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STUDIO SULLA SACRA SINDONE
(ispirato ad un antico libretto di Paul Vignon)
Orazione alla Sacra Sindone
O Dio che hai lasciato a noi le vestigia della tua
passione nella s. Sindone, in cui il corpo tuo sacrosanto
fu deposto dalla Croce ed involto da Giuseppe, concedi
propizio che per la tua morte e sepoltura siamo condotti
alla gloria della risurrezione, o Dio, che vivi e
regni nei secoli dei secoli. Così sia.
con la presente orazione si libera un'anima dal Purgatorio,
per ogni volta che si recita, per concessione di Papa
Clemente VIII, confermata da Paolo II, e si ha indulgenza
plenaria.
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L'immagine suscita un'enorme commozione in chi la guarda, non solo perché in essa si può scorgere il volto dell'Uomo-Dio, ma soprattutto perchè da quel volto non sono scomparsi nè l'umanità nè i sentimenti d'amore e di perdono che animavano il Cristo sulla croce. Forse è proprio questo il potere della Sindone, un valore religioso che parla all'anima cristiana. La chiesa permette e divulga questa immagine, come dono di Gesù all'Umanità, nonostante le numerose controversie che nel corso dei secoli hanno messo in dubbio la sua autenticità. Insomma, restano i fatti e non le parole o le “prove” e le ipotesi, per spiegare la sorprendente impronta.
Numerosissime, dunque, sono state le indagini, i rilievi scientifici, le illazioni, le prove "pro" e "contro" la sua veridicità e anche singolarmente forse ci siamo chiesti, nel profondo dell'animo, se quelle fossero proprio le fattezze del nostro Salvatore ed abbiamo formulato anche altre domande, a cui tenteremo di dare risposta.
Come mai la Sindone porta la figura di tutto il corpo di Gesù? anche delle parti non ferite e quindi non insanguinate?
Le clarisse di Chambery che l'osservarono per circa 15 gg. formularono quest'ipotesi che sembrava loro più che plausibile: |
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Gesù
fu flagellato con vari tipi di flagelli e quindi le spine
della corona che aveva sul capo sbalzarono via su tutto il
corpo, riempiendolo di sangue, il chè avrebbe spiegato
la formazione della figura completa sul sacro telo e la distribuzione
granulare del colore.
Ma il solo sangue, materia colorante, non avrebbe dato nè
la sfumatura marginale nè le mezze tinte; il liquido
sanguigno - anche se sparso sulla pelle in minutissime gocce
- si sarebbe diffuso e avrebbe formato larghe macchie.
Eppoi, nella figura generale prodotta dal sangue,
come avrebbero potuto apparire e distinguersi le ecchimosi
e le macchie?
Ma la più grave obiezione era questa:
quando Gesù fu deposto nel sepolcro, il sangue sulla
pelle era già coagulato e solido, non era più
un liquido colorante. |
Ma forse la domanda più urgente a cui
ci piacerebbe che venisse risposto è:
Come si formò l'immagine della Sindone?
Questo quesito ha suscitato l'interesse delle
moltitudini che hanno avuto la fortuna di vederla. E quanti
hanno scritto su di essa hanno dato, ciascuno a suo modo,
una risposta che corrispondeva alle intense impressioni riportate
dalla sensazione visiva, quasi sempre avuta a grande distanza,
sotto l'impeto di un doppio elemento emotivo: la Passione
del Cristo e la suggestione collettiva d'una grande folla
pervasa dagli stessi sentimenti. Dal 1898 possiamo avere sott'occhio
una sua fedele riproduzione fotografica e osservarla a nostro
agio. Perciò ora siamo in grado di valutare ipotesi
antiche e recenti e scegliere quella che spiega tutti i caratteri
oggettivi.
Essendo stato scritto ormai tutto sul telo
che ha avvolto il corpo del Signore, in questa sede prenderemo
in esame solo qualche particolare piuttosto essenziale ed
affascinante di alcune ipotesi, in parte anche quelle formulate
da Paolo Vignon, eminente medico che studiò attentamente
il Vangelo e le varie fasi della Passione.
