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COLLABORAZIONI
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fornito anche le immagini, mentre l'impostazione e la rielaborazione
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L'ICONOGRAFIA DEL PRESEPE
SAN GIUSEPPE NELLA NATIVITA'
Nelle raffigurazioni della Natività,
la figura di San Giuseppe si presenta con varie tipologie,
la più consueta delle quali è quella che lo
descrive in attitudine orante, accanto al Bambino che giace
nella mangiatoia. In altri casi Giuseppe appare operoso,
intento a provvedere paglia e fieno o anche ad asciugare
fasce e panni del figlio di Dio.
Generalmente le figure sacre vengono rappresentate
con attributi riferibili a tratti biografici, che divengono
poi il connotato specifico, e l'emblema del patronato.
Questa premessa ci introduce all'analisi di una immagine
della Natività (vedi sopra), scelta per le sue molteplici
particolarità, che si ammira nel Missale del 1879,
conservato nella Biblioteca Comunale di Fermo
(AP). La composizione è strutturata in tre fasce,
così da incorniciare il riquadro centrale all'interno
di scene e figure bibliche, richiami significativi all'avvento
messianico.
Ai quattro angoli, compaiono nei riquadri i profeti: Davide
e Salomone in alto, Geremia e Isaia in basso.
Lateralmente sono visibili due episodi biblici; a sinistra
la chiamata di Mosè, colto nel momento in cui il
Signore si manifesta e gli comanda di togliere i calzari,
per rispetto alla sacralità del luogo e dell'evento
(Es. 3,5), quindi rivela il Suo Nome, e si svela come il
Dio vivo, partecipe delle sofferenze del popolo, annunciando
la liberazione e la promessa di una terra nuova.
A destra il sommo sacerdote Melchisedek, che fu re di Gerusalemme,
nell'atto di compiere il servizio divino, con l'offerta
di pane e vino sull'altare (Gen. 14/18) per rendere grazie
e accompagnare la benedizione di Abramo accanto a lui, appena
tornato vincitore: è un riferimento alla comunione
eucaristica, al sacerdozio regale attualizzato nella persona
del Cristo, alla benedizione che avrà il suo pieno
compimento appunto nell'Incarnazione.
Al centro della composizione osserviamo ora la scena della
Natività:
Maria in ginocchio, orante, e Giuseppe anch'egli in ginocchio,
in posizione simmetrica, ai lati del Bambino disteso nel
giaciglio.
Nella parte superiore tre angeli sostengono il cartiglio,
e al di sotto i due animali fanno da sfondo alla mangiatoia,
semplice e lineare, nello stile dell'intera figurazione.
L' iconografia medievale aveva a lungo
ricalcato i moduli bizantini. Invece dopo il 1300 le Rivelazioni
di santa Brigida (t 1373) influenzarono largamente il linguaggio
rappresentativo dell'arte, determinando una svolta importante
nell'impianto della scena: Maria e Giuseppe, da allora,
vennero prevalentemente raffigurati in ginocchio, ai lati
del Bambino, in attitudine di raccoglimento e di estatica
contemplazione, pur avendo connotazioni di carattere simbolico
o realistico.
Secondo le Rivelazioni, san Giuseppe si reca in cerca di
luce per rischiarare la grotta; da questo motivo gli artisti
presero spunto per raffigurare nelle sue mani una candela,
poi una lampada o una lucerna.
Nella litografia, vediamo la lucerna con la candela, inoltre
un altro importante dettaglio; alle spalle di Giuseppe,
si notano gli 'arnesi del mestiere": una sega e una
sacca contenente strumenti da carpentiere, richiamo figurativo
all'attività di faber lignarius.
La letteratura cristiana dei primi secoli espresse narrazioni
leggendarie inerenti la vita della Santa Famiglia, in cui
il Fanciullo collabora e opera interventi prodigiosi, per
favorire la buona riuscita del lavoro; spesso appare intento
a fabbricare croci, sotto lo sguardo amorevole di Giuseppe.
Il legno, il "mestiere" di Giuseppe, non solo
preconizza la morte di croce, ma evoca l'intero disegno
salvifico.
Così esprime il concetto Massimo il Confessore (t
662): "Esercitava il mestiere di carpentiere, esperto
nell'arte più di tutti i carpentieri: infatti doveva
essere al servizio del vero architetto, il creatore e carpentiere
di tutte le creature'.
Giuseppe, discendente della stirpe di Davide, è colui
che ha saputo umilmente far spazio al Signore, ed esserne
custode e tutore, affinché potesse compiersi il progetto
divino, per la Redenzione di ogni uomo.
L'immagine è una sintesi chiara ed efficace della
tradizione; i protagonisti dell'evento dominano la scena
con grande sobrietà e partecipazione spirituale,
trasmettendo il senso del muto dialogo che li lega.
Giuseppe, d'altra parte, è mostrato con attrezzi
artigianali fin dai primi secoli: in due Natività
su avori del V sec. si nota la presenza di una sega, molto
simile a quella qui osservabile; successivamente gli vennero
affiancati anche squadra, compasso, chiodi e martello...
L'intento realistico da una parte, e l'aderenza alla tradizione
dall'altra, determinarono la persistenza di questi connotati,
tuttora presenti nell'arte ufficiale, nella statuaria, nei
santini, nella tradizione orale.
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* La Prof.ssa Stefania Colafranceschi è membro dell' A.I.C.I.S
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