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COLLABORAZIONI
In questo Settore vengono riportate notizie
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Nello specifico, il presente articolo è stato realizzato
dal Prof. Renzo Barbattini dell'Università
di Udine, che ha fornito anche le immagini.
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da Patrizia di Cartantica che declina ogni responsabilità
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Periodico) ."
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LE API NELL'ARTE DEL NOVECENTO (I PARTE)
di Renzo Barbattini* e Giuseppe Bergamini **
*Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante – Università di Udine
**Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo - Udine
L’arte del Novecento è attraversata a livello mondiale da
numerosi movimenti d’avanguardia: nuove tendenze astratte,
cubiste, espressioniste, metafisiche, surreali si affermano e
convivono, specie in pittura, con modi e schemi tradizionali,
che continuano a godere i favori del pubblico.
I dipinti presi in esame in questa puntata sono per lo più
di carattere figurativo, talvolta quasi fotografico, poetici:
illustrano con raffinata poesia e con toccante nostalgia un
mondo agreste oggi purtroppo in via di estinzione.
E’ nella seconda metà dell’Ottocento
che si sviluppa in Francia il rivoluzionario
movimento impressionista ad
opera di un gruppo di artisti - tra cui
Monet, Degas, Cezanne, Renoir - accomunati
dalla stessa ricerca di una
pittura naturalistica e antiaccademica
che li portò ad abbandonare il chiuso
degli studi per dipingere all’aria aperta
sulle rive della Senna.
Partiti dal naturalismo, si mossero in
direzione edonistica e individualistica,
così che, esaurito l’iniziale intento polemico,
ognuno riprese la propria
strada e il movimento si esaurì nell’arco
di un decennio. I loro paesaggi
luminosi, i delicati ritratti, le scene di
vita della piccola borghesia riflettevano
una società appagata e senza problemi,
incline a godere della bellezza delle
piccole cose. Ma la loro nuova concezione
pittorica fu alla base di tutte le
avanguardie artistiche che seguirono,
non escluse le correnti astratte, per cui si può affermare che essa costituì l’inizio
dell’arte moderna. Il ‘900 è stato
testimone di cambiamenti radicali e
repentini, nell’arte e nella scienza, più
di qualsiasi altro periodo storico. Nel
primo decennio del secolo, la rottura
cubista con tutti i tradizionali metodi
di rappresentazione aprì la strada all’astrattismo.
Ciò nonostante, la pittura
e la scultura tradizionali hanno
continuato a mantenere un posto rilevante.
In questo contributo si desidera
segnalare, procedendo in ordine alfabetico,
alcuni esempi di pittori che
realizzarono opere con chiari riferimenti
all’ape. |
AMEDEO BOCCHI
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Fig. 1a (sinistra) - Amedeo Bocchi, L’alveare (1915-16),
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, sede di Parma
Fig. 1b (destra) - Amedeo Bocchi, L’alveare (1915-16)
(particolare), Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, sede di Parma |
Amedeo Bocchi (nato a Parma il
24/8/1883 e morto a Roma il
16/12/1976) è una figura assolutamente
singolare nella storia dell’arte
del Novecento. Autore fin dai primi
decennni del secolo di opere d’eccezionale
significato, per la qualità intrinseca
e per la partecipazione aggiornata
e originale al contesto europeo, seppur
apprezzato da importanti critici e studiosi,
non ha ancora trovato il posto
che gli compete nella storiografia artistica
del secolo XX. L’opera riportata
(fig. 1a) s’intitola L’alveare; essa è stata
eseguita negli anni 1915-16 con tecnica
mista (tempera, ecc.) per la decorazione,
con l’affresco Il Risparmio, di
una parete della Sala del Consiglio
della Cassa di Risparmio di Parma e
Piacenza, sede di Parma (oggi Cariparma).
Questa, sala, progettata, preparata
e realizzata fra il 1913 e il 1916 è uno dei più alti risultati stilistici del “liberty” italiano. In questo caso, l’artista è incorso in un “incidente” sistematico
rappresentando un gran numero
d’insetti che, invece di essere api adulte
sono Ditteri Sirfidi (fig. 1b). |
HENRY BACON
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Quest’artista americano (1839-1912)
realizzò nel 1881 il dipinto La figlia
dell’apicoltore (Bee Keeper’s Daughter)
(fig. 2). In quest’olio si nota una figura
femminile sull’uscio di una casetta di
campagna sulla cui facciata esterna
sono disposti, su due mensole, alcuni
alveari di paglia (i cosiddetti bugni villici).
