Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

COLLABORAZIONI

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“E PROSTRATI, LO ADORARONO”.
ASPETTI ICONOGRAFICI DELL'ADORAZIONE DEI MAGI

 

Adorazione dei Magi, cartolina augurale,
inizio 900

 

L’iniziativa “Venite genti tutte…Universalismo e segni celesti nell’Epifania del Signore” organizzata a Corciano (Pg), si ispira alla Giornata di Preghiera per la Pace, tenutasi in Ottobre ad Assisi, che ha visto il Pontefice e i rappresentanti delle religioni impegnati nel dialogo per il comune obiettivo della pace e della riconciliazione. Si è scelto, a tal proposito, il tema dei Magi, in quanto figure emblematiche di questo spirito di ricerca.

Richiamati da un annuncio celeste, i tre Re giunsero da terre lontane - i tre continenti allora conosciuti-, per rendere omaggio al Signore del mondo, coi loro doni dalle profonde valenze profetiche.

Corciano fa memoria di questo messaggio, offrendo ai visitatori allestimenti e momenti culturali; innanzitutto la mostra nella Chiesa di San Francesco, dove i visitatori potranno ammirare il corteo a grandezza d’uomo dai sontuosi abiti, e una varietà di manufatti del sec XVIII, XIX e XX, diversi per età, provenienza e materiali.

    Adorazione dei Magi, miniatura, Salterio di Engenbelg, 1330

Messale francese, 1410,
Biblioteca Nazionale, Parigi

Gusto dell’esotico, eccentricità, estatica meraviglia, attesa, connotano i volti e i gesti dei Magi, i Re d’Oriente giunti presso la grotta della Natività, guidati da una Stella.

La forza di un richiamo profondo ha diretto i loro passi verso Betlemme, in una terra ignota, governata da Erode; compiono una missione speciale, che per disegno divino non venne piegata a fini politici. Un segno celeste, fin dall’inizio, li aveva richiamati, rassicurati, attesi lungo le soste, come un compagno di viaggio decisivo; “abbiamo visto la sua Stella, e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2, 2).

E nella Stella, nel suo fulgido profilo, videro un bambino − dicono le fonti −, che esprimeva col suo sorriso la promessa di un mondo nuovo. Lo documentano le raffigurazioni, con immutata continuità: un volto splendente, entro una stella che si staglia all’orizzonte e orienta gli sguardi (1).

Calcografia, anni '50, collezione privata

Immaginetta devozionale, bordo punzonato e dorato, inizio -900

Attraverso le immagini è possibile cogliere i messaggi, e gli aspetti simbolici, che i Re Magi hanno espresso e incarnato nel tempo, in ogni latitudine e in ogni età, testimoni della venuta di Dio, e del suo valore salvifico per tutti gli uomini.

Abside della Chiesa di Santa Maria de Tahull, Catalogna, XII secolo

La Scrittura non indica che fossero tre, né le loro fattezze, né l’abito: nelle pitture catacombali se ne raffigurarono a volte due, a volte quattro, dall’aspetto genericamente orientaleggiante.
Si credeva che il mondo fosse abitato da tre razze, discendenti dai figli di Noè: Sem, Cam e Jafeth; ovvero la razza semitica (asiatica), camitica (africana), japetica (europea). Inoltre, tre erano i continenti allora conosciuti. Invalse dunque la consuetudine di raffigurare un Magio di carnagione bianca per l’Europa, uno orientale con la barba da sceicco per l’Asia, e uno di pelle scura per l’Africa. Inoltre, i loro sembianti richiamano le tre età dell’uomo: la giovinezza Gaspare, la maturità Baldassarre, la senilità Melchiorre.

Graduale De Tempora, F. Zollners, 1442, Brixen. Stilftbibliotheck-Neustift

Anche gli abiti, coi loro colori, richiamano aspetti e funzioni differenziate nell’ordinamento sociale (cavalleresco, sacerdotale, produttivo) (2).
Hanno inoltre diversa statura, lingua, cavalcatura, o colore del cavallo (nero, bianco, rosso, la triade cromatica delle origini) (3).

Libro catechetico tedesco, anni '40

Immaginetta devozionale

Catacombe di Priscilla, Cappella Greca, III sec., Roma

 

 

Più complesso, poi, il significato simbolico dei doni, di cui molti autori cristiani hanno trattato.
Essi rappresentano gli aspetti più consoni alla persona cui erano destinati; l’oro quale tributo alla Sua natura regale, l’incenso come omaggio alla natura divina, la mirra quale riconoscimento della natura umana, ma anche richiamo al concetto di rinnovamento e di eternità che adombrano la morte prima quindi la Resurrezione di Cristo (4).

