerei in formazione
di volo - sono evidentemente (ahimé!)
Ditteri Sirfidi.
Come meglio si evince più oltre, accade
spesso che i Sirfidi, la maggior parte dei
quali ha livrea variegata di giallo-arancio
e di bruno-nero (si vedano ad esempio
la Volucella zonaria (Poda) in fig. 7 e la Myathropa florea (Linnaeus) in fig.
8, vengano confusi con alcuni Imenotteri
come api e vespe.
In effetti molte specie di Sirfidi, di per
sé indifese, sono caratterizzate da un
forte mimetismo di forme e colori con
tali Imenotteri che sono invece dotati
di un efficacissimo organo di difesa, il
ben noto aculeo o pungiglione: questi
Ditteri, presentandosi come api e vespe
che sono in grado di pungere, possono
sfuggire a predatori quali ad esempio
gli uccelli insettivori che hanno imparato
ad evitare tutti gli insetti con
quelle livree.
I Sirfidi che più di altri somigliano
anche nei colori alle api sono però quelli
del genere Eristalis Latreille (fig. 9) che
hanno un colore di fondo più scuro: la
comune Eristalis tenax (Linnaeus), che
d’estate osserviamo di frequente sui
fiori, ricorda molto le api e soprattutto
il fuco.
Allo stato larvale molte specie di Sirfidi
sono utili in agricoltura in quanto predatrici
di piccoli insetti fitofagi dannosi,
ad esempio afidi.
Fig. 9 - Un comune Sirfide del genere Eristalis Latreille |
Fig. 7 - Un grande Sirfide con livrea mimetica è la Volucella zonaria (Poda), qui in primo
piano su fiori di edera |
Fig. 8 - Myathropa florea (Linnaeus), un altro vistoso Sirfide
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Fig. 10 - Opera pittorica di Gianni Borta per un Convegno di apicoltori (2002)
L’insetto sul fiore è un Sirfide
Gianni Borta è nato e vive a Udine ed è
considerato un protagonista di quella
che è ormai conosciuta come arte naturalistica.
Per i temi trattati e i risultati
conseguiti comincia ad essere visto come
un caposcuola. Espone dal 1961 e ha ottenuto
numerose affermazioni tra premi
nazionali e internazionali.
L’opera qui presentata (fig. 10) è stata
realizzata in occasione del convegno organizzato
dal Gruppo Apicoltori di un
paese del Friuli, Pavia di Udine, nell’ambito
della festa di San Giuseppe nel
2002.
Nel dipinto però è rappresentato
un insetto che non è un’ape ma, anche
in questo caso, un Sirfide su un fiore;
anche i Sirfidi, come le api, da adulti
sono assidui visitatori dei fiori e ottimi
impollinatori. Il dipinto di Borta resta
comunque un bel brano di pittura in cui
l’insetto, reso con efficacia espressionista,
si confonde con il fiore, quasi a ribadire
il legame tra i due: un legame
sostanziale, vitale per entrambi.
Il lavoro è basato soprattutto sull’energia
del colore e sulla forza del segno.
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Giorgio Celiberti è nato a Udine, città
dove vive e lavora, il 19 novembre
1929. Di lui Vittorio Sgarbi scrive: “Celiberti è in realtà un figurativo dell’anima
in quanto riesce a rappresentare in modo
realistico i sentimenti della sua profonda
interiorità, qualcosa che quindi si segna
sul suo cuore, mentre si segna sul muro;
pittore di memoria e pittore di emozioni.
Nei suoi muri graffiati c’è anche un altro
elemento molto importante: il recupero
dell’espressività primitiva”.
La fig. 11 riproduce una serigrafia di
Celiberti, denominata Senza titolo.
Il
soggetto illustrato, un’ape secondo l’artista,
suscita in noi qualche perplessità
perché, mentre l’insetto di minori dimensioni
potrebbe essere effettivamente
un’ape se guardiamo, ad esempio,
l’aspetto dell’addome, quello sottostante
più grande, pur avendo (forse) quattro
ali, per la forma dell’addome sembra
piuttosto un Dittero.