Sindone di Jan Marinus Reijnerse
L'immagine si formò per "miracolo"?
Un'immagine negativa macchiettata con colore granulare,
disunita e senza disegno non sembra avere i caratteri del
miracolo, tuttavia se quanto vediamo di essa non può
trovare una spiegazione naturale, si può parlare di
"miracolo". In tal caso il giudizio spetterebbe all'autorità
ecclesiastica. Non è il caso nostro, poiché
la spiegazione naturale non manca.
Essa è formata da "macchie di sangue" del Signore.
E' l'ipotesi, più comune e diffusa,
che ammette che il sangue abbia agito come materia colorante,
per la somiglianza fra il colore del sangue coagulato e la
tinta delle immagini. |
E' un dipinto. La Sindone è una pittura?
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Si fa presto a dire che la Sindone potrebbe
essere stata realizzata da mano umana, ma le domande che scaturiscono
da questa affermazione sono numerosissime: come, l'ingegnoso
pittore, avrebbe potuto così esattamente rovesciare,
prima con l'immaginazione e poi col pennello, le mezze tinte
del volto su cui - anche si si dipinge in positivo - una sia
pur minima alterazione produce deturpazioni e stravolgimenti?
Perchè poi alcuni pittori - tra cui
alcuni celeberrimi che copiarono la Sindone - non furono più
capaci, in epoche posteriori e con mezzi sempre più
all'avanguardia, di riprodurre esattamente il negativo che
avevano dinanzi agli occhi? Eppure non si trattava di inventare,
di immaginare il negativo, ma solo di riprodurlo! Il confronto
della Sindone con le pitture del secolo XIV e con le copie
che si fecero di essa, dimostra all'evidenza che essa non
è stata pitturata. |
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In realtà, vi fu chi cercò di
riprodurla fedelmente attraverso la pittura. Tale tentativo
venne eseguito in Francia, nello Champagne, da un pittore
del paese di Lire di cui Enrico di Poitiers fu Vescovo, prima
del 1355. Lo assicura Pietro d'Arics, terzo successore di
Enrico di Poitiers, in una lettera diretta all'Antipapa nel
1389: "...il decano della chiesa collegiata di Lire (chiesetta
di legno costruita in 4 mesi in cui si esponeva la Sindone
che ora è a Torino) acceso dal fuoco dell'avarizia
e della cupidigia, non con lo scopo di devozione ma di far
denari, dolorosamente ed iniquamente procurò d'avere
nella sua chiesa un panno dipinto artificialemente in cui
con arte sottile era dipinta la doppia immagine di un uomo,
visto anteriormente e posteriormente. Egli asserisce e finge
esser proprio quello il sudario in cui il S. Ns. G. C. era
stato involto nel sepolcro e in cui tutta la figura dello
stesso Salvatore con tutte le sue ferite, era rimasta impressa...".
Nella stessa lettera scriveva che il suo predecessore,
circa 34 anni prima, aveva scoperto la frode e "...come quel
panno fosse stato dipinto artificialmente, comprovandone la
fattura come opera umana e non prodotto e largito miracolosamente..".
Questo è il documento storico su cui
si basò la campagna di non autenticità della
Sindone perchè tutti gli altri documenti successivi
e contrari all'autenticità, si ispirano ad esso. Se
la Sindone non esistesse più, con questo documento
che comunque ha segni evidentissimi di non essere "spassionato",
la tesi dell'autenticità si potrebbe difficilmente
difendere. Ma la Sindone c'è e tutti i suoi caratteri
attestano e documentano che non è dipinta artificialmente
e che non è opera umana bensì della natura.
Inoltre, c'è un altro fatto: attorno
al 1350 non c'era una vera e propria scuola pittorica francese,
poichè si era nel pieno dell'arte gotica che nelle
chiese - poichè in tale periodo l'arte era quasi esclusività
delle chiese - con le loro grandi vetrate e colonne sporgenti,
non lasciava molto spazio alle superfici piane da decorare
con pitture e si utilizzavano soprattutto sculture o i vetri
colorati o le miniature. Le poche pitture del tempo presentano
spiccati caratteri gotici e riproducono modelli di vetrate
o miniature ingrandite, eseguite su tavole di legno con sfondi
d'oro o d'azzurro o altri colori smaglianti e le figure erano
molto marcate, piatte e prive di rilievo. Inoltre, la maggioranza
erano pitturate a tempera, processo che se si usa sulla tela
produce una crosta che si scioglie a contatto con l'acqua
e si screpola se la tela viene piegata. |
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Quante volte la Sindone fu piegata e spiegata
nel corso dei secoli!