Porta istoriata, V sec. Santa Sabina, Roma
S. Apollinare Nuovo, VI sec., Ravenna

I Magi, Ciclo Musivo del Cavallini,

XIV secolo, S. Maria in Trastevere, Roma

Cappella Palatina, XII sec., Palermo

I tre doni hanno valore di anticipazione simbolica dell’intero percorso cristologico, prefigurandone il destino glorioso (oro), gaudioso (incenso), doloroso (mirra). “Ricevi, o mio Bambino, questa trinità di doni” canta Romano il Melode (5).

Adorazione dei Magi, XIII sec.,
S. Maria Maggiore, Roma

Adorazione Magi, 1519-23, Pontormo,
Gall. Palatina, Firenze

La sottomissione dei Magi dinanzi al Bambino Gesù richiama l’antico cerimoniale imperiale, e va intesa non solo come gesto di omaggio reverenziale, ma simboleggia la sottomissione delle più disparate culture religiose a quella cristiana, o meglio la sovranità universale di Cristo.

Attraverso l’iconografia leggiamo i tratti di questa sottomissione: il bacio del piede, del ginocchio o della mano, solitamente da parte del più anziano dei tre, inginocchiato e proteso, in estatica contemplazione: questo lo schema ricorrente nell’arte.

Adorazione Magi, Cappella della Madonna,
Scuola Senese, XIV sec., Sacro Speco Subiaco

Icona del Sinai, VII sec.

Nell’arte paleocristiana i Magi erano rappresentati in sequenza di arrivo, o ai lati del Bambino; a volte la loro presenza si accompagna a quella dei pastori, poiché la Natività era concepita come rappresentazione sinottica. Le icone, in Oriente, testimoniano questa struttura figurativa, articolata nei vari momenti connessi alla Nascita.

Nel mosaico ravennate degli imperatori Giustiniano e Teodora, compare un dettaglio di grande interesse: sul manto dell’imperatrice si notano i Magi offerenti, dei quali ella replica il gesto del tributo, riaffermando la divina supremazia di Cristo (6).

Mosaico dell'Imperatrice Teodora con la sua corte, part. San Vitale, Ravenna, VI sec.

Adorazione Magi, sec. XI,
S. Maria della Pieve, Arezzo

Nell’arte medievale, Maria e il Bambino grandeggiano, a fronte dei Re Magi, di proporzione ridotta, come si conviene all’uomo dinanzi al divino secondo le regole della prospettiva inversa, cioè la grandezza del personaggio è in proporzione alla sua importanza ed al suo ruolo.

Con l’avvento del Gotico e dell’Umanesimo, si attua il passaggio a nuove modalità descrittive; se nell’arte antica i Magi apparivano atemporali, scintillanti nelle loro vesti, penetrati dalla sacralità del loro gesto, con Giotto attualizzano i gesti di una Rappresentazione sacra, assumono movenze cortesi, tipiche della loro società.

Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

Presepe in terracotta, XV sec., Duomo di Volterra

Adorazione dei Magi, Andrea Mantegna, Northampton

Terracotta, sec. XVIII, Museo di Dalmine

In età moderna, viene poi utilizzato uno schema rappresentativo meno solenne, delle tre figure che si approssimano coi doni, in pose differenziate, così da imprimere movimento alla scena.
Nell’Adorazione del Bambino, cogliamo anche gesti inconsueti, che alludono ad antiche leggende; in una raffigurazione Melchiorre tocca con la mano una candida fascia della mangiatoia, richiamando una tradizione secondo cui la Madonna ne avrebbe fatto dono agli ospiti regali “E Maria prese una delle fasce di Gesù e la diede loro. Ed essi la ricevettero con fede, come una reliquia preziosissima” (7).

Andrea Tipa, avorio e corallo, XVIII sec.,
Bagheria, collezione privata

Adorazione dei Magi, pittura su vetro, metà XIX sec., Palermo, collezione privata

In alcune raffigurazioni, il Bambino Gesù sfiora il capo dell’anziano, o sembra intento a scrutare l’interno della coppa che gli è offerta − è il dono aureo, interpretato come prefigurazione della Passione −.
Nell’arte devozionale, l’Adorazione dei Magi assume un tono di intimo raccoglimento, reso con sobria essenzialità, coi Magi che attorniano il Bambino, e porgono i doni con premura affettuosa.

La stampa permise una larga diffusione di riproduzioni ad uso privato, mentre gli artisti realizzavano, per le chiese, allestimenti di pregevole qualità, in terracotta, cera, corallo, madreperla, avorio, cartapesta, cartone. Un patrimonio documentato nelle mostre qui precedentemente organizzate.

