|
COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
e immagini fornite da altri redattori. Nello specifico, i
testi sono stati realizzati da Massimo Melli,
mentre le immagini e la grafica sono state curate da Cartantica.
Tutti gli articoli degli altri Settori sono state realizzati
da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
su quanto fornito dai collaboratori.
"N.B.: L'Autore prescrive
che qualora vi fosse un'utilizzazione per lavori a stampa
o per lavori/studi diffusi via Internet, da parte di terzi
(sia di parte dei testi sia di qualche immagine) essa potrà
avvenire solo previa richiesta trasmessa a Cartantica e citando
esplicitamente per esteso il lavoro originale (Autore, Titolo,
Periodico) ."
LA STRAGE DI S. BARTOLOMEO
Nel corso della storia vi furono numerose
guerre di religione, specie nell’ambito del mondo cristiano
ed islamico, ma nessuna di queste raggiunse quei picchi di
violenza e ferocia che raggiunse quella che si sviluppò
nel secolo Sedicesimo in Francia, dove i riformatori protestanti
si contrapposero ai cattolici romani, dando luogo a stragi
immani e di cui quella passata alla storia come “la
strage di S. Bartolomeo“ fu la più nota
e la più sanguinosa.
A creare questo clima di odio oltre ai motivi religiosi contribuirono
però anche altri fattori, come quello sociale (il tentativo
delle nuove classi sociali di liberarsi dell’antico
gioco feudatario); quello economico (il tentativo dei ceti
emergenti di eliminare gli ostacoli al libero commercio ed
alla libera professione); quello politico (messa in discussione
del potere di determinati strati della nobiltà e della
chiesa cattolica). Tutti questi elementi fecero esplodere
nella seconda metà del XVI secolo una sanguinosa
guerra civile che costò al popolo francese numerosi
lutti e sofferenze.
Scrisse Gerhard Ritter
“In nessun altro Paese la lotta per la vita e la morte
fra cattolicesimo e protestantesimo assunse le forme drammatiche
e furibonde che ebbe in Francia. Mentre la Spagna mantenne
la sua fedeltà alla Chiesa di Roma e l’Inghilterra
con saggezza politica attuò un passaggio graduale e
progressivo dal cattolicesimo al protestantesimo, in Francia
fra le due fazioni religiose scoppiarono lotte cruente e sanguinose…”.
Di questa contrapposizione - come già accennato - la
strage di S. Bartolomeo, avvenuta il 24 agosto 1572, segnò
il momento di maggiore contrapposizione e di maggior violenza.
Detto ciò cerchiamo ora di analizzare come si arrivò
a concepire e ad attuare questa ignobile manifestazione di
odio.
GLI ANTEFATTI
Re Francesco I
|
Re Enrico II |
Ammiraglio Coligny
|
Nella Francia dei primi del Cinquecento, la Riforma trovò inizialmente un terreno molto favorevole e una parte della popolazione aderì al nuovo credo. La nuova dottrina si diffuse inizialmente negli ambienti colti ed anche in ambienti ristretti della Corte legati alla sorella del Re Francesco I, Margherita - dal 1527 regina di Navarra - donna molto colta ed autrice di scritti con cui difendeva la dottrina calvinista.
Poi, successivamente, anche grazie all’introduzione di libri, opuscoli e delle opere dei grandi riformatori, tale diffusione raggiunse la borghesia cittadina e le università dove trovò terreno fertile tra i giovani studenti universitari. Tutta questa divulgazione di opuscoli e libri fece sì che in breve tempo il numero degli aderenti alla Riforma in tutta la Francia aumentasse in modo notevole arrivando, secondo alcuni, a raggiungere un terzo della popolazione globale.
Questi aderenti alla Riforma furono denominati “Ugonotti” termine di origine tedesca che significava “compagni di giuramento”.