Le opere inoltre mancavano di realismo ed erano
realizzate con una tecnica alla buona, spicciativa, senza
contare gli errori di sproporzione anatomica, quelli fisiologici,
etnografici, archelogici, ecc. e il manierismo imperante avrebbe
del tutto impedito di riprodurre il Cristo nudo. L'assurdità
dell'ipotesi pittorica è comunque dimostrata assolutamente
dalla negatività delle immagini. Come poteva un pittore
del 1350 avere le nozioni necessarie per riprodurre un negativo
fotografico?
E' un'impronta ottenuta per contatto?
E' l'ipotesi ingenua che fu divulgata da alcuni
giornali nel 1898, non appena venne attirata l'attenzione
sulla scoperta della negatività dell'immagine. In quell'anno,
con il consenso dei Savoia, "proprietari" della Sindone, il
piemontese Secondo Pia la fotografò. Al momento dello
sviluppo egli, guardando le lastre utilizzate, scoprì
il positivo dell'immagine impressa sul lino, scoprì
la reale immagine di Gesù.
L'ipotesi era questa: la Sindone era stata
ottenuta da un ingegnoso artigiano - nello specifico, lo Champagnard
- nel 1350, sporcando con un colore un uomo, o un cadavere,
e poi avvolgendolo in un lungo lenzuolo nel modo indicato
nella Deposizione; il falsario aveva premuto il lenzuolo contro
il corpo colorato, ottenendo quindi l'impronta per adesione
del colore alla stoffa.
Ripetendo quest'operazione si ottiene malamente
un'impronta che non corrisponde però alla Sindone.
Operando così il colore si estende solo fin dove vi
è contatto fra lenzuolo e corpo; dunque l'immagine
è formata di larghe macchie contornate e manca di mezze
tinte. Le proporzioni della lunghezza delle membra è
esatta, ma la larghezza delle parti che presentano rilievi
sono sproporzionate. Inoltre, quando il falsario volle riprendere
il volto da uno zigomo all'altro, egli dovette applicare il
lenzuolo sulle due superfici laterali del naso - che sulla
Sindone sono riprodotte in mezza tinta - e poi sull'orlo inferiore
delle orbite fino agli zigomi. Ma quando egli stese il lenzuolo,
come era rappresentato il naso? camuso, triangolare, larghissimo,
molto sproporzionato. E come diventava la distanza tra gli
zigomi? Larga il doppio del normale. |
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Il volto di Gesù non è così,
anzi appare piuttosto stretto.
Perchè
il falsario usò un colore così grossamente granulare
? Come ne ottenne l'adesione al lenzuolo in modo da rendere
indelebili le immagini, anche se bagnate?
Inoltre, nella figura
ottenuta dal falsario mancavano - evidentemente - i segni
della Passione: ferite, macchie di sangue, lividi che avrebbero
dovuti essere poi aggiunti con l'ausilio della pittura, il
chè sarebbe stato forse possibile solo tramite :
- un'impronta chimica "a contatto e a distanza"
derivante da un prodotto gassoso emanato dal corpo di Gesu'. |
Il precedente metodo produce delle immagini
prive di mezze tinte e formate da larghe macchie limitate
da un contorno perchè il colore si estende solo fin
dove vi è il contatto tra corpo e lenzuolo.
Invece, per la formazione di un'impronta che
- come nella Sindone - sia sfumata ai margini e che presenti
mezze tinte, occorre che si possa generare un'impressione
che si indebolisce con la distanza, anche là dove il
lenzuolo è distaccato e va allontandosi dal corpo.
Ma per questo occorrono due condizioni:
!) che la materia colorante che serva a riprodurre
l'immagine non sia sul corpo, ma sul lenzuolo che diviene,
così, una superficie sensibile analoga - non eguale
- ad una lastra fotografica, una lastra sensibile e pieghevole,
adattabile al corpo;
2) che il corpo emetta un qualcosa che agisca
anche a distanza sul colore e lo fissi sulla tela indelebilmente.
Dovrebbe trattarsi di un gas che attraversi per osmosi le
bende e dovrebbe essere generato dal sangue, perchè
le macchie di sangue e le ecchimosi sono le parti della figura
più intensamente impressionate, più intensamente
brune.
Tale processo venne denominato "vaporografia"
da Paolo Vignon, che, arrivò a considerare che il corpo
del crocefisso ricoperto di sudore, a contatto dell'atmosfera
umida del sepolcro, aveva prodotto emanazioni tali da impressionare
il lino della Sindone.
Paolo Vignon ricercò nei testi sacri
quale potesse essere la sostanza colorante e con l'aiuto della
fisiologia e della chimica quale il reattivo emanato dal sangue,
che diede l'avvio al procedimento di impressionare in negativo
la Sindone, analogamente a quanto avviene sulla pellicola
fotografica per azione della luce.
S. Giovanni racconta che Nicodemo portò
sul Calvario 100 libbre (oltre 32 kg) d'una mistura di mirra
e aloe (XIX, 39) e Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo "presero
il corpo di Gesù e l'avvolsero in lenzuoli di lino
ponendovi gli aromi, come dagli Ebrei si usa nelle sepolture
(XIX, 40, ttrad. P.M.M: Sales)".
La fisiologia addita l'urea come la materia
che, trovandosi sia nel sangue coagulato delle ferite, sia
nel sudore, genera dapprima carbonato di ammonio e poi gas
ammoniacali.
La chimica sperimentalmente dimostra che le sostanze alcaline
- quindi anche l'ammoniaca - reagiscono con un principio dell'aloe,
formando una materia colorata e colorante di tinta bruno-rossastro-scura
proprio corrispondente a quella delle immagini della Sindone.
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Ecco come si può riassumere la tesi
del Vignon:
Il corpo di Gesù fu deposto dalla Croce
e poichè "stava per cominciare il sabato", Giuseppe
e Nicodemo lo avvolsero tra i doppi ripieghi del lungo lenzuolo
che era stato impregnato della mistura di aloe e mirra, la
cui metà inferiore era premuta dal peso del corpo,
mentre la metà superiore era adagiata su di esso.
Secondo
il suo peso e la sua flessibilità, il lenzuolo prese
contatto con le parti prominenti e restò più
o meno distante dalle parti incavate, nonostante i due discepoli
ne avessero curato la completa distensione, che però
non potè far sparire completamente tutte le pieghe
che si erano formate.
Durante le 36-40 ore intercorse tra la sepoltura
e la risurrezione, l'ammoniaca emanata dall'urea del sangue
e del sudore, reagì con i granelli di aloe che divennero
circoletti di color bruno aderenti indelebilmente al tessuto.
Però la sua azione ebbe varie intensità: le
macchie di sangue e le ecchimosi emisero una maggior quantità
d'ammoniaca e si impressero più a fondo, diventando
quindi scurissime e ben marginate; le parti non ferite nè
macchiate di sangue provocarono un'impressione di differente
intensità a seconda della distanza del lenzuolo: più
scure le parti a contatto, gradatamente meno scure, sino a
sparire nella tinta di fondo, quelle a media distanza, mentre
le parti decisamente lontane non diedero un'impronta apprezzabile.
Da ciò risultò, dunque, un'immagine negativa,
una rappresentazione del corpo di Gesù, al rovescio
anche nei chiaro scuri.
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Dal lato fisionomico le due metà si
equivalgono e la leggera asimmetria a prima vista non si evince,
bisogna soffermarsi per vederla.
