Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

COLLABORAZIONI

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I RE MAGI

 

 

Nonostante che ormai i miei anni comincino ad essere un po’ troppi ed i capelli si stiano tingendo di bianco, purtuttavia ogni volta che mi capita di leggere il brano di S. Matteo relativo ai Magi, immancabilmente il pensiero corre veloce ai periodi natalizi della mia infanzia, facendo riemergere nel mio spirito sentimenti di felicità e di curiosità nel voler conoscere le misteriose terre lontane d’Oriente, da cui i Magi provenivano per conoscere ed adorare ”il Re dei Giudei”.

La festa liturgica relativa a questo episodio viene definita “Epifania“, termine che significa “manifestazione del Signore“.

I Magi, infatti, per divina ispirazione videro in quel fanciullo stretto al seno di Maria, l’atteso dalle genti, il Figlio di Dio e dalla tradizione cristiana essi sono ritenuti come i primi pagani ad aver riconosciuto ed adorato il Dio fatto uomo; per questo il loro culto fin dai primi tempi della Chiesa fu molto intenso e diffuso tra i convertiti dal paganesimo.
Oltre il Vangelo di Matteo (canonico, cioè riconosciuto dalla chiesa come ispirato) dell’episodio dei Magi ne parlano anche alcuni vangeli apocrifi: Il Protovangelo di Giacomo, il Libro dell’infanzia del Salvatore, il Vangelo dello Pseudo-Matteo, il Vangelo Arabo dell’infanzia ed il Vangelo Armeno dell’infanzia.

La parola “mago” che si usa per indicare questi personaggi non va confusa con il significato che oggi ad esso diamo. Il vocabolo deriva dal greco “magoi” e sta ad indicare i membri di una casta sacerdotale persiana che si interessava di astronomia ed astrologia ed a cui spettava il ministero sacerdotale e di presiedere il culto, lodando Dio quasi nel silenzio, pregandolo a voce bassa ed in modo devoto senza servirsi di templi o altari.

Conducevano una vita austera, ritmata da raccoglimento ed astinenza, osservando la castità matrimoniale, vestendo sobriamente ed alimentandosi di verdure, formaggio e pane; per la loro dottrina e sapienza furono sempre tenuti in gran conto, tanto da far parte del Gran Consiglio del re.
Essi erano seguaci di Zoroastro che fu il fondatore della religione Mazdea, così chiamata dal dio Mazda, dio supemo e creatore del mondo e delle cose buone che in esso vi sono, antagonista di Ahriman, responsabile di tutto il male fisico e morale che c’è nell’universo. Nella lotta finale, Ahriman sarà sconfitto per opera di un Salvatore.


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NUMERO E NOME DEI MAGI

 

Il riferimento ternario è sicuramente derivato dal triplice dono offerto al Bambino Gesù più che ad un esplicito riferimento dell’autore sacro, anzi alcuni altri autori fanno riferimento ad un quarto mago: Artibano, il quale partito in ritardo non si ricongiunse con gli altri tre ed arrivò da solo a Betlemme con qualche giorno di ritardo.

La devozione siriana ed armena fissa il numero dei Magi a dodici.
Del resto nelle rappresentazioni artistiche dei primi secoli il numero dei Magi è variamente indicato, a volte tre, altre volte in numero diverso.


Per quanto riguarda i loro nomi, più che la storia fu la fantasia popolare a dargliene uno; quelli con cui sono più conosciuti sono: Melchiorre (re dell’oro) , Gaspare (colui che porta la cannella), Baldassarre (signore dell’incenso).
Questi nomi si conservano anche nel meraviglioso mosaico di S. Apollinare Nuovo a Ravenna.

Bisogna inoltre sfatare un’altra leggenda e cioè che i Magi fossero re. Se così fosse stato, penso che San Matteo lo avrebbe fatto notare ed Erode li avrebbe accolti in maniera regale ma così non è stato; a creare la persuasione che i Magi fossero re influì certamente il salmo messianico 71: “I re di Tarsis e delle isole gli offrano doni: i re di Saba e di Sceba gli paghino il tributo. A Lui si prostrino tutti i re...


 

PROVENIENZA DEI MAGI

 

A questo punto sorge spontanea una domanda: da dove provenivano i Magi?

Matteo ci fa sapere solamente che erano partiti dall’Oriente e con questo termine il linguaggio biblico intende indicare parecchie regioni ad est della Palestina come per esempio l’Arabia e la Persia.

Coloro che sostengono che i Magi provenissero dall’Arabia, per affermare tale ipotesi, si basano sulla natura dei doni offerti e sulla lingua analoga all’ebraica. Proprio questa regione forniva oro ed incenso, trasportati a Gerusalemme dai dromedari di Madian, di Efa e di Saba.


Anche alcuni Padri della Chiesa, tra cui S. Giustino e Tertulliano, sostennero che i Magi provenissero dall’Arabia, ma la stragrande maggioranza di essi e degli studiosi resta convinto che essi provenissero dalla Persia; a sostegno di questa ipotesi vi sono anche le molte raffigurazioni artistiche che rappresentano questi saggi vestiti alla foggia persiana.

