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SANTI E PATRONI PIU' VENERATI
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I SANTI PIU' VENERATI
SANT'ANTONIO DA PADOVA
(e non di Padova, ma, eventualmente, di Lisbona, dove
era nato), DOCTOR EVANGELICUS, TAUMATURGO PER ECCELLENZA
PATRONO DEGLI ORFANI, DEI POVERI, DELLE RECLUTE, DEI
SACERDOTI, DEGLI SPOSI.
Si ricorre a lui quando si
è perduto qualche oggetto che si vuol ritrovare,
in tempo di guerra, di peste, lo si invoca come salvatore
dai pericoli del mare, come patrono dei viaggi e perfino
come custode della corrispondenza.
Nato a Lisbona da una famiglia nobile, entrò
nell'Ordine Agostiniano, assimilando alla perfezione
le dottrine del fondatore ma, successivamente, contattato
il movimento francescano, più congeniale alla
sua natura, vi entrò a far parte. Lasciò
il Portogallo per recarsi in Marocco a portare la Parola,
ma una grave malattia agli occhi lo costrinse a ripartire
per l'Italia ed un naufragio lo portò in Sicilia,
a Messina. Venuto a conoscenza che alla Porziuncola
di Assisi ci sarebbe stato una grande adunata presieduta
da S. Francesco, vi si recò, per conoscerlo.
Successivamente si stabilì in Emilia da dove
si muoveva, predicando, spesso facendo miracoli, recandosi
ad insegnare in Francia, confutando le teorie degli
eretici. Tornò in Italia, stabilendosi vicino
Padova, occupando una celletta pensile da cui soleva
predicare alle folle. Un anno dopo la sua morte, avvenuta
il 13/6/1231 venne proclamato Santo.
Molto venerato in tutto il mondo, in
Sicilia, il suo culto ha dato origine alla "Tridicina",
ovvero 13 giorni di preghiere, a partire dal 1°
Giugno, in cui i fedeli cercano di propiziarsi il Santo.
Il "Breve di sant'Antonio" consiste nell'uso
di portare addosso, riprodotta sul retro di un suo santino,
una frase taumaturgica che il santo avrebbe rivelato
ad una donna portoghese indemoniata: ECCE CRUCEM
DOMINI, FUGITE PARTES ADVERSAE! VICIT LEO DE TRIBU JUDA,
RADIX DAVID. ALLELUJA, ALLELUJA.
Viene spesso raffigurato con il libro (simbolo di preghiera
e sapienza), con il giglio, con i poveri a cui distribuisce
il pane (Pane di Sant'Antonio) e soprattutto con Gesù
Bambino con cui, si dice, intrattenesse spesso un Santo
Dialogo.
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SAN NICOLA DA BARI (o di Myra)
PATRONO DI BARI E PROTETTORE DEI
MERCANTI, FARMACISTI, PROFUMIERI, DEI NAVIGANTI, DEI
VIAGGIATORI, DEI MACELLAI.
Nel Medioevo era il santo più invocato. Era
considerato un gran Taumaturgo dell'Oriente e il santo
patrono di ogni tipo di persona ivi compresi mercanti,
naviganti e bambini.
Su di lui non si sa molto: solo che fu vescovo di
Mira, in Asia minore, nel IV secolo. Le sue reliquie,
salvate dai saraceni, vennero traslate a Bari di cui
ora è Patrono e dove gli fu eretta una maestosa
Basilica. E' uno dei 14 santi Ausiliatori.
Unas leggenda racconta che nella sua città
d'origine vivesse una famiglia molto povera che non
poteva dare la dote alle sue tre figlie. Nicola decise
di aiutarla ma senza rendere pubblica la sua generosità.
Così, quando la figlia maggiore raggiunse l'età
del matrimonio, una sera lanciò nella casa,
dalla finestra aperta, una borsa piena d'oro.. altri
affermarono che invece l'aveva gettata giù
dal camino, da dove cadde in una scarpa o in una calza
messa lì ad asciugare. Da qui l'usanza di mettere
una calza o una scarpa sul davanzale della finestra
o accanto al camino di casa, per accogliere i doni
nella sera di Natale.
Nel XVI secolo, dopo la Riforma, i santi vennero un
po' "scalzati" dai loro "posti"
e ci voleva, quindi, qualcuno che prendesse il posto
di s. Nicola per distribuire i doni di Natale.