Ma quello che più preoccupava i governanti era l'espansione che il protestantesimo aveva tra l’esercito e la nobiltà guerriera; tale diffusione era stata facilitata dall’inserimento nell’esercito regolare di mercenari tedeschi e svizzeri di fede calvinista, i quali fecero conoscere ai soldati francesi le nuove dottrine religiose.
Addirittura anche l’Ammiraglio Coligny, che successivamente divenne il capo riconosciuto degli Ugonotti, comandante della flotta francese e Consigliere del Re, aderì alla Riforma ed insieme a lui vi aderirono con entusiasmo molti nobili fra cui i principi Borboni e Condè.
Tutto ciò preoccupò molto il Re e la Corte i quali da un atteggiamento inizialmente abbastanza tollerante passarono ad un atteggiamento decisamente ostile specie con l’avvento al trono di ENRICO II nel 1547. A rendere il quadro ancora più fosco, il 25 maggio 1559, sotto l’egida di Antonio di Navarra, si tenne a Parigi il Primo Sinodo Protestante in cui il movimento ugonotto si trasformò in un partito organicamente strutturato. La Francia era di fatto spaccata in due.
Il 30 giugno 1559 durante un torneo, Enrico II rimase gravemente ferito morendo dieci giorni più tardi. I Protestanti vedranno in questo episodio un intervento divino in quanto l’involontario uccisore: Gabriel de Montgomery, capitano delle guardie reali, era colui che ubbidendo a precisi ordini del re aveva fatto arrestare numerosi alti esponenti ugonotti.
Ad Enrico subentrò il figlio maggiore FRANCESCO II di soli 15 anni, debole e di cattiva salute ma già sposato con la regina di Scozia Maria Stuarda. Essendo troppo giovane per essere in grado di governare il Regno, fu affiancato in questo compito gravoso dalla madre CATERINA DE’ MEDICI che si sostituì arbitrariamente quale reggente al principe Antonio di Borbone primo principe di sangue, a cui spettava per diritto la reggenza. Essa svolse tale funzione fino al 1568, giocando un ruolo politico notevole se non addirittura decisivo fino alla strage di S. Bartolomeo.
Essa convinse il figlio ad affidarsi completamente a persone a Lei fedeli, quali il Duca FRANCESCO DI GUISA e suo fratello il Card. CARLO DI LORENA, zii della regina Maria Stuarda, regina di Scozia e fece nominare ministri e consiglieri non graditi ai protestanti, i quali convinti che il giovane sovrano fosse prigioniero e manipolato da ministri e consiglieri corrotti, per di più legati a Paesi stranieri ed inoltre incoraggiati da importanti teologi e giuristi di fede protestante - tra cui Francois Hotman - della legittimità della resistenza anche armata, si convinsero che era moralmente lecito opporsi alle persecuzioni e cominciarono a pensare seriamente di ribellarsi non contro il Re, ma contro tutti quelli che essi consideravano usurpatori del potere.
Duca Francesco di Guisa |
Card. Carlo di Lorena
|
Caterina de Medici |
Nacque così l’idea di un complotto, di una congiura
che divenne operativa quando fu scelto colui che avrebbe dovuto
dirigerla: Jean du Barry, signore di La Renaudie,
un gentiluomo del Perigord che detestava a morte i Guisa;
intorno a Lui si radunarono una gran quantità di congiurati
tra cui diversi nobili gentiluomini. La congiura passata alla
storia come la “Congiura di Amboise
“ prevedeva di convergere a Blois dove il Re si era
recato per la caccia e presentarsi al suo cospetto per chiedere
la libertà di coscienza, sapendo bene però che
essa sarebbe stata rifiutata ed allora si sarebbe dato vita
ad una sedizione nel corso della quale i Guisa sarebbero stati
uccisi.
