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VIA VAI 3
1 Settembre
https://www.semprenews.it/news/Chi-sono-i-Rom.html
Giorno d'esami di riparazione, ma in giro
ragazzi non ne vedo. Hanno tutti preso corse
precedenti per arrivare puntuali in aula con le loro paure e i loro rimorsi pigiati in fondo
all'anima assieme alla speranza di farla franca.
Un altr'anno si impegneranno senz'altro di più
per evitare d'essere rimandati a settembre!
C'è un cielo chiuso e grigio che dà noia, come
quella bidella laggiù che è in ritardo e parla
con una compagna in stretto dialetto del sud, con
una cadenza cantilenante ed acuta insieme.
Accanto all'autista, una bimba ed un altro
dipendente dell'Azienda che parla, parla a voce
alta raccontando avvenimenti gioiosi o pericolosi
avvenuti ad altri autisti nell'esercizio delle
loro funzioni e dipingendosi quasi un supereroe in
alcuni scontri avuti con dei teppisti. La bimba,
silenziosa tra i due omaccioni, ascolta
affascinanta e incredula col nasino all'aria e le
lunghe trecce bionde sulla schiena...
Fuori del finestrino il paesaggio scorre con
rapidità e monotonia insieme. Ma, ad un angolo
della Colombo, su un largo spiazzo, intravvedo una
scena commovente come un quadro... una
zingara giovanissima, bianca, bella e pulita
trastulla un bimbo ancora in fasce con una
cuffietta bianca e azzurra, ne spia il riso che travolge il piccolo corpo ed anche la sua bocca
sorride, felice, mentre scrolla nell'aria la testa
altera e ben disegnata.
Un'anziana signora ben vestita e curata, si poggia
ad un ragazzo vestito con un gilet nero ed una
camicia bianca di fine cotone, adorno di
bracciali, borchie ed altri orpelli che la moda
proclama necessari. Nonna e nipote discorrono
affettuosamente con accento napoletano, ma il
linguaggio non è greve nè popolaresco, vecchia
nobiltà partenopea, forse. Ogni tanto una risata
giovanile emerge dall'ampio petto della donna
ritornata coetanea del nipote per qualche attimo e
quest'idilliaca condizione la sostiene
ancor quando, svelta ed agile nonostante il peso e
l'età, scende dall'auto ancora presa dalla
conversazione.
2 Settembre
https://www.ilmetropolitano.it/2019/09/11/roma-tor-di-valle-in-arresto-autista-di-bus-internazionali-per-ricettazione/
Stamani è una giornata nè triste nè
allegra, quasi incolore e quando salgo sull'auto
m'immergo subito nei miei pensieri senza guardarmi attorno, senza scrutare com'è mia abitudine, i
miei compagni di viaggio. Ma presto mi distendo e
mi scopro ad ascoltare un'antica melodia
romanesca: è l'autista, un uomo non ancora
anziano, massiccio e dal viso largo e aperto, che
canta con voce piena sciorinando il suo intero
repertorio di stornelli e barcarole tradizionali.
Tutto l'auto è pervaso da un'atmosfera nostalgica
ma non triste, persino le facce più arcigne
s'addolciscono e su alcuni volti appare,
inconsapevole, un sorriso.
E lui, quando non canta, fischia modulando effetti
o commenta ogni fermata, rivolgendosi al
passeggero alla sua destra, con battute allegre.
Sarà perchè ora è spuntato nel cielo un sole
allegro e penetrante; ma no, è uno di quegli
spiriti gioviali che intorno dispensano un pò di
allegria e fanno dimenticare il monotono tran tran
quotidiano.
Anche il cane lupo che accompagna il giovane cieco
e s'accuccia quieto ai suoi piedi sonnecchiando
tranquillo, oggi ha rialzato il capo,
risvegliandosi dal suo dormiveglia ed ascolta con
le orecchie diritte ed attente quest'inattesa
novità...
Fuori del finestrino non guardo quasi più, tanto
ormai le immagini consuete vi sono impresse,
conosco ogni tratto della lunga strada in discesa,
i colori delle case... ma oggi noto due anziani
turisti che si tengono sottobraccio: magro lui in
pantaloni bianchi e giacca di maglia blu, lei con una maglietta rosa shocking. In capo hanno ambedue
un cappello di paglia, classico quello dell'uomo
mentre quello di lei è leggermente arrotondato sulla cupola e sfoggia un bel fiore dello stesso
colore sgargiante della maglietta.
Vanno così, lieti e ridenti, con un passo spedito
alla conquista delle strade di Roma, sostenendosi
l'uno sul braccio dell'altro...
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3 Settembre
https://www.avvenire.it/agora/pagine/roberto-minervini-what-you-gonna-do-when-the-world-s-on-fire-mostra-del-cinema-di-venezia |
Sale oltre gli archi, forse abita in uno dei palazzoni alti ed incolori di cui quella zona
pullula, il ragazzetto bruno che sembra un indiano, emettendo dei suoni gutturali e chi non
lo conosce si guarda attorno stupito ed impaurito.
Ma quello è il suo unico modo di comunicare con
gli altri, oltrechè coi gesti delle mani sempre
mobili con cui cerca di tradurre quei gridolini.
È uno di quegli esseri che resterà sempre
ragazzo, con quel corpo filiforme color nocciola
scuro, quegli occhi tondi che rotea intorno per
dar più forza alle sue mute domande. S'avvicina a
chiunque veda un pò disposto a non scacciarlo in
malo modo e, a gesti, fa intendere qualcosa; a
volte, inconsapevolmente, emette quei suoi suoni
smorzati che colgono alla sprovvista il suo
improvvisato interlocutore, il quale non sa più
se sorridere o no ai suoi giochi di mimo. Spesso
fa il possibile per ignorarlo, fissando un punto lontano oltre la sua testa, per evitare di
guardare quegli occhi che hanno una loro infinita
eloquenza.
E allora, quando non ha più con chi comunicare,
il ragazzo fa un cenno all'autista - ormai lo
conoscono tutti - ed alla prima fermata scende,
lanciando nell'aria suoni scomposti.
E, fermo sotto la pensilina, alza in aria la mano
col pugno chiuso verso l'auto, quasi fosse un
bersaglio da cogliere con rabbia ed energia... poi
s'inoltra nel traffico e scompare alla vista,
destinato ad una perenne sfida.
... Non l'avevo vista prima perchè era
seduta ma ora, in piedi, la stranezza si nota: una
delle due gambe, dal ginocchio fino al piede è
enormemente gonfia mentre l'altra, più che
normale, non desta alcuna curiosità. Impacciata
da quell'enorme tronco che deve trascinarsi
dietro, la donna barcolla e s'aggrappa all'asta
d'acciaio per non cadere ad ogni scossone.
Benchè non sia corretto, il mio sguardo e quello
degli altri intorno a lei, è magnetizzato
dall'arto abnorme, così in contraddizione con
l'altro gemello, così diverso...
Il giallo pastoso dei platani lungo il viale
mi distoglie e mi consola da ogni umana malinconia
e quasi mi diverto - sconsideratamente - alla buffa visione che appare a P.za Numa Pompilio,
d'un camioncino in pezzi e del suo proprietario,
un anziano sparuto dalla faccia ansiosa che gira
in tondo attorno, cercando di ravversare i pezzi
sparsi sul selciato. Anche la faccia ottusa
dell'uomo imponente che io chiamo Carnera, si
distende per un attimo in una specie di sorriso...
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5 Settembre
https://canaledieci.it/2021/05/14/incivile-abbandona-ingombranti-colombo/
Indossa un completo grigio perla sfumato,
l'uomo d'età avanzata ma non vecchio che siede sull'ultimo sedile dietro il guidatore, l'unico un
pò appartato. Stentatamente, per la velocità
dell'auto che a volte scarta all'improvviso
dinanzi a qualche ostacolo, prende appunti su un
piccolo f oglio di carta con una grafia severa e
puntigliosa, quasi illegibile. Ha uno sguardo
attento, quasi indagatore dietro gli occhiali
dalla montatura argentea.
Non troppo lontano, alla sua sinistra, una giovane
donna scrive anch'essa, forse appunti di lavoro o
chissà, poesie, favole.
Appena se ne avvede,
l'uomo che ha ormai smesso di scrivere, l'osserva
incuriosito e senza preamboli, gentilmente le chiede se stia annotando osservazioni o appunti
relativi alla sua professione. La donna risponde
serena che trascrive più che altro sensazioni da
trasformare poi, col tempo, in poesia e rimbalza
la domanda al suo interlocutore che, garbato, le
spiega di essere un medico ricercatore, promotore
d'un gruppo di una famosa Università romana che,
con passione ed amore, sta portando avanti un
lavoro della massima importanza. È alle soglie
d'una sensazionale scoperta che presto verrà resa
nota al mondo.
Megalomane, pazzo, visionario? Se
ne incontrano tanti lungo il percorso...
Ma lui è serio, pacato, colto, crede in ciò che
sta dicendo, crede in Dio, nella Provvidenza,
nell'amore dell'uomo e per l'uomo... e forse,
sentirò davvero parlare della sua scoperta!
Su un enorme spazio vuoto, uno dei pochi
ormai lungo la Colombo, s'innalza una piccola
città: un agglomerato di cassette di legno,
proprio quelle che servono per gli ortaggi, la
frutta, di legno di balza leggero e chiaro. Esse
si accumulano una sopra l'altra, una affianco
all'altra, in file parallele che si alzano
sbilenche verso il cielo a sfidare ogni legge di
gravità. Di giorno in giorno la piccola città
s'ingrossa a vista d'occhio e ogni tanto un
piccolo incendio si propaga fulmineo in quella
selva di scatole; se ne vede di lontano il fumo
bruno divampare silenzioso ed aggressivo... ma il
giorno dopo, la piccola città è di nuovo là,
distesa sotto il sole e sotto la pioggia: nessun
dramma l'ha scalfita, essa continua a crescere
giorno dopo giorno, silenziosamente inerte.
6 Settembre
https://www.lastampa.it/cultura/2011/03/02/news/chi-invidia-avvelena-anche-se-1.36973101
Ho ritrovato oggi, dopo molto tempo, la
giovane donna che si guarda allo specchio, con le
solite buste di plastica, tre o quattro,
accuratamente disposte in grembo. Oggi se ne sta
ferma a guardar fuori del finestrino con aria
corruscata e non si guarda allo specchio.
Indossa un vestito bianco e fucsia, di cotone con
le bretelle che le lasciano nude le spalle nonabbronzate. È d'un biancore uniforme, malaticcio
per questa stagione che prevede almeno una lieve
tintarella dorata.
Un uomo ancor giovane, corpulento e rozzo, dal
sedile di fronte non l'abbandona con lo sguardo da
quando è salito, tamburella con le dita
sopra il sostegno d'acciaio, fa del tutto per
farsi notare da lei, spingendo in avanti il grosso
torace, sibilando tra i denti...
Ma lei guarda
insistentemente fuori, immersa o persa nei suoi
pensieri, e di tanto in tanto, con una smorfia di
disgusto va aggiustando attorno al sedile,
utilizzato da centinaia di persone, un foglio di
plastica trasparente che le evita così il
contatto.
La sua bocca carnosa, che mi ricorda la matrigna
di Biancaneve, Grimilde, nell'indimenticabile
cartoon di Walt Disney, si contorce in una smorfia
di ribrezzo ogni volta che per aggiustarla deve,
suo malgrado, toccare il materiale plastico del
sedile.
La lascio con i suoi pensieri contorti e con il
suo disgusto, mentre l'uomo di fronte a lei
continua a guardarla, tentando inutilmente di
attirare la sua attenzione...
7 Settembre
https://it.vecteezy.com/arte-vettoriale/1904868-sindrome-di-down-mani-flat-style-icon-vector-design
Salgo stentatamente a causa delle due borse
colme di spesa che oggi porto a casa e mi sistemo
nell'angolo accanto all'autista, schiacciata
contro il vetro del piccolo abitacolo. È un
orario inconsueto per me questo e subito, difatti,
mi trovo tra facce nuove, diverse, tranne quella
dell'anziano laggiù col viso lungo che ciondola
dal sonno.
... Sale a mezza via tra una fermata e l'altra e
ringrazia con un vocione altisonante l'autista,
lanciandogli un "Bravo!" che rimbomba per tutto il
veicolo. È un mongoloide adulto, piccolo e
tarchiato, il volto tipico degli "affetti da
sindrome di Down", calvo il cranio chiaro percorso
da piccole cicatrici bianche, il volto roseo quasi
infantile e segnato inconfondibilmente dalla
malattia. La bocca è una fessura rigida sul volto gonfio e gli occhi, in cui brilla una scintilla
d'intelligenza, sono mezzi chiusi; le corte
sopracciglia bionde s'alzano su di essi a fatica.
Appena su, scorge un volto noto, un uomo di mezza
etàd ai capelli sale e pepe liscissimi, un volto
marcato dai tratti interessanti, due occhi lunghi
ed un colorito olivastro - ricorda un pellerossa o
un eschimese - e gli si avvicina, subito contento,
dandogli una pacca sulle spalle e bofonchia
qualcosa, si lamenta di dover andare al lavoro -
che noia, dice lui - che vorrebbe invece passare
il suo tempo dinanzi alla tv.
Parla abbastanza speditamente ma i suoi son
discorsi da bambino anche se usa parole adulte.
L'altro sbuffa e rotea gli occhi intorno non
seccato, solo un pò annoiato ma poi gli risponde
con lo stesso tono che generalmente si usa coi
piccoli.
Lui, intanto, tossisce con una tossetta
forzata e secca da bimbo che vuol attrarre
l'attenzione degli adulti per avere una carezza o
una chicca. Gli regalo qualche cubetto di
liquerizia e lui mi ringrazia contento e
s'acquieta un pò, ingollandone due insieme e
sciogliendoli lentamente in bocca; il succo bruno
gli tinge la piccola bocca.
Si guarda intorno, cercando ancora altri
interlocutori, si rivolge a gran voce ad un
giovane bruno dai capelli impomatati, occhi
azzurri ed indecisi se rispondere o no alla netta
domanda: "Dove vai?" che, purtuttavia non attende
risposta. E difatti il mongoloide seguita a
sbuffare per questa noia d'andare al lavoro.
Poco dopo però saluta tutti ormai giunto alla sua
meta; scende, tragica figura senza età,
attaccando discorso con una signora anziana carica
di borse, ancora bofonchiando di stizza.
Il vecchio striminzito e bianco che ciondolava dal sonno, riprende contatto con la realtà e si
rivolge agli astanti per chiarire che il lavoro
del mongoloide altro non è che frequentare un
asilo e che, sia pur controvoglia, lui ci va per
timore degli scappellotti che gli darebbe,
altrimenti, sua nonna...
Oltre gli archi, sotto il ponte, ecco il fantasioso diramarsi della ferrovia con
l'intreccio delle linee elettriche e dei binari
scuri contro il pietrisco bianco. Lunghe file di
vagoni giacciono uno in fila all'altro come
innocui serpentelli multicolori; ce n'è una fila,
laggiù, tutta verde, un verde brillante,
primaverile che mette allegria.
Sulle massicciate di terra bruna nascono spontanei
e numerosi, cespugli di varie specie e ciuffi
d'erba tenera tra cui qualche fiore di campo che
presto intristisce, al contatto con quest'aria
inquinata dai mille scappamenti delle auto che
percorrono ininterrottamente la Colombo.
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20 Settembre
https://www.tally-weijl.com/it_IT/cropped-knit-bubble-jumper-ibf-7612959314874.html?gclid=EAIaIQobChMI14qs4PHi8QIVoAWiAx1weANOEAQYBCABEgKRC_D_BwE
È una ragazza d'oggi ma non marcatamente sfacciata nè con quell'aria immatura di sfida ed
aggressività che caratterizza molte delle sue
coetanee: piccolina, con due occhi dolci, capelli
bruni lunghi e scomposti sulle spalle, una bocca
carnosa e ben disegnata.
Indossa un maglione stretto in vita da un
cinturone di cuoio tempestato di borchie - com'è
di moda - messo addosso in fretta stamattina
presto, quando la giornata s'annunciava fredda e
piovosa. Ma, dopo una mezzora d'acquerugiola fine,
il tempo ha fatto un voltafaccia e adesso splende
un sole ancora estivo che dà noia a chi ha
indosso capi di vestiario più adatti ad un
temporale.
La giovane soffoca dalcaldo che le infonde il
grosso golf rosa shocking e l'agitazione l'invade: è tardi, in aula le lezioni della prima ora
saranno già iniziate. È solo il secondo giorno
di scuola e questo ritardo la impensierisce, forse
deporrà a suo sfavore, i professori vedranno in
esso un segno di disinteresse, di menefreghismo?
Si agita, cambia posto, cerca uno spiraglio da cui
assaporare una boccata d'aria fresca e pulita, si
ravvia nervosamente i capelli lisci che le
invadono la fronte, scostandoli con il braccio: al
polso, una ventina di braccialetti di varie fogge
di cuoio, di plastica, di fili multicolori
intrecciati. Si aggiusta sulle spalle lo zaino-
cartella in cui ha disposto con cura i suoi
strumenti di lavoro: squadre, righelli, matite e
penne colorate, fogli da disegno, poichè
frequenta la Scuola d'Arte Silvio d'Amico.
Non ha l'aria strafottente che di solito i giovani
della sua età sfoderano ad ogni piè sospinto o è quest'ansia che l'opprime, il timore dei professori che la rendono, lei ancora così
insicura, ancor più bambina. Ha uno o due anni
più di mia figlia e il mio cuore di madre è
pervaso da una tenerezza verso quest'essere così
indifeso i cui occhi quasi cercano in me
comprensione, una parola d'incoraggiamento a
parlare, a sfogarsi. Io gliene dò l'occasione
rispondendo ad una sua domanda pretestuale che
m'invitava ad indicarle la sua fermata sulla
strada ancora sconosciuta per lei.
Le dò spago, le chiedo dei suoi studi, l'incoraggio, la illudo dicendole che forse i suoi
professori capiranno le difficoltà che ha
incontrato nel suo lungo tragitto in autobus, che
anche loro sono al corrente delle imprevedibili
soste o intralci che possono verificarsi sul
percorso... Lei mi guarda con quei suoi occhi
bruni e dolci quasi rasserenati.
La sua fermata è ormai a pochi passi; percorrerà
di corsa gli ultimi metri che la separano dalla
scuola e dai suoi impegni. Mi ringrazia con calore
per quel pò di compagnia e di fiducia che il mio
parlare, distraendola dal suo pensiero ossessivo,
le ha trasmesso, mi saluta con effusione.
Di fretta salta giù dall'auto ma, prima di
schizzar via a spron battuto, si volta indietro e
mi elargisce un gran sorriso...
Una selva di palazzoni dai colori ormai
stinti si stende alla mia sinistra, sormontata da
una schiera di antenne impertinentemente rivolte
verso l'alto. Su due costruzioni dei Lloyds
campeggiano aggressivi grossi striscioni gialli
su cui in lettere cubitali rosse gliaffittuari
hanno scritto: "SFRUTTATI E SFRATTATI... VÙ
CUMPRÀ... TIÈ... CASE NON IN VENDITA...",
protestando contro le decisioni della società
intenzionata a sfrattarli.