Esaminando la parte ds. troviamo 3 nuovi punti:
1) è più stretta in tutta la
lunghezza;
2) il lenzuolo non poggiava sui capelli perchè
l'impronta è debole
3) vi è sulla gota una macchia di massima
intensità, sfumata e triangolare, che inizia presso
il naso e si dirige verso il naso e verso il basso. Per spiegare
questi caratteri bisogna presupporre che i discepoli abbiano
posto un corpo solido ai lati del capo, forse per rettificarne
la direzione secondo l'asse del corpo Questo corpo solido
che doveva avere uno spessore un pò maggiore di quello
del capo, fece da sostegno al lenzuolo ed essendo un pò
più alto del piano facciale, distaccò il lenzuolo
dai capelli e anche dal viso a breve distanza dal naso, così
si produsse la ristrettezza della guancia e la leggera impressione
dei capelli. La macchia triangolare, fu dal Vignol attribuita
dubitativamente a una tumefazione causata da percosse e così
venne interpretata poi dopo di lui, come pure fu attribuita
ad una piega del lenzuolo facilitata dalla relativa lontananza dal sostegno.
La macchia
si formò perchè la parte convessa della piega
era rivolta verso il basso e toccava la gota.
Quando, dopo
la Risurrezione, il lenzuolo venne spiegato, la distenzione
della piega produsse una leggera rotazione della bocca e lo
spostamento del baffo e dell'angolo destro della bocca, verso
il basso e dell'occhio destro verso l'alto.
Tale asimmetria si osserva infatti ed era stata
già notata dal Vignol. Osservando il volto nel suo
complesso si sa che la parte sinistra è regolare mentre
la destra presenta una deformazione, causata da una piega.
Detto così può sorgere il dubbio che la deformazione
alteri la fisionomia della parte destra.
Il lenzuolo fu sostenuto più o meno
distante dagli occhi, dallo zigomo, dalla gota e si distese
quasi perfettamente piano, perchè la ristrettezza dello
spazio non permetteva incurvamenti notevoli e dunque nemmeno
l'avvolgimento. Ora, l'ammoniaca - nell'ipotesi del Vignol
- salì da tutti i punti della pelle e produsse sul
lenzuolo, cosparso d'aloe, l'impronta negativa d'origine chimica,
ma anche quella parziale della tela intorno al volto perchè
"l'avvolgimento" avrebbe prodotto un "allargamento" della
figura che sulla Sindone non si osserva.
In sintesi, il volto della Sindone è
un'impronta che si può considerare come una proiezione
ortogonale ed un negativo naturale che, in relazione alla
fisionomia, ha il valore del negativo fotografico a cui è
analogo per l'origine chimica.
Le singole molecole di ammoniaca che partirono
successivamente da tutti i pori della pelle, non furono libere
di fuggire lateralmente e tendere verso l'alto - come detto
da alcune fonti - ma, vennero sbalzate fuori dal corpo con
moto rettileneo velocissimo dopo un brevissimo percorso, urtando
contro le molecole dell'ossigeno e dell'azoto - i gas dell'aria
- anch'esse dotate di moti rettilinei velocissimi. All'urto
seguì un rimbalzo e poi un secondo urto, un secondo
rimbalzo e così via. Il risultato fu che le molecole
dell'ammoniaca si difusero o si mescolarono lentamente con
le molecole dell'aria, tendendo quindi a formare dopo un pò
di tempo, un miscuglio omogeneo di densità uniforme.