La congiura però non andò a buon fine sia perché
una spia, un ugonotto di Parigi, ne informò la Corte
e sia perché Francesco II decise di trasferirsi
ad Amboise costringendo i congiurati a spostare il centro
di operazione, ad agire in un luogo più difeso e a rimandare
l’azione al 17 marzo 1560.
Questa però fallì
e si concluse con un massacro nel corso del quale fu ucciso
lo stesso Jean du Barry. La repressione fu terribile ed il
sangue scorse a fiumi; strade e piazze di molte città
francesi si riempirono dei cadaveri di migliaia di protestanti
uccisi di cui molti in modo barbaro e feroce. La vendetta
dei Guisa era stata terribile e per loro queste stragi rappresentarono
un trionfo.
Qualche tempo dopo però, il 5 dicembre 1560, moriva
in giovane età il re Francesco II che lasciava
la Francia in condizioni peggiori di come l’aveva ereditata.
Sul trono gli succedette suo fratello CARLO IX
di soli 10 anni e Caterina de’ Medici, sua madre, decise
di prendere in pugno la situazione per cercare di salvare
la Corona e la Francia intera dalla catastrofe, proclamandosi
anche in questa occasione “reggente“.
Gli eccessi della repressione cattolica però l’avevano
impressionata, come l’impressionava lo strapotere dei
Guisa e fu per questa ragione che prese la decisione di ridurne
l’influenza a Corte, affidandosi sempre di più
ai saggi consigli dell’Ammiraglio COLIGNY, aumentandone
il prestigio.
Cercò di dar vita ad una politica di riconciliazione
con il partito protestante e nello stesso tempo di tenere
sotto controllo il potente partito cattolico; nel 1562 emanò
un editto con cui autorizzava il culto calvinista in molte
zone della Francia, suscitando l’indignata reazione
del partito cattolico che non ammetteva l’esistenza
di due culti.
Purtroppo la situazione man mano si fece sempre più
esplosiva e molti disordini scoppiarono un po’ in tutto
il regno fra le due fazioni ma la scintilla che fece scoppiare
l’incendio di quella che fu definita “La Prima
guerra di religione" (1562 – 1563) fu l’eccidio
di VASSY in cui circa sessanta ugonotti furono
massacrati dai soldati del duca di Guisa. Questo fu il primo
episodio di un conflitto che insanguinerà la Francia
per molto tempo.
Quando la notizia del massacro si diffuse, il Re e la reggente
erano a Fontainbleau, dove il 27 marzo si recarono i capi del
partito cattolico: il duca di Guisa, Montmorency e Antonio
di Borbone che qualche tempo prima aveva abiurato il protestantesimo,
i quali costrinsero i reali a trasferirsi a Parigi.
In risposta
a questo, il 2 aprile il principe di Condè con la scusa
di difendere la libertà e l’autorità del
sovrano, s’impadronì di Orlèans.
La presa
di questa città diede il via alla rivolta degli Ugonotti
che in breve tempo si impadronirono di altre varie città
e villaggi. Essendo la lotta però dura e sanguinosa,
per essere sicuri di avere una qualche possibilità
di vittoria, essi furono costretti a stipulare un trattato
con l’Inghilterra, il Trattato di Hampton Court,
in base al quale Elisabetta I si impegnava ad inviare soldati
e centomila corone in cambio delle città di Le Havre
e Calais in caso di vittoria. I cattolici a loro volta chiesero
aiuti in denaro al re di Spagna Filippo II.
Quando Caterina venne a conoscenza del trattato di Hampton
Court, comprese che non poteva più fidarsi degli Ugonotti
e cominciò a prendere posizione a favore della parte
cattolica, ma sperando più di ogni altra cosa che la
guerra finisse.
Questo suo desidero si concretizzò
con la fine che fecero i maggiori responsabili di questa guerra:
Antonio di Navarra morì durante l’assedio di
Rouen, Montmorency fu fatto prigioniero dagli Ugonotti ed
il Condè dai cattolici, mentre Francesco di Guisa fu
ucciso durante l’assedio di Orleans da un fanatico ugonotto,
ma sulla sua morte ci fu il sospetto di un coinvolgimento
della stessa Caterina. Questa morte generò un odio
profondo fra la Casa di Chantillon e quella dei Guisa che
decisero di aspettare il momento opportuno per potersi vendicare.
La fine della guerra fu sancita dalla Pace di Amboise (19
marzo 1563) con cui veniva concessa libertà di culto
agli Ugonotti, in una città per ogni distretto, esclusa
Parigi.
Card. Jean Du Barry
|
Re Carlo IX |
Principe di Condè
|
La regina, inoltre, con indubbia abilità politica riuscì
a far dimenticare per un po’ le controversie religiose
ed ad unire i francesi intorno al problema dell’integrità
territoriale, tanto che la Francia riuscì a riconquistare
la città di Le Havre che gli inglesi avevano occupato
tempo addietro approfittando della guerra in corso. Con questo
successo Caterina si conquistò una popolarità
notevole e rafforzò il prestigio del re.
La pace di Amboise non fece cessare i rancori ed i contrasti
fra le due fazioni e quando al massimo esponente degli Ugonotti,
il principe di Condè, fu rifiutato dalla Regina il
comando dell’esercito, anche con l’appoggio dell’Ammiraglio
Coligny anch’esso di fede protestante, una violenta
disputa si accese fra le due anime del protestantesimo. Tuttavia
ciò non impedì al Condè ed ai suoi fedelissimi
di attuare un piano audace: rapire il Re, che al momento risiedeva
in un castello fortificato vicino Meaux.
Il 28 settembre 1567, con l’obiettivo
di rapire il sovrano - ma la corte che già sospettava
qualcosa - raggiunta e protetta da circa 6000 mercenari svizzeri,
fece ritornò a Parigi.
Condè, furente per lo
smacco subito, decise di proseguire coraggiosamente nello
scontro ed il 29 settembre i suoi soldati trucidarono 150
cattolici a Nimes; contemporaneamente massacri simili si verificarono
in molte altre città, dando così inizio alla
“Seconda guerra di religione" ( 1567 – 1568 )“
che vide numerosi scontri fra i due eserciti e massacri a
non finire in tutta la Francia.
In uno di questi scontri morì il Montmorency, uno dei
capi storici del partito cattolico. Come Dio volle anche questa
volta si arrivò a firmare una pace, la pace di Longjumeau (23 marzo 1568), la quale però non risolse nessuno
dei problemi che avevano dato origine alla guerra e che si
rivelò essere più che una pace una breve tregua.
Tutti questi avvenimenti, uniti alla imponente chiusura del
Concilio di Trento, che diede inizio ad una seria riforma della
Chiesa, convinsero Caterina ad avvicinarsi sempre di più
al partito cattolico, prendendo il Card. Di Lorena come suo
principale consigliere ed immettendo nel Gran Consiglio della
Corona personaggi di fede cattolica, allontanandone definitivamente
i moderati che auspicavano la necessità di un accordo
fra le due parti.
Questo atteggiamento della Corte, apertamente filo-cattolico, allarmò gli animi dei protestanti che, timorosi
di restare vittime di un complotto, stipularono un patto con GUGLIELMO D’ORANGE, capo dei protestanti
dei Paesi Bassi, da anni in lotta contro la Spagna cattolica,
in base al quale egli sarebbe accorso in loro aiuto in caso
di necessità.
Le ostilità, (che mai erano cessate del tutto), ripresero
in modo violento fra le due parti nel novembre 1568, quando
Guglielmo d’Orange entrò in Borgogna alla testa
di mercenari tedeschi con lo scopo di combattere a fianco
degli Ugonotti e Condè e Coligny ricevevano rinforzi
dal sud della Francia.