In Inghilterra, un allegro e vecchio personaggio dei
giochi dei bambini - noto come Babbo Natale - se ne
assunse il compito, mentre in Germania Gesù
Bambino distribuiva i doni. Negli Stati Uniti il suo
nome divenne Kris Kringle. Ma i pionieri olandesi
portarono con loro San Nicola in America, contrassero
il nome di St. Nikolaus, protettore dei bambini, colui
che porta i doni, ne abbreviarono il nome in Santa
Claus.
Il grande rilancio della figura del santo, va attribuito
al disegnatore pubblicitario incaricato di realizzare
la campagna promozionale natalizia della Coca Cola
negli anni successivi alla grande depressione. Trovata
geniale in quel clima di recessione, quella di ridisegnare
il look di un santo tanto venerato trasformando la
figura ascetica del Vescovo con il manto e la mitria
in quella di un vecchietto sorridente e paffutello,
con la barba bianca, il mantello e il cappuccio rossi.
Questo favorì le vendite della bibita e portò
S. Nicola in tutto il mondo.
Anche le sue reliquie sono oggetto di grande venerazione
perché particolari: da esse, ormai da secoli,
sgorga in liquido (manna o mirra) al quale vengono
attribuite qualità terapeutiche e miracolose
guarigioni
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SAN ROCCO |
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PATRONO DI CISTERNA, DEI CAPPELLAI,
DEI RIGATTIERI, DEI FARMACISTI, DEI PAVIMENTATOR, DEI
TAGLIATORI DI PIETRA E DEI LAVORI PUBBLICI. Dal punto di vista agiografico, non ci sono molte notizie
riguardanti il santo, tranne che nato in Francia da
una ricca famiglia, lasciato tutto, si dedicò
al soccorso degli ammalati e bisognosi, giungendo in
Italia, dove morì.
Le sue spoglie sono custodite a Venezia, nella omonima
Scuola nota per i capolavori del Tintoretto.
Viene per lo più ritratto con accanto un cane,
poiché sembra che, colpito dalla peste, venne
sfamato e curato proprio da un cane. |
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SAN GIUSEPPE
PATRONO E PROTETTORE DELLA CHIESA UNIVERSALE, PATRONO
DELLE FAMIGLIE CRISTIANE, DEI FALEGNAMI, ARTIGIANI E
LAVORATORI IN GENERE, DEGLI ESILIATI, DEI DECORATORI,
DELLE RAGAZZE DA MARITARE. MA E' ANCHE PATRONO DEI VIAGGIATORI,
DEI VIAGGI IN GENERALE E PATRONO DELLA BUONA MORTE.
L'importantissimo compito di vegliare su Gesù,
figlio di Dio e su Maria, Madre del fanciullo, è
già chiarificatore dell'importanza della figura
di s. Giuseppe nella Chiesa universale: il suo abbandono
fiducioso alla volontà di Dio, il suo servizio
silenzioso e docile, il suo compito di padre putativo,
ne fa un uomo speciale e un intercessore di grande potenza.
San Giuseppe affrontò le varie situazioni della
sua vita e non tutte furono gradevoli, con fermezza
granitica, contando sempre sull'aiuto e la presenza
di Dio
Sino al XV secolo circa, la figura di s. Giuseppe non
era tenuta in grande considerazione ed anche la sua
rappresentazione grafica era minimizzata, relegandolo
in secondo piano o in disparte rispetto a Gesù
e a Maria, figurato come un uomo ormai vecchio. Successivamente
rivalutata la sua persona ed importanza, anche da un
punto di vista figurativo, Giuseppe viene visto sotto
altra luce: è più giovane, partecipe attivo
agli eventi e alle quotidiane fatiche della sacra Famiglia.
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e della Prof.ssa Stefania Colafranceschi, in Collaborazioni:
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SAN FRANCESCO DI PAOLA |
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PATRONO DEI MARITTIMI ITALIANI, essendo il taumaturgo
e la sua stessa vita piena di numerosissimi episodi
e di prodigi compiuti sul mare, spesso a favore dei
naviganti o che comunque sono attinenti “alle
acque”. Oltrechè amore per i naviganti,
provava amore anche per gli animali del mare, tanto
che non mangiava assolutamente pesce e si narrano storie
mirabili anche a questo riguardo.
