Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

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SAN GIUSEPPE NELLE SACRE RAPPRESENTAZIONI ITALIANE (SEC. XIII-XV)

Atti del Simposio di studi Giuseppologici, tenutosi a settembre 2006 a Kevelaer, un evento che si ripete ogni quattro anni


  della Prof.ssa e studiosa dell'argomento
Stefania Colafranceschi

 

Fig. 1: Natività, Giotto
( Assisi, Basilica inferiore)
Il dubbio

 

Fig. 1a


Gli scritti di argomento sacro, relativi alla Vita di Cristo, di Maria, dei santi, e delle figure bibliche, nel Medioevo ebbero larga diffusione e popolarità.

Due opere, in particolar modo, ispirarono letterati, artisti, poeti e predicatori: la Legenda Aurea, il “leggendario” più utilizzato per la ricchezza dell’impianto generale, e le Meditationes vitae Christi, componimento di carattere mistico attribuito a san Bonaventura, i cui temi e contenuti ritroviamo costantemente negli scritti d’argomento religioso.

Ad esse faremo riferimento, per trattare la figura di s. Giuseppe nelle Sacre Rappresentazioni, forma espressiva della religiosità medievale, che raggiunse il suo apice nel XIV secolo.

Questo genere letterario va distinto in tre fasi: il momento della lauda, che è quello di una drammatica mistica strettamente legata al rito religioso; il momento della più antica sacra rappresentazione, che si svolge intorno al sec. XV, in cui il racconto è ancora legato alle vicende sacre e alle leggende derivanti dagli stessi testi sacri; il momento dei sec. XVII-XVIII, in cui l’azione viene arricchita e appesantita da narrazioni collaterali non necessarie e spesso fantastiche.

Fig. 2: tavola trecentesca di scuola italiana


Il dubbio

Fig. 3: dettaglio di icona russa
( Scuola di Novgorod, XV sec.)


Il dubbio


Naturalmente dobbiamo tener conto delle molteplici fonti, per cogliere e riconoscere le derivazioni e trasformazioni intervenute.
La tradizione è complessa: preghiere, poesie, canti, prediche, sermoni… tra cui soprattutto vanno ricordate due manifestazioni del sentimento religioso, le Laudi e, per l’appunto, le Sacre Rappresentazioni.

Molti autori hanno affrontato l’aspetto della Natività nella letteratura religiosa, e in particolare il Prof. Umberto Lovato ha svolto ricerche sulla Sacra Famiglia, fornendo numerosi contributi. L’analisi che proponiamo in questa sede, tuttavia, fa riferimento non solo ai testi, in parte già documentati e variamente studiati, ma utilizza anche le testimonianze iconografiche coeve, traduzione figurativa di motivi molto antichi, o riferibili all’influsso di testi religiosi, o indotti dalla committenza, come pure, a volte, per libera inventiva dell’artista.

Ci proponiamo, pertanto, di esaminare la presenza di san Giuseppe nelle Sacre Rappresentazioni, attraverso composizioni di diverse aree geografiche, e sintomatiche di un’evoluzione che ha interessato complessivamente la produzione religiosa.

Con l’avvento della stampa e la mutata situazione spirituale, questo genere di composizioni finì per diventare strumento di devozione privata. E questi generi letterari, che sembravano essere scomparsi dopo il Concilio di Trento, sono, in realtà, sopravvissuti nella cultura popolare precipuamente orale (canti, orazioni, scongiuri, filastrocche, ninne-nanne…); “le composizioni popolari di carattere religioso si trovano spesso in una zona indecidibile che sta tra il canto, la recitazione e la sacra rappresentazione, partecipando talvolta di tutti questi generi”.

Fig. 4: tavoletta d’ avorio del XII sec.
( Salerno, Museo Diocesano)


Il sonno/il sogno

Fig. 5: opera scultorea del XIII sec.
( Venezia, S.Marco, portale maggiore)


Il sonno/Il sogno


Intorno al 1200 compositori religiosi e laici espressero il loro sentimento spirituale in una ricca produzione poetica, la Lauda: questi componimenti erano cantati in chiesa e nelle processioni cittadine, momento centrale della vita comunitaria.