3 Ottobre
https://www.proprofs.com/quiz-school/story.php?title=what-anime-girl-are-you
La Colombo oggi è stranamente vuota. I prati
che la costeggiano, solitamente striminziti, oggi sembrano delle grandi distese d'erba tenera.
In
mezzo ad uno spiazzo, un uomo di mezza età, un
barbone, è seduto, gambe incrociate, dinanzi ad
una valigia da cui sta estraendo un violino, unico
retaggio forse d'una sua passata esistenza...
Caso più unico che raro, l'auto è guidato da un
autista giovane e cordiale che, instancabile, apre
le porte ad ogni richiesta senza adombrarsi, come
avviene invece alla maggior parte dei suoi
colleghi.
Sarà che oggi imprevedibilmente c'è poco
traffico, sarà che lui è giovane e non ancora
corroso dal rumore, dal caos del traffico, sarà
perchè ha fatto amicizia con due ragazzette che
stanno andando a scuola, ambedue belline e
sportive, leggermente truccate, una mora e l'altra
biondissima.
Discorrono animatamente, ciarlieri, garruli, anche
lui che, attento ai veicoli intorno, svolge
allegramente il suo lavoro. Prende la vita con filosofia e forse non diventerà mai uno di quegli autisti insensibili che bofonchiano in
continuazione e col loro scorbutico agire già ti
dispongono di cattivo animo all'inizio d'una
mattinata; racconta aneddoti alle due ragazze che
ridono, spontanee. Sono giovani tutti e tre, è
giusto, naturale che si trovino d'accordo.
La giornata s'annuncia splendida, fredda ma
limpida, il sole già alto trapassa allegramente i
vetri, trapassa anche me, caldo, confortevole. E
il nastro d'asfalto grigio scuro e noioso della
Colombo, si snoda gaiamente fino alla fine del
rettilineo.
Le due fontane garriscono oggi, anch'esse allegre
e ridondanti d'acqua; ecco, siamo vicini alla fine
della corsa. Anche le due giovani scendono
salutando l' autista che rimane solo, pensoso.
Ma non triste, poichè, ciarliero ed allegro
com'è troverà presto nuova compagnia!
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4 Ottobre
https://www.meteolive.it/news/Prima-pagina/1/meteo-maltempo-in-arrivo-al-centro-e-poi-al-sud-al-nord-un-po-freddo-colpo-di-scena-da-met-mese/89510/
Oggi c'è ancora il sole ma so che il tempo
cambierà in giornata o forse pioverà domani.
Me lo dice l'agitarsi dei passeggeri percorsi come da
un brivido, la facile aggressività nelle parole
scambiate tra persone sconosciute le une alle altre, piccoli segni che denotano quanto gli
umori atmosferici influiscano sugli umori degli
esseri umani; c'è, naturalmente, chi sente i
cambiamenti metereologici due o addirittura tre
giorni prima che essi avvengano, chi li avverte in giornata, dimostrando una sensibilità ed una
suscettibilità più acuta del solito, chi si
sente oppresso da inspiegabili pesi psicologici,
chi depresso, chi rallentato nelle proprie
qualità intellettive e vitali.
C'è tutta una
casistica di tipi, di soggetti da studiare e con
un pò d'allenamento si può diventare dei
metereologi più credibili di quelli che in
realtà si professano tali!
12 Ottobre
https://www.ilcaffe.tv/articolo/54919/viale-delle-terme-di-caracalla-ripristinato-il-tratto-finale-di-strada
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È una giornata serena come non se ne
vedevano da tanto tempo e il sole, non ancora alto, disegna con precisi contorni sagome di
alberi e palazzi che risaltano come fossero
dipinti. La bella piazza Numa Pompilio s'apre allo
sguardo mostrando i suoi numerosi gioielli: le
vetuste mura di Caracalla, la bella strada in
salita tra due sponde ricoperte di verde, la
chiesetta d'angolo con la facciata rinnovata...
Alzando appena gli occhi ho notato una frase
scritta col gesso bianco sulla superficie grigio
scura dell'auto: "Persi sì, perdenti mai": il cielo è terso, d'un
azzurro lieve ma deciso.
Qualche tifoso, forse un filosofo, ma è una bella
frase che voglio tenere a mente.
Il mezzo carica molti ragazzi che si recano a scuola: alcuni sono ancora insonnoliti e
distratti, altri sono intenti a ripassar le
lezioni. Mi guardo intorno e sul sedile di fronte
scorgo un ragazzetto smilzo dala faccia pallida
che conosco: è il figlio del magazziniere che
lavora presso l'Ente di cui faccio parte. Dà una
mano al padre che segue con pazienza e solerzia
nel suo pesante lavoro.
Vorrebbe cedermi il posto ma rifiuto, preferisco
stare in piedi in un angolo e riprender il filo
sconnesso dei miei pensieri mattutini...
Dopo poco, sale un autista grosso, pesante e
triviale nel linguaggio che comincia a
chiacchierare col conducente, lamentandosi e condendo il discorso con molte parolacce: è
aumentato di peso poichè è assalito da una gran
fame da quando ha smesso di fumare e ormai sono
parecchi mesi. L'altro, bonario e gentile, di
rimando sottolinea che non fuma più da ben 24
anni e scandisce bene anche la data...
Poi s'immergono in questioni sindacali che non
m'interessano. Un altro auto s'affianca al "mio" e
i due conducenti si fanno cenno e si fermano: i
passeggeri dell'altro, forse danneggiato,
trasbordano, bofonchiando, sul nostro...
Una coppia d'anziani
coniugi, sardi dall'accento, debbono scendere un
pò più avanti e lei s'agita, brontola col marito
che è calmo e fiducioso ma che, per via del
comportamento della moglie, comincia a parlarle in
dialetto stretto.
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13 Ottobre
http://www.vita.it/it/article/2020/03/13/unione-italiana-ciechi-e-ipovedenti-2-milioni-di-disabili-a-rischio-ab/154429/
... Seduta dinanzi ad un piccolo bar
malmesso, un'antica latteria dalle pareti di
mattonelle bianche e blu e piccoli tavolini tondi
di ferro, c'è una vecchina buffa e fuori moda che
indossa un lungo vestito stinto, un paio
d'occhiali dalla montatura coperta di strass ed un
cappello a falde larghe d'un incredibile color
rosso scuro.Sembra appena uscita da una rivista del primo '900 e sorbisce lentamente un cappuccino
che forse rappresenta il suo pasto principale.
Esageratamente imbellettaya, le sue guance sembrano
due rose di campo avvizzite... Non riesco a vedere
altro poichè l'auto corre veloce sul percorso
stranamente libero e vengo presa da immagini
diverse: dai filari di foglie rosse che fiere e
allegre s'arrampicano sui reticolati d'un cancello
e dalle palme, tempo fa sterili, dell'Amba Aradam,
che ora mostrano all'aria con alterigia i grappoli
carichi di frutti dorati. Incurante del traffico,
una profusione di varietà arboree trabocca dal "mio" Eden privato, dove zone d'ombra s'alternano
a chiazze di sole... Massicce candide, tra il
verde biancheggiano astruse sculture...
Accanto a me s'agita un pò il cieco che
sembra non trovar pace: oggi, uscendo prima del
solito dal lavoro, l'ho ritrovato alla fermata
come yanto tempo fa quando, libera da impegni
casalinghi e materni, uscivo di casa molto presto.
E, dunque, è sempre lì ad attendere l'auto,
scansando orgogliosamente le mani che vorrebbero
aiutarlo, si pone accanto all'autista contando tra
sè le fermate fino a quella a cui scenderà.
Lento ma sicuro, mette avanti il suo bastone
bianco che trova spazio tra i sanpietrini e
s'avvia verso Via Labicana, diritto ed impettito
con la sua solida sagoma... mentre io mi dirigo
dalla parte opposta, nell'aria risuona ancora il
ticchettio sonoro del suo bastone che colpisce il
selciato...
18 Ottobre
https://www.osservatoreitalia.eu/niscemi-violenta-rissa-al-negozio-di-frutta-di-via-marconi-vecchi-rancori-tra-due-ragazzi-dodici-denunce/
Il cielo è grigio ma a tratti s'alza un
vento allegro che sconvolge le foglie già in
bilico sui rami. Lentamente, in cielo esce un sole
pallido che ravviva la giornata.
Mentre attendo l'auto, osservo una macchia scura
di iodio sulla mia mano, subito distratta dal
traffico in cui grossi autocarri si districano a
fatica. L'auto si ferma dinanzi a me, ma l'autista
- caparbio e intollerante - non apre la porta
davanti ed io, he stamani non ho i riflessi
pronti, non so che fare, resto a terra interdetta
mentre un fiotto di stizza infernale mi sgorga
dalle profondità dell'animo. Rimango ad attendere
un altro 93... ecco che, difatti, arriva quasi
subito e nemmeno troppo carico.
Il vecchio fruttivendolo che conosco sin da
bambina aggiusta con pignoleria le sue cassette
traboccanti di frutta e verdura, aggiustandosi
ogni tanto il berretto di grisaglia sul capo
canuto...
19 Ottobre
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2020/06/29/news/la-veste-di-dio-321553/
Non inattesa, per me che la sento nell'aria
già parecchie ore prima, la pioggia erompe e
spazza via il grigiore che attanagliava la città rendendola ancora più oppressa e caotica.
Sull'auto si riversa una cascat d'acqua: i
tergicristalli detergono senza posa il vetro
tempestato di rivoli. La gente corre a cercar
riparo sotto le tettoie dell'edicola, corre sul
selciato, il traffico rallenta, si ferma, prende
consistenza e diventa un lungo serpe irrequieto...
È già lì quando salgo e da tempo conciona
rivolgendo i suoi sproloqui a nessuno in
particolare, forse a tutta la piccola platea di
passeggeri. O forse solo a se stesso: "L'anzianità è bella, la gioventù è brutta.
Nessuno più ti rompe gli zibidei, nessuno più ti
tocca la moglie" eppoi "Negri da una parte e russi
dall'altra. I comunisti erano peggio dei
fascisti...!"
È uno dei reduci dell'ultima guerra di cui forse
non può dimenticare le atrocità o uno dei tanti
esseri folli che s'incontrano per la città o un
piccolo Otello roso dalla gelosia.
Ha un cappotto ormai fuori moda ma pulito e
stirato, gesticola alzando le mani nell'aria ma il
suo pensiero, al di là di alcune osservazioni un
pò sboccate e fuori della realtà, non è del
tutto incoerente. A causa della sua gestualità,
della sua fisionomia aguzza e d'una certa maniera
di roteare gli occhi, somiglia al grande Totò...
ma la sua è solo una tragica maschera a cui manca
l'arguzia, la classe e la speranza proprie del
carattere dell'intramontabile Antonio De Curtis.
Mentre scende, lo seguo ancora per un pò, poi la
mia attenzione viene attratta da un'altra curiosa
immagine: un ragazzetto dall'aria goffa e ottusa,
con uno zaino sulle spalle, sta curiosando in un
cassonetto verde dell'immondizia. Rimane deluso
come se avesse sperato di trovarvi chissà quale
tesoro nascosto.
E meravigliosi lo sono davvero, alle volte,
poichè non vi si gettano solo polvere o sudiciume
o foglie secche ma anche vecchi oggetti, ricordi d'una vita passata, giocattoli fuori uso. Una
volta vi vidi gettare un intero corredo da bambola
tutto trine e farpalà ed il mobilio completo
d'una casetta costituito da un piccolo armadio,
sedie finemente intagliate, un piccolo letto, un
tavolino... avrebbero fatto bella mostra di sè
nella vetrina ordinata e pulita di un antiquario
ma forse nessuno se ne sarà accorto e quei
piccoli oggetti preziosi d'un tempo saranno finiti
distrutti nelle fauci metalliche della
tritarifiuti.
... Due suorine di colore traversano la grande
piazza lateranense. Hanno un passo elastico,
scattante che fa muovere ogni singolo muscolo del
loro corpo, conferendogli grazia e bellezza. È
quasi allegro, quel loroandare guizzante, come se
il passo seguisse un ritmo cadenzato che provenga
dall'interno.
21 Ottobre
|
Stamani, come già ieri, il traffico è
caotico - non so perchè - e una fiumana di
macchine e di gente s'è riversata sulle strade e
sugli autobus romani. Il 93 si fa attendere e
quando arriva è già sovraccarico: l'autista,
ligio ai suoi doveri o esasperato anche lui, apre
le portiere nonostante il carico: decine di
persone in attesa si slanciano sui gradini ancora
liberi, spingendosi contro la muraglia di corpi
umani già assiepati l'uno contro l'altro. Molti,
però, debbono desistere e restano accanto a me ad
attenderne un altro.
Riesco a salire solo sul quinto auto, tutti gli
altri erano pieni come il primo. Nonostante la
ressa, riesco a sistemarmi accanto al conducente
che, fortunatamente, è un tipo allegro che
sprizza vitalità e gioia e riesce a comunicarle
anche a questo ammasso di esseri umani nevrotici o
tristi di cui per qualche minuto diventa
responsabile.
Dotato di quello spirito giulivo ed un tantino
beffardo e filosofeggiante ch'è proprio del
romano verace e che permette d'affrontare a cuor
leggero persino il caotico traffico della città,
propina ai vicini motti di spirito e barzellette,
indirizzandoli soprattutto ad un gruppetto di
persone - tre donne ed un uomo - abbarbicati al
corrimano d'acciaio accanto a lui. I quattro si
lamentano, con una forte cadenza sarda, degli
ingorghi e del sovrannumero di auto che
s'incrociano nelle vie, rimpiangendo forse la
calma della loro bella isola dove la confusione e
la nevrosi sono bandite.
L'autista, intanto, butta tutto in burla con quel
suo tono agrodolce e gioviale che rallegra il
cuore e dissipa, a poco a poco, le tensioni e i
malumori...
È una ragazza come tante eppure diversa,
accurata nel vestire specialmente nel trucco e
nell'acconciatura dei capelli che spesso porta
tirati all'insù con ciocche morbide, d'un caldo
color marrone, che le ricadono gonfie attorno al
viso ad incorniciarne l'ovale quasi perfetto.
Talvolta, una lieve brezza proveniente da un
finestrino aperto ne sconvolge con prepotenza gaia
la compostezza ed un ciuffo le scende sugli occhi;
lei allora lo solleva con gesto solenne, lo
dispone di nuovo in bell'ordine al sommo della
testa e continua a concentrarsi sul libro che sta
leggendo.
Ha due occhi intensi, splendidi, con tante
pagliuzze dorate che brillano ad ogni raggio di
sole ma lei, purtroppo, li trucca esageratamente
come quasi tutte le ragazze di giovane età che
vogliono darsi un'aria più matura.
E quella
traccia nera e pesante toglie limpidezza e
giovinezza al suo sguardo, lo intorbida, lo fa
simile ad uno stagno scuro, vibrante di ombre...
|
4 Novembre
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... Grossi titoli sui giornali contro la
droga, a caratteri cubitali si espongono le
proposte dei vari ministri, partiti ed uomini
politici, addirittura una tassa per aiutare chi si
droga!
Ma più che dalla droga malefica e dai suoi
procacciatori è dalla mentalità che l'uomo
moderno ha inculcato in questi giovani, che
dobbiamo fuggire: danaro, potere, successo, ecco i
tre grandi idoli della società contemporanea
ma no, di sempre, davanti a cui gli uomini di
tutti i tempi, anche i più generosi e di grande
intelligenza, si sono prostrati senza ritegno!
È una giornata grigia... ieri è piovuto e
nel cielo è rimasta una scia cinerea che spegne
ogni allegria, anzi rende tutti, ognuno secondo la
sua indole, o troppo aggressivo o depresso.
Una suora asiatica, piccola e mingherlina, se ne
sta rintanata in un angolo sovrastata da un grosso
signore invadente e si guarda attorno con aria
sperduta. Di contro, invece, predomina l'aria
bellicosa d'una ragazza che frequenta la scuola
d'arte (ha un rotolo di disegni sotto il braccio)
che osserva tutti con occhi scontrosi: due occhi a
mandorla che il trucco rende ancora più oblunghi,
un ciuffo anarchico di capelli nerissimi che le si
aprono sulla sommità del capo come uno zampillo,
un volto cereo di cipria bianca.
Una piccola Butterfly nostrana in giacca e
pantaloni che non ha nulla della dolcezza e della
generosità d'animo della protagonista
dell'omonima opera pucciniana...
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5 Novembre
http://www.scudit.net/mdvespasiano.htm
Mentre attendo l'autobus che tarda, seguo le
manovre di un uomo alto e magrissimo, di colore,
che armeggia attorno ad uno dei cassonetti della
spazzatura. Gettato in un angolo ha scoperto lo
scheletro metallico d'una vecchia carrozzina da
neonato e con un sorriso ampio che gli riempie
l'esile faccia, vi sta traslocando le sue poche
cose che, racchiuse in una scatola di cartone,
trascinava dietro di sè.
L'auto è qui, vi salgo frettosolamente ma non
perdo di vista il vecchio che, finalmente ha
ravversato sul trabiccolo il suo esiguo bagaglio
ed ora si sta dirigendo verso la salita con l'aria
di chi abbia ricevuto un regalo inatteso...
All'angolo tra Viale Manzoni e Via Merulana
sopravvive, ancora indisturbato, un anacronistico
ed autentico cimelio del passato, un vespasiano
grigio e corroso dall'urina, dalla ruggine, dal
tempo. Certo, sarà antiestetico, maleodorante ma è pur sempre un'ancora di salvezza- almeno per
l'uomo - visto che da quando li hanno soppressi
non si è però provveduto ad alcunchè di
alternativo, il chè per una capitale come Roma è decisamente negativo.!
L'auto si lancia in una corsa veloce approfittando
della corsia libera, raggiunge un altro mezzo che
lo precedeva, gli autisti si scambiano un cenno
di saluto e poi ripartono all'unisono, gareggiando:
rallentano, si tallonano, si sorpassano, lanciati
lungo il rettilineo finchè non s'intravvedono
i palazzi bianchi dell'Eur.
L'umidità sale dalla conca in cui è alloggiato
il Luna Park e forma una cortina di nebbia e di
vapori che nasconde persino la ruota bianca ed
imponente su cui, le luci dei lampioni ancora
accese, destano scintillii ed ombre magiche...
8 Novembre
https://www.huffingtonpost.it/2015/11/19/roma-giubileo-sicurezza-militari_n_8601556.html
Un'intera famiglia dall'accento genovese, in
visita nella capitale, si agita sull'auto come un
gregge di pecore sbandate.
A S. Giovanni ci
fermiamo in attesa del verde del semaforo: un
autoambulanza corre impazzita nel traffico per
raggiungere il vicino ospedale, un vecchio seduto
su un marciapiedi trae tristi nenie dai tasti
d'una fisarmonica, gente che va e viene
contravvenendo ai segnali luminosi...
Dopo la sosta, riprendiamo il cammino, preceduti
da un'intera compagnia di soldati, ordinatamente
seduti su due camionette militari scortate da tre
pullman di carabinieri, impettiti nelle loro
colorate uniformi d'onore rosso-blu.
"Eccoli, eccoli..." grida quasi, la più anziana
del gruppo genovese, ciarliera e ridente.