Anche coloro che erano
addetti alla costruzione delle imbarcazioni erano sotto
la speciale protezione di s. Francesco. Assai richieste
da tutti, in special modo dai naviganti, erano le sue
candele benedette: sembrava che esse conservassero parte
della grazia trasfusa dalle mani di Francesco e che
quindi godessero del privilegio di fugare i tuoni e
le tempeste. La sua fama era giunta sino in Francia
dove il re Luigi XI, colpito da una grave malattia,
lo chiamò alla sua corte, intervenendo presso
la Santa Sede. Per obbedienza il santo si mise in viaggio
pur con qualche sosta ed un avventuroso incontro coi
pirati che sembrò volergli impedire l'arrivo
alla corte francese. Ma grazie ad un altro suo prodigioso
intervento, dimostrò ancora una volta che il
mare era il suo elemento per così dire “naturale”e
che era veramente il santo di tutti i naviganti cristiani. |
- Vedere anche:
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SANT'ANTONIO ABATE
COMPATRONO DI NAPOLI. PROTETTORE DEI FORNAI, MACELLAI,
SALUMIERI, ALLEVATORI, CONTADINI, ANIMALI DOMESTICI,
FABBRICANTI DI SPAZZOLE. PROTEGGE CONTRO OGNI TIPO DI
CONTAGIO E SOPRATTUTTO CONTRO IL “FUOCO DI SANTANTONIO”.
Detto anche l'Egiziano, il Grande, l'Eremita, nacque
in una località vicina al Nilo che lasciò,
per condurre vita eremitica nel deserto, lasciando la
sua solitudine solo due volte: per andare a confortare
i confessori della fede durante una persecuzione e per
confutare gli eretici ariani. Col passare degli anni,
morì vecchissimo, si adattò a vivere con
altri compagni suoi adepti e si può quindi ritenere
il primo fondatore di una comunità monastica;
era stimato come grande saggio e la sua fama varcò
presto i confini dell'Egitto, influenzando anche sant'Agostino.
Morì il 17 gennaio sul monte che ora si chiama
Monte s. Antonio.
In Occidente, però la sua figura ascetica, perde
la forma originaria e la trasforma in quella di un santo
popolare, domestico. Egli viene infatti rappresentato
con vari attributi consueti: il bastone con in cima
un campanello, il Tau, il maiale.
L'accostamento a quest'animale deriva da vari fattori:
talvolta esso può rappresentare un'allegoria
del male, le tentazioni della carne suscitate dal demonio,
a volte si riferisce all'allevamento che di questi animali
facevano i Fratelli Ospedalieri di s. Antonio per ricavarne
il grasso, utilizzato come unguento contro il "fuoco
di sant'Antonio", una eruzione cutanea molto seria,
che veniva curata appunto nell'"Hospitale Porcarum".
La lingua di fuoco che talvolta appare dietro al santo
nelle sue immagini, si riferisce proprio al male del
"fuoco sacro". A proposito, invece, del campanellino
che viene talvolta raffigurato sul bastone a cui si
appoggia sant'Antonio, si dice che fosse un dono del
Signore e che avrebbe dovuto scuoterlo ogni volta che
il diavolo lo avesse tentato. Al maiale, vengono successivamente
aggiunti altri animali da cortile, per cui il santo
diventerà protettore dell'allevamento domestico.
Compatrono di Napoli, è festeggiato anche in
provincia dell'Aquila, a Misterbianco (LT), Monteflavio
(RM) e in provincia di Lecce. |
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SANT'AGATA , PATRONA DI CATANIA |
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Protettrice contro tutti i pericoli, contro le eruzioni
e in particolar modo invocata per le malattie del seno,
ivi comprese le ragadi.Martirizzata nella città
natale, le sue spoglie erano state traslate a Costantinopoli
ma, apparsa in sogno ad un soldato, chiese che fossero
ritrasferite a Catania. Insieme ad un suo commilitone,
il soldato trafugò le reliquie, nascondendole
nelle loro faretre (durante il viaggio una mammella
della santa andò persa, poi ritrovata sulla spiaggia
da una bambina) e riuscì a riportarle là
dove la Santa le voleva.