La parola laudes designava la parte dell’Ufficio canonico del Mattutino, in cui si cantavano i salmi 148, 149 e 150, nei quali ricorrono le voci laus, laudari,laudate … Le acclamazioni rituali per l’incoronazione del papa o dell’imperatore si chiamavano laudes, come pure i canti gioiosi della Schola cantorum lateranense di Roma.

Nell’antologia La preghiera nella poesia italiana , figurano alcune laudi sulla Natività redatte da Jacopone da Todi (1228-1306), Giovanni Dominici (1375-1419), Lucrezia de’ Medici (1425-1482), Girolamo Savonarola (1452-1498).

Tra questi, l’autore più celebre, Jacopone, ci ha lasciato la Laude “Donna de Paradiso”, la più grande lauda sulla Passione. Il Medioevo ha visto svilupparsi un genere letterario, il “Compianto”, incentrato sul sentimento di umano dolore per la morte di Cristo, momento culminante nelle sacre rappresentazioni della Settimana Santa, che da secoli si continua a rivivere in decine di paesi e città.

Dopo la Passione, l’episodio più spesso e con più solennità rappresentato è quello della Natività: “nel dramma umbro le figure della sacra famiglia sono tratteggiate con una grazia che trae la sua ispirazione dalla intimità della vita casalinga, osservata con occhio di umile popolano. E’ una famigliola di poveri, colta dal freddo e dal buio della notte”.


Fig. 6: Storia di Cristo, Giotto
( Padova, Cappella degli Scrovegni)


Il sonno/Il sogno

 

Fig. 6a: Dettaglio


Di questa fase creativa, abbiamo pochi ma significativi esempi.
Prendiamo in esame dapprima i contenuti di alcune Laudi, per cogliere i tratti caratterizzanti la figura di s. Giuseppe, e poter poi verificare i mutamenti riscontrabili nelle Sacre Rappresentazioni.

E’ opportuno, prima di tutto, leggere il passo delle Meditationes, per un organico confronto con la tradizione:

Venuto el tempo de nove mesi, Cesare Augusto, imperatore de Roma, volse savere li nomi de tutte le provincie e de tutte le castelle e ville, de tutte le persone ch’erano sogiogate a lo ‘nperio de Roma. (…) E sapendo che s’aprosimava el tempo del parto de la sua sposa, non la volse lasare senza sé, imperò ch’ella era comessa a la sua guardia; e però la menò seco. Va donqua la Donna nostra, in questo longo viaggio, co lo sposo suo.

E menaro seco lo bove e l’asino; e quando gionsero in Betheleem, non podèro trovare albergo, imperciò che molti gli erano venuti per quella medesma cagione. Et elli erano poveri, e forsi che non gionsero a così bona ora come gli altri; imperciò che Joseph era vecchio, e la sposa sua era molto giovine, e ancora era gravida. (…)

E così per viva necessità convene a loro stare sotto uno tetto fore de la cità, dove le persone fugivano fore de la via, quando piovea; e forse che Joseph, imperò che era maestro de legname, glie s’arinchiuse in qualche modo. (…)

Adonqua, quando vene l’ora del parto, cioè nella mezza notte de la dominica, levandose la donna sì s’apogiò a una colonna che gl’era; e Joseph stava molto tristo, forse per che non podea aparechiare quelle cose che se convenìano.
E incontanente se levò, e tolse del fieno de la mangiatoia, e gitòllo a li piedi de la sposa; e volse sé in una altra parte.
Allora el Figliolo de Dio eterno, senza alcuna molestia o lesione, sì come era dentro, nel ventre, così ne fo de fore, nel fieno, a li piedi de la sua madre. (…)
E puoi lo fasciò con esso el velo del capo, e puoselo ne la mangiatoia. (…)

E puoi Joseph fece el somigliante, e tolse la sella de l’asino, e tràsene fora el saconcello de la lana, ovvero de la borra che sia, e pòselo allato a la mangiatoia, per ch’ella i sedesse suso in quello saconcello, tenendosi el gòvito in su la sella.