Il titolo dell’opera
in ogni caso mette l’autore al riparo da
possibili critiche di entomologi.
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Fig. 11 - Serigrafia “Senza titolo” di Giorgio Celiberti; negli intenti dell’autore, forse, la “trasfigurazione” di un’ape
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Fig. 12 - La “Ruche”, opera pittorica dell’artista francese Isaac Kine
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Le opere di quest’artista francese contemporaneo,
cariche d’allusioni simboliche
o di connotati surreali, sono
caratterizzate, con disegno ben definito
e sapiente uso della luce, da trasparenze,
velature e dissolvenze che accompagnano
sagome, ombre, figure reali e immagini
speculari.
Conosciamo due lavori di Kine dal titolo
e dai contenuti “apistici”: Ruche (Arnia) e Abeille reine (Ape regina) (fig.
12 e 13).
Nel primo dei due quadri il soggetto
in realtà è un favo, nelle cui tipiche cellette
esagonali (ma non più regolari: libertà
che si può concedere all’artista) si
notano numerosi visi (in buona parte
femminili) incastonati. In natura le cellette
del nido sono destinate a ospitare i“piccoli” d’ape, cioè gli stadi giovanili:
forse a significare che le società umane
somigliano a colonie d’api con tanti sudditi
dominati da un sovrano, o che lo sviluppo
e la formazione dei giovani
avvengono in un contesto siffatto?
Più
articolato il secondo lavoro, costituito da
alcuni ‘brani’ cuciti assieme, tutti dominati
dalla presenza di un “capo” (in tutti
i sensi), di grandi dimensioni e visto
frontalmente, che tuttavia non ha le fattezze
di un’ape regina ma di un Vespide
del genere Vespula Thomson (cfr. la Vespula
vulgaris (Linnaeus) in fig. 14); si
tratta pur sempre di un Imenottero Aculeato
a costumi sociali, con società governate
da una regina.
Anche in questo dipinto i “sudditi” trasfigurati
sono esseri umani, rappresentati
da un giovane viso femminile
riprodotto e specularmente clonato innumerevoli
volte: un’opera non priva di
suggestioni per il pubblico.
Fig. 14 - Un Imenottero Vespide, la Vespula vulgaris (Linnaeus), vista frontalmente
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Fig. 13 - L’”Abeille reine”, altro lavoro di Kine con allusioni apistiche
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Da Apitalia 36 (10) (2010): 35-39
II PARTE
Quotidiani e rotocalchi, libri e locandine pubblicitarie
con troppa frequenza veicolano erronei messaggi visivi
riguardo all’identità dell’ape.
Con una panoramica su questo tipo di “sviste”,
che denotano superficialità o incompetenza e rendono
un pessimo servizio alla correttezza della comunicazione
e della divulgazione scientifica, si conclude il viaggio ideale
degli autori alla ricerca delle “false api”
“SVISTE” NELL’EDITORIA
E NELLA PUBBLICITÀ
Ci piace concludere con un excursus
nella pubblicità, nella stampa quotidiana
e più in generale nell’editorìa.
Il legame fra il fenomeno “arte” (arte
figurativa) e il fenomeno “pubblicità” è
assai forte e la sua evidenza più immediata
sta forse nel fatto che entrambe
queste attività umane comportano tre
componenti concatenate: l’opera, l’autore,
il fruitore.
Generalmente nell’arte prevale la regìa
dell’autore e la centralità dell’opera,
mentre nella pubblicità prevale il ruolo
attivo del fruitore e la funzione mediale
dell’opera.
Anche i cosiddetti “creativi” incorrono
non di rado in vistosi lapsus nel campo
della sistematica entomologica: ne riportiamo
alcuni esempi, assieme ad
altri che riguardano articoli giornalistici
o il frutto di altre attività editoriali.
Siamo ben consapevoli che il
nostro è solo un modestissimo campionario,
nient’altro che la punta di
un iceberg.