Forse uno dei suoi figlioli è tra quei giovani
che si dirigono verso la vicina città militare
della Cecchignola, forse oggi presterà il
giuramento di rito, avvenimento importante nella
sua vita di soldato. Ed i suoi parenti si sono
assoggettati ad un lungo viaggio giungendo dal
Nord per vederlo sfilare, innocuo soldatino, tra
altri coetanei emozionati e stanchi quanto lui.
E
scendono, infatti, all'incrocio con la Laurentina;
da lì prenderanno un altro mezzo per raggiungere
la cittadella militare dove, tra qualche lagrima
di commozione e qualche risata allegra,
festeggeranno il milite, visiteranno forse le
bellezze di Roma e ripartiranno, esausti ma
soddisfatti, lasciando il giovane al suo momentaneo dovere.
9 Novembre
https://www.roma-intercultura.it/maltempo-a-roma-una-citta-bloccata-per-colpa-della-pioggia/
Ci sono delle mattine d'inverno in cui un
sole pallido squarcia a fatica le nuvole e poi
sparisce dando luogo ad un grigiore diffuso da cui
le sagome dei palazzi e degli alberi sbucano in un
gioco di strane prospettive. Roma perde quella sua
fisionomia allegra: alcune zone, alcuni angoli
assumono un'aria cupa, livida, ambigua.
Gli occhi bianchi degli archi diventano essi
stessi d'un grigiore cinereo, vacuo, il verde
degli alberi perde di vitalità, il traffico
diventa più pesante, gli antichi palazzi sembrano
nascondere chissà quali segreti o storie
inenarrabili.
E si attende, con ansia, che la pioggia intervenga
con uno scroscio improvviso a lavare il cielo, le
macchine posteggiate, a ritinteggiare di colori
più intensi, più vivaci le facciate ingrigite e
le mille altre cose intorno, che intervenga a
detergere quell'aria triste dal volto della
città.
La pioggia sembra dare ascolto a quella muta
preghiera: inizia a scendere sottile e canterina:
tutto si ravviva, si pulisce, si dipinge a nuovo.
Il giallo sbiadito di certi edifici assume un tono
più caldo, gli alberi e i prati si vestono di
colori aggressivi e vibranti, il cielo stesso
assume una corposità diversa...
Ed ecco che, spaventati da quel breve acquazzone,
i romani si premuniscono di ombrelli e
impermeabili e tirano fuori dai garages e dai
parcheggi centinaia e centinaia di vetture ferme,
le immettono nel traffico già frenetico che
scorre a stento, ingolfandosi in dedali di vie
sovraffollate... è il caos e il suono disarmonico
dei clacksons si aggiunge agli altri rumori
preesistenti in città.
Viaggiare coi mezzi diventa un calvario e
quell'attimo allegro, gratificante di poco prima
già s'annulla nel ricordo; gli animi si
richiudono in se stessi, si ridiventa automi in
marcia verso i luoghi di lavoro, senza quasi più
traccia d'umanità...
10 Novembre
https://www.animaimpresa.it/2021/04/26/il-gruppo-giovani-di-animaimpresa-a-ripuliamoci-challenge/
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L'auto è quasi vuoto e silenzioso. Fuori il
sole è una carezza impensata dopo la pioggia di
stanotte.
... Una giovane parlotta con un'anziana signora
di sua conoscenza e la sua voce dal tono acuto si
dirama per tutto il veicolo. Evidentemente ha avuto un'infanzia difficile, fatta di solitudine e
di tristezza ed ora, quasi per rivalsa, sfoggia
una gaiezza aggressiva, esagerata.
Ha dormito poco stanotte a causa del temporale che
l'impauriva; racconta alla donna che per passare
il tempo ha disegnato e le mostra i piccoli lavori
gelosamente custoditi nel diario di scuola, com'è
abitudine inveterata dei giovani d'ogni tempo.
Le
mostra i sogni affioranti dalla sua fantasia, le
trasposizioni grafiche delle sue paure e dei suoi
desideri, dei fantasmi dell'infanzia: un orologio
con gli occhi ridenti che ammiccano, un
cavalluccio marino con una stella bianca sulla
fronte, una bellissima dea, un piccolo drago che
sbuffa fumo...
Torna poi alla realtà, ai suoi sogni di oggi:
vorrebbe che sua madre ancor giovane si risposasse
con un uomo abbastanza ricco che la manderà in
Svizzera, in un collegio in cui potrà studiare e
imparare molto. E si dilunga in queste fantasie ad
occhi aperti...
Altri giovani intorno a me, parlottano sottovoce
ancora assonnati, stringendo contro gli esili ma
vigorosi corpi le grosse borse azzurre di plastica
che contengono scarpe da ginnastica e racchette da
tennis; sono diretti verso il grosso complesso
sportivo delle Tre Fontane dove effettueranno
degli allenamenti. Sono atleti settentrionali,
veneti forse, che debbono disputare non so quale
gara; non appena scorgono i campi attrezzati, ma
soprattutto l'imponente ruota del Luna Park, i
loro volti si animano infantilmente, s'illuminano
di gioiose risa e il loro parlottio diventa ilare,
rumoroso.
Scendono di corsa alla fermata
sbracciandosi a salutare l'autista che
pazientemente ha atteso che trasbordassero i
grossi sacchi blu.
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11 Novembre
https://www.libriantichionline.com/divagazioni/trilussa_foglie_gialle
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle
come farfalle
spensierate?
Venite da lontano o da vicino
da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso che vi porta via?
Trilussa
Piove ancora... Via Merulana è cosparsa di
foglie gialle che mano mano aumentano per colpa del vento che a tratti s'alza e si gonfia tra gli
alberi ancora non del tutto scarni.
All'angolo della strada una negra magra siede sullo scalino d'un negozio ancora
chiuso, stringendosi nelle lunghe vesti colorate,
rimpiangendo forse la sua terra d'origine. Salgo
sull'auto e la vedo ancora, piccola figuretta
triste e scura con una fascia rossa e provocante
che le cinge il capo...
Accanto a me un vecchietto dalla faccia larga
e simpatica per via della fossetta sul mento,
parla da solo, sottovoce come chi è abituato a
lunghi soliloqui. Anche un uomo piccolo con gli
occhiali dalla montatura pesante, un volto
percorso da lunghe pieghe longitudinali, ha dei
tic ripetuti e parlotta tra sè; un indiano dal
volto scuro e imperscrutabile, quasi minaccioso,
dorme rollando ad ogni movimento dell'auto, mentre
la negra mia vicina staglia contro la trasparenza
del vetro il suo bellissimo profilo di razza. Due
donne parlano da oltre venti minuti senza mai far
languire il discorso, un altro vecchio dorme, il
capo poggiato sul vetro...
A San Giovanni una giovane donna scarmigliata con
un bimbo in braccio, irrompe nell'auto e
sgarbatamente spintona un anziano cieco
impeccabilmente vestito che si barcamenava
egregiamente nella ressa.
Un altro figlio, ormai ragazzetto, la segue e
chiede permesso, s'insinua tra la folla con bel
garbo, quasi a voler far perdonare il nervosismo
della madre...
14 Novembre
https://www.guidasogni.it/2016/04/26/sognare-soldati/
Vengono dalla Cecchignola, questi giovani
soldati che oggi riempiono l'auto, i corpi
adolescenti allungatii sui seggiolini, con quei
capelli cortissiimi sulla fronte e sulla nuca;
sono poco più che ragazzi dai volti stanchi e
tirati dalla fatica. Ridono e scherzano fra loro
con fare aggressivo proprio dei giovani ancora
timidi ed immaturi e le loro risa acerbe e le voci
risuonano nell'auto nei più svariati ialetti
poichè provengono da ogni parte d'Italia.
Un odore stantio di caserma aleggia e ridesta
nell'animo di vecchi soldati ricordi ormai sopiti
e quel maturo ex-combattente seduto in uno dei
posti riservati vi guarda con un occhio non più
spento ma colmo di immagini: rivede se stesso alla
vostra età, le traversie della guerra ma anche la
spensieratezza degli anni giovanili; ognuno di voi
gli rammenta il giovane pieno di grinta e insieme
di speranze che marciava serio, convinto e pieno
d'amor di Patria.
La donna anziana seduta più indietro vi osserva
con occhio tenero: pensa al nipote anch'esso sotto
le armi in un'altra città lontana ed ha timore di
non rivederlo mai più.
In me destate un senso d'affetto e comprensione
poichè vi vedo così indifesi ancora contro le
realtà della vita e la vostra bellicosità è
solo un'arma senza pallottole. I vostri occhi
chiari o scuri si velano di nostalgia se per caso
nominate la casa o la famiglia lontane: "Al mio
paese c'è tanto verde, non come qui in città..."
dice uno con un forte accento sardo, quasi
incomprensibile e questo dà la stura ad un fiotto
di parole: ognuno vuol dir la sua, cercando di
convincere gli altri che il suo luogo natio è il
più bello del mondo.
15 Novembre
https://picchionews.it/cronaca/porto-recanati-aziona-l-allarme-di-emergenza-su-un-autobus-e-viaggia-senza-biglietto-denunciato-19enne
Non c'è di peggio quando qualche passeggero
non abituale della linea chiede informazioni sulla
tale o talaltra via adiacente al percorso da
raggiungere; è un intrecciarsi di notizie quasi
mai precise: "Scenda alla fermata dopo la mia, la
vede, laggiù la tenda a strisce? dopo due fermate
deve scendere, girare a sinistra...".
Il malcapitato che non sa orizzontarsi, va avanti
nella calca tentando di raggiungere l'autista che
sembra dargli maggiori garanzie, ma purtroppo alle
volte i conducenti sono nuovi della linea e sono
sguarniti di notizie confortanti... allora il
poveretto, deluso, scende alla prima fermata,
riprende l'auto successivo sperando in ulteriori
informazioni.