(…) Oggi la pace è cominciata,…oggi nasce Dio e la Vergine partorisce.Oggi per tutto ‘l mondo li cieli sono fatti dolci come miele ( VII, Como Joseph e la nostra Donna andaro in Bectaleem).

Fig. 7: Sacra Famiglia, M Schongauer
( Vienna, Kunsthistorisches Museum)


Il fieno pergli animali

Dettaglio

Fig. 8: Adorazione, Bernardo Luini

( Como, Cattedrale )


Il fieno per gli animali


Dopo questa visione della Natività delle Meditationes, passiamo a quanto viene raccontato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (1230-1298) con molte argomentazioni, riferimenti biblici, omiletici e leggendari, desunti dalla vasta letteratura extracanonica, e largamente utilizzati negli scritti e nell’arte:

Ed ecco che Cesare Augusto volle sapere quante province, quante città e castelli e abitanti fossero in tutto il mondo:comandò allora che tutti i sudditi andassero nella loro città natale…

La sua sposa Maria era vicina a dare alla luce un bambino onde quegli…la portò con sé a Bethlem; non voleva Giuseppe lasciare in mano altrui il prezioso tesoro che Dio gli aveva affidato, desideroso com’era di custodirlo con ogni cura. (…)Ed ecco alla mezzanotte di domenica la Vergine generò un figlio e lo dipose sul fieno nella mangiatoia (…)

Mirabile è il fatto che la Natività di Cristo si sia manifestata attraverso tutte le creature, dalle pietre agli alberi, alle erbe, agli animali, agli uomini fino agli angeli che sono al sommo grado del creato.( La natività di N. S. Gesù Cristo).

 

Fig. 9: Adorazione del Bambino, Pinturicchio
( Roma, S.Maria del Popolo)


La paglia per il Bambino

 

Fig. 9a: Dettaglio


Fig. 10: xilografia italiana del tardo Quattrocento
( Ravenna, Bibl. Classense)


La paglia per il Bambino


Nelle Laudi, che ora prendiamo in esame, la nascita di Cristo è trattata in modo scarno, ma vi traspare la ricchezza interiore, l’immediatezza del linguaggio di fede. Leggiamo, infatti, nel componimento “Sulla Natività” di Jacopone da Todi :

 

A l’amor ch’è venuto
Andiamo a laude fare….
Onòral, da che vene
via più non tardare…
Pensa quanto te dona
Però che non commanda
Lo ciel sì abbandona
Ed ante sé non manda
En stalla sì vol stare…

Per sedia tanto bella
E poco feno avuto,
per corona de stelle
bove ed asen tenuto,
ora se’ scompagnato
c’avevi en compagnia…
presepe hai receputo,
dove fussi locato
en pancelli envoluto,
ch’eri sì onorato;
da Josef e Maria,
corte de tanto onore…

Ben vegio c’ama figlio
E mate con dolzura
Ma che perda consiglio,
questo non m’affigura…
De te so ‘nnamorato
Succurre, tanto bramo.
A te poco addemando
E ià non me perdono:
si pensi che comando,
amor chero per dono…


La ricchezza di sentimento impronta tutto il testo, ispirato da un cuore appassionato e intenerito davanti al Bambino.

Nella Lauda per la Natività del Signore, attribuita a Jacopone, così recita l’angelo che apre il componimento; la scena si articola poi con l’intervento di altri personaggi:

Pastor, voie che veggiate
Sovra la greggia en quista regione
I vostr’occhi levate,
ch’io son l’Agnol de l’eternal magione:
Ambasciaria ve fone
Ed a voje vangelizzo gaudio fino
Ch’è nato e Gesuino
Figliuol de Dio, per voie salvar mandato

Coro: Angeli

E de ciò ve do en segno
Ch’en vile stalla è nato el poverello,
e non se fa disdegno
giacere en mezzo al buove e l’asenello.
La mamma en vil pancello
l’ha inchinato sovra el mangiatoio.
De fieno è ‘l covertoio,
ed è descieso così umiliato.


Pastores:

Ecco quilla stallecta,
vedemce lo fantino povero stare.
La Vergin benedecta
Non ha paceglie né fascia per fasciare,
Joseppe non la pò ‘itare
Ch’è desvenuto per la gran vecchiezza, (…)

Maria:
O car dolce mio figlio,
da me se’ nato si poverello!
Josepe el vecchiarello,
quil ch’è tuo bailo, qui s’è addormentato.

 

 

Fig. 11: Adorazione dei pastori,
Pietro di Domenico ( Siena, Pinacoteca)-

La paglia per il Bambino

 

Fig. 12: miniatura, Meditationes Vitae Christi.


La soma


Il testo sembra riflettere una tradizione iconografica: Giuseppe raffigurato prevalentemente nella posizione dell’uomo pensieroso, col viso appoggiato al palmo della mano, talvolta assopito… Un tale atteggiamento sicuramente andava riferito alla scena dell’apparizione dell’angelo, che gli svela, in sogno, il disegno divino.
La rappresentazione, posta originariamente all’inizio del ciclo, ha poi finito per confluire in un’unica scena composita con conseguenti variazioni di significato.

Il passaggio dalla Lauda alla Sacra Rappresentazione ha avuto una fase intermedia; a mo’ di esempio analizziamo un canto recitativo orvietano del 1405, che si colloca a metà strada fra i due generi. Riportiamo il brano dell’adorazione, che si svolge all’interno della capanna, e inoltre il dialogo con i pastori, giunti coi loro umili doni:

La Vergine Maria, adorando Jesù, dice così:

O creator che ogni cosa creasti
E se’di vero Dio fatto uom vivente,
E per tua ancilla e sposa mi degnasti,
Come mi disse Gabriel presente;
Nel ventre mio senza peccato entrasti,
Ed or se’ nato sì poveramente:
Grazia ti rendo, Idio, di tanto onore,
Sendo madre e figliuola al mio Signore.

Tu provi fame, freddo e tanti stenti,
e vuoi di te ricomperare il mondo.
E’giusti fien di ciò lieti e contenti,
Ch’e’ verran teco allo stato giocondo;
Non guardare anche ne’ mondani errori,
Ma prendati pietà de’ peccatori


Josef, adorando Jesù, dice:
Signore eterno, sempre ti ringrazio,
Che m’hai dato di te sì gran certeza,
E largamente conceduto spazio
Di consolarmi in questa mia vecchiezza;

Di darti laude i’ non sarò mai sazio,
Però che e’ m’arde el cor d’ogni allegrezza.
Benedetto sia tu, dolce amor mio,
Che veramente se’ figliuol di Dio.

Ora vanno, e quando giungono alla Capanna, Nencio dice:

Venuti siamo con gran riverenza,
Come dall’angiol fummo annunziati,
Umilemente alla vostra presenzia…
Di questo cacio t’intendo far dono,
e con questo mio zufol farti suono.


Randello suona la cornamusa. E poi Josef dice:
Io vi ringrazio quanto i’ posso piue
Di tanto cacio ch’avete recato;
Bastava solo arrecarcene due,
L’altro per voi avresti riserbato;
Ma vel meriterà el buon Jesue,
Di tanto amor gli avete dimostrato.

Giuseppe esprime parole di gratitudine al Signore, eleva la sua preghiera e manifesta la sua gioia, a cui fanno eco i pastori, che insieme ai doni offrono il loro canto pastorale, partecipando intimamente all’evento divino.



Fig. 13: Natività, Piero della Francesca
( Londra, National Gallery)


La soma

Fig. 13a: Dettaglio

 

Fig. 14: Adorazione dei Magi, Masaccio
( Berlino, Staatliche Museen))


La soma


Il sec. XV vede un’espansione della sacra rappresentazione, che lascia le forme popolari per assumere quelle colte, conferite da letterati e poeti come il Belcari ; compositore fiorentino, Feo Belcari ( 1410-1306 ) è stato l’autore che ha determinato il passaggio dai “drammi sacri”, di contenuto essenzialmente scritturistico, a quella che sarà la Sacra Rappresentazione.

