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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori.
Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Univerisità
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
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LE API NELL'ICONOGRAFIA DEI SANTI
di Renzo Barbattini* e Stefano Fugazza**
*Dipartimento di Biologia applicata alla Difesa
delle Piante – Università di Udine
**Galleria d’Arte Moderna “Ricci Oddi” –
Piacenza (http://www.riccioddi.it)
Dopo il contributo riguardante “L’ape nell’arte
antica” (BARBATTINI e FUGAZZA, 2006)
vogliamo riportare alcuni esempi del collegamento api-Santi
che si possono ritrovare in diverse rappresentazioni artistiche.
Introduzione
Grazie ad alcune sue caratteristiche comportamentali come
la laboriosità, e alla fornitura di prodotti preziosi,
quali il miele e la cera, l'ape ha sempre giocato un ruolo
significativo nell'immaginario cristiano. Sant'Ambrogio, ad
esempio, paragonò la Chiesa all'alveare e i membri
di una comunità alle api, le quali sono in grado di
cogliere il meglio da ogni fiore. Da parte sua, San Bernardo
di Chiaravalle considerava l’ape un simbolo dello Spirito
Santo, forse sulla base dell'idea che le api vivessero solo
del profumo dei fiori, dando così un'immagine di grande
purezza e continenza.
Ma il ricorso all'ape e al suo mondo presenta anche altri
aspetti. L'eloquenza di certi predicatori fu spesso assimilata
alla dolcezza del miele, come nel caso di San Giovanni Crisostomo
(“bocca d'oro”). Il “dolce” miele
servì anche per dare un'idea concreta dell'infinita
clemenza di Cristo; allo stesso modo il pungiglione sembrò
adatto a simboleggiare il castigo divino nel momento del giudizio
finale. Bizzarra è poi la ragione per cui l'ape diventa
simbolo della vergine Maria: si tratta di un'immagine derivante
dalla credenza popolare secondo cui non sarebbe direttamente
l’ape regina a generare la prole, ma le api bottinatrici
la trarrebbero dai fiori che visitano (BIEDERMANN,
1991).
La Chiesa cattolica attribuisce ad alcuni santi, per
antica tradizione o per recente proclamazione, il compito
di intercedere presso Dio per alcuni specifici settori e di
proteggere i fedeli. Anche gli apicoltori hanno i loro santi
protettori: Sant’Ambrogio di Milano (RÉAU,
1955; BALLABIO, 2006), San Bernardo di Chiaravalle
e Santa Rita da Cascia (FURIA, 2002).
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I PATRONI DEGLI APICOLTORI
SANT'AMBROGIO DI MILANO
Nato a Treviri, in Germania, nel 339 e morto a Milano il 4/4/397.
Il suo biografo (Paolino da Milano) narra che un giorno, mentre
il piccolo Ambrogio dormiva in una culla nel cortile del pretorio
(infatti, il padre, appartenente all'aristocrazia romana,
era un funzionario in servizio oltralpe), sopraggiunse all’improvviso
uno sciame che si posò sul suo viso con le api che
entravano e uscivano dalla bocca. Il padre, che passeggiava
nelle vicinanze con la madre e la figlia, proibì alla
domestica, cui era stato dato il compito di curare il bambino,
di scacciare gli insetti perché aveva intuito che si
trattava di un fatto prodigioso. Poco dopo, le api si alzarono
in volo salendo così in alto da scomparire alla vista;
allora il padre esclamò: “Se questo bambino vivrà,
diventerà qualcosa di grande” (MOHRMANN,
1989).
Entrambi i momenti hanno avuto delle rappresentazioni artistiche.
– Il primo è raffigurato nell’affresco
di Masolino da Panicale (nato a Panicale – PG –nel
1383, morto a San Giovanni Valdarno – AR – nel
1440) presente nella Cappella di Santa Caterina (1428) della
chiesa di San Clemente a Roma (JOANNIDES,
1993; LEVI D'ANCONA, 2001). L’affresco
(fig. 1a) è stato restaurato negli anni scorsi e l’episodio
dello sciame è riportato in alto, a sinistra: ciò
che sembra intonaco scrostato è in realtà lo
sciame d’api sul risvolto del lenzuolo (fig.1b).
Fig. 1a
Affreschi di Masolino da Panicale (1383-1440)
in San Clemente
(Cappella di Santa Caterina -(Roma)
|
Fig. 1b
Affresco di Masolino da Panicale (1383-1440)
in San Clemente
(Cappella di Santa Caterina - (Roma).
Particolare con “Sant’Ambrogio nella culla”
|
La figura di lato alla culla è la
domestica (nella tradizione era chiamata “fantesca”)
che tenta di cacciare lo sciame agitando qualcosa. Anche una
delle formelle che corredano l’altare maggiore della
Basilica di S. Ambrogio a Milano, il cosiddetto “altare
aureo di Volvinio” (dal nome dell’orafo che lo
eseguì) è dedicata all’avvenimento delle
api (fig. 2) (GATTI PERER,
1995). Tale altare, realizzato in oro e argento dorato, pietre
preziose e smalti e risalente agli anni tra l'824 e l'859,
è certamente uno dei capolavori dell’arte alto-medievale
italiana (CAPPONI et al., 1996). Il lato
anteriore dell'altare raffigura alcuni episodi della vita
di Gesù mentre quello posteriore è dedicato
alla rappresentazione di vari episodi della vita di S. Ambrogio,
resi con un gusto particolarmente vivo per la narrazione e
per la concretezza dei personaggi, a partire da S. Ambrogio
stesso, visto non secondo un'immagine astratta e spirituale,
ma come un uomo in carne e ossa.
Fig. 2
Particolare dell’Altare di Volvinio
(sec. IX)
“S. Ambrogio nella culla nutrito dalle
api”,
Basilica di S. Ambrogio (Milano).
|
Nella stessa Basilica è presente un affresco del Porta
(1738) che, nonostante già nel restauro di tanti anni
fa le api - dipinte a secco - non si vedessero più,
ha come soggetto “Sant'Ambrogio nella culla" (fig.
3).– Il secondo è riportato dal disegno
di Pellegrino Tibaldi (nato a Puria – CO – nel
1527, morto a Milano nel 1596) previsto per uno stallo del
coro del Duomo di Milano e oggi conservato nella Biblioteca
Ambrosiana (fig. 4).
Fig. 3
Affresco di Porta (1738):
“Ambrogio, fanciullo, nutrito dalle api”,
Basilica di S. Ambrogio (Milano).
|
Fig. 4
Disegno di Pellegrino Tibaldi (1527-
1596) previsto per uno stallo del coro del
Duomo diMilano (Biblioteca Ambrosiana).
|
Non abbiamo ritrovato opere pittoriche, con api,
che testimoniano l’attività di Sant’Ambrogio
vescovo di Milano (acclamato il 7 dicembre 374), figura
ideale del pastore e del liturgo; a quest’ultimo
proposito egli è considerato il padre della liturgia
ambrosiana.
Però vi sono numerose immaginette sacre (i cosiddetti
“santini” *) che lo ritraggono
sempre con un alveare (figg. 5, 6, 7, 8):
infatti, Sant’Ambrogio stesso paragonò
la Chiesa a un alveare e il cristiano a un’ape
che lavora con zelo e fedeltà (COLUSSI e TOLFO, 1999).
|
Fig. 5
|
Fig. 6
|
Fig. 7 |
Fig. 8
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Immaginette sacre di Sant’Ambrogio vescovo
di Milano (autori anonimi, prima metà del ‘900)
|
Due opere veramente particolari sono state
eseguite in occasione del Congresso di Apimondia, tenutosi
nel 2003 a Ljubljana (Slovenia); entrambe si riferiscono a
Sant’Ambrogio, patrono degli apicoltori sloveni. La
prima è un dipinto fatto con il propoli su legno d’acero
dal pittore Branco Cusin nel 2002 (fig. 9)
(ŠIVIC, 2003); la seconda è un affresco eseguito
da Ronald Plut (Otovec) nel 2003 (fig. 10)
sul muro di un apiario a Semic (Slovenia).