Talvolta, invece, ci si trova di fronte a certi
individui malfidati che non si accontentano
neanche delle notizie più dettagliate fornite da
qualche passeggero con esperienza pluriennale di
quella linea e, caparbio, ripete la sua domanda ad
ogni volto proteso verso di lui finchè,
finalmente convinto, si dà pace e resta in
silenzio fino alla meta.
16 Novembre
https://www.lacronacadiroma.it/2020/11/ama-al-via-le-preselezioni/
Lo incontro abitualmente tutte le mattine, io
ferma in attesa dell'auto e lui lì, pazientemente intento a quel suo monotono lavoro di ramazzare la
via con quella scopa di saggina troppo alta per
lui, minuto e piccolo, tenuto su dalle bretelle di
quella tuta rossa ormai tendente al grigio...
È instancabile: piano piano, dal centro del
marciapiede raccoglie e trascina con sè cartacce
d'ogni genere, cicche di sigarette consumate
nell'attesa dell'auto e foglie, soprattutto,
appassite ma splendide per i loro svariati colori
che vanno dal verde tenero al marrone bronzeo,
tipico di queste foglie di platano grandi e
legnose che cadono ai piedi dei grossi alberi
fiancheggianti la strada.
Incurante della gente, lui scende dal bordo e
continua a ramazzare, spazzando spesso anche sui
piedi di qualche distratto che di lui e del suo
lavoro non s'avvede.
A volte, d'inverno, una pioggia improvvisa lo
coglie di sorpresa e lui, con la granata sempre
stretta tra le mani, lascia il mucchietto di
spazzatura testè radunato, per raggomitolarsi
sotto una sporgenza dei grossi palazzi adiacenti;
poi, non appena spiove, torna tenace alla sua
incombenza.
Salgo sull'auto e gli getto un ultimo sguardo: lui è sempre lì, incurante del traffico e dei
rumori, indefesso e minuto, sempre più piccolo
man mano che mi allontano...
17 Novembre
https://www.italiachiamaitalia.it/roma-atti-di-teppismo-sul-bus-giovani-denunciati-da-autista/
Anche gli autobus hanno una loro fisionomia:
lente e pesanti le vecchie vetture, scattanti ed
aggressivamente snelle quelle di nuova produzione
che, se potessero - ma ciò è reso impossibile
dal caotico traffico - volerebbero sul liscio
rettilineo che porta all'obelisco dell'Eur
Ed ognuno di essi ha una voce diversa: bassa e
rombante quella delle vecchie leve che arrancano
sbuffando su per le salite, con un respiro
asmatico, quasi stanco, con un brontolio ogni
tanto che ne segna il passo aritmico.
I più
moderni, invece, hanno una voce sonora e allegra e
filano con rapidità, con un timbro metallico da
complesso jazz che a volte mi affascina e quasi mi
costringe a tamburellare con le dita contro il
corrimano d'acciaio, per accompagnarne il ritmo.
18 Novembre
Mi reggo distrattamente agli appositi
sostegni ma una frenata troppo brusca quasi mi
getta addosso ad un'anziana signora intenta a leggere; mi scuso e getto un'occhiata al piccolo
libro su cui è china: è un libretto di preghiere
che essa sfoglia lentamente dopo aver letto
assorta. Attorno a un dito ha un anello di metallo dalla forma strana, che a tutta prima non
riconosco: è un rosario in miniatura con 10
piccoli spunzoni che rappresentano le 10 Ave Maria
da compitare.
È uno spettacolo un pò insolito, purtroppo,
vedere qualcuno che per riempire l'ozio del tempo
sprecato, si metta a pregare. Insolito, poichè
ormai i veri cristiani sono pochi benchè Roma
ospiti la Città del Vaticano, centro della
Cristianità...
E molti si meravigliano e mi guardano in tralice
quando, giunti poco dopo S. Giovanni sulla scesa
di Via Merulana, mi segno con la Croce passando
dinanzi alla piccola aedicola della Madonna. Quasi
sempre delle lampade votive sono accese,
dimostrando che qualcuno ancora partecipa la sua
devozione.
Poco più avanti, un'altra bellissima immagine di
Maria col Bambino inondata di fiori prorompe da
una nicchia nell'edificio che costeggia la chiesa
di S. Marcellino, nel muro ed è inondata di fiori
sempre freschi.
E sul muro grigio, quattro lumini
rossi consumati hanno ormai assolto il loro compito e restano lì come un segnale ardente che indichi una strada da seguire...
19 Novembre
Indossa vari strati di maglie incolori e un
paio di pantaloni rossi ricavati da una vecchia
tuta, stringe a sè una chitarra lucida con le
mani nodose e magre. Tossisce ripetutamente ed il
suo corpo mingherlino ne è scosso tutto, così i
pochi capelli già sconvolti dal vento di poco
prima.
Gli occhi lividi, affossati sopra gli zigomi
accesi. quasi tumefatti, vagano di qua e di là disperatamente.
Forse oggi sta cercando un luogo più riparato e
non troppo scomodo dove fermarsi; di solito
staziona in via Merulana o nelle strade adiacenti,
seduta su un grande cartone disteso sul
marciapiedi, la schiena poggiata sul muro e
strimpella malamente su quello strumento scordato,
canticchiando un motivetto a bassa voce.
Una voce
roca e stonata che diventa più acuta quando
ringrazia per quelle poche lire che qualche
passante le getta, con fare incurante, sul cartone
ondulato e che lei intasca, svelta, nelle ampie
tasche dei suoi pantaloni sformati.
28 Novembre
https://www.pinterest.it/pin/559853797419545445/
... Oggi, stranamente, è una giornata
tranquilla e l'auto è quasi vuoto. Si respira.
A volte, quando c'è affollamento, i mezzi sono
simili a enormi scatole di sardine, si fa fatica a
salire per l'eccesso di persone assiepate dinanzi
alle uscite. Faticosamente si penetra attraverso
il groviglio umano di corpi, odori, profumi spesso
tanto violenti che si fà fatica ad accettare i
propri vicini condannati, anch'essi controvoglia,
a questa promiscuità
... Ecco la sua voce inconfondibile, asprigna
come il volto duro che solo raramente s'addolcisce
un poco quando ricade nell'inflessione del
dialetto, umbro o toscano, non l'ho ancora
compreso.
Ha sempre da cicalare con qualche
compagna di viaggio e di lavoro, da discutere su
questo o quello, criticando questa o quella persona. E le muti interlocutrici, ne ha sempre
tre o quattro attorno, annuiscono e subiscono
silenziosamente i suoi concitati sproloqui.
Oggi quasi non la riconoscevo: indossa una
pelliccia di visone e sottobraccio porta una borsa
di coccodrillo; forse si muove un pò a disagio
perchè tutto ciò non fa parte del suo
personaggio corrente, di donna comune che lavora
come inserviente delle pulizie presso qualche
grosso ente.
Tuttavia, quel pò di femminilità che alberga in
ogni donna, la rende oggi lieta d'apparire in una
veste diversa e si pavoneggia sotto gli sguardi
ammirati e un pò invidiosi delle sue compagne.
Il
suo volto ed il suo corpo popolano già
s'addolciscono e prendono pieghe morbide sotto il
vellutato manto di pelli, trasformandola per un
pò, come per magia, da Cenerentola a principessa.
********
2 Dicembre
https://www.ebay.it/itm/233924984034?hash=item367703fce2:g:U4AAAOSwr-xgR7rA&var=533570255676
Contro un cielo grigio chiaro e uniforme, livide nuvole si gonfiano a dismisura; di contro,
i colori intorno balzano aggressivi e lucidi di
pioggia, tranne il vecchio caseggiato che ospitava
l'Ufficio d'Igiene, con la sua sagoma sbreccata e
gli stucchi ottocenteschi cadenti e polverosi,
d'un bruno sporco.
A P.za Numa Pompilio il solito caos dei giorni
piovosi, ma non vi faccio neanche caso poichè
sono attratta dalla figura quasi irreale d'un
gabbiano solitario e che solca sperso la città e
le nubi e si dirige verso il mare.
Gonfie e verdissime le cime degli alberi, allegri
i ciuffi dei cespugli ora spogli di fiori, più
scure, quasi nere, le fessure di Porta Ardeatina
dove stormi di piccioni nidificano indisturbati.
... Due zingare giovanissime ed arruffate, la
terza un pò più adulta, scura di carnagione con
un viso affilato e due occhi grandi e lunghi da
gazzella che ne rivelano l'origine caucasica. Ha
una cicatrice profonda, in via di guarigione, che
le corre dall'angolo esterno della palpebra fin
quasi all'attaccatura dei capelli corvini
diligentemente ravviati e tenuti assieme da un
grosso garofano giallo di stoffa leggera,
lasciando scoperti fronte e zigomi alti.
Tra le braccia stringe orgogliosamente un bambino
paffuto e bellissimo, capelli biondi e morbidi
come una lanugine dorata e due occhi chiari ed
innocenti. È vestito di tutto punto con un
completino alla moda che gli lascia scoperte le
braccia grassocce e le gambine in continuo movimento. I piedini costretti da scarpine di
pelle lucida scalciano nell'aria come in cerca di
libertà...
*********
3 Dicembre
Torno a casa con la contentezza d'una
giornata di riposo che mi attende. I ragazzi che
escono da scuola, quelli sì che sono sempre
allegri e vocianti e pronti alle battute, allo
scherzo!
Anche una signorina di mezza età (pardon, adesso
si dice signora!), seduta accanto a loro, ritorna
per poco la ragazzina gioiosa d'una volta e si
diverte ai loro motteggi, segue i loro discorsi
affatto coerenti, s'aggrega alle loro risate.
