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COLLABORAZIONI
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I TEMPLARI
ORIGINE DELL'ORDINE
L’interesse dell’opinione pubblica intorno alle
vicende dell’Ordine del Tempio, in questi ultimi tempi
è andato aumentando costantemente e ne sono una dimostrazione
i numerosi articoli, libri e films che trattano della storia
dei Templari (o sarebbe meglio dire della loro pseudo-storia),
perché a volte il solo scopo è quello di offrire
ad avidi lettori o spettatori l’entrata nell’arcano
mondo del mistero e dei segreti.
Numerose sono le leggende che circolano su di loro ed a cui
non bisogna dare troppa importanza, specialmente a quella
riguardante la loro origine mitica, secondo cui l'Ordine risalirebbe
addirittura a Gesù!
E’ vero che ciascuno può credere a quello che
vuole, ma la verità sulla creazione di questo ordine
religioso – militare è conosciuta e vari documenti
comprovano la sua origine, mettendola in relazione con la
Prima Crociata che portò alla conquista di Gerusalemme.
Tutto ebbe inizio il 27 novembre 1095 nel Concilio
di Clermont durante il quale il Papa di allora
URBANO II lanciò un appello a tutti
i cristiani affinché partecipassero numerosi
ad una crociata per la liberazione del Santo Sepolcro
e degli altri luoghi santi, ribadendo con forza che
questa era la volontà di Dio.
A tutti coloro
che vi avessero partecipato era concessa l’indulgenza
plenaria per tutti i peccati commessi e a coloro che
vi avessero perso la vita, l’entrata subitanea
in Paradiso.
All’appello papale risposero con
grande entusiasmo e con genuina fede decine di migliaia
di persone che al grido “Dio lo vuole“
si misero a disposizione delle autorità predisposte
per partire alla santa Crociata.
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Papa Urbano II |
Dopo che una prima crociata non ufficiale guidata da Pietro
l’Eremita terminò la frettolosa avventura
in modo tragico con una sconfitta nella battaglia di Drakon,
finalmente dopo essersi riuniti con molta difficoltà
a Costantinopoli, i crociati partirono in direzione della
Palestina, in quella che passerà alla storia come la
Prima Crociata, benedetta dallo stesso Pontefice che ne affidò
il comando al vescovo De Puy.
Dopo molte disavventure e scontri anche cruenti con i musulmani,
finalmente il 15 luglio 1099 dopo una giornata di combattimenti
i crociati guidati da GOFFREDO DI BUGLIONE entrarono in Gerusalemme e la conquistarono, macchiandosi
però di orrendi massacri che veramente non fecero onore
a chi pretendeva di rappresentare il Dio dell’amore.
Papa Urbano II riceve Pietro l'Eremita
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Goffredo di Buglione
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Con la liberazione dei Luoghi Santi e specialmente dopo aver
pregato sui luoghi stessi che videro la presenza terrena del
Salvatore, molti crociati ritennero raggiunto lo scopo per
cui erano venuti e considerando conclusa la loro missione,
ripresero la via del ritorno in patria.
Solo pochi decisero di rimanere con lo scopo di salvaguardare
le terre conquistate e garantire una perenne vigilanza sull’incolumità
dei pellegrini (vittime spesso di bande di briganti) ed anche
per difenderne i beni, ma il loro numero era insufficiente
Nel 1118 un cavaliere di origine francese UGO DI PAYNS ebbe un’idea straordinaria: creare una Militia
Christi con lo scopo di difendere i pellegrini dalle
incursioni degli infedeli.
Egli raccolse intorno a sé un primo nucleo di 9 cavalieri
che si sarebbe in breve tempo accresciuto con nomi illustri
e la costituzione di tale Confraternita fu accolta favorevolmente
dal re di Gerusalemme BALDOVINO II° che
concesse alla milizia - che allora si chiamava “dei
Poveri Cavalieri di Cristo“ - come sede, un’ala
del Palazzo Reale, situata accanto al Tempio di Salomone.
Successivamente donò loro tutta la spianata del tempio
con le annesse due grandi Moschee di Omar ed Al Aqsa, facendoli
diventare di fatto anche i pretoriani del Re e della Corte.
Divenuti custodi ufficiali del Tempio di Salomone i seguaci
di Ugo di Payns furono da allora soprannominati “Templari“.
Col passare del tempo si fece sentire prepotentemente l’esigenza
di dotare l’Ordine di una Regola precisa che vincolasse
i membri e consentisse loro di essere ufficialmente riconosciuti
nell’esercizio delle loro funzioni dalla Chiesa.
Nell’autunno del 1127 Ugo di Payns s’imbarcò
con alcuni compagni per una specie di giro di propaganda attraverso
l’Europa, avendo un duplice obiettivo:
Papa Onorio II |
a) far approvare dalla Chiesa di Roma la Regola dell’ordine,
già elaborata nelle sue linee generali in Palestina;
b) diffonderne la conoscenza in occidente al fine
di reclutare nuovi adepti per la difesa dei luoghi santi.
Papa ONORIO II dopo aver ricevuto
Ugo di Payns e gli altri cavalieri, li rinviò
con uno speciale decreto al CONCILIO di TROYES
che aprì i suoi lavori il 14 gennaio
1128 alla presenza dello stesso Pontefice e di S.
BERNARDO il grande protettore e sponsorizzatore
del nuovo Ordine.
Al termine del Concilio la milizia fu riconosciuta e
i suoi statuti promulgati, ai cavalieri fu assegnato
il mantello bianco ed il Patriarca di Gerusalemme li
autorizzò a fregiarsi della croce di Lorena (più
tardi fu adottata una semplice croce rossa), che i cavalieri
dovevano portare ricamata sul mantello, all’altezza
della spalla sinistra. |
A Troyes i templari adottarono anche il motto dell’ordine: “NON NOBIS DOMINE, SED NOMINI TUO DA GLORIAM“ (Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo
nome sia data gloria), motto che infiammò molti cuori
generosi specialmente quelli dei giovani nobili cavalieri.
Al termine del Concilio il gruppo dei Templari si separò
ed ogni cavaliere si mise in cammino verso una meta diversa
per far pubblicità all' Ordine.
Rimane ancora oggi un mistero come riuscissero, in breve tempo,
a convincere un gran numero di cavalieri ad aderirvi, beneficiando
di innumerevoli lasciti e donazioni che gettarono le basi
della loro immensa potenza economica.
Croce di Lorena
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Croce adottata poi dai Templari
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ORGANIZZAZIONE E VITA QUOTIDIANA
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In base alla regola approvata e composta di 72 articoli, l’Ordine
poteva amministrare direttamente i territori conquistati,
eleggere i propri dignitari e sacerdoti e ben presto si arricchì
con privilegi e garanzie concesse dalla Chiesa stessa, dal
Re di Gerusalemme, dai baroni crociati, dagli altri sovrani
cristiani ed anche dai semplici privati.
Era suddiviso in Provincie con a capo un Gran Priore, in Regioni
governate da Precettori e in Fortezze con Torri (conventi
o templi), rette da Commendatori e da Priori.
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Al vertice dell’Ordine vi era il GRAN MAESTRO a cui tutti i frati dovevano obbedienza, ma la Regola prevedeva
anche che il Maestro, prima di prendere decisioni importanti
riguardanti la vita comunitