Carissimo .... noi andiamo a Resy (http://www.varasc.it/resy.htm)da quando eravamo fidanzati e ogni anno torniamo.
Ti lascio il sito del rifugio di Resy dove andiamo
Tieni conto che il rifugio è suddiviso in due parti: una gestita da privati (e il sito fa riferimento a questa), una seconda gestita dall'Azione Cattolica di Piacenza (0523/338686).
Noi andiamo con quest'ultima: il posto è bellissimo, è un balcone naturale sulla Val d'Ayas (Champoluc) (Valle d'Aosta), siamo a 2066 m, da lì è facile arrivare ai 3000 m e, volendo, ai 4000 m.
Ci si arriva a piedi o in jepp (lasciando l'auto a Sant Jacques) e dopo circa una mezzoretta di cammino si è a Resy.
E' un rifugio per modo di dire: c'è acqua calda, telefono, computer a disposizione: solo i servizi non sono in camera, sarà per questo che si chiama rifugio, però ci sono tanti bagni e docce.
In agosto c'è il turno "famiglie": è molto bello sia fisicamente sia spiritualmente (c'è anche una piccola cappella in cui si celebra la Messa e si può pregare). E poi ci sono le "fredde" serate passate insieme, ridendo, scherzando, giocando, bevendo grappa e grolle; anche i bambini ci stanno bene (l'assistenza medica è assicurata).
Se ti può interessare, l'invito è partito: saremmo molto contenti di poter allargare il giro a nuovi amici.
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Tanti anni appesi al filo di ... Resy
Sono stato a Resy la prima volta nel 1975: "Tornerò!", mi dissi. E da allora sono tornato quasi ogni anno. Resy è un meraviglioso luogo di montagna, un rifugio a quota 2066 metri s.l.m. (vedi articolo comparso su "L'osteria friulana", anno 2, settembre 1999) affacciato sui primi contrafforti del Monte Rosa in valle d'Ayas (Val d'Aosta).
Per me è un luogo "ideale", il rifugio, non per nasconderci da noi stessi, ma dove ritrovarsi per stare bene. A Resy ci si può fermare e vedere in un lampo il cammino della propria vita, assaporandone le ricchezze, le gioie e le soddisfazioni, non "consumandola", ma "vivendola" da protagonista.
Trasferitomi per lavoro - insegno all'Università - nel 1980 a Udine da Piacenza ho parlato dell'unicità di Resy e delle sue montagne ad alcuni amici friulani contagiandoli, nonostante la Carnia sia così bella e, soprattutto, così vicina. Infatti, da alcuni anni Federico Driussi ed io con le nostre famiglie, trascorriamo le ferie estive a Resy, nell'estremo nord-ovest d'Italia.
E anche quest'anno c'è stato un po' di Friuli sul Monte Rosa, non nel senso di conquistatori friulani di vette ma nell'ambito di una serata gastronomica, organizzata in onore della folta schiera di amici piacentini, che da anni "vive" e "consuma" assieme a noi queste giornate di riposo in rifugio.
Questo è un modo semplice per far conoscere i prodotti e le tradizioni della "Piccola Patria" (nella speranza che possa servire a frenare l'imponente avanzata globalizzante della "Macdonalizzazione" dei cibi).
"Grazie alla collaborazione di alcuni soci del C.F.D.O. (in modo particolare dell'amico Federico Driussi di Udine, che ringrazio di cuore), che hanno curato la predisposizione dei piatti, si sono potuti degustare:
- Cjarsons alle erbe;
- Cestini di frico con polenta;
- Prosciutto di San Daniele
- Salami friulani di stagionature varie;
- Formaggio Montasio;
- Gubane e gubanotto al miele;
In abbinamento alle portate sono stati serviti ottimi vini bianchi e rossi, che hanno riscontrato notevole interesse e apprezzamento tra gli intervenuti.
A conclusione della cena sono state proposte delicate grappe bianche e al miele qual degno coronamento della serata.
