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RECENSIONI ED ALTRO SU SAN NICOLA
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SAN NICOLA E L'ABOLIZIONE DELLE TASSE
oLe tasse solitamente sono pagate dal privato agli enti pubblici per l’utilizzazione di servizi istituzionali come la scuola, la giustizia, la sanità, ecc. La tassa è cosa diversa dall’imposta che invece è dovuta in proporzione al reddito personale.
E, dal momento che la vita di San Nicola è ricca di fatti, curiosità, leggende e miracoli, si annovera tra questi anche il suo intervento per la riduzione delle tasse, come ricorda Maria Teresa Bruno nel libro da lei curato «S. Nicola nelle fonti narrative greche», pubblicato nel 1985 per la collana della Biblioteca del Centro Studi Nicolaiani di Bari.
L’imperatore Costantino impose il pagamento alla città di Myra di diecimila monete e incaricò un suo addetto di recarsi in quella città con lo scopo di incassare l’iniqua imposizione, umiliando il popolo con terribili oltraggi, costringendoli alla fame e alla miseria. Il popolo si rivolse a padre Nicola, prostrandosi ai suoi piedi e pregandolo di scrivere all’Imperatore informandolo della povertà del popolo e dei guai a cui andavano incontro.
San Nicola, testimone della povertà e dell’angoscia che si abbatteva sulla città, offrì loro il suo aiuto, dicendo: «Figli miei amati, non solo vi aiuterò scrivendo, ma andrò io stesso, di persona, dal nostro imperatore, per questa faccenda di vitale importanza. E non cesserò di scongiurarlo, blandendolo con dolci parole, di por termine, con un suo ordine, a tale sciagura che ci hanno imposto di sopportare, maltrattandoci con odio e ciance”».
Intraprese così il viaggio, fermandosi al santo tempio di Blacherna per pregare insieme al vescovo del luogo ed ai monaci, affinché il Signore Iddio, addolcisse il cuore dell’Imperatore. Giunto al Palazzo dell’Imperatore, salì sopra quando i raggi del sole entrarono attraverso le finestre, l’imperatore si sedette e gettò il suo mantello su un raggio di sole e il mantello rimase sospeso su di esso. Costantino, quando vide il miracolo, impaurito, si alzò e fece dimostrazioni di affetto al nostro Santo e lo invitò a sedersi insieme a lui chiedendogli «Chi ha spinto il nostro Santo padre Nicola ad accusare la nostra vile condotta?». San Nicola rispose: «Sire, imperatore, siccome alcuni, nonostante il borbottare e la nostra opposizione, sia mia che di qualche altro cittadino, hanno aumentato le imposte della città di Myra fino a diecimila monete, tutto il popolo è giunto ad una miseria estrema e la gente è morta e continua a morire di fame fino ad oggi, incalzata e sollecitata dal servo dell’imperatore. Ma essa non può pagare. Per questo cerco di piegare la tua maestà».
L’Imperatore, dopo aver ascoltato il Santo, chiamò Teodosio, notaio e archivista, si fece portare carta e penna e chiese a Nicola: «Quando vuoi che prenda di tributo, padre?» Quello rispose «Scrivi cento monete». L’imperatore scrisse e consegnò la carta al Santo che, dopo aver pregato, se ne andò dal palazzo e trovata una canna legò ad essa la carta e la gettò in mare. Per disposizione di Dio, in quel momento la canna con la carta giunse ad Andriake, porto della città di Myra, ed alcuni pescatori la trovarono e la portarono ai cittadini più in vista della città e la mostrarono al governatore, il quale vedendo il sigillo dell’imperatore la prese e la pose nell’archivio. Ma alcuni uomini si recarono dall’imperatore, ricordandogli che la maggior parte dei tributi provenivano proprio dalla città di Myra, così facendo, dissero, hai sottratto ai tuoi proventi la maggior parte del contributo. Il pio Imperatore richiamò San Nicola chiedendogli la restituzione della carta, ma il Santo disse:
«Sire, imperatore, mandai un angelo in città col tuo ordine; e se non è come ho detto, vavvenga ciò che ordina la tua regia volontà».
L’imperatore mandò a Myra un suo incaricato per accertarsi che quanto diceva Nicola corrispondeva al vero, cosa che fu accertata. Il messaggero ritornò quindi dall’Imperatore, assicurandolo che il foglio da lui firmato giunse a Myra nello stesso giorno e così l’Imperatore disse:
«Sia convalidato l’ordine secondo la carta del Santo, così come la stilammo allora».
E così, grazie all’intelligenza ed all’intercessione di San Nicola fu convalidata la disposizione ottenuta tramite la sua intercessione. Ritornato a Myra fu glorificato e lodato da tutti gli abitanti della città per averli liberati dalla iniqua tassa che li portava alla miseria e alla fame.
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L’ALTARE D'ARGENTO E LA STORIA DELL'ALBERO MALEDETTO, ATTRIBUITA A SAN NICOLA
Molte sono le storie e le leggende attribuite al nostro San Nicola, in realtà compiute da un omonimo Archimandrita.
Alcune di queste storie sono rappresentate sull’Altare d’Argento presente nella Basilica barese di San Nicola, definito “meravigliosa opera d’arte” e “capolavoro del barocco napoletano”, voluta dal priore Alessandro Pallavicino (1676-1707).
Duecento anni dopo il nostro San Nicola, visse nella stessa regione, la Licia, un omonimo monaco, archimandrita del Monastero della Santa Sion e poi vescovo di Pinara, e vari episodi della sua vita confluirono in quella del Santo di Bari. Due sono, tra gli altri, gli episodi che mi piace ricordare, raffigurati nell’Altare d’Argento di Domenico Marinelli, presente nella nostra Basilica, attribuiti al nostro Santo: la storia dell’albero maledetto, detto “albero di Diana” e le “Portelle della Manna”.
Si narra che un giorno alcuni abitanti giunsero al Villaggio di Placomito per pregare San Nicola di abbattere, per mezzo della sua preghiera, un albero stregato, affinché scacciasse lo spirito impuro che abita su quell’albero, che procurava danni ai loro raccolti, e per far vivere in pace l’intera regione.
LA SCENA DELL'ALBERO MALEDETTO
Nicola recatosi sul posto notò alcuni tagli che erano stati fatti all’albero e ne chiese il motivo. Alcuni risposero che uno di loro aveva tentato di tagliarlo e che era morto. Dopo una preghiera Nicola ordinò di tagliare l’albero ma nessuno ne ebbe il coraggio.
Allora il servo di Dio, Nicola, disse: «Date a me la scure e lo taglierò io, nel nome del mio Signore». Prese la scure, la segnò e diede all’albero indemoniato sette colpi.
Il demonio notando la potenza di Nicola, volle vendicarsi tentando di far cadere l’albero sugli astanti, ma Nicola afferrò il grande tronco e lo fece cadere dalla parte opposta, dove non c’era nessuno.
La leggenda rappresentata dal Marinelli sull’Altare d’Argento, coglie proprio il momento in cui Nicola, fa cadere l’albero dove non ci sono persone, mentre tra i rami si notano i diavoli costretti alla fuga.
L’altra scena rappresentata sull’Altare è quella delle “Portelle della Manna”, il liquido che si forma nell’urna dove sono riposte le ossa del Santo.
LE PORTELLE DELLA MANNA
Marinelli, utilizzò questa scena rappresentando le portelle che, aprendosi centralmente, danno sul foro attraverso la quale si cala la sonda per il prelievo della Manna, mostrando due angeli che reggono ciascuno la bottiglia della Manna con l’effigie di San Nicola. Al di sopra dei puttini è visibile il libro con le tre sfere, il classico emblema del nostro Santo, indicante i tre sacchetti di monete che permisero un decoroso matrimonio a tre fanciulle povere.
L’iscrizione sull’Altare attesta l’avvenuta realizzazione del maestro Domenico Marinelli di Capua, artefice impareggiabile e proprietario di una delle più accreditate botteghe di argenterie statuarie. Notevole la sua attività nel realizzare modelli per le statue d’argento.
Le notizie di cui sopra sono riprese dal Calendario di San Nicola (2016), diffuso nell’800° Anniversario della fondazione dell’Ordine dei Predicatori.
Per gli approfondimenti rimando al testo di Franca L. Bibbo “L’Altare d’argento di San Nicola” (Levante, 1987).
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ANCHE SAN NICOLA PERSONAGGIO DEI FUMETTI
Il fumetto è rappresentato da una nuvoletta contenente frasi o battute attribuite a personaggi raffigurati in disegni o in sequenze di disegni: album, racconto, romanzo a fumetti, ecc.
Nato negli USA nel 1895, quando Joseph Pulitzer (1847-1911), giornalista ed editore, aggiunse ai quotidiani della domenica, un supplemento a colori, illustrato per l’infanzia: le storie di Yellow Kid, monello delle squallide periferie americane, disegnate da Richard Felton Outcault per il quotidiano americano The World. Il successo fu strepitoso e da allora si moltiplicarono i supplementi dei quotidiani, illustrati da molti fumettisti e con vari personaggi comici e satirici.
In Italia, nel dicembre 1908, apparve il Corriere dei Piccoli, supplemento domenicale del Corriere della Sera. I migliori fumetti italiani sono considerati: Diabolik, Cattivik, Alan Ford, Dylan Dog, Tex, Corto Maltese, Tiramolla, Lupo Alberto, ecc., ai quali si sono aggiunti molti altri e di varia natura. Ma queste sono altre storie.
Oggi, anche San Nicola si impone all’attenzione dei bambini e degli adulti, attraverso una serie di pubblicazioni che allargano sempre più la conoscenza del Santo più noto al mondo, entrando anch’egli nel firmamento dei fumetti con varie edizioni.
Belle storie quelle di San Nicola raccontate nei fumetti di vari autori, alcuni anche stranieri, che fanno di San Nicola un personaggio assai popolare anche perché attraverso i fumetti viene conosciuto dai bambini.
Ne segnalo alcune, presenti nella mia biblioteca:
- Tre caracche verso Mira (edizione di Pagina, 2001)), di Roberto Cavone e Antonio Porta, con consulenza storica di Pierluigi Lavermicocca e contributi di Vito Maurogiovanni e Nicola Carnimeo;
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La storia di San Nicola a fumetti di Vito Maurogiovanni (Bracciodieta Editore, 2003), disegni di Giuseppe Sansone e Laura Pinto. Introduzione di padre Vito Matera O.P.;
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San Nicola tra Oriente e Occidente (Éditions du Signe, 2003) di Thierry Wintzner e Vincent Wagner), al quale hanno collaborato Claude Kevers-Pascalis, Patrice Di Silvestro, Domenico D’Oria, Nino Lavermicocca, Mons. Roman Mensing, l’Associazione Connaissance et Renaissance della Basilica di Saint-Nicolas-de-Port e Francis Keller per la colorazione;
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La storia di San Nicola a fumetti (Di Vitto Editore, 2007), di don Renato D’Amico e Stefano Di Vitto, presentato da S.E. Mons. Francesco Cacucci, S. Em. Cardinale Angelo Scola, Mons. Angelo Spina, con le note storiche di padre Gerardo Cioffari O.P., direttore del Centro Studi Nicolaiano della Basilica di San Nicola di Bari;
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La stòrie de Sanda Necòle - La storia di San Nicola (Gelsorosso editore, 2013), di Vito Signorile, con introduzione di padre Damiano Bova O.P., disegni di Giuseppe Sansone e progetto di Paolo Azzella. L’edizione di Gelsorosso, è particolare, poiché è presentata sia in lingua che il dialetto barese;
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Opera al bianco – San Nicola da Myra a Bari (Hazard edizioni, 2017), di Olga Mazzolini e Samuele Sambuco. Distribuita con La Gazzetta del Mezzogiorno. Presentazione di padre Ciro Capotosto O.P.
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LA MANNA DI SAN NICOLA, CURIOSITA'
In occasione della sagra di San Nicola, nella giornata del 9 maggio, la festa dei baresi, viene prelevata la Manna, il liquido che si forma dove sono presenti le ossa del Santo.
Va precisato che l’acqua che viene distribuita nelle boccettine non è interamente manna, dal momento che si raccoglie solo una modesta quantità, che viene versata in grandi boccioni di acqua benedetta.
La presenza a Bari delle reliquie di San Nicola, e quindi del miracoloso “sacro licor” (manna o myron nel mondo greco o miro per i russi), ha influito non solo sulla storia della città, ma ha alimentato notevolmente l’interesse, la devozione ed il pellegrinaggio verso la Tomba del Santo, sia dei baresi e degli italiani, che del mondo ortodosso e soprattutto del popolo russo, che riconosce in Nicola “il Santo”.
È arcinoto che San Nicola è patrono di Bari, protettore del mare, dei bambini, degli operatori commerciali, e quindi della Camera di Commercio. In sostanza il Santo di Mira (anzi di Bari), rappresenta per la nostra città, e non solo, un punto di riferimento per l’incontro tra i popoli, per gli scambi culturali, commerciali e per l’ecumenismo.
Ma è anche motivo di avvicinamento della Chiesa cattolica a quelle Ortodosse.
Nel maggio 2011 si svolse a Bari nel Salone principale della Camera di Commercio, per iniziativa dello stesso Ente camerale, presieduto da Alessandro Ambrosi, l’interessante manifestazione culturale “I maestri dei vetri dipinti”, una mostra, curata da Alfredo Conte, dedicata soprattutto ai contenitori della sacra manna di San Nicola.
I vetri dipinti in tutto il XIX secolo, rientrano nella categoria dei vetri soffiati secondo la tecnica delle “forme aperte”, cioè quando il bollo vitreo, soffiato con la canna dell’artista vetraio, veniva da quest’ultimo manipolato e modellato.
Nel Catasto onciario di Bari del 1753 erano registrati e tassati come “pittori di caraffine”, Donato Giustiniani e Gaetano Donatelli, senza ulteriori indicazioni per l’identificazione delle loro opere.
I vetri principalmente prodotti a Murano, erano ultimati a Bari, accuratamente rifiniti, decorati, riempiti della Santa Manna e sigillati, pronti per essere affidati alla conservazione devota.
IL MAESTRO ORAFO BARESE FELICE CARADONNA
Vediamo in sintesi cos’è la manna.
Il periodico “Nicolaus – Studi storici” (fascicolo 1, 2004), diretta da padre Gerardo Cioffari o.p., riporta, un interessante capitolo firmato dallo stesso Cioffari «La manna di S. Nicola. Testimonianze storiche di una devozione». Nel capitolo citato, padre Cioffari tratta della devozione per la “Manna di S. Nicola”, attraverso testimonianze storiche, riportando nelle sue note alcune curiosità. San Nicola, ad esempio, non è l’unico Santo a cui è connessa la devozione della manna, quel liquido variamente designato, ma che in realtà è acqua pura, come certificato nel 1925 dal prof. Riccardo Ciusa dell’Istituto di Igiene dell’Università di Bari. Prima di Lui fu celebre San Menas, un soldato romano di stanza in Palestina e in Siria, che rimase folgorato dall’insegnamento di Gesù e si convertì al cristianesimo; ma con l’avanzare della devozione nicolaiana gli cedette il passo e San Nicola divenne il Santo della manna per eccellenza.
Le testimonianze in tal senso non si contano e vengono da molto lontano e certamente l’attrattiva della sua figura, come sostiene padre Cioffari, è legata proprio a questo fenomeno. Cioffari parla anche della manna nel mondo greco, come fattore trainante per i pellegrinaggi, dell’antica liturgia ed anche di alcuni componimenti poetici sull’argomento.
Non va dimenticato che la manna, spesso, rappresenta l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza del proprio corpo a quello di San Nicola. A questo punto tutto passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per dare spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto del Santo».
Il prelievo della manna, anche quest’anno sarà effettuato il giorno 9, attraverso una particolare operazione che prevede l’utilizzo di una sofisticata apparecchiatura per il recupero del miracoloso liquido, predisposta dal maestro orafo barese Felice Caradonna, che ha anche decorato le ampolle con montature in argento e particolari tappi in oro.
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IN TONO MINORE LA RIEVOCAZIONE DELL'ARRIVO A BARI DELLE OSSA DI SAN NICOLA
Nella prima decade di maggio di svolge a Bari la Sagra di San Nicola, rievocazione storica dell’arrivo a Bari delle ossa del Santo di Mira. San Nicola, com’è noto, non è soltanto il Santo della Chiesa indivisa, ma è anche il Santo che aiuta i cristiani dell’Oriente e dell’Occidente a ritrovare la via dell’unità.
Tra gli obiettivi della Basilica di San Nicola, retta dai padri Domenicani, vi è quello di promuovere l’unità dei cristiani ed in essa si svolge una intensa attività ecumenica. A maggio a Bari si svolge la più importante festa dedicata a San Nicola. La città si affolla di devoti, pellegrini e curiosi che si recano nella Basilica per assistere alle Sante Messe che si celebrano numerose.
Non manca il Corteo storico e la processione a mare del protettore di Bari preceduta dalla solenne cerimonia, solitamente presieduta dall’Arcivescovo di Bari. Anche i baresi partecipano numerosi ai festeggiamenti e tra essi moltissime giovani in cerca del loro principe azzurro che, nel solco della tradizione nicolaiana, la Basilica dona la dote maritale ad alcune ragazze povere del centro storico. Quest’anno, a causa della pandemia del Covid-19, le celebrazioni saranno officiate in tono minore e con la partecipazione di un numero limitato di fedeli.
La storia del Santo di Mira è ricca di aneddoti e con l’aiuto di Vito Maurogiovanni (1924-2009), mi piace ricordarne uno, ripreso dal suo libro
“Cantata per una città” (Levante Editori).
Molti anni fa fu deciso il restauro della statua ed il compito fu affidato al pittore barese Umberto Colonna (1913-1993).
La statua lignea fu portata di sera, sempre avvolta nei suoi paramenti, nello studio dell’artista, il quale accertò che l’imponente immagine si riduceva nella magnifica testa, realizzata nel 1794 da Giovanni Corsi, magistralmente scolpita con la maestosità di un pensatore o filosofo greco e a due splendide mani. Ogni sera Colonna ed i familiari, di fronte alla statua, recitavano il Rosario, ma il maestro non riusciva a dormire, dal momento che San Nicola era accampato nella sua casa, ove fuori facevano buona guardia i carabinieri.
I Domenicani, invece, seguivano attentamente i lavori, mentre il pittore dava nuovo lustro alla scultura di uno dei Santi più noti in questo e nell’altro mondo. Anche le tre sfere che contrassegnano il Santo di Bari, rappresentano i simboli delle borse donate a tre ragazze che stavano per prostituirsi e salvate da quel provvidenziale intervento che pare sia autenticamente avvenuto.
Tornando a maggio, la festa che vede la più grande partecipazione dei fedeli, è il giorno 8, anniversario della Traslazione, che vede la processione di San Nicola a mare, che quest’anno non avverrà, ma sarà ricordata, come detto, con altre manifestazioni in tono minore e con la partecipazione di un numero esiguo di partecipanti.
Per restare in tema riporto una poesia in dialetto barese di Mina Grandolfo che ricorda l’evento.
U Uètte Magge
di Mina Grandolfo
Acquànne véne magge a Bàre
s’acchemmènze a sendì àrie de fèste
c’addóre de máre.
Nge preparáme a festeggiá Sanda Necóle
u protettóre nèste tutte d’óre.
La matìne du uètte magge
le cambáne sònene a fèste.
A le cinghe ièsse la prima mèsse,
u pertóne de la chìèsie se spalànghe,
arrìvene le prime pellegrìne
candànne candànne,
peccenùnne e grànne, mbregessióne,
che tanda féde e tanda devozióne.
Pe le Baríse iè na bèlla tradezióne
d’addò sò passàte tande generazióne.
Papá ca iére náte e Bàre Vècchie
Sanda Necóle u amáve che tútte u córe
e a mè ha trascenàte cùsse amóre.
A jidde vóle u penzíre de chèssa fèste,
tande iè u recuèrde ca me rèste.
Áma rengraziá le sèssandadú marnáre
du bèlle regàle c’avònne fatte
a le baríse e a Bàre.
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Da “Florilegio barese” di AA. VV. (WIP Edizioni, Bari 2012, pag. 152).
Testo rivisto e corretto dall’autrice il 18.2.2014.
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CURIOSITA' SU SAN NICOLA
San Nicola non è un protettore come gli altri: non è solo un genio tutelare religioso, ma il Patrono di Bari ed i modi con cui onorarlo sono tanti, simbolici e pratici. Egli infatti è assertore e difensore del sentimento cittadino, insegna che la misericordia non richiede grandi azioni o potenti investimenti, ma semplici gesti d’amore. Chi trova nel suo culto una semplice forma di superstizione o di fanatismo è un ignorante che non conosce l’anima storica del suo paese.
Nico Veneziani, cardiologo, che sa molto di San Nicola, in una nota pubblicata su “San Nicola, il dialetto barese e… (Levante), scrive fra l’altro che: «Nei primi anni del novecento, durante il conflitto russo-nipponico, il giornalista Luigi Barzini, noto anche per aver partecipato al raid Pechino-Parigi, capitò in una città giapponese sede di un campo di raccolta di prigionieri russi. Nel silenzio e nella mistica oscurità di un tempio shintoista intravide una icona di San Nicola adorna di numerosi fiori freschi. La popolazione locale aveva adottato tra le sue divinità anche il barbuto Santo di Bari. Potere ecumenico di un Santo occidentale a forte connotazione interreligiosa».
Il 1° novembre del 1630 fu nominata Santa Teresa protettrice di Bari e l’atto ufficiale fu stipulato nell’ambito dell’Università (il Comune dell’epoca), mentre il giorno dopo, i due sindaci della città, (Ferdinando Dottula e Giovanni de Baldis), s’accorsero di aver commesso un grosso errore: l’inversione dell’ordine gerarchico, facendo passare in second’ordine San Nicola, e con affannosa corsa procedettero, pur infrangendo le regole del protocollo, a correggere il tabellione municipale (una sorta di tavoletta sulla quale si scrivevano gli atti pubblici), con una nota a margine dell’atto, nella quale si legge tra l’altro «…il gloriosissimo Santo, quale non solo Padre e Padrone di questa città, ma ancora di tutta la Provincia, che perciò si chiama la Provincia di San Niccolò…» (A. Perotti, “Bari dei nostri nonni”, Adriatica Editrice).
Questo fatto suscitò gran gelosia tra i baresi appartenenti alle due chiese, anche perché era ben noto che il nome del nostro San Nicola è iscritto in testa al volume delle antiche Consuetudini e che la sua effige decorava anche lo stemma urbano di Bari e l’aula del Seggio (sede del Magistrato comunale), e poi è arcinoto in qualsiasi latitudine che il nome della città è legato a quello del suo Santo protettore.
I baresi riconoscevano San Nicola anche nell’aspetto fisico coniando una moneta nella quale fu impressa l’immagine del Santo. Anche nel manuale pittorico del Monte Athos in Grecia, il nostro protettore è effigiato sulla pietra delle laure basiliane (gruppo di celle scavate nella roccia) e sulle bocce della manna. Un giudice barese, Romualdo, utilizzò un sigillo con la più antica immagine barese del Santo.
Il popolo barese quindi riconosce in San Nicola «L’ereditato simbolo della religiosità della stirpe, immutabile essenza se pure variabile apparenza, fiore immortale dell’anima di Bari, che rispunta ogni anno da millenni, in una data prescritta dalle costellazioni, e rinnova nella pienezza di primavera la festa del mare».
Mi piace ricordare anche San Nicola Nero (Sanda Necòle Gnore), la tela presente a Bari, restaurata oltre un decennio fa, che ha un significato particolare per i fedeli baresi e per i pellegrini che visitano la Basilica di San Nicola, oggi retta da padre Giovanni Distante o.p. Le caratteristiche del dipinto furono all’origine di una leggenda circa il colore scuro della pelle del Santo. Essa rappresenta, una delle immagini cui è legata assoluta devozione. Quando i pellegrini arrivano in Basilica, la prima tappa del loro pellegrinaggio è proprio la visita all’immagine di San Nicola Nero.
Merita anche un cenno l’inserimento dell’effige di San Nicola nelle liste delle elezioni comunali baresi del 1946 che dettero i seguenti risultati: lista “S. Nicola” 34287 voti (24 seggi); Lista “Garibaldi” 30916 voti (22 seggi); “Scudo crociato” 6882 voti (nessun seggio) e così via.
E, per la devozione verso il Santo di Bari, ecco la “Preghiera del Navigante a San Nicola” tradotta in dialetto barese da chi scrive e da Rosa Lettini Triggiani.
Preghíre du Navegànde a Sànda Necóle
Gloriùse e sànde vèscheve de Crìste, Necóle,
ca giá da tànde e tànde tímbe víne nemenáte
cóme protettóre speggiàle de ci fatìche o viàgge pe máre,
ammíne a mè u sguàrde tú clemènde.
Addemànne a Dì aiùte pe mè, ca u máre addó fatìgghe
me iè sèmbe amìche, ca le presùne care pènzene a mè
sènza téme e m’aspèttene che fedùgge.
Non si permettènne ca u schembòrte
pìgghie u sobravvínde sópe a mè nànze o perìggue,
ma fá ca m’arrecòrdeche sèmbe
ca la paróla tó a Dì vàle e tu no mànghe má
de ièsse vecìne a ci iàve abbesègne.
Sànda Necóle gloriùse, ji crèdeche, sènza méne,
ca la domànda tó a Dì
non àva remanè sènze a ièsse ascoldàte
da ci abbacó le vínde e calmó la tembèste,
Gesecriste, Segnóre nèste,
ca vive e règne pe le sèggue de le sèggue.
Amèn
(Preghiera del Navigante a San Nicola. O glorioso e Santo vescovo di Cristo, Nicola, che già da tempo immemorabile vieni invocato come speciale protettore di chi lavora o viaggia sul mare, rivolgi benigno il tuo sguardo verso di me.
Intercedi presso Dio affinché il mare sul quale lavoro mi sia sempre amico, e i miei cari possano pensare a me senza timori in fiduciosa attesa.
Non permettere che lo scoraggiamento si impadronisca di me nel momento del pericolo, ma mi ricordi sempre che tu sei valido intercessore presso Dio e non manchi di essere presente a fianco di chi ti invoca.
Io credo fermamente, o glorioso San Nicola, che il tuo intervento presso Dio non rimarrà inascoltato da parte di colui che calmò i venti e sedò la tempesta, Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen).
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SAN NICOLA, SAN GAETANO E IL MARITAGGIO
L’affollamento di devoti e curiosi che si recavano alla Basilica il 6 dicembre, in occasione della festività di San Nicola per assistere alle Sante Messe, quest’anno non sarà consentito. Infatti, a causa del Covid-19, celebrare il nostro protettore, la più importante ricorrenza per i baresi, si potrà fare solo attraverso i canali telematici e la televisione. Le disposizioni vietano tutte le manifestazioni e gli assembramenti e le Sante Messe saranno celebrate a porte chiuse.
Anche per le moltissime giovani in cerca del loro principe azzurro che, nel solco della tradizione nicolaiana, accorrevano numerose in Basilica per la dote maritale, quest’anno non lo potranno fare per il motivo citato.
La ricorrenza di dicembre è stata sempre sentita soprattutto nei paesi del Nord Europa, dove la figura del Santo, in seguito alla Riforma protestante del XVI secolo, si identifica con quella di “Santa Claus”. L’anniversario della Traslazione è celebrato particolarmente nel mondo russo-ortodosso. San Nicola è considerato anche il protettore dei bambini, forse per il noto miracolo dei tre ragazzi che il Santo salvò dall’oste malvagio.
Molte sono le testimonianze che confermano San Nicola simbolo di pace e riconciliazione fra gli uomini, segno di unità nella chiesa, punto di convergenza e di irraggiamento nell’ambito degli itinerari giubilari sulla rotta dei due Poli. Egli è uno dei Santi più popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in tutto il mondo sin dal medioevo, quando la grandezza dei suoi miracoli era nota ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia.
Le tre sfere che contrassegnano il Vescovo di Mira, sono in realtà i simboli delle borse donate a tre ragazze in procinto di essere prostituite e salvate da quel provvidenziale intervento che, peraltro, pare sia autenticamente avvenuto.
Anche san Gaetano ha la fama di aiutare le ragazze da marito, come si legge in una novella a sfondo religioso, pubblicata su “Fiabe e novelle del popolo pugliese” di Saverio La Sorsa (Edizioni di Pagina). Una donna indigente si recò in chiesa a pregare san Gaetano affinché l’aiutasse, per maritare tre sue figlie. Il Santo promise di aiutarla e ogni tanto si presentava a casa della donna sotto l’aspetto di un signore e lasciava una borsa di monete. Le vicine, notando che la donna comprava tanti oggetti di valore da quando riceveva le visite del distinto signore, iniziarono a criticare il comportamento della donna, anzi ipotizzarono addirittura che la donna vendesse l’onore delle figlie e fecero insospettire il marito che chiese spiegazioni, nonostante la moglie disse che si trattava di san Gaetano. La donna allora si rivolse al santo affinché facesse trionfare la sua innocenza. Il santo si recò a casa della donna e, dopo aver chiamato le vicine pettegole disse: “Non sono il signore che voi pensate; sono san Gaetano”. Dette tali parole, apparve sotto forma di santo e scomparve. E così fu acclarata l’innocenza della donna.
Ma al di là di curiosità e leggende sta di fatto che Bari, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture identificando il suo destino in quello di San Nicola “che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d’Occidente” (Giovanni Paolo II), quale simbolo di pace e di riconciliazione fra gli uomini e segno di unità nella chiesa.
Facciamo nostro l’auspicio di Padre Giovanni Distante o.p., priore della Basilica di San Nicola che, nel suo editoriale al Bollettino di San Nicola n. 5/2020, scrive tra l’altro: “In questo tempo difficile, in cui viviamo l’esperienza di una nuova epidemia virale, rattrista non poter raggiungere Bari. Consola la certezza che il Santo Taumaturgo Nicola non ci abbandona, pronto a soccorrerci e liberarci da ogni male sempre, ovunque siamo e viviamo”.
E a proposito di maritaggio, mi piace riportare una poesia di Agnese Palumbo (1879-1959) intitolata, appunto, “U maretagge”.
U MARETAGGE
di Agnese Palummo
So vengiute u maretagge
A la dì de l’otte magge:
Probie u prime è u nome mì
E rengrazie u buene Dì.
So na povera iorfanedde,
Cambe afflitte e poveredde,
Senza manghe na cammise.
Tenghe a mamme m’ Baravise.
Mò nu zite m’agghia acchià,
Ca me pozze maretà.
Le chembagne de la strate,
Ce m’avonne ambediate,
Ca so avute chessa sorte.
Mè!... e a me ce me ne mborte!
Marteredde e Matalene
Come gnottene velene!
Che ce facce avonne ditte:
“Pre!... Asaprame le chembitte!...”
Si, nu zite m'agghia acchià;
Mò me pozze maretà.
Piete, u figghie de Geditte,
M’acchiamende fitte fitte;
Jdde, appene ca me vete,
Spasseggesce nanze e drete.
Se petesse fa coragge,
Percè tenghe u maretagge!
Ce Petrucce mò me vole,
Grazie a Te Sanda Necole!
Sì, me vogghie maretà,
Percè u zite pure sta!
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Poesia premiata in occasione delle feste di San Nicola e musicata dalla Signora Clelia Fuzio.
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SAN NICOLA, IL LUPO AFFAMATO E LA MUCCA
La storia di San Nicola di Bari non finisce mai di stupirci con lo studio della sua vita, dei miracoli e delle leggende. Il miracolo, in genere, è qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto supera i limiti delle normali prevedibilità del verificarsi di un fatto o va oltre le possibilità dell’azione umana.
Per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio, possono essere compiuti per intercessione della Madonna o di un santo o avvalendosi di loro come strumento. Il miracolo è prova, per la Chiesa cattolica, della santità di coloro per intercessione dei quali è operato; l’accertamento dei miracoli entra quindi nelle cause di beatificazione e canonizzazione.
La caratteristica della leggenda è quella di contenere elementi fantastici e miracolosi relativi alla vita di un santo e si distingue da altri racconti di contenuto storico, né hanno solitamente un significato religioso, ma possono avere un significato più generico, o moralmente edificante, spesso confondendosi con le fiabe, come nel nostro caso.
Oggi mi riferisco ad una fiaba, poco conosciuta, relativa a San Nicola ed è quella del lupo affamato e la mucca che padre Gerardo Cioffari o.p., storico della Basilica di Bari, riporta nel suo libro “San Nicola – La vita, i miracoli, le leggende” (Basilica San Nicola Editore).
È noto che nella fantasia popolare russa, S. Nicola non è un santo come gli altri, ma uno che per il popolo e specialmente per i deboli fa di tutto, anche a costo di disobbedire a Gesù. Come narra questa fiaba.
Una volta, essendo venuto a Gesù il desiderio di visitare la terra, pensò che il compagno ideale fosse S. Nicola, colui che più capiva la povera gente. Una sera bussarono alla casa di una povera vedova con i suoi bambini. Quando chiesero da mangiare, la vedova ebbe un momento di esitazione pensando ai suoi bambini ed alla mucca che non dava latte perché stava per dare alla luce il vitellino. Ma inteneritasi per questi illustri viandanti, diede loro da mangiare e notò con sua grande sorpresa, che il panino che mise a tavola, appena era addentato da Gesù e da Nicola, ricompariva integro sulla tavola. Anzi trovò anche la farina nel granaio e all’alba preparò per loro delle frittelle. Quindi Gesù e Nicola ripresero il cammino fra i campi verdeggianti.
Un po’ stanchi, passarono vicino a un mulino, ma il padrone arrogante li cacciò: “Andate via, mangiaufo e fannulloni”. E li fece allontanare dai suoi servi. Giunti quindi al limitare di un bosco, si stesero per terra a riposare. Ed ecco accorrere verso di loro un lupo grigio affamato: “Signore io voglio mangiare; sono tre giorni che giro senza trovare da mangiare”. E Gesù: “Vai dalla vedova del soldato. Ha una mucca bianca. Sbranala e mangiala”. Nicola non riuscì a trattenersi: “Ma Signore, è così povera e ci ha accolto bene!” Ma Gesù fece segno al lupo che partì di gran carriera. Quando Gesù chiese a Nicola di raccogliere un po’ di rami secchi e accendere il fuoco, Nicola entrò nel bosco e ... come un fulmine cominciò a correre, arrivando alla casetta prima del lupo. Gettò tanto fango sulla mucca, al punto di farla sembrare nera. Tornò quindi, sempre di corsa, da Gesù per accendere il fuoco. Intanto giunto alla casetta anche il lupo, quando vide una mucca nera e non bianca, come aveva detto Gesù, non se la sentì di mangiarla.
Al mattino Gesù e Nicola ripresero il cammino, ed ecco di nuovo il lupo: “Signore, c'è soltanto una mucca nera?!” E Gesù: “E allora mangia la nera”. Nicola avrebbe voluto vanificare l’ordine di Gesù e accorrere in aiuto della donna. Ma si trattenne. Durante la notte infatti aveva sognato di una botticella piena di monete d’oro che rotolava giù dalla collina. “Signore”, aveva detto, “diamola alla povera donna con i bambini che piangono”. E Gesù: “No Nicola, questa è destinata al padrone del mulino”. Ed infatti questi la ricevette, esclamando: “Peccato che la botticella sia una sola, sarei stato felice che fossero state una decina!”
Avvertendo la sete Nicola si avvicinò ad un pozzo ma, quale non fu la sorpresa, quando vide che questo brulicava di serpenti e all’orlo era legato il padrone del mulino fra sofferenze atroci. Finalmente più avanti trovò un altro pozzo, pieno di acqua fresca e pura. La donna coi bambini giocava felice nel prato. Ad un tratto sentì Gesù che lo chiamava: “Nicola, perché stai lì tutto questo tempo?” E Nicola: “Come sarebbe, sono stato tre minuti!” E Gesù di rimando: “Non tre minuti, ma tre anni”.
Erano di nuovo in Paradiso. |
SAN NICOLA, SADKO' E IL RE DEL MARE
- L’autorevole “The Oxford Dictionary of Saints”, di David Hugh Farmer, che è una raccolta concisa di informazioni su oltre 1300 santi e contiene oltre 1700 voci, definisce San Nicola “Uno dei santi più universalmente venerati sia in Oriente che in Occidente”, mentre i Benedettini di Ramsgate (una città della contea del Kent in Inghilterra), lo definiscono “Uno dei santi più popolari della cristianità”.
Tutte testimonianze che confermano, senza alcun dubbio, l’universalità del culto del nostro protettore. In Russia è difensore dei contadini ma anche dei naviganti, come dimostra la fiaba di Sadkò, che ha ispirato musicisti come Rimskij-Korsakov e Prokofiev.
Padre Gerardo Cioffari o.p., scrittore e storico della Basilica di San Nicola, narra nel suo libro “San Nicola – La vita, i miracoli e le leggende” (Basilica San Nicola Editore), che nella città di Novgorod viveva un cantastorie che si chiamava Sadkò, il quale si guadagnava da vivere suonando la sua “gusla” (una specie di chitarra) ai banchetti dei ricchi.
Venne il tempo che veniva chiamato poco, cominciando ad avvertire le difficoltà della povertà.
Un giorno, mentre suonava sulle rive dell’Ilmen, un lago russo di importanza storica, vide uscire dalle acque il maestoso Re del Mare che disse: “Ehi tu, Sadkò, voglio ricompensarti per questa tua melodia. Torna in città e scommetti la tua testa che in questo lago c’è un pesce d’oro”.
Sadkò così fece e tre mercanti accettarono la scommessa. In effetti tutti videro uscire dalle acque, per tre volte, un pesce d’oro e Sadkò, vincendo la scommessa, si arricchì.
E col vizio delle scommesse sosteneva che poteva acquistare tutto ciò che passava da Novgorod, ma una volta non riuscì, perdendo la scommessa e riuscendo ad allestire solo alcuni vascelli e tornare al mare.
Ma una tempesta colse la sua flotta ed egli gettò in mare tante cose per calmare l’ira del Re del Mare. Ma il Re del Mare voleva una testa viva, per cui i marinai tirarono a sorte colui che doveva sacrificarsi e, ironia della sorte, uscì proprio il nome di Sadkò che venne gettato in mare.
Ed ecco il Re del Mare: “Ehi tu Sadkò, hai tanto navigato senza mai pagarmi tributi, in cambio suonami la gusla”.
Al suono di quello strumento, le acque in superficie si mossero formando enormi e violente onde e le navi che passavano, affondavano.
Allora i naviganti cominciarono a pregare S. Nicola, invitandolo a sconfiggere o almeno calmare il Re del Mare. E Nicola sprofondò anch’egli negli abissi.
Sadkò si vide apostrofare da questo vecchietto dai capelli bianchi: “Ehi tu, Sadkò di Novgorod, non suonare più la tua gusla!” E il giovane: “Non posso obbedirti, me l’ha comandato il Re del Mare”.
E Nicola: “Fatti furbo. Spezza corde e cavicchi, e dici che non puoi suonare più”. E Sadkò: “Ma così rischio di restare per sempre quaggiù!”.
Al che il santo protettore dei naviganti rispose: “Il rischio c’è, perché il Re del Mare ti tenderà una trappola. Farà sfilare davanti a te trecento belle fanciulle. Tu dici che non hai scelto nessuna di esse. Lascia passare anche le seconde trecento. Fra le terze trecento scegli l’ultima, una fanciulla di Cernava. Sposala, ma non avere rapporto carnale con essa nell’azzurro mare, altrimenti ci resti per sempre”.
Sadkò fece come S. Nicola gli aveva detto, e si ritrovò festeggiato da tutti nella città di Novgorod.
La sua guardia lo circondò d’affetto ed egli, grato al santo, fece costruire la bella cattedrale di S. Nicola di Možajsk, il santo difensore della città e dei suoi fedeli devoti.