Ha un viso reso compatto e luminoso dalla cipria
chiara; ogni dettaglio del suo abbigliamento
denota una meticolosità ed un'accuratezza
infinite, proprie di chi non ha altri oltre se
stesso a cui badare: mantella verde all'ultima
moda, camicetta bianca fermata al collo da una
spilla antica, capelli biondi e lisci di media
lunghezza.
S'inebria ai ricordi suscitati da quello stuolo di
liceali, rispolvera frasi latine, binomi, teoremi,
le cui regole imparate a suo tempo a
perfezione, ora le tornano nitide alla mente.
Tira in ballo Il Sabato del Villaggio: "Godi
fanciullo mio, stato soave, stagion lieta è
codesta..." e citando Leopardi, Talete, Pitagora
s'accomuna ai giovani nel contestare alcuni
professori... anche lei aveva una professoressa di
matematica severa, inflessibile... I ragazzi
stanno al gioco la coinvolgono nei loro
discorsi, nient'affatto sgarbati.
Lei sorride e quando si tratta di scendere, li
saluta contenta per quel momento bello del suo
passato che oggi ha rivisitato e per quella gioia
che quei ragazzi le anno donato e che le formicola
dentro...
Ora al suo posto s'è installata un'altra donna
truccatissima, impermeabile di plastica decorata a
pelle di serpente, orecchini argentei a losanga,
un bracciale che ne riprende il disegno
geometrico... una di quelle che non vogliono
invecchiare...
Ma nonostante quest'anelito, che
dovrebbe farla partecipe della gioia di quei
giovani, lei sta lì immobile e chiusa nei suoi
pensieri, incurante della loro euforia.
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9 Dicembre
Giornata di tramontana: l'aria è limpida e
freschissima, è come una sferzata energica che
colpisce e fortifica non solo il corpo ma anche
l'anima.
Alla fermata, attesa d'oltre mezzora - orari del
cavolo, borbotto tra me - il conducente avrà
forse le sue buone ragioni ma noi, utenti inermi,
abbiamo le nostre! Lungo i bordi della strada,
sotto le pensiline, decine di volti stralunati dal
freddo e dall'attesa che si trasforma in rabbia,
una volta conquistato a fatica un piccolo spazio
scomodo sull'auto appena arrivato.
Per scaricarsi dal nervoso s'intrecciano discorsi
che vanno avanti per tutto il percorso e che mi
pongono dinanzi a realtà simili alla mia o
diverse: operai, impiegati, pensionati, signore
bene...
Quasi schiacciata contro il gelo del metallo e del
vetro, guardo fuori dell'ampio cruscotto: la
vettura sembra sospinta da un vento riottoso che
manda avanti nuvoloni grigi carichi di
pioggia e fa fremere le cime degli alberi che
sfrecciano rapide ai lati della strada.
Per contrasto, il cielo dinanzi a me è limpido,
con pennellate nette di nuvole bianche e compatte
come ovatta; l'obelisco di S. Giovanni e le belle
facciate dei palazzi circostanti sono ricoperti
da una luce strana, dolcissima che piove dall'alto
come una cascata dorata.
D'incanto, in me e nei miei vicini, s'acquieta la rabbia e la tensione di poco prima e presto
discendo dal mezzo con l'anima placata, di nuovo
in pace coi miei simili.
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10 Dicembre
https://www.romaincarrozza.it/passeggiate-in-carrozzella-a-roma.html
È sabato, intorno c'è calma ed anche i
rumori sono assopiti come il sole soffice, non
aggressivo, che scivola lieve, sereno sulle cose,
rallegrando persino la malinconica struttura della
Fiera di Roma che oggi ospita la Mostra "Natale
Oggi".
Sono sicuramente madre e figlia le due donne
che simpatiche e ciarliere riempiono l'auto della
loro presenza, del loro accento aggressivo e dolce
a un tempo. Vengono da Bologna - come saprò più
tardi - dove la prima neve ha già fatto la sua
comparsa e, prevedendo cattivo tempo anche qui,
sono partite ricoperte di quelle pesanti pellicce
che le ingoffano...
Mettono buonumore con quelle
risate e quei volti aperti, gioviali così
dissimili dai visi d'uomini e donne indaffarati,
intristiti e nervosi a cui Roma si sta abituando.
Dove è andato a finire il popolino romano, quello
autentico d'una volta, che viveva all'ombra del
Cupolone e le cui battute salaci e spontanee
facevano sorridere divertiti milioni di turisti in
cerca di folklore?
In quale dei tanti ghetti sorti da poco, lo hanno relegato?
Sempre più rare anche
le carrozzelle, altro emblema della Roma
trasteverina, che transitavano ovunque? Qualcuna
posteggia ancor oggi - ma pare proprio un
anacronismo - presso il Pantheon, a Piazza della
Rotonda e sempre più raramente se ne vede
passare una, a passo stanco, per via dei Fori
Imperiali o in qualche stradina attorno Piazza
Navona...
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15 Dicembre
L'immagine della Madonna incassata nel muro
risalta, luminosa e dolcissima, contro il grigiore
della pietra. Oggi il suo sguardo sembra carezzare
amorevolmente la sagoma inerme che le dorme ai
piedi: uno dei tanti senza tetto della città che,
non trovando altro, s'è riparato nel piccolo
spazio sottostante la nicchia e ancora dorme,
nonostante il traffico, tutto ravvolto in un gran
foglio di cartone che lo ripara dal freddo.
Nell'auto, invece, si soffoca per la troppa gente
ed io, piccola ed impacciata, spesso mi sento
sovrastata da qualcuno più imponente, come
quest'uomo ingombrante che non trova pace e fa
forza, ora di qua ora di là col suo corpaccione.
Per distrarmi mi soffermo su dei piccoli
particolari, forse insignificanti, che pure hanno
per me una magica personalità: l'anello d'oro
giallo che risalta sul dito d'un uomo, una grossa
borsa che un omino ha trascinato da un capo
all'altro dell'auto e che si è aperta, rivelando
un paio di scarpe consunte; i baffi ispidi d'un
vecchio mezzo addormentato che sussultano ad ogni
suo respiro, una rosa rossa dallo stelo esile e
diritto che, bella e sterile ad un tempo nella sua
perfezione, s'innalza sulla folla, inguainata nel
suo trasparente involucro di cellophane...
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16 Dicembre
https://napoli.fanpage.it/storia-e-origine-degli-zampognari-dal-dio-pan-e-nerone-al-natale-di-oggi/
Il freddo di questi giorni è intenso e
aspettare alle fermate per oltre mezzora non è
proprio esilarante. Il vento fa vibrare gli alberi
ormai spogli e la struttura di ferro di quel
brutto ma moderno edifico alle mie spalle,
suscitando suoni disarmonici e lugubri.
Unica nota simpatica che solleva lo spirito in
questo frangente, è la presenza di due zampognari
che come me aspettano il mezzo pubblico; con i
pellicciotti d'agnello, i calzari e lo strumento
ora silenzioso che portano in spalla, sembrano due
figure arcane, davvero un'apparizione estranea a
questa città in cui sovrani regnano l'anarchia e
il consumismo.
Un bimbo li guarda con due occhi sgranati dalla
meraviglia: credeva forse che gli zampognari
fossero solo figurine in creta o in plastica da
mettere nel Presepe!
Salgono sull'auto goffamente, impacciati dal
costume e dai calzari, proteggendo con le mani i
loro strumenti dalla ressa e poco dopo scendono in
una zona popolosa; mentre la vettura s'allontana,
le prime note delle zampogne, tenere e commoventi
s'alzano, a zittire le voci stridule e caotiche
della città, a riportare in vita una storia
importante e dimenticata, a far tornare alla
memoria quella calda, gioiosa atmosfera dei Natali
della nostra infanzia...
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17 Dicembre
https://www.guidasogni.it/2017/07/28/sognare-autobus/
A Piazza dei Navigatori, in un'ampia zona
finora brulla che costeggia una scuola - un
vecchio edificio dipinto d'un giallo triste -
fervono ora dei lavori: si costruisce una nuova
corsia, piazzuole, parcheggi, aiuole; la terra
nuda mostra i suoi umori d'un marrone intenso che
contrasta col bianco del cemento. Tra pochi mesi
le aiuole si riempiranno di fiori dai colori
brillanti.
Una ragazza appena arrivata sull'auto saluta
una compagna di scuola salita qualche fermata
prima, che subito l'interpella: "Che hai fatto ai
capelli?". "Li ho tagliati..." risponde quella
scuotendo vigorosamente la zazzerina bruna e
cercando nell'altra un cenno d'approvazione. Mah.." fa questa, con una cert'aria di
compatimento. Lei è bruttina, incolore, neanche
simpatica mentre la brunetta invece ha un bel viso
solare appena dorato da un residuo d'abbronzatura,
due occhi intensi e nerissimi che spiccano
luminosi in primo piano in mezzo alla cornice
leggiadra dei corti capelli. È carina, insomma e
forse l'altra è invidiosa di quella bellezza
incurante e acerba, senza sovrastrutture mentre
lei tenta invano d'acquistare colore e uno sguardo
profondo con un pò di trucco e di minimizzare i
difetti d'un viso angoloso...
Sono studentesse, portano i libri in leggeri zaini
multicolori che ai miei tempi non esistevano,
c'erano solo delle lunghe cinghie elastiche di
gomma... Ho nostalgia, talvolta, guardando le scolaresche vocianti e gaie che incontro, di quei
tempi, delle ragazzate, della spensieratezza:
nessuna responsabilità se non quelle della
frequenza e dello studio.
Le due giovani portano, inoltre, enormi
contenitori di plastica in cui racchiudono i loro
disegni; frequentano la scuolad'arte e durante
tutto il percorso, specie quando gli autobus sono
stracolmi, fanno una gran fatica a rigirarsi nella
calca con quell'ingombro.