E' una delle sante più venerate anche nell'antichità.
Prova ne è il notevole busto-reliquiario che
racchiude le sue spoglie, capolavoro dell'oreficeria
del XIV secolo, tutto d'oro e coperto di gioielli e
di ex-voto, doni di illustri personaggi nel corso dei
secoli, tra cui si annovera anche il musicista Vincenzo
Bellini, catanese, che le aveva donato la croce della
Legion d'Onore. Su tutto, spicca la corona arricchita
da gemme preziose che si dice donata da Riccardo cuor
di Leone, dopo la sua breve campagna di Sicilia.
Si narra che quando sant'Agata spirò, un angelo
depose sotto il suo capo una tavoletta su cui c'era
un'epigrafe M S S D E P L che nel corso degli anni è
stata interpretata come "Mente Sana Spontanea Onore
a Dio e liberazione della Patria". (Festa, 5/2) |
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SAN GIOVANNI BOSCO |
E' definito "il santo educatore" e infatti
dedicò tutta la sua esistenza ai giovani e con
questo proposito, ideò l'Oratorio, nel quale
essi venivano sfamati, educati e tenuti lontani dalla
strada, perseguendo un cammino spirituale a cui però
non li costringeva assolutamente. Successivamente istituì
i laboratori per giovani artigiani e la Congregazione
insegnanti dei Salesiani e quella delle figlie di Maria
Ausiliatrice per l'educazione delle ragazze del popolo,
il Collegio per gli interni, il Pensionato per gli esterni,
le scuole umanistiche e quelle artigiane (laboratori
per fabbri e tipografi).
" Prevenire (il male) anziché reprimere"
era il suo motto, tramite la piena occupazione in attività
manuali. Oltre ai suoi ragazzi - tra cui il fanciullo
Domenico Savio che anche lui salirà agli onori
degli altari - egli aveva un cane, "il grigio"
che gli fu accanto in momenti difficili come "un
angelo custode". Si fece promotore di missioni
in America Latina e fondò il Bollettino salesiano.
"Chi fa bene in vita, trova bene in morte"
fu l'ultima frase che lasciò scritta. |
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SAN FRANCESCO D'ASSISI |
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Di san Francesco, Poverello d'Assisi,
si è ormai detto tutto. La sua figura giganteggia
tra i vari santi e con lui, dice Dante, "nacque
al Mondo un sole". Ebbe come emblema di tutta la
sua vita la Povertà, che predicò instancabilmente
insieme all'amore verso Dio e verso tutti gli uomini;
ebbe cura estrema per il bene della Chiesa, che chiamava
"Madonna", l'appellativo con cui i cavalieri
medievali si rivolgevano alle loro dame, quello che
i cristiani usano quando si rivolgono alla Madre di
Dio.
Vedi nell'apposita Sezione delle "Preghiere
per ogni occasione" , Il Cantico delle
Creature |
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SANTA PATRIZIA
Patrona di Napoli, la sua festa cade
il 25 Agosto. La sua discendenza, comunque imperiale,
è controversa: c'è chi dice che appartenesse
alla Casa Imperiale di Costantinopoli al tempo di Costante
II il Monotelite e chi, invece, sostiene che fosse nipote
diretta del grande imperatore Costantino. Nacque, dunque,
a Costantinopoli e rimasta orfana, venne allevata da
Aglaja, una santa donna che la iniziò alla vita
spirituale e sociale; appassionata di scienze e degli
studi in genere, la giovane viveva lontana dai fasti
della corte, dedicandosi ad opere caritatevoli e alla
preghiera.
Sentiva una particolare devozione per il
SS. Sacramento e durante la Santa Messa aveva colloqui
mistici con Gesù ed estasi. Fece voto di verginità
perpetua e quando, invece, l'imperatore decise di darla
in sposa ad un giovane da lui prescelto ella, rinunciando
alla corona e agli agi della corte, distribuì
i suoi beni ai poveri e, via mare, abbandonò
con poche persone fidate la sua città natale.
Durante il viaggio, a causa di una furiosa tempesta,
la nave approdò a Napoli dove la santa, ammalatasi,
morì pochi mesi dopo in un monastero.