Mentre i “drammi sacri” erano connotati da una poetica semplice, improntata a sentimenti di umana partecipazione e stupore, le Sacre Rappresentazioni divengono occasioni di spettacolo e di vero e proprio divertimento.
Risulta dalle cronache perugine , ad esempio, che in quella città, nel 1444, fu rappresentato un dramma della Natività e così pure a Firenze nel 1456, per testimonianza del Machiaveli.
.
A Roma, a partire dal 1486, è documentata l’attività della Compagnia del Gonfalone, a cui si devono Sacre rappresentazioni e Devozioni. Qui venne messa in scena una Natività con li Maj, nel 1473, e nel 1490 un dramma sacro ciclico, dunque comprendente la Natività.

A Napoli nel 1506, Johanne da Ponte Tremole organizzò una recita sulla Nascita di Cristo ; a Modena nel 1555 fu messa in scena dal bolognese C. Panizzo ; a Messina nel 1569 dal gesuita S.Tuccio.

A Parma nel 1414 si tenne un’azione drammatica consistente nella cavalcata dei Magi.

Nel 1494, in onore di Carlo VIII, si allestì a Chieri uno spettacolo che il D’Ancona ha ritenuto volesse rappresentare la Natività.
.
In Toscana, in particolar modo, Lorenzo il Magnifico favorì tali rappresentazioni, determinando una larga produzione di cantari leggendari sacri, a loro volta derivati dai cantari profani per la metrica, in cui affiorava il carattere umoristico, burlesco e caricaturale di alcuni personaggi.

Nel napoletano si distingue una Sacra Rappresentazione ad Aversa, in cui il contenuto si arricchisce addirittura di aspetti grotteschi e comici.

Compaiono pure “farse spirituali” e componimenti di drammaturghi, in cui si avverte sempre più la commistione di sacro e profano.

 

Fig. 15: miniatura del sec XV,
Codice Landau-Finaly
( Firenze, Bibl. Nazionale)


Pannicelli/fasce/velo

 


Fig. 15a: Dettaglio


Anche in Abruzzo furono realizzate opere importanti, con caratteri propri, regionali. All’ultimo stadio del teatro religioso si colloca la Passione di Ravello , grandiosa rappresentazione sul modello dei Misteri francesi, elaborata con spirito originale ed eseguita nel 1490. La critica afferma che in essa vi è presente un intento spiccatamente didattico; l’autore, Fra’ Simone, ha voluto affermare l’utilità del disegno salvifico, su cui torna incessantemente.

In questa sacra rappresentazione Giuseppe è protagonista di una originale invenzione teatrale, che calca la mano sul dubbio del concepimento verginale di Maria per rendere più “umano” il dramma consueto nel consorzio umano.

Nella Passione di Ravello, Fra’ Simone mette in scena, nella prima giornata, dopo l’episodio dell’Annuncio a Maria, il Consiglio infernale, riunito in vista della nascita di un nuovo profeta; Satana, pertanto, viene inviato a insinuare dubbi a Giuseppe.

Ma Dio Padre invia l’Angelo Gabriele a confermare l’animo di Maria:

 

L’alto Dio Padre m’ha da voi mandato:
bene che Astarot Josefo abia tentato,
andarò da lui, conterogli tuto
il sogno, come Dio ha voluto,
perché Satana ha voglia de sapere
se questo è stato de Dio el volere.


Ditto questo, venga Josefo, el quale trovi Maria orando.
E dica Josefo:

Maria dolze, ben posse tu stare
E teco sia el nostro Signor Dio!