Presepio di carta, anni '50

Per l’età moderna, nei presepi di carta, nelle cartoline, biglietti, letterine e immaginette devozionali d’epoca, i Magi generalmente figurano secondo uno schema consolidato: l’anziano prostrato, di fronte al Bambino, gli altri due dietro di lui, o al suo fianco, come elementi di un unico corteo regale.

Siderografia colorata a mano, con fondo merlettato a punzone, XIX secolo, collezione Ciarrocchi

 

 

Immaginetta devozionale, sec. XIX

Presepio di carta, pastori e Magi

 

Presepio di carta, Praga

A differenza dei pastori, provenienti dalla campagna, i Magi entrano dalle porte della città col loro fastoso corteo, come vediamo illustrato nella copertina di un presepe di area céca.

Natività, Magi e zampognari, cartolina 1932

Cartolina augurale, prima metà XX secolo
collezione privata, dis. Conti

Una cartolina d’inizio Novecento ci mostra in primo piano un abito singolare, per l’anziano Melchiorre, trapunto di stelle, evocando non solo le conoscenze astrologiche e astronomiche, insite nella definizione di “Magoi” (esperti di scienze arcane, magia) ma associandoli, in virtù del loro ruolo di testimoni, al disegno celeste.

Gesù Bambino, 1943, G.B. Conti

Il solenne incedere del corteo regale ha ispirato alcune cartoline del noto disegnatore G.B. Conti, attivo nella prima metà del ’900.

 

Cartolina augurale, prima metà XX secolo
collezione privata

In una cartolina augurale, tre bambini offerenti, trasposizione suggestiva del tema dei Magi; i bambini, che all’Epifania ricevono per tradizione piccoli doni, sono qui protagonisti di un gesto reso al Re divino.

 

 

Re Magi - Calendarietto 1961 dell'Orfanatrofio Antoniano per i benefattori

 

 

LA TRADIZIONE DELLA "STELLA"

 


La Stella - Chiusaforte (Ud), 1987 - Foto Starec

 


Nei paesi dell’arco alpino, un tempo appartenenti al Patriarcato di Aquileia, la tradizione della Stella rivive ogni anno, la notte tra il 5 e 6 gennaio, animata da un gruppo di tre o più elementi, che si accompagnano con una stella di carta o di legno; coi loro canti beneaugurali auspicano buona sorte e prosperità, e inaugurano il tempo del nuovo ciclo annuale richiamando motivi arcaici, espressi in rima, con musiche tradizionali.

Canzoncine spirituali dei Tre Re, Milano,
inizio ‘900

Cartolina augurale, fine secolo XIX, Romania

L’usanza è testimoniata anche dalla pubblicistica devozionale, correlata alle feste religiose più sentite: disegni, stampe, cartoline, biglietti e immaginette, che illustravano la visita rituale dei Cantori, con il loro emblema stellare.

Spesso i Cantori erano bambini, a cui le famiglie donavano insaccati e dolciumi; più di recente, il ricavato è destinato ai poveri e alle missioni.
La Stella, simbolo supremo dell’evento celeste, continua a guidare gli uomini nel loro cammino, trasmettendo loro l’annuncio straordinario dell’Avvento del Bambino Gesù.

Cartolina augurale di area slovacca,
XX secolo (1950), collezione privata

Immaginetta devozionale, XX secolo, (1960)
collezione privata

 



NOTE



1) Cfr. S.J.Voicu, Prima del presepe. Magi e pastori nei racconti antichi, Città Nuova, Roma 2004, pp. 42-43.

2) Cfr. F. Cardini, I Re Magi, Marsilio, Venezia 2000, p. 139

3) C. Widmann, La simbologia del presepe, Edizioni Magi, Roma 2004, p. 333.

4) M.C. Di Natale, Dall’esegesi biblica al codice miniato: motivi iconografici nel’Adorazione dei Magi in Sicilia, in «In Epiphania Domini», Cattedrale di Palermo, 22 dicembre 1991 - 19 gennaio 1992, pp. 19-36.

5) Inno Akathistos, XII, 22; cfr. G. Passarelli, Icone delle Dodici grandi feste bizantine, Jaca Book, Milano 2000, p. 121.

6) M. Bussagli - M.G. Chiappori, I Re Magi, Rusconi, Varese 1985, p. 211.

7) Storia Siriaca della Madonna, 38, in Voicu, op. cit., p. 65.

 

Corrierino dei piccoli, dicembre 1964


 

- Crediti fotografici: Foto relativa al ciclo musivo del Cavallini di MASAORIPHOTO.COM

 

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* La Prof.ssa Stefania Colafranceschi è membro dell' A.I.C.I.S.

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