Il suo corpo si trova in una preziosa urna d'oro e d'argento,
ornata di gemme nella chiesa di s. Gregorio Armeno a
Napoli. Frequente è il miracolo della liquefazione
del suo sangue, uscito dopo la sua morte da una gengiva
da cui era stato estratto un molare.
La santa viene rappresentata nelle immagini sacre come
una giovane donna - anche piuttosto avvenente - in abito
monacale e il suo capo è ornato da una corona,
mentre nella mano stringe un giglio. Si dice, infatti,
che fosse di rara bellezza, come afferma Leone Sacerdote
o Presbitero, detto il Beato, che visse, qualche secolo
dopo, nello stesso monastero dove ella venne sepolta.
Anche in un altro documento, una Vita di Santa Patrizia
- scritta da un greco di Costantinopoli - quasi suo
contemporaneo - si attesta che la giovane era una fanciulla
molto bella. |
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SAN GENNARO
Veneratissimo Patrono di Napoli, la cui festa ricorre
il 19 settembre, è ritenuto da una tradizione
attendibile essere stato vescovo di Benevento nel III
secolo, fervente apostolo della fede in un periodo di
persecuzioni rinnovatesi sotto Diocleziano. Proprio
per questo, per aver visitato alcuni cristiani imprigionati,
venne arrestato e condannato ad essere esposto agli
orsi nell'anfiteatro di Pozzuoli.
All'ultimo momento la pena gli fu commutata nella decapitazione
che venne eseguita probabilmente nel foro del vulcano,
presso la solfatara, insieme ad altri martiri, tra cui
si ricorda Sossio, Festo, Desiderio, Procolo, eutichete
ed Acuzie. La sua sepoltura a Napoli, nella catacomba
che da lui prese il nome, spiega la diffusione del suo
culto nell'area partenopea.
Secondo la tradizione, il suo sangue venne raccolto
in un due ampolline da una pia donna che lo conservò
per qualche anno, affidandolo poi ai suoi eredi.
Nella notte seguente il martirio, il corpo venne trafugato
dai napoletani che lo deposero in un sarcofago di un
cimitero privato lungo la via Domiziana. Alcuni anni
dopo l'Editto di Costantino, un vescovo di Napoli, trasferì
le ossa del santo presso un sepolcro ai piedi di Capodimonte
e lì, secondo la tradizione, pervenne anche l'erede
della pia donna con le ampolline contenenti il sangue
di s. Gennaro che per la prima volta da secco divenne
liquido.
Il vescovo ripose le ampolline insieme ad alcune ossa;
il corpo invece venne trafugato e trasportato a Benevento
e successivamente riportato a Napoli. Le ossa vennero
invece racchiuse in un busto argenteo e le ampolline
in un reliquiario.
Sul luogo dove s. Gennaro trovò la morte venne
eretta una basilica, distrutta poi dall'eruzione della
solfatara e al suo posto sorse un'edicola, distrutta
anch'essa da un terremoto. Dopo varie altre vicissitudini,
nel 1877 la chiesa attuale fu riconsacrata e successivamente
decorata convenientemente.
Nella chiesa è conservato anche un blocco di
pietra inciso su cui compaiono delle macchie brunastre,
forse il sangue del santo; si ritiene che abbia potuto
accogliere il sangue dei martiri ed il capo di s. Gennaro
durante la traslazione del corpo.
Inutile forse parlare del miracolo, di cui già
tanto si è parlato, che si attua nel sangue di
s. Gennaro il sabato che precede la prima domenica d
maggio e il 19 settembre o in qualche altra sporadica
occasione, mentre la pietra presenta un fenomeno di
trasudamento. Diciamo che è una questione di
"fede collettiva", di un'aspettativa che viene
desiderata ed esaudita Riguardo ancora a s. Gennaro e alla tradizionale liquefazione
del sangue, dal modo in cui avviene la liquefazione
- e guai se non succede nelle due date canoniche, sarebbe
segno di disgrazia - si traggono auspici, numeri del
lotto e pronostici per l'annata. Oggi l'atmosfera incandescente
che accompagnava ogni volta la liquefazione si è
a poco a poco diluita, insieme alla scomparsa delle
"parenti di s. Gennaro", donne con l'antico
cognome di Januario che si consideravano discendenti
del santo e lo esortavano con espressioni colorite al
miracolo.
Si ricorda che simili "prodigi" si verificano
anche nel caso di s. Nicola, santa Patrizia, san Francesco
d'Assisi. |
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SANTA RITA DA CASCIA |
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Anche lei è una santa talmente conosciuta
da non trovare ulteriori parole per descrivere la sua
esistenza terrena e il suo cammino spirituale.
Arrivata agli onori degli altari soltanto nel 1900,
dopo la beatificazione avvenuta nel 1627, la devozione
nei suoi confronti è ancora viva, forse, proprio
per questa "vicinanza" e per la normalità
della sua vita: moglie, madre esemplare subì
le tragedie della vita sempre con profonda rassegnazione
e un totale affidamento alla volontà del Signore
che, successivamente, la volle dedita alla vita monastica
en fruitrice di numerosi doni mistici, di visioni e
del la piaga provocatale da una spina della corona della
Passione.
E' invocata come Patrona e santa "degli impossibili"
e viene ricordata il 22 maggio. |
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SAN LUIGI GONZAGA
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PATRONO DELLA GIOVENTU' CATTOLICA E DEI GIOVANI STUDENTI.
Figura solare di purezza e di dedizione, molto venerato
nei secoli passati, un po' meno al presente.
Cresciuto presso la Corte spagnola, il padre avrebbe
voluto farne un soldato e lo avviò a questa carriera
a cui il giovane si dedicò per un pò,
imparando a maneggiare con destrezza le armi. Ma prestò
maturò la sua vocazione religiosa e si votò
completamente a Dio per la sua breve ma intensa vita.
Morì poverissimo.
Poco risalto viene dato oggi anche alla personalità
taumaturgica del giovane santo, che pure nel 700 dovette
avere invece un gran rilievo, come suggerisce l'immagine
di s. Luigi in forme tipicamente protettive, da portare
dentro un sacchetto di stoffa appese al collo, utilizzate
soprattutto in Europa e particolarmente in Germania.
Invocato tra l'altro in caso di malattie polmonari. |
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SANTA FILOMENA
Il Martirologio Romano ricorda una Santa Filomena Vergine,
venerata a San Severino Marche, il 5 Luglio, ma il vero
culto della Santa è un'altra storia. Nel 1805,
scavando nelle catacombe di Priscilla, venne scoperto
un loculo con iscrizione, che per i segni poteva ritenersi
contenere un corpo santo. Sulle tavolette che vi si
trovavano, c'era un'iscrizione "Lumena - Paxte - Cum
Fi". Il loro ordine venne scambiato in "Pax te cum Filumena".
Senza addentrarci in discorsi linguistici di greco e
di latino, non è il caso di togliere alla santa
un nome ormai consacrato dalla tradizione, molto diffuso
nell'Italia Meridionale, dove le ossa ritrovate, vennero
traslate ai primi del 1800, dirette a Mignano del Cardinale
- borgo della Diocesi di Nola nel regno di Napoli -
non mancando di suscitare singolari manifestazioni:
le ossa vennero inserite in una sorta di contenitore-bambola
di cartapesta, dotato di una parrucca di seta di color
fulvo e il "corpo" venne chiuso in un'urna che risultava
essere troppo piccola, per cui le si dovettero ripiegare
le gambe.
All'arrivo il "corpo" aveva preso la tipica posizione
regalataci dall'iconografia "a triclinio", che ancora
conserva e la parrucca di seta era scomparsa per dar
posto ad una folta chioma di capelli veri.
La Congregazione dei Riti aveva concesso la formale
celebrazione della festa l'11 agosto, ma successivamente
essa è stata interdetta, tranne che per la Parrocchia
di mugnano del Cardinale. Per comprendere quanto sopra, bisogna riferirsi alla
nascita e allo sviluppo del sistema cimiteriale paleocristiano
che dette spesso ricovero alle sepolture dei martiri,
ben presto contraddistinte con particolari accorgimenti
decorativi. Nei secoli successivi, molti dei corpi ivi
sepolti vennero traslati nelle chiese e le catacombe
dimenticate; riscoperte solo dopo molto tempo, vennero
ritenute quasi tutte come tombe di martiri della fede.