Per ostacolare questo pericolo, l’esercito
regio, comandato dal fratello del Re ENRICO D’ANJOU,
dovette chiedere aiuti al Re di Spagna, al Papa e al Granduca
di Toscana che glieli concessero generosamente: era iniziata
la “Terza guerra di religione" (1568 – 1570).
Per due lunghi anni gli scontri si susseguirono in modo sanguinoso
in cui quasi sempre i protestanti ebbero la peggio. Molto
grave per essi fu la sconfitta nella Battaglia di JARNAC, il 13 marzo 1569, in cui il principe di Condè trovò
la morte, assassinato a sangue freddo dopo essersi arreso;
il suo cadavere posto in groppa ad un asino venne condotto,
in derisorio trionfo, in città.
Con la morte del Condè,
il prudente Coligny divenne il solo capo degli Ugonotti. Alcuni
mesi dopo durante la sanguinosa Battaglia di MONCONTOUR,
vinta anch’essa dai cattolici, fu seriamente ferito
lo stesso Coligny: il trionfo di Enrico d’Anjou non
avrebbe potuto essere più completo e tutta l’Europa
cattolica esaltava il suo nome e le sue gesta.
Nei primi mesi del 1570 però, gli Ugonotti conseguirono
delle vittorie nel mezzogiorno della Francia, tanto che risalendo
il Rodano puntarono decisamente verso Parigi. A questo punto,
vista la mala parata, la regina Caterina inviò un messaggio
all’Ammiraglio Coligny per cercare di trovare un accordo
di pace e, come Dio volle, ciò venne attuato l’8
agosto 1570, firmando il TRATTATO DI SAIN-GERMAIN che concesse agli Ugonotti libertà
di culto, ponendo fine alla terza guerra di religione.
In realtà come per i precedenti trattati di pace, anche
questo si rivelò una semplice tregua e ciò dipendeva
dal fatto che ormai tutti diffidavano di tutti e nessuno sperava
nella lealtà della controparte e tanto questo era vero
che poco tempo dopo avvenne quell’orribile strage di
cui ora andremo ad analizzare lo svolgimento.
Enrico d'Anjou
|
Margherita di Valois
|
Enrico di Navarra
|
LA STRAGE DI S. BARTOLOMEO (24 agosto 1572)
I cattolici, specie quelli più integralisti, non accettarono
il ritorno dei protestanti a corte ma sia il Re che Caterina
erano però decisi ad impedire una ripresa del conflitto
che tante vittime aveva già causato. Intanto cresceva
proprio a corte l’influenza del Coligny che a causa
dell’affetto e della stima che il Re nutriva nei suoi
confronti, ne divenne di fatto il consigliere più fidato.
Esso prendeva parte regolarmente a tutti i Consigli della
Corona ed in breve tempo assunse un ruolo notevole, paragonabile
a quello di un primo ministro.
Ma questo tenue equilibrio
si ruppe a causa di un ordine del re che prevedeva la demolizione
di un monumento infamante per gli Ugonotti e che fu impedito
dal popolo di Parigi. Solo l’intervento massiccio dell’esercito
rese possibile la demolizione, ma questo episodio fece capire
al sovrano che il popolo non accettava la sua politica verso
gli “eretici“.
Per evitare una nuova guerra, Caterina pensò bene di
far sposare sua figlia MARGHERITA di Valois col Principe protestante ENRICO DI NAVARRA, il futuro re Enrico IV di Francia.
Il 18 agosto 1572 a Parigi ebbero luogo le nozze che non pochi
cattolici e protestanti integralisti non accettarono; perfino
il Papa era contrario ad esse che, comunque, si celebrarono
in pompa magna. Sembrava che il sereno fosse tornato quando
il 22 agosto 1572 vi fu un attentato contro Coligny che rimase
leggermente ferito ad un braccio.
Questo mancato assassinio
fece si che la situazione politica degenerasse irrimediabilmente;
gli Ugonotti scesero in piazza chiedendo vendetta e a Parigi
si era prossimi ad un altro feroce scontro.