Maria:
Ben venga Josefo, dolze marito mio, (…)


Allora Josefo (…) si se parta. E dica infra sé:

O Josefo, povero vegiarello
Che fera’ tu, tristo poverello? (…)
L’acuserò, io tristo, la mia vita?
Se io l’accuserò, serò omicida
e di soa morte sarò casone…..
Ah Dio! Gli è meglio de fugire
Che acusar questa poverella.
Or faza Dio quello che gli par d’ella,
io ho gran sogno. Voglio dormire un poco…


Giuseppe si addormenta; l’Angelo Gabriele giunge e caccia via il Demonio, poi va da Giuseppe e annuncia la nascita verginale di Gesù:

O figliolo di David, non aver paora (…)
e non ti vogli tanto disconfortare;
ardimento tu poi pigliare
per toa moglie, madonna Maria:

non è gravida di omo che sia,
ma de lo Spirito Santo: misso da Dio
averà un figliolo, ciò ti so dir io,
el quale Jesù da voi serà chiamato
e tuto el populo per lui serà salvato.
di quel fiolo fa’ tu sei bon tutore.

Nutritivo padre serai chiamato,
questo vole Idio el quale t’ha creato…

 

 

Fig. 16: Bosch, Trittico dell’Epifania

( Madrid, Prado )


Pannicelli, fasce, velo

 

 

Fig. 17: Adorazione dei Pastori, Dono Doni
( Bettona, Pinacoteca)


Pannicelli, fasce, velo


Dopo l’intervento dell’Angelo, i due sposi riaffermano la loro piena disponibilità al progetto divino che si va compiendo.
A questo punto entra in scena l’Imperatore, che raduna il Consiglio e decreta il censimento.
Udita la notizia, Giuseppe e Maria si mettono in cammino: lungo la via chiedono invano alloggio, infine si ricoverano in una stalla.

 

Recita il testo:

Como serano nel stabulo, Maria conci el feno.
E sieno legati el bove e l’asina al presepio.
E conciato el feno, dica Josefo:

Or tu riposa, Madona Maria
Porta in pase, ti prego di bon core.

Alora Maria setassi un poco sopra el feno, possa se ingenogli …e dica:

Or fa’ ormai, Signor Dio verace
di me tuto quello che te piace.

Compite queste parole, mostra umilmente como avesse aparturito uno fiolo.
E lo pigli. E in genoglione dica Maria:


Ben venga Cristo, vero Figliol de Dio!
Ben venga Cristo, quel dolze Signor mio! (…)


Compite queste parole, gli angeli che sono in paradiso
canteno Gloria in excelsis cun aliquo pulchro cantu. (…) da poi l’adora Josef.
E dica Josefo:


Tu, Dio eterno, benché non sia digno,
tanta gracia fare m’ha voluto,
ch’el tuo figlio in prima abbia veduto.
Imperò mille gracie ti rendo, o Creatore,
e te adoro, o Cristo, de perfetto core,
pregando lo Eterno Dio celestiale
che degnasi di darme gracia tale
che di te possa bona goarda fare,
che tu né el mondo me possa imputare
che abbia fatto mala goarda di lui.

 

Fig. 18: Sacra Famiglia, Murillo ( New York)

 

Giuseppe prende in braccio Gesù

 

Fig. 19: Adorazione del Bambino, Tiepolo
( Venezia, San Marco)

 

Giuseppe prende in braccio Gesù


Esaminiamo ora due testi di Sacre Rappresentazioni fiorentine, in cui si avverte il fine spettacolare, maturato nel periodo mediceo. Iniziamo con La rappresentazione della natività del Nostro Signore Gesù Cristo , datata 1490:


Parla uno Pastore a Gesù:

Salviti Iddio, che se’ nostro Signore
Figliuol d’Iddio nominato Gesue.
No’ veggiamo pur che di te fan onore
Un asinello bello e un bel bue.

Parla l’altro Pastore a Gesù:
Die ti salvi, Signor di tutto il mondo,
e la beata tua madre, Maria.
Tu se’ pur ricco, gran Signor giocondo,
che hai l’asinello e ‘bue in tua balìa.

L’angiolo venne, con cantar profondo,
ad insegnarci che tu se’ il Messia
e come noi sentiamo le parole,
venimo e t’arecamo duo caciuole.

Risponde Giuseppe a’ Pastori:
Vo’ siate, pastor giusti, e ben venuti
A vicitare il Re della natura,
e siete per divoti conosciuti
del buon Gesù e della Vergin pura,
da cui arete sempre e santi aiuti
per fin che l’universo mondo dura;
e alle fin vostre fien canto e riso,
a Lui n’andrete in santo Paradiso.

 

 

 

50
Fig. 20: Trittico Portinari, Van der Goes
( Firenze, Galleria degli Uffizi)


Giuseppe orante presso il Bambino

 

 

 

Fig 20a: dettaglio


Il secondo testo è tratto dalla Divota rappresentazione e festa della Natività del nostro Signore Gesù Cristo. Vi si colgono espressioni e atteggiamenti formalizzati, rivelatori di una mentalità più sensibile al consenso del vasto pubblico, per così dire “mondanizzata”:

Parla la Vergine Maria al Figliuolo ginocchioni colle mani giunte:

L’anima mia magnifica el Signore
E lo spirito mio con gran letizia
E nella sua salute il Redentore
esulta, e lasci il mondo ogni tristizia,
ogni angustia, ogni affanno, ogni dolore,
però ch’è nato quel ch’ogni malizia
porterà pe’ suoi servi ed ogni pena,
e quel che l’uomo a vita eterna mena.(…)
El ciel lasciando, non se’ disdegnato
Per carità di venire in fetore
E scender nella stalla ove se’ nato.

Giuseppe dice a Maria e a Gesù ginocchioni:

Io non posso, figliuolo, il tuo sermone
senza lacrime udire, e son sì pieno
d’orrore e gaudio e grande ammirazione
e di dolcezza ancor ch’io vengo meno.
La lingua e ’l senso ed ogni operazione
Per manghi in me, veggendoti in sul fieno
nel presepio, colui ch’era donato
che al suo Padre nel Cielo è adequato. (…)
Tu, genitrice ed io sarò chiamato
tutor dell’alto Iddio, oggi a noi dato.(…)

Uno Dottore dice cantando al popolo:

Il buon Gesù nel presepio posato,
tra fieno e rotti panni e fra lo strame,
in tanta povertà umiliato,
nel puzzo delle bestie e del letame,
e nondimen dagli angeli adorato, (…)
Vedi Giuseppe star con più fervore,
intorno quindi e quinci ministrare,
con grande studio e mirabile amore.(…)

 

 

 

Fig. 21: Polittico quattrocentesco di M. Zoppo
( Bologna, Collegio di Spagna


 

Giuseppe orante presso il Bambino

 

Fig. 22: Adorazione del Bambino, Perugino
( Roma, Collezione Torlonia)


Giuseppe orante presso il Bambino


In questa recitazione avvertiamo toni volutamente accattivanti, un intento moralistico lontano dall’ispirazione originaria, e una stereotipizzazione delle formule recitative .
Alle soglie dell’età moderna, e fino all’Ottocento, la Natività come tema di teatro sacro viene trattato e svolto con sempre maggior ricchezza d’intreccio e abbondanza di particolari, determinando una molteplicità di redazioni, riscontrabili in tutte le aree linguistiche d’Italia.
Il Musumarra, studioso delle sacre rappresentazioni sulla Natività, ha indicato come particolarmente rappresentative della tradizione letteraria tre opere, appartenenti rispettivamente a tre diverse aree: il Gelindo piemontese, il Vero lume tra l’ombre o Cantata dei pastori , diffusa nel napoletano, e Le tenebre illuminate, della Sicilia.
La loro analisi permette di risalire ai motivi,presenti nel patrimonio letterario medievale, e insieme consente di coglierne i caratteri regionali.
Qui si è inteso esaminare sinteticamente gli aspetti che caratterizzano san Giuseppe nella fase iniziale del teatro sacro, e nel momento di fioritura del genere spettacolare.

A questo scopo si sono proposte alcune immagini, che costituiscono un parallelo alla produzione testuale, e si collocano nello stesso arco cronologico qui ripercorso.
In esse troviamo presenti questi aspetti, che in forma schematica così indicheremo:


- il dubbio: fig. 1, 2, 3;
- il sonno/ sogno: fig. 4, 5, 6, 25
- la paglia per il Bambino: fig 9, 10, 11,
- il fieno per gli animali: 7, 8, 26
- la soma: fig. 12,13,14
- i pannicelli/ fasce/ velo: fig. 15, 16, 17
- Giuseppe prende in braccio Gesù: fig. 18, 19;
- Giuseppe orante presso il Bambino: fig. 20, 21, 22, 23, 24


Fig. 23: Adorazione, G. Savoldo

( Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)


Giuseppe orante presso il Bambino

Fig. 24: L’adorazione dei pastori, Zurbaran

( Grenoble, Musèe des Beaux-Arts)

 

Giuseppe orante presso il Bambino


Certamente la rassegna non pretende di essere esaustiva bensì è frutto di una scelta puramente dimostrativa di come verosimilmente gli artisti in modo diretto o indiretto hanno conosciuto le varie tradizioni, ne hanno tratto ispirazione o semplicemente riportato alcuni motivi determinando, in alcuni casi, tipologie iconografiche reiterate nel tempo.

Fig. 1:Natività, Giotto ( Assisi, Basilica inferiore)
fig. 2: tavola trecentesca di scuola italiana;
fig. 3: dettaglio di icona russa ( Scuola di Novgorod, XV sec.)
fig. 4: tavoletta d’ avorio del XII sec. ( Salerno, Museo Diocesano)
fig. 5: opera scultorea del XIII sec. ( Venezia, S.Marco, portale maggiore)
fig. 6: Storia di Cristo, Giotto ( Padova, Cappella degli Scrovegni)
fig. 7: Sacra Famiglia, M Schongauer ( Vienna, Kunsthistorisches Museum)
fig. 8: Adorazione, Bernardo Luini ( Como, Cattedrale )
fig. 9: Adorazione del Bambino, Pinturicchio ( Roma, S.Maria del Popolo)
fig. 10: xilografia italiana del tardo Quattrocento ( Ravenna, Bibl. Classense)
fig. 11: Adorazione dei pastori, Pietro di Domenico ( Siena, Pinacoteca)
fig. 12: miniatura, Meditationes Vitae Christi.
fig. 13: Natività, Piero della Francesca ( Londra, National Gallery)
fig. 14: Adorazione dei Magi, Masaccio ( Berlino, Staatliche Museen))
fig. 15: miniatura del sec XV, Codice Landau-Finaly ( Firenze, Bibl. Nazionale)
fig. 16: Bosch, Trittico dell’Epifania ( Madrid, Prado )
fig. 17: Adorazione dei Pastori, Dono Doni ( Bettona, Pinacoteca)
fig. 18: Sacra Famiglia, Murillo ( New York)
fig. 19: Adorazione del Bambino, Tiepolo ( Venezia, San Marco)
fig. 20: Trittico Portinari, Van der Goes ( Firenze, Galleria degli Uffizi)
fig. 21: Polittico quattrocentesco di M. Zoppo ( Bologna, Collegio di Spagna)
fig. 22: Adorazione del Bambino, Perugino ( Roma, Collezione Torlonia)
fig. 23: Adorazione, G. Savoldo ( Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
fig. 24: L’adorazione dei pastori, Zurbaran ( Grenoble, Musèe des Beaux-Arts)
fig. 25: Il sogno di s. Giuseppe (Retablo della Cattedrale vecchia di Salamanca)
fig. 26: Natività di Nicolas Frances (Retablo proveniente da la Bagneza)

 

Fig. 25: Il sogno di s. Giuseppe
(Retablo della Cattedrale
vecchia di Salamanca)


Il sogno/Il sonno

Fig. 26: Natività di Nicolas Frances
(Retablo proveniente da la Bagneza)

 


Il fieno per gli animali

Dettagli

 

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* La Prof.ssa Stefania Colafranceschi è membro dell' A.I.C.I.S.

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