La presenza di palme decorative venne interpretata come
simbolo di martirio, la riproduzione di strumenti indicanti
il mestiere del defunto (la spada per il soldato, il
martello per il falegname, le frecce per l'arciere e
così via) vennero intesi come mezzi del martirio
e la presenza nei locali di ampolle , destinate a contenere
sostanze aromatiche, venne interpretata come raccolta
del sangue profuso dai martiri. Così vennero
"identificati" migliaia di corpi con nomi propri e martiri
senza nome, a cui veniva imposto erroneamente un nome
allusivo a qualche virtù o qualità (come
Concordia, Felice, Illuminato, Liberato) e talvolta
venivano utilizzati nomi di santi già noti (Ippolito,
Reparata, Valentino) creando gran confusione. |
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SAN GIOVANNI BATTISTA
Tra tutti i
Santi, troneggia la figura, forte e quasi rude, di Giovanni
il Battista, la cui festa viene ricordata il 24 giugno.
La nascita di Giovanni, difatti,di cui Dio stesso ne
ha predetto la venuta (Giov. 1,33-34), viene preannunciata
addirittura dall'Arcangelo Gabriele al padre Zaccaria
e poi a Maria, a cui ha appena portato l'annunzio di
quella di Gesù.
Giovanni, nel grembo di Elisabetta,
è il primo ad esultare all'arrivo di Maria che
porta in grembo il Verbo divino. Questi segni eccezionali,
indicano, dunque, che Giovanni ha un ruolo importante
da compiere ed è anche lui un "inviato" del cielo.
Lo stesso Zaccaria, al momento della sua circoncisione
lo definirà "Profeta dell'Altissimo".
Nell'anno 29, XV del Regno dell'Imperatore Tiberio
(secondo s. Luca), Giovanni che vive nel deserto, si
nutre di cibi essenziali e veste solo di pelli, non
può che essere un Profeta, pienamente consapevole
di ciò che dovrà fare, aprire cioè
la via all'inviato di Dio. L'incontro avvenuto al Giordano
è un riconoscimento dei reciproci ruoli. Giovanni
riconosce Gesù come figlio dell'Altissimo e Gesù
testimonia l'origine divina dell'atto battesimale, accettando
di farsi immergere nelle acque del fiume.
A quei tempi era già in vigore una specie di
rituale battesimale, effettuato come rito di iniziazione
alla nuova Legge e ad una nuova vita, a cui venivano
sottoposti i convertiti alla religione d'Israele. Invece,
quello di Giovanni è un atto purificatore, attraverso
cui si vive la speranza di entrare nel Regno del Messia,
ricevendo il Perdono di Dio.
Si può considerare il Battista come il primo
martire, vittima della violenza e dell'intrigo dei potenti.
Il suo culto si diffuse rapidamente, specie ad opera
dei monaci, che lo presero a modello di vita ascetica
e successivamente tramite i Cavalieri di s. Giovanni o Ospitalieri,
che imposero il nome di S. Giovanni d'Acri alla città
dove principalmente svolgevano il loro lavoro.
Il suo corpo, privo della testa consegnata ad Erodiade,
pare fosse stato sepolto nella città di Sebaste,
almeno secondo le notizie riportate da S. Rufino e S.
Girolamo, sia pure contrastanti e da successive di S.
Grato che ne avrebbe ritrovato alcune reliquie.
L'iconografia proto-cristiana raffigura S. Giovanni
come pastore o sacerdote, mentre dal Medio Evo in poi
egli sarà raffigurato vestito di pelli, con accanto
l'Agnello crocifero, in ricordo delle sue parole: "Ecco
l'Agnello di Dio, che toglie
i peccati del mondo".
Più raramente viene raffigurato
con un favo di miele in mano - ricordo dell'esperienza
nel deserto - o, nella scena del Battesimo al Giordano,
con una conchiglia con cui versa l'acqua, collegamento
con le conchiglie ritrovate nei sepolcri dei martiri,
utilizzate nei primi tempi come segno di riconoscimento
dell'essere cristiani, che più profondamente
simboleggiavano la tomba da cui un giorno risorgeremo
tutti a nuova vita. Quasi sempre Giovanni ha un dito
puntato verso l'alto o proteso in avanti, a significare
la sua missione di
annunciatore del Messia.
Dal Rinascimento
in poi, comparirà nelle immagini anche Giovanni
bambino, insieme al piccolo Gesù, spesso intenti
a un misterioso colloquio o a giocare con un agnellino.
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