Tutto questo si è potuto realizzare tramite il concreto aiuto di tanti amici e aziende friulane che attraverso queste righe vogliamo ringraziare:
- Comitato Friulano Difesa Osterie ed il suo Presidente comm. Enzo Driussi;
- Dott. Lugi Sivilotti del Prosciuttificio Leoncini di San Daniele;
- Dott. Pevere del Consorzio per il Montasio di Rivolto
- Gubane Vogrig di Cividale del Friuli;
- Apicoltura Comaro, Reana del Rojale
- Dott. Andrea Cecchini del Centro Vitivincolo dell'ERSA;
- Dott. Claudio Filippuzzi;
- Macelleria Mario Lizzi di Fagagna;
- Agriturismo "Da Gabri" di Caporiacco;
- Fiorenzo De Colle, Presidente della Latteria sociale di Piano d'Arta;
- Osteria "Al Vecchio Stallo", Udine
Erano presenti all'apprezzatissima cena alcuni soci onorari del "Comitato Friulano Difesa Osterie", personaggi di spicco della vita della casa-soggiorno: mons. Eliseo Segalini, già vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio, Angelo Dernini, economo-responsabile della casa-soggiorno (fino al 2001; nel 2002 l'impegno è stato assuto da Emanuela Fummi), Luciano Sivelli e Davide Narcisi, cuochi volontari del campo "famiglie".
Non bastano poche righe per spiegare un amore così grande dedicato a un luogo così sperduto fra i monti dove per molti "non c'è assolutamente niente". Ma per chi ha gli occhi per vedere e un cuore grande per ricevere e per dare, a Resy c'è tutto,
Non bastano poche righe per spiegare questo tutto, perché ogni anno è diverso, perché si cresce, perché ogni volta i tuoi occhi e il tuo cuore sono diversi, e diventano sempre più grandi e tu vorresti diventare grande come Resy per accogliere e dare sempre di più.
Ma non puoi, perché sei solo un piccolo uomo e la tua vita è un breve passaggio su questa terra, mentre Resy e le sue montagne sono sempre state lì e sempre ci saranno.
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RESY
Franca e Renzo
...Anche quest’estate ho passato le mie ferie estive a Resy in Val d’Aosta. Come già dissi in Telecàgiosa ‘99 lì esiste un rifugio alpino a quota 2066 affacciato sui primi contrapposti del Monte Rosa in Valle d’Ayas (Valle d’Aosta) gestito dall’Azione cattolica di Piacenza (tel. 0523/338686). In questo rifugio vi si svolgono soggiorni di giovani, di educatori, di adulti e di famiglie; l’esperienza di vita di Resy, come la vivo è significato del “discorso della montagna”, parabola divina.
Resy è la montagna ad alta quota, è il mondo verticale, è il mondo di Dio, è l’alpinismo come sintesi mirabile di valori fisici, morali, spirituali, è positiva idealizzazione della montagna impegnativa come sorgente di promozione umana. Per arrivare a Resy bisogna salire, bisogna uscire dall’inautentica vita della città e portarsi a quota duemila, in rifugio, per salire ancora.
Resy è guardare il cielo, respirare ossigeno, allargare l’orizzonte per noi abitualmente condannati alla vita “in scatola” della routine cittadina. Resy è momento di contemplazione che rompe l’abituale grigiore alienante. Resy è riproposta in termini favorevoli del suggestivo mistero dell’esistenza e dei suoi appassionanti interrogativi; Resy è momento di grazia e di visione che squarcia l’opprimente nebbia e cecità che ci avvolgono.
Resy è l’incontro con le montagne e la montagna è “Tabor”, è sede privilegiata dell’incontro con Dio e come sempre la croce che la segue indica la difficoltà e l’arditezza del cammino.
“Sono salito in alto, ho visto la terra promessa, e una gran pace ha riempito il mio cuore, nonostante le soffernze del presente” (M.L.King).
E così si capisce perché il cuore di Resy è unaa cappella con la permanente presenza dell’Eucarestia, come centro e senso di tutto.
Infine Resy è G. B. Ferraro (il rifugio è intitolato a questo giovane) e tutti gli altri caduti della montagna, che al seguito di Cristo, capocordata del genere umano, morto sul mante calvario, hanno la divina e inesorabile promessa della resurezzione.
La natura meravigliosa che circonda il rifugio (monti, prati, fiori, cascate, ruscelli, marmotte, gallo forcello, insetti vari) fa pensare all’onnipresenza di Dio.
A Resy ho riflettuto che, pensato dappertutto, Dio si rischia di non vederlo mai mentre Lui ci vuole incontrare di Persona.
Che la nostra famiglia sia la casa dove Dio abita per mezzo dello Spirito Santo.