Altre ragazze parlottano e ridono senza complessi
- o almeno così pare - coi visi pallidi o
truccati secondo la loro personalità, coi loro
jeans firmati o sformati, con le piastrine di
metallo per raddrizzare i denti; tenere, vocianti,
strattonandosi scendono in gruppo sulla Colombo,
poco prima della Laurentina...
Le porte s'aprono ad ingoiare un altro nugolo di
viaggiatori ed uno di essi sollecita la mia
curiosità: sul viso minuto porta una mascherina
bianca che gli copre il naso e la bocca, lasciando
fuori solo un paio d'occhi febbrili e un pò
tristi. Vorrà evitare i germi, lo smog o sarà
solo un povero essere sfigurato o folle? Chissà!
Dopo poche fermate ridiscende e sparisce nella
folla, senza lasciar traccia...
Alla mia destra sfilano casupole decrepite ed
incolori, con piccoli appezzamenti di terreno sul
davanti, anacronistici orti o stentati giardinetti
senza verde in cui solo i panni tesi all'aria
fanno colore contro le reti metalliche che ne
delimitano i confini.
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19 Dicembre
https://www.facebook.com/risiluminarie/posts/via-merulana-roma-/1341201752597271/
Sabato mattina, ore 7,45. Sono riuscita ad
alzarmi e ad uscire prima del consueto.
In strada
mi attende uno spettacolo insolito: il cielo,
ancora non completamente chiaro, è illuminato dai
lampioni accesi e in cima a Via Merulana - da
Largo Brancaccio a S.ta Maria Maggiore - due
schiere d'angeli pensili e ridenti tentano
d'allacciarsi in aria formando archi rilucenti di
piccole lampade rosse.
Ormai è Natale e la città si è addobbata a
dovere, i negozi traboccano di allettanti doni e
la gente va e viene frettolosa, indaffarata come
se dovesse compiere chissà quali grandi cose. E,
invece, la maggioranza si perde in questo
alienante trepestio, spinta dal consumismo e dalla
pubblicità, comprando leccornie e giocattoli
sempre più sofisticati e costosi, perdendo di
vista i valori spirituali e morali che la festa
imporrebbe.
Dimenticato e negletto, il piccolo Dio nasce, per
i più, solo nei negozi d'arte sacra tra i
pastorelli e le pecore o, tutt'al più, nella
mangiatoia del Presepe della Parrocchia attorno a
cui bimbi ed adulti si fermeranno incuriositi
dopo aver ascoltato, distratti da mille pensieri e
guardando furtivamente l'ora, la Messa di Natale.
L'auto giunge rombando e ne discende un
gruppo di gente frenetica mentre altra si accinge
a salirvi. Un ragazzetto sui dodici anni, biondo e
spettinato, con un grosso zaino ballonzolante
sulla schiena, salta i due gradini che lo separano
da terra e incita il nonno, un omino piccolo e
scarno, a fare altrettanto con rapidità. Il
vecchio fa del suo meglio e gli tiene dietro con
gran vigore anche se con il fiato grosso che, nel
gelo del mattino, si condensa in piccole nuvole
frettolose anch'esse di scomparire nell'aria.
Intanto io salgo come sempre a fatica per il
sovraccarico di passeggeri e mentre l'auto si
avvia con aggressività su per la salita, a
sinistra, diretti verso il grande complesso del
Santa Maria, vedo ancora due sagome buffe in
corsa: innanzi, il nipote leggero e allegro come
un passero e il nonno, dietro, che cerca di
stargli al passo con piccoli balzi svelti...
Molti si spingono sin da lontani quartieri
sino al fornito mercato di Piazza Vittorio,
ritenuto ancora economico, tornando a casa carichi
di buste enormi e pesanti, convinti d'aver
concluso qualche affare... Come quella donnina
piccola e insignificante che osservo ogni mattina
correre lesta lesta verso la fermata, sacrificata
da grossi fagotti ma contenta.
Oggi è la volta d'un anziano signore, lucido e
ben vestito che si protende a sorreggere un monte
di buste posate in terra. M'offr d'aiutarlo
quand'è il momento della discesa ed egli mi
ringrazia con effusione e, quasi leggendomi nel
pensiero: "Perchè non si accontenta di
acquistare un pò di roba per volta?", sentenzia:"Si soffre meno una volta sola!"
Il mezzo s'allontana velocemente mentre lui è
ancora là, sotto la pensilina, circondato dai
numerosi involti bianchi, come un pastore in mezzo
ad un gregge sparuto di pecore...
21 Dicembre
http://www.gypsypedia.it/wp-content/uploads/2019/01/303Pena_madre-zingara1.jpg
Sulla piazza S. Giovanni staziona, con
regolarità impertinente, una zingara che nasconde
il volto alle centinaia d'auto che si fermano
dinanzi al semaforo. Spesso il visetto triste di
una bimba di pochi anni, esile e sudicio, spunta
fuori da una fascia incolore che cinge il collo
dell'altra, formando come una piccola amaca entro
cui la bimba dorme, acciambellata come un
animaletto nonostante il rumore intenso del
traffico.
La zingara s'avvicina con passo
claudicante ad ogni auto: nei gesti e negli occhi
traspare tutta la sapienza antica dei suoi avi
che, abbandonata la vita nomade si sono costretti
a vivere nelle grandi città, conservando però
attitudini e costumi tra cui questo
dell'accattonaggio.
Studiato ed accurato il tendere della mano, lo
sguardo supplichevole, l'incedere malfermo, che
stringa il cuore dei più ed apra il borsellino...
sono sicura che sotto quel drappo colorato che le
nasconde parte del viso, quasi voglia far
immaginare chissà quale mostruosa ferita od
anomalia, si cela solo un volto giovane, al di
sotto dei ventanni ed una bocca ben disegnata che
se la ride dell'espressione compassionevole di chi
la guarda.
La bimba, invece, ha un visetto decisamente triste;
a volte siede sul marciapiedi e gioca con
immaginari compagni o con qualche oggetto trovato ai margini della strada dove trascorre la sua
infanzia malinconica...
28 Dicembre
https://www.rete8.it/cronaca/montesilvano-59-enne-romeno-muore-sul-bus-di-linea/attachment/autobus-gente/
In questi giorni di festa e in quelli
precedenti il Natale, la confusione per le strade è stata indescrivibile: una rutilante altalena di
suoni, colori, di luci e di esseri umani
affannati, nervosi, concitati, alla ricerca di
chissà cosa...
Oggi il traffico scorre meglio, molti sono restati a casa, altri già partiti per le vacanze
invernali o per passare in un'altra atmosfera il Capodanno. Difatti per le vie e sull'auto, persino, è stato tutto uno scambiarsi d'auguri...
Auguri per cosa? Per lo scambio di doni? Per i
giorni di vacanza? Quanti penseranno alla
festività religiosa, a quella Natività da cui è
venuta la salvazione dell'uomo?
... Dinanzi a me, diritti ed eleganti nelle
loro divise blu, si allineano tre giovani cadetti
che sembrano tre figurini usciti da una rivista di
moda dei primi del Novecento; belli con quelle
facce pallide e pulite sottolineate dall'oro delle
rifiniture e dei bottoni che rifulgono ad ogni
lieve spostamento del corpo. Si reggono impettiti
ai corrimano, silenziosi e severi; la loro
inattesa salita ha zittito ogni discorso, ogni
voce attorno, ogni voce, anche quella stridula,
quasi antipatica di quella donna laggiù. Così
come sono saliti, in un battibaleno ridiscendono,
impenetrabili e affascinanti... un'apparizione!
Due ragazze magre, indubbiamente giovani - pochi
anni di differenza - l'una parecchio truccata, una
riga nera sugli occhi azzurri, bruni i capelli
morbidi ed una bocca procace ben disegnata,
l'altra più minuta con gli occhi azzurri anche
lei, ma senza trucco sul volto chiaro,
chiacchierano con un'aria di complicità.
Una anziana signora che siede sul sedile a cui
esse si appoggiano stentatamente nella ressa, le
prende non so come per madre (la bruna) e figlia
(la biondina esile). La seconda scoppia in una
risata gioiosa mentre l'altra si rabbuia e quasi
se ne ha a male, protesta a voce alta facendo
girare molta gente distratta o assorta nei propri
pensieri. Dopo che la signora, scusandosi più
volte si è alzata per scendere, le due parlottano
ancora chiedendo intorno conferma della loro età,
coinvolgendo nel giudizio un anziano signore che,
quasi a voler scusare l'errore della sua oetanea,
ma a bassa voce, forse intimamente poco convinto
anche lui - poichè la ragazza bruna dimostra più
dei suoi dichiarati 21 anni - s'affretta a dire: "Ma sa, bisogna scusarla, era una signora anziana,
forse non ci vedeva bene!..."
Ogni volta che l'auto s'avventa giù per la
discesa che da Porta Ardeatina conduce a Caracalla
costeggiando i Vivai del Sud, i rami bassi degli
alberi che si protendono oltre il marciapiedi
battono sul mezzo risonante producendo uno
schiocco secco che spaventa chi non vi è avvezzo
e riporta alla realtà chi per qualche istante
s'è lasciato andare ai sogni... come quel signore
anziano laggiù che dormiva col capo ciondoloni o
l'uomo grosso e calvo - eppure è abituato al
percorso - che prova un gusto sadico a far alzare
chicchessia dal posto riservato agli invalidi,
ogni volta che sale sull'auto.
Ora sobbalza come se avesse ricevuto uno schiaffo
in piena faccia e stavolta sono io che, con un
pizzico di cattiveria e di giustizia - mi rallegro
per quella piccola punizione inflittagli...
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