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LA STORIA DELLA "COLONNA MISTERIOSA" DELLA CRIPTA DI SAN NICOLA
La cripta della Basilica di San Nicola, la chiesa sotterranea in corrispondenza del presbiterio e del transetto, fu certamente la prima parte della chiesa che fu portata a termine.
Le ossa del Santo (circa il 65% dello scheletro) si trovano all’altezza del piano di calpestio, racchiuse in blocchi di cemento armato. La non completezza si spiega col fatto che varie reliquie erano già sparse per il mondo e che i baresi dovettero agire in fretta per timore dell’arrivo dei saraceni, e quindi dovettero accontentarsi delle ossa più grandi immerse nel sacro liquido.
Qualche anno fa, quando gli operatori della BBC di Londra calarono una sonda, si vedeva il cranio in posizione piuttosto centrale ed il resto delle ossa sparse intorno. La ricostruzione dello scheletro realizzata nel 1988 dal professore Luigi Martino mostra un uomo di media statura. La colonna nell’inferriata, che si trova nell’angolo a destra appena scesi in cripta, si trovava fino al 1953 al posto della seconda colonna a destra. È una colonna di marmo rossiccio che, nota come colonna miracolosa, da secoli attira la devozione dei pellegrini che accorrono a toccarla convinti delle sue virtù taumaturgiche. Le leggende popolari su di essa si sono moltiplicate nel corso dei secoli, tutte però riconducibili ad una più antica, che risale forse al XII secolo.
Nel XV secolo al fiammingo Georges Languerant fu detto che quella colonna era stata trainata dai buoi che recavano le reliquie di S. Nicola nell’area destinata alla costruzione della chiesa. Ma fu il Beatillo nel 1620 a raccogliere le varie “voci” e a sviluppare la leggenda che, secondo lui, S. Nicola fece un viaggio a Roma in visita a papa Silvestro e passando dinanzi alla casa in demolizione di una donna di facili costumi, ammirò questa bella colonna e la sospinse nel Tevere. Miracolosamente si ritrovò nelle acque antistanti il porto di Mira ed egli, al suo ritorno, la collocò nella cattedrale.
Altrettanto miracolosamente fu vista galleggiare nelle acque di Bari all’arrivo delle reliquie del Santo. Nessuno riusciva a prenderla. Finalmente, la notte che precedeva la riposizione delle sue reliquie (fra il 30 settembre ed il 1° ottobre del 1089), mancando una colonna, S. Nicola intervenne a completare lui stesso l’opera dell’abate Elia: i baresi udirono suonare le campane e, accorsi alla Basilica, videro un santo vescovo che con due angeli abbatteva il pilastro eretto dall’abate Elia e vi installava la nostra colonna.
La tradizione vuole che le giovani fanciulle in cerca di marito il 6 dicembre, giorno della festa del Santo, si rechino in pellegrinaggio in Basilica per compiere 3 giri intorno alla colonna.
La «Colonna Miracolosa”, così è descritta in un pannello posizionato accanto alla stessa: «Di colore rosso, con venature bianche, la cui leggenda è documentata per la prima volta nel testamento (1359) del fiorentino Niccolò Acciaiuoli, consigliere della regina Giovanna I. Questi aveva fatto costruire una cappella nel luogo sottostante, presso quella colonna che lo stesso glorioso Confessore con le sue proprie mani pose allorché si stava edificando la Chiesa o Confessione suddetta.
Intorno a questa tradizione dei primi tempi della Chiesa vennero poi sviluppandosi intere leggende, la più diffusa delle quali inserisce la colonna in un improbabile viaggio di S. Nicola a Roma. San Nicola l’avrebbe spinta nel Tevere e da sola sarebbe pervenuta a Mira. Mentre si costruiva la cripta, i marinai la videro nelle acque di Bari, ma non riuscirono a prenderla. La notte della reposizione delle reliquie, il popolo accorse al suono delle campane e vide S. Nicola che con due angeli la stava collocando nella Cripta. Le lunette sulle pareti furono dipinte verso il 1660 da Nicola Gliri e discepoli».
Le notizie di cui sopra sono state riprese dal volume “La Basilica di San Nicola” di padre Gerardo Cioffari o.p. (2004).
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LA CATTEDRALE DI TRANI E SAN NICOLA PELLEGRINO
La Cattedrale di Trani si eleva come una gigantesca nave arenata, bianca e monumentale, dominando il centro antico della città, con la facciata che esalta gli elementi architettonici e decorativi particolarmente preziosi. Il campanile, innestato nel corpo dell’edificio, è forato alla base per consentire il passaggio pedonale.
Un monumento sacro, importante espressione del romanico pugliese e rilevante testimonianza dell’architettura storica a livello europeo che lascia stupiti e senza fiato. La monumentale opera offre interessanti approfondimenti di indagine per la sua attuale configurazione esterna, isolata rispetto al tessuto urbano circostante, e sprovvista della complessa articolazione strutturale caratterizzante molti edifici religiosi medievali.
Trani, infatti, è una delle più belle città della Puglia, ricordata proprio per la magnifica Cattedrale, fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola (1075-1094), morto nella stessa città in odore di santità. La Basilica che si leva altissima sul mare, prese il posto di una chiesa più antica intitolata a Santa Maria.
Sono trascorsi oltre 925 anni dalla morte del giovane pellegrino greco Nicola, morto a Trani in odore di santità e riconosciuto suo Patrono.
A causa dell’invito alla conversione attraverso il motto “Kyrie Eleison”, Nicola viene cacciato di casa da sua madre. Nel 1092 s’imbarca con il monaco Bartolomeo e attraversa diverse località limitrofe. Giunge a Taranto dove, a causa del suo gridare “Kyrie eleison”, viene fatto frustare dal vescovo Alberto. Il 20 maggio arriva a Trani. Qui, la sua predicazione per le strade della città attira i fanciulli e riceve il consenso dell’arcivescovo Bisanzio I, che gli concede il permesso di restare.
Successivamente, si ammala e il 2 giugno, all’età di soli 19 anni, rende dolcemente la sua anima beata nelle mani del suo Creatore. Nel 1099 viene canonizzato da Papa Urbano II. Nel 1143 le spoglie mortali vengono solennemente traslate nella imponente Basilica costruita in suo onore.
Il giovane pellegrino Nicola, è vissuto al tempo in cui Roberto il Guiscardo e il figlio Boemondo realizzavano la loro spedizione in Grecia mirando a Costantinopoli. Era anche il tempo in cui i baresi riuscivano nell’impresa di portare a Bari le reliquie di San Nicola di Myra.
Un San Nicola diverso da quello di Bari, soprattutto per la sua breve vita: nacque infatti nel 1075 e morì nel 1094 e padre Gerardo Cioffari o.p., lo ha voluto ricordare nel volume “S. Nicola Pellegrino - Patrono di Trani”, edito dal Centro Studi Nicolaiani di Bari, in occasione del IX centenario della morte, narrando della sua vita in chiave critica, storica e del messaggio spirituale che ha voluto lasciare ai posteri.
Dopo la morte di Nicola, fiorirono numerosi i miracoli e quattro anni dopo, nel 1098, in occasione nel Sinodo Romano, il vescovo di Trani chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i miracoli avvenuti dopo la morte. Il papa Urbano II emanò un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani, dopo opportuna riflessione, ad agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e dopo aver fatto erigere una nuova Basilica vi depositò il corpo del Santo.
Per il suo continuo gridare “Kyrie eleison” (Cristo abbi pietà di noi) fu dapprima cacciato di casa dalla madre, come detto, e durante il suo peregrinare fu fatto fustigare dal vescovo di Lecce, Teodoro Bonsecolo, e successivamente fu fatto frustare a sangue dall’Arcivescovo di Taranto, Alberto. Insomma, una vita breve e travagliata all’insegna del “Kyrie eleison” che non si stanca mai di pronunciare per le strade della città e lo stesso Arcivescovo di Trani, Bisanzio I, lo convoca per conoscere le ragioni del suo comportamento. Egli spiega i motivi del suo modo di agire, richiamando le parole del Vangelo, fino a che il 2 giugno 1094 muore nella casa di un certo Sabino di Trani e sepolto in un angolo della Cattedrale.
Per questi motivi e per il forte impulso alla provocazione egli fu considerato “moros” termine greco usato nella Sacra Scrittura per designare un pazzo, successivamente il termine ha avuto un’accezione meno forte di “moros” e cioè “salòs” (ingenuo, innocente) il quale indica più dabbenaggine che pericolosità.
Monsignor Carmelo Cassati, che presenta la pubblicazione di Cioffari, dice di lui: «San Nicola Pellegrino vuol ritornare a prendere il suo posto di Patrono nella città che gelosamente conserva le sue ossa, ma ritorna con la forza di chi, avendo scoperto e sperimentato l’amore di Dio, trovò necessario dare altrettanta risposta d’amore accettando di passare “pazzo per Cristo”, nel continuo bisogno di misericordia».
Il patrono di Trani, infine, è considerato uno dei Santi più solidi dal punto di vista della critica storica. Sono pochi, infatti, i patroni “pugliesi” che godono di un “corpus documentario” così ricco e interessante e San Nicola Pellegrino è uno dei pochi grandi Santi che possono vantarlo.
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NELLA BASILICA DI SAN NICOLA E' PRESENTE ANCHE IL "TRITTICO NICOLAIANO" DI ANNA MARIA DI TERLIZZI
Quest’anno, com’è noto, a causa del Covid-19, la Sagra di San Nicola si svolge in tono minore, anzi si celebrano solo le funzioni religiose richieste dalla Solennità, senza partecipazione di popolo, senza cortei e senza processioni.
In Basilica si svolgono tutte le funzioni religiose previste e collegate al nostro grande San Nicola, compreso il prelievo della Sacra Manna, che sarà fatto in modo riservato e senza la presenza del grande pubblico, che potrà seguire i riti previsti attraverso TV e canali social che sono disponibili a diffondere i sacri eventi.
Il Vescovo di Mira, anzi di Bari, risveglia in noi la nostalgia dell’unione, della presenza collettiva per festeggiare il nostro grande Protettore e pregare San Nicola, non soltanto per noi e per i nostri Paesi, ma per il mondo intero, affinché attiri la misericordia divina in questo momento di grande pericolo e paura.
Quello che mi piace segnalare alla vostra attenzione è che nella Basilica di San Nicola, proprio accanto alla statua del Santo, è presente il “Trittico Nicolaiano”, opera della scultrice barese Anna Maria Terlizzi del 1987. Si tratta del “Bassorilievo in bronzo raffigurante, al centro, il vescovo Nicola che prende possesso della cattedra dell’Abate Elia. Sulla sinistra e sulla destra sono rappresentati eventi storici e miracoli”.
Unica opera di una donna nella Basilica barese.
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SAN NICOLA E LA RELIQUIA DI RIMINI
Mi capita tra le mani un bel testo di qualche tempo fa che tratta della storia, dell’arte e della spiritualità della reliquia di San Nicola presente a Rimini nella Chiesa di San Nicolò.
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” della Diocesi di Rimini ha dato alle stampe il bel volume di grande formato “San Nicola e la reliquia di Rimini”, curato da Andrea Donati e Natalino Valentini (Piergiorgio Pazzini Stampatore Editore), in relazione alla solennità del dono della sacra reliquia di San Nicola alla Chiesa Greco-Ortodossa di Dimitriade.
Da molti secoli la Diocesi di Rimini custodisce e venera nella Chiesa di San Nicolò, completamente distrutta dalla guerra e successivamente ricostruita, una sacra reliquia che la devozione dei fedeli e le autorità religiose hanno sempre attribuita a San Nicola di Myra. Si tratta dell’omero sinistro, giunto in maniera fortunosa a Rimini alla fine del dodicesimo secolo e mancante nelle spoglie conservate nella Basilica di Bari.
San Nicola, come è ampiamente noto, viene venerato come modello di carità e giustizia, difensore della retta dottrina contro ogni tentativo di divisione e di eresia. Inoltre, è tra i Santi più amati e venerati dalla Chiese ortodosse sia greche, russe e slave che da quella Cattolica latina e dalle Chiese orientali cattoliche. Questi, tra i motivi che fanno considerare San Nicola un Santo ecumenico. Giovanni Paolo II, nella sua storica visita nel 1984 a Bari, disse che il vescovo di Myra «risveglia in noi la nostalgia dell’unità che è forma dell’amore».
Il volume, che è frutto della appassionata tessitura di Natalino Valentini, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini, oltre a documentare con cura la rilevanza della celebrazione ecumenica, si offre soprattutto come prezioso e innovativo strumento di ricognizione storica, iconografica, teologica, liturgica e spirituale sulla presenza di San Nicola di Myra a Rimini e nell’area centro-adriatica, privilegiando il confronto e il dialogo con la tradizione ortodossa greca, slava e russa, in particolare.
Sua Eminenza il Cardinale Walter Kasper, che firma la prefazione, auspica che: «Il dono della reliquia di San Nicola e le relazioni stabilite tra le due chiese, cattolica e ortodossa, siano lievito di più intense collaborazioni fra cattolici e ortodossi e che San Nicola, venerato insieme interceda presso il Signore perché cattolici e ortodossi possano ritornare nella piena unità, a celebrare insieme l’Eucaristia, l’unico sacrificio di Cristo».
Non manca la presenza di padre Gerardo Cioffari, o.p., storico della Basilica di San Nicola di Bari, con il capitolo “San Nicola nel Passionario di Rimini”, che tratta della diffusione del culto di San Nicola in Emilia e Romagna.
Il testo riporta, tra l’altro, la “Ricognizione anatomica e studio antropometrico delle reliquie ossee di San Nicola di Bari” di Luigi Martino, già Direttore dell'Istituto di Anatomia Umana Normale dell'Università di Bari per 5 anni (tra il 1942 e il 1950), con encomio della Facoltà di Medicina).
Il volume, che è corredato da molte illustrazioni e foto dell’importante avvenimento, ha visto la partecipazione della Delegazione della Diocesi di Rimini, di quella Metropolita di Dimitriade e di quella Ortodossa d’Italia, riporta nei diversi capitoli storia, arte, tradizione liturgica, esperienza ecumenica, innologia e poesia, ricognizioni anatomiche e, in appendice, i decreti canonici sul dono della reliquia, l’atto della Cancelleria sulla ricognizione e l’elenco delle delegazioni ufficiali. Insomma un libro-documento che non può mancare nelle biblioteche degli studiosi nicolaiani e dei devoti del Santo ormai considerato di Bari.
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CENTRO STORICO DI BARI: LA CORTE DEL CATAPANO E DEI CATAPANI
Nel centro storico di Bari è presente un breve tratto di strada denominata corte del Catapano (da strada di Palazzo di Città a largo Urbano II), ma logica vuole che il nome spetterebbe al comprensorio costituito dal largo Urbano II, dalla piazza San Nicola e dal largo Abate Elia, i quali rappresentano l’antica corte del catapano in cui sorse la Basilica di San Nicola.
Intorno al 969 fu costituito il catapanato d’Italia con a capo un catapano, alto ufficiale bizantino che governava le provincie. Dal 10° secolo in poi il governatore bizantino risiedeva a Bari, mentre all’epoca della denominazione normanna e spagnola risiedeva in Sicilia ed era preposto alla sorveglianza dei commerci e dei mercati. La stessa Capitanata ha preso il nome dai funzionari (catapani) che l’amministravano in epoca bizantina.
Ma chi era il catapano? Secondo Guglielmo Apulo, in un suo famoso poema sulle gesta dei normanni, scrive che era uno che stava a capo di tutti, che comanda, ossia un governatore. Bari fu sede di tale magistrato, a capo del catapano, chiamata appunto corte catapanale.
L’area della corte, oggi occupata dalla Basilica, comprendeva la reggia, gli uffici, l’alloggiamento della guarnigione, chiese, cappelle, piccoli terreni e una minuscola darsena per le navi in arrivo e in partenza.
Vito Antonio Melchiorre (1922-2010) ci fa sapere che intorno al 1011, questa cittadella fu fortificata dal catapano Basilio Mesardonite, come risulta dalla scritta su una lastra conservata nel lapidario della Basilica barese.
Va detto che la corte del catapano era vigilata attentamente dalla guarnigione come risulta dalla seguente citazione: “Tota curte de predicta ecclesia S.ti Georgii. Prima ab oriente est illud unde preteribant et ambulabant homines de catapanibus huius civitatis quando custodiebant curtem domnicam”.
Nel 1087, le spoglie di San Nicola, furono affidate alla cure dell’Abate Elia, rettore del Convento di San Benedetto e, dopo tre giorni, per tenerle al sicuro, le fece trasferire e custodire nella chiesa di Sant’Eustrazio, nella corte del catapano, in attesa dell’autorizzazione del duca Ruggiero, per la costruzione della Basilica.
Ma chi erano i catapani di Bari? Quelli conosciuti li ricorda Melchiorre nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore).
Gregorio Trachaniota o Tracamoto (999), Xifea (1006), Curcuas, patrizio (1008), Basilio Mesardonite (1010), Andronico Turnichio (1017), Basilio Bugiano (1018), Cristofaro (1028), Potone (1029), Michail, protospata con Ykiacon (1031), Costantino, protospata, detto Opo (1033), Michail, patrizio e duca, detto Sfrondilo (1038), Niceforo, detto Dulchiano (1039), Michele Dulchiano, il giovane, protospatario (1040), Exaugusto Bugiano, figlio di Basilio, surrogato da Sidoniano – Maniace, maestro e duca (1041), Argiro (1042), Teodoro Cano (1043), Eustachio Paladino e Costantino Chagea (1045), Giovanni Rafayl (1046), Bayulo (1049), Sicone da Matera (1052), Scinuro (1054), Miriarca (1060), Marulo (1061), Siriano e Pulchairo (1062), Apochara (1064), Cyriaco (1066), Mabrica (1067), Stefano Paterano (1069). |
LA LEGGENDA DI SAN NICOLA E SAN CASSIANO
Per leggenda si intende una breve narrazione relativa alla vita di un santo, dove l’elemento storico è deformato dalla fantasia popolare o arricchito da elementi immaginari.
San Nicola, vescovo e confessore, è considerato uno dei Santi più popolari della cristianità, celebrato in tutte le nazioni, soprattutto dalla Chiesta russa, ove sono innumerevoli chiese e cappelle a Lui dedicate.
Tra le leggende relative al nostro Santo protettore vi è quella relativa a San Nicola e San Cassiano che lo storico della Basilica di Bari, padre Gerardo Cioffari o.p., riporta nel suo libro “San Nicola – La vita, i miracoli, le leggende” (Basilica di San Nicola Editore). Il nome Cassiano deriva dal latino Cassianus, tratto dal sanscrito sasadànah, che significa “armato d’elmo”.
«Una volta, d’autunno, un contadino, mentre procedeva per una strada di campagna, affondò con il suo carro nel fango. Tutti sanno come sono in Russia le strade. Se pensiamo poi che ciò avveniva d’autunno, allora non si possono neppure descrivere.
Si trovò a passar di là San Cassiano. Il contadino, che non sapeva chi fosse, cominciò a supplicarlo: “Signore, aiutami a tirar fuori il carro. Al che il beato Cassiano risposte: Ma sei matto! Ci mancherebbe che mi imbratti i vestiti per te!” E se ne andò per la sua strada. Non passò molto tempo ed ecco passare di là il beato Nicola. Quasi piangendo il contadino lo supplicò: “Bàtjuṧka, bàtjuṧka, aiutami a tirar fuori il carro che è rimasto bloccato nel fango.” E san Nicola lo aiutò.
Arrivò il momento che il beato Cassiano e il beato Nicola dovettero far ritorno in Paradiso. Dio chiese: “Dove sei stato, san Cassiano?” Rispose: “Sono stato sulla terra. Mi è capitato di passare vicino ad un contadino, il carro del quale era sprofondato nel fango. Mi ha chiesto di aiutarlo a tirar fuori il carro, ma io sono stato attento a non sporcarmi questo vestito paradisiaco.”
Rivolto poi a san Nicola, Dio chiese: “E tu, … dove sei stato per sporcarti a quel modo? Nicola rispose: Sono stato sulla terra. Stavo facendo quella stessa strada ed ho aiutato il contadino a tirare fuori il carro”.
Allora Dio disse: “Ascolta Cassiano. Tu non hai aiutato il contadino, allora non avrai che una festa ogni tre anni. Tu, beato Nicola, poiché hai aiutato il contadino a tirar fuori il carro dal fango, sarai onorato con la celebrazione di due feste ogni anno.” E da quel momento così avvenne. In onore di Cassiano la festività liturgica viene solo nell’anno bisestile, mentre in onore di S. Nicola ci sono due feste, una a maggio e l’altra a dicembre.»
Di San Nicola, conosciamo quasi tutto, ma chi era San Giovanni Cassiano? Una figura di notevole rilievo del V secolo, con vasta cultura e numerosi viaggi alle spalle che gli permisero di esercitare un’influenza considerevole sul suo tempo. Nacque verso il 360 (o 365), nell’attuale Romania, in una agiata famiglia cristiana.
Nel IV secolo, la sua regione era un luogo di incontro tra il mondo latino e quello greco. Cassiano ereditò dunque una doppia cultura. Questo è importante per comprendere l’influenza che eserciterà sulla tradizione monastica, sia d’Oriente che d’Occidente.
Egli potrà fare passare nella Gallia tutta l’eredità monastica ricevuta in Oriente – legata fino ad allora alla cultura greca – trovando l’adeguato vocabolario latino per dirlo, pur mancando al latino parlato nel suo paese la purezza della lingua.
Morì a Marsiglia verso il 435. Egli trasmetterà in occidente, grazie alla sua doppia cultura greca e latina, adattandola, la dottrina spirituale lungamente assimilata in Egitto, acquisendo notevole esperienza. Ha vissuto in un monastero ed ha condiviso la vita degli anacoreti in una cella in pieno deserto. Ha potuto intrattenersi con i più prestigiosi Padri del deserto.
Senza contare la sua esperienza diplomatica che lo ha messo al corrente delle grandi questioni della Chiesa del suo tempo.
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IL PRIMO BIOGRAFO DI SAN NICOLA? MICHELE ARCHIMANDRITA
Scrivere la ‘Vita di San Nicola’ non è impresa facile, ma padre Gerardo Cioffari o.p., storico di San Nicola e della relativa Basilica di Bari, non finisce mai di fare ricerche, e ci parla del primo biografo di San Nicola nel suo “St Nicholas New” n. 134.
Trattasi di Michele (non si sa altro), tranne che della sua dignità monastica di ‘Archimandrita’, autore della prima vita di San Nicola, che dimostra di conoscere le tradizioni di Mira.
Pare che a parlare per primo di Michele Archimandrita sia stato Antonio Beatillo (1570-1642), nel 1620, un erudito barese della Compagnia di Gesù che scrisse la “Vita di San Nicola” di maggior successo in Occidente. Secondo Beatillo, Michele Archimandrita era un santo vissuto nel V secolo, molto devoto a San Nicola, che lo aveva liberato da tante tentazioni e da incombenti pericoli.
Il secondo a parlare di Michele Archimandrita nel 1751, fu l’arcivescovo di Santa Severina di Calabria, tale Niccolò Carmine Falcone (1681-1759), il quale aveva capito che la ‘Vita’ corrente del nostro Santo era composto da due tradizioni diverse. Poi scoprì che la ‘Vita’ riportata dal codice “Vaticano greco 821” non riportava alcuno dei fatti più noti di San Nicola, per cui capì di aver scoperto la ‘Vita’ del secondo Nicola, quello vissuto 200 anni dopo. Secondo Falcone la ‘Vita di San Nicola’ (mai esistito) fu scritta verso l’840 dal patriarca di Costantinopoli, Metodio, su richiesta di un certo Teodoro che rielaborò un suo precedente scritto, richiesto a sua volta da tale Leone.
Fu Gustav Anrich (1867-1930), a smontare il fantasioso castello, pubblicando scientificamente nel 1913 un gran numero di testi greci su San Nicola, tra i quali il “Methodius ad Theodorum”, identificato da Falcone col testo di Michele Archimandrita.
Da qualche anno, ricorda padre Cioffari, si è interessato della questione lo studioso Dirk Krausmüller dell’Università di Belfast, ma nonostante i suoi “interessanti confronti stilistici”, e la conclusione che “non c’è dubbio che i due testi furono scritti dalla stessa persona”, è del tutto arbitraria e deriva da indizi troppo generici. Indizi che si trovano in tutte le opere agiografiche e portano questo studioso a identificare Michele monaco con Michele Archimandrita.
Secondo padre Cioffari, l’errore di Anrich è stato quello di aver datato la “Praxis de stratelatis” al 550 invece che al 350 circa e gli storici odierni di storia dei Goti e della storia della successione dinastica a Costantino e di storia della prefettura romana, concordano con le sue tesi: la “Praxis” è un testo del IV secolo e la utilizzano come fonte storica.
In conclusione: dato che prima del X secolo, c’è una marea di scritti nicolaiani (encomi, canoni, ‘Vite” di Metodio e di Giovanni Diacono napoletano, senza parlare delle prime commistioni con la “Vita Nicolai Sionitae”), è del tutto inconcepibile che di San Nicola si conoscesse solo la “Praxis de stratelatis”. Per cui se Beatillo, scrive padre Cioffari, è esagerato nel fare risalire Michele Archimandrita al V secolo d.C., sono in errore anche tutti coloro che vogliono datare la Vita di San Nicola di Michele Archimandrita a dopo l’VIII secolo.
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CURIOSITA' SU BARI E SAN NICOLA
Nel 1637 il gesuita Antonio Beatillo (1570-1642), teologo e storico italiano, pubblicò la prima storia organica della città di Bari, preoccupandosi di inserire ogni sorta di informazioni a lui note, utili alla conoscenza di fatti di cui era stato testimone.
Tra le citazioni vi è quella dell’incendio del Palazzo del Comune di Piazza Mercantile, conosciuto con il nome di “Palazzo del Sedile”, distrutto dalle fiamme nel 1601.
Due anni dopo gli amministratori fecero erigere un piccolo campanile con un orologio, fatto venire dalla Germania, che oltre alle ore suonava anche i quarti d’ora, cosa che in Puglia non si era mai vista, e fecero apporre una targa tuttora, esistente sulla facciata, che dimostra la veridicità di quanto detto. E così nel 1604 Bari fu la prima città della Puglia a dotarsi di un orologio così speciale.
Il volume citato registra in data 8 marzo 1536 che l’Università di Bari (il Comune del tempo), chiedeva di poter utilizzare certe pietre depositate presso l’Abbazia di Ognissanti di Valenzano, per favorire l’installazione del congegno e per la manutenzione dello stesso e invitando il Capitolo di assumersi l’onere delle spese per regolarlo. I canonici accolsero all’unanimità la proposta in onore della città e invitarono il procuratore a provvedere per l’esecuzione.
Un’attenta lettura del libro del Beatillo, però, fa trasparire che l’orologio non fu proprio il primo a essere installato in Puglia, ma certamente il primo che segnava le ore ed i quarti.
L’Archivio di San Nicola, che comprende una delle più importanti collezioni storiche delle memorie baresi, per il ruolo determinante che ha avuto e ha nella vita della città, ha nelle sue collezioni un libro di grande dimensione con copertina in cuoio intitolato “Babbione”. L’insolito titolo pare collegato al latino “babbius”, che sta per stolto. Il libro che è stato iniziato nel 1594 da tal Giovanni Battista Tutio, reca “notamenti cautele et negotij di casa de Tutijs”, trascritti da un precedente brogliaccio della stessa famiglia, con l’avvertimento, ai posteri, di continuare a compilarlo con altre informazioni del genere finalizzati alla conservazione dei dati. Pare che il titolo di “Babbione” (o stupidone), potrebbe riferirsi alla persona “che non curasse i propri interessi”.
Rende stimolante la lettura del volume, le numerose informazioni scritte sulle grandi pagine di carta pergamenata, nel quale sono annotate con scrupolo matrimoni, contratti, assunzione di domestici, pagamenti, riscossioni ed anche fatti di cronaca, anche estranei alla famiglia, ma riguardanti la Basilica di San Nicola.
Una spiegazione plausibile, scrive Vito Antonio Melchiorre del suo libro “Bari & San Nicola” (Edipuglia), potrebbe essere che qualcuno del casato Tutio, entrato a far parte del clero della Basilica, abbia portato con sé il volume e che qualche altro, per riempire le pagine bianche, se ne sia servito per redigere quelle memorie.
Nel detto “Babbione” si legge, in data 1° maggio 1808, la cronaca della visita alla Basilica di sua maestà Giuseppe Napoleone, salito al trono nel marzo 1808, effettuata il 15 aprile precedente, al quale fu data ospitalità dal priore Mons. Antonio Lombardi, nel palazzo priorale di San Nicola e ricevendo l’investitura di canonico, previsto dalle norme del tempo volute d Carlo II d’Angiò, ammettendo al bacio della mano il priore, le dignità, i canonici ed il clero. Dopo queste cerimonie scese nella Cripta, per pregare davanti alla Tomba del Santo.
Piazza Mercantile
Curiosità - Antonio Beatillo, oratore sacro e di grande valore, ricevette in dono una reliquia consistente il sangue coagulato di San Pantaleone e lo mescolò con alcune gocce della manna di San Nicola, il risultato fu inatteso: il sangue si liquefece e ribollì, lasciando nel fondo un residuo terroso.
Beatillo lasciò vari scritti, fra cui “Historia della vita di S. Nicolò” (Napoli 1620, Palermo 1633, Milano 1696, Roma 1701, Venezia 1705, Messina 1741); “Historia della vita di S. Sabino” (Napoli 1629); “Historia di Bari” (Napoli 1637). Si registra nei libri di Beatillo il valore per gli inediti dettagli relativi ad avvenimenti dei quali fu testimone oculare. |
Oggi si festeggia la festa folkloristica di San Nicola in Olanda che non ha confronti nel mondo, come ricorda nel suo “Foglio”, che invia periodicamente agli amici di San Nicola in tutto il mondo, padre Gerardo Cioffari o.p., il domenicano colto, che sa tutto sul nostro patrono.
Nei secoli XVII e XVIII, prevalendo il protestantesimo puritano, anche il folklore nicolaiano era fuorilegge. Infatti all’inizio del XVII secolo, tale Oliver Cromwell (1559-1658), condottiero e politico inglese, permise il saccheggio della chiesa di San Nicola a Galway (Irlanda), al punto da farla ridurla a stalla.
Nel 1607 furono emanate in diverse città severe leggi contro chi festeggiava San Nicola. A Delft (Olanda) il magistrato della cittadina impose con un documento la proibizione della festa.
Ad Utrecht nel 1655 il consiglio comunale per evitare che il decreto fosse aggirato dalla popolazione, estese la proibizione della festa di San Nicola dal primo all’8 dicembre. Ad Amsterdam con l’ordinanza n. 81, fu vietato di andare sulla diga o in altri luoghi “con qualsivoglia tipo di dolci, cibi o altra mercanzia”, per non attirare la folla da ogni parte della città.
Ovviamente anche gli artisti limitarono le loro creatività senza far comparire l’immagine del Santo, come si può notare in alcuni dipinti di Jan Steen o di Cornelis Dusart.
In alcuni manifesti pubblicitari, per mettere in cattiva luce la simpatica figura di San Nicola, veniva storpiata l’immagine oppure mostrava il vescovo che frusta con cattiveria un bambino (?).
Oggi in Olanda la festa di Santa Claus (Sinterklaas) è considerata fra le tradizioni più caratteristiche della nazione.
Che l’Olanda abbia avuto la sua epoca schiavista – scrive padre Cioffari – è difficile metterlo in dubbio, ma è altrettanto vero che a partire dall’epoca della Rivoluzione francese si fecero avanti nuove idee sempre più umanitarie e addirittura all’avanguardia nella nostra civiltà europea.
Nel corso del XIX secolo, come la Spagna non rappresentava più l’odiato nemico, così Pietro il Nero, non ricordava più lo “schiavo”, ma un allegro accompagnatore del nostro Santo. Ai primi dell’Ottocento infatti risalgono le prime pubblicazioni che vedono San Nicola allegramente per le strade e soprattutto sui tetti a portare doni attraverso i camini. |
TUTTE LE PREGHIERE A SAN NICOLA
A CURA DI FR. SANTO PAGNOTTA
La Pontificia Basilica di San Nicola editore ha pubblicato recentemente il volume di grande formato “Preghiere a San Nicola”, curato da fr. Santo Pagnotta o.p., domenicano della stessa Basilica.
La pubblicazione raccoglie tutte le preghiere, gli inni, i riti della Messa e le celebrazioni solenni del 6 dicembre e 9 maggio, i canti e la vita di San Nicola. Si tratta, in sostanza di un messale che contiene i formulari per la celebrazione di tutte le ricorrenze dedicate al nostro Santo Patrono.
Il volume è presentato da Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, che sottolinea come “San Nicola è oggi testimone ed ispiratore privilegiato di un cammino di tutta la Chiesa che cerca di vivere sempre più pienamente la sua dimensione di Unità”.
Anche padre Giovanni Distante, attuale Rettore della Basilica, firma la presentazione, scrivendo che “Il volume è diviso in più tappe di un unico ‘percorso spirituale’, dove liturgia e devozione si mescolano e si intrecciano nel delineare la figura del Santo Vescovo Nicola a immagine di Cristo Buon Pastore, così come è apparso al suo gregge”. Padre Distante ricorda anche l’elevazione del tempio barese a ‘Basilica Pontificia’ voluta dal Beato Paolo VI.
Il volume riporta anche un documento, firmato dal Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che porta a conoscenza della Basilica che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha concesso la necessaria ‘recognitio’ che stabilisce l’obbligatorietà, per tutte le Diocesi italiane, di celebrare San Nicola come ‘memoria’ a partire dal 6 dicembre 2016.
L’elegante messale, illustrato con immagini relative al Santo, pubblica anche la “Meditazione del Card. Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, il Discorso di San Giovanni Paolo II, papa, e il Discorso di Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico e, infine, il Discorso di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca.
Bisogna dare atto a frate Santo Pagnotta o.p, Segretario generale della Facoltà Teologica Pugliese e redattore del Bollettino di San Nicola, che ha raccolto in unico volume tutte le orazioni, non tralasciando neanche il canto popolare in dialetto barese “Sanda Necòle va pe màre”, dedicate al nostro San Nicola, la cui devozione è riconosciuta in tutto il mondo.
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- La splendida e maestosa basilica romanica di San Nicola di Bari non ebbe origini religiose come la maggior parte degli edifici ecclesiastici, ma era un edificio civile, nel quale abitava il Catepano durante il sec. XI. Il Catepano era un governatore bizantino residente in Bari, più volte ricordato nei documenti dagli storici contemporanei. Fu costruita in stile romanico tra il 1087 e il 1100 durante la dominazione normanna. L’edificazione della basilica è legata, com’è noto, alle reliquie di San Nicola provenienti da Mira (Turchia), trafugati ad opera dei sessantadue marinai baresi, giunte a Bari il 9 maggio 1087.
Prima del 1087 cosa c’era? Nel 1026 fu costruita una chiesa dedicata a San Nicola ‘de monte’ della quale non è nota l’ubicazione, ma si presume, secondo l’erudito Emmanuele Mola, corrispondeva alla contrada ‘Graziamonte’, dove sorse all’inizio del Novecento il rione San Pasquale.
Una pergamena datata maggio 1036, conservata nell’Archivio della SS. Trinità della Cava, riporta una bolla con cui Nicola, arcivescovo di Bari e Canosa, consacra la chiesa dei SS. Nicola e Basilio, fatta edificare da egli stesso, in contrada ‘Prandulo’.
Un’altra chiesa costruita prima del 1087, fu realizzata da un monaco greco di nome Giovanni, con l’autorizzazione dell’imperatore Costantino, il cui documento trovasi presso la Cattedrale ed è datato aprile 1202. Questa chiesa è citata anche in una pergamena di San Nicola dell’agosto 1075. Attualmente la strada Bianchi Dottula corrisponde all’antica S. Nicolò dei Greci.
L’ultima annotazione delle chiese dedicate al nostro Patrono, prima della traslazione, riguarda una “ecclesia sancti Nicolai de lu porto”, della quale si rileva traccia in una pergamena datata 21 novembre 1177. Nella ex cappelletta di Sant’Onofrio, sita vicino alla chiesa dei Gesuiti, fu scoperta anni addietro una lapide sulla quale si leggeva in latino “A Dio ottimo massimo. Questo tempietto, dedicato a S. Nicola e da non dimenticare che per primo accolse le sue spoglie e le ospitò, essendo ormai caduto nello squallore e rovinato per vetustà, affinché non si perdesse il ricordo dell’avvenimento e perché il suo culto perdurasse ancor più santo, con l’obolo raccolto tra i fedeli, venne restaurato nell’anno 1684 del parto della Vergine”. La cappella, ora riconoscibile a stento, trovasi al di là della porta murata sotto l’arco omonimo, dovrebbe coincidere con l’antichissima chiesetta di San Nicola del porto che ospitò per prima le ossa di San Nicola appena giunte a Bari.
Vito Antonio Melchiorre, che riporta le suddette note nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore), scrive, a proposito di quest’ultima cappella, che non si può essere certi, dal momento che nessun documento attendibile le conferma. Antonio Beatillo, teologo e storico, e Fabrizio Veniero, scrittore, sostengono che, in onore di Sant’Onofrio, esisteva nel XVII secolo, una confraternita religiosa, “i cui membri vestivano un abito di ruvido sacco con cappuccio”.
Una curiosità interessante: a sinistra dell’accesso alla piccola strada che corre sotto l’arco di Sant’Onofrio, si vedeva una specie di paracarro sul quale era scolpita una croce. Alcuni abitanti sostenevano che quel segno indicava la presenza di una chiesa, altri affermavano che si trattasse della sacralità del posto per la sosta delle reliquie di San Nicola.
La presenza dei numerosi segni di una devozione profonda verso il nostro Patrono, attesta che i baresi finirono col coinvolgere la figura del santo in tutti gli aspetti della vita cittadina.
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IL CULTO DI SAN NICOLA A CIPRO
Recentemente il domenicano colto della Basilica di San Nicola di Bari e direttore del Centro Studi Nicolaiani, padre Gerardo Cioffari o.p., ha dedicato due numeri del suo “St Nicholas New”, un foglio che invia ai suoi “amici di tutto il mondo” per aggiornarli sulla cultura del Santo più noto al mondo. Questa volta il n. 122 ci informa e aggiorna sul “Culto di San Nicola a Cipro”, illustrando i recenti restauri recentemente eseguiti alla celebre icona del Santo di Kakopetrià.
Si tratta di un’opera molto celebre fra i cultori di iconografia bizantina, proveniente da una chiesa a 50 chilometri da Nicosia, Kakopetrià, appunto, restaurata dall’Istituto Superiore per Conservazione e il Restauro di Roma. Si tratta di “San Nicola del Tetto” (tis Stegis), esistente in una chiesa esternamente sobria ma internamente di grande ricchezza pittorica.
La realizzazione del restauro è frutto della collaborazione tra l’Italia e Cipro che si è conclusa con la benedizione dell’arcivescovo-primate di Cipro, Crisostomo II. Il lavoro è stato pubblicato ed illustrato in un volume bilingue, greco e italiano, “Cipro e l’Italia al tempo di Bisanzio. L’icona grande di San Nicola tis Stegis del XIII restaurata a Roma (Edizione del Museo Bizantino della Fondazione Arcivescovo Makarios III di Nicosia 2009).
CIPRO - CHIESA DI SAN NICOLA DEL TETTO
A Cipro le icone con scene come quella di Kakopetrià non sono molte, tra queste meritano attenzione quella della demolita chiesa di Palodia e quelle di San Nicola a Tsakkistra e quella della Vergine Chrysaliniotissa di Nicosia.
La chiesa di San Nicola del Tetto a Kakopetrià, sui Monti Trodos, è certamente una delle più belle del Santo, sede di un monastero (katholikòn) dell’XI secolo poi scomparso, mentre la chiesa rimase meta di pellegrinaggi e, nel 1985, è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, insieme ad altre chiese della regione.