Nel nostro caso, il miscuglio dell'aria con
l'ammoniaca non avrebbe mai potuto determinare l'omogeneità
per due fattori:
- dalla pelle usciva continuamente dell'ammoniaca
che con la sua leggerezza rese meno denso il miscuglio prossimo
al corpo;
- sul lenzuolo, l'ammoniaca venne "mangiata"
dall'aloe con cui si combinò, formando quel composto
di color bruno a cui si deve attribuire l'impronta. Perciò,
mancando il gas leggero, presso il lenzuolo si determinò
un miscuglio più denso, mentre l'aloe, dovunque fosse,
sul lenzuolo inferiore o superiore avrebbe fatto da richiamo
per l'ammoniaca e, a parità di distanza, avrebbe prodotto
un'impronta ugualmente intensa sia sul lenzuolo sottostante
che su quello antistante il corpo. Insomma, come se ogni punto
del corpo fosse stato un centro di irradizione ammoniacale
in tutte le direzioni. |
L'ipotesi del Vignol non è da dimenticare,
poichè solo essa può escludere "l'avvolgimento"
attorno al volto, basandosi su fatti sperimentali che dimostrarono
la possibilità di un'impressione sull'aloe anche a
notevole distanza. Secondo questa ipotesi, se si osserva la
parte mediana della Sindone si nota la mancanza dei capelli
della regione parietale al vertice del capo benchè
vi sia lo spazio corrispondente, lungo 24 cm, tra le due figure,
parte su cui si produrrà una larga macchia di acque
nei secoli successivi. Molto caratteristica la rappresentazione
dei capelli attorno alla faccia: un orlo di essi si prolunga
in due ciocche laterali che non sono in posizione naturale
perchè, essendo il corpo coricato sul suolo, i capelli
non avrebbero dovuto rimanere lassù orizzontali, in
un equilibrio impossibile ma ricadere inclinati verso il suolo.
A questo proposito si ha una spiegazione semplice,
se si suppone che Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo abbiano avvolto
attorno al capo una fascia, passante sotto il mento e sul
vertice del capo, o come rito funebre o per sollevare la mascella
allentata. In tal modo restarono coperti i capelli sulla sommità
del capo
e quelli laterali, mentre i capelli anteriori restarono sporgenti
dalla fasciatura e le ciocche vennero trattenute su in alto.
Esse impedirono che il lenzuolo, ricadendo, prendesse contatto
con le parti laterali delle gote, che rimasero coperte.
Si considerino separatamente le due metà
del volto: sulla metà sinistra della faccia, il lenzuolo
s'appoggiava sulle parti più sollevate che si riconoscono
perchè la loro impronta è più intensa.
Esse formavano un rettangolo sporgente: l'arcata delle sopracciglia
in alto, la cresta del naso verso il centro, il baffo e poi
la barba verso il basso ed esternamente i capelli che sono
anch'essi molto "figurati". Causa di deformazione ed allargamento?
Ad esempio, vi è una causa che deformi o modifichi
le dimensioni e le relazioni reciproche dell'arcata orbitaria,
del naso, dei baffi, della barba e dei capelli? Evidentemente
no. L'impronta di questi elementi facciali è un'esatta
proiezione ortogonale ottenuta per contatto. L'occhio, lo
zigomo e la gota dovettero necessariamente formare la loro
proporzionata immagine nello spazio piano e teso interposto
tra l'arcata orbitaria e il baffo, fra il naso e i capelli.
Dunque la loro impronta è praticamente una proiezione
ortogonale a distanza. |
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L'impronta riproduce con esattezza le dimensioni
e le proporzioni reciproche delle fattezze del Signore ma
le riproduce in negativo. Dunque è cosa legittima riprodurre
questo negativo in un positivo ugualmente esatto col processo
fotografico, che produce l'inversione desiderata con la massima
veridicità.
Tale ipotesi non ha prodotto serie confutazioni.
La Santa Sindone può esser quindi considerata, sotto
molti aspetti, la più antica fotografia del mondo.
In questa ipotesi anche tutti gli altri caratteri
della Sindone trovano la loro naturale spiegazione: è
spiegato il monocromismo di tinta rosso-scura, la mancanza
di ogni tecnica pittorica e di disegno e di contorno, l'esattezza
anatomica e delle proporzioni, la veritiera espressione dei
segni della Passione con tutte le particolarità fisiologiche.
E' spiegato anche il volto da semita, la nudità del
Cristo, le pieghe del lenzuolo, le macchie a forma di losanga,
l'insolubilità delle immagini nell'acqua, le macchie
dovute ad impurità dell'aloe.
Terminano qui le notizie delle ipotesi, delle teorie, degli studi che pur continuano, ma per i credenti, sia pur anelanti alla verità storico- scientifica, esiste un'altra verità ben più profonda: Il telo sindonico ha davvero avvolto il corpo martoriato del Cristo, ha conservato la sua impronta, è stato calato nelle buie profondità della terra ma da esso poi si è liberato il corpo glorioso di Gesù risorto... |
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