L’errore di gran
lunga più diffuso,
analogo alla libertà
di certi artisti contemporanei,
consiste
nell’uso di immagini di Ditteri Sirfidi
invece che di api.
Una nota rivista italiana destinata agli
apicoltori riportava nel 1987 la pubblicità
di un prodotto farmaceutico contro
la nosemiasi, una grave malattia che
colpisce le api adulte, soprattutto le
bottinatrici. Peccato che una delle foto
accompagnatorie illustrasse un Sirfide
intento a visitare un fiore (fig. 1) !
Nel 2002 un’organizzazione apistica
presente sul territorio nazionale diede
alle stampe un libro dal titolo "I colori
del miele". In copertina il solito madornale
errore: un Sirfide - in questo caso
indubbiamente una Eristalis - spacciato
per ape (fig. 2) !
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Fig. 1 - Un Sirfide e non l’ape nella pubblicità (1987) di un prodotto
contro la nosemiasi delle api! |
Fig. 2 - Un’Eristalis (Sirfidi) nelle improbabili vesti di ape sulla copertina
del libro I colori del miele (2002) |
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Il 30 settembre 2007 a Marentino
(Torino) si tenne la 12a edizione della
tradizionale “Fiera del miele”, mostra
mercato dei prodotti agroalimentari e
dell’artigianato locali. Anche in questa
circostanza la locandina della manifestazione
riproduceva uno dei più comuni
Sirfidi (fig. 3).
Un diffuso settimanale illustrato a tiratura
nazionale è incorso, nel 2008,
nella medesima confusione sistematica
a margine di un’intervista al professor
Giorgio Celli dell’Università di Bologna.
L’intervista verteva sul sentito
problema delle “morìe” delle api, e la
didascalia della foto a corredo recitava: Insetti preziosi. Illustriamo il servizio
sul pericolo d’estinzione delle api, fra
le risorse più preziose della natura per
l’importante ruolo che svolgono nell’impollinazione
degli alberi da frutto,
con l’immagine ingrandita di uno di
questi insetti su un fiore”.
Affermazione
concettualmente sacrosanta, peccato
che l’insetto in fotografia (fig. 4)
fosse un Sirfide del genere Syrphus Fabricius:
un pessimo servizio reso dalla
redazione della rivista al noto entomologo
bolognese! |
Fig. 3 - È toccato a un Sirfide l’onore di
reclamizzare una fiera del miele nel Torinese
nel 2007!
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Fig. 4 - Ancora un Sirfide (in questo caso del genere Syrphus Fabricius) spacciato per ape
di recente (2008) dalla redazione di un diffuso settimanale
|
Fig. 5 - Benché in visione frontale, non è difficile riconoscere un Sirfide in questa presunta “ape”. |
Poco o nulla di diverso dalla foto (fig.
5) che accompagnava la tragica notizia
della morte per shock anafilattico di
una signora punta da un’ape, riportata
il 3 agosto 2009 da un quotidiano del
Nord-Est, o da un’altra (fig. 6), in questo
caso il Sirfide sembrerebbe del genere
Chrysotoxum Meigen) che il 30
novembre dello scorso anno corredava
in un diffuso quotidiano dell’Emilia-Romagna un’intervista a Lucio Cavazzoni,
già presidente di Conapi, l’ente
che raggruppa centinaia di aziende
apistiche e numerose cooperative e associazioni
di produttori in tutt’Italia.
Non possiamo qui tacere, infine, i casi
in cui certi servizi televisivi che parlavano
di api e problematiche correlate
ci hanno propinato belle riprese di Sirfidi
in attività sui fiori, e di api…
nemmeno l’ombra.