L’8 dicembre di ogni anno l’Associazione Produttori
Apistici delle Province di Milano e di Lodi ricorda il proprio
patrono e nell’occasione viene donata una formella,
di pregevole fattura, in cera d’api riportante l’immagine
di Sant’Ambrogio sovrastante un bugno da cui sono uscite
alcune api (fig. 11).
Fig. 9
Quadro realizzato con il propoli
su legno d’acero da Branco Cusin raffigurante
Sant’Ambrogio (Koroška Bela, Slovenia,
2002) |
Fig. 10
Affresco presente sul muro di
un apiario a Semic (Slovenia), eseguito da
Ronald Plut con la figura di Sant’Ambrogio
(Otovec, Slovenia, 2003). |
Fig. 11
Formella in cera d’api raffigurante
Sant’Ambrogio (Associazione
Produttori Apistici
delle Province di Milano e
di Lodi)
|
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In Germania sono diffuse le stufe rivestite
di piastrelle di ceramica o di terracotta; in un’Abbazia
del Sud n’è stata ritrovata una (del XVIII secolo)
che presenta, tra le altre, anche una piastrella con l’effige
di Sant’Ambrogio (fig. 12) (RÜDIGER,
1977).
Anche se si tratta di un esempio di artigianato “artistico”
più che di una vera e propria opera d’arte, non
possiamo non ricordare il grande bugno doppio in paglia riproducente
S. Ambrogio (fig. 13).
Questa antica arnia,
del 1870 e proveniente dal Rijksmuseum di Arnhem (Olanda),
è oggi conservata presso il Museo delle Api dell’ing.
Cappeletti di Bregnano (CO) (BOLCHI SERINI,
1982; BALLABIO, 2006). |
Fig. 12
Piastrella di una stufa di un’abbazia tedesca
con l’effige di Sant’Ambrogio (XVIII secolo).
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Fig. 13
Bugno doppio in paglia del 1870 riproducente
S. Ambrogio
(Museo delle Api Cappelletti di Bregnano, CO)
|
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SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE
Nato a Fontaines, vicino a Digione, nel 1090 e morto a Ville-sous-la-Ferté,
Comune della regione della Champagne-Ardenne il 20 agosto
1153, fu il fondatore della celebre abbazia di Clairvaux -
in italiano Chiaravalle -, sempre in Francia.
Alcuni dottori della Chiesa, quali San Giovanni Crisostomo
e San Bernardo di Chiaravalle, furono famosi per la loro eloquenza
(RÉAU, 1955). Per il loro parlare
fluente - simile al miele - ebbero come attributo le api che
nella tradizione hanno sempre simboleggiato il Verbo, la parola
e, quindi, il dolce eloquio. Le api stesse possono essere
viste come una figurazione dello Spirito Santo; quest’interpretazione
va certamente intesa in senso pentecostale: i Santi citati
erano dotati di capacità oratorie nello stesso modo
in cui gli apostoli riuscivano a parlare in modo suadente
e fluente in tutte le lingue (COLUSSI e TOLFO,
1999).
Per Bernardo l’origine del patronato si rifà
ad alcune affermazioni dei biografi, che attribuiscono al
santo il nome di doctor mellifluus (dottore fluente come il
miele) anche per lo stile raffinato dei suoi scritti (MALOSSINI,
1995). Doctor mellifluus è il titolo dell’enciclica
promulgata da papa Pio XII il 24 maggio 1953 nel VIII centenario
della morte del Santo.
La scena di Bernardo è ben rappresentata nelle vetrate
del chiostro dell’antica – fu fondata nel 1259
– abbazia cistercense di Wurmsbach in Svizzera (Bollingen-Sankt
Gallen). Tali vetrate furono realizzate negli anni ’80
del secolo scorso dall’artista Edi Renggli (Luzern)
e nel riquadro riguardante il “dottore mellifluo”
insegnante (fig. 14), si nota in basso a
destra un alveare rustico.
Si può trovare un’immagine di questo Santo in
un’incisione di Klauber (famiglia d’incisori molto
noti di Augsburg – in italiano Augusta, capoluogo del
distretto governativo della Svevia, in Germania – nel
XVIII secolo) (fig. 15). In essa San Bernardo
è rappresentato orante di fronte al Crocefisso e con
un grandissimo alveare alle spalle: numerose api volano sopra
un roseto accanto; quest’immagine, realizzata per le
abbazie cistercensi, faceva parte di una serie con ritratti
di santi.
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Fig. 14
Vetrate realizzate nel 1984, da Edi Renggli (Luzern)
con la figura di San Bernardo di Chiaravalle,doctor mellifluus
(Chiostro dell’abbazia circestercense di Urmsbach
in Svizzera, Bollingen-Sankt Gallen).
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Fig. 15
Incisione di Klauber (XVIII secolo)
con San Bernardo di Chiaravalle,
(Bressanone, Museo Diocesano).
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FONTE
BARBATTINI R., FUGAZZA S., 2007 - L'ape nell'iconografia
dei Santi (I parte). Apitalia, 33 (5): 29-33.
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SANTA RITA DA CASCIA
Fig. 15
Disegno tratto da un libro sulla vita di santa Rita
(DE MARCHI, 1966).
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Nata a Roccaporena, presso Cascia –
PG –, nel 1381 e morta a Cascia il 22 maggio 1447.
Alla sua infanzia è legato un fatto prodigioso
che è riportato dalla tradizione in due versioni:
agreste e domestica.
- Per comprendere la prima versione è bene sapere
che i genitori di Rita erano contadini che portavano
la piccola, fin dall’età di pochi mesi,
con loro al lavoro nei campi, riponendola in una cesta
di vimini da appoggiare poco distante. Un giorno mentre
la piccola riposava all'ombra di un albero, uno sciame
di api le circondò la testa; le api, però,
non la punsero, anzi alcune di esse entrarono nella
boccuccia socchiusa nel sonno per depositarvi del miele
(l'unica immagine che siamo riusciti a reperire –
fig. 16 – è un disegno
tratto da un libro sulla vita di santa Rita di DE
MARCHI (1966)). Nel frattempo, un contadino
che era con loro e che si era ferito con la falce ad
una mano, lasciò il lavoro per correre a Cascia
a farsi medicare. Questi, passando davanti alla cesta
e vista la scena, cercò di scacciare le api e
qui avvenne la seconda fase del prodigio: man mano che
scuoteva le braccia per farle andare via, la ferita
si rimarginava fino a chiudersi completamente. L'uomo
gridò al miracolo e con lui, quando seppero del
fatto prodigioso, anche tutti gli abitanti di Roccaporena
(CATTABIANI, 1993; VAN WESTERHOUT,
2001). |
- Secondo la versione domestica, mentre
la piccola dormiva nella culla alcune api si radunarono sul
suo visino (ANGELINI, 1953; RÉAU,
1955). I genitori spaventati volevano scacciarle, ma videro
che le api non facevano alcun male alla loro bimba. Questo
episodio è riportato in due quadri:
- il primo è stato realizzato negli anni ’50
del secolo scorso (fig. 17) da Giovan Battista
Galizzi (pittore simbolista di Bergamo, 1882-1963) ed è
esposto nella cappella della Santa all’interno della
Basilica Santuario a Cascia (PG),
- il secondo, di autore ignoto, risale al secolo XVII ed è
presente nel Monastero di Santa Rita Agostiniana (Cascia -
PG) (fig. 18). |
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Fig. 17
Quadro di Giovan Battista Galizzi
(Bergamo),
“Rita nella culla attorniata dalle api in presenza
dei suoi genitori”, cappella di Santa Rita
(Basilica di Santa Rita, Cascia),
realizzato negli anni ‘50 del secolo scorso |
Fig. 18
Tela del secolo XVII, di autore ignoto,
“Rita bambina nella culla attorniata dalle api
in presenza dei suoi genitori”,
Monastero di Santa Rita Agostiniana
a Cascia (PG). |
Lo stesso episodio è segnalato anche
in un piccolo opuscolo (VOLPI, ristampe varie)
che da molti anni viene pubblicato dal monastero di Santa
Rita Agostiniana di Cascia. Il titolo attuale è “S.
Rita, nuovo profilo storico”, l’anno di edizione
non è indicato perché l’opuscolo è
continuamente ristampato; l’immagine riportata (fig.
19) però non è un dipinto ma un’illustrazione
di cui non si conosce l’autore.
Anche per Santa Rita, una delle sante più venerate
in Italia e nel mondo cattolico, vi sono numerose immaginette
sacre. Tra queste particolarmente bella (fig. 20)
(BARCARO e BRUNETTI, 2004)
è quella che la ritrae nella sua cella accanto all’inginocchiatoio
mentre, durante un'estasi, riceve da Cristo crocefisso la
stigmata (stimmata, stigma, stimma a seconda degli Autori)
sulla fronte, stigmata che le rimase fino alla morte; accanto
a lei volano alcune api. Nel libro citato, oltre agli episodi
già riportati, si legge anche che numerose api entrarono
nella cella della Santa, il giorno della sua morte. |
Fig. 19
Illustrazione dell’opuscolo
“S. Rita, nuovo profilo storico”, “S.
Rita nella culla”,
Monastero di Santa Rita Agostiniana
a Cascia (PG). |
Fig. 20
Immaginetta sacra con S. Rita da Cascia
nella sua cella,
autore anonimo, prima metà del ‘900.
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ALTRI SANTI
SAN GIOBBE
In Slovenia, San Giobbe venne assurto a protettore
degli apicoltori fino al secolo XIX (quando venne preferito
il culto di S. Ambrogio).
L’iconografia, comprese le numerose immagini ritratte
dalla tradizione popolare sui frontali delle arnie slovene
sia moderne (fig. 21) sia antiche (fig.
22), lo dipinge come un vecchio barbuto, seduto
su di un cumulo di letame, con la pelle completamente
ricoperta da bubboni da cui escono larve che daranno
origine ad api da miele (FLORAMO, 2005). |
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Fig. 21
Immagine di San Giobbe eseguita da Janez Logar nel
2002 su un frontale di un’arnia (modello Znidersic)
presente nell’apiario
del Centro apistico sloveno Brdo pri Lukovici. |
Fig. 22
Immagine di San Giobbe eseguita da anonimo nel 1880
su un frontale di un’arnia orizzontale (Museo
di Radovljica - Slovenia) |
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SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA VERGINE MARIA
II 2 maggio 2004 è stata benedetta e riaperta
al culto la cappella di San Giuseppe a Lansprez (Slovenia),
abbandonata dopo la seconda guerra mondiale e restaurata
grazie all'impegno dell'Associazione apicoltori sloveni.
Nell'abside di questa cappella è esposto un dipinto
eseguito nel 2004 dal pittore sloveno Cusin. In esso
è raffigurato San Giuseppe, molto pensieroso,
appoggiato al suo tavolo da lavoro: essendo un falegname,
egli si sarebbe dedicato, secondo l’A., anche
alla costruzione di arnie. Infatti, sul tavolo da lavoro
sono appoggiate tre arnie in legno di tipo sloveno
Fig. 23 Dipinto di Branco Cusin del 2004 raffigurante San Giuseppe
artigiano (cappella di San Giuseppe, Lansprez - Slovenia). |
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SANT'APOLLINARE
Fig. 24
Particolare del catino absidale,Basilica
di Sant’Apollinare in Classe (RA),
VI secolo
|
L’intero catino absidale della basilica di
Sant’Apollinare in Classe, presso Ravenna (consacrata
nel 549), è decorato con uno splendido mosaico
che rilegge in chiave simbolica l'episodio evangelico
della Trasfigurazione, riconosciuto come “patrimonio
dell’umanità” dall’UNESCO (organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza
e la Cultura) (RIDOLFI, 2006).
Al centro di questo si erge solenne la figura di Sant'Apollinare,
primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento
orante: egli è ritratto nel momento di innalzare
le sue preghiere a Dio perché conceda la grazia
ai fedeli affidati alla sua cura.
La sua veste, che si potrebbe intendere come “casula”,
è ricamata con numerose (per la precisione 207)
api (fig. 24).
La rappresentazione è fortemente simbolica, per
cui gli elementi della natura perdono, in questo mosaico,
ogni connotazione realistica, concreta, essendo piuttosto
composti di pure forme astratte e ripetute.
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SAN MADONNOC
Questo santo (noto anche come Modomnock, Domnock
o Dominic d'Irlanda e la cui festa si celebra il 13
febbraio), discepolo di S. David, andò a vivere
presso il Monastero di Mynyw (Menevia) in Galles ove
esercitò l’apicoltura.
Quando tornò in Irlanda (ove morì nel
550) la leggenda vuole che le api del Monastero di Mynyw
lo seguissero fin là.
(Fig. 25)
Disegno tratto da un libro sulla vita di San Madonnoc
(CASAGRANDE D., 1956).
|
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Conclusione
Da questa carrellata emerge come l’ape domestica compaia
in molte rappresentazioni artistiche inerenti alla vita di
numerosi santi (sia del Vecchio Testamento, sia del Nuovo
Testamento, o semplici Santi riconosciuti dalla Chiesa). In
diversi casi le api vengono ritratte non solo per il loro
valore simbolico ma anche perché hanno una qualche
relazione con specifici episodi miracolosi accaduti a determinati
santi.
Per correttezza occorre segnalare che il cosiddetto “miracolo
delle api” è di origine pagana (ne parlano anche
Platone, Pindaro, Virgilio e Lucano) e preannuncia la futura
grandezza di un personaggio che nel proseguio della sua vita
diventerà un eroe.
Il significato simbolico dell’ape si basa soprattutto
sulla sua operosità e sull’organizzazione della
sua famiglia. Inoltre, essa è divenuta simbolo di purezza:
infatti, evita ogni impurità e vive del “profumo”
(con questo termine s’intendono il nettare e il polline)
del fiore.
* 1 - Il legame con l’arte
è di vecchia data poichè si può parlare
di arte sin dall’inizio della storia (prima metà
del XIV secolo) delle immaginette sacre (quelle fatte a mano
da suore e monaci). Successivamente nel XV e XVI secolo la
realizzazione dei santini venne spesso affidata a grandi artisti
che crereranno piccoli capolavori (FONTANA ROCA,
com. pers.).
Ringraziamenti
Per la collaborazione prestata desideriamo ringraziare Mario
Brunetti di Arcugnano (VI), Erminio De Scalzi, vicario episcopale
della città di Milano (www.santambrogio-basilica.it),
Francesco Diani della redazione di “Santi e Beati”
(www.santiebeati.it), Franco Frilli dell’Università
di Udine, Caterina Furlan dell’Università di
Udine, Damiano Marco Grenci di Sesto San Giovanni (MI), Doris
Grünenfelder dell’Abbazia di Wurmsbach, Svizzera
(www.wurmsbach.ch/kloster),
Francesco Intoppa e Maria Gioia Piazza dell’ISZA, Sez.
op. per. Apicoltura di Roma, Patrizia Mair del Museo Diocesano
Bressanone (BZ) (www.hofburg.it),
Andrea Malossini di Monterenzio (BO) (www.mieliditalia.it),
Stefania Mason dell’Università di Udine, Patrizia
Roca della redazione di “Cartantica” (www.cartantica.it),
Fausto Ridolfi di Castelletto di Serravalle (BO), Francesco
Scorza Barcellona dell’Università di Roma “Tor
Vergata”, Franc Šivic dell’Associazione apicoltori
della Slovenia (Ljubljana), Pierluigi Stradella di Sassuolo
(MO), Natalina Todeschini della Basilica Santuario di Cascia
(PG) (www.santaritadacascia.org),
Maria Grazia Tolfo di Milano, Pietro Zandigiacomo dell’Università
di Udine.
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BIBLIOGRAFIA
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(Perugia): 182 pp.
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FONTE
BARBATTINI R., FUGAZZA S., 2007 - L'ape nell'iconografia
dei Santi (II parte). Apitalia, 33 (6): 33-37.
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Dello stesso Autore:
Api nell'Arte
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Api e Religione -
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Api nel collezionismo e nella pubblicità
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Il mondo delle Api
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Api nel mondo infantile
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Api e loro prodotti
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Di altri Autori:
- sull'argomento "Api e Religione", segnaliamo in Collaborazioni Varie l'articolo del Prof. Franco Frilli - "L'Ape nella Sacra Scrittura" |
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