Caterina impressionata
da tutto ciò, dopo una riunione alle Tuilleries decise
che era il momento di farla finita definitivamente col movimento
ugonotto e per rendere attuabile questo suo proponimento,
convinse il debole re che gli ugonotti stavano preparando
un complotto contro di lui. Il re ormai incapace di autocontrollo,
autorizzò il disegno di Caterina urlando “che
tutti fossero uccisi, affinché non ne resti nemmeno
uno.
Fu stabilito che il segnale d’inizio fosse
il suono delle campane della chiesa di S.Germain-l’Auxerrois.
Ma prima che la campana suonasse, un gruppo di sicari inviati
dal duca di Guisa, uccisero nella sua casa l’Ammiraglio
Coligny, il cui cadavere lanciato dalla finestra fu orribilmente
mutilato dalla folla inferocita che stava aspettando nella
piazza e infine gettato nella Senna.
Era l’una di notte del 24 agosto 1572. Iniziò
allora in tutta Parigi la caccia all’ugonotto ed altri
gentiluomini ugonotti che abitavano nei dintorni della casa
del Coligny fecero la sua stessa fine, come ad esempio il
conte de La Rochefoucauld, i cui assassini non si lasciarono
allettare dall’offerta di una forte somma di denaro
per aver salva la vita; Briquemat, il luogotenente del Coligny,
che venne ucciso insieme ad una ventina di gentiluomini e
gettato dalla finestra e sui loro cadaveri il popolo ebbro
di sangue infierì...
Piano piano tutta Parigi divenne
un mattatoio; non c’era pietà né per il
sesso né per l’età e le strade si riempirono
di cadaveri nudi e mutilati e quando il giorno cominciò
a risplendere, Parigi era ormai una città ricoperta
di sangue e di morti.
Madame di Popincourt, una delle donne
più belle di Parigi, fu pugnalata e gettata insieme
ad una sua domestica nella Senna. Anche nelle stanze del Louvre
il sangue scorse a fiumi: le guardie svizzere del re e gli
arcieri irruppero in ogni camera del palazzo e trucidarono
ogni ugonotto che vi trovavano. All’omicidio si affiancò
il furto ed il saccheggio; infatti gli assassini dopo aver
ucciso si impossessavano della maggior parte di bottino possibile.
Papa Gregorio XIII |
Secondo alcuni testimoni, pare che fosse proprio la soldataglia
l’autrice della maggior parte dei saccheggi e dei furti,
mentre il popolino s'era scatenato a uccidere e ad infierire
sui cadaveri, a trascinarli legati a una corda ed infine a
gettarli nella Senna: il trionfo dell’odio durò
fino a notte inoltrata.
Le stragi contro gli Ugonotti non ebbero
luogo solo a Parigi ma eccidi avvennero un po’ in tutte
le città della Francia, causando migliaia e migliaia
di morti e la fuga all’estero di non pochi fortunati.
Secondo gli storici ed i cronisti dell'epoca, nella sola Parigi,
la strage causò da un minimo di tremila ad un massimo
di diecimila vittime. Se questi fatti sparsero il terrore
fra i protestanti perfino nelle nazioni confinanti, nel campo
opposto tali avvenimenti diffusero un senso di trionfo.
A
Roma Papa Gregorio XIII intonò addirittura il
Te Deum (come sono cambiati i tempi!) e in Spagna la notizia
fu accolta come un trionfo. Ma il confronto armato tra cattolicesimo
e protestantesimo non si esaurì con la strage di S.
Bartolomeo e le popolazioni di Francia e d’Europa dovettero
ancora assistere a massacri e battaglie sanguinose (vedi ad
esempio la Guerra dei Trent’anni). E tutto questo in
nome di Dio |
Foto fornite da Cartantica
dello stesso Autore:
|
|