Similmente al campo delle opere artistiche,
anche nell’editoria non sono
però solo i Sirfidi, tra i Ditteri, a “usurpare”
la scena alle api. Come non rimanere
un po’ stupiti, ad esempio, di
fronte all’edizione del 2004 dell’opera
Bees of the World di Christopher
O’Toole e Anthony Raw (pubblicata
da Facts On File a New York), la cui
copertina è occupata a tutto campo
dalla macrofotografia di una “mosca” o“moscone” su un fiore (fig. 7) (verosimilmente
in questo caso trattasi di un
grosso Muscide del genere Mesembrina
Meigen)?
Ulteriore esempio di una più
che probabile interferenza indebita di
un editore nell’opera di competenti
entomologi |
Fig. 6 - L’ennesima “falsa ape” (2009), un Sirfide verosimilmente
del genere Chrysotoxum Meigen
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Fig. 7 - Copertina dell’edizione del 2004 dell’opera Bees of the
world di O’Toole & Raw (2004): l’insetto sul fiore non è un’ape o un
Apoideo, ma un Dittero Muscide probabilmente del genere Mesembrina
Meigen |
CONSIDERAZIONI
Sebbene l’ape sia l’insetto da sempre
più noto e più importante per il genere
umano, se guardiamo alla serie di“sviste” sopra riportate e alle tante altre
che indubbiamente potrebbero aggiungersi,
ci rendiamo conto che, a
quanto pare, il suo aspetto per molti è
tutt’altro che inconfondibile, il suo riconoscimentoè problematico ai più.
Parrebbe quasi che nell’immaginario
popolare l’ape sia presente più che
altro genericamente come un oggetto
volante con ali trasparenti, dotato di
addome anellato di nero e di giallo o
arancio; così, del resto, la si vede talvolta
simpaticamente presente anche
nei fumetti o nei cartoni animati.
A questa rappresentazione mentale
probabilmente non è estranea l’ambivalenza
implicita nell’idea che la gente
ha di quest’insetto, da un lato gradevole
perché utile produttore di miele,
dall’altro sgradito e temibile per le sue
punture.
Il messaggio di allarme insito nella vistosa
colorazione variegata gialla e nera
delle vespe o in quella un po’ meno
appariscente, ocracea e nera, delle api,
elaborato nel corso dell’evoluzione e fatto proprio, a scopo mimetico protettivo,
dagli indifesi Sirfidi e da altri
insetti meno noti e diffusi, da tempo
immemorabile è entrato anche nella
consapevolezza del genere umano, e lo
si può notare perfino nella segnaletica
del mondo civilizzato, dove l’alternanza
di bande gialle e nere è divenuta
a tutti gli effetti un segnale di attenzione,
se non di allarme.
Tale messaggio deve aver giocato un
ruolo non indifferente nel costituirsi
del generico e ampio archetipo visivo
che molti si sono fatti dell’ape stessa, o
dell’ape congiuntamente alla vespa, e
che ha come conseguenza le confusioni
sopra analizzate, laddove non si tratti
di volontaria ‘trasfigurazione’ artistica
per rendere più immediata la comunicazione
con un pubblico che dell’insetto
abbia soltanto un’immagine vaga,
generica o distorta.
Si noti poi che le opere artistiche da
noi rintracciate sono di autori recenti,
contemporanei o quasi: nell’arte contemporanea
vi è ampio spazio per la libertà
espressiva e l’imprevedibilità;
certi possibili travisamenti quindi non
devono sorprenderci più di tanto!
Quali che ne siano le cause, queste “sviste”
in fondo ci fanno intravedere
anche, sul piano biologico, l’ampia
portata del fenomeno mimetico, efficace
in molti casi - a quanto sembra -
pure sulla specie umana. Che altro è il
mimetismo se non, prima di tutto,
un’imitazione ingeneratrice di equivoco,
di inganno?
È peraltro evidente che l’uso di tali immagini
improprie non giova alla formazione
di corrette conoscenze
scientifiche, e ciò è grave soprattutto
nei riguardi dei più giovani: sarebbe
auspicabile che, per lo meno nel
campo dell’editoria, della pubblicità e
della comunicazione televisiva e tramite
internet, vi fosse maggiore preparazione
e senso di responsabilità da
parte di chi sceglie o gestisce fonti iconografiche,
immagini e filmati. Saper
riconoscere un’ape da altri insetti che
api non sono è certamente importante
per tutti, quantomeno per non allarmarsi
ingiustificatamente in caso di incontro
ravvicinato con esseri del tutto
innocui.
