Seppur l’anniversario della morte del professor Giorgio Celli, sia passato da qualche mese (11/6) mi piace ricordarlo sulla rivista della FAI-Federazione Apicoltori Italiani: celebrare la figura e la personalità di questo personaggio significa fare un favore, non solo al mondo dell’apicoltura e ai suoi più stretti collaboratori, ma soprattutto a tutti gli amanti degli insetti, degli animali e dell’ambiente.
Significa anche ricordare con affetto un personaggio, a volte poco compreso, ma da noi, che cerchiamo di essere entomologi, molto apprezzato e stimato. Giorgio Celli era sì un collega ma, soprattutto, un amico.
Giorgio Celli (Verona, 1935 – Bologna, 2011) è stato indubbiamente un uomo di multiforme ingegno: scienziato, (etologo, entomologo) attore, scrittore, poeta, presentatore televisivo, uomo politico e docente universitario (Tecniche di lotta biologica presso l’Università di Bologna).
Si è sempre dedicato all’attività scientifica e, nello stesso tempo, non ha trascurato quella letteraria: Celli ha firmato, infatti, numerosi romanzi, nella cui ambientazione emerge spesso il suo amore per gli animali.
Dal 1999 al 2004 fu parlamentare europeo per i Verdi ed era debitore alla tv per la sua notorietà, per RAI 3, infatti, condusse il programma “Nel regno degli animali”.
È stato anche autore teatrale e di poesie: nel 1975 vinse il premio Pirandello con "Le tentazioni del professor Faust", e sue pièces sono state rappresentate al Festival del Due Mondi di Spoleto.
Per informazioni più dettagliate, di natura più strettamente biografica, vi rimandiamo al libro-intervista “L’animale che immagina” di Claudio Beghelli e Giorgio Celli pubblicato, nel 2013, da Prospettivaeditrice (Civitavecchia-Roma).
Approfitto di questo spazio, per raccontare come Giorgio sia stato importante per la mia scelta di operare in ambiente entomologico.Tento di spiegarmi meglio richiamando un ricordo personale per me significativo. Io sono piacentino e a Piacenza ho frequentato, a metà degli anni ’70, il liceo classico “M. Gioia”.
In quegli anni avevamo “messo su” (con altri amici, tutti studenti del liceo) un gruppo teatrale; si chiamava “La Canea” e, com’era in uso allora, si dedicò a rappresentazioni nelle scuole con tanto di dibattito con gli studenti. Io ero abbonato alla rivista di teatro “Sipario”che in ogni numero pubblicava un testo di un autore contemporaneo italiano.
Rimasi colpito dal testo “Il sonno dei carnefici”, pubblicato nel 1974 e dalla biografia di un certo Giorgio Celli. Per la prima volta, lessi il termine “entomologo”; non sapevo cosa volesse dire!
Andai a vedere sul dizionario: “studioso di entomologia, branca della zoologia che studia gli insetti”. Mi piacque questo binomio: teatro ed entomologia!
Fino ad allora non sapevo niente sugli insetti; da quel momento l’associazione è sempre stata nel mio cuore. E il tema che sto affrontando in questi anni (L’ape nell’arte) è un po’ un ritorno agli studi liceali; mi son messo, infatti, assieme a un mio compagno di scuola, prof. Stefano Fugazza (direttore della pinacoteca comunale “Ricci Oddi” di Piacenza):
“tu sai di arte, io qualcosa di api, facciamo un viaggio sulle rappresentazioni artistiche (pittura e scultura soprattutto) delle varie età e correnti artistiche che prevedano la presenza dell’ape”.
Dopo anni riesco a coniugare due aspetti che hanno caratterizzato la mia formazione: quello umanistico e quello scientifico.
Stefano Fugazza è deceduto, con grande mia tristezza; oggi mi da una mano il dott. Giuseppe Bergamini, direttore dei musei civici diocesani di Udine.
Debbo essere sincero, questo “viaggio” è possibile grazie a internet!
Farlo negli anni scorsi, sarebbe stato molto difficile!
Nell’ambito del piano di ricerche approfondite dal prof. Giorgio Celli di assoluta importanza furono le seguenti.