Anche quest’anno Resy mi ha dato tanta serenità, tanta pace dell’anima. Ho capito meglio che cosa significa avere un Padre che ci ama.
Ti ho incontrato nella natura, tuo dono meraviglioso, ma soprattutto ti ho incontrato nei fratelli che vivono una totale dipendenza da Te e che testimoniano la tua presenza in mezzo a noi.
Aiutami a collaborare alla realizzazione del progetto che Tu hai fatto per me, a spendere la mia vita per i fratelli.
Renzo Barbattini
Consiglio Pastorale Parrocchiale
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APPUNTI DI VIAGGIO
Da numerosi anni trascorro, ieri come giovane “impegnato” oggi come padre di famiglia, un periodo di riposo a Resy, in un rifugio alpino a quota 2066 affacciato sui primi contrapposti del Monte Rosa in Valle d’Ayas (Valle d’Aosta).
Questo rifugio e i soggiorni che vi si svolgono (giovani, educatori, adulti, famiglie) sono gestiti dall’Azione cattolica di Piacenza (tel. 0523/338686); Resy non è solo un meraviglioso luogo di montagna ma per noi è un luogo ideale dove ritrovarci per stare bene. Chi lo desidera può lasciare una testimonianza sul “libro del rifugio” presente a Resy.
Tra le numerose testimonianze che ho letto quest’estate, mi ha colpito questa:
"Resy è una proposta di vita di comunità che aiuta a rileggere in pochi giorni l’esperienza del cammino della vita; proposta di cui se ne può assaporare la ricchezza non consumandola ma vivendola da protagonista.
Resy è la montagna, accessibile per chi ne rispetta le regole, comprende il suo linguaggio fatto di silenzio da ascoltare, di natura da apprezzare, di colori, di luce, di aria donati gratuitamente."
Salire a Resy è faticoso. Bisogna tenere il passo, conoscere il proprio passo, rispettarlo. Un passo falso può portarci in fallo. Un passo troppo veloce brucerà le nostre energie. E un passo distratto o nervoso può farci perdere il sentiero, smarrire. Ma la meta c’è; e c’è anche chi cammina con me. Allora la fatica della salita ha un altro sapore.
Scalare la montagna è morire per rinascere. Più l’ascesa è difficile e la meta è alta, più l’aria si purifica, si raffina. Più l’uomo sale, più la pianura e gli oggettti della vita di tutti i giorni diventano piccoli, semplici. Credo che ritornare alla fonte originaria significhi ritrovare la felicità.
L’acqua è vita; immergersi in essa è sentirsi copmpletamente amato. L’acqua è la grande madre, senza l’acqua l’uomo muore. La vita la viviamo per prepararci a questo grande ritorno e il cammino del fiume verso il mare è paragonabile al ritorno del figliol prodigo.
Le varie tappe della discesa seguendo il fiume segnano il periodo che corre tra l’infanzia e l’età adulta. La distesa dell’acqua è, come la vita, piena di rischi ma anche di possibilità di rinascere; le nuvole portano l’acqua del mare verso la montagna e l’acqua, scendendo, torna al mare.
- Resy è camminare insieme, non solo fisicamente. La vita di gruppo e, in paricolare, il lavoro di gruppo sono strumenti importanti ed efficaci per pensare, confrontarsi e apprendere.
La dimensione gruppo aiuta a:
- universalizzare i problemi
- ascoltare le reazioni degli altri
- dare e ricevere aiuto
- creare il senso di appatenenza
- condividere gioie, fatiche e speranze.
- Resy è uno zaino da preparare per il cammino della vita. Quando parti per un’escursione importante, devi saperti attrezzare, prepararti l’equipaggiamento adeguato. Solo chi ha tutto il necessario arriva alla meta; tutti gli altri sono vinti dalle difficoltà e si devono arrendere.
Così nella vita: se vuoi arrivare alle grandi mete, devi portarti uno zaino carico di ... valori. Il coraggio, la tenacia, la decisione, la fedeltà, la capacità di scommettere e di faticare ... Preparate uno zaino sembra una cosa semplice ma poi ti accorgi che ciò che ti serve l’hai dimenticato. Occorre esperienza, qualcuno che ti insegni, che ti faccia “leggere il tempo”. E ci sono cose che servono sempre; alcune forse mai. E ogni giorno la vita ci aspetta, con lo zaino in spalla.
- Resy è il deserto, quel luogo di assoluta libertà dove trovare l’essenziale per vivere. “Quando sarai triste siediti sul ciglio della strada e attendi che il vento ti porti la voce dell’ignoto. Ascolta in silenzio quello che la voce ti dice eppoi, alla luce del sole, chiediti se tutto ciò è possibile. Rimani così nella calma sino a quando dal cielo scenderà la sera perché anch’essa avrà un messaggio per te. Rimani seduto sul ciglio della strada sino a quando si accenderanno le stelle perché anche loro avranno qualcosa da dirti. Poi verrà la notte con la sua lunga pausa di riflessione e ti verrà in mente la vita. Allora, pensa di essere sempre te stesso a qualsiasi costo e non fingere mai con gli affetti profondi come l’amore, unica cosa grande del mondo.
Accetta con serenità il passare degli anni perché anche la vecchiaia è un atto della vita. Non avere paura della vita. L’uomo dimostra di essere piccolo o grande a seconda dell’importanza che dà alle grandi o alle piccole cose. Ricordati che se sei venuto al mondo hai pieno diritto di esistere. Cerca Dio anche se non sai dove abita e abbi sempre comprensione per tutti. Rimani seduto sul ciglio della starda sino all’alba. Passerà qualcuno e ti chiederà se ti sei perduto e tu risponderai che ti stai cercando”.
Osservo tutto ciò che mi circonda: paesaggio, alberi, suoni, rumori, insetti, sole, nuvole. Ascolto il silenzio e la pace. Dipende dal mio punto di vista leggere ciò che mi circonda.
Nella bellezza della montagna sono nascoste le insidie per i superficiali e gli inesperti. La mano dell’uomo ha migliorato la vita quassù, ma ha distrutto spazi creati in milioni di anni. Non si arriva qui in macchina né in bici: ci vuole la volontà e il fiato.
Non posso togliere alla montagna la sua bellezza o la sua pericolosità: non sarebbe più montagna. Non posso togliere alla vita le parole o il silenzio: non avrebbero più sfumature. Non posso togliere alla mia vita le gioie o i dolori: non sarebbe più la stessa
Natura, silenzio, vita, hanno bisogno del mio impegno per continuare, per avere senso.
2010
Resy: non un albergo ma una famiglia
Da numerosi anni trascorriamo un periodo di vacanze a Resy, in un rifugio alpino in Valle d’Ayas (Valle d’Aosta) a quota 2000, appena sotto ai ghiacciai del Monte Rosa e da cui si gode un panorama mozzafiato. Il rifugio è gestito dall’Azione Cattolica di Piacenza e vi si svolgono sia soggiorni di pura vacanza sia campi-scuola per ogni età che inframezzano momenti di lavoro ad altri di svago. Per noi Resy non è mai stato un albergo ma una famiglia e crediamo che proprio così debba essere inteso.
La proposta è quella di una vita di comunità, pur nel rispetto della privacy e della disponibilità di ognuno a lasciarsi coinvolgere. Ma anche ai più schivi è diffficile mantenersi isolati: si mangia insieme (molto spesso a stretto contatto di gomito in lunghe comuni tavolate), ci si vede ai bagni in comune, si fanno le serate tutti insieme nell’unica sala o fuori sul piazzale a cantare e a guardare le stelle, si organizzano gite da fare in gruppo programando escursioni per tutti i gusti e capacità.
L’esperienza che si vive è forte e aiuta a rivedere in pochi giorni la propria vita. Molti riescono a far “crollare la maschera”, a essere spontanei e autentici come non lo sono mai stati.
Probabilmente la vita di gruppo, lo stare insieme in modo autentico, il camminare insieme (non solo fisicamente) sono una miscela esplosiva e rinnovatrice. A Resy si impara e si insegna, si dà e si riceve, si condivide e ci si sente vivi, amati e accettati, si diventa amici.
La dimensione gruppo aiuta a:
- universalizzare i problemi
- ascoltare le reazioni degli altri
- dare e ricevere aiuto
- creare il senso di appartenenza
- condividere gioie, fatiche e speranze.
Resy è stato paragonato a molte cose ed è con alcuni paragoni che vogliamo terminare questo nostro breve intervento. Resy è come la montagna, a volte faticosa ma bellissima e gratificante alla meta; è come uno zaino carico di valori da portarti a casa per il cammino della vita; è come il deserto: assoluta libertà dove trovare l’essenziale per vivere; è il luogo dove perdersi per ritrovarsi.
Franca e Renzo Barbattini
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UN'ESPERIENZA DI VIAGGIO
di Paolo Barbattini (all'epoca quindicenne)
Vivendo in città a volte è difficile riuscire a cogliere la vera bellezza di ciò che ci circonda. Intrappolati per la maggior parte del nostro tempo come tanti cavalli che corrono ininterrottamente su un circuito coi problemi della vita come paraocchi, spesso non riusciamo ad alzare la testa, a guardarci intorno.
Ogni anno io cerco di spazzare via il velo che mi oscura la vista e mi ritrovo con altri amici in un rifugio di montagna in Valle d’Aosta (Resy, in Val d’Aias) a 2066 metri s.l.m. Questa estate è però accaduto qualcosa di veramente speciale.
Era la mia prima salita sul monte Testa Grigia, un picco isolato di 3300 metri da cui si possono vedere la catena del Rosa, del Bianco e il Gran Paradiso. La frenesia era grandissima. Siamo partiti dal rifugio verso le 7,30 del mattino dopo aver consumato un’abbondante colazione e preparato i sacchetti per il pranzo. Le prime due ore e mezza di cammino si svolgevano lungo una strada sterrata, non eccessivamente impegnativa fino a raggiungere un impianto di risalita, una seggiovia che trasporta gli escursionisti a un’ora e trenta circa di cammino dalla prima tappa: i Laghi Pinter.
Il sentiero per i laghi, a differenza del tratto precedente, si inerpica lungo un crinale che si snoda attorno a tutta la montagna, un piccolo sentiero a strapiombo su una stretta vallata percorsa da un vivace torrente. La salita non comporta un eccessivo sforzo, per cui, durante il cammino si può ammirare il panorama che è stupendo e suggestivo, tanto più che quel giorno splendeva.
Il pianoro dei laghi si apre alla vista improvvisamente dopo un’ultima salita e mostra due piccoli laghi montani quasi sempre circondati da chiazze di neve. Lì arriva poca gente e quando siamo giunti noi non c'era nessuno: sembrava di essere all’alba della creazione, un mondo primitivo, inviolato, quasi come l’habitat dei grandi rettili del passato.
Non accusavamo dolori o stanchezza, ma abbiamo comunque deciso di fare una sosta per rifocillarci e recuperare le forze prima dello strappo finale che ci avrebbe portato in vetta. A questo punto il grosso del nostro gruppo si è arenato ai laghi, soddisfatto di essere giunto fino a lì, ma un manipolo di temerari, desiderosi di portare a termine l’impresa alpinistica, non si è dato per vinto: naturalmente io ero tra questi.
Abbiamo iniziato la salita alle 11,30 e siamo arrivati sulla cima alle 13,45 stravolti, sfiniti. Ad occhi bassi seguivamo soltanto i sassi che dovevamo superare, e le corde fisse a cui tenerci saldamente per non precipitare. In quel momento il panorama era veramente un optional!
La forza nelle gambe fu appena sufficiente per arrivare alla campanella posta in vetta e suonarla. Ma proprio in quel momento, con la mano che stringeva ancora il battacchio, le ginocchia tremanti, alzai gli occhi e, mentre l’ultima nuvola davanti a noi si dissolveva non mi accorsi di quello che avevo davanti. Il suono della campana mi sembrò ciò che di più dolce avessi mai sentito e all’improvviso, allontanandosi veloce nell’aria, trainò con sé il mio sguardo e lo spinse verso i monti e i ghiacciai che svettavano lì vicino proprio davanti al mio naso e oltre ancora verso le vallate più in basso, i paesini e poi lontano verso l’orizzonte che era lì completamente visibile, incredibilmente vicino ma nello stesso tempo lontano, inafferrabile.
Non mi era mai capitata un’esperienza del genere; so che ciò non può essere descritto appieno, che è un misto di realtà e di immaginazione, dettato anche dalla stanchezza e dalla felicità della riuscita dell’escursione. Appunto per questo vorrei riportare una frase che ho trovato in un libro proprio la sera stessa rientrando al rifugio: “Certi spazi non entrano negli occhi. Ci ho provato ma senza riuscirci. L’occhio arriva quasi ovunque ma solo la mente può oltrepassare certi confini”.
Paolo Barbattini
Foto di Stefano Costi, Roveleto di Cadeo (Piacenza)
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