RINGRAZIAMENTI
Vogliamo qui ricordare con gratitudine
il compianto dottor Stefano Fugazza,
già direttore della Galleria
d’Arte Moderna “Ricci Oddi”, Piacenza,
per le indicazioni che ci fornì.
Desideriamo inoltre ringraziare, per la
collaborazione prestata, la dottoressa
Laura Bortolotti del CRA-API di Bologna,
le dottoresse Francesca Bigliardi
e Cecilia Farinelli (Cariparma, Parma),
il dottor Francesco Intoppa del CRAPAV
(Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione
in Agricoltura, Centro
di ricerca per la patologia vegetale,
Roma), il professor Aulo Manino
dell’Università di Torino, il dottor
Claudio Porrini dell’Università di Bologna,
l’ingegner Franc Šivic (Associazione
apicoltori della Slovenia,
Ljubljana) e il signor Giuliano Zoppi
(Parma).
Un particolare ringraziamento al professor
Franco Frilli dell’Università di
Udine il quale, oltre a fornirci utili indicazioni,
ha effettuato la revisione del
manoscritto.
BIBLIOGRAFIA
- BELLONZI F., 1970 - Amedeo Bocchi, De Luca editore, Roma.
- CASERO C., 2007 - La sala del Consiglio, pp.158-159, in: CARAMEL L. (a cura di), Amedeo Bocchi. La luce della bellezza e della “vita vera”, MUP, Parma, 470
pp.
- DELSANTE U., GONIZZI G., 1994 - Amedeo Bocchi e la Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio 1916 -
1976, Le Collezioni d’Arte della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, Parma: 28 pp.
- GILBERT F.S., 1986 -
Hoverflies (With plates by S.J. Falk), Naturalists’ Handbooks 5, Cambridge University Press, Cambridge, V+66 pp.
- GUIGLIA D., 1972 - Les guêpes sociales (Hymenoptera Vespidae) d’Europe Occidentale et Septentrionale, Masson
et C.ie Éditeurs, Paris (Faune de l’Europe et du Bassin Méditerranéen, 6), VIII+181 pp.
- POZZI G., 1972 - Insetti
d'Italia, Aldo Martello editore, Milano, (collana I miracoli della natura), VII+156 pp. (cfr. p. 102).
- SPERONI F., 1994
- Arte e pubblicità, pp. 26-37, in: ABRUZZESE A., COLOMBO F. (a cura di), Dizionario della pubblicità (storia, tecniche
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- TIMI F., 2010 - La decorazione della Sala Bocchi, Noi della Cassa: il giornale della “Gente” della Cassa, 19: 8-11.
- TREMBLAY E., 1994-1997 - Entomologia applicata. Volume
Terzo (Parte seconda: Ditteri Brachiceri (Caliptrati esclusi), Parte terza: Ditteri Brachiceri (Caliptrati), Sifonatteri e
Strepsitteri), Liguori Editore, Napoli, 213 pp., 137 pp.
- TURILLAZZI S., 2003 - Le società delle vespe, Alberto Perdisa
Editore, Bologna, XIII+251 pp.
- WICKLER W., 1991 - Mimetismo animale e vegetale, Franco Muzzio Editore,
Padova, 220 pp.
Da Apitalia 36 (11) 201: 35-38.
*Dipartimento di Biologia
e Protezione delle Piante
Università di Udine
**Istituto di Entomologia
e Patologia vegetale
Università Cattolica del Sacro Cuore,
Piacenza
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Api nell'Arte
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Api e Religione -
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Api nel collezionismo e nella pubblicità
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Il mondo delle Api
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Api nel mondo infantile
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Api e loro prodotti
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Di altri Autori:
- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura" |
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