Il linguaggio artistico che caratterizza
quest’opera rivela i profondi
legami con il realismo figurativo tradizionale;
i molteplici elementi visivi che
concorrono a formare l’immagine rappresentata
sono, infatti, tratti dalla realtà
quotidiana.
La figura femminile è abbigliata
con vestiti dell’epoca;
colui che
la osserva la percepisce
però come
una persona familiare,
quasi viva
con ogni probabilità
realmente
esistita.
Con la sua presenza,
rafforza la
dimensione quotidiana
dell’episodio
presentato dall’artista.
Lo stesso dicasi
per il paesaggio
circostante, appartenente
a una natura
raffigurata
con un intento narrativo, attraverso un’attenzione
meticolosa per ogni suo aspetto.
L’oggettività della scena è ottenuta da
Bacon con uno stile pittorico caratterizzato
da una estrema veridicità che
può anticipare nel risultato finale la fotografia
quale mezzo di riproducibilità
del reale.
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Fig. 2 - Henry Bacon, La figlia dell’apicoltore (Bee Keeper’s
Daughter) (1881), Caldwell Gallery, Manlius, NY
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SALVADOR DALÌ
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Fig. 3 - Salvador Dalì, Sogno causato dal volo di
un’ape (Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una
granada un segundo antes del despertar) (1944), Museo Thyssen-
Bornemisza, Madrid
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Il pittore, scrittore e poeta spagnolo
(nato a Figueras, 11/5/1904 e morto
a Figueras, nella Torre Galatea, il 23/1/1989) resta nell’immaginario collettivo l’esponente
per eccellenza
del surrealismo:
alla sua popolarità
contribuirono certamente uno
stile di vita eccentrico e la grande considerazione
di sé stesso.
Nel 1944 realizzò
Sogno causato dal volo di un’ape
(Sueño causado por el vuelo de una
abeja alrededor de una granada un segundo
antes del despertar) (fig. 3).
In quest’opera, il cui titolo intero è
Sogno causato dal volo di un’ape attorno
a una melagrana, un attimo prima del
risveglio compare Gala, la moglie di
Dalì, che dorme sospesa a mezz’aria su
una specie di scoglio galleggiante sul
mare, con accanto la melagrana.
L’ispirazione
del quadro venne a Dalì dalla
puntura di un’ape subita mentre stava
dormendo.
Il dolore produsse quindi
una serie di sensazioni ingigantite dalla
mancanza momentanea della coscienza
di quanto stava avvenendo.
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L’immagine è una rappresentazione
simultanea del prima e del dopo:
l’istante della puntura è dato dalla
punta della baionetta che sta per trafiggere
il braccio della donna nuda;
l’istante del dolore è invece rappresentato
dall’irrompere di allucinazioni
quali le tigri inferocite che fuoriescono
dalla bocca di un pesce che a sua volta
sorge da una melograna o l’elefante,
con l’obelisco sulla groppa, e con le
lunghe zampe esili, che riesce a camminare sul pelo dell’acqua.
Dalì fonde
così in una stessa tela sogno e realtà,
oggetti e proiezioni della sua mente. |
MAKSIM GASPARI
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E’ uno dei più amati pittori della Slovenia,
terra in cui è nato (26/1/1883
nella località di Selscek, vicino a
Cerknica) ed è morto (1980, a Ljubljana).
Italosloveno (il padre, Giacomo
Gaspari, infatti, era friulano di
Paularo, la madre, Ivana Svigelj, invece,
era slovena).
Nella sua immensa produzione (dipinti
a tecniche miste, olio e acquarello,
cartoline e illustrazioni di libri,
soprattutto libri per bambini), ha sviluppato
un proprio stile e ha trattato i
suoi motivi preferiti.
Dipinse, in special
modo, motivi folcloristici sloveni
(ad es. scene relative a matrimoni, funerali,
artigianato, lavori in campagna, danza,
ecc.) traducendo, quindi,
visivamente la vita del popolo.
Tutto ciò è segno del suo amore per
una tradizione che non è, certamente,
superata; anzi è modello di vita contemporanea.
La fig. 4 (pag. 37) riporta l’immagine
di un dipinto, Apicoltore davanti al
suo apiario (Cebelar pred svojim ãebelnjakom),
realizzato nel 1929 e oggi
collocato presso la Cassa di Risparmio
di Ljubljana (Mestna hranilnica
ljubljanska).
In esso è rappresentato
un apicoltore intento a disopercolare,
con l’apposito coltello, un pezzo di
favo; alla scena assistono due fanciulli.
Sullo sfondo si nota un tipico apiario
sloveno costituito da numerose arnie
di tipo Žnidersič1 sovrapposte; queste
arnie sono visitabili dal retro e spesso
la parete anteriore (il “frontale”) è decorata:
su di essa sono ritratte scene di
arte popolare.
Il dipinto Apicoltore alveari
(Cebelar
nosi panje) (fig.
5), è del 1935. In
esso è rappresentato
un apicoltore
con il suo carico
di alveari (arnie
o r i z z o n t a l i “Kranjič”2, un
tempo molto diffuse
in Slovenia)
sulla schiena, in
sosta, per una
preghiera, dinanzi
a un’edicola
dedicata alla
Beata Vergine.
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Fig. 4 - Maksim Gaspari, Apicoltore davanti al suo apiario
(Cebelar pred svojim ãebelnjakom) (1929), Cassa di Risparmio
di Ljubljana (Mestna hranilnica ljubljanska) |
Fig. 5 - Maksim Gaspari, Apicoltore porta i suoi alveari (Cebelar
nosi panje), (1935), collezione privata, Celje, Slovenia
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LUDVIK KUBA
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Fig. 6 - Ludvìk Kuba, Apiario (Rucher), Castello di Breznice,
Repubblica Ceca
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Il castello di Breznice3
(Repubblica
Ceca) ospita una
galleria con opere
di Ludvik Kuba
(1863-1956).
L’artista era solito
trascorrere le sue
vacanze in una casetta
di sua proprietà,
situata non
lontano dal castello che con il suo parco
e la città stessa di Breznice gli offrirono
numerosi soggetti per le sue tavole, raffiguranti
scene e motivi tratti dalla
realtà della Boemia meridionale.
Nelle sue molteplici opere Kuba rivela
un’inclinazione artistica che per certi
versi lo avvicina all’arte dell’impressionismo
francese della seconda metà
dello Ottocento.
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Tra queste si ricorda Apiario (Rucher), dipinto realizzato secondo
lo stile impressionista (fig. 6)
ancora vicini alla pittura paesaggistica
tradizionale, quali Sisley e Renoir,
piuttosto che alle innovazioni visive
realizzate dai “grandi” del periodo
come Monet.
Esso dimostra la predilezione artistica
del pittore per le prime sperimentazioni
stilistiche e tecniche realizzate
dagli esponenti francesi della pittura “en plein air”.
L’episodio raffigurato rivela una natura
pacata, tersa, “a misura d’uomo”, che risente
ancora dell’influsso figurativo della
poetica del cosiddetto “pittoresco”, tendenza
artistica affermatasi nella prima
metà dell’Ottocento.
Gli elementi paesaggistici convivono con la realtà dell’uomo armoniosamente
gli alberi che emergono ai lati
della tavola non turbano con la loro
presenza i sentimenti umani e lo spazio
pittorico della scena. |
ISAAC LEVITAN
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Pittore paesaggista lituano (1860-
1900), Levitan strinse amicizia con gli
impressionisti francesi, ma i suoi innumerevoli
studi
sulla natura lo
pongono senza
dubbio fra i “realisti russi”.
Opera significativa è L’apiario
(The Apiary) (fig.
7) in cui sono riprodotti
numerosi
bugni, tipici
di un’apicoltura
villica.
A differenza degli impressionisti
francesi della seconda metà dell’Ottocento,
impegnati nella sperimentazione
di un nuovo e più moderno
linguaggio figurativo, l’artista lituano
si dimostra ancorato alla tradizione
della pittura di paesaggio (o paesaggismo).
Nella resa degli elementi naturali
emerge un rispetto pressochè
totale per il dato oggettivo, per la realtà
quale è percepita empiricamente,
ovvero attraverso i sensi. |
Fig. 7 - Isaac Levitan, L’apiario (The Apiary), collezione privata.