L’icona restaurata a Roma si trova in tutti i libri di arte bizantina e lo studioso Ioannis Eliades ne ha fatto uno studio approfondito, e a pag. 91-97 del citato testo, si possono visionare i particolari e le tecniche dell’opera.
Grazie a padre Gerardo Cioffari che con i suoi studi ci “regala” sempre nuove notizie e curiosità sul Santo di Mira, anzi di Bari, che mirano ad arricchire la storia di Nicola, il santo di tutte le genti. |
San Nicola, patrono di Bari, rappresenta un punto di riferimento non solo per i baresi e gli italiani, ma anche per molti Paesi stranieri, soprattutto per la Russia, mentre alla Manna spetta il primo posto tra le devozioni nicolaiane.
La presenza a Bari delle reliquie di San Nicola, e quindi del miracoloso “sacro licor” (manna o myron nel mondo greco o miro per i russi), ha influito non solo sulla storia della città, ma ha alimentato notevolmente l’interesse, la devozione ed il pellegrinaggio verso la Tomba del Santo, sia da parte dei baresi e degli italiani, sia da parte del mondo ortodosso e soprattutto del popolo russo, che riconosce in Nicola “il Santo”.
San Nicola, come tutti sanno, è protettore del mare, dei bambini, degli operatori commerciali, e quindi della Camera di Commercio. In sostanza, il Santo di Mira (anzi di Bari) rappresenta per la nostra città, e non solo, un punto di riferimento per l’incontro tra i popoli, per gli scambi culturali, commerciali e per l’ecumenismo. San Nicola è anche motivo di avvicinamento della Chiesa cattolica a quelle Ortodosse, come testimoniato il 7 luglio 2018 dallo storico incontro di Bari tra Papa Francesco, accolto da una popolazione in festa, ed i rappresentanti delle Chiese orientali, salutati uno per uno e ringraziati per aver accettato il suo invito. Al termine del saluto ai patriarchi, è entrato in chiesa ed ha salutato uno per uno i padri della comunità domenicana che custodisce le reliquie del santo taumaturgo di Mira, retta oggi da padre Giovanni Distante o.p.
La rivista “Nicolaus – Studi storici”, diretta da padre Gerardo Cioffari o.p., realizzata da Levante Editori per il Centro Studi Nicolaiani, riporta nel n. 28, 2004, un interessante capitolo dello stesso padre Cioffari, storico della Basilica, nel quale tratta della devozione per la “La Manna di S. Nicola”, attraverso testimonianze storiche, riferendo nelle sue note alcune curiosità. San Nicola, ad esempio, non è l’unico Santo a cui è connessa la devozione della manna (il liquido variamente designato, è in realtà “un’acqua quasi pura”). Prima di lui fu celebre San Menas, un soldato romano di stanza in Palestina e in Siria, che rimase folgorato dall’insegnamento di Gesù e si convertì al cristianesimo; ma con l’avanzare della devozione nicolaiana, cedette il passo a San Nicola considerato il “Santo per eccellenza”. Le testimonianze in tal senso non si contano e vengono da molto lontano e certamente l’attrattiva della sua figura, come sostiene padre Cioffari, è legata proprio a questo fenomeno.
Cioffari sostiene anche che il termine “manna”, da tempo in uso nella chiesa occidentale e specificatamente riferito a San Nicola, è alquanto fuorviante. Il pensiero va, infatti, a quel cibo leggero piovuto dal cielo per salvare dalla fame gli Israeliti che in fuga dall’Egitto erano diretti alla Terra promessa. Il domenicano colto parla anche della manna nel mondo greco, come fattore trainante per i pellegrinaggi, dell’antica liturgia ed anche di alcuni componimenti poetici sull’argomento.
Non va dimenticato che la manna, spesso, rappresenta l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza del proprio corpo a quello di San Nicola. A questo punto tutto passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto del Santo». E i miracoli sono una risposta alla richiesta di aiuto.
Va precisato, infine, che l’acqua che viene distribuita in boccettine nella Sala delle Offerte non è totalmente l’acqua che si è formata nella tomba del Santo durante l’anno. Infatti, normalmente si raccoglie una quantità media di qualche decilitro, e quindi su migliaia di devoti se ne potrebbero accontentare ben pochi. Quella che viene distribuita proviene da grandi boccioni di acqua benedetta, in cui è stata versata la “manna” raccolta il 9 maggio di ogni anno.
Il padre domenicano Pio Scognamiglio, nel 1925, fece analizzare la Manna dal prof. Riccardo Ciusa, direttore pro tempore del Laboratorio di Chimica Generale dell’Università di Bari, consegnando due campioni, del 1810 e del 1925, dai quali risultò che la composizione era pressoché simile, come si può rilevare dal sottostante certificato.
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Dotta e articolata conferenza del dott. Nico Veneziani, cardiologo con la passione delle tradizioni ed esperto di San Nicola, in occasione del “Maggio Nicolaiano 2018”, evento organizzato dalla “Stargate Universal Service”, presieduta da Mariella Ragninis, in collaborazione anche con l’Associazione Italo-Ellenica “Pitagora” di Bari, presieduta da Sarina Elefteria Garufi.
La manifestazione, Patrocinata dall’UNESCO, si è svolta presso il Portico dei Pellegrini della Basilica di San Nicola, in occasione della “Giornata Mondiale della Diversità Culturale per il Dialogo e lo Sviluppo”, considerando che lo sviluppo del dialogo passa attraverso la cultura, la solidarietà, l’integrazione, l’ascolto e la condivisione dell’arte, della letteratura e della spiritualità. Infatti dove c’è cultura c’è pace e dove c’è pace c’è cultura.
Non è mancato il saluto di padre Giovanni Distante, o.p., Priore della Basilica di San Nicola.
Veneziani, dopo un breve intervento del sottoscritto, ha parlato di “Bari città ecumenica, europea e mediterranea, con tratti sovrapposti di molteplici civiltà e culture, aperta al dialogo costante per lo sviluppo della pace, nonché del mio libro “San Nicola, il dialetto barese e…” (Levante), frutto di una particolare ricerca sulla storia del Santo di Bari, venerato in tutto il mondo, accennando anche alla raccolta di 50 poesie in dialetto barese di vari poeti contenuti nel citato volume e dedicate tutte al nostro protettore. L’oratore ha illustrato anche il significato della pregevole copertina “San Nicola a cavallo del gallo Barium”, della nota artista e scultrice barese, Anna Maria Di Terlizzi, le cui opere sono diffuse in Italia, a Bari e in Puglia.
Veneziani ha ricordato anche qualche chicca presente nel testo, come il Poemetto in dialetto barese del secolo XVIII: “La leggenda di San Nicola di Bari” di autore Anonimo, di Luigi Sada e Vincenzo Valente e dell’antica leggenda «La légende du grand Saint Nicolas» (1854) di Gérard de Nerval.
Sono seguiti gli interventi di Mimmo Magistro, Kalanik Adajan, Antonio Calisi, Luigi Antonio Fino e Simona Dobrescu.
La Stargate Universal Service è una Associazione di Volontariato ai sensi della legge italiana N. 266 dell’11.08.1991, e come tale non ha fini di lucro neanche indiretto e opera esclusivamente per solidarietà. Ha lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana, alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale, alla salvaguardia dell’ambiente ed integrazione dei cittadini, promuovendo e realizzando tutte quelle attività artistico-culturali, sociali e sportive, come concerti, mostre, presentazione di libri, teatro, itinerari storico-culturali, che portino alla scoperta del territorio e del paesaggio in senso ecologico.
Le attività dell’Associazione Culturale Italo-Ellenica “Pitagora” di Bari, sono finalizzate a rinvigorire ed ampliare i rapporti tra cittadini italiani e greci; sviluppare le relazioni culturali, storiche ed affettive tra l’Italia e la Grecia; rinverdire gli antichi legami di amicizia tra i due popoli; intensificare lo scambio di cognizioni culturali per l’arricchimento reciproco del patrimonio di ognuno di essi; promuovere, a tal fine, iniziative mirate ad acquisire la conoscenza, oltre che nelle località storicamente ed artisticamente più note, in quelle meno celebrate ma altrettanto valide per l’apprendimento o l’arricchimento di conoscenza di usi, costumi e tradizioni scientifiche, storiche, filosofiche, artistiche e letterarie. L’Associazione “Pitagora” non persegue fini di lucro ed è rigorosamente apolitica. |
Alcuni anni fa si svolse, ad iniziativa di Gianfranco Ruggieri, nell’omonimo negozio di Arte Sacra di Bari (che ha compiuto 150 anni insieme all’Unità d’Italia), una interessante serata culturale dedicata all’intrigante tema “San Nicola tra fede e arte in Grecia”, che gli illustri relatori padre Rosario Scognamiglio o.f.p., il compianto archeologo Nino Lavermicocca, Nico Veneziani, cardiologo con la passione delle tradizioni popolari e di San Nicola, e Lorenzo Gentile, poeta e commediografo, svolsero magistralmente.
Nico Veneziani, ripropose provocatoriamente l’antico dilemma se fu traslazione o furto quello delle reliquie nicolaiane presenti a Bari: in riferimento ad uno scritto di Norberto Ohler, docente di storia medievale all’Università di Friburgo. Dopo aver analizzata la situazione storico-geografica nell’alto medioevo in Europa, e le condizioni socio economiche del tempo, furono sottolineate le motivazioni che portarono alla diffusione della peregrinazione nei secoli, definiti i contorni della figura del pellegrino e giustificato l’operato dei 62 marinai baresi nel 1087.
L’arrivo delle ossa del Santo di Mira ha comunque determinato effetti importanti: primo fra tutti elevare Bari a epicentro della religiosità cristiana indivisa di Oriente e Occidente, essendo la tomba di San Nicola e la romanica basilica, luoghi di sacri incontri per i cristiani romani e quelli delle chiese orientali, specie russi e greci.
Padre Scognamiglio con la sua relazione fece un ampio excursus sulla storia dei monasteri ortodossi greci da lui visitati, alla ricerca di iconografie dedicate al nostro Protettore, con la proiezione delle affascinanti immagini delle Meteore.
Nino Lavermicocca (1942-2014), archeologo medievista, illustrò le qualità artistiche della iconografia tradizionale dei monasteri ortodossi greci dedicata al Santo di Mira, soffermandosi lungamente sull’immagine inconsueta di San Nicola al Concilio di Nicea.
Veneziani sottolineò come la presenza delle reliquie nicolaiane nella città di Bari, sia divenuta nel tempo, per commercianti, pellegrini e religiosi motivo autorevole per momenti di concordia, configurandosi nei secoli, per il Santo, l’appellativo di apportatore di pace. Oggi può essere reale la possibilità di identificare il “corridoio 8” quale “cammino di San Nicola”, lungo percorso che unisce Oriente e Occidente in nome dell’armonia tra i popoli e dell’ecumenismo. L’intrigante enigma, posto dal moderatore, se fu traslazione o furto, perdura, non ci fu risposta, ma sta di fatto che il gran Santo è rimasto a Bari con grande soddisfazione dei baresi che continuano ad onorarlo.
Infine, Lorenzo Gentile (1922-1997), poeta e commediografo dialettale barese declamò la poesia di Peppino Franco, “La staddue de Sanda Necòle”, che evidenzia la soggezione che emana lo splendido viso del Santo di Bari, scolpito con grande perizia da Giovanni Corsi nel 1794, al quale volle dare l’espressione di un filosofo greco.
LA STADDUE DE SANDA NECÒLE
di Peppino Franco
Mbàcce a nnu quàddre o ngòcche stàddua bbèdde.
tu sijnde mbrìme ca la ggènde disce:
- Iè bbèdd’assà!... L’ha ffàtte Sande Luche! -
E au Sande nèste, allòre, ci l’ha ffàtte?,
ca ddà nu Sande Luche non avàste! –
Ddà mbàcce ci s’affèrme, beh!... se ngànde,
chiamènde sèmbe… e non nze sàzzie mà!
Pedènne so ssicùre ca pe’ ffà
la Stàddue de Sanda Necòle nèste,
le màne ha ppuèste pùre ’u Paddretèrne.
Percè, iè vvère ca nguèdd’alla Stàddue,
vestùte mègghie de nnu Menzegnòre,
a cchìle stà scettàte ’u argijnde e ’u òre,
ma la bbellèzze non è chèdda ddà…
La fàcce e ll’ècchie de Sande Necòle
te fàscene tremuà ci l’acchiamijnde…
te crijnze ca la vocche àva parlà!
Tu ’u sà ca ’u Sande è de legname, embè…
acquànne t’àcchie mbàcce mbrònde a Jìdde,
acchiamendànnue fisse… vène ’u ffrìdde!
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In occasione del 900° anniversario della traslazione delle ossa di San Nicola, la casa editrice GEDIM (Gruppo Editoriale Meridionale) di Bari pubblicò nella collana “Testimonianze”, il prestigioso volume di Vito Maurogiovanni “San Nicola nel mondo”, nel quale si raccontano piccole e grandi storie, leggende, miti, cronache e aneddoti sulla vita e sulla devozione di San Nicola di Bari, largamente conosciuto in tutto il mondo, come ha sottolineato il giornalista Nicola Bellomo nella presentazione.
Il volume è scritto in tre lingue (italiano, francese e tedesco), per far si che dalla Basilica di San Nicola di Bari, parta un messaggio universale di fede, amore e pace.
L’autore descrive, con la semplicità che lo contraddistingue e la dovizia di particolari, San Nicola quale Santo caro all’Oriente e all’Occidente, sottolineando come alcune fonti storiche sostengono che il nostro protettore sia la somma di due Santi: il buon Vescovo dell’Asia lontana e un altro monaco, Nicola da Sion, anch’egli cristiano di somme virtù.
Lunghe sono le storie dei miracoli ampiamente conosciuti del Santo, ma Maurogiovanni sottolinea come il buon Nicola affrontò tre importanti viaggi: nel primo, in Terra Santa, calmò le onde del mare infuriato e visitò il Calvario; nel secondo viaggio toccò Costantinopoli, Rodi e altre isole greche e per testimoniare la sua riconoscenza ai contadini che gli avevano indicata la strada, ottenne da Dio che i loro aratri non si sarebbero mai logorati. Nel XVII secolo questa tradizione era ancora in vita e si diceva che i contadini si trasmettevano questi strumenti come una preziosa eredità. Nel terzo viaggio, quello in Italia, avrebbe esclamato: «Qui riposeranno le mie ossa», e così è stato.
Nel libro si parla della traslazione, delle tre caravelle, dei 62 marinai, dello stupore dei poveri custodi del luogo ove erano custodite le ossa del Santo e del viaggio di ritorno che fu colpito da numerose tempeste, finché si levò un vento favorevole e una mattina, all’alba, si vide una città lontana che non poteva essere che Bari, come descrive un geografo arabo del 1000, e precisamente il 9 maggio del 1087.
Anche la più bella Basilica di Puglia è citata da Maurogiovanni come ottimo esempio di romanico pugliese ed è anche come oggetto di discussione da parte dei baresi che, ritornando da Myra, vollero subito scegliere il luogo nel quale far erigere un grandioso tempio. Ma il vescovo Ursone frenò in parte i bollenti spiriti dei marinai sostenendo che il sacro carico andava custodito in Cattedrale. Ma la disputa fu oggetto di una cruenta lotta fra popolo, clero ed aristocrazia fino a che intervenne l’Abate Elia e fece accogliere le ossa nella Chiesa di San Eustazio per poi porre mano alla erezione del grande tempio.
E in tutto questo ‘bailamme’ spunta il “giallo” del seggio dell’Abate Elia, ovvero la sua datazione, che secondo il domenicano Gerardo Cioffari o.f.p., storico di San Nicola, risale al 1098, mentre secondo Pina Belli D’Elia, direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari, si può far risalire tra il 1160 e il 1170, nel tempo della ripresa barese dopo la distruzione operata dai normanni. A tutt’oggi il giallo è ancora irrisolto.
Tornando al tema del volume, non vi sono dubbi sulla diffusione nel mondo della fama di San Nicola a cominciare dalla Grecia, dove il prezioso carico è approdato e delle cerimonie che annualmente ricordano ‘ad memoriam’ il particolare avvenimento.
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In Russia San Nicola è considerato “Il Santo”, poiché i miracoli e le leggende hanno colpito fede e immaginazione del popolo. La sua devozione era diffusa presso tutte le comunità cristiane dell’impero zarista. Tradizione vuole che il fatidico 9 maggio è avvenuto il primo miracolo di San Nicola: la resurrezione di un giovane travolto dalle tumultuose acque del fiume Dnièper.
In Polonia, nonostante i limiti delle situazioni politiche, le feste celebrate in onore del Santo hanno una grande solennità, in linea con l’anima popolare di quel popolo. In Francia la popolarità di San Nicola è grande. È patrono dei marinai, dei naviganti e di tutti coloro che vivono dai lavori del mare e per questo motivo è stato dato il suo nome a porti e opere che sorgono sulle rive di fiumi e mari.
Pare che in Francia il culto per San Nicola è antecedente alla traslazione delle sue ossa, dal momento che è stato accertato già nel 1038 l’esistenza di un tempio consacrato a “Notre-Dame e Saint-Nicolas”. |
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In Germania sono numerose le chiese dedicate al Taumaturgo d’Oriente. Qualche autore fa risalire la diffusione del suo culto al 972, allorché il futuro Imperatore Ottone II sposò la principessa bizantina Teofano, la quale se ne venne in Europa con il suo bagaglio culturale e la memoria del Santo. E così dopo il suo arrivo, in Germania, si contarono 13 chiese consacrate a Nicola. In Svizzera San Nicola è equamente diviso tra protestanti e cattolici. Grande festa il 6 dicembre a Friburgo, capitale del Cantone, dove insiste una Cattedrale gotica dedicata a San Nicola. La festa nicolaiana è prima religiosa, e poi si trasforma in una grande manifestazione popolare nella quale si inserisce anche una fiera.
In Inghilterra il culto a San Nicola si è ampiamente diffuso dopo l’impresa dei marinai baresi che Maurogiovanni definisce “europea”. La Gran Bretagna conserva una delle più belle immagini di San Nicola: la “Pala Ansidei”, di Raffaello Sanzio, che raffigura la Madonna fra Giovanni Battista e un San Nicola dalla fronte alta, senza barba e con il pastorale nella mano destra. Nel 1885 fu acquistata per 70 mila sterline.
E in Puglia che succede? C’è l’usanza di dedicare al Santo chiese, luoghi di mare o di difesa. Nell’isola di San Nicola delle Tremiti, c’è un grande torrione che un tempo serviva da difesa di quel lembo di Mare Adriatico che è chiamato “Cavaliere di San Nicola”.
A Torre a Mare c’è una Parrocchia dedicata al Santo e nel mese di agosto c’è l’usanza di portare la statua per mare, alla stregua di quanto avviene a Bari. La processione a mare sfiora anche il vicino porto di San Giorgio, ove nel 1087 sbarcarono le sacre reliquie.
Le città pugliesi che hanno dedicato chiese al Santo non si contano: Mola, Brindisi, Carovigno, Aradeo, Caprarica, Corigliano d’Otranto, Maglie, Morciano di Leuca, Squinzano, Castellaneta, Lizzano, Manduria, Palagiano, per non parlare di quelle esistenti in altre regioni e città italiane.
Nel volume si parla anche della devozione dei pellegrini, i quali venivano accolti con carità e godevano anche di una speciale assistenza sanitaria, come ricorda padre Cioffari, che ha rinvenuto un documento dal quale si ricava un quadro esauriente dello “Spedale della Real Chiesa di San Nicolò di Bari”.
Tra le visite importanti alla Basilica barese, si registrano quella del Principe Carlo d’Inghilterra e di Lady Diana del 2 maggio 1985, accolti dall’arcivescovo Mons. Mariano Magrassi, dal provinciale dei Domenicani padre Enrico De Cillis e dal Rettore padre Damiano Bova. Speciale “cicerone” padre Gerardo Cioffari.
Più recentemente la Basilica è stata oggetto di visita da parte del presidente russo Putin, accompagnato dal Presidente del Consiglio Prodi. Per la prima volta nella storia un capo di Stato della Russia, la nazione che certamente vanta il primato nella venerazione a S. Nicola, ha varcato la soglia della Basilica come uno dei tanti pellegrini russi, per inginocchiarsi davanti alla tomba del Santo e venerarlo.
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OLTRE A SAN NICOLA DI MIRA, QUANTI E QUALI ALTRI SANTI DI NOME NICOLA?
San Nicola di Mira (anzi di Bari), il Santo più celebre della cristianità, nacque intorno al 260 a Patara (Asia Minore, odierna Turchia Meridionale), e le sue spoglie, com’è noto, riposano nella grande Basilica romanica di Bari.
Il nome Nicola deriva da Nikòlaos, vincitore del popolo.
Vi siete mai chiesti quanti sono i Santi di nome Nicola?
Ecco che padre Gerardo Cioffari o.p, storico della Basilica di San Nicola di Bari, direttore del Centro Studi Nicolaiano, oltre che attento studioso di San Nicola, racconta come stanno le cose, nel suo foglio inviato in tutto il mondo (St Nicolas News n. 114). Così ora sappiamo che i Santi di nome Nicola, tra ortodossi e cattolici, sono non meno di 47 (+7 beati cattolici).
Se a questi 54 aggiungiamo i 138 neo martiri della Chiesa russa (uccisi durante la Rivoluzione d’Ottobre, 1918-1922, e al tempo delle purghe staliniane, 1934-1938), il totale dei Santi di nome Nicola sale a 192.
Per l‘epoca della Chiesa condivisa ricordiamo
Nicola de Peebles (Scozia),
Nicola di Sebaste,
Nicola di Costantinopoli,
Nicola Sionita (Sion),
Nicola soldato e monaco;
Nicola Greco;
Nicola Studita,
Nicola I il Mistico,
Nicola II Chrysoberge, patriarca di Costantinopoli.
Nicola-Alì,
Nicola e Leonardo (Martiri di Ledesma diocesi di Salamanca (Spagna).
Il fanciullo Alì ebbe il permesso del padre Alcama di frequentare i ragazzi cristiani che vivevano presso la chiesa di S. Giovanni. Accogliendo il cristianesimo Alì fu battezzato dai sacerdoti Nicola e Leonardo col nome di Nicola. Quando il padre lo seppe fece uccidere non solo i sacerdoti, ma anche il figlio.
Nicola I, papa,
Nicola il Giovane di Vuneni, capo militare ai tempi di Leone VI.
San Nicola della Chiesa Cattolica:
Nicola (Niels) di Aarhus (Danimarca);
Nicola Flüe (Svizzera), padre di 10 figli e podestà di Sachseln;
Nicola di Forca Palena o dei Peligni;
Nicola da Longobardi (Cosenza);
Nicola di Montecorvino (Salerno), martire francescano;
Nicola il pellegrino, monaco greco di Stiro, martire (patrono di Trani, una delle città più belle della Puglia, ricordata soprattutto per la magnifica Cattedrale sul mare fondata alla fine dell’XI secolo, accoglie le sue reliquie e rappresenta anche la sua memoria vivente, una memoria di straordinaria armonia).
Nicola di S. Maria a Circolo (dalla Lombardia si portò eremita a Napoli;
Nicola Politi (eremita siciliano);
Nicola da Tolentino (secondo il suo biografo nacque a seguito di un pellegrinaggio dei genitori a Bari), patrono di Modugno (BA);
Nicola (Nils) Hermansson (Svezia);
Nicola Paglia di Giovinazzo;
Nicola da Sassoferrato (martire francescano);
Nicola Piek e Nicola Poppel (Santi martiri di Gorcun);
Nicola e Trano (anacoreti venerati in Gallura;
Nicola Tavelič (francescano croato).
Per i San Nicola della Chiesa Ortodossa, limiterò le citazioni, per questioni di spazio, ai soli numeri:
15 Greci, 6 Russi, 4 Georgiani, 1 Serbo, a cui si aggiungono 138 San Nicola neomartiri russi del periodo comunista, uccisi dai Bolscevichi, tra il 1918 e il 1922, e da Stalin, tra il 1934 e il 1938).
Curiosità: Nicola è un nome molto diffuso in Italia, soprattutto al Sud e in particolare a Bari.
Tra i personaggi celebri si ricordano il filosofo Nicòla Damasceno, l’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543), gli scrittori Niccolò Machiavelli (1469-1527), Niccolò Tommaseo (1802-1874), Nikolaj Gogol (1809-1852), i musicisti Niccolò Paganini (1782-1840) e Nikolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908), il pianista Nikita Magaloff (1912-1992) e il filosofo e storico Nicola Abbagnano (1901-1990).
San Nicola è protettore di chierichetti, bambini, pellegrini e viaggiatori, commercianti, avvocati, giudici, notai, farmacisti, osti e commercianti di vino, fabbricatori e commercianti di profumi, pescatori, marinai e zatterieri, mugnai, panettieri e commercianti di grano e di semi, macellai, maestri birrai e distillatori, contadini, tessitori, commercianti di panno e di pizzi, scalpellini, operai delle cave, rilegatori, bottonai, candelai, pompieri, prigionieri, di molte altre categorie, e anche dei ladri, nonché patrono di Bari e della Russia ortodossa in cui il nome Nicola è molto diffuso, anche grazie all’omonimia di alcuni zar (Nicòla I (Nikolaj Pavlovič 1796-1855 e Nicòla II Nikolaj Aleksandrovič 1868-1918).
Pochi Santi hanno un sì gran numero di patronati, ma certamente uno di quelli che destano sorpresa è quello di San Nicola, patrono dei ladri. La cosa era nota persino al grande scrittore inglese William Shakespeare, che con l’espressione “St Nicholas’ clerks” (chierici o alunni di San Nicola), intendeva dire proprio uomini falsi, vagabondi e… ladri.. |
Ricorre il 6 dicembre la festa di San Nicola, la più importante ricorrenza per i baresi. Infatti, dall’alba la città si affolla di devoti e curiosi che si recano alla Basilica per assistere alle Sante Messe, che si celebrano numerose, e si concludono con una solenne cerimonia presieduta solitamente dall’Arcivescovo di Bari. Moltissime anche le giovani in cerca del loro “principe azzurro” che, nel solco della tradizione nicolaiana, che vede il Santo attento alla sorte delle fanciulle, la Basilica dona per l’occasione la dote maritale ad alcune ragazze povere della città vecchia.
La ricorrenza di dicembre è sentita soprattutto nei paesi del Nord Europa, dove la figura del Santo, in seguito alla Riforma protestante del XVI secolo, si identifica con quella di “Santa Claus”.
L’anniversario della Traslazione è celebrato particolarmente nel mondo russo-ortodosso. San Nicola è considerato anche il protettore dei bambini, forse per il noto miracolo dei tre piccoli ragazzi che il Santo salvò dall’oste malvagio.
La storia del Santo di Mira è anche ricca di aneddoti e mi piace ricordarne uno in particolare, con l’aiuto di Vito Maurogiovanni, riportato nel suo libro “Cantata per una città” (Levante Editori). Molti anni fa fu deciso il restauro della statua ed il compito fu affidato al pittore barese Umberto Colonna. La statua lignea fu portata di sera, sempre avvolta nei suoi paramenti, nello studio dell’artista, il quale accertò che l’imponente immagine si riduceva nella magnifica testa, realizzata nel 1794 da Giovanni Corsi, magistralmente scolpita con la maestosità di un pensatore o filosofo greco e a due splendide mani. Ogni sera Colonna ed i familiari, di fronte alla statua, recitavano il Rosario, ma il maestro non riusciva a dormire, dal momento che San Nicola era ‘accampato’ nella sua casa, ove fuori facevano buona guardia i carabinieri. I Domenicani, invece, seguivano attentamente i lavori, intanto che il vecchio pittore dava nuovo lustro alla scultura di uno dei Santi più noti in questo e nell’altro mondo.
Anche le tre palle raffigurate nelle immagini del Vescovo di Mira, sono in realtà tre sfere, simboli delle borse donate a tre ragazze in procinto di essere prostituite e salvate da quel provvidenziale intervento che peraltro pare sia autenticamente avvenuto.
Padre Gerardo Cioffari o.p., il noto storico della Basilica barese, in una nota pubblicata su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 9 maggio 2005, ricorda tre miracoli di San Nicola legati al mare. Il primo si riferisce a dei naviganti sorpresi da una tempesta e che invocano San Nicola, il quale appare improvvisamente e, «rapido soccorritore» precipitandosi ad aiutarli portandoli sicuri nel porto; il secondo miracolo avviene in tempo di carestia. San Nicola convinse alcuni capitani di navi che trasportavano grano da Alessandria a Costantinopoli, a lasciarne un po’ nel porto di Mira salvando così molte persone dalla fame. Ma le navi al loro arrivo a Costantinopoli, dopo un controllo, recavano lo stesso quantitativo di grano caricato ad Alessandria. Il terzo miracolo avviene dopo la morte del Santo. La sua tomba diviene meta di pellegrinaggi per la devozione e per portare a casa la Santa Manna (myron). Uno dei diavoli da lui scacciato quando abbatté il tempio di Artemide, vuole vendicarsi e così sotto le sembianze di una devota vecchietta consegna un vasetto d’olio ad un pellegrino, chiedendogli di ungerne le pareti della Chiesa di San Nicola. Durante la traversata Nicola convinse il pellegrino a gettare in acqua il vasetto d’olio malefico. E l’olio appena toccata l’acqua scatena una terribile tempesta con alte fiamme che lambiscono la nave. Invocato dai naviganti, il Santo appare e calma la tempesta, rivelando come li ha liberati dal diabolico maleficio.
Forse anche Bari è stata sede di un miracolo di San Nicola. Infatti, l’8 maggio 2003, alcune imbarcazioni che assistevano alla tradizionale processione in mare, furono colpite, per un incidente, dagli spari dei fuochi pirotecnici e si capovolsero, mentre altri si gettarono in mare. Ci furono solo una trentina di feriti e nessuna vittima. L’immagine allegata, che rappresenta l’evento, è sistemata su un palazzo di via Venezia, la strada che sovrasta la Muraglia nei pressi del Fortino.
Sta di fatto che le sue azioni di “campione” della cristianità – come sostiene Vito Maurogiovanni – i miti e le leggende legate al suo nome sono così fortemente radicate nella tradizione, nell’arte, nelle scritture tramandate per cui anche il narratore dei giorni nostri non può sfuggire ai fervorosi racconti che, da secoli, si accumulano sul Santo così caro agli uomini d’Oriente e d’Occidente.
Ma al di là di curiosità e leggende sta di fatto che Bari, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture identificando il suo destino in quello di San Nicola, “che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d’Occidente”, quale simbolo di pace e di riconciliazione fra gli uomini e segno di unità nella chiesa. Insomma un Santo universale. |
Si svolgerà nei prossimi giorni a Bari il G7 economico, cioè la riunione dei 7 ministri economici del mondo, ma viene spontanea una domanda: cosa ricava Bari da questo incontro? Secondo il mio punto di vista, nulla, ma solo problemi.
Non credo che vi siano ritorni economici o turistici che dir si voglia. Credo che sia più un dispendio di risorse, che altro, senza parlare di tutti i problemi che ci sta creando e ci creerà: chiusura di negozi, scuole, alcuni uffici, disordini (probabili), senza parlare delle grandi spese (soprattutto in previsione di attentati o disordini), e di tutto il caos che creerà nella città. Al contrario del nostro protettore che ci dà solo pace e serenità.
Non va dimenticato che la nostra città ha il grande onore di essere custode delle ossa del Santo e avere come Patrono San Nicola, conosciuto in tutto il mondo, certamente più del G7, ma Bari fa poco e niente per “sfruttare” questa grande opportunità dal punto di vista religioso, turistico ed economico. San Nicola è Santo universale, il G7 no. E, se mi consentite, San Nicola non crea certamente i numerosi problemi che già stiamo avendo e avremo prossimamente.
Padre Gerardo Cioffari, storico della basilica di San Nicola, sostiene che bisogna «continuare nel grande riassetto urbanistico, senza dimenticare quella memoria che da sola può dare l’orgoglio della baresità».
La sagra di San Nicola potrebbe essere l’occasione migliore per questo recupero di memoria, ricordando nelle scuole, nelle università, negli ingressi di stazione, negli aeroporti e nei porti, che “questa è la città di San Nicola”, inoltre, intitolare, come è stato fatto per il nuovo stadio, qualche strada al grande Santo e soprattutto dotare le vie di ingresso alla città, della stazione, dell’aeroporto con cartelli che diano il «Benvenuto nella città di San Nicola», come dice Lino Patruno nel suo capitolo «San Nicola e i baresi: il miracolo della luce» nel bel volume “Bari la città di San Nicola” (Adda Editore). Vi pare poco? |
È stata diffusa in questi giorni con il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” l’ennesima ubblicazione a fumetti di Olga Mazzolini e Samuele Sambuco “Opera al bianco – San Nicola da Myra a Bari” (Hazard Edizioni), dedicata al Santo di Bari a tutti gli effetti, che accompagna il lettore alla conoscenza, in maniera semplice, alla conoscenza di fatti, personaggi, difficoltà e contrasti, affrontati nell’impresa di Myra.
Il nome di San Nicola si impone sempre più ai bambini ed agli adulti anche attraverso una serie di pubblicazioni che allargano sempre più la conoscenza del Santo più noto al mondo. È di questi giorni la traslazione di una reliquia in Russia, per volere di papa Francesco, che è stata prelevata dalla Tomba del gran Santo ecumenico per eccellenza.
Perché un gran Santo? È presto detto. Innanzitutto perché è il Santo più venerato e popolare in tutto il mondo, e le chiese a lui dedicate non si contano, e poi anche perché protegge marinai, bambini, ragazze, orfani, commercianti di grano, sarti, studenti, mercanti, calzolai ed anche dei ladri, i quali ultimi, nel momento che arrivano le guardie per le loro malefatte, invocano San Nicola a loro difesa. E sotto il suo manto ci sono anche birrai, bottai, farmacisti e rigattieri: insomma un Santo che protegge tutti.
Padre Ciro Capotosto OP, rettore della Basilica Pontificia barese, che firma l’introduzione, scrive che l’impianto narrativo è semplice ed illuminante, dove l’immagine si coniuga con la parola, guidando chi legge a scoprirvi un’impresa condotta provvidenzialmente da Dio. |
Di tanto in tanto la Turchia, con pretesti vari, tenta di “appropriarsi” delle ossa di San Nicola, custodite a Bari dal 1087.
Nell’anno 2010, l’allora ministro della cultura turco, Ertugul Gunay, forse in preda ad allucinazioni, lanciò la richiesta di far tornare nel paese della mezzaluna le ossa del nostro San Nicola. Dico nostro, poiché dopo 1000 anni circa, qualsiasi codice dovrebbe darci ragione, non fosse altro che per il diritto di usucapione. O no?
Lo stesso priore pro-tempore della Basilica, padre Damiano Bova, sostenne all’epoca, che le ossa del nostro Santo non sono cimeli né materiale da esposizione, quindi nessuna speculazione né economica né di immagine, in relazione ad un ipotetica idea di far venerare in Russia le spoglie del Santo.
Io stesso lanciai una proposta, in nome dell’armonia tra i popoli, nella quale suggerivo, e ripropongo ancora, di intitolare il Corridoio 8 (Italia - Bari e La Puglia -, l’Albania, la Macedonia, la Bulgaria, Skopje, Sofia, Burgas e Varna sul Mar Nero), quale “Cammino di San Nicola”, finalizzato ad unire Occidente e Oriente, contrariamente a quella avanzata dal ministro Ertugul Gunay, che invece mirava a dividere. Infatti, la Turchia è un paese musulmano e creerebbe qualche difficoltà a far venerare le ossa del nostro Vescovo, quindi è bene che restino in un paese cristiano come l’Italia, e quindi a Bari, ove è ben custodito nella sua bellissima Basilica, nella quale l’accesso è libero a tutti, cristiani, ortodossi e a coloro che desiderano venerare il Santo di Bari.
Padre Giovanni Distante della Basilica di San Nicola afferma, a giusta ragione, che “Le nostre fonti sono certe. Non è la prima volta che dalla Turchia arrivano notizie simili”. Lo stesso prof. Giorgio Otranto, emerito di Storia del Cristianesimo e studioso nicolaiano e di San Michele, afferma che “La storia si fa sulle fonti non sulle supposizioni”.
La futilità di questa notizia è confermata dal fatto che nel 2010 i turchi richiedevano la restituzione delle ossa, quindi ne “convalidavano” l’autenticità, mentre oggi ci informano che hanno trovato un’altra tomba che, affermano trattarsi di quella di San Nicola (?).
Tutte le tesi, le testimonianze e le dichiarazioni di esperti, domenicani, studiosi, medici legali, sono d’accordo nel testimoniare che le spoglie di San Nicola, senza alcun dubbio, sono quelle custodite nella nostra Basilica. Quindi inutile inventarsi un’altra “tomba” con le ossa di San Nicola. Tanto non ci crede più nessuno. |
- Le Poste Italiane hanno annunciato per il 15 settembre prossimo l’emissione di un francobollo da € 0.95 dedicato alla “Basilica Pontificia di San Nicola in Bari” nell’ambito della tematica “Il Patrimonio artistico e culturale italiano”.
È noto che la filatelia è l’attività finalizzata alla ricerca e alla raccolta sistematica di francobolli da collezione. Ma la filatelia non è solamente lo studio e il collezionismo di francobolli, ma di tutto quello che riguarda il servizio postale come cartoline, buste, annulli filatelici, folder, album e molto altro. La filatelia è fra le maggiori e più diffuse espressioni del collezionismo. Il termine deriva dal greco “philos” (amico) e “ateleia” (franchigia), termine coniato nel 1864 da certo H. Harbin, quando il francobollo aveva già 24 anni di vita.
Federico Zeri, storico e critico d’arte, scomparso nel 1968, sosteneva che è attraverso il bollo per spedire una lettera che lo Stato che lo emette cerca di significare e rappresentare sé stesso.
Allo stesso modo la filatelia ha contribuito a far conoscere San Nicola nel mondo. Infatti, Mario Villani pubblicò nel 1992 per il Centro Studi Nicolaiano il volume “Francobolli di San Nicola nel mondo”, diretto da padre Gerardo Cioffari o.p., stampato per i tipi di Levante Editori.
La speciale pubblicazione lanciò una nuova luce sul culto del Santo di Myra (anzi di Bari), studiato in vari altri aspetti, a testimonianza della universalità del culto del Santo, oltre alla poliedricità della sua figura, che tocca religiosità, arte, letteratura, teatro, tradizioni popolari ed anche la filatelia.
È ben noto che i francobolli girano per il mondo annunciando fatti, avvenimenti e storia dei paesi emittenti. Mario Villani, “veterano della filatelia”, appassionato di San Nicola, ha voluto lasciare un segno tangibile dei suoi sentimenti attraverso la pubblicazione citata.
Tra i primi francobolli emessi, che in qualche modo fanno riferimento al nostro San Nicola, vanno ricordati quelli del Montenegro (1905), della Romania (1906) e della Cecoslovacchia (1918-1920).
I paesi, sia europei che extraeuropei, che hanno emesso francobolli in onore del nostro protettore non si contano: le Bahamas (1981) hanno emesso un esemplare che raffigura San Nicola in abiti vescovili e barba bianca, proposto come personaggio natalizio; la Svezia (1981) propone, tra gli altri, un francobollo che lo raffigura in versione Babbo Natale corredato di renne, slitta e doni per bambini; la Germania Orientale (1990) ha riprodotto in un francobollo (1990), la Chiesa di San Nicola a Lipsia; l’Italia (1989) ha emesso, tra gli altri, un francobollo che mostra la cripta della Basilica di San Nicola di Bari allo stato dell’epoca; la Città del Vaticano ha emesso (1987), tre francobolli stilizzati, raffiguranti l’arrivo a Bari da Myra delle reliquie del Santo, l’offerta di borse d’oro per salvare dal disonore le tre fanciulle, figlie di un uomo caduto in miseria, ed infine il salvataggio miracoloso di una nave da parte di San Nicola. Tanto per citarne qualcuno.
Ma vediamo cos’è la filatelia. La filatelia è l’arte di collezionare francobolli e prodotti filatelici. Mentre il francobollo è una carta valore utilizzata per affrancare i servizi di corrispondenza e quando non può più essere utilizzato per l’affrancatura viene dichiarato “fuori corso”. |
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La più grande collezione filatelica del mondo è quella presente nella biblioteca nazionale del Regno Unito a Londra (la famosa British Library), anche se il primato è conteso dallo Smithsonian Institute a Washington negli Stati Uniti d’America. In ogni caso, la collezione presente a Londra è sicuramente la più importante, considerata la rarità dei pezzi presenti ed il loro valore economico elevatissimo.
Solo nell’esposizione permanente ci sono più di 80mila pezzi distribuiti su 6mila fogli raccoglitori. Circa un terzo di questi proviene dalla famosissima Collezione Tapling donata alla Biblioteca nel 1891 e che copre tutta la filatelia del mondo dal 1840 al 1890.
La collezione della British Library aumenta ogni anno e ha oramai superato gli 8 milioni di reperti, tutti attinenti al mondo filatelico. La persona più rappresentata su più francobolli è Sir Winston Churchill, che è stato ripreso in oltre 470 francobolli.
Comunque più di 700 diversi francobolli sono stati dedicati all’esploratore Cristoforo Colombo ed alle sue imprese. |
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Il francobollo più raro? Pare quello da 1 cent magenta della Guyana Britannica, realizzato nel 1856 e del quale sembra esistere un solo esemplare al mondo. È proprio un francobollo originale del quale è rimasto un solo esemplare! L’ultima volta che il francobollo fu venduto, realizzò 935mila dollari nel 1980, per questo motivo non si sa di preciso che quotazione potrebbe toccare se fosse messo all’asta.
Il francobollo più costoso? È il 3 skilling della Svezia, con errore di colore. Sembra che ne esista un solo esemplare al mondo, ed è stato pagato ben 2,27 milioni di dollari in un’asta tenuta in Svizzera il giorno 8 novembre 1996. |
Il primo francobollo postale ufficiale utilizzato al mondo? In Inghilterra. Aveva il valore facciale di un penny, era nero e fu stampato nel maggio del 1840. Fu impiegato per poco più di un anno, poiché i timbri a inchiostro rosso sullo sfondo nero erano difficili da vedere ed era anche facile rimuoverli dal francobollo per riutilizzarlo. Fu quindi ritirato dal mercato e sostituito dal Penny Red, che veniva annullato con timbri ad inchiostro nero. Ha un valore di svariate centinaia di migliaia di euro. Un’ultima curiosità: i francobolli adesivi furono inventati in Gran Bretagna ed è per questo che ancora oggi i francobolli britannici riportano il profilo del monarca regnante e sono gli unici francobolli nazionali privi del nome del paese emittente.
Oggi, pur riconoscendo universalmente la valenza del francobollo quale messaggero e narratore di eventi che si verificano nel mondo, si deve ammettere che con il progresso e con l’avvento dell’informatica, della posta elettronica e di internet, i francobolli hanno perso la loro primitiva importanza. Molta corrispondenza, infatti, non è più inviata per le vie tradizionali, ma per mail, messaggi da telefonini, ecc., attraverso i quali si possono allegare anche immagini ed è velocissima. Infine anche le stesse Poste non applicano più francobolli, ma delle strisce cartacee stampate al momento e applicate sulla corrispondenza, quindi la diffusione dei francobolli è sempre più scarsa e, probabilmente, di questo passo, resteranno solo ed esclusivamente oggetti da collezione. |
Reliquie
In questi giorni, per volere di Sua Santità Papa Francesco, in accoglimento della richiesta del patriarca Kirill, è stata trasferita provvisoriamente a Mosca, e per due mesi, una reliquia di San Nicola, per sottoporla alla venerazione dei cittadini russi. È la prima volta in nove secoli che una reliquia ossea esce dall’urna della cripta di San Nicola per varcare la soglia di Bari. Lo afferma padre Gerardo Cioffari, storico della Basilica di San Nicola, smentendo alcuni giornali.
Cioffari ha diffuso il foglio “St Nicolas News”, nel quale dimostra che effettivamente è la “prima volta” che ciò avviene in 930 anni. Nel foglio padre Cioffari scrive anche delle reliquie di Saint Nicolas de Port, San Niccolò del Lido, Fribourg, Rimini, Bucharest, San Pietroburgo, Rjazan e Čeljabinsk (riportando puntualmente in appendice le loro fonti).
“Il sito russo Bol’šoj Vopros.ru. che, in risposta ad una domanda, ha scritto: “Non si può affermare che le reliquie di San Nicola vengono portate in Russia per la prima volta nel 2017”. Questo non corrisponde alla realtà, scrive Cioffari che interviene energicamente su una questione che ha cercato sempre di evitare, perché mentre urta la sensibilità di tanti fedeli che credono ciecamente a questa o a quella reliquia, in altri suscita sarcasmo o scetticismo come se fosse tutto da mettere in dubbio e sottolinea, che il suo intervento non riguarda l’autenticità delle reliquie prese in considerazione, ma si limita ad esaminare unicamente le “argomentazioni” addotte a sostegno, dando in appendice (per gli studiosi) le fonti originali, laddove ci sono. Lo scopo è di dimostrare che il 21 maggio 2017 è davvero la prima volta in assoluto che una reliquia esce dall’urna della cripta barese. Non potendo sul St Nicholas News trattare delle circa 200 reliquie di San Nicola che circolano nel mondo, ha scelto otto tra le più famose, includendo anche alcune che non pretendono di venire da Bari: San Niccolò del Lido (Venezia), Saint Nicolas de Port (Lorena), Fribourg (Svizzera), San Pietroburgo (Russia), Rimini (Italia), Bucharest (Romania), Rjazan/Radovickij (Russia) Čeljabinsk (Russia).
Padre Ciro Capotosto, Rettore della Basilica di San Nicola
Padre Gerardo afferma con dati di fatto, che mai da Bari è uscita una reliquia. È la prima volta in assoluto che una reliquia ossea di San Nicola lascia la città di Bari. Per comprendere l’ovvietà di questa affermazione basti pensare allo status giuridico della Basilica: col diritto della “forza” i re normanni, svevi e primi angioini, e per concessione pontificia tutti i re dopo il 1304, unica autorità che avrebbe potuto fare uscire una reliquia di san Nicola da Bari era il Re di Napoli; senza il suo regio exequatur i preti non potevano obbedire né al Papa né all’Arcivescovo di Bari (fino al Concordato del 1929). Ora, nell’Archivio di San Nicola non c’è alcun regio exequatur in tal senso, afferma la storico ella Basilica, né le ‘Conclusioni Capitolari’ registrano fuoriuscite diverse dalla Santa manna, ad eccezione di qualche pezzettino del legno della cassa in cui i marinai portarono a Bari le reliquie del Santo.
Pertanto, se la reliquia di San Nicola, presente a Mosca, ha potuto essere estratta dall’urna è soltanto perché dal 1929 lo Stato Italiano, dopo aver spogliato la Basilica di tutti i suoi beni, l’ha sottratta alla potestà del Re, restituendola all’assoluta autorità del Papa. I Domenicani sono dal 1951 solo i custodi, abilitati unicamente all’amministrazione ordinaria sotto la vigilanza dell’arcivescovo di Bari, che è il delegato pontificio: tutte le decisioni straordinarie sulla Basilica le prende il Papa. È lui che personalmente, dopo aver consultato l’Arcivescovo di Bari, ha deciso di rispondere positivamente alla richiesta del patriarca Kirill, permettendo alla Chiesa russa del Patriarcato di Mosca di vivere la gioia di questo evento storico. Tutte le altre notizie che circolano sui mass media sono solo frutto della fantasia e non corrispondono né alla storia e neanche alla leggenda.
E, se queste argomentazioni, sono di padre Gerardo Cioffari, grande agiografo di San Nicola, non c’è che da sottoscriverle. |
Con l’intervento del Sindaco di Bari, Antonio Decaro, il presidente dell’Associazione Italo-Ellenica “Pitagora”, Sarina Elefteria Garufi, il presidente della Commissione Culture del Comune di Bari, Giuseppe Cascella, il prof. Aldo Luisi ed il prof. Antonio Calisi, è stata inaugurata nella Sala del Colonnato della Città Metropolitana di Bari (ex Palazzo della Provincia), la Mostra delle Icone Bizantine e delle Ampolle della Manna di San Nicola, che si protrarrà fino al 14 maggio.
La mostra, che è alla seconda edizione, sarà oggetto di visita anche da parte dei ministri finanziari che si riuniranno in nei prossimi giorni a Bari in occasione del G7.
L’icona è un prodotto esclusivamente bizantino. Nata dal ritratto di antica tradizione, acquista un senso sempre più teologico che la riempie di grazia divina inerente alla persona o alla scena che rappresenta.
La presenza a Bari delle reliquie di San Nicola, e quindi del miracoloso “sacro licor” (manna o myron, nel mondo greco, miro per i russi), ha influito non solo sulla storia della città, ma ha alimentato notevolmente l’interesse, la devozione ed il pellegrinaggio verso la Tomba del Santo, sia dei baresi e degli italiani, che del mondo ortodosso e soprattutto del popolo russo, che riconosce in Nicola “il Santo”.
La manna, com’è noto, è l’acqua che si forma nella tomba del Santo e che si formava già nella Basilica di Mira. In realtà si tratta di un’acqua (analizzata nel 1925 dal Laboratorio di chimica dell’Università di Bari) di particolare purezza, la cui origine viene diversamente spiegata.
Non va dimenticato che la manna, spesso, rappresenta l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza del proprio corpo a quello di S. Nicola. A questo punto tutto passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto del Santo».
Le ampolle, invece, sono vetri dipinti che rientrano nella categoria dei vetri soffiati secondo la tecnica delle “forme aperte”, cioè quando la bolla vitrea, soffiata con la canna dell’artista vetraio, veniva da questi, manipolato e modellato. I vetri, prodotti a Murano, erano ultimati e rifiniti a Bari e, nel Catasto Onciario di Bari del 1753, erano registrati e tassati come “pittori di caraffine”, Donato Giustiniani e Gaetano Donatelli. Le ampolle erano così pronte erano riempite della Santa Manna e sigillati, pronti per essere affidati alla conservazione devota.
I vetri dipinti in tutto il XIX secolo, rientrano nella categoria dei vetri soffiati secondo la tecnica delle “forme aperte”, cioè quando il bollo vitreo, soffiato con la canna dell’artista vetraio, veniva da quest’ultimo manipolato e modellato. Nel Catasto onciario di Bari del 1753 erano registrati e tassati come “pittori di caraffine”, Donato Giustiniani e Gaetano Donatelli, senza ulteriori indicazioni per l’identificazione delle loro opere. I vetri principalmente prodotti a Murano, erano ultimati a Bari, accuratamente rifiniti, decorati, riempiti della Santa Manna e sigillati, pronti per essere affidati alla conservazione devota.
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È stato pubblicato in questi giorni il volume dell’anno 2016 di “Nicolaus”, la rivista storico-teologica dei PP. Domenicani della Basilica di San Nicola di Bari (Basilica San Nicola Editore), diretta da p. Gerardo Cioffari o.p., notissimo storico della Basilica, realizzata da Levante Editori.
Padre Cioffari ricorda che nella Basilica di San Nicola di Bari vi sono importanti tracce degli antichi rapporti tra questa istituzione e il mondo ortodosso. Tra i primi contatti concreti notevoli e duraturi vanno menzionati quelli con la Serbia. Infatti, se la Russia ha consacrato i suoi rapporti con la basilica barese già nell’XI secolo attraverso discorsi storici (Slovo) e uffici divini (služba), rinviando a molto più tardi pellegrinaggi e doni, la Serbia li ha fissati in donazioni i cui segni concreti attraverso i secoli sono giunti sino a noi.
«Il particolare modo di vivere la devozione nicolaiana da parte degli zar di Serbia – scrive p. Cioffari – ha perciò la caratteristica dell’unità ecclesiale che continua ad esserci a livello culturale ed agiografico, nonostante le laceranti rotture a livello storico politico e culturale. E se questo discorso vale in generale, ancor più vero si rivela nel particolare del culto verso S. Nicola».
Interessante il sommario che vede nella sezione storica, a cura di p. Gerardo Cioffari, trattare, appunto, degli splendori della grande Serbia nella Basilica di San Nicola di Bari, l’altare d’argento del Milutin, l’icona del Dečanski, la pergamena del Dušan. Di Diego De Ceglia, l’istituzione delle confraternite del Rosario, il ruolo del maestro generale dei Domenicani e degli ordinari diocesani. Donato Giordano tratta del monachesimo benedettino in Basilicata, mentre Antonio Antonetti scrive di Fra Agostino Kažotić o.p., un santo medievale.
Nella sezione teologica, a cura di p. Emmanuel Albano o.p., leggiamo una nota dello stesso curatore che tratta della filosofia ermeneutica in R. Bultmann, il processo di demitizzazione; di Francesco Marino, la dimensione spirituale dell’opera letteraria di Boris Leonidovič Pasternak; di Giovanni Messuti, commento al Salmo 118: interpretazione del versetto 143 secondo Origene ecc. Infine, di Fernando Fiorentino, attualità del mondo di pensare di San Tommaso. Il fascicolo chiude con l’appendice con l’elenco delle riviste della Biblioteca “San Nicola” dei Padri Domenicani. |
San Nicola di Bari è uno dei Santi più celebri della cristianità.
Nicola o Nikòlaos, che significa vincitore del popolo, è uno dei santi più popolari del calendario liturgico. La sua personalità storica, anche se molto ben conosciuta, non spiega il culto che a lui si rende non solo in Europa ma in ogni parte del mondo.
Del nome Nicola si usano molte varianti, sia al maschile: Nicolino, Nico, Nicol, Nicolò o Niccolò, Nikita, che al femminile: Nicole, Nicoletta, Niki. Nicola è un nome molto diffuso in Italia, soprattutto al Sud e in particolare a Bari.
Tra i personaggi celebri si ricordano il filosofo Nicòla Damasceno (64-4 a.C.), l’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543), gli scrittori Niccolò Machiavelli (1469-1527), Niccolò Tommaseo (1802-1874), Nikolaj Gogol (1809-1852), i musicisti Niccolò Piccinni (1728-1800), Niccolò Paganini (1782-1840) e Nikolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908), il pianista Nikita Magaloff (1912-1992) e il filosofo e storico Nicola Abbagnano (1901-1990).
San Nicola non è un protettore qualunque, né solo un genio tutelare religioso, ma il Patrono civile di Bari ed i modi con cui onorarlo sono tanti, simbolici e pratici. Egli, infatti, è assertore e difensore del sentimento cittadino e chi trova nel suo culto una semplice forma di superstizione o di fanatismo è un ignorante che non conosce l’anima storica del suo paese.
Il 1° novembre del 1630 fu nominata Santa Teresa protettrice di Bari e l’atto ufficiale fu stipulato nell’ambito dell’Università (il Comune dell’epoca), mentre il giorno dopo, i due sindaci della città, Ferdinando Dottula e Giovanni de Baldis, s’accorsero di aver commesso un grosso errore: l’inversione dell’ordine gerarchico, facendo passare in second’ordine San Nicola e, successivamente, con affannosa corsa procedettero, pur infrangendo le regole del protocollo, a correggere il tabellione municipale (una sorta di albo pretorio sul quale si scrivevano gli atti pubblici). Con una nota a margine dell’atto, si legge tra l’altro “…il gloriosissimo Santo, quale non solo Padre e Padrone di questa città, ma ancora di tutta la Provincia, che perciò si chiama la Provincia di San Niccolò…” (A. Perotti, “Bari dei nostri nonni”, Adriatica Editrice, 1975).
Questo fatto suscitò gran gelosia tra i baresi appartenenti alle due chiese, anche perché era ben noto che il nome del nostro San Nicola è iscritto in testa al volume delle antiche Consuetudini e che la sua effige decorava anche lo stemma urbano di Bari e l’aula del Seggio (sede del magistrato comunale), e poi è arcinoto in qualsiasi latitudine che il nome della città è legato a quello del suo Santo protettore.
I baresi riconoscevano San Nicola anche nell’aspetto fisico coniando una moneta nella quale fu impressa l’immagine del Santo.
Anche nel manuale pittorico del Monte Athos in Grecia, il nostro protettore è effigiato sulla pietra delle laure basiliane (gruppo di celle scavate nella roccia) e sulle bocce della manna. Un giudice barese, Romualdo, utilizzò un sigillo con la più antica immagine barese del Santo.
Il popolo barese quindi riconosce in San Nicola “l’ereditato simbolo della religiosità della stirpe, immutabile essenza se pure variabile apparenza, fiore immortale dell’anima di Bari, che rispunta ogni anno da millenni, in una data prescritta dalle costellazioni, e rinnova nella pienezza di primavera la festa del mare”.
«L’ecumenicità del santo, fece sì che non solo dai paesi di tradizione latina (come Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Spagna), ma anche da quelli slavi (Russia, Serbia, Croazia, Polonia), giungessero pellegrini, a testimonianza di un culto più forte della stessa divisione delle chiese cattolica e ortodossa. Il pellegrinaggio russo ortodosso a Bari è divenuto oggi quotidiano» (padre Gerardo Cioffari).
Nico Veneziani, cardiologo, che sa molto di San Nicola, in una nota pubblicata su “San Nicola, il dialetto barese e… (Levante), scrive fra l’altro che: «Nei primi anni del novecento, durante il conflitto russo-nipponico, il giornalista Luigi Barzini, noto anche per aver partecipato al raid Pechino-Parigi, capitò in una città giapponese sede di un campo di raccolta di prigionieri russi. Nel silenzio e nella mistica oscurità di un tempio shintoista intravide una icona di San Nicola adorna di numerosi fiori freschi. La popolazione locale aveva adottato tra le sue divinità anche il barbuto Santo di Bari. Potere ecumenico di un Santo occidentale a forte connotazione interreligiosa».
L’inserimento dell’effige di San Nicola in una delle liste elettorali del Comune di Bari del 24 novembre 1946, risultò prima nella competizione per il primo Consiglio Comunale del dopoguerra, con 34287 voti (24 seggi), in concorrenza con la lista “Garibaldi” 30916 voti (22 seggi) e “Scudo crociato” 6882 voti (4 seggi).
Infine mi piace ricordare San Nicola Nero (Sanda Necòle Gnore), la tela presente a Bari, restaurata oltre un decennio fa, che ha un significato particolare per i fedeli baresi e per i pellegrini che visitano la Basilica di San Nicola, oggi retta da padre Ciro Capotosto o.p. Le caratteristiche del dipinto furono all’origine di una leggenda circa il colore scuro della pelle del Santo. Essa rappresenta, una delle immagini cui è legata assoluta devozione. Quando i pellegrini arrivano in Basilica, la prima tappa del loro pellegrinaggio è proprio la visita all’immagine del San Nicola Nero. |
di VITTORIO POLITO
San Nicola è uno dei Santi più popolari del calendario liturgico. La sua personalità storica, ben conosciuta, non spiega interamente il culto che gli fu reso in tutta l’Europa. Vescovo di Myra in Licia nel IV secolo fu uno dei grandi artefici del Concilio di Nicea che fissò i punti della fede cristiana nel Credo. Ma proviamo a vedere il significato del nome Nicola che l’etimologia lo fa provenire dal greco nikān (vincere) e laos (popolo).
Se questo nome, sin dall’antichità, ha conosciuto un tale successo in così tanti paesi è senza dubbio perché porta fortuna. È come una pioggia di doni, un capitale d’inestimabile valore. Volitivo fino alla testardaggine, assai poco preoccupato dell’opinione altrui, non è sicuro che il successo professionale lo attira. Si sente certo di vivere a modo suo, l’originalità non lo spaventa, mentre le sue risorse personali sono sufficienti ad affrontare le situazioni. Sottile, eloquente, abile a sbrogliare i problemi più complessi, si sente a suo agio nel campo delle scienze astratte o della metafisica, così come nella politica e negli affari.
Cronache e leggende intorno a San Nicola sono numerose, per la maggior parte conosciute, ma quella del piccolo Adeodato, forse, è la meno nota e viene ricordata da padre Gerardo Cioffari nel libro “Vicoli e Santi” (Levante Editori), nel capitolo dedicato agli “Elementi narrativi dell’iconografia nicolaiana”. Il bellissimo Adeodato, che in certe iconografie lo vediamo in piedi con una coppa in mano, fu rapito dai crudeli saraceni, divenendo coppiere di un ricco principe e che Carlo Rosa, pittore del XVII secolo, fastosamente affrescò sul soffitto della Basilica di Bari. Ma, un giorno, il giovane, mentre ricordava con nostalgia la festa nicolaiana, si levò un vento furioso, si spalancò il tetto e San Nicola irruppe dal cielo nel covo del principe, afferrò Adeodato e volando per mari, terre e monti, lo riportò nel giardino della sua casa riconsegnandolo alla madre. L’episodio di Adeodato fu anche messo in scena nel XII secolo. La più antica drammatizzazione dell’episodio che è giunta a noi è quella contenuta nel libro “Fleury play-book”.
Una curiosità è rappresentata dal “Tesoro di San Nicola”, che i baresi hanno costituito a partire dall’arrivo dei suoi resti a Bari, ma istituito ufficialmente nel 1296. Esso è nato grazie soprattutto ai numerosi e ricchi doni che re e principi offrivano al Santo, per riverenza pia e religiosa ed anche per ingraziarsi il popolo. Come tutti i tesori anche quello di San Nicola è stato cercato e sottratto nel 1480 dai Turchi e nel 1494 da Carlo III di Francia.
Ancora oggi si possono ammirare pregevoli paramenti sacri, tovaglie d’altare, vetri della manna, croci d’argento, corone, gioielli, libri sacri antichissimi, reliquari particolari nei quali sono conservati i pezzetti di cera delle candele che prodigiosamente si accesero il Sabato Santo nel Sacro Sepolcro col fuoco del cielo, le pietre del Calvario e quelle con cui è stato lapidato Santo Stefano.
Uno dei più importanti regali che Carlo D’Angiò fece alla città di Bari fu una grande campana, che installata dapprima su una delle torri della Basilica, fu successivamente rimossa per il grande frastuono che arrecava ai cittadini e, rifusa, se ne fecero due più piccole che attualmente si odono sul campanile della Basilica.
Del Tesoro fa parte anche il pastorale vescovile dell’Abate Elia, fatto di avorio intagliato e lungo circa 112 cm. La peculiarità è che l’avorio non proviene, come si potrebbe pensare dall’elefante, dal momento che non potrebbe fornire una simile lunghezza, ma da un dente di tricheco.
Per concludere, una riflessione di Michele Campione che si domanda: “Che cosa si può chiedere al Santo Taumaturgo che può operare miracoli e prodigi, sospendere le leggi della natura, domare i venti ed il mare, placare gli abissi senza fine delle tempeste e sconfiggere per sempre il Male che corrompe il cuore degli uomini? Si può chiedere la Fede. Si può sollecitare la Carità che, come dice San Paolo, tutto può. Si può impetrare la Misericordia. Ed alla Santità, alleata della salvezza, ci si può affidare totalmente con serena gioia”. |
di VITTORIO POLITO —
Sono trascorsi oltre 920 anni dalla morte del giovane pellegrino greco
Nicola, morto a Trani in odore di santità e riconosciuto suo Patrono.
La Cattedrale di Trani si eleva come una gigantesca nave arenata, bianca e monumentale, dominando il centro antico della città, con la facciata che esalta gli elementi architettonici e decorativi particolarmente preziosi. Il campanile, innestato nel corpo dell’edificio, è forato alla base per consentire il passaggio pedonale.
Trani, infatti, è una delle più belle città della Puglia, ricordata proprio per la magnifica Cattedrale, fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola, morto nella stessa città in odore di santità. La chiesa che si leva altissima sul mare, prese il posto di una basilica più antica intitolata a S. Maria.
Il giovane pellegrino Nicola, proveniente dalla Grecia, è vissuto al tempo in cui Roberto il Guiscardo e il figlio Boemondo realizzavano la loro spedizione in Grecia mirando a Costantinopoli. Era anche il tempo in cui i baresi riuscivano nell’impresa di portare a Bari le reliquie di San Nicola di Myra.
Un San Nicola diverso da quello di Bari, soprattutto per la sua breve vita: nacque infatti nel 1075 e morì nel 1094 e padre Gerardo Cioffari o.p. ha voluto ricordarlo nel volume “S. Nicola Pellegrino - Patrono di Trani”, edito dal Centro Studi Nicolaiani, stampato per i tipi di Levante Editori di Bari, in occasione del IX centenario della morte narrando della sua vita in chiave critica, storica e del messaggio spirituale che ha voluto lasciare ai posteri.
Dopo la sua morte fiorirono numerosi i miracoli e quattro anni dopo, nel 1098, in occasione nel Sinodo Romano, il vescovo di Trani si alzò e chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i miracoli avvenuti post-mortem.
Il papa Urbano II emanò un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani dopo opportuna riflessione ad agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e dopo aver fatto erigere una nuova Basilica vi depositò il corpo del Santo.
Per il suo continuo gridare “Kyrie eleison” (Cristo abbi pietà di noi) fu dapprima cacciato di casa dalla madre e durante il suo peregrinare fu fatto fustigare dal vescovo di Lecce, Teodoro Bonsecolo, e successivamente fu fatto frustare a sangue dall’Arcivescovo di Taranto, Alberto. Insomma, una vita breve e travagliata all’insegna del “Kyrie eleison” che non si stanca mai di pronunciare per le strade della città e lo stesso Arcivescovo di Trani, Bisanzio I, lo convoca per conoscere le ragioni del suo comportamento. Egli spiega i motivi del suo modo di agire, richiamando le parole del Vangelo, fino a che il 2 giugno 1094 muore nella casa di un certo Sabino di Trani e sepolto in un angolo della Cattedrale.
Per questi motivi e per il forte impulso alla provocazione egli fu considerato “moros” termine greco usato nella Sacra Scrittura per designare un pazzo, successivamente il termine ha avuto un’accezione meno forte di “moros” e cioè “salòs” (ingenuo, innocente) il quale indica più dabbenaggine che pericolosità.
Monsignor Carmelo Cassati che presenta la pubblicazione dice di lui: «San Nicola Pellegrino vuol ritornare a prendere il suo posto di Patrono nella città che gelosamente conserva le sue ossa, ma ritorna con la forza di chi, avendo scoperto e sperimentato l’amore di Dio, trovò necessario dare altrettanta risposta d’amore accettando di passare “pazzo per Cristo”, nel continuo bisogno di misericordia».
Il patrono di Trani, infine, è considerato uno dei Santi più solidi dal punto di vista della critica storica. Sono pochi, infatti, i patroni “pugliesi” che godono di un “corpus documentario” così ricco e interessante e San Nicola Pellegrino è uno dei pochi grandi Santi che possono vantarlo. |
Bari e la Puglia hanno avuto sempre un ottimo rapporto con il mare. Cosimo Damiano Fonseca nel suo libro “La Puglia e il Mare” (Electa Editrice) ricorda che già la civiltà micenea (XVI secolo a.C.), consentì intensi e stretti rapporti con il mondo egeo. Ma, nonostante la storia ha fatto segnare il passo alla Puglia con la militarizzazione della coste, lo spostamento e la polarizzazione delle grandi rotte marittime verso l’Atlantico, accentuò sempre di più la sua vocazione mediterranea, prima su attività culturali e successivamente su componenti economiche. Così facendo i caratteri della “nazione pugliese”, si erano definiti grazie alla grande risorsa del mare.
L’olivo e il commercio dell’olio, rappresentano un’altra notevole risorsa commerciale per la Puglia e Bari. L’olivicoltura pare sia praticata nel barese fin dall’età neolitica (5000 a.C.). La sua importanza fu riconosciuta già nell’Impero Romano, quando importazioni ed esportazioni erano regolate dall’Amministrazione Centrale. L’olio di Bari si diffuse fino a Venezia, per essere quindi inviato anche in altre città dell’Europa continentale.
Con l’arrivo delle spoglie di San Nicola a Bari, il commercio marinaro ha assunto un’ulteriore notevole importanza. È notorio che intorno al porto sono concentrate numerosissime chiese, forse a sottolineare significativamente il rapporto con il mare e, nonostante i rischi che all’epoca si correvano per i potenziali attacchi esterni, significava pur tuttavia benessere e prosperità.
Gli effetti della traslazione e la presenza della grandiosa Basilica ebbero sulla città risvolti non solo religiosi, ma anche sociali, culturali, artistici ed economico-politici. La cosiddetta “cittadella nicolaiana”, topograficamente ed idealmente rivolta al mare, si attrezzò per accogliere il flusso ininterrotto di pellegrini che giungevano, e giungono ancora oggi, da terra e da mare. Doni preziosi andarono ad arricchire la casa del Santo crescendo di pari passo con la popolarità del suo culto. E non mancarono le fiere nicolaiane, allestite nei cortili interni della Basilica, affollate da un gran numero di mercanti e mercanzie.
E che San Nicola sia un gran Santo lo scrive anche Vito Maurogiovanni nel suo libro “Un gran Santo…” (Levante Editori). Innanzitutto perché è venerato in tutto il mondo, le chiese a lui dedicate non si contano, ed anche perché protettore di marinai, bambini, ragazze, orfani, commercianti di grano, sarti, studenti, mercanti, calzolai ed anche dei ladri. I quali ultimi, nel momento che arrivano le guardie per le loro malefatte, invocano San Nicola a loro difesa. E sotto il suo manto ci sono anche birrai, bottai, farmacisti e rigattieri: insomma un Santo per tutte le stagioni ed adatto a tutti i ceti.
Sarebbe oggi auspicabile sfruttare, in senso positivo, le opportunità che noi abbiamo con Bari, il mare e San Nicola. Padre Gerardo Cioffari, storico della Basilica di San Nicola, sostiene che bisogna «Continuare nel grande riassetto urbanistico, senza dimenticare quella memoria che da sola può dare l’orgoglio della baresità». La sagra di San Nicola potrebbe essere l’occasione migliore per questo recupero di memoria, ricordando nelle scuole, nelle università, negli ingressi di stazione, negli aeroporti e nei porti, che questa è la città di San Nicola. Inoltre, intitolare, come è stato fatto per il nuovo stadio, qualche strada al grande Santo e soprattutto dotare le vie di ingresso alla città, della stazione, dell’aeroporto con cartelli che diano il «Benvenuto nella città di San Nicola», come dice Lino Patruno nel suo capitolo «San Nicola e i baresi: il miracolo della luce» nel bel volume “Bari la città di San Nicola” (Adda editore).
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SAN NICOLA E GLI ORTODOSSI RUSSI
di Vittorio Polito
In un interessante articolo a firma Vladimir Kuchumov, pubblicato su un numero di “O Odigos – La Guida” del Centro Ecumenico di San Nicola di Bari, si legge della particolare venerazione di San Nicola da parte degli ortodossi russi.
San Nicola è uno dei Santi più venerati da parte dei russi. Infatti, oltre le feste di maggio e dicembre, la memoria di San Nicola è celebrata in Russia, settimanalmente ogni giovedì. Ciò, sta ad indicare il particolare rapporto d’amore del popolo semplice verso il Santo di Myra, anzi di Bari, che lo ama come difensore dei poveri, dei condannati ingiustamente, di coloro che si trovano nelle disgrazie e nelle sofferenze, dei viaggiatori, dei marinai, difensore dei contadini e degli artigiani. Insomma il popolo lo ama come il buon pastore che aiuta tutti ed in ogni circostanza. Anche molti proverbi popolari sono dedicati al “Santo delle genti”, come “Elia lo preghi per la pioggia, Nicola per ogni necessità”.
Si calcola che ogni famiglia di credenti russi possiede una icona di San Nicola, oltre alle migliaia di chiese a lui dedicate, nelle grandi città, come nei piccoli villaggi. I contadini russi considerano il Santo come il loro principale protettore celeste.
I pellegrinaggi dalla Russia verso Bari sono iniziati già nel medioevo per arrivare al culmine verso la fine del ’900. Una pubblicazione di padre Gerardo Cioffari, il colto domenicano e storico della Basilica di Bari, narra di “Viaggiatori russi in Puglia dal ’600 al primo ’900”.
La Chiesa Russa di Bari, rappresenta un monumento unico, che non ha simili in tutta l’Europa occidentale e fu costruita, per volere dell’ultimo Romanov regnante sul trono degli zar, che volle assicurare ai pellegrini provenienti da lontano un luogo di accoglienza e di preghiera
Oggi presso la Chiesa Russa vi è la rappresentanza del Patriarcato di Mosca, che si prodiga ad accogliere i numerosi pellegrini russi che giungono a Bari per venerare la Tomba del Santo. Nell’ultimo quinquennio, si calcola, che la città di Bari, ove ha inizio la reciproca conoscenza e la riconciliazione di due mondi, quello cattolico e quello ortodosso, è visitata da migliaia di pellegrini russi. Un legame che dalle coste dell’Adriatico arriva sino al cuore ortodosso di Mosca. Un filo antico che lega Bari e la Russia.
Una recente testimonianza di come il binomio Bari-San Nicola, non tema scossoni nell’immaginazione dei russi, è data dall’iniziativa degli ambienti del patriarcato, su suggerimento dello stesso rettore della chiesa ortodossa di Bari, di diffondere in Russia bottigliette della manna provenienti da Bari. |
di Vittorio Polito
Nell’ambito delle attività culturali dell’Associazione Culturale Italo-Ellenica “Pitagora” di Bari, in collaborazione con il Comune di Bari, Sabato 5 dicembre alle ore 10,30 nella Sala Giunta del Comune di Bari, Palazzo di Città, sarà inaugurata la mostra di Icone bizantine e ampolle della Manna di San Nicola.
Per l’occasione interverranno Antonio Decaro, Sindaco di Bari, Silvio Maselli e Giuseppe Cascella, rispettivamente Assessore alle Culture e presidente della Commissione Culture del Comune di Bari, Sarina Elefteria Garufi, presidente Associazione Italo-Ellenica “Pitagora” di Bari, Mons. Antonio Magnocavallo, parroco della Chiesa Bizantina di S. Giovanni Crisostomo di Bari e Aldo Luisi, professore di Lingua e Letteratura latina.
L’Associazione Culturale “Italo-Ellenica Pitagora di Bari” è operante dall’anno 2002 e nel corso della sua attività ha organizzato vari eventi, incontri culturali, presentazione di libri, concerti, feste dell’amicizia Italo-Ellenica, con la partecipazione di balletti provenienti dalla Grecia, dal Gargano e dalla Grecìa salentina. Escursioni culturali in Grecia e in Italia, gemellaggio tra Croce Rossa Italiana e Greca con donazione di ambulanze e ausili sanitari. Inoltre ha collaborato per l’organizzazione di mostre di icone bizantine di iconografi greci, in molte città del territorio nazionale.
Tutte le manifestazioni e gli eventi sono stati organizzati per migliorare i rapporti culturali e religiosi tra Italia e Grecia, finalizzati all’ecumenismo e al miglioramento dei rapporti trai due Paesi. Nel corso degli eventi sono intervenuti: il Metropolita di Mira S.E. Chrysostomos Kalaitsis, inviato del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, S.E. Procopio Metropolita di Kavala (Macedonia) e S.E. Maximo Metropolita di Giannina (Grecia), l’Archimandrita della chiesa di San Nilo di Grottaferrata, padre Emiliano Fabbricatore, S.E. l’Arcivescovo di Bari Mons. Francesco Cacucci, monsignor Antonio Magnocavallo, parroco della Chiesa bizantina di San Giovanni Crisostomo di Bari e monsignor Giacomo Giampetruzzi di Sannicandro di Bari.
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*****
di Vittorio Polito
Nell’era cristiana il pellegrinaggio rappresentava un momento importante della vita culturale e sociale. Per molti rappresentava l’unica occasione per uscire dal luogo natio e nella maggior parte dei casi si trattava di persone più facoltose, poiché serviva anche un minimo di disponibilità per pagarsi il necessario nei giorni di lontananza da casa. Le mete? Erano i santuari più conosciuti con le immagini più venerate.
Con l’arrivo a Bari (1087) delle reliquie di San Nicola iniziano anche i pellegrinaggi verso la nostra città, come racconta, il cronista Niceforo nel suo testo “Translatio Sancti Nicolai in Varum”, ricordando anche i miracoli elargiti a favore degli stessi pellegrini. Successivamente una moltitudine di persone accorrono al santuario di San Nicola, anche per i miracoli che si verificano, al punto che il XII secolo, ricco di visitatori illustri, registra la presenza di Papi, re e imperatori.
Tra il 1209 ed il 1214 giunse a Bari il beato Egidio di Assisi, uno dei primi compagni di San Francesco, ma non si esclude il pellegrinaggio dello stesso San Francesco presso le reliquie di San Nicola.
Facendo un salto a piè pari, arriviamo ai giorni nostri registrando la visita di Umberto I, Vittorio Emanuele III e la regina Elena, ed altri.
Il 1951 segna un anno importante per la Basilica, che vede l’affidamento del Santuario ai Domenicani da parte di Papa Pio XII.
Anche Papa Giovanni Paolo II è stato pellegrino presso la Basilica del Santo (26 febbraio 1984), mentre Joseph Ratzinger, non ancora Papa, venne in visita a San Nicola il 29 gennaio 1985. Carlo e Diana d’Inghilterra, fra ali festanti della popolazione del centro storico, fecero visita a San Nicola il 2 maggio 1985.
Ovviamente, fra tutti i pellegrinaggi all’urna del Santo, si registra quello più sentito da parte dei russi che vede anche la presenza il 14 marzo del 2007 del presidente della Russia Vladimir Putin, la cui visita riveste un significato ecumenico eccezionale.
I pellegrinaggi al Santo di Bari non si contano, anzi aumentano di giorno in giorno, oltre che di personaggi di spicco, anche di quelli popolari che giungono da diversi paesi, in massima parte dalla provincia di Chieti.
Le notizie riprese in questa nota sono di p. Gerardo Cioffari o.p., storico della Basilica barese, autore di numerosissime pubblicazioni sul nostro gran Santo , tra cui “Pellegrini a San Nicola di Bari nella storia”(realizzato da Levante Editori per Centro Studi Nicolaiani), il quale nelle conclusioni scrive tra l’altro «Il volto nuovo del pellegrinaggio nicolaiano è quello di essere cattolico ed ortodosso insieme. Non più soltanto cattolico con visite e preghiere degli ortodossi. Oggi si può parlare di un vero e proprio pellegrinaggio ortodosso (prevalentemente russo), costante e non più saltuario. Attraverso il pellegrinaggio S. Nicola è tornato ad essere il Santo di tutti o, come dice uno scrittore tedesco citato da papa Benedetto XVI, il “Santo della Chiesa indivisa”». Insomma il Santo ecumenico per eccellenza.
E poiché siamo in prossimità della sua festa (6 dicembre), mi piace riportare una toccante preghiera di Anonimo recitata dinanzi alla Tomba di San Nicola.
’Nnanze alla tomba de Sanda Necole
Sanda Necole mi, prime de fermarme ’nnanze a Te, m’agghia genecchià pe salutà, come fascene tutte le vère Crestiane, Gesù Beneditte.
Gesù buène, t’adoreche ogne memènde in Sacramènte ’nzijme a tutte l’angeue e le sande ca stonne ’ngijle, e che te adoreche Dio Padre, ca m’à crèate, e u Spirede Sande ca me dà sèmbe lusce e buène penzijre.
E mo m’aggenocchieche pure ’nnanze alla Tomba to, pe discete ca de vogghie bène assà percé tu si u protèttore mi e pe cercarte grazzie e protezzione.
Tu ma da raccomandà sembe a Di percé non ma va mangà ma la grazzia so.
Non te si scherdanne de tutte chidde de case, de le parijnde mi, de l’amisce e de quande vèlèssere venì ad acchiarte ma non podene venì o percè javetene lendane o percé stonne fore de Bare, ma chiù de tutte arrecuèrdete de tande janeme devote ca non podene cammenà percé stonne cenguate sope a na sègge oppure stennute ijnde a nu lijtte a seffrì.