Nel 614 d.c. l’esercito del re persiano Cosroe invase la Palestina ed occupò anche il villaggio di Betlemme distruggendovi tutte le chiese cristiane…, tranne la Basilica della Natività dove forse avevano riconosciuto dei compatrioti in un mosaico che raffigurava i Magi come persiani.



IL SIGNIFICATO DELLA STELLA

 

Molto si è scritto su questa stella e diverse sono state le ipotesi formulate, che possono riassumersi in tre:
una cometa, una “stella nova”, una sovrapposizione di satelliti.

I Padri della Chiesa, pur convinti che tale stella fosse un corpo celeste, lo ritennero però diverso da tutti gli altri, facendo così strada all’idea che ad apparire ai Magi non sia stata né una cometa, né una meteora, né nessuna stella nuova, ma che sia stata una potenza, una forza divina che aveva assunto l’apparenza esterna di un stella, per annunciare ai Magi, in un linguaggio ad essi comprensibile, la nascita del Re dei Giudei.

Tutte le altre ipotesi sostenute da vari studiosi e cioè che la stella dei Magi fosse la cometa di Halley o che si sia trattato di un’insolita posizione di Giove, sono tutte congetture affascinanti ma senza alcuna valenza scientifica.

Commenta il Ricciotti: “In questi tentativi, fuor della buona intenzione, non c’è altro da apprezzare, giacchè scelgono una strada totalmente falsa: basta fermarsi un’istante sulle particolarità del racconto evangelico per comprendere che quel racconto vuole presentare un fenomeno assolutamente miracoloso, il quale non si può in nessun modo far rientrare nelle leggi stabili di una stella naturale sebbene rara”.




L’OFFERTA DEI DONI

 

Giunti nella “casa” come dice il Vangelo e non in una grotta come vuole una certa tradizione non suffragata da prove sicure, i Magi “provando una grandissima gioia”, si inginocchiarono e adorarono il Bambino Gesù. All’adorazione seguì l’offerta dei doni : oro, incenso e mirra.

E’ proprio nel costume degli orientali presentare dei regali nel far visita a un re od a persone molto importanti, anche con un certo apparato esteriore.

L’oro era frequentemente offerto in omaggio a persone di cui si aveva la massima stima e da cui si sperava di ricevere dei favori.

L’incenso come essenza odorosa cresceva in Arabia meridionale e nell’Abissinia settentrionale e questa sostanza era usata nei sacrifici cultuali, nelle offerte a Dio con atto di adorazione.

La mirra è una sostanza resinosa prodotta dall’albero omonimo, usata principalmente per le unzioni, specialmente per purificare i defunti. Essa fu anche usata dagli Egizi per imbalsamare i cadaveri e dai Romani come profumo e medicinale.

Ad ogni dono fu attribuita dai Padri della Chiesa una simbologia:
l’oro ha il significato della regalità di Gesù, l’incenso la Sua divinità, la mirra ha un duplice significato: l’umanità ed il Suo sacerdozio.

Infine dopo aver trovato ed adorato Colui che avevano con tanta difficoltà cercato e dopo essere stati consigliati, in modo soprannaturale, di prendere un’altra strada, essi si rimisero in viaggio e ritornarono nelle loro terre d'origine.
Da questo momento essi escono dalla storia ed entrano nella leggenda.



IL CULTO DEI MAGI

 

Giunti al termine di questa interessante ricerca, ci viene comunque spontanea questa domanda: "Ma che fine hanno fatto i Magi"?

Il Vangelo ci informa soltanto che essi “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese“ ed altro ufficialmente non sappiamo.

Per saperne qualcosa di più bisogna attingere alle varie tradizioni formatesi nel corso dei secoli.
Una di esse ci dice che i Tre, dopo la loro conversione, furono consacrati vescovi dall’apostolo Tommaso e morirono martiri in tarda età in India dove vennero sepolti.

Un’altra versione ci fa sapere, invece, che morirono in Persia e sepolti insieme in una grande tomba. Sempre secondo questa tradizione, l’imperatrice Elena, madre di Costantino, venutane a conoscenza, ne avrebbe fatto trasportare le reliquie a Costantinopoli in una grande chiesa costruita apposta per ospitarle.


Alcuni storici asseriscono che successivamente queste reliquie furono trasferite a Milano da Eustorgio, vescovo di questa città, dove poi successivamente venne costruita una Basilica a lui dedicata, in cui le reliquie dei Tre Magi furono conservate in un’urna.
Nel 1164, quando l’imperatore Federico Barbarossa vinse Milano ribelle, ordinò il trasferimento di queste reliquie a Colonia in Germania, dove attualmente ancora si trovano, conservate nel Duomo cittadino.

In conclusione, non resta che ribadire come l’affascinante avventura dei Tre Magi, favorita dal mistero, continui ad essere per gli uomini di tutti i tempi l’esempio più limpido di ricerca della Verità; Verità che Dio offre a tutti gli uomini di buona volontà che la cercano con cuore puro e sincero.

 

 

Foto fornite da Cartantica

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