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La natura che
pervade il dipinto, dal quale è estraneo
ogni elemento umano, non viene rappresentata
alla maniera degli impressionisti,
vale a dire attraverso rapide e
scattanti macchie, bensì attraverso una
minuziosa e quasi accademica stesura
dei colori.
L’immagine che ne consegue
risulta meno “emozionale”, più
dettagliata e oggettiva, in ultima analisi
maggiormente tradizionalista e
meno aperta ai linguaggi artistici che
in quell’epoca si stavano affermando
sotto l’impulso degli impressionisti.
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Fonte
L'ape nell'arte del Novecento (I parte). Apitalia, 36 (4) (2010): 33-37
NOTE
1 - L’invenzione di questo tipo di arnia si deve all’apicoltore e imprenditore di Illirska Bistrica (anticamente chiamata Villa del Nevoso, in Slovenia al confine con la Croazia) Anton Žnidersič (1874-1947) il quale aveva sperimentato i diversi tipi di arnia esistenti allora, ritenendoli inadatti alle caratteristiche climatiche della Slovenia. Oltre che grande apicoltore,
poeta e scrittore, Anton Žnidersič fu anche un imprenditore di successo: infatti, a Illirska Bistrica era proprietario di una segheria, di una fabbrica di imballaggio e di un pastificio; a
Maribor, invece, possedeva una fabbrica di cioccolata.
2 - Esse portano il nome “Kranjic” perché il loro utilizzo prese piede originariamente nell’Alta Carniola, la cui capitale è Kranj. Erano costruite in legno di abete o di tiglio e avevano
una forma di “parallelepipedo” con una lunghezza media di 70 cm, una larghezza tra i 25 e i 30 cm e un’altezza tra i 18 e i 22 cm. Da un secolo questo tipo d’arnia è stato sostituito gradualmente, in prevalenza, dall’arnia moderna di tipo Žnidersič.
3 - In origine era una fortezza gotica circondata da un fossato; fu ricostruita nel XVI secolo in castello rinascimentale.
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L’APE NELL'ARTE DEL NOVECENTO (II PARTE)
di Renzo Barbattini* e Giuseppe Bergamini **
Il Novecento, com’è noto, è dominato dalla poliedrica
e innovativa personalità di Pablo Picasso, capace di
sconvolgere gli antichi principi che regolavano il mondo
della pittura, della scultura, della grafica.
Eppure questo secolo, quanto mai complesso per quanto
attiene l’arte, si distingue dai precedenti per la varietà
delle proposte artistiche, come in sunto mostrano
le significative opere qui presentate. |
RENÉ JULES LALIQUE
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René Jules Lalique, il maestro gioielliere francese (nato ad Ay il 6/4/1860 e
morto a Parigi il 5/5/1945), è riconosciuto
come uno dei designer di gioielli
più importanti che abbiano seguito i
dettami dell’Art Nouveau francese.
A
partire dagli inizi del ‘900, è stato fra i
primi designer di opere in vetro.
Sue fonti d’ispirazione sono quelle tipiche
dell’Art Nouveau, quali la fauna
(soprattutto insetti) e la flora, ma egli
le ha rinnovate servendosi di materiali
poco usati, in quegli anni, per creare
gioielli (vetro, smalto, cuoio, corno,
perle e pietre semipreziose) affidandosi,
quindi, più all’originalità del disegno
e alla qualità della lavorazione
che al valore del materiale utilizzato.
Molte delle sue opere sono pezzi unici.
Lalique, quindi, prende sovente ispirazione
dalla natura e dalla sua osservazione;
aggiunge, perciò, alla sua
maestria tecnica e di designer una curiosità
quasi scientifica, facendone partecipe
l’osservatore stesso.
Qui si riporta un disegno ad acquarello
Progetto di pettine con bombi (Projet
de peigne avec bourdons)
servito al maestro per il gioiello defintivo:
un pettine sulla cui sommità
sono posizionati alcuni bombi, apoidei
molto “vicini” all’ape domestica,
anch’essi ottimi impollinatori.
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PABLO PICASSO
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Pittore, scultore grafico e disegnatore
spagnolo
(Malaga, 1881 - Mougins/
Cannes, 1973) Picasso è l’artista più
celebre del XX secolo, le cui eclettiche
realizzazioni hanno condizionato la
maggior parte dei movimenti d’avanguardia.