Aiute tutte quande, Sanda Necole buène mi.
E cosi sia. |
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STORIA DELLA CATTEDRALE DI FAMAGOSTA:
ERETTA PER SAN NICOLA, OGGI MOSCHEA
di Vittorio Polito
È noto che l’isola di Cipro rappresenta uno dei maggiori centri in cui si venera San Nicola, con la imponente Cattedrale il cui stile gotico dell’architettura richiama quello di Reims.
L’ottimo padre Gerardo Cioffari o.p., storico della Basilica di San Nicola di Bari, ha diffuso recentemente il Bollettino “St Nicholas News”, dedicato a Khaled Asaad, martire di Palmira, nel quale fa la storia della Cattedrale di Famagosta (oggi Moschea), ove si incoronavano i re di Gerusalemme.
La Cattedrale, la cui costruzione ebbe inizio sotto il regno di Enrico II, fu realizzata tenendo presente quella di Reims (Francia), e fu terminata intorno al 1328, distinguendosi per l’alto numero dei portali.
Nel 1571, quando Lala Mustafa Pascià conquistò la città, fece abbattere tutte le statue e, forse, anche le vetrate colorate, e vi fece aggiungere tutto il necessario, minareto compreso, per indicare la direzione della Mecca.
Lala Kara Mustafa Pascià, nato in Bosnia, dopo essere stato governatore di Damasco, nel 1565, ebbe il comando della flotta che assediò Malta, ma fu un insuccesso. Forse questa vicenda contribuì a renderlo così spietato nei riguardi di Marcantonio Bragadin (1523-1571), martirizzato sul sagrato della Basilica nell’agosto 1571. Le sue spoglie, o quello che era rimasto, furono trafugate da uno schiavo veneziano, certo Girolamo Polidori, e dal 1596 sono custodite nella chiesa dei santi Giovanni e Paolo, dove si trovano ancora oggi.
La storia ci racconta il fatto, poi gli uomini adeguano l’avvenimento alle proprie convinzioni o aspirazioni personali a testimonianza che: gli uomini, anche i più grandi e famosi, sono e restano soltanto... degli uomini.
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IL 22 MARZO S.E. MONS. CACUCCI INSEDIERA' FRA' CIRO CAPOTOSTO COME 10MO RETTORE DELLA BASILICA DI SAN NICOLA
di Vittorio Polito
Fra Ciro Capotosto, decimo Rettore della Basilica di San Nicola di Bari sarà insediato domenica 22 marzo durante la Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc. Rev. ma Mons. Francesco Cacucci, Delegato Pontificio per la Basilica.
Ho conosciuto qualche anno fa presso casa Levante il cordiale e socievole nuovo priore, che ha il volto generoso e bonario che contraddistingue tutti coloro che sono nati dalla pancia della ‘montagna sacra’, ma conoscendoli ci si rende conto che quella apparente ‘ pasta di pane’ si avvale e si alimenta con sostanze genuine e di prima qualità… il cosiddetto ‘lievito madre’. Presso Levante devo ammettere di aver incontrato la metà dei priori succedutisi negli anni in Basilica. Francesco De Martino, l’unica voce di Levante disposta a rompere la consegna del silenzio, di recente durante un incontro culturale presso l’Università di Bari ha ricordato al riguardo un curioso episodio, non senza prima precisare che ha iniziato a conoscere ‘i baresi e i non baresi importanti’ solo frequentando la sede dell’editrice, nonostante avesse studiato a Bari.
Da don Mario, appellativo con cui era conosciuto il patriarca della famiglia Cavalli, anni fa, ha rimembrato il professore, trovò il giudice Mininni e, dal momento che aveva avuto l’impressione di averlo conosciuto in precedenza, esternò al magistrato questo suo presentimento. A questo punto il giudice tra il serio e il faceto gli fece notare che era prassi a Bari, quando si aveva difficoltà a ricordare il luogo in cui si era conosciuta una persona, dire semplicemente da: ‘don Mario’ e, aveva aggiunto, si poteva essere certi al 90% di non sbagliare.
Padre Capotosto, nato a San Severo il 2 ottobre 1968, diventa domenicano nel 1990, compiendo il noviziato a Firenze. Nel 1992 inizia la sua formazione filosofico-teologica presso l’Università di Fribourg, dove nel 1997 consegue la licenza teologica. Nello stesso anno è ordinato presbitero e dopo qualche anno ottiene la licenza in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma.
In virtù di questa specializzazione gli viene affidato il corso di greco biblico presso l’ITE ‘San Nicola’ in Bari.
A fine 2002 viene nominato Superiore della Comunità Domenicana di Soriano Calabro. In questo periodo tiene corsi di esegesi biblica presso vari istituti: l’ISR ‘San Giuseppe Moscati’ a Vibo Valentia, lo Studio Teologico ‘'Pio XI’ e l’ISR ‘Mons.V. Zoccali’ a Reggio Calabria e, per un breve periodo, anche presso la Sezione S. Domenico di Bologna facente parte dello Studio Teologico Accademico Bolognese.
Iscritto al ciclo di dottorato presso la Pontificia Università ‘San Tommaso D’Aquino’ in Roma il 9 ottobre 2013 porta a termine il lavoro di ricerca in teologia biblica difendendone pubblicamente la tesi dottorale.
Il 18 novembre dello scorso anno è stato eletto Priore conventuale della comunità SAN NICOLA in BARI. Confermato il 21 novembre, il 22 ha accettato l'ufficio.
Fin qui le notizie in mio possesso fornitemi dall'editore Gianni Cavalli, cui rivolgersi per eventuali inesattezze.
Padre Ciro è di SAN SEVERO, la mamma di don Mario Cavalli era di Sannicandro Garganico, un amico di Levante, diventato mio con grande onore per me, Joseph Tusiani è nato a San Marco in Lamis: sono tutti figli di una Puglia che vede nel Gargano un Paradiso da difendere, preservare e affidare alle future generazioni come bene di tutta l’Umanità.
Molti si chiederanno il nesso tra il Priore di San Nicola, casa Levante e il grande scrittore-poeta italo-americano. Quando si parla di Grandi il collegamento è scontato e non necessitano spiegazioni. Io ho conosciuto di persona padre Capotosto, in fotografia Joseph Tusiani. Tolta una differenza di bistecche: il Priore, figlio di un Paese che stava vivendo il proprio sviluppo industriale, è un gigante; il poeta di un Paese che mandava i propri figli all’estero per ‘sudarsi’ e ‘conquistarsi’ il necessario per vivere, è un normale individuo che l’America ha reso più largo, ma non più alto. (Il padre di Joseph era emigrato negli Stati Uniti pochi mesi prima che nascesse il figlio.
Il giovane, studente modello, entrò in seminario - altro anello di contatto con padre Ciro! - ma nell’anno del noviziato ritenne che la sua vocazione non fosse preminente e decise di iscriversi a Napoli all’Università. Nel 1947 a 23 anni, appena laureatosi in Lettere, raggiunse con la madre il genitore a New York e vide per la prima volta colui che chiamava padre solo per lettera; nel 1948 già firmò un contratto per un College nel Bronx... il vostro cronista ritiene di avere, con questi dati, contribuito ad una pur sommaria informazione dei gentili lettori).
Il volto di Capotosto ha molti tratti in comune con quelli di Tusiani: ossia una granitica garganica fierezza-gentilezza, sorretta da una fermezza di intenti tipica degli uomini di montagna; con la loro innata modestia aggiungono splendore alla gloria che comunque arriderà loro. Con curiosità ho scoperto che entrambi non hanno mai pubblicato da Levante e, quindi, non posso considerarli della famiglia di cui faccio parte. Giorni fa, l’editore di cui sopra ‘burbero’ ma con il cuore generoso verso i ‘forestieri’ secondo il dettame nicolaiano, ha letto in pubblico dei versi di Tusiani specificando che il poeta li aveva inviati a lui, appena composti, precisando che l’amico, pur considerandoli semplici, aveva precisato che erano espressione dell’arte lirica che aveva ispirato tutta la sua vita.
A me, che non sono un poeta pur amando la poesia, sono parsi così belli e istruttivi che mi sono fatto una fotocopia e, dopo aver riflettuto sul fatto che abbiamo un papa Francesco e - noi baresi - un Arcivescovo Francesco, ho deciso di sottoporli al giudizio dei lettori in segno di giubilo per rimarcare che l’investitura di Fra Ciro Capotosto avviene nel segno di una celebrazione allegra-beata che non perde di vista il progetto per cui tutti siamo venuti al mondo.
I Lupetti di Santo Francesco
(ovvero il pregiudizio)
Due bei lupetti orfanelli
(Babbo Lupo era morto nel bosco)
Santo Francesco beato
se li era portati nel chiostro
e lì nel convento di Assisi,
li allevava tra i frati divisi.
La storia di Gubbio e la fede
del povero lupo defunto
il Santo l’aveva più volte narrata
con tono pietoso e compunto.
“Andava e veniva tra i vicoli indenne”?
Ed un bel giorno che avvenne?
Curiosi e arzilli, i due lupetti
scesero giù in paese,
sicuri d’incontrare in ognuno
un’anima pia e cortese.
Ma ci fu presto un fortissimo chiasso
e giunse il primo sasso,
poi il secondo e il terzo.
Per fortuna un buon cane cugino
ai cuccioli disse: “Fuggite,
tornate al vostro convento vicino.
Qui solo è re il vecchio pregiudizio:
la gente cambia giacca, non il vizio.”
Atterriti e frettolosi, i due lupetti
da Francesco tornarono in convento
e al Santo poverello narrarono
il loro passato spavento.
Rispose il Santo: “Di umano pregiudizio
io non m’intendo. Scriveremo al Sant’Uffizio.”
Joseph Tusiani
New York, 27 febbraio 2015
È il mio modo schietto, alla buona se volete, di partecipare ad un grande evento per Bari come l'insediamento ufficiale del Rettore della Basilica di San Nicola, forse la chiesa più nota al mondo per il culto del Santo, ma è anche un tentativo per dire che il male non può vincere sul bene.
I fedeli di tutto il mondo, cristiani e di altre religioni, devono poter liberamente frequentare i loro luoghi di culto nel massimo rispetto reciproco, il bene e la salvaguardia del CREATO deve interessare tutti dal Gargano a New York perché la poesia del mondo è una musica che suonerà sempre.
AUGURI PADRE CIRO, so che perdonerai le mie divagazioni perché, per tua fortuna, sono... Paganini.
Basilica di San Nicola |
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Su Facebook viene riportato un servizio di Tg Norba del 23 Dicembre con ancora una intervista a Vittorio Polito sul suo libro dedicato a san Nicola sul dialetto barese e sui Miracoli, leggende e curiosità...
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Su Youtube intervista di Tg Norba del 5 dicembre u.s. a Vittorio Polito sul suo libro
"San Nicola, il dialetto barese e... Miracoli, leggende e curiosità"
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venerdì 24 ottobre 2014
GUIDA STORICO ARTISTICA DELLA BASILICA DI SAN NICOLA DI BARI
di Vittorio Polito -
È stata pubblicata la seconda edizione del volume “La Basilica di San Nicola” di padre Gerardo Cioffari o.p., scrittore e storico della stessa Basilica (Edizione della Basilica Pontificia di San Nicola).
È noto che «San Nicola è il santo che ha goduto nella vita della Chiesa il culto più esteso, dopo quello della Beata Vergine Maria. Uomo della carità si distinse per la sua generosità verso i poveri e i bisognosi. San Nicola di Myra viene detto anche di Bari, perché in questa città fu portato e rimane conservato il suo corpo. Nel 1087, circa 62 marinai si impossessarono delle sue reliquie e le trasportarono a Bari, dove giunsero il 9 maggio, con indescrivibile esultanza della popolazione. I marinai consegnarono il corpo al benedettino Elia, abate di San Benedetto, il quale edificò sul posto la Basilica del santo. Il santo vescovo Nicola è molto venerato in tutto il mondo cattolico e ortodosso e specialmente in Russia dove, come a Bari, oltre alla festa universale del 6 dicembre c’è anche quella del 9 maggio a memoria della traslazione delle reliquie. La maestosa Basilica, a lui dedicata, è ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi che testimoniano l’affetto profondo della gente nei confronti di questo grande uomo di Dio» (dal portale della Basilica di San Nicola).
Il volume, anche se di sole 66 pagine, è ben illustrato e documentato, e si divide in cinque parti: l’introduzione storica; l’architettura esterna; l’interno della Basilica; la Cripta e la Cappella delle reliquie.
Apprendiamo così che la Basilica fu costruita nell’ambito della Corte del Catapano, residenza del governatore bizantino e che rivela la sua storia già dall’architettura esterna, che appare più come una fortezza che una chiesa, anche se nel periodo normanno fu usata proprio come ‘fortezza difensiva’. È dotata di quattro cortili interni, anticamente chiusi e riservati al clero della Basilica che a sua volta li metteva a disposizione dei commercianti in occasione delle fiere nicolaiane di maggio e dicembre. Anche altre chiese, compresa quella di San Gregorio, facevano parte della Corte del Catapano.
Una delle parti più interessanti è rappresentata dalla Cripta, la chiesa sotterranea in corrispondenza del presbiterio e del transetto, che certamente fu la prima parte portata a termine, e che oggi ospita la tomba di San Nicola. Severa e sobria come un’ara pagana – scrive padre Cioffari – fu ben presto rivestita d’argento, assumendo la sua conformazione definitiva nel 1319 con la copertura (altare d’argento e cielo della cappella) donato dallo zar di Serbia Uroš II Milutin (1282-1321).
Anche la cappella orientale, riservata agli ortodossi affinché potessero celebrare la loro liturgia, concretizza il discorso della vocazione ecumenica di Bari e San Nicola.
Infine la Cappella delle Reliquie (o del SS. Sacramento) è stata creata a seguito della nascita del Museo Nicolaiano che ha ospitato tutti i preziosi della ex Sala del Tesoro, ad eccezione dei reliquari contenenti la reliquia. Non è aperta alle visite, ma è riservata alle preghiere personali.
Grazie a padre Gerardo Cioffari oggi è disponibile un piccolo volumetto che la dice lunga sulla Basilica del nostro bel San Nicola: dalla costruzione, alle decorazioni, alla consacrazione, alle facciate interne ed esterne, ai cortili, alla Torre del Catapano, alla Chiesa di San Gregorio, pavimenti e mosaici, dal bel soffitto di Carlo Rosa, al presbiterio, alla manna, alla cappella orientale. E non mancano neanche l’elenco di visitatori ragguardevoli, tra i quali notiamo San Goffredo di Amiens, San Giovanni di Matera, Santa Brigida di Svezia, il Papa Callisto, il re Ruggero, Carlo d’Angiò, il più grande benefattore della Basilica, il re Luigi d’Ungheria, il re Giuseppe Bonaparte, Gioacchino Murat, lo zar Nicola II, Vittorio Emanuele II con la futura regina Elena, Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini, per giungere ai nostri giorni con i presidenti della Repubblica Italiana, del Patriarca di Mosca, di Papa Ratzinger e Giovanni Paolo II, i principi inglesi Carlo e Diana, Vladimir Putin, tutti ammirati dalle volte possenti della Basilica e affascinati dalla figura di San Nicola.
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Da:
«SAN NICOLA, IL DIALETTO BARESE E…»
di Vittorio Polito,
una enciclopedia di baresità ecumenica, europea e mediterranea
di Teresa Gentile
È davvero entusiasmante leggere la recente opera di Vittorio Polito dal titolo molto intrigante “San Nicola, il dialetto barese e…miracoli, leggende e curiosità” (Levante Editori, pagg. 257 + 32 ill. € 24).
È una sorta di enciclopedia di una Baresità doc, ecumenica, europea e mediterranea, intessuta da storia, folclore tradizioni, cucina, soprannomi, miracoli, leggende, e poesie in prevalenza vernacolari. Essa ha la propria spina dorsale, il proprio fulcro in una sincera devozione nei confronti di San Nicola.
La inconfondibile copertina è dell’artista barese Anna Maria Di Terlizzi e riproduce un San Nicola con abiti liturgici ma sul gallo Barium ed ha un volto arso dal sole di un contadino o di un marinaio legato alla propria terra, al proprio mare ma soprattutto ad una devozione che ha radici profonde che si disperdono molto lontano tra i propri avi, e che è giunta sino a lui con poesie, preghiere, poemi, soprannomi, proverbi, ecc.
Ebbene Vittorio Polito che già conoscevamo per altre opere strettamente connesse allo studio approfondito della baresità, ancora una volta, da uomo aduso alla ricerca del sapere e alle biblioteche, in modo certosino e mirabile ha saputo trarre gemme preziose da testimonianze orali e scritte, ha consultato molti testi anche stranieri e poi ha disanimato attentamente testi e contesti storici, lingue e dialetti, racconti e di storie vere e prose scritte in dialetto barese di tutti i tempi, a partire da Francesco Saverio Abbrescia per finire ai giorni nostri.
È riuscito a scoprire tracce di storia, preghiere, poesie, poemi e prose e rare traduzioni edite e inedite, realizzate in una sorta di progressiva contaminazione tra barese, francese, russo, tedesco, inglese e olandese ed ha così confermato come San Nicola, avendo illuminato il cuore di innumerevoli fedeli, sia in Oriente che in Occidente, abbia ancor oggi una straordinaria attualità e sia da considerarsi un autentico e credibile simbolo di pace e riconciliazione tra uomini appartenenti ad etnie diverse, a fedi diverse, ad opposte ideologie e fedi ma la sua straordinaria umanità è ampiamente testimoniata dalla grandezza dei miracoli compiuti.
E proprio questo lo rende luminoso faro di Pace e comprensione sopranazionale. Inoltre molto si deve della diffusione di questa devozione alla presenza di numerose, suadenti e ben ritmate poesie vernacolari baresi.
Ancora una volta i dialetti confermano d’essere gli specchi più fedeli, più spontanei dell’interiore linguaggio che precede ogni fatto linguistico anche se, con le inevitabili traduzioni e “contaminazioni” a volte svuota ogni messaggio della primigenia vitalità capace di comunicare reali emozioni. Interessanti le note di Nico Veneziani su San Nicola nella storia di Bari, il cui testo è stato inviato a Pechino su richiesta dell’Ambasciata Italiana per la traduzione in lingua cinese, gentilmente concessa dall’autore.
Grazie a queste note veniamo a sapere della trasmigrazione dell’immagine di San Nicola anche nelle Americhe nel corso del primo viaggio di Cristoforo Colombo e poi della sua diffusione in Russia e varie altre nazioni.
Davvero ricchi di notizie preziosissime anche i saggi di Augusto Carbonara su San Nicola, le preghiere di un anonimo, le note di Francesco Saverio Abbrescia, di Gaetano Savelli, Felice Alloggio,Vito Barracano, Francesca Romana Capriati, Anna Cassano, Maria D’Apolito Conese, Vincenzo Dammacco, Vito De Fano, Maria De Vanna, Stella Divella, Franz Falanga, Michele Fanelli, Peppino Franco, Pino Gioia, Alfredo Giovine, Mina Grandolfo, Rita Grasso, Natale Lattanzi, Leopoldo Laviosa, Vito Maurogiovanni, Saverio Micunco, Enzo Migliardi, Cristoforo Milella, Clement Clark Moore, Agnese Palummo, Giovanni Panza, Nicola Pende, Sabino Pollonio, Arturo Santoro, Andrea Sassanelli, Giorgio Seferis, Pasquale Traversa, Domenico Triggiani, Rosa Lettini, Santa Vetturi, Peppino Zaccaro e tanti altri poeti e studiosi di folclore, leggende e storia collegata a San Nicola.
Non manca poi il capitolo interessantissimo relativo a tante…curiosità che sono tutte da scoprire e che in gran parte sono inedite: dalla palatinità della Basilica di San Nicola al significato del suo nome, alla motivazione del suo essere patrono, dei marinai, delle ragazze da marito ma povere, dei ladri, alla rievocazione della traslazione ed alle note filateliche, ecc.
È un libro da gustare, da centellinare, da leggere e rileggere perché dalla figura “umana”, paterna e di saggia guida di San Nicola, in ogni latitudine del mondo... tutti abbiamo molto da imparare per evitare la crescente anestesia dei nostri cuori e debellare la crescente abitudine alla negatività, alla violenza, al disfattismo, alla fragilità, alla rassegnazione ed al disimpegno. La presentazione è di padre Lorenzo Lorusso o.p., Priore della Basilica di San Nicola di Bari.
domenica 12 ottobre 2014 |
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e su facebook
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Da:
lunedì 23 giugno 2014
PRESENTATO NELL'AULA MAGNA DELL'ATENEO BARESE L'ULTIMO LIBRO
DI VITTORIO POLITO
di Vito Ferri -
(Foto di Rosario De Gaetano)
Entrare nella splendida Aula Magna “Aldo Cossu” dell’ATENEO di Bari ci porta inevitabilmente ad alzare la testa per ammirare ciò che il genio dell’artista Mario Prayer ha saputo donarci.
Non tutti sanno che questo veneziano trasferitosi a Bari, dove mise su famiglia sposando una ragazza del posto, era privo della mano destra e dipingeva con la sinistra per necessità e non perché mancino.
In questo autentico gioiello lo scorso venerdì è stata presentata l’ultima fatica letteraria del giornalista-scrittore Vittorio Polito.
Il volume dal titolo ‘San Nicola, il dialetto barese e…’ (Levante Editori) ha avuto un illustre maestro di cerimonia e moderatore nel cardiologo Nicola Veneziani, noto esperto di tradizioni popolari.
Veneziani dopo aver fatto declamare da Rosa Lettini Triggiani e Felice Alloggio alcuni brani in dialetto barese, presenti nel libro e dedicati a San Nicola, ha ceduto la parola alla prof.ssa Achiropita Lepera, che ha portato il saluto del Rettore, assente per motivi istituzionali.
Il moderatore ha presentato l’autore sottolineando che ormai con questo volume è a quota quattro sull’argomento baresità, tutti presentati in quest’Aula.
Polito, com’è noto, nell’Università è di casa essendo stato assistente bibliotecario per 40 anni. Il cardiologo quindi ha fatto un excursus sul dialetto barese e su San Nicola, prima di sottoporre l’autore ad un fuoco di fila di domande.
Veneziani, tra le altre cose, ha chiesto a Polito come è nata l’idea del libro e cosa intenda per baresità.
«Consentitemi di ringraziare il Magnifico Rettore che ancora una volta mi ha dato l’onore di farmi presentare il libro nel massimo tempio della cultura che è l’Università. È noto che per Baresità s’intende tutto quello che riguarda Bari, dialetto, tradizioni, folclore, cucina, monumenti, chiese, modi di dire, comportamenti, proverbi, soprannomi, usi e costumi, ecc., per cui ho la certezza che anche San Nicola rientri prepotentemente in questo capitolo. L’idea è stata realizzata, dopo aver visto in una personale l’affascinante opera di Anna Maria Di Terlizzi “San Nicola a cavallo del gallo Barium”, che è diventata la copertina della pubblicazione.
Da qui la decisione di curare un libro sul nostro rinomato Santo.
Per questo ringrazio l’artista per avermi “suggerito” l’idea e contestualmente autorizzato a utilizzare la sua opera».
Altra efficace domanda è stata:
“Vittorio ritieni che questa città stia riscoprendo la gioia di produrre cultura per tutti?
” Polito, in questo caso, ha dimostrato di essere una persona che non disdegna la polemica:
«Ho iniziato a collaborare a testate locali, poi con quotidiani, per gioco e per passione, al punto da permettermi di pubblicare, secondo alcuni invidiosi, anche dei libri
Al momento sono quattro: due sulla baresità, uno dedicato alle preghiere tradotte in dialetto barese (in collaborazione con Rosa Lettini Triggiani), e quello che stiamo presentando oggi.
La fortuna di aver conosciuto Vito Maurogiovanni e Mario Cavalli (quest’ultimo fondatore della casa editrice Levante), mi hanno portato a contatto di un mondo affascinante e sconosciuto, un mondo permeato di ‘baresità’.
Quanto sta avvenendo in questi minuti con gente che parla, ascolta, si conosce e riconosce, è testimonianza della baresità più pura.
Oggi molti seguendo il mio esempio hanno deciso di pubblicare, pazienza se tutto ciò per qualcuno sembra lesa maestà, noi italiani abbiamo liquidato la maestà con un referendum e non è detto che noi baresi veraci non possiamo fare altrettanto con tutti coloro che ritengono il nostro passato e la nostra storia proprietà privata
. In quest’aula vi è un vento che tutti noi abbiamo imparato ad amare e difendere da ogni sopruso: questo vento si chiama libertà».
Infine Veneziani ha chiesto all’autore se ha novità in programma ed ecco la risposta del coriaceo collega:
«Sto studiando, mi sto informando, per alcuni perdo tempo, di certo non passo le mie giornate ad oziare ed ho in mente un progetto che riguarda Bari, in collaborazione con due compagni di viaggio, che per ora non mi autorizzano a rivelarne l’identità e che, se andrà a buon fine, prevedo di presentare per Natale 2015».
Ha quindi preso la parola la scultrice Anna Maria Di Terlizzi che ha mostrato il quadro originale dell’opera “San Nicola a cavallo del gallo Barium”, spiegandone con dovizia di particolari le motivazioni e mettendo il pubblico a parte di meticolose ed esaurienti spiegazioni sulla genesi di un’opera in generale.
La declamazione di altri brani da parte di Rosa Lettini Triggiani e Felice Alloggio hanno concluso l’interessante pomeriggio dedicato a San Nicola e al dialetto barese, che ha visto i presenti premiati dal fatto che non hanno assistito all’infelice esibizione degli azzurri contro la Costarica. (Ogni impedimento è un giovamento continua ad imperare !).
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di Roberta Calò -
«Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici» (proverbio cinese). In questo viaggio a ritroso verso le proprie origini, lo scrittore e giornalista Vittorio Polito, presenta il quarto volume «San Nicola, il dialetto barese e ... Miracoli, leggende, curiosità» (Levante ed. pp 152, euro 24).
L'autore, già noto per le numerose e meritevoli pubblicazioni «Baresità e ... maresità (2008), Baresità, curiosità e... (2009), Pregáme a la barése (2012) (in coll. con Rosa Lettini Triggiani)», riprende il suo cammino alla scoperta di quel substrato di storia che ci appartiene ma che non tutti conoscono.
Lui, che così meticolosamente scandaglia il nostro passato, si rifà alla figura del santo dei baresi per eccellenza, San Nicola. Quello che si palesa dinanzi ai nostri occhi non è un mero studio agiografico, ma piuttosto portare alla luce dettagli, informazioni, documenti, leggende, lettere, curiosità riguardanti «chidde brave marenare, nu Sande che non dande calcolame» ma che «Jé u Pritettore neste che nge chiame». In ogni dettaglio emerge un forte orgoglio campanilistico che però supera i confini della baresità per allargarsi all'Oriente e alla storia di questo legame tra due terre così diverse eppure così profondamente unite; un testo per tutti quei baresi che amano San Nicola e la propria terra per tradizione, ma che troverebbero in questo volume le motivazioni fondanti di questo forte e innato sentimento.
Abbiamo rivolto a Vittorio Polito alcune domande in merito al suo ultimo libro.
D - Come mai un titolo che coinvolge San Nicola nel dialetto barese?
R – È ormai acquisito che per Baresità s’intende tutto quello che riguarda Bari: dal dialetto alle tradizioni, al folclore, ai monumenti, alle chiese, ai proverbi, al teatro dialettale, nella quale rientra prepotentemente anche il nostro San Nicola e tutto quello che lo riguarda.
D – Quali elementi caratterizzano questo volume?
R – Ho raccolto una serie di poesie e di prose scritte in dialetto barese sul nostro San Nicola, coinvolgendo circa 50 poeti e scrittori che si sono interessati alle leggende ed ai miracoli del nostro Protettore, i quali hanno scritto di tutto e di più, non dimenticando alcune poesie in russo ed in inglese, tradotte in dialetto e dedicate al Santo di Mira, anzi di Bari. Inoltre ho inserito il poemetto in dialetto barese del secolo XVIII «La leggenda di San Nicola di Bari», ripreso da un Bollettino di San Nicola del 1982, una vera chicca per i cultori e gli appassionati del nostro vernacolo. A tutto ciò si aggiunge la nota di Nico Veneziani “San Nicola nella storia di Bari” ed una serie di “Curiosità” inedite o sconosciute, da me curate, che vedono protagonista il nostro bel Santo. Il contenuto del libro è corposo e non si può in poche parole riassumerlo. Lascio al lettore il piacere di scoprirlo. È il caso di ricordare anche il contributo dell’amico architetto-scrittore-musicista Franz Falanga, che questa volta si è improvvisato commediografo con il lavoro teatrale «Bàre, Sànda Necòle, le marenàre provette la chièssjie de Ròme, le rìcche e le poverjìedde».
D – Si parla tanto del recupero del dialetto: qual è il suo pensiero al riguardo.
R - Il recupero del dialetto è assai importante per tramandare ai posteri, insieme alle tradizioni, il nostro passato e la nostra storia. Chiaramente mi riferisco al dialetto
poetico, letterario, teatrale ed a tutti i contributi finalizzati al recupero ed alla valorizzazione della nostra parlata. Ovviamente vanno escluse quelle produzioni dialettali fondate su volgarità e imprecazioni che con il dialetto barese non hanno nulla a che vedere.
D – Quale simbologia richiama la copertina che riproduce San Nicola a cavallo del galletto?
R – L’immagine del nostro San Nicola è una figura legata inequivocabilmente a Bari. A questo proposito devo ringraziare l’artista Anna Maria Di Terlizzi, autrice della bella copertina, che con tanta disponibilità ha voluto mettere a disposizione la sua pregevole opera cortesemente e gratuitamente. Ringrazio anche il priore della Basilica di San Nicola, padre Lorenzo Lorusso o.p., che mi ha onorato della sua presentazione e tutti i poeti citati nel testo che hanno consentito la realizzazione di questa pubblicazione, anche se non esaustiva dell’argomento. Un plauso all’Editore Levante per la particolare cura dedicata al testo.
D – Perché San Nicola ha scelto la città di Bari?
R – Con ogni probabilità un Santo come Nicola non poteva che dimorare a Bari, poiché la nostra città, al di là di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture: romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna, angioina, aragonese, identificando così il suo destino in quello del Santo Vescovo di Mira.
E dal momento che San Nicola è anche patrono della Russia e della Grecia, protettore dei fanciulli, degli avvocati, dei mercanti, dei marinai, dei prigionieri e degli studenti, mi chiedo: perché non proclamare San Nicola anche Patrono e protettore del Mediterraneo e dell’Europa?
Una domanda, che l’autore si pone, a cui probabilmente noi lettori potremmo rispondere o a cui potremo unirci per dar sempre maggiore importanza, visibilità e continuità alla nostra memoria. Polito ci offre gli strumenti per far questo, offrendoci una vasta varietà di fonti che toccano la cultura, la politica, l’arte, la tradizione popolare, la musica, l’iconografia, riuscendo, in un contesto così aulico, ad avvicinare il santo e il fedele, «Ma abbuène abbuène, nu vìnde gendìle/scheduèsce le nuvue e iàbbr'u ciele/e da dà mènze, che nu ragge de sòle,/ièsse l’ecchie de Sanda Necòle!" strappando perfino qualche sorriso «Sanda Necole, ce nu zite tu me manne/Mannamiue ricche, sul' e senza mamme/. E c pè combinazione la mamma tenesse/ Cambasse tre ddì e po' meresse». |
NOVITA' EDITORIALE DI VITTORIO POLITO: "SAN NICOLA, IL DIALETTO BARESE E..."
DUE RECENSIONI SULL'ULTIMO LAVORO DEL NOSTRO VITTORIO POLITO
http://www.giornaledipuglia.com/2014/04/con-san-nicola-il-dialetto-barese-e.html -
10 APRILE 2014
Con «San Nicola, il dialetto barese e…» torna in libreria Vittorio Polito (Attualità, Cultura e Spettacoli)
4/10/2014 01:00:00 PM -
di Grazia Stella Elia -
Ecco apparire, in splendida edizione, il quarto libro di Vittorio Polito, il giornalista barese, dinamico topo di biblioteca sempre alla ricerca di chicche straordinarie nel vasto panorama di tradizioni, leggende e curiosità di cui è ricca la città di Bari, da lui incondizionatamente amata.
È del 2012 «Pregáme a la barése» (Preghiamo nel dialetto barese), la precedente opera realizzata insieme all’ottima attrice – demologa Rosa Lettini Triggiani, mentre del 2008 e 2009 sono gli altri due impegnativi libri «Baresità
e… maresità» e «Baresità, curiosità e…», tutti gratificati dal consenso sia degli addetti ai lavori, che della gente comune.
Ma veniamo a questo nuovo libro «San Nicola, il dialetto barese e… Miracoli, leggende, curiosità» (pagg. 257 + 32 ill. - € 24), fresco di stampa ed uscito, come gli altri, con Levante editori, casa editrice che, veterana nella sua attività, ha saputo conferire al volume un tocco di gradevole eleganza.
Un impatto meraviglioso ha certamente il lettore con il libro nel momento in cui posa l’occhio sulla copertina e dallo sfondo blu vede arrivargli incontro un San Nicola artisticamente stilizzato che, con fare trionfale, cavalca un candido gallo con bargigli e zampe rosso fuoco, in armonia col mantello e la mitra del Vescovo – Santo. Il merito della copertina va attribuito soprattutto all’artista Anna Maria Di Terlizzi, autrice di moltissime importanti opere, oltre che di questo «San Nicola a cavallo del gallo Barium», che tanta vivacità conferisce appunto alla prima di copertina.
A pagina 9 si legge la sintetica, pregnante dedica di Polito alla moglie Rosa, «insostituibile compagna della mia vita» e, a pagina 11, la dedica alla cara, “felice Bari”, tratta dal «Responsorio a San Nicola». Segue la presentazione di P. Lorenzo Lorusso, Priore della Basilica di San Nicola, il quale sottolinea la presenza agiografica in Oriente e in Occidente del Santo che, col nome Santa Claus, è noto nel mondo come “uomo generoso che porta i doni”.
Leggiamo, a pagina 15, quanto Vittorio Polito scrive del gran Santo, il quale «non poteva che dimorare a Bari, […] città ecumenica, europea e mediterranea», che ha visto il “sovrapporsi di molteplici civiltà e culture”. Secondo Polito sarebbe opportuno che San Nicola fosse proclamato “Patrono e protettore del Mediterraneo e dell’Europa”.
Il seguito è tutto un profluvio di poemi, poesie, prose, preghiere e lettere in dialetto barese: una enorme quantità di scritti riguardanti il tema nicolaiano di autori che vanno da Francesco Saverio Abbrescia fino a scrittori attuali.
Vittorio Polito non è affatto nuovo alle indagini bibliografiche; egli sa bene dove e come cercare le rarità letterarie e pertanto scopre il poemetto «La leggenda di San Nicola di Bari» curato da Luigi Sada e da Vincenzo Valente (mio maestro di dialettologia, a cui devo una profonda, sincera gratitudine) e lo riporta in forma integrale. Non è la sola chicca di questo genere; altre ve ne
sono e non meno importanti.
È data l’opportunità di leggere testi poetici di circa cinquanta autori, tra i quali figura perfino Dante Alighieri, che nella sua divina opera parla delle tre fanciulle protette ed aiutate da San Nicola.
Tante sono anche le “curiosità” da Polito cercate e riportate, tra cui «La palatinità della Basilica di San Nicola», «San Nicola patrono dei ladri»,«San Nicola e gli ortodossi russi», «Il Monastero cipriota dei gatti di San Nicola», ecc.
Ancora una volta, dunque, Vittorio Polito ha rivolto la sua attenzione alla “baresità”, a quell’humus tipicamente barese e dialettale che è linfa vitale proveniente dal dialetto, che forse non sbaglieremmo a chiamare “lingua barese”. Il libro si conclude con «… saldi di ironia…» a cura di Giovanni Cavalli, il quale propone pensieri lapidari, molto allusivi, carichi di humour ed ironici ed aggiunge parecchie pagine che fanno da vetrina ad importanti libri pubblicati dalla propria casa editrice.
Al giornalista–scrittore Vittorio Polito le congratulazioni più sincere e l’augurio di impegnare in altri nuovi lavori le sue ancora giovanili energie. Bari ed i Baresi non mancherebbero di continuare ad essergli grati.
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6 APRILE 2014
Con la mirabile copertina della nota artista barese Anna Maria Di Terlizzi «San Nicola a cavallo del gallo Barium», Vittorio Polito, nostro collaboratore, ha pubblicato il suo nuovo volume «San Nicola, il dialetto barese e… - Miracoli, leggende e curiosità» (Levante Editori, pagg. 257 + 32 ill. € 24).
L’autore ancora una volta ha curato un nuovo libro, questa volta dedicato a San Nicola e al dialetto barese che, insieme a tradizioni, storia, folclore, cucina, monumenti, chiese, proverbi, soprannomi e poesie, rientrano in questo importante capitolo della Baresità. San Nicola «che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d'Occidente» non poteva mancare con i suoi miracoli, leggende e curiosità. Polito con una particolare attenzione ha raccolto poesie, preghiere, poemi e prose scritte in dialetto barese di tutti i tempi, a partire da Francesco Saverio Abbrescia per finire ai giorni nostri.
Polito, con la sua pregressa attività di bibliotecario, è andato anche alla ricerca di qualche chicca, scoprendo il Poemetto in dialetto barese del secolo XVIII: “La leggenda di San Nicola di Bari” di autore Anonimo, che Luigi Sada e Vincenzo Valente hanno curato e pubblicato sul “Bollettino di San Nicola” n. 1-2, 1982, riportandolo integralmente sul suo libro. Non manca neanche un’antica leggenda «La légende du grand Saint Nicolas» (1854) di Gérard de Nerval, scritto originariamente in 4 lingue (francese, russo, tedesco e olandese), presentato da padre Gerardo Cioffari, noto storico della Basilica di San Nicola, attraverso una ristampa del 1983, aggiungendo altre due lingue: l’inglese, del poeta James Henry Dixon, e l’italiano, nella versione dello scrittore Vito Antonio Melchiorre. Anche il russo è rappresentato con una poesia, tradotta in barese da Augusto Carbonara.
Numerosi i poeti presenti (circa 50) con numerose poesie e prose e non manca neanche Dante Alighieri che cita nella sua “Commedia” il miracolo delle tre fanciulle beneficiate da San Nicola. È presente Nicola Pende, primo rettore dell’Università di Bari con una poesia dedicata a San Nicola e tradotta dal citato Carbonara.
Anche le curiosità non mancano: «La Palatinità della Basilica di San Nicola», «Significato del nome Nicola», «Che fine fecero i tre ragazzi salvati da San Nicola», «Il Monastero cipriota dei gatti di San Nicola», «San Nicola patrono dei ladri», la commedia di Franz Falanga «Bàre, Sànda Necòle, le marenàre provètte, la chièssjie de Ròme, le rìcche e le poverjìedde». Un inno spagnolo a San Nicola ed altro ancora completano l’interessante novità editoriale che vede protagonista il nostro gran Protettore.
Nella sua stimolante pubblicazione Polito scrive che «Un Santo come Nicola non poteva che dimorare a Bari, dal momento che la nostra città, al di là di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture: romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna, angioina, aragonese, ecc., identificando il suo destino in quello del Santo Vescovo di Mira», proponendo di proclamare San Nicola Patrono e protettore del Mediterraneo e dell’Europa. Una condivisibile proposta.
La presentazione è di padre Lorenzo Lorusso o.p., Priore della Basilica di San Nicola, che, oltre a ringraziare Polito per “questa raccolta particolare”, a proposito del nostro Patrono scrive: «L’universalità del suo culto si manifesta nella religiosità, nell’arte, nella letteratura, nel teatro, nelle tradizioni popolari, nella simpatica figura di Santa Claus. Le testimonianze di tale universalità sono numerose e costanti. Pertanto, anche il presente volume “San Nicola, il dialetto barese e… - Miracoli leggende curiosità”, si inserisce bene in questo contesto».