Per una miglior illustrazione, prendo in prestito quanto ritrovato nella bella Commemorazione tenuta dal prof. Stefano Maini (Università di Bologna) nella Seduta pubblica dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia (Firenze, 19 novembre 2011) e pubbliata negli Atti della stessa (Anno LIX, 2011: 51-66).
Nell’entomologia applicata, in collaborazione con il Centro Agricoltura e Ambiente “Giorgio Nicoli” di Crevalcore (Bologna), di cui è stato tra i fondatori, Giorgio Celli, con i suoi collaboratori, ha affrontato la lotta biologica (detta anche naturale) agli artropodi dannosi alle piante coltivate seguendo le strategie agroecologiche.
A questo proposito, molto volentieri ricordo le sperimentazioni, svolte in collaborazione con il“gruppo Celli”che hanno riguardato la liberazione dell’oofago Trichogramma maidis Pint. e Voeg. (oggi T. brassicae Bezd.) in colture di mais di località friulane.
L’azione di questo imenottero ha determinato un'elevata parassitizzazione delie ovature di piralide (Ostrinia nubilalis Hübner) di prima generazione; tuttavia ciò non ha inciso sui livelli di presenza del fitofago della seconda generazione.
Il prof. Stefano Maini, nella stessa Commemorazione ha citato quanto scritto dal dottor Paolo Radeghieri:
“La sua “lunga marcia”come amava definirla, contro lo spreco d’insetticidi in agricoltura, che credo rappresenti l’eredità più importante per noi entomologi usciti dalla sua scuola, lo vide esporsi, quasi voce solitaria o assieme a qualche sparuto collega, nel panorama accademico del nostro Paese.
Negli ultimi anni, e ne andava molto fiero, molti dei suoi detrattori gli hanno voluto riconoscere che aveva visto giusto nel promuovere una produzione agricola meno impattante sull’ambiente. Il suo impegno civile continuo nei confronti della difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente ne ha fatto un’icona tra gli animalisti che lo hanno soprannominato “il papa dei gattolici”.
Il dottor Claudio Porrini, stretto collaboratore di Giorgio Celli, ha scritto:
“Il percorso di ricerca che abbiamo fatto insieme per la messa a punto dello“strumento”ape ai fini di un suo utilizzo nell’ambito della bioindicazione è stato affascinante e coinvolgente”. Il prof. Maini ha scritto:“Il progetto ape-indicatore biologico dei pesticidi, radionuclidi, metalli pesanti, ecc. è stato, grazie a Giorgio, un punto di riferimento per il territorio nazionale e modello per lo sviluppo di programmi analoghi a livello internazionale.
In merito all’apidologia, Giorgio Celli si dedicò, fin dagli anni ’70, alla salvaguardia dell’ape, purtroppo ancora molto soggetta a soffrire degli effetti collaterali nefasti dei pesticidi”. Sempre dalla Commemorazione del prof. Maini: “Nel suo libro del 2008 “La mente dell’ape” riprende, in modo simpatico e divulgativo, il drammatico tema dei pesticidi.
Riporto, parola per parola, quanto ci racconta Giorgio per bocca di Sherlock Holmes:
“La diffusione di molecole, vecchie e nuove, che investono da più di cinquant’anni il campo coltivato, contaminando tutto il territorio, sta ponendo le premesse per una catastrofe ecologica. Si tenga anche conto che, come il campo coltivato, anche l’alveare è soggetto a numerosi interventi chimici, per combattere i nemici dell’ape.
Questo diluvio chimico non può non avere delle brutali conseguenze nella semplificazione della biodiversità. Ci accorgiamo delle api che scompaiono, perché le alleviamo, ma quanti altri insetti utili stanno scomparendo? In primavera si vede volare solo qualche errabonda farfalla”.
In conclusione a questo mio brevissimo ricordo, desidero ”lanciare” un caloroso invito a leggere il libro che ho citato. L’ho trovato bello e interessante: mi è piaciuta molto e ho potuto apprezzare ancora di più la grandezza di Giorgio Celli.
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