La sua produzione è smisurata: nessun
artista è stato più fecondo o ha avuto
un’influenza maggiore sui suoi contemporanei.
Molta della storia dell’arte
del XX secolo gravita intorno alle
sue opere. Egli ha usato la tecnica
dell’acquaforte per realizzare numerose
tavole; tra queste si ricorda:
L’ape da lui
chiamata L’aveille (antico termine della
lingua spagnola) (Fig. 2). In essa si notano
tre api che volano sopra i fiori di
una leguminosa (probabilmente la ginestra,
Spartium junceum) e di una
malvacea (probabilmente la malva selvatica,
Malva sylvestris). In questa tavola è ben rappresentato il maggiore
interesse apistico di una delle due specie;
le api, infatti, si stanno indirizzando,
attratte, verso i fiori di malva.
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BAISHI QI
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Baishi Qi, longevo pittore nato nel
1864 (Xiangtan, Cina) e deceduto
nel 1957, con la sua splendida arte
pittorica ci ha lasciato oltre 40.000
dipinti, conquistandosi con i suoi capolavori
una brillante pagina nella
storia dell’arte cinese.
La lunga pratica artistica lo ha portato
a eccellere non solo nella pittura, ma
anche nella poesia, nella calligrafia e
nell’incisione (1).
Nella tavola che si riporta (Fig. 3) si
nota un apide appoggiato a un fiore
di una bignoniacea (forse Tecoma
stans); nella parte bassa è immortalata
una cavalletta.
Le immagini di questi insetti (Baishi
Qi ha dipinto anche libellule, farfalle,
mantidi, locuste e cicale) lasciano stupiti
per la loro finezza.
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ALFRED GEORGES REGNER
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Di questo pittore surrealista francese
(Amiens, 1902 - Bayeux, 1987) si riporta
il dipinto intitolato Sguardo
nell’alveare (Regard dans la ruche)
(Fig. 4). Il fatto che si tratti di un
bugno è intuibile dalla forma e dalla
presenza della porticina d’ingresso alla
base della struttura, e non da altri particolari.
Il pittore, rappresentando le due
donne in quest’atteggiamento - come
se stessero spiando il contenuto del
bugno - vuole forse inviarci due messaggi.
Il primo è che la curiosità è soprattutto
femminile - non a caso
entrambi i soggetti raffigurati nel quadro
sono donne -; il secondo è che il
mondo delle api possiede veramente
qualcosa di “magico”, che porta le
donne a spiarlo con interesse per cercare
di carpirne i segreti. |
PACIFICO SIDOLI
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Artista piacentino (1868 - 1963), nel
1913 dipinse un vasto affresco, di stile
divisionista 2, sul Tema dell’Abbondanza
sul soffitto del salone centrale della
Banca Cattolica di S. Antonino a Piacenza.
In seguito al fallimento della
Banca di Sant’Antonino l’edificio fu
venduto all’amministrazione delle
Poste e Telegrafi che vi aprì i suoi uffici
nel 1938.
La gran macchina allegorica
restava comunque in tema anche con
la nuova destinazione del palazzo,
visto che esiste un risparmio postale.
Protagonista di quest’opera (Fig. 5a
pag. 35), certamente la più impegnativa
di Pacifico Sidoli, è l’allegoria del
risparmio e la sua parte inferiore è occupata
da una gloria di fiori e da uno
sciame di putti alati, forti e gioiosi.
Molti sono i putti, ma cinque sono i
principali (Fig. 5b pag. 35); essi, disegnati con notevole maestria, rovesciano
alveari di paglia, ridendo e ruzzolando
tra i fiori. Il dipinto è di gusto
liberty nella sinuosità delle linee, nella
profusione di fiori, nella grazia dei
putti alati la cui anatomia salda e ben
tornita rimanda a modelli classici.
L’alveare, come emblema del risparmio,
non ha bisogno di spiegazioni,
tant’è che questa simbologia è giunta
fino ai giorni nostri a caratterizzare il
logo di alcuni istituti di credito.
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GRAHAM SUTHERLAND
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Pittore e artista grafico inglese di
fama internazionale (Londra
24/8/1903 - Mentone, 17/2/1980) si
dedicò a svariate forme d’arte, dall’incisione
alla pittura ad olio, dall’acquarello
al design d’oggetti in vetro, e
a temi anche distanti tra loro, dal
paesaggio all’illustrazione di testi
stampati, dalla pittura religiosa a
quella di scene di guerra.
Nel 1968 eseguì numerose litografie
che composero un “bestiario” che è un
vero e proprio catalogo di fantasia in
cui i soggetti subiscono strani processi
di metamorfosi.
Queste interpretazioni
antropomorfiche non compaiono
invece nel microcosmo delle api,
edito nel 1977 (ciclo composto di 14
acqueforti e acquetinte su lastre di
rame).
Tra queste si ricordano:
• Espulsione e uccisione di un nemico
(Expulsion and killing of an enemy)
(Fig. 6) in cui è rappresentato l’attacco
Fig. a una vespa, nota predatrice di api
operaie, da parte di api “guardiane”;
• Metamorfosi: uovo, larva, pupa
(Metamorphosis: Egg, Larvae, Pupae)
(Fig. 7) che illustra il ciclo di
sviluppo dell’ape, dall’uovo deposto
dall’ape regina allo sfarfallamento
dalla celletta dell’insetto adulto;
• L’apicoltore (The Beekeeper) (Fig. 8) in cui si nota un allevatore di
api con indosso l’apposita maschera,
utilissima per proteggere il viso.
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ERNESTO TRECCANI
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A buon diritto si può citare quest’artista
(Milano 1920 - 2009) in quanto ha
attraversato con la sua arte tutto il XX
secolo. Sensibile alla pittura cubista di
Picasso, sviluppò un linguaggio alternativo
allo stile del Novecento italiano,
con l’intento di recuperare il naturalismo
della tradizione lombarda.
Una parte importante della sua opera è ispirata dal’esperienza di vita e di lavoro
a Melissa, dal quotidiano contatto
con la gente e la cultura del
piccolo centro calabrese.
E’ del 1967
il dipinto L’ape regina (Fig. 9). Il titolo
del quadro si rifà al personaggio rappresentato,
zio Giovanni, contadino
saggio di Melissa e apicoltore.
Anche
in questa tela è espresso il tema del
rapporto tra l’uomo e la natura, tema
ricorrente nelle opere del periodo.
Quest’opera gioca un ruolo importante
nello sviluppo del linguaggio figurativo
dell’artista. La definizione
dell’immagine (soprattutto per la parte
sinistra della tela) ha richiesto, infatti,
un lungo periodo di lavoro.
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RINGRAZIAMENTI
Sentitamente si ringraziano il compianto
Dottor Stefano Fugazza, già direttore
della Galleria d’Arte Moderna
“Ricci Oddi” (Piacenza), la Dottoressa
Cecilia Farinelli di Cariparma (Parma),
la Dottoressa Laura Fortunato e il Professor
Franco Frilli dell’Università di
Udine, Emanuele Lazzarin (guide.supereva.it/liberty_e_deco) e Giovanni
Miani (Udine) per la collaborazione
prestata.
Fonte
L'ape nell'arte del Novecento (II parte). Apitalia, 37 (6/2010)
*Renzo Barbattini - Dipartimento di Biologia
e Protezione delle Piante
Università di Udine
e **Giuseppe Bergamin Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo
Udine
NOTE
1 In riconoscimento dei suoi successi artistici, nel 1953, il Ministero della cultura gli conferì il titolo onorifico di “Artista del popolo”; nello stesso anno, Baishi Qi fu eletto Presidente
dell’Associazione degli artisti cinesi; e nel 1956 ottenne il Premio internazionale della pace conferito dal Consiglio mondiale della pace, diventando un personaggio illustre nella cultura
mondiale
2 Il Divisionismo, derivazione del Simbolismo, è una tendenza artistica sviluppatasi in Italia tra il 1885 e il 1915. I pittori divisionisti adottarono un procedimento molto simile a quello
del neo-impressionismo francese; essi scomponevano il colore con una separazione metodica delle tinte complementari.
Fig. 3 (sinistra) - Baishi Qi, Insetti e fiori, Cina , collezione privata.
Fig. 4 (destra) - Alfred Georgres Regner, Sguardo nell’alveare (Regard dans la ruche) (1954).
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