È anche il caso di ricordare le attività dell’autrice della bellissima copertina, Anna Maria Di Terlizzi, già docente di discipline plastiche presso gli Istituti d’Arte di Corato e Bari, le cui realizzazioni sono presenti presso Istituzioni pubbliche e religiose (Basilica di San Nicola, Chiesa di Sant’Enrico, Chiesa di Santa Croce e San Rocco di Bari, Cattedrale di Grumo, monumento di San Pasquale in pietra collocato a Bari nell’omonima piazza, bassorilievo in bronzo e realizzazione della cancellata artistica in acciaio della Chiesa di San Pasquale a Bari, monumento all’On. Giuseppe di Vittorio in Gravina di Puglia. Tutte opere che testimoniano la valenza dell’artista che impreziosisce il libro curato da Polito.
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UNA SIMPATICA NOVITA' EDITORIALE:
“LA STORIA DE SANDA NECOLE"
DI VITO SIGNORILE A FUMETTI
Parlare di San Nicola, della storia e delle leggende a
lui legate non è mai sufficiente, anche se le pubblicazioni si moltiplicano sempre più.
Questa volta è Vito Signorile, direttore artistico del Teatro Abeliano, a proporre a fumetti “La stòrie de Sanda
Necòle - La storia di San Nicola”, con disegni di Giuseppe Sansone, progetto di Paolo Azzella e introduzione
di Padre Damiano Bova (Gelsorosso Editore, pagg. 16 - € 5).
La novità è che questa volta il fumetto è scritto in dialetto barese con a fronte le corrispondenti nuvolette in
lingua per facilitare la lettura e la comprensione del dialetto barese. Una simpatica iniziativa che ha il duplice
scopo di far conoscere, soprattutto ai giovani lettori, la vita di San Nicola tra storia e leggende e il nostro
vernacolo.
L’intento di Signorile è stato quello di scrivere per i piccoli per parlare anche ai grandi ed ha fatto certamente
opera meritoria, poiché l’iniziativa è finalizzata a far conoscere sempre più la figura del nostro bel San Nicola,
un Santo ecumenico molto venerato nel mondo e soprattutto in Russia che è definito “il Santo”.
Una bella storia quella di San Nicola, avvincente e straordinaria, che Signorile e Gelsorosso propongono per
piccole strenne natalizie, sia per il modesto prezzo di copertina, ma anche per divulgare con molta semplicità
“La stòrie de Sanda Necòle”.
Propongo ai lettori la prima ‘nuvoletta’ in dialetto: «Stève na vòlde nu vècchie e na vècchie e stèvene a
ressequà le fave drète o spècchie, stève na scala longa longhe p’ascènne, la uè sendì prime ca pigghie
sènne? - C’era una volta un vecchio e una vecchia che rosicchiavano fave dietro lo specchio, c’era una scala
lunga lunga per scendere, la vuoi sentire prima che ti addormenti?».
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IL TESORO DI SAN NICOLA
Un simpatico volumetto è stato pubblicato da Antonio Capozza e Xenia Cannata per l’Editore Adda “Il Tesoro di San Nicola” pagine 32, € 8).
La pubblicazione è destinata agli alunni delle scuole elementari e narra della storia di tre ladri (Rasoio, Grimaldello e Pascalina) che tentarono di rubare dal Convento il tesoro di San Nicola, sorvegliato solo dalla statua del Santo. Attraverso varie vicissitudini, i tre malfattori si sentivano certi del riuscito furto, ma non fecero i conti con la severa figura del Santo Patrono di Bari, che impose loro di restituire il maltolto e di tornare a fare una vita onesta e cristiana.
Il volumetto, gradevolmente illustrato, contiene anche alcune pagine attive per consentire ai ragazzi di ricostruire la storia attraverso una serie di domande-risposte, che invitano i piccoli lettori ad immaginare anche una diversa fine dei tre ladri. Alcuni giochi completano il tascabile illustrato da Laura Fusco.
Consigliabile ad alunni, genitori e docenti per la semplicità della scrittura e delle immagini.
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SAN NICOLA, SIMBOLO DI PACE E DI ECUMENISMO
( Dal "Giornale di Puglia" 06/12/201)
Molte testimonianze confermano che San Nicola ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d'Occidente, in quanto simbolo di pace e riconciliazione fra gli uomini, segno di unità nella chiesa, punto di convergenza e di irraggiamento nell’ambito degli itinerari giubilari sulla rotta dei due Poli.
Egli è uno dei Santi più popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in tutto il mondo sin dal medioevo, quando la grandezza dei suoi miracoli era nota ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia.
È protettore dei bambini, dal momento che, in occasione del Concilio di Nicea, il Vescovo di Mira, invitato insieme ad altri 300 vescovi, si fermò in una locanda: l’oste, grasso e con il viso segnato dal sole, servì della carne prelevata da un tino, conservata in salamoia. Il Santo intuì ciò che il malvagio oste aveva compiuto, aveva cioè sacrificato tre fanciulli e riposto i resti nel contenitore della carne.
Il Vescovo chiese di condurlo lì dove conservava le provviste: giunto in cucina, avvicinatosi alla giara sollevò la mano in segno di benedizione, e questa, come per incanto, si scosse, sussultò, tremò, facendo apparire risanati, tra il terrore dell’oste, i tre ragazzi che fuggirono verso il loro villaggio.
Quantunque parta da Bari la più nota ed amata figura del mondo dell’infanzia, come ricorda Nino Lavermicocca nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore), per il portatore di doni per eccellenza, Santa Klaus (O Santa Claus), nella nostra città non vengono prese iniziative, al contrario di quanto avviene in Austria, Svizzera, Germania, Francia, Olanda e Belgio.
In alcune Università, sin dal medioevo, a Parigi, Orléans, Montpellier, Cahors, Eton, Cambridge, Glasgow, Salamanca, Bologna, Padova, Siena, le associazioni di studenti avevano eletto da tempo San Nicola come patrono e si attendeva con ansia il giorno della festa per inscenare manifestazioni di baldoria e organizzare banchetti. Il nome di Nicola si diffuse in molte parti del mondo e numerose chiese furono dedicate al glorioso santo.
Bari, città-culla di San Nicola, nonostante disponga di notevole patrimonio religioso, storico, tradizionale e folklorico, fa poco o nulla per rilanciare il grande Santo con tutte le attività che potrebbero essere a lui legate, anche dal punto di vista culturale e commerciale. A questo proposito Lavermicocca ricorda che a Nancy, Strasburgo, Friburgo, Magonza, Colonia, Amsterdam, Bruxelles, Gand, San Nicola è diventato il buon vegliardo che distribuisce doni, per cui si formano tra il 5 e 6 dicembre, cortei piccoli e grandi che girano casa per casa per raccogliere fondi. In genere i padri vestono i panni del Santo, apparendo nell’insolito abbigliamento ai figli stupiti. In altre città sono i giovani ad indossare i panni del vescovo.
La stessa cosa si potrebbe fare a Bari coinvolgendo bambini e scuole. Anzi, si potrebbe dedicare al nostro protettore la serata dell’inutile notte dei fantasmi, meglio conosciuta come Hallowen, il cui unico significato è meramente commerciale.
E perché non coinvolgere venditori di dolciumi a preparare, come a Losanna, i biscotti di San Nicola, o vendere pacchettini del Santo contenenti riproduzioni in cioccolato della moneta detta “Nicolino d’oro”?
E perché non richiedere agli erboristi o ad altri distillatori di preparare un Elisir di San Nicola, come fanno in molti altri Santuari?
Nel Mediterraneo numerose città (Antalja in Turchia, Leon in Spagna, Venezia, Rimini e Genova), sostengono di possedere spoglie del Santo. Sicuramente la città di St. Nicholas de Port, presso Nancy in Francia, conserva, nella sua Basilica alcune reliquie nicolaiane. La Cattedrale dei Vichinghi in Groenlandia è consacrata a San Nicola, mentre gli spagnoli chiamarono “guado di San Nicola” l’attuale Jacksonville.
D’altro canto un Santo come Nicola non poteva che dimorare a Bari, dal momento che la nostra città, al di là di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture: romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna, angioina, aragonese, ecc., identificando il suo destino in quello di San Nicola, Santo universale.
E dal momento che San Nicola è anche patrono della Russia e della Grecia, protettore dei fanciulli, degli avvocati, dei mercanti, dei marinai, dei prigionieri e degli studenti, viene spontanea la domanda: perché non proclamare San Nicola anche Patrono e protettore del Mediterraneo?
(Articolo pubblicato anc
he su "Veritas in caritate. Informazioni dall’Ecumenismo in Italia"
Fondata e diretta da Riccardo Burigana)
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O'DIGOS, LA GUIDA DEL CENTRO ECUMENICO DI BARI
È stato pubblicato il n. 4/2Bari.
La rivista, che si presenta in bella veste grafica e con splendide illustrazioni, propone in questo numero: «Pellegrini della verità, pellegrini della pace», intervento ad Assisi di Benedetto XVI alla giornata della riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo; «Tutti saremo trasformati dalla vittoria in Cristo» di Enrico Sironi; «Raimon Panikkar, il profeta del dopodomani: amicizia, rispetto e dialogo» di Simona Paula Dobrescu; «Recuperare i cardini del dialogo di Dio: la Trinità e l’Incarnazione» di fr. Giovanni Distante o.p.; «Mater Verbi ed Mater Laetitiae» di fr. Francesco La Vecchia o.p.; «La testimonianza della scrittura sul Verbo icnarnato» di fr. Ciro Capotosto o.p.; «S. Anselmo (1033-1109: Perché Dio si è fatto uomo» di Gerardo Cioffari o.p.; «La cristologia delle Teofanie in S. Giustino» di Roberta Simini; «Una ‘rosa’ per Antonio Mennini, Nunzio Apostolico a Londra» di Nicolaus Wyrwoll; «Nicola, Santo ecumenico» del Cardinale Francesco Monterisi; «Discorso di Benedetto XVI al rappresentante del Consiglio della ‘Chiesa Evangelica in Germania’» a cura della redazione.
In chiusura la nota che annuncia l’elezione di padre Lorenzo Lorusso o.p. quale “Priore” del Convento “San Nicola” di Bari, carica che lo vede anche Rettore della Basilica di San Nicola. Va detto che il neo Rettore della Basilica è un volto noto, dal momento che per le sue particolari competenze ha affiancato il precedente Priore, padre Damiano Bova, in qualità di sottopriore. È direttore dell’Istituto di Teologia Ecumenica “San Nicola” in Bari, giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Pugliese ed insegna Diritto Canonico Orientale alla Pontificia Università “San Tommaso d’Aquino” ed alla Pontificia Università Urbaniana di Roma ed all’ITE di Bari.
Padre Lorenzo Lorusso, che firma l’editoriale, nel lasciare dopo sei anni la redazione della rivista a padre Giovanni Distante, ideatore e fondatore della rivista ‘Odigos’, si dice certo che il nuovo redattore saprà trasmettere, attraverso il periodico, quell’entusiasmo ec011 della rivista “O’Odigos-La guida”, trimestrale del Centro Ecumenico “P. Salvatore Manna”, diretta da padre Giovanni Matera o.p. e redatta da padre Giovanni Distante o.p., realizzata da Levante Editori, umenico che lo contraddistingue.
In conclusione scrive «È pregando ed operando per la piena unità visibile della Chiesa che noi stessi saremo cambiati, convertiti, trasformati e resi simili a Cristo: Cristo risorto vincitore della morte».
Auguri di buon lavoro al neo Priore, padre Lorusso, ed a tutto lo staff di “O’Odigos”.
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GLI ATTI DEL CONVEGNO
"ALLE ORIGINI DELL'EUROPA: IL CULTO DI SAN NICOLA TRA ORIENTE E OCCIDENTE"
È stato pubblicato in questi giorni il fascicolo ½-2011, anno XXII, n. 42-43, della rivista “Nicolaus – Studi storici”, diretta da padre Gerardo Cioffari o.p. (responsabile Giovanni Cavalli), edita dal Centro Studi Nicolaiani. Volume in onore di padre Damiano Bova, che ha retto per molti anni la Basilica di San Nicola di Bari, in occasione del suo 80° genetliaco.
Il voluminoso fascicolo redatto a cura di Gerardo Cioffari, o.p. e Angela Laghezza, riporta gli Atti del Convegno svoltosi a Bari dal 2 al 4 dicembre 2010, sul tema “Alle origini dell’Europa – Il culto di San Nicola tra Oriente e Occidente (Italia-Francia)”, organizzato dall’Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Studi classici e cristiani, in collaborazione con la Basilica di San Nicola.
Il culto per San Nicola, dopo quello per la Madonna, è il più praticato sia in Oriente che in Occidente. Sulla diffusione in Europa della devozione per San Nicola ha molto influito la traslazione nel 1087 del corpo del Santo da Myra a Bari. Da qui la chiave di partenza dell’importante Convegno dedicato al Culto di San Nicola.
Il volume, presentato da Giorgio Otranto, ordinario di “Storia del Cristianesimo” nella nostra Università, riporta le varie relazioni tenute per l’occasione, prima delle quali “Il cammino dell’Angelo e di San Nicola” dello stesso Otranto, a cui seguono: “Rapporti religiosi tra Italia e Francia nel secolo XI” (Giuseppe Sergi); “Giovanni Arcidiacono: L’Historia translationis Sancti Nicolai nell’Europa Medievale” (Gerardo Cioffari); “Orderic vitale et la translation du corps de Saint Nicolas” (Pierre Bouet); “I miracoli di San Nicola tra tipologia e storia” (Sofia Boesch Gajano); “Les origines du culte de Saint Nicolas en Normandie” (Véronique Gazeau e Jaques Le Maho); “Le culte de Saint Nicolas dans la ville et le diocèse de Bayeux” (François Neveux); “Il contributo della Società di Storia Patria per la Puglia agli studi Nicolaiani” (Cosimo D’Angela); “Osservazioni sulle metamorfosi occidentali dell’immagine di San Nicola (Michele Bacci); “La ricerca archeologica nella cittadella nicolaiana: risultati e prospettive” (Maria Rosaria Depalo); “S(Ancuts) N(Icolaus): un’insegna di pellegrinaggio dallo scavo del Convento di Largo Abate Elia” (Maria Cioce); “Il restauro e il progetto di ricomposizione dell’Altare d’argento della Basilica di San Nicola” (Fabrizio Vona); “Iconographie des cycles peints de Saint Nicolas ed Normandie du XIII au XVI siècle” (Vincent Juhel); “L’iconographie de Saint Nicolas dans les églises de Troyes – Champagne” (Justyna Switalska); “San Nicola nel calendario folklorico dell’anno” (Anna Benvenuti); “Pèlerins ed pèlerinage à Saint-Nicolas-de-port à la fin du moyen âge” (Catherine Guyon); “L’image de Saint Nicolas dans le prières en français de la fin du moyen âge” (Catherine Vincent); “Per la fortuna del leggendario di San Nicola nel teatro medievale romanzo: una nuova acquisizione” (Marco Piccat); “Conclusion” di André Vauchez. Il volume riporta anche cenni biografici di padre Damiano Bova, domenicano, rettore della Basilica all’epoca del Convegno.
Il prof. Giorgio Otranto, nella presentazione, sottolinea, tra l’altro, che l’organizzazione del Convegno è stato affidata ad un Comitato organizzatore (composto da Alessandra Campione e Angela Laghezza, per il Dipartimento di Studi classici e cristiani, e da Elisa Riggio e Matteo Siciliano, per la Basilica di San Nicola), sapientemente guidato da Damiano Bova, che si è potuto avvalere dei contributi della Camera di Commercio di Bari, della Banca Popolare di Bari, della Regione Puglia, del Comune di Bari e del Comitato San Nicola.
Un ringraziamento va alla Comunità Domenicana che, oltre all’impegno personale dei singoli Frati, si è fatta carico del sostegno finanziario del Convegno e della pubblicazione del volume degli Atti, curata da Angela Laghezza per il Dipartimento, e da Gerardo Cioffari per la Basilica, dedicato a padre Damiano Bova, in occasione del suo ottantesimo genetliaco: un ulteriore, meritato riconoscimento al suo cinquantennale impegno nel settore degli studi e nella promozione della conoscenza della figura del nostro Santo protettore.
“Nicolaus” è la rivista del Centro Studi Nicolaiani della Comunità dei Padri Domenicani della Basilica Pontificia di San Nicola di Bari, diretta da padre Gerardo Cioffari, o.p., e può essere richiesta in abbonamento alla suddetta Basilica.
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Statua in cartapesta di cm 40 ca di altezza, realizzata dalla sig.ra Cristina Linguiti
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Da Barisera del 7 maggio 2010, pag. 5
Ricostruzione storica di quanto, nel 1630, Santa Teresa fu nominata protettrice della città
MONETE, SIGILLI E STEMMI PER IL VESCOVO DI MYRA
Per errore San Nicola era stato “cancellato”: per riparare fu cambiato il tabellone municipale. Nel 1946 l’effige era sulle schede elettorali
San Nicola non è un protettore come gli altri: non è solo un genio tutelare religioso, ma il patrono civile di Bari ed i modi con cui onorarlo sono tanti, simbolici e pratici. Egli infatti è assertore e difensore del sentimento cittadino e chi trova nel suo culto una semplice forma di superstizione o di fanatismo è un ignorante che non conosce l’anima storica del suo paese.
Il 1° novembre del 1630 fu nominata Santa Teresa protettrice di Bari e l’atto ufficiale fu stipulato nell’ambito dell’Università (il Comune dell’epoca), mentre il giorno dopo, i due sindaci della città, (Ferdinando Dottula e Giovanni de Baldis), s’accorsero di aver commesso un grosso errore: l’inversione dell’ordine gerarchico, facendo passare in second’ordine San Nicola, e con affannosa corsa procedettero, pur infrangendo le regole del protocollo, a correggere il tabellione municipale (una sorta di tavoletta sulla quale si scrivevano gli atti pubblici), con una nota a margine dell’atto, nella quale si legge tra l’altro “…il gloriosissimo Santo, quale non solo Padre e Padrone di questa città, ma ancora di tutta la Provincia, che perciò si chiama la Provincia di San Niccolò…” (A. Perotti, “Bari dei nostri nonni”, Adriatica Editrice, 1975).
Questo fatto suscitò gran gelosia tra i baresi appartenenti alle due chiese, anche perché era ben noto che il nome del nostro San Nicola è iscritto in testa al volume delle antiche Consuetudini e che la sua effige decorava anche lo stemma urbano di Bari e l’aula del Seggio (sede del magistrato comunale), e poi è arcinoto in qualsiasi latitudine che il nome della città è legato a quello del suo Santo protettore.
I baresi riconoscevano San Nicola anche nell’aspetto fisico coniando una moneta nella quale fu impressa l’immagine del Santo. Anche nel manuale pittorico del Monte Athos in Grecia, il nostro protettore è effigiato sulla pietra delle laure basiliane (gruppo di celle scavate nella roccia) e sulle bocce della manna. Un giudice barese, Romualdo, utilizzò un sigillo con la più antica immagine barese del Santo.
Il popolo barese quindi riconosce in San Nicola “l’ereditato simbolo della religiosità della stirpe, immutabile essenza se pure variabile apparenza, fiore immortale dell’anima di Bari, che rispunta ogni anno da millenni, in una data prescritta dalle costellazioni, e rinnova nella pienezza di primavera la festa del mare”.
Merita infine un cenno l’inserimento dell’effige di San Nicola nelle liste delle elezioni comunali baresi del 1946 che dettero i seguenti risultati: lista “S. Nicola” 34287 voti (24 seggi); Lista “Garibaldi” 30916 voti (22 seggi); “Scudo crociato” 6882 voti (nessun seggio) e così via.
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La Riproduzione del Sigillo è stata realizzata dall'orafo Felice Caradonna di Bari |
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IL MUSEO NICOLAIANO DI BARI
Dall’inizio di febbraio 2010 è disponibile al pubblico il Museo Nicolaiano di Bari che espone le opere più significative del patrimonio della Basilica di San Nicola di Bari, insieme alle testimonianze culturali e devozionali provenienti da altri soggetti.
Per l’occasione padre Gerardo Cioffari o.p., ha pubblicato una guida storico-artistica, stampata da Levante Editori di Bari, presentata da padre Alessio Romano o.p., direttore del Museo – il quale sottolinea il ruolo dei Frati Domenicani, da molti anni custodi della Basilica, di accompagnare il visitatore a scoprire e ad ammirare le settantadue opere d’arte di vario valore storico, artistico e religioso, presenti nel Museo.
Padre Damiano Bova, attuale Rettore della Basilica, sottolinea come il Museo rappresenta la tradizione storica del complesso monumentale della Cittadella Nicolaiana che, insieme ai preesistenti insediamenti, fa parte della stessa storia di Bari. Esso costituisce solo una parte del complesso sistema religioso-turistico-culturale della stessa Cittadella, che comprende, oltre la Basilica, la chiesa di San Gregorio, il Portico dei Pellegrini, il Palazzo Priorale, l’annesso Convento, il palazzotto della Corte del Catapano, l’edificio della Scuola “San Nicola” e altri locali periferici.
Il Museo Nicolaiano, ubicato nei locali dell’Antico Ospizio dei Pellegrini e della cappella di S.Antonio (poi museo civico di Bari) è il riflesso storico, artistico e religioso di questa plurisecolare vicenda. Il Museo è attualmente composto di tre sale: due al primo piano ed una al piano terra, ed in esse sono esposti tesori storico-artistici legati alla Basilica di San Nicola, cuore spirituale della città.
La città, già nota in epoca romana, è stata frequentata da longobardi, franchi, bizantini, normanni, cagionando così una crisi dei commerci e che solo il trafugamento delle reliquie di San Nicola nel 1087 consentì di superare. Nicola all’epoca era il Santo più venerato dalla cristianità, come dimostrano le cronache europee dell’epoca, le quali registrarono, quasi all’unisono, l’evento della traslazione a Bari delle sue reliquie.
Un elenco del materiale esposto sarebbe troppo lungo, ma mi limiterò a ricordare solo qualcuno come le monete bizantine (876-1071), il sigillo di Papa Nicola II (1059), la pergamena dei 62 marinai (1175 circa), la pergamena con sigillo in cera di Federico II (1222), il messale angioino (1250), il pastorale dell’Abate Elia (1089), il reliquiario a chiesa gotica di Elisabetta d’Ungheria (1344) e tanti altri ancora.
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Smalto di san Nicola |
Piviale della Principessa di Policastro |
Foto di Giuseppe Gernone |
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LA CHIESA DI SAN NICOLA DI MIRA A LOCOROTONDO
La città di Locorotondo (BA), risale al XII secolo. In un diploma del 1195 è citato infatti un piccolo feudo denominato appunto Locus Rotundus.
Il centro urbano di Locorotondo, come risulta dal volume di Rosalba Laghezza “La chiesa di San Nicola di Mira” (Schena Editore), è unico per il suo singolare aspetto architettonico con la copertura a Cummersa, tipiche case base imbiancate a calce e con caratteristici tetti aguzzi realizzati con “chiancarelle” di pietra, come può notarsi nella foto 1.
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Prospetto della Chiesa |
La Crocifissione di Cristo e le due Marie |
Una delle chiese degne di particolare attenzione è quella di San Nicola di Mira, un luogo di culto privato edificato intorno al ’600, come testimonia l’epigrafe di una lapide ancora oggi visibile nell’edificio la cui edificazione pare sia avvenuta su commissione del notabile locorotondese Paolo De Aprile.
La chiesa rimane aperta al culto fino al 1924, dopo di che le sue caratteristiche storiche, architettoniche e decorative, fanno sì che nel 1977 la Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Artistici inserisce la Chiesa di San Nicola tra gli edifici di interesse storico-artistico della Curia di appartenenza.
L’aspetto più suggestivo della chiesa è rappresentata da decorazioni pittoriche ad affresco che occupa buona parte della superficie muraria interna dell’edificio, il cui tema principale è San Nicola, i quattro evangelisti ed alcune immagini del Santo di Mira.
È abbastanza evidente che l’edificazione e le decorazioni pittoriche di una cappella privata realizzata a devozione di un Santo è finalizzata a mostrare la propria cristianità e ad ostentare il proprio ruolo sociale.
Le decorazioni della cappella meritano grande attenzione e ammirazione per le soluzioni tematiche adottate, dimostrando la profonda cultura teologica, agiografica ed iconografica del progettista e delle maestranze. Va segnalata anche la riproduzione dei dieci episodi più noti della biografia nicolaiana.
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Vita e miracoli di San Nicola -"Adeodato" (volta) |
Cummerse |
Le foto allegate, tratte dal volume, sono dello Studio Calabretto, tranne quella della cummerse, che è del sottoscritto. |
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Da un'intervista di Barisera, 4 Gennaio 2010
CORO DI "NO" ALLA RICHIESTA DELLA TURCHIA DI RIAVERE IL SANTO DI MYRA
LE OSSA DI SAN NICOLA? DEBBONO RESTARE A BARI
Basilica di San Nicola
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"Capita che qualche ministro, anche se della Cultura, possa dare i numeri. Sì, numeri buoni da giocare al lotto".
Si esprime così Vittorio Polito, giornalista barese, profondo conoscitore della storia e delle tradizioni culturali e religiose del capoluogo pugliese, in merito alla richiesta arrivata dalla Turchia di riavere le ossa del Patrono di Bari. Il ministro turco, secondo Polito, "probabilmente si è svegliato da qualche brutto incubo quando ha lanciato ancora una volta la richiesta di far ritornare nel Paese della Mezzaluna le ossa del nostro San Nicola, che invece devev restare qui".
Lo stesso Padre Mihai Driga, parroco della Comunità ortodossa rumena qui a Bari non è d'accordo sostenendo che "la Turchia non è un ambiente cristiano ma musulmano. Il territorio turco non è quindi un luogo nel quale le ossa possano essere oggetto di venerazione". In effetti sono molti a temere che dietro la richiesta turca ci siano solo obiettivi di carattere turistico e commerciale, non certo di fede.
Vi è anche un altro importante motivo per padre Driga: "Basti pensare che i vertici del clero di Bucarest hanno deciso di intitolare la nuova chiesa in costruzione a Mungivacca, a san Nicola, in romeno Sfantul Nicolaie".
Lo stesso padre Damiano Bova, attuale priore della basilica, qualche giorno fa, ha nettamente bocciato la proposta del governo turco, anche perchè San Nicola non è oggetto da museo. Quindi è bene che le spoglie di San Nicola restino in un paese cristiano come l'Italia e quindi a Bari, dove è ben custodito nella sua bellissima Basilica, nella quale l'accesso è libero a tutti e non corre rischi di sorta. E poi nelle vicinanze oggi c'è "Largo Vito Maurogiovanni", la piazzetta dedicata al grande scrittore scomparso alcuni mesi fa, tanto devoto a San nicola, "per cui - dice Polito - farà da guardia d'onore al nostro protettore e vigilerà anche sulle intenzioni di qualche sprovveduto farabutto".
I "no" all'ipotesi di riportare in Turchia le spoglie di San Nicola, trafugate dai 62 marinai baresi nel 1087, stanno diventando un coro. Tra l'altro, sino ad oggi, non è arrivata nessuna richiesta ufficiale da parte del governo turco. Forse si sta facendo tanto rumore per nulla.
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BARI, CITTÀ DI SAN NICOLA
Bari e la Puglia hanno avuto sempre un ottimo rapporto con il mare. Cosimo Damiano Fonseca nel suo libro “La Puglia e il Mare” (Electa Editrice) ricorda che già la civiltà micenea (XVI secolo a.C.), consentì intensi e stretti rapporti con il mondo egeo.
Ma, nonostante la storia ha fatto segnare il passo alla Puglia con la militarizzazione della coste, lo spostamento e la polarizzazione delle grandi rotte marittime verso l’Atlantico, essa accentuò sempre di più la sua vocazione mediterranea, prima su attività culturali e successivamente su componenti economiche. Così facendo i caratteri della “nazione pugliese”, si erano definiti grazie alla grande risorsa del mare.
Da qui al commercio il passo è stato breve, e si è iniziato con le botteghe e soprattutto con la vendita del vino, che richiedeva all’epoca locali particolari, per estendersi poi ad altre attività come arti e mestieri.
Calderai, vasai, sarti, barbieri, fornai, ebanisti, stampatori, come ricorda Franco Martino nel suo volume “Botteghe e bottegai nell’ottocento barese. Il Tribunale di Commercio a Bari” (Levante Editori), erano soliti raggrupparsi per mestieri lungo i vicoli dei quartieri, chiamati maestri di bottega, per distinguersi dai bottegai veri e propri. Anche gli artisti avevano le loro botteghe, per cui pittori e scultori si organizzavano con vere e proprie scuole dalle quali originarono i moderni studi professionali.
L’olivo e il commercio dell’olio è stata un’altra notevole risorsa commerciale per la Puglia e Bari. L’olivicoltura pare sia praticata nel barese fin dall’età neolitica (5000 a.C.). La sua importanza fu riconosciuta già nell’Impero Romano, quando importazioni ed esportazioni erano regolate dall’Amministrazione Centrale. L’olio di Bari si diffuse fino a Venezia, per essere quindi inviato anche in altre città dell’Europa continentale.
Con l’arrivo delle spoglie di San Nicola a Bari, il commercio marinaro ha assunto un’altra notevole importanza. È notorio che intorno al porto sono concentrate numerosissime chiese, forse a sottolineare significativamente il rapporto con il mare, e che nonostante i rischi che all’epoca si correvano per i potenziali attacchi esterni, significava pur tuttavia benessere e prosperità.
Gli effetti della traslazione e la presenza della grandiosa basilica ebbero sulla città risvolti non solo religiosi, ma anche sociali, culturali, artistici ed economico-politici. La cosiddetta “cittadella nicolaiana”, topograficamente ed idealmente rivolta al mare, si attrezzò per accogliere il flusso ininterrotto di pellegrini che giungevano da terra e da mare. Doni preziosi andarono ad arricchire la casa del Santo crescendo di pari passo con la popolarità del suo culto. E non mancarono le fiere nicolaiane, allestite nei cortili interni della Basilica, affollate da un gran numero di mercanti e mercanzie.
E che San Nicola è un gran Santo lo dice anche Vito Maurogiovanni, scomparso recentemente, nel suo libro “Un gran Santo…” (Levante Editori). Innanzitutto perché è venerato in tutto il mondo, le chiese a lui dedicate non si contano, ed anche perché protettore di marinai, bambini, ragazze, orfani, commercianti di grano, sarti, studenti, mercanti, calzolai ed anche dei ladri. I quali ultimi, nel momento che arrivano le guardie per le loro malefatte, invocano San Nicola a loro difesa. E sotto il suo manto ci sono anche birrai, bottai, farmacisti e rigattieri: insomma un Santo per tutte le stagioni ed adatto a tutti i ceti.
Sarebbe oggi opportuno sfruttare, in senso positivo, le opportunità che noi abbiamo con Bari, il mare e San Nicola. Padre Gerardo Cioffari, storico della Basilica di San Nicola, sostiene che bisogna «Continuare nel grande riassetto urbanistico, senza dimenticare quella memoria che da sola può dare l’orgoglio della baresità».
Sarebbe auspicabile, ad esempio, che il Corteo Storico fosse l’occasione migliore per questo recupero di memoria, ricordando nelle scuole, nelle università, negli ingressi di stazione, negli aeroporti e nei porti, che questa è la città di San Nicola. Inoltre, intitolare, come è stato fatto per il nuovo stadio, qualche strada al grande Santo e soprattutto dare ai visitatori ed ai pellegrini un «Benvenuto nella città di San Nicola», come dice Lino Patruno nel suo capitolo «San Nicola e i baresi: il miracolo della luce» nel bel volume “Bari la città di San Nicola” (Adda editore).
E, infine, perché non coinvolgere anche venditori di dolciumi a preparare, come a Losanna, ad esempio, i biscotti di San Nicola, o vendere pacchettini del Santo contenenti riproduzioni in cioccolato della moneta detta “Nicolino d’oro”, ovvero diffondere prodotti col nome del Santo? E perché non richiedere agli erboristi o ad altri distillatori di preparare un Elisir di San Nicola, come fanno in molti Santuari? Insomma, si potrebbero creare nuove attività commerciali, industriali, artigiane e religiose e/o rilanciare quelle esistenti, anche perché a Bari si incrociano i passi di molte genti, di diversa nazionalità e confessione religiosa e quindi un ottimo veicolo pubblicitario per il commercio. Anche perché la Basilica dedicata al gran Santo è luogo d’incontro e di dialogo, quasi avamposto di comunione in vista dell’auspicata riconciliazione di tutte le Chiese.
Da “Confcommercio Magazine” Anno I, n. 2, maggio 2009, pag. 40
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LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA RUSSA DI BARI HA RADICI LONTANE CHE PORTANO A ROSTOV
In questi giorni non si fa che parlare di San Nicola, un po’ per l’avvicinarsi della sua festa e il passaggio di consegne del complesso della Chiesa Russa ai russi ed un po’ perché si vorrebbe inaugurare il ricostruito Teatro Petruzzelli di Bari, cosa che invece appare sempre più lontana. |
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Ma parliamo della Chiesa Russa e della recente pubblicazione tascabile di Mariagraziella Belloli, docente presso l’Università di Bari, “Il pellegrino di Rostov” (Stilo Editrice).
Nella breve storia l’autrice ricostruisce le motivazioni che hanno portato alla costruzione della Chiesa Russa di Bari, rintracciando un itinerario che inizia dalla lontana Rostov, ove la tradizione vuole sia stata portata, da Bari, la prima miracolosa icona di San Nicola, passando da Myra in Turchia, ove esiste la Basilica nella quale era conservato il corpo del Santo per concludersi a Bari, città che ospita nella bella Basilica le sue spoglie.
Il prezioso volumetto è corredato anche da varie illustrazioni messe a disposizione dai professori Carmelo Calò Carducci e Marco Pesola e dall’Editrice Stilo, immagini di notevole interesse, alcune inedite, che propongono anche antiche icone di San Nicola della tradizione russa.
La ricerca dell’autrice ha contribuito, tra l’altro, a comprendere come la costruzione della Chiesa Russa di Bari rientri in un più ampio movimento artistico che ha visto sorgere in Europa, una serie di edifici di culto, preziose testimonianze della fede ortodossa. |
Da Barisera del 1° dicembre 2008, pag. 18 |
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UN PORTALE WEB PER LA BASILICA DI SAN NICOLA DI BARI
Il Bollettino di San Nicola n. 3/2008, in un’ampia nota di padre Damiano Bova, o.p., e rettore della Basilica di San Nicola, ci informa, tra l’altro, che dallo scorso maggio è operativo su internet il nuovo portale della stessa Basilica www.basilicasannicola.it.
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I domenicani, frati predicatori, posti al servizio della Basilica di San Nicola, sono per loro connaturalità portatori di messaggi spirituali, di fede e di cultura, nonché esperti della comunicazione.
Il loro stile universale, ben si collega con l’universalità del Santo di Mira (anzi di Bari), sotto vari aspetti (geografico, ecclesiale, ecumenico e interculturale), per poter offrire un ulteriore strumento di comunicazione.
Internet ha accelerato di molto il processo di globalizzazione ed ha quindi permesso di superare facilmente distanze geografiche, facilitando le relazioni tra e la costituzione di reti sociali basate sulla collaborazione.
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Nel portale di cui si parla sono integrati i siti del Centro Ecumenico e del Centro Studi Nicolaiani, che per la prima volta aprono agli utenti i propri archivi, fornendo anche informazioni aggiornate sulla propria attività.
Navigando attraverso le varie sezioni e ammirando le gallerie fotografiche, si entra in contatto con una realtà concreta e vivace dalla quale si possono osservare le tante persone che celebrano quotidianamente la propria fede, l’identità religiosa e civile di una città, la comunità religiosa che è punto di riferimento culturale e ecumenico. Infine, le “comunità virtuali di fede”, che possono essere considerate un po’ la trasposizione di quegli antichi sodalizi nati intorno a un santuario o nel nome di un Santo.
Padre Gerardo Cioffari, o.p., direttore del Centro Studi Nicolaiani della Basilica, ha evidenziato i contenuti di cui egli si interessa a livello soprattutto scientifico: in particolare ha parlato sulla figura storica di San Nicola e sul suo culto universale, nonché della rilevante valenza ecumenica della Basilica barese.
Altro argomento interessante è quello che riguarda la Basilica di San Nicola tra storia e arte. Basti pensare che sono state messe in rete quaranta bolle pontificie sulla Basilica.
Un notevole contributo alla realizzazione del sito ed alla continuità nel futuro è stato dato dalle Suore Domenicane della Congregazione di Santa Caterina da Siena insieme all’assiduo impegno di padre Santo Pagnotta, o.p., i quali hanno dimostrato competenza, impegno e grande amore per questo non sempre facile e comodo lavoro.
L’apertura del portale – ha sottolineato il rettore della Basilica, padre Bova - «costituisce sicuramente un primo passo verso la costituzione di una rete tra le chiese che in ogni parte del mondo sono intitolate a San Nicola. Una rete basata sul dialogo, sul rispetto e l’amicizia, attraverso la quale potrà esprimersi l’aspirazione all’unità che viene dalla gente». |
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SAN NICOLA E IL MIRACOLO DELLE NAVI GRANARIE
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La vita di San Nicola è ricca di fatti, curiosità,
leggende e miracoli e tra questi ultimi il miracolo delle
navi granarie, come ricorda Maria Teresa Bruno nel libro da
lei curato “S. Nicola nelle fonti narrative greche”,
pubblicato nel 1985 nella collana della Biblioteca del Centro
Studi Nicolaiani per i tipi di Levante Editori.
L’autrice narra di un episodio avvenuto nel territorio
della Licia.
In
un periodo in cui scarseggiava il grano approdarono nel porto
di Andriake delle navi alessandrine cariche di grano ed i
mercanti riferirono del loro arrivo a San Nicola. Il Santo
sopraggiunse da Mira ad Andriake chiedendo ai marinai delle
navi di scaricare un po’ di grano da ogni nave «affinché
non moriamo di fame».
I marinai si opposero, ribadendo «non possiamo fare
questo, poiché il grano è del popolo della capitale».
Ma San Nicola chiese ancora una volta di scaricare da ciascuna
nave cento moggi dal carico (il moggio è un’antica
misura di capacità per aridi, soprattutto per le granaglie),
impegnandosi di salvaguardare l’impunità per
i marinai presso il ricevitore di Costantinopoli.
I marinai scaricarono il grano, ripartendo quindi per Bisanzio
e appena giunti misurarono il grano, trovando i loro carichi
così come li avevano caricati ad Alessandria. Non mancava
proprio nulla. L’equipaggio si meravigliò di
questo prodigio e raccontò ai ricevitori il miracolo
straordinario di San Nicola e tutti gloriarono Dio, che dà
sempre grazia a quelli che lo amano.
Il Santo, a sua volta, fece misurare il grano prelevato dalle
navi e lo distribuì a tutti. E tutti glorificarono
Dio in ogni occasione, poiché il grano ricevuto bastò
per ben due anni. E poiché avevano conservato parte
per la semina, godettero anche successivamente dei benefici
di Dio, per mezzo dell’intercessione del suo servo Nicola.
Alcuni monaci hanno raccontato che San Nicola era venerando
ed angelico nell’aspetto e che emanava profumi fragranti
di santità tali, che con una sola apparizione rendeva
migliori coloro che si imbattevano in lui, rendendoli migliori. |
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SAN NICOLA A FUMETTI
Il nome di San Nicola si impone sempre più ai bambini
ed agli adulti anche attraverso una serie di pubblicazioni.
Ultima in ordine di tempo, “San Nicola di Bari”
a fumetti, di Don Renato D’Amico, pubblicata dall’Editore
Di Vitto di Scanno (Aq), pagg. 100, euro 8.
Il volume di 100 pagine, coloratissimo, oltre a riportare
il racconto della storia del Santo di Bari, pubblica anche
i luoghi di culto in Italia suddivisi per Regione e dai
quali si rileva che sono tantissimi i paesi, piccoli e grandi,
che onorano il nostro Santo anche attraverso le numerose
chiese a Lui dedicate.
L’autore, che ha diffuso altre opere a fumetti dedicate
ad altri Santi (Domenico, Rocco), tutte colorate da Raffaella
Seccia, esprime un vivo ringraziamento a tutti i sacerdoti
che hanno fornito il materiale sul culto di San Nicola presente
nelle loro parrocchie.
Il volume si avvale della presentazione del nostro arcivescovo,
Monsignor Francesco Cacucci, che ricorda che nel Medioevo
San Nicola aveva un contatto decisamente più diretto
col mondo dei bambini, dal momento che in occasione della
Sua festa le autorità organizzavano manifestazioni
particolari con larga partecipazione dei fanciulli.
Il Patriarca di Venezia, Cardinale Angelo Scola, si augura
che attraverso questo fumetto, la devozione a San Nicola
cresca e si faccia più consapevole.
La pubblicazione presenta anche un capitolo firmato da padre
Gerardo Cioffari, storico della Basilica di San Nicola di
Bari, dedicato al culto del Santo, all’architettura
della Basilica, alle sculture, alle pitture, sottolineando
che la Basilica di Bari è meta di pellegrinaggi ortodossi,
soprattutto russi che considerano il nostro protettore “Il
Santo”.
Angela Nuovo firma il capitolo “Un Santo che unisce
la gente”, soffermandosi su origini e diffusione del
culto di San Nicola in Europa. Testo e disegni sono di Domenico
e Stefano Di Vitto.
Il volume è disponibile esclusivamente presso la
Libreria San Paolo di Bari e presso l’editore Di Vitto,
Viale del Lago, 44 67038 Scanno (Aq), e può essere
richiesto via internet al sito www.divittoeditore.com.
Va, infine, ricordato che la Basilica di San Nicola di Bari,
per la prima volta nella storia, è stata visitata
da Vladimir Putin, capo di Stato della Russia, la nazione
che certamente vanta il primato nella venerazione a S. Nicola,
varcando la soglia della Basilica come uno dei tanti pellegrini
russi, per inginocchiarsi davanti alla tomba del Santo per
venerarlo.
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SAN NICOLA, LA MANNA E IL PRESIDENTE PUTIN
È stato appena pubblicato il “Bollettino di
San Nicola”, anno LVI, n. 4, un numero speciale dedicato
al calendario 2008.
Il fascicolo è da considerare storico, poiché
riporta un’ampia nota relativa alla “Manna di
San Nicola”, ma vi sono anche le immagini della eccezionale
visita del Presidente russo Putin e del Presidente del Consiglio
italiano, Prodi, al nostro San Nicola.
La manna (liquido che trasuda dalle ossa di San Nicola), quest’anno
è stata prelevata alla presenza dell’Arcivescovo
Francesco Cacucci, di mons. Chrysostomos Sabatos, Metropolita
greco ortodosso di Messenia in Grecia e delle massime autorità
civili e militari e di una incontenibile folla di fedeli.
La cerimonia è stata diffusa anche in diretta su grandi
maxischermi.
Secondo una pia tradizione, scrive Padre Damiano Bova, rettore
della Basilica, la manna sarebbe un segno di soddisfazione
del Santo per gli eventi che hanno segnato la vita della Basilica
e di Bari in questi ultimi tempi, ma anche di buon auspicio
per quanto accadrà nel prossimo futuro. E la misura
di tanta soddisfazione si può calcolare con la gran
quantità di manna che quest’anno è stata
raccolta, 5-6 volte in più rispetto agli altri anni.
È il segno di quanto ci vuole bene il Santo di Myra,
anzi di Bari. |
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Sagra di San Nicola
Due Vescovi, uno cattolico e l'altro ortodosso, versano
nel mare la Manna di San Nicola.
Il mare che divide, nel nome del Santo, unisce l'Occidente
e l'Oriente. |
Per la prima volta nella storia il capo di Stato della Russia,
la nazione che certamente vanta il primato nella venerazione
a S. Nicola, ha varcato la soglia della Basilica come uno
dei tanti pellegrini russi, per inginocchiarsi davanti alla
tomba del Santo per venerarlo. Padre Bova auspica la visita
del Patriarca di Mosca, Alessio II, perché rappresenti
il cuore di milioni di ortodossi russi consentendo anche a
loro di manifestare la loro devozione verso il Santo.
Nello scorso maggio il Metropolita ortodosso greco di Messenia,
con la sua presenza ha dato un tocco ecumenico alla festa
del Santo Patrono di Bari e attualmente si spera nella visita
del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Lo
stesso Primate d’Inghilterra, Williams, ha espresso
il desiderio di ritornare a Bari, per un incontro di preghiera
insieme ai cattolici sulla tomba del Santo.
La statua del Santo quest’anno è stata richiesta
da una comunità della Campania e per 8 giorni è
stata venerata a Frignano Cilento (SA), nella diocesi di Vallo
della Lucania, che conta 20 parrocchie dedicate al Santo,
a dimostrazione che l’immagine di San Nicola viene accolta
dovunque con entusiasmo, come fosse il Patrono del luogo.
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Il Presidente Putin con il Priore P. Damiano Bova,
sull'altare della tomba di San Nicola |
Il Presidente Putin firma sull'Albo d'oro. Accanto
il Presidente del Consiglio Prodi e P. Cesare Arezzo |
Il Rettore della Basilica si dice certo che San Nicola ha
voluto manifestare attraverso l’abbondante trasudazione
delle sue ossa, il compiacimento, ma anche il suo incoraggiamento
in merito agli sforzi e al positivo cammino che, cattolici
e ortodossi, stanno compiendo per la piena e definitiva riconciliazione.
Non va dimenticato infine, che la manna, spesso, rappresenta
l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento
dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo
dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua
ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla
o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza
del proprio corpo a quello di S. Nicola. A questo punto tutto
passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare
spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che
non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli
connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto
del Santo». E i miracoli sono una risposta alla richiesta
di aiuto. |
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SAN NICOLA E LA RELIQUIA DI RIMINI
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto
Marvelli” della Diocesi di Rimini ha pubblicato il bel
volume di grande formato “San Nicola e la reliquia di
Rimini”, a cura di Andrea Donati e Natalino Valentini),
in relazione alla solennità del dono della sacra reliquia
di San Nicola alla Chiesa Greco-Ortodossa di Dimitriade (Piergiorgio
Pazzini Stampatore Editore – euro 35).
Da molti secoli la Diocesi di Rimini custodisce e venera nella
Chiesa di San Nicolò, completamente distrutta dalla
guerra e successivamente ricostruita, una sacra reliquia che
la devozione dei fedeli e le autorità religiose hanno
sempre attribuita a San Nicola di Myra. Si tratta dell’omero
sinistro, giunto in maniera fortunosa a Rimini alla fine del
dodicesimo secolo e mancante nelle spoglie conservate nella
Basilica di Bari a Lui dedicata.
San Nicola, come è ampiamente noto, viene venerato
come modello di carità e giustizia, difensore della
retta dottrina contro ogni tentativo di divisione e di eresia.
Inoltre, è tra i Santi più amati e venerati
dalle Chiese ortodosse sia greche, russe e slave che da quella
Cattolica latina e dalle Chiese orientali cattoliche. Questi,
tra i motivi che fanno considerare San Nicola un Santo ecumenico.
Giovanni Paolo II, nella sua storica visita nel 1984 a Bari,
disse che il vescovo di Myra «risveglia in noi la nostalgia
dell’unità che è forma dell’amore».
Il volume, che è frutto della appassionata tessitura
di Natalino Valentini, direttore dell’Istituto Superiore
di Scienze Religiose di Rimini, oltre a documentare con cura
la rilevanza della celebrazione ecumenica, si offre soprattutto
come prezioso e innovativo strumento di ricognizione storica,
iconografica, teologica, liturgica e spirituale sulla presenza
di San Nicola di Myra a Rimini e nell’area centro-adriatica,
privilegiando il confronto e il dialogo con la tradizione
ortodossa greca e slava e russa, in particolare.
Sua Eminenza il Cardinale Walter Kasper, che firma la prefazione,
auspica che: «Il dono della reliquia di San Nicola e
le relazioni stabilite tra le due chiese, cattolica e ortodossa,
siano lievito di più intense collaborazioni fra cattolici
e ortodossi e che San Nicola, venerato insieme interceda presso
il Signore perché cattolici e ortodossi possano ritornare
nella piena unità, a celebrare insieme l’Eucaristia,
l’unico sacrificio di Cristo».
Il volume, che è corredato da molte illustrazioni e
foto dell’importante avvenimento, ha visto la partecipazione
della Delegazione della Diocesi di Rimini, di quella Metropolita
di Dimitriade e di quella Ortodossa d’Italia, riporta
nei diversi capitoli storia, arte, tradizione liturgica, esperienza
ecumenica, innologia e poesia, ricognizioni anatomiche e,
in appendice, i decreti canonici sul dono della reliquia,
l’atto della Cancelleria sulla ricognizione e l’elenco
delle delegazioni ufficiali. Insomma un libro-documento che
non può mancare nelle biblioteche degli studiosi nicolaiani
e dei devoti del Santo, ormai considerato di Bari.
Alla realizzazione della pubblicazione hanno collaborato Mons.
Aldo Amati, Enrico Morini, Gian Lodovico Masetti Zannini,
Gioacchino Maria Vaccarini, Andrea Donati, Michele Bacci,
Natalino Valentini, Georgios I. Mantzarides, Lev. G. Lebedev,
Nicola Bux, Michail Talalay, Gerardo Cioffari, Luigi Martino,
Fiorenzo Facchini, Alba Tontini, M. Sabbatini, A. Pasquinelli.
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La Delegazione della Diocesi di Rimini
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Il Metropolita di Dimitriade saluta
il Sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli
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La Delegazione Ortodossa
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Il Vescovo Mariano De Nicolò
porge il Decreto del dono ai Metropoliti Gennadios e
Ignazio.
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SANDA NECÒLE GNORE
QUEL VOLTO NERO CHE GUARDA ALL’ORIENTE
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Sanda Necòle Gnore (San Nicola Nero), così
il popolino barese indicava una immagine del nostro Santo
in cui appariva con un volto più che bruno, per cui
molti erano convinti che San Nicola fosse stato moro, anche
per i suoi natali avvenuti in un misterioso lontano paese
asiatico, dal quale da secoli venivano a Bari gli schiavi
di colore.
Questa è la descrizione che Armando Perotti fa del
Santo di Myra nel suo libro “Bari Ignota” (Arnaldo
Forni Editore).
Padre De Brailon ipotizza in un suo rarissimo opuscolo del
1646 che alcuni antichi dipinsero il Santo color nero, a causa
delle sue sofferenze nella persecuzione liciniana, ma tutto
ciò andrebbe meglio provato.
Anticamente era consuetudine conservare nelle chiese vescovili
i ritratti dei pastori delle anime e probabilmente un antico
ritratto di San Nicola si trovava nella chiesa di Myra e quattro
secoli dopo la sua morte, esso c’era ancora, citato
da Teodoro, vescovo della stessa città, negli atti
del secondo Concilio Niceno e che così possono essere
tradotte “rosso in viso e nei capelli bianco per vecchiezza”.
“Dunque rosso, di un bel colore rubicondo che rivelava
la sanità e il sanguigno temperamento dell’uomo,
il quale non si peritò di schiaffeggiare, in pieno
concilio, e in presenza dell’imperatore, l’arrogante
Ario, il più famoso eresiarca del IV secolo, che si
permetteva di avere un’opinione diversa dalla sua”.
Il ritratto di cui si parla rappresentava il Santo quand’era
già vecchio, per cui il suo tipo è così
pervenuto a noi. I capelli che in gioventù furono biondi,
come è proprio dei rossi di pelle, sono divenuti bianchi,
la fronte calva non serba che un piccolo ciuffo, e pochi altri
avanzi di chioma. Altra caratteristica è la barba,
indispensabile segno di dignità per un orientale, che
appare piena, arrotondata e curata.
Quella barba ha una storia. Quando Nicola diede il memorabile
schiaffo ad Ario, che per poco non stramazzò, l’imperatore
avrebbe dovuto, secondo la legge, ordinare il taglio della
mano a chi aveva osato attentare alla sua augusta persona,
ma i padri del Concilio ottennero il suo imprigionamento,
sino a che non fosse stato deciso a chi spettava il torto
e la ragione. Per l’occasione gli furono tolte le insegne
e privato anche della barba, che il cappuccino Silvestro da
Rossano, afferma di aver letto in antichi manoscritti greci
calabresi, che la stessa gli fu bruciata.
Ma a Nicola in prigione apparvero il Cristo e la Vergine,
i quali gli restituirono il libro dei vangeli e il pallio
(un indumento sacro). Diffusasi la notizia del prodigio fu
scarcerato. Mentre officiava una messa di ringraziamento un
angelo gli pose in testa la mitra e la barba gli crebbe più
ricca e più bella di prima.
Il benedettino Niceforo, che ha lasciato un racconto della
traslazione delle ossa di San Nicola, narra che i baresi pur
posando gli occhi su un bellissimo quadro nel quale era dipinta
l’immagine del taumaturgo non riuscirono a portarla
via. Quell’icona probabilmente era il ritratto visto
da Teodoro nel 787 o una copia di esso, ma sembra destino
dei baresi, non riuscire mai a far le cose complete, in questo
caso, molto probabilmente, per la paura di essere sorpresi.
L’iconografia su San Nicola è numerosa e si avvale
anche di prestigiose firme: da Andrea da Salerno a Luca Giordano,
al Beato Angelico, al Veronese, tutte opere presenti in Italia
e nel mondo. |
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SAN NICOLA NEL MONDO
Bari, fino al 6 maggio 2007, è sede della importante
Mostra di icone “San Nicola splendori d’arte tra
Oriente e Occidente”, allestita nelle sale del Castello
Svevo.
La mostra si è arricchita anche di una serie di icone
provenienti dal Monte Sinai: otto tesori databili tra VII
e XIV secolo dal valore inestimabile sulle quali poter “leggere”
il volto di San Nicola. Le icone mostrano lo straordinario
stato di conservazione, dovuto anche al fatto che il Monastero
si trova a 1500 metri d’altezza e lontano da tutto e
da tutti.
Per questo motivo riporto dal prestigioso volume di Vito Maurogiovanni
“San Nicola nel mondo”, non più disponibile,
alcune note sulla presenza del Santo di Mira (anzi di Bari)
nel mondo.
Il volume è stato pubblicato in occasione del 900esimo
anniversario della traslazione delle ossa di San Nicola dalla
casa editrice CEDIM (Gruppo Editoriale Meridionale) di Bari
nella collana “Testimonianze”, nel quale vengono
raccontate piccole e grandi storie, leggende, miti, cronache
e aneddoti sulla vita e sulla devozione di San Nicola di Bari,
largamente conosciuto in tutto il mondo, come sottolinea il
giornalista Nicola Bellomo nella presentazione.
Il volume è scritto in tre lingue (italiano, francese
e tedesco), per far si che dalla Basilica di San Nicola di
Bari, parta un messaggio universale di fede, amore e pace.
L’autore descrive, con la semplicità che lo contraddistingue
e la dovizia di particolari, San Nicola quale Santo caro all’oriente
e all’occidente, sottolineando come alcune fonti storiche
sostengono che il nostro protettore sia la somma di due Santi:
il buon Vescovo dell’Asia lontana e un altro monaco,
Nicola da Sion, anch’egli cristiano di somme virtù.
Lunghe sono le storie dei miracoli del Santo ampiamente conosciuti,
ma Maurogiovanni sottolinea come il buon Nicola affrontò
tre importanti viaggi: nel primo in Terra Santa calmò
le onde del mare infuriato e visitò il Calvario; nel
secondo viaggio toccò Costantinopoli, Rodi e altre
isole greche e per testimoniare la sua riconoscenza ai contadini
che gli avevano indicata la strada, ottenne da Dio che i loro
aratri non si sarebbero mai logorati. Nel XVII secolo questa
tradizione era ancora in vita e si diceva che i contadini
si trasmettevano questi strumenti come una preziosa eredità.
Nel terzo viaggio, quello in Italia, avrebbe esclamato: “Qui
riposeranno le mie ossa”, e così è stato.
Nel libro si parla della traslazione, delle tre caravelle,
dei 62 marinai, dello stupore dei poveri custodi del luogo
ove erano custodite le ossa del Santo e del viaggio di ritorno
che fu colpito da numerose tempeste, finché si levò
un vento favorevole e una mattina, all’alba, si vide
una città lontana che non poteva essere che Bari, come
descrive un geografo arabo del 1000, e precisamente il 9 maggio
del 1087.
Anche la più bella Basilica di Puglia è citata
da Maurogiovanni come ottimo esempio di romanico pugliese
ed anche come oggetto di discussione da parte dei baresi,
che ritornando da Myra, vollero subito scegliere il luogo
nel quale far erigere un grandioso tempio. Ma il vescovo Ursone
frenò in parte i bollenti spiriti dei marinai sostenendo
che il sacro carico andava custodito in Cattedrale. Ma la
disputa fu oggetto di una cruenta lotta fra popolo, clero
ed aristocrazia fino a che intervenne l’Abate Elia e
fece accogliere le ossa nella Chiesa di San Eustazio per poi
porre mano alla erezione del grande tempio.
E in tutto questo bailamme spunta il “giallo”
del seggio dell’Abate Elia, ovvero la sua datazione,
che secondo il domenicano Gerardo Cioffari, storico di San
Nicola, risale al 1098, mentre secondo Pina Belli D’Elia,
direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari, si può
far risalire tra il 1160 e il 1170, nel tempo della ripresa
barese dopo la distruzione operata dai normanni. A tutt’oggi
il giallo è ancora irrisolto.
Tornando al tema del volume, non vi sono dubbi sulla diffusione
nel mondo della fama di San Nicola a cominciare dalla Grecia,
dove il prezioso carico è approdato e delle cerimonie
che annualmente ricordano “ad memoriam” il particolare
avvenimento. |
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In Russia San Nicola è considerato “Il Santo”,
poiché i miracoli e le leggende hanno colpito fede
e immaginazione del popolo. La sua devozione era diffusa presso
tutti le comunità cristiane dell’impero zarista.
Tradizione vuole che il fatidico 9 maggio è avvenuto
il primo miracolo di San Nicola: la resurrezione di un giovane
travolto dalle tumultuose acque del fiume Dnièper.
In Polonia, nonostante i limiti delle situazioni politiche,
le feste celebrate in onore del Santo hanno una grande solennità,
in linea con l’anima popolare di quel popolo.
Anche in Francia è grande la popolarità di San
Nicola. È patrono dei marinai, dei naviganti e di tutti
coloro che vivono dai lavori del mare e per questo motivo
è stato dato il suo nome a porti e opere che sorgono
sulle rive di fiumi e mari. Pare che in Francia il culto per
San Nicola è antecedente alla traslazione delle sue
ossa, dal momento che è stato accertato già
nel 1038 l’esistenza di un tempo consacrato a “Notre-Dame
e Saint-Nicolas”.
In Germania sono numerose le chiese dedicate al Taumaturgo
d’Oriente. Qualche autore fa risalire la diffusione
del suo culto al 972, allorché il futuro Imperatore
Ottone II sposò la principessa bizantina Teofano, la
quale se ne venne in Europa con il suo bagaglio culturale
e la memoria del Santo. E così dopo il suo arrivo,
in Germania, si contarono 13 chiese consacrate a Nicola. In
Svizzera San Nicola è equamente diviso tra protestanti
e cattolici. Grande festa il 6 dicembre a Friburgo, capitale
del Cantone, dove insiste una Cattedrale gotica dedicata a
San Nicola. La festa nicolaiana è prima religiosa e
poi si trasforma in una grande manifestazione popolare nella
quale si inserisce anche una fiera.
In Inghilterra il culto a San Nicola si è ampiamente
diffuso dopo l’impresa dei marinai baresi che Maurogiovanni
definisce “europea”. La Gran Bretagna conserva
una delle più belle immagini di San Nicola: la “Pala
Ansidei”, di Raffaello Sanzio, che raffigura la Madonna
fra Giovanni Battista e un San Nicola dalla fronte alta, senza
barba e con il pastorale nella mano destra. Nel 1885 fu acquistata
per 70 mila sterline.
E in Puglia che succede? C’è l’usanza di
dedicare al Santo chiese, luoghi di mare o di difesa. Nell’isola
di San Nicola delle Tremiti, c’è un grande torrione
che un tempo serviva da difesa di quel lembo di Mare Adriatico
che è chiamato “Cavaliere di San Nicola”.
A Torre a Mare c’è una Parrocchia dedicata al
Santo e nel mese di agosto c’è l’usanza
di portare la statua per mare, alla stregua di quanto avviene
a Bari. La processione a mare sfiora anche il vicino porto
di San Giorgio, ove nel 1087 sbarcarono le sacre reliquie.
Le città pugliesi che hanno dedicato chiese al Santo
non si contano: Mola, Brindisi, Carovigno, Aradeo, Caprarica,
Corigliano d’Otranto, Maglie, Marciano di Leuca, Squinzano,
Castellaneta, Lizzano, Manduria, Palagiano, per non parlare
di quelle esistenti in altre regioni e città italiane.
Nel volume si parla anche della devozione dei pellegrini,
i quali venivano accolti con carità e godevano anche
di una speciale assistenza sanitaria, come ricorda padre Cioffari
che ha rinvenuto un documento dal quale si ricava un quadro
esauriente dello “Spedale della Real Chiesa di San Nicolò
di Bari”.
Tra le visite importanti si registra quella del Principe Carlo
d’Inghilterra e di Lady Diana del 2 maggio 1985, accolti
dall’arcivescovo Mons. Mariano Magrassi, dal provinciale
dei Domenicani Enrico De Cillis e dal Rettore padre Damiano
Bova. Speciale “cicerone” padre Gerardo Cioffari.
Infine vengono ricordati gli abati, i priori e i grandi priori
che si sono succeduti al governo della splendida Basilica
di San Nicola di Bari. |
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NICOLA, IL SANTO CHE ABBATTÈ LE TASSE
La vita di San Nicola è ricca di fatti, curiosità,
leggende e miracoli e tra queste il suo intervento per la
riduzione delle tasse, come ricorda Maria Teresa Bruno nel
libro da lei curato “S. Nicola nelle fonti narrative
greche”, pubblicata nel 1985 nella collana della Biblioteca
del Centro Studi Nicolaiani per i tipi di Levante Editori.
L’imperatore Costantino dispose il pagamento da parte
della città di Myra di diecimila monete e incaricò
un suo addetto di recarsi in quella città con lo scopo
di incassare l’iniqua imposizione e incalzare e angustiare
i cittadini, umiliando il popolo con terribili oltraggi, costringendoli
alla fame e alla miseria.
Il popolo si rivolse a padre Nicola, prostrandosi ai suoi
piedi e pregandolo di scrivere all’Imperatore informandolo
della povertà del popolo e dei guai a cui andavano
incontro.
San Nicola, testimone della povertà e dell’angoscia
che si abbatteva sulla città, offrì loro il
suo aiuto, dicendo: “Figli miei amati, non solo vi aiuterò
scrivendo, ma andrò io stesso, di persona, dal nostro
imperatore, per questa faccenda di vitale importanza”.
Intraprese così il viaggio, fermandosi nel tempio di
Blacherna per pregare insieme al vescovo del luogo ed ai monaci,
affinché il Signore Iddio, addolcisse il cuore dell’imperatore.
Giunto al Palazzo dell’imperatore, salì sopra
quando i raggi del sole entrarono attraverso le finestre,
l’imperatore si sedette e gettò il suo mantello
su un raggio di sole e il mantello rimase sospeso su di esso.
Costantino, quando vide il miracolo, impaurito, si alzò
e fece dimostrazioni di affetto al nostro santo e lo invitò
a sedersi insieme a lui chiedendogli “Chi ha spinto
il nostro santo padre Nicola ad accusare la nostra vile condotta?”.
San Nicola risposte: «Sire, imperatore, siccome alcuni,
nonostante il borbottare e la nostra opposizione, hanno aumentato
le imposte della città di Myra, tutto il popolo è
giunto ad una miseria estrema e la gente continua a morire
di fame, incalzata dal servo dell’imperatore. Per questo
cerco di piegare la tua maestà».
Il piissimo imperatore, dopo aver ascoltato il Santo, chiamò
Teodosio, notaio e archivista, si fece portare carta e penna
e chiese a Nicola: “Quando vuoi che prenda di tributo,
padre? Quello rispose “Scrivi cento monete”. L’imperatore
scrisse e consegnò la carta al Santo che, dopo aver
pregato, se ne andò dal palazzo e trovata una canna
legò ad essa la carta e la gettò in mare.
Per disposizione di Dio, la canna con la carta giunse ad Andriake,
porto della città di Myra, ed alcuni pescatori la trovarono
e la portarono ai cittadini più in vista della città
e la mostrarono al governatore, il quale vedendo il sigillo
dell’imperatore la prese e la pose nell’archivio.
Ma alcuni uomini si recarono dall’imperatore, ricordandogli
che la maggior parte dei tributi provenivano proprio dalla
città di Myra, così facendo, dissero, hai sottratto
ai tuoi proventi la maggior parte del contributo.
Il pio imperatore richiamò San Nicola chiedendogli
la restituzione della carta, ma il Santo disse: “Sire
imperatore, mandai un angelo in città col tuo ordine;
e se non è come ho detto, avvenga ciò che ordina
la tua regia volontà”.
L’imperatore mandò a Myra un suo incaricato per
accertarsi che quanto diceva Nicola corrispondeva al vero,
cosa che fu accertata. Il messaggero ritornò dall’imperatore,
assicurandolo che il foglio da lui firmato giunse a Myra nello
stesso giorno e così l’imperatore disse: “Sia
convalidato l’ordine secondo la carta del santo, così
come la stilammo allora”.
Così, grazie all’intelligenza ed all’intercessione
di San Nicola fu convalidata la disposizione ottenuta tramite
la sua intercessione.
Ritornato a Myra fu glorificato e lodato da tutti gli abitanti
della città per averli liberati dalla iniqua tassa
che li portava alla miseria e alla fame. |
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IL CALENDARIO 2007 DELLA BASILICA DI SAN
NICOLA DI BARI
Il numero speciale del Bollettino di San Nicola riporta la
splendida realizzazione del calendario 2007 dei Frati Domenicani
della Basilica di San Nicola, tornata ad essere guidata da
quel trascinatore di folle e fonte inesauribile di nuove iniziative
che corrisponde al nome di Padre Damiano Bova o.p. (Stampa
Levante Editori).
Il calendario riporta il saluto del rettore della Basilica
(Padre Bova), due note di Nicola Cortone “Sulla formazione
della iconografia popolare religiosa”e “La manna
di San Nicola”e quelle di Nino Lavermicocca “Andare
a San Nicola, ieri, come oggi” e “Come è
dolce San Nicola”.
In molte località (Francia, Svizzera, Germania, Austria,
Olanda, Belgio e Danimarca), il 6 dicembre è l’evento
più atteso dell’anno. In questi paesi, è
infatti San Nicola a portare doni e dolci ai bambini buoni,
anziché la nostra vecchia befana un mese dopo.
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L’almanacco che è dedicato a “San Nicola
nell’iconografia popolare europea”, presenta bellissime
immagini sul Santo di Bari, la cui grafica è stata
curata dal noto designer barese Vincenzo Catalano in maniera
davvero accattivante con elevatissimi punti di buon gusto,
elemento oggi divenuto una rarità.
Il calendario mostra infatti le varie facce con cui San Nicola
è conosciuto in Europa e nel mondo, che ci esorta a
seguirlo dovunque Egli è, così come faceva in
vita il Santo di Myra. Un Santo speciale che si fa greco con
i greci, ebreo con gli ebrei, cattolico con i cattolici, ortodosso
con gli ortodossi per portare tutti a Dio.
Comunque l’ideazione e la realizzazione del progetto
si deve a un frate domenicano, barese purosangue, che attualmente
ricopre, con rigore ed efficienza, il ruolo di amministratore
della Basilica, Fra Cesare Arezzo, che con grande spirito
di sacrificio si dedica al culto di San Nicola.
Il calendario riporta in prima di copertina la famosa nenia
popolare “Sanda Nicole va pe mare” (San Nicola
va per mare), che tutti i baresi e i pellegrini sanno ormai
a memoria, ma che certamente non guasta riproporla ai giovani
ed a quei pochi che ancora non la conoscono.
E per concludere ricordo dal Catechismo della Chiesa Cattolica
un pensiero di San Giovanni Damasceno, riportato sullo stesso
calendario, a proposito delle immagini sacre:
“La bellezza e il colore delle immagini
Sono uno stimolo per la mia preghiera.
È una festa per i miei occhi,
così come lo spettacolo della campagna
sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio” |
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SAN NICOLA E LA LEGGENDA DELLA COPPA D’ORO
San Nicola non finisce mai di stupire sia per i numerosi
miracoli compiuti, sia per le numerose leggende e fiabe legate
al suo nome che molti studiosi della materia riportano su
libri e pubblicazioni.
Oggi vogliamo ricordare la leggenda di “San Nicola e
la coppa d’oro” pubblicata sul volume del normanno
Robert Wace “Il Poema di S. Nicola”, a cura di
Rosanna Brienza Lagala, edito dal Centro Studi Nicolaiani
per i tipi di Levante Editori.
Nonostante la notevole importanza del poema dal punto di vista
filologico, sostiene p. Gerardo Cioffari nella presentazione,
non si può dire che esso sia adeguatamente conosciuto
e popolare.
Si narra di un uomo che aveva fatto voto di offrire al Santo
di Mira una coppa d’oro senza badare a spese. Quando
la coppa fu realizzata apparve così bella agli occhi
del devoto che pensò bene di tenersela per sé
e di farne fare un’altra uguale. Ma la seconda coppa
riuscì più leggera e di minor valore della prima
anche perché era d’argento. Ma lo sprovveduto
devoto fece ugualmente organizzare il suo viaggio facendo
portare anche la seconda coppa e accompagnandosi alla moglie
ed al figlio, oltre che ad altra gente.
Quando furono in alto mare e giunse l’ora del pranzo
fece portare in tavola la coppa più preziosa ordinando
al figlio di prendere la coppa e lavarla in mare. Il giovane
quando si sporse per lavare l’oggetto finì in
mare con tutta la coppa e scomparve con grande dolore e smarrimento
dei genitori che manifestarono l’intenzione di gettarsi
anch’essi in mare. Ma i marinai e gli altri passeggeri
impedirono tale gesto e il rafforzamento del vento fece in
modo che la nave si allontanò ben presto dal luogo
della disgrazia.
Giunti al porto si recarono immediatamente alla vicina Chiesa
di San Nicola portando la coppa d’argento, cioè
quella fabbricata per seconda. Dopo veglie e penitenze posero
la coppa sull’altare, ma questa rimbalzò e cadde
a terra. Subito ripresa fu riportata sull’altare ma
questa volta la coppa rimbalzò molto in alto finendo
dietro al coro. Ripresero di nuovo la coppa, con grande timore,
e la rimisero ancora una volta sull’altare, ma non riuscirono
a tenerla ferma, né a mantenerla, né a conservarla
senza che sfuggisse dalle loro mani.
Gridando e piangendo confessavano i loro peccati ed invocavano
Dio, riconoscendosi peccatori e sfortunati, pur sapendo che
il loro figlio era annegato in mare e la loro offerta rigettata
dall’altare. E così fecero chiamare i preti raccontando
come avevano agito e raccontando della coppa che avevano sostituita.
Dopo questa confessione non passò molto tempo che San
Nicola riportò in chiesa sano e salvo il figlio annegato,
il quale si avvicinò all’altare con la coppa
in mano, la baciò e la depose e, lasciandola, si tirò
indietro. La coppa non si mosse più ed i genitori riconobbero
il figlio e corsero verso di lui, lodando Dio e San Nicola
per avergli salvato il figlio guidandolo al porto sano e salvo.
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Interno della Basilica di San Nicola
e della Cripta |
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SAN NICOLA
UN SANTO CHE STUPISCE SEMPRE
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Lo sapevate che San Nicola è stato eletto vescovo
da laico?, che ha abbattuto il tempio di Diana? e che ha fatto
ridurre le tasse? Le risposte a queste domande ed altre inedite
notizie le troverete sul volume “San Nicola –
La vita, i miracoli, le leggende” di padre Gerardo Cioffari
o.p., edito per i tipi di Levante Editori di Bari, per la
collana del Centro Studi Nicolaiani.
Padre
Gerardo Cioffari o.p., noto domenicano della Basilica di S.
Nicola, archivista, bibliotecario e storico della Basilica
e Direttore del Centro Studi Nicolaiani, autore di numerose
pubblicazioni sul nostro bel San Nicola, ha voluto questa
volta divulgare un agile volumetto che ha diviso in tre parti:
- nella prima racconta della vita del Santo, dalla nascita
a Patara verso il 260 d.C. alla elezione a Vescovo, ai suoi
miracoli, al fenomeno della “manna”, alle note
sulle Basilica di Bari;
- nella seconda parte riferisce di miracoli, fiabe e leggende;
- nella terza è riportata la novena che si recita ogni
mercoledì nella Basilica al termine delle Sante Messe.
L’autore che è un autorevole studioso della storia
del Santo di Bari, ha scritto anche una “Storia della
Basilica di S. Nicola – L’epoca normanno-sveva”,
“S. Nicola nella critica storica”, “Storia
di Bari. Figure e vicende dell’epoca medioevale”
e “Bona Sforza. Donna del rinascimento tra Italia e
Polonia”.
Cioffari in questa sintetica pubblicazione, molto ben illustrata,
riporta anche miracoli e leggende poco conosciute della vita
del Santo, per cui è indispensabile a coloro che del
Santo di Bari desiderano sapere proprio tutto. |
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IL SANTO CHE DIFENDE I POVERI
(San Nicola e gli ortodossi russi)
In un interessante articolo a firma Vladimir Kuchumov, rappresentante
del Patriarca Alessio II a Bari, pubblicato su “O Odigos
– La Guida” del Centro Ecumenico di San Nicola
(Levante Editori), si legge della particolare venerazione
di San Nicola da parte degli ortodossi russi.
San Nicola è uno dei Santi più venerati da parte
dei cristiani russi. Infatti, oltre le feste di maggio e dicembre
la memoria di San Nicola è celebrata in Russia, settimanalmente
ogni giovedì. Ciò, sta ad indicare il particolare
rapporto d’amore del popolo semplice verso il Santo
di Myra, che lo ama come difensore dei poveri, dei condannati
ingiustamente, di coloro che si trovano nelle disgrazie e
nelle sofferenze, dei viaggiatori, dei marinai, difensore
dei contadini e degli artigiani. Insomma il popolo lo ama
come il buon pastore che aiuta tutti ed in ogni circostanza.
Anche molti proverbi popolari sono dedicati al “Santo
delle genti”, come “Elia lo preghi per la pioggia,
Nicola per ogni necessità”.
Ogni famiglia di credenti russi, ad esempio, possiede una
icona di San Nicola, oltre alle migliaia di chiese a lui dedicate,
nelle grandi città, come nei piccoli villaggi. I contadini
russi considerano il Santo come il loro principale protettore
celeste.
I pellegrinaggi dalla Russia verso Bari sono iniziati già
nel medioevo per arrivare al culmine verso la fine del ’900.
Una pubblicazione di padre Gerardo Cioffari, storico della
Basilica di Bari, narra di “Viaggiatori russi in Puglia
dal ’600 al primo ’900.
La Chiesa Russa di Bari, ad esempio, rappresenta un monumento
unico, che non ha simili in tutta l’Europa occidentale
e fu costruita, per volere dell’ultimo Romanov regnante
sul trono degli zar, che volle assicurare ai pellegrini provenienti
da lontano un luogo di accoglienza e di preghiera
Oggi presso la Chiesa Russa vi è la rappresentanza
del Patriarcato di Mosca, che si prodiga ad accogliere i numerosi
pellegrini russi che giungono a Bari per venerare la Tomba
del Santo. Nell’ultimo triennio, si calcola, che la
città di Bari, ove ha inizio la reciproca conoscenza
e la riconciliazione di due mondi, quello cattolico e quello
ortodosso, è stata visitata da oltre diecimila pellegrini
russi.
Bari, dopo Gerusalemme e insieme al Monte Athos, è
uno dei principali luoghi di pellegrinaggio. Una recentissima
testimonianza di come il binomio Bari-San Nicola, come ricorda
padre Gerardo Cioffari, non tema scossoni nell’immaginazione
dei russi, è data dall’iniziativa degli ambienti
del patriarcato (su suggerimento dello stesso rettore della
chiesa ortodossa di Bari), di diffondere in Russia bottigliette
di olio e manna provenienti da Bari con un dépliant
contenente la dichiarazione congiunta di autenticità
del rettore domenicano della Basilica e del rettore della
Chiesa ortodossa russa di Bari.
L’immagine dal titolo “Maggio di Bari” è
di Carmela Boccasile
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STUDI STORICI DEDICATI ALLA LITURGIA DELLA
SACRA SPINA
È stato pubblicato il fascicolo 2, 2004 della rivista
“Nicolaus – Studi storici”, diretta da padre
Gerardo Cioffari o.p. (responsabile Giovanni Cavalli), edita
dal Centro Studi Nicolaiani per i tipi di Levante Editori
di Bari.
Il voluminoso fascicolo è dedicato per buona parte
alla storia ed alla liturgia della Sacra Spina, dal momento
che lo scorso anno ha coinciso, com’è noto, la
coincidenza dell’Annunciazione con il venerdì
Santo, giorno in cui si manifestano straordinari fenomeni
prodigiosi sia morfologici che soprannaturali.
Cioffari descrive la storia della più venerata reliquia,
dopo quella di San Nicola, esistente nella Sala del Tesoro
della Basilica barese. Nel suo viaggio storico ci riporta
dalla Passione di Gesù ai successivi passaggi della
corona da Gerusalemme, Costantinopoli, Parigi, per giungere
infine a Bari quale dono di Carlo II d’Angiò
alla sua Cappella regia di Bari, per finire alle testimonianze
del miracolo a Bari.
La liturgia della Sacra Spina «È un riflesso
delle sue vicende storiche. Per esemplificare, con tutte le
approssimazioni derivanti dalle schematizzazioni, si potrebbero
distinguere tre periodi. Quello anteriore al Concilio di Trento,
che è l’espressione della glorificazione della
Francia e del suo Regno; quello posteriore al concilio tridentino
che riflette l’universalità del barocco; e quello
di oggi che tende ad una liturgia tutta spirituale e verticale,
disincarnata dalla storia del tempo».
Il fascicolo, inoltre, riporta la II parte dei “Momenti
di vita barese”, a cura di Vito Antonio Melchiorre,
nel quale sono riportate note relative a fatti e personaggi
storici della nostra città nei tempi andati. Nelle
suddette note si narra, ad esempio, della nascita di alcuni
quartieri di Bari come il Marconi S. Girolamo Fesca, Japigia,
Libertà, San Pasquale Mungivacca, Madonnella e tante
altre utili notizie e curiosità baresi dell’epoca.
Si parla anche di Garibaldi a Bari, del Teatro del Sedile,
dei disservizi postali, della polizia urbana, delle raccomandazioni,
delle evasioni fiscali, ecc. Insomma, molti dei problemi ancora
oggi di grande attualità.
Infine, il periodico riporta in fac-simile “The legendary
life of St. Nicholas”, (La leggendaria vita di San Nicola),
di Walter de Gray Birch, pubblicata sul “The Journal
of the British Archaeological Association” tra il 1886
e il 1888.
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IL GIALLO DI SAN NICOLA
Scrivere su San Nicola non è facile, ma se poi si deve
inventare tutto o quasi diventa ancora più difficile.
Per Francesco Paolo Percoco, non nuovo a queste novità,
non è stato laborioso scrivere “Il viaggio del
vescovo” (Adda Editore, euro 7,00), un racconto in chiave
thrilling sul viaggio di Nicola, un vescovo verso Nicea in
occasione dell’omonimo Concilio.
L’autore, ha ricavato dall’episodio del miracolo
dei tre bambini un romanzo abilmente impostato su criteri
narrativi storici, immaginando San Nicola nelle vesti di un
detective dell’epoca, riuscendoci benissimo. La finalità
del romanzo è quella di difendere a spada tratta l’infanzia
e la scena in cui scorre il romanzo è rappresentata
dall’Oriente e dall’Occidente.
Percoco, avvocato, narratore e poeta, si ritrova un grande
amore per i bambini, dimostrando nel suo libro rispetto e
poesia nei confronti dell’infanzia. “Una storia
più che attuale e sentita - come ricorda Domenico D’Oria
nella presentazione - argomento, oggi più che mai,
meritorio di essere affrontato, ottima occasione per parlare
di diritti dei bambini, proponendo agli adulti una riflessione
nei confronti del mondo dell’infanzia”. Insomma
un bel racconto storico intriso di poesia.
Una curiosità: nel romanzo la penna di Percoco ha trasformato
i tre bambini in due maschi ed una femminuccia rendendo i
lettori felici e contenti. |
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SAN NICOLA SIMBOLO DI PACE
Molte sono le testimonianze che confermano San Nicola -
«che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente
e d'Occidente» - simbolo di pace e riconciliazione fra
gli uomini, segno di unità nella chiesa, punto di convergenza
e di irraggiamento nell’ambito degli itinerari giubilari
sulla rotta dei due Poli. Egli è uno dei Santi più
popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in
tutto il mondo sin dal medioevo, quando la grandezza dei suoi
miracoli era nota ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia.
È protettore dei bambini, dal momento che, in occasione
del Concilio di Nicea, il Vescovo di Mira, invitato insieme
ad altri 300 vescovi, si fermò in una locanda: l’oste,
grasso e con il viso segnato dal sole, servì della
carne conservata in salamoia e prelevata da un tino. Il Santo
intuì ciò che il malvagio oste aveva compiuto,
aveva cioè sacrificato tre fanciulli e riposto i resti
nel contenitore della carne. Chiese di condurlo lì
dove conservava le provviste: seguitolo in cucina, avvicinatosi
alla giara sollevò la mano in segno di benedizione,
e questa, come per incanto, si scosse, sussultò, tremò,
facendo apparire risanati, tra il terrore dell’oste,
i tre ragazzi che fuggirono verso il loro villaggio.
Quantunque parta da Bari la più nota ed amata figura
del mondo dell’infanzia, come ricorda Nino Lavermicocca
nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore), per
il portatore di doni per eccellenza, Santa Klaus (O Santa
Claus), nella nostra Bari non vengono prese iniziative, al
contrario di quanto avviene in Austria, Svizzera, Germania,
Francia, Olanda e Belgio. In alcune Università, sin
dal medioevo, a Parigi, Orléans, Montpellier, Cahors,
Eton, Cambridge, Glasgow, Salamanca, Bologna, Padova e Siena,
le associazioni di studenti avevano eletto da tempo San Nicola
come patrono e si attendeva con ansia il giorno della festa
per inscenare manifestazioni di baldoria e organizzare banchetti.
Il nome di Nicola si diffuse in molte parti del mondo e numerose
chiese furono dedicate al glorioso Santo. San Nicola, inoltre,
è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni
e il Nikolaus della Germania che a Natale porta doni ai bambini.
Bari, città-culla di San Nicola, nonostante disponga
di notevole patrimonio religioso, storico e folklorico, fa
poco o nulla per rilanciare il grande Santo con tutte le attività
che possono essere a lui legate, anche dal punto di vista
culturale e commerciale. A questo proposito Lavermicocca ricorda
che a Nancy, Strasburgo, Friburgo, Magonza, Colonia, Amsterdam,
Bruxelles, Gand, San Nicola è diventato il buon vegliardo
che distribuisce doni, per cui si formano tra il 5 e 6 dicembre,
cortei piccoli e grandi che girano casa per casa per raccogliere
fondi. In genere i padri vestono i panni del Santo, apparendo
nell’insolito abbigliamento ai figli stupiti. In altre
città sono i giovani ad indossare i panni del vescovo.
La stessa cosa si potrebbe fare a Bari coinvolgendo bambini
e scuole.
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Quadro di AnnaMaria Suppa |
Quadro di Armando Coppola |
A questo punto si potrebbe dedicare a San Nicola la sera del
5 dicembre in sostituzione della inutile notte dei fantasmi,
meglio conosciuta come Hallowen, il cui unico significato
è meramente commerciale. E perché non coinvolgere
venditori di dolciumi a preparare, come a Losanna, i biscotti
di San Nicola, o vendere pacchettini del Santo contenenti
riproduzioni in cioccolato della moneta detta “Nicolino
d’oro”? E perché non richiedere agli erboristi
o ad altri distillatori di preparare un Elisir di San Nicola,
come fanno in molti altri Santuari?
Nel Mediterraneo numerose città (Antalja in Turchia,
Leon in Spagna, Venezia, Rimini e Genova), sostengono di possedere
spoglie del Santo. Sicuramente la città di St. Nicholas
de Port, presso Nancy in Francia, conserva, nella sua Basilica
alcune reliquie nicolaiane. La Cattedrale dei Vichinghi in
Groenlandia è consacrata a San Nicola, mentre gli spagnoli
chiamarono “guado di San Nicola” l’attuale
Jacksonville.
D’altro canto un Santo come Nicola non poteva che dimorare
a Bari, dal momento che la nostra città, al di là
di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione
di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella
sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà
e culture: romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna,
angioina, aragonese, ecc., identificando il suo destino in
quello di San Nicola, Santo universale.
E dal momento che San Nicola è anche patrono della
Russia e della Grecia, protettore dei fanciulli, degli avvocati,
dei mercanti, dei marinai, dei prigionieri e degli studenti,
viene spontanea la domanda: perché non proclamare San
Nicola anche Patrono del Mediterraneo?
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LA BASILICA DI SAN NICOLA
Padre Gerardo Cioffari, o.p., noto domenicano, archivista
e bibliotecario della Basilica di San Nicola, Direttore del
Centro Studi Nicolaiani, non finisce mai di scrivere sulla
storia di San Nicola e sulla Basilica a lui dedicata.
È stata pubblicata in questi giorni una nuova breve
guida storico-artistica, “La Basilica di San Nicola”,
edita dalla stessa Basilica Pontificia dei Padri Domenicani
per i tipi di Levante Editori.
La guida non ha grandi pretese ma è di utile ausilio
a quanti si accingono a visitare la Basilica e vogliono sapere
qualche cosa in più sul nostro bel Duomo e sul Santo
di Mira.
La pubblicazione contiene brevi capitoli relativi alla introduzione
storica, l’architettura esterna, l’interno della
Basilica, la Cripta e la Sala del Tesoro, ma soprattutto e
ben illustrata con numerose foto che danno la esatta dimensione
del tempio. Inoltre descrive la Corte del Catapano, la Chiesa
di San Gregorio e la Sala del Tesoro attraverso la illustrazione
dei preziosi oggetti presenti. |
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AVVICINARE I BARESI ALLE LORO RADICI CULTURALI
Le mostre sono manifestazioni finalizzate a far sospendere
per un attimo il ritmo incalzante della vita quotidiana consentendo
un momento di godimento dello spirito. Ma, una mostra su San
Nicola quale godimento può offrire? La risposta esauriente
e completa la troviamo nel volume “Nicolaus –
Studi storici”, una interessante rivista del Centro
Studi Nicolaiani della Comunità dei Padri Domenicani
di San Nicola, stampata per i tipi di Levante Editori di Bari,
diretta da padre Gerardo Cioffari, o.p., noto domenicano,
archivista e bibliotecario della Basilica di San Nicola, direttore
del Centro Studi Nicolaiani.
Il volume in bella veste tipografica illustra l’interessante
Mostra organizzata dalla Provincia di Bari, in occasione del
Giubileo 2000, su “Stampa e stampe di S. Nicola”
finalizzata ad avvicinare i cittadini della provincia di Bari
alle loro radici culturali e spirituali.
Spesso chiediamo che bisognerebbe fare di più per far
conoscere San Nicola nel mondo. In realtà Il centro
Studi Nicolaiani nell’ultimo quarto di secolo ha fatto
molte ricerche avviate da padre Armando Bezzecca, sviluppate
da padre Damiano Bova e continuate da padre Gerardo Cioffari
e dai suoi collaboratori.
La pubblicazione presenta una ricca iconografia con relativo
commento relativa ai libri sul nostro Santo, ad iniziare dalla
“Historia di San Nicolò” di Antonio Beatillo,
opera classica su San Nicola, seguita da quelle di Putignani,
di Francesco Saverio Abbrescia e numerose altre. Ma la rivista
non si ferma a mostrarci solo i libri italiani, ma va oltre
mostrandoci anche i libri anglo-americani, russi, tedeschi,
francesi, spagnoli ed anche quelli in lingue nordiche.
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Anche le immagini di San Nicola, numerose, riproducono quelle
conservate nell’Archivio di San Nicola che rappresentano
quelle di origine barese e pugliese, romane, di Milano, del
Nord e le immagini estere.
La interessante e bella rivista contiene anche articoli di
Rosangela Di Monte relativa al monastero Benedettino “Ognissanti
di Valenzano” e alle sue vicende storiche, di Vito Antonio
Melchiorre su “Un tumulto popolare nel 1784”,
nel quale narra la vicenda della volontà di una famiglia
della città vecchia di far demolire il campanile del
Duomo, di Delia Maselli su “San Nicola nell’arte
bizantina. Infine una nota di Laura Floro illustra “Il
Convento dei domenicani di Casalnuovo di Manduria (TA).
Una rivista per studiosi e appassionati della nostra città
e del nostro San Nicola. Da non perdere.
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DOMENICHELLA, IL DIALETTO E SAN NICOLA
“Il rapporto fra santi e comuni mortali ha aspetti diversi”,
ricorda Vito Maurogiovanni nella sua recensione al recente
volume di Maria D’Apolito Conese, “Lettere a San
Nicola” (Lèttre a San Nicola). Infatti, l’autrice,
scopre un nuovo rapporto che può intercorrere fra devoti
e Santi: le lettere, che nel suo libro se ne contano ben 22,
scritte dal 1984 al 2004 in dialetto, con versione in lingua.
Prefazione di Rosy Gambatesa (Ed. Progedit, pag. 56, euro
10,00).
Si tratta di una raccolta di lettere che Domenichella Jusco,
una popolana di Bari vecchia, scrive a San Nicola con religiosa
spontaneità e sincerità, riconoscendolo come
padre e quindi meritevole di riverenza e rispetto. Per Domenichella
le lettere sono una meravigliosa risorsa, forse l’ultima
per dare vita e legittimità al proprio mondo di riflessioni.
L’originalità del volume sta nel fatto che le
lettere sono scritte in dialetto barese, a testimonianza della
fede popolare verso San Nicola. E, dal momento che San Nicola
è un Santo universale, comprende benissimo anche il
nostro vernacolo, diversamente non poteva dimorare a Bari
e per giunta nella città vecchia.
Maria D’Apolito Conese, pur non barese, vive a Bari
conquistata dal fascino della nostra lingua dialettale e ne
“approfitta” per dare attraverso questo linguaggio
la voce al cuore. Ha scritto, infatti altre pubblicazioni
in dialetto ottenendo nel 1996 la Caravella d’argento
per la Piedigrotta barese e nel 1997 il premio Antigone per
la poesia. |
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SAN NICOLA TRA FEDE E ARTE
Con la partecipazione di numeroso pubblico
si è svolta, presso il locale di Ruggeri -Arte Sacra,
in Bari, una interessante serata culturale dedicata all’intrigante
tema “San Nicola tra fede e arte in Grecia”, che
gli illustri relatori padre Rosario Scognamiglio o.p., Nino
Lavermicocca e Nico Veneziani, hanno svolto magistralmente.
Dopo i saluti di Gianfranco Ruggieri, organizzatore dell’incontro,
il moderato Nico Veneziani, cardiologo prestato allo studio
delle tradizioni popolari, ha provocatoriamente riproposto
il vecchio tema se fu traslazione o furto l’arrivo delle
reliquie nicolaiane a Bari: antico dilemma, riaperto dal moderatore,
in riferimento a uno scritto di Norberto Ohler, docente di
storia medievale all’Università di Friburgo.
Dopo aver analizzata la situazione storico-geografica nell’alto
medioevo in Europa, e le condizioni socio economiche del tempo,
sono state sottolineate le motivazioni che hanno portato alla
diffusione della peregrinazione nei secoli, definiti i contorni
della figura del pellegrino e giustificato l’operato
dei 62 marinai baresi nel 1087.
L’arrivo delle ossa del Santo di Mira ha comunque determinato
effetti importanti: primo fra tutti elevare Bari a epicentro
della religiosità cristiana indivisa di Oriente e Occidente,
essendo la tomba di San Nicola e la romanica basilica, successivamente
eretta, luogo sacro di incontro per i cristiani romani e quelli
delle chiese orientali, soprattutto greci e russi.
L’accordo di Colonia del 1083 ad opera di vescovi tedeschi
e francesi e poi la “pace di Dio” della Diocesi
di Bamberga, proibirono la guerra in certi periodi e promisero
protezione per viaggiatori, mercanti, donne e chierici.
Ha fatto seguito la relazione di padre Scognamiglio che ha
compiuto un ampio excursus sulla storia dei monasteri ortodossi
greci da lui visitati, alla ricerca di iconografie dedicate
al nostro Protettore, con la proiezione di affascinanti immagini
delle Meteore.
Nino Lavermicocca, archeologo medievista, ha illustrato le
qualità artistiche della iconografia tradizionale dei
monasteri ortodossi greci dedicata al Santo di Mira, soffermandosi
lungamente sull’immagine inconsueta di San Nicola al
Concilio di Nicea.
Concludendo, il moderatore ha rimarcato come la presenza delle
reliquie nicolaiane nella città di Bari, sia divenuta
nel tempo, per commercianti, pellegrini e religiosi motivo
autorevole per momenti di concordia e si è configurato
nei secoli, per il Santo, l’appellativo di apportatore
di pace. Oggi può essere reale la possibilità
di identificare il “corridoio 8” quale “cammino
di San Nicola”, lungo percorso che unisce Oriente e
Occidente in nome dell’armonia tra i popoli. Ma fu,
comunque, traslazione o furto? L’intrigante enigma perdura,
così ha concluso l’oratore, dando appuntamento,
per ulteriori certezze e approfondimenti, al prossimo incontro.
Infine, Lorenzo Gentile, poeta e commediografo dialettale
barese ha declamato la poesia di Peppino Franco, “La
staddue de Sanda Necòle”, che evidenzia la soggezione
che emana lo splendido viso del Santo di Bari scolpito con
grande perizia da Giovanni Corsi nel 1794 al quale volle dare
l’espressione di un filosofo greco
LA STADDUE DE SANDA NECÒLE
Mbàcce a nnu quàddre o ngòcche stàddua
bbèdde.
tu sijnde mbrìme ca la ggènde disce:
- Iè bbèdd’assà!... L’ha
ffàtte Sande Luche! -
E au Sande nèste, allòre, ci l’ha ffàtte?,
ca ddà nu Sande Luche non avàste! –
Ddà mbàcce ci s’affèrme, beh!...
se ngànde,
chiamènde sèmbe… e non nze sàzzie
mà!
Pedènne so ssicùre ca pe’ ffà
la Stàddue de Sanda Necòle nèste,
le màne ha ppuèste pùre ’u Paddretèrne.
Percè, iè vvère ca nguèdd’alla
Stàddue,
vestùte mègghie de nnu Menzegnòre,
a cchìle stà scettàte ’u argijnde
e ’u òre,
ma la bbellèzze non è chèdda ddà…
La fàcce e ll’ècchie de Sande Necòle
te fàscene tremuà ci l’acchiamijnde…
te crijnze ca la vocche àva parlà!
Tu ’u sà ca ’u Sande è de legname,
embè…
acquànne t’àcchie mbàcce mbrònde
a Jìdde,
acchiamendànnue fisse… vène ’u ffrìdde!
Peppino Franco
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IL SEGRETO DEL CRIPTOGRAMMA DI SAN NICOLA
Albert Einstein sosteneva che “Colui che non ha mai
conosciuto l’emozione del mistero e che non possiede
il dono dello stupore, tanto varrebb
e che fosse morto: egli
ha gli occhi chiusi”.
Questa forse l’esortazione che ha invogliato Vincenzo
Dell’Aere e Pierfrancesco Rescio alle ricerche prima
e alla pubblicazione poiM dei risultati dei loro studi in
un corposo volume di oltre seicento pagine: “Il grande
segreto - Dallo Zep tepi ai templari ed oltre…”,
per i tipi di Levante Editori di Bari (pp. 638, euro 36,00),
in bella veste tipografica.
Gli autori attraverso studi e ricerche, intendono dimostrare
come Conoscenza e Scienza possano tranquillamente convivere
ed interagire tra loro, nel rispetto dei propri ruoli e delle
proprie competenze, per raggiungere il medesimo obiettivo:
riscoprire tutte quelle verità storiche che alcuni
cronisti dell’epoca hanno riportato in maniera distorta
o, peggio, ignorato. Inoltre, ritengono che ogni ricercatore
serio debba, in piena onestà intellettuale e senza
pregiudizio alcuno, riportare alla luce tutto ciò che
da tempi remoti è stato occultato o dissimulato all’opinione
pubblica attraverso un “filtro anestetizzante dell’informazione”
per impedire la divulgazione di notizie che avrebbero potuto
rimettere in seria discussione non solo le conquiste scientifiche
ma anche le “certezze” filosofiche e religiose
dell’intera umanità.
Il testo, scorrevole e intrigante, illustra in maniera chiara
quelle che sono state le tappe fondamentali del cammino spirituale
e sapiente dell’uomo sin dal suo apparire sulla Terra.
Un lungo viaggio porta il lettore attraverso il cammino dell’uomo
e del suo Sapere partendo dalle numerose tracce lasciate da
antichissime civiltà evolute. Le origini dell’umanità
e le sconvolgenti tappe della sua “rapida evoluzione”
dimostrano, inequivocabilmente, secondo gli autori, che entità
superiori hanno “visitato” il nostro Pianeta.
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Interessante lo svolgersi dei capitoli che trattano dell’origine
misteriosa della specie umana e della caduta degli Dei dalle
stelle nell’antico Egitto, al simbolismo ermetico, ai
codici e metodi segreti per trasmettere il Sapere non rivelato.
Si parla anche di Bari città segreta, ma soprattutto
dell’enigma della Basilica di San Nicola, della Prima
Crociata e del mistero di San Galgano, per finire alle misteriose
tracce dei templari, alle energie sconosciute. Insomma un
libro dal quale ottenere risposte a tanti interrogativi come
quello del significato del criptogramma dell’altare
argenteo della Basilica di San Nicola, oggetto di studio dal
1987, nonché i suoi collegamenti con altri luoghi misteriosi
ubicati in Italia ed all’estero.
Cose incredibili sono state raccolte e spiegate con dovizia
di particolari nella preziosa pubblicazione, molto ben illustrata,
documentata e completata da un utile glossario e da una corposa
bibliografia.
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MEDIOEVO FANTASTICO NEI CODICI LITURGICI
DELLA BASILICA DI SAN NICOLA
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Il Medioevo, fino ad un secolo fa, è stato considerato
come epoca dell’oscurantismo, dell’intolleranza,
della superstizione, ma oggi grazie ad alcuni studiosi si
ha una concezione più equilibrata e più positiva
di questo periodo storico. Le cattedrali romaniche e gotiche
che in quel periodo venivano considerate con disprezzo arte
“gotica”, ancora oggi sono a testimoniare la grandezza
di quell’epoca.
Padre Gerardo Cioffari o.p., noto domenicano della Basilica
di S. Nicola, archivista e bibliotecario della Basilica, Direttore
del Centro Studi Nicolaiani, ha pensato bene di riprendere
l’argomento dando alle stampe l’interessante pubblicazione
“Il mondo fantastico del Medioevo nei codici liturgici
della Basilica di S. Nicola”, pubblicato da “Laterza
– Edizioni d’Arte della Libreria” (pp. 160,
Euro 45,00).
Solitamente, sostiene l’autore, si crede che un codice
liturgico porti l’impronta esclusiva della Chiesa, che
è appunto il luogo in cui per eccellenza viene impiegato.
In realtà è così, ma è un’impronta
correlata alla vivacità e varietà della liturgia
medievale, rispetto a quella più uniforme dell’età
moderna e contemporanea impostata quasi interamente su quella
romana.
Breviarum "parvum" X.39, f. 27
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Croce angioina. il bellissimo reliquiario
contiene il legno della croce incastonato
internamente in un altro reliquiario
costantinopolitano del IX-X sec.
con iscrizione in greco. Bari, Tesoro di S. Nicola
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La vivacità e la ricchezza dei codici liturgici nel
Medioevo era dovuta alla sentita partecipazione alle funzioni
liturgiche per cui i copisti riversavano la ricchezza della
propria esperienza di vita, differenziando così ogni
esemplare, al contrario di quanto avviene oggi con la stampa
che rende uguali tutte le copie. Infatti, i miniatori hanno
valorizzato un repertorio iconografico di eccezionale varietà
e qualità: dalle storie bibliche alle funzioni ecclesiastiche,
dalla musica all’astrologia, dagli animali fantastici
alle maschere e alle caricature
L’Archivio della Basilica di San Nicola presenta una
delle raccolte di codici liturgici più interessanti,
pur non potendosi paragonare a quelle di Montecassino e di
Cava dei Tirreni, ma la sua preziosità è indiscutibile,
dal momento che la loro provenienza, oltre l’area campano-pugliese,
comprende quella francese e quella umbro-toscana, queste ultime
stavano esprimendo il meglio nel campo della miniatura.
Il volume propone nel primo capitolo la storia dell’Archivio
di San Nicola, mentre nel secondo espone una descrizione sistematica
dei singoli codici (breviario, messale, benedizionale, epistolario
pontificale, antifonario, ecc.), articolata in schede con
l’indicazione dei dati tecnici e contenutistici, utili
per eventuali ulteriori approfondimenti. Nel terzo capitolo
il lettore entra nel “mondo fantastico del Medioevo”
ed ogni paragrafo ha solo qualche pagina di introduzione ai
singoli temi (reliquie di Costantinopoli, storie della Bibbia,
calendario e segni zodiacali, musica e strumenti musicali,
animali fantastici, caricature, maschere e ghigni), mentre
ampio spazio viene dato alle bellissime immagini, accompagnate
da didascalie per una migliore comprensione.
Le immagini sono tratte dal volume
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LA MANNA DI SAN NICOLA IN ALCUNE TESTIMONIANZE
STORICHE
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Il fascicolo 1, 2004 della rivista “Nicolaus –
Studi storici”, diretta da padre Gerardo Cioffari o.p.
(responsabile Giovanni Cavalli), edita dal Centro Studi Nicolaiani
per i tipi di Levante Editori di Bari, riporta un interessante
capitolo a cura di Vito Antonio Melchiorre, sui “Momenti
di vita barese”, nel quale sono riportate note relative
a fatti e personaggi della nostra città nei tempi andati.
Dalle suddette note, apprendiamo che già nel Quattrocento
si svolgevano a Bari partite di calcio, che anche allora si
facevano brogli elettorali, veniamo a conoscenza del patriottismo
dei Padri di S. Antonio, dell’origine dei quartieri
di Bari, dei riti natalizi baresi, della scelta dell’area
su cui costruire il Teatro Piccinni, dopo la chiusura di quello
del Sedile, delle infrazioni edilizie nel medioevo, del problema
dell’acqua, della disoccupazione, ecc. Insomma tutti
problemi che sono ancora oggi di viva attualità.
Padre Gerardo Cioffari, invece, nel suo capitolo tratta della
devozione per la “Manna di S. Nicola”, attraverso
testimonianze storiche, riportando nelle sue note alcune curiosità.
San Nicola, ad esempio, non è l’unico Santo a
cui è connessa la devozione della manna (quel liquido
variamente designato, ma che in realtà è acqua
pura). Prima di lui fu celebre San Menas, un soldato romano
di stanza in Palestina e in Siria, che rimase folgorato dall’insegnamento
di Gesù e si convertì al cristianesimo; ma con
l’avanzare della devozione nicolaiana gli cedette il
passo e San Nicola divenne il Santo per eccellenza. Le testimonianze
in tal senso non si contano e vengono da molto lontano e certamente
l’attrattiva della sua figura, come sostiene padre Cioffari,
è legata proprio a questo fenomeno.
Cioffari sostiene anche che il termine “manna”,
da tempo in uso nella chiesa occidentale e specificatamente
riferito a San Nicola, è alquanto fuorviante. Il pensiero
va, infatti, a quel cibo leggero piovuto dal cielo per salvare
dalla fame gli Israeliti che in fuga dall’Egitto erano
diretti alla Terra promessa.
Il domenicano colto nel suo capitolo parla anche della manna
nel mondo greco, come fattore trainante per i pellegrinaggi,
dell’antica liturgia ed anche di alcuni componimenti
poetici sull’argomento.
Il più importante è certamente il poema in antico
francese del normanno Robert Wace (1150 circa), autore di
romanzi che sono entrati a far parte del ciclo dei cavalieri
della Tavola Rotonda. Sorprende il fatto come questo autore
pur tacendo sulla traslazione del corpo di San Nicola a Bari,
dedica parecchi versi alla manna:
Quando S. Nicola morì e trapassò da questa
vita,
il suo corpo fu tenuto in venerazione
ed in molta grande autorità.
Fuori dalle mura, presso la città di Mira,
c’era un’antica chiesa, ove fecero seppellire
il corpo.
Vi erano monaci che servivano Dio.
Dalla tomba ove giaceva il corpo usciva una specie di olio.
Le persone che avevano qualche male si ungevano e guarivano.
I sani si lavavano per la santità, i malati per la
salute.
Molti miracoli ha già fatto Dio. Molti paralitici e
molti storpi,
molti fiaccati dalla febbre e molti malati
ottennero per questo olio la salute.
Non va, infine, dimenticato che la manna, spesso, rappresenta
l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento
dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo
dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua
ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla
o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza
del proprio corpo a quello di S. Nicola. A questo punto tutto
passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare
spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che
non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli
connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto
del Santo». E i miracoli sono una risposta alla richiesta
di aiuto. |
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SAN NICOLA, UN GRAN SANTO
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Per la Collana di Didattica e Manualistica,
diretta da Francesco De Martino, è uscito in questi
giorni il volume di Vito Maurogiovanni “Un gran Santo…”,
edito da Levante Editori.
Ovviamente il gran Santo non poteva essere che San Nicola,
ben raffigurato nella copertina dall’opera del pittore
Benito Gallo Maresca che rappresenta “San Nicola in
mezzo ai giovani”.
L’interesse di Maurogiovanni per San Nicola non è
nuovo, è arcinoto che lo scrittore e giornalista
rappresenta la memoria storica della nostra città
e quindi sa tutto su storia, tradizioni, folclore, ecc.
Infatti, ricordando scrive e scrivendo ricorda. Tra le sue
numerose opere è presente anche “La storia
di San Nicola a fumetti”.
Perché un gran Santo? È presto detto.
Innanzitutto perché è venerato in tutto il
mondo, le chiese a lui dedicate non si contano, ed anche
perché protettore di marinai, bambini, ragazze, orfani,
commercianti di grano, sarti, studenti, mercanti, calzolai
ed anche dei ladri. I quali ultimi, nel momento che arrivano
le guardie per le loro malefatte, invocano San Nicola a
loro difesa. E sotto il suo manto ci sono anche birrai,
bottai, farmacisti e rigattieri: insomma un Santo per tutte
le stagioni ed adatto a tutti i ceti.
Vinicio Aquaro, presidente del Premio Nazionale “Valle
dei Trulli”, che presenta l’opera, sottolinea
che San Nicola è uno dei grandi Santi universali
della Chiesa, è una Figura che sta nella storia superando
barriere di anni, secoli e millenni. Mentre di Maurogiovanni
dice che “È un personaggio che non si sdoppia;
la sua identità festiva e feriale è sempre
la stessa, le sue coordinate rientrano in una volumetria
compiuta. E in queste condizioni non può scattare
un problema di coerenza; in lui la coerenza concettuale
ed espositiva è un dato esistente”.
Aquaro sostiene anche che l’autore riesce a cogliere
e a trasmettere, senza la pesantezza dell’indottrinato,
i profili più emblematici della teologia nicolaiana:
quell’ecumenismo completo e senza veli che rende San
Nicola universale, contemporaneo, giovane e pedagogico.
Le pagine del libro rappresentano scorribande tra ricchi
e poveri, tra oriente e occidente, tra papi, re, principi
e potenti e gente semplice e laboriosa che vuole affidato
il suo sudato giorno a un Patrono Santo e disponibile. E
San Nicola lo è.
I riferimenti alla vita del Santo di Bari sono numerosi:
dai miracoli ai viaggi, al mondo russo, alle leggende, al
teatro, agli aspetti devozionali, alla sua presenza in Europa
e nel mondo.
Una pubblicazione da leggere, consultare e conservare. |
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SAN NICOLA? UN SANTO UNIVERSALE
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Avreste mai immaginato che un clamoroso furto, come quello
perpetrato dai marinai baresi a Mira avrebbe dato tanta
popolarità alla città di Bari, in Oriente
e Occidente e tra cattolici, ortodossi e protestanti?
Ebbene per San Nicola, che è amante dei forestieri,
è stato proprio semplice. Un Santo come Nicola non
poteva che stare a Bari, dal momento che al di là
di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione
di città ecumenica, europea e mediterranea, Bari
reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici
civiltà e culture: romana, bizantina, longobarda,
saracena, normanna, angioina, aragonese, ecc., identificando
il suo destino in quello di San Nicola, «che ha illuminato
il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d’Occidente»,
simbolo di pace, di riconciliazione fra gli uomini e segno
di unità nella chiesa, insomma un Santo universale.
Una conferma in tal senso la condivide anche Nico Veneziani,
medico cardiologo con l’hobby dello studio delle tradizioni,
in una splendida nota pubblicata sulla rivista “Puglia
in Tavola”, diretta da Vinicio Coppola, edita da Progress
Communication Srl.
L’autore ricorda come il Santo di Mira è venerato
in una vasta area, da Oriente a Occidente, convogliando
ancora oggi, in occasione della festività di primavera,
migliaia di fedeli verso il Santuario di Bari. Infatti,
San Nicola deve al mare la diffusione del suo culto nel
mondo, dal momento che è giunto dal mare e vive sul
mare, sostenendo la suggestiva ipotesi che non è
improbabile che qualche marinaio di Colombo abbia portato
la sua immagine nei Caraibi, dal momento che ad Haiti è
diffusa una pianta medicinale chiamata Flor de San Nicolas.
Ed a proposito di mare anche Armando Perotti ha espresso
la sua opinione: «Arditi navigatori ne rapirono le
spoglie; marinai le guardarono in armi sinchè non
le ebbero deposte nella tomba, nella città del mare
e presso il mare, in un pozzo che sentiva le vicende delle
maree, e da quelle acque distilla ancora la linfa incorruttibile
che placa oceani e vivifica cuore e salute degli uomini».
Nel Mediterraneo, riferisce sempre Veneziani, vi sono numerose
città (Antalja in Turchia, Leon in Spagna, Venezia
e Genova) che sostengono di possedere spoglie del Santo.
Sicuramente la città di St. Nicholas de Port, presso
Nancy in Francia, conserva, nella sua Basilica alcune reliquie
nicolaiane. Anche la Cattedrale dei Vichinghi in Groenlandia
è consacrata a San Nicola. Gli spagnoli chiamarono
“guado di San Nicola” l’attuale Jacksonville.
L’autore riporta anche alcune curiosità come
quella che a Zurigo veniva venduto in occasione del Natale,
l’Albero di San Nicola. Infatti, «...in un colorito
disegno del 1748 è raffigurato un venditore di piccoli
pini (V. foto 2), mentre lancia il suo grido - Alberi, Alberi
di San Nicola -. Nell’effigie è posta su ogni
alberello una scala, ricordo del noto miracolo del Santo
di Mira, il quale donò a tre fanciulle un sacchetto
di monete quale dote matrimoniale».
Concludendo, si può realisticamente concordare con
Vito Maurogiovanni, scrittore, giornalista e storico di
Bari, quando sostiene che «…per coloro che hanno
fede delle cose sospese tra cielo e terra, un Santo di questo
genere aiuta l’umanità a sopportare meglio
quel che è il fardello spesso drammatico dell’esistenza»
Foto 1: San Nicola
Foto 2: Venditore di alberi
Entrambe le foto sono state riprese dalla rivista citata
“Puglia in Tavola”.
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ANCHE CON LA FILATELIA
SAN NICOLA GIRA NEL MONDO
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Federico Zeri, storico e critico d’arte, scomparso
nel 1968, sosteneva che è attraverso il bollo per
spedire una lettera, che lo Stato che lo emette cerca di
significare e rappresentare sé stesso.
Allo
stesso modo anche per far conoscere San Nicola nel mondo
la filatelia ci dà una mano. Infatti, questa nota
è dedicata ai “Francobolli di San Nicola nel
mondo”, che sono stati oggetto, oltre un decennio
fa, di una pubblicazione di Mario Villani per il Centro
Studi Nicolaiani, diretto da padre Gerardo Cioffari o.p.,
stampato per i tipi di Levante Editori (Foto 1).
La speciale pubblicazione lancia una nuova luce sul culto
del Santo di Myra (anzi di Bari), studiato in vari altri
aspetti, a testimonianza della universalità del culto
del Santo, oltre alla poliedricità della sua figura,
che tocca religiosità, arte, letteratura, teatro,
tradizioni popolari ed ora anche la filatelia.
È ben noto che i francobolli girano per il mondo
annunciando fatti, avvenimenti e storia dei paesi emittenti
e Mario Villani, appassionato di filatelia e di San Nicola,
ha voluto lasciare un segno tangibile dei suoi sentimenti
attraverso la pubblicazione della quale parliamo.
La ricerca è stata facilitata dagli elenchi di chiese
dedicate a San Nicola, che sono continuamente aggiornati
nella Basilica barese, insieme alle indicazioni storiche
contenute nei cataloghi filatelici e nelle rassegne stampa
specializzate.
Tra i primi francobolli emessi che in qualche modo fanno
riferimento al nostro San Nicola, vanno ricordati quelli
del Montenegro (1905), della Romania (1906), della Cecoslovacchia
(1918-1920)
I paesi, sia europei che extraeuropei, che hanno emesso
francobolli in onore del nostro protettore non si contano:
le Bahamas hanno emesso (1981), un francobollo che raffigura
San Nicola in abiti vescovili e barba bianca, proposto come
personaggio natalizio; la Svezia propone, tra gli altri,
un esemplare (1981), che lo raffigura in versione Babbo
Natale corredato di renne, slitta e doni per bambini; la
Germania Orientale ha riprodotto in un francobollo (1990),
la Chiesa di San Nicola a Lipsia; l’Italia ha emesso,
tra gli altri, un francobollo che mostra la cripta della
Basilica di San Nicola di Bari allo stato attuale (1989);
la Città del Vaticano ha emesso (1987), tre francobolli
stilizzati, raffiguranti l’arrivo a Bari da Myra delle
reliquie del Santo, l’offerta di borse d’oro
per salvare dal disonore le tre fanciulle, figlie di un
uomo caduto in miseria, ed infine il salvataggio miracoloso
di una nave da parte di San Nicola. Tanto per citarne qualcuno.
Dal Nicaragua arriva un’altra curiosità. Attraverso
l’emissione di un foglietto dedicato al Natale (1973),
un giornalista risponde a Virginia, una bimba che gli aveva
scritto chiedendogli di dirle la verità sull’esistenza
di Santa Claus (Foto 2).
Infine vanno segnalate due mostre dedicate a San Nicola:
la prima a Basilea dal 12 novembre 2005 all’8 gennaio
2006, la seconda a Friburgo dal 3 dicembre 2005 al 29 gennaio
2006 e l’emissione a Friburgo di un francobollo dedicato
a San Nicola prevista per dicembre 2005.
Oggi, pur riconoscendo universalmente la valenza del francobollo
quale messaggero e narratore di eventi che si verificano
nel mondo, si deve ammettere che con il progresso e con
l’avvento dell’informatica, della posta elettronica
e di internet, i francobolli stanno perdendo la loro primitiva
importanza. Molta corrispondenza, infatti, non è
più inviata per le vie ordinarie e quindi la diffusione
dei francobolli è sempre più scarsa e, probabilmente,
di questo passo, diventeranno solo oggetti da collezione.
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L’ARTE DI CAROFIGLIO
PER BARI E SAN NICOLA
La fede e la devozione di un artista verso
un Santo, qualche volta lo porta ad esteriorizzare i suoi
sentimenti attraverso l’arte, la capacità creativa
e la maturità artistica. Stiamo parlando di Michele
Carofiglio (Mica) che in occasione della visita di Papa
Giovanni Paolo II a Bari nel 1984, pubblicò un libro
di grandi dimensioni “Bari e San Nicola” (Adda
Editore). Il commento alle tavole è a cura di padre
Gerardo Cioffari, o.p., e di Vito A. Melchiorre.
Carofiglio, pittore, incisore, figurativo e paesaggista,
con alle spalle un lungo periodo di attività e di
riconoscimenti che testimoniano la sua valenza artistica,
ha voluto esternare la sua fede disegnando cinquanta chine
che rappresentano la storia e l’esaltazione del tempio
dedicato a San Nicola, simbolo di Bari, nella sua romantica
austerità e bellezza, che rappresentano le copertine
del “Bollettino di S. Nicola”, il periodico
della Basilica, pubblicate di volta in volta, e qui raccolte
per una storica possibilità.
L’occasione è stata propizia per meglio far
conoscere il tempio e San Nicola ai tanti baresi, e non
solo, che ignorano completamente storia e luoghi e non conoscono
affatto la cripta che ospita il Santo.
Carofiglio si è divertito, si fa per dire, ad evidenziare
con le sue tecniche pittoriche una serie di cinquanta tavole
relative a particolari di opere presenti in Basilica e ad
esterni ed interni dello stesso Duomo, per meglio farli
conoscere al grande pubblico.
La rassegna è notevole: si passa dalle rappresentazioni
del Santo orientale e occidentale, alla scena della liberazione
degli innocenti, alla dote alle tre fanciulle, a riproduzioni
della Basilica vista dall’alto, alla facciata, ai
cortili, agli interni, ai portali dei leoni, all’altare
d’argento, al ciborio, alla cripta, alla cappella
orientale, all’ostensorio, al reliquiario, per finire
alla caratteristica imbarcazione che il popolo chiama “Caravella”,
che trainata da marinai fa il giro della città con
un antico quadro del Santo per finire al Corteo storico
e alla Processione a mare.
La pubblicazione si conclude con il disegno di una antica
veduta di Bari che rappresenta la parte più interna
dell’antico porto, compresa fra la costa e l’ansa
del Molo S. Nicola, nel quale si cullano alcune barche da
pesca. Fanno da sfondo uno scorcio di Piazza del Ferrarese
e il tratto iniziale della muraglia.
“Le chine – scrive Gustavo Delgado nella presentazione
– sono anche un atto di fede e di omaggio per Bari,
la sua amata città, per la Puglia, di cui Michele
è prezioso ambasciatore e per questo nostro Sud,
capace ancora di affascinare e di esaltare con i paesaggi,
il mare, la poesia, le vocazioni, il misticismo”.
Questo sembra il messaggio che emerge dalle tavole che,
cogliendo un giorno di intensa luce nella storia religiosa,
umana e storica di Bari e della Sua Basilica viene lanciato
ai baresi ed ai fedeli del grande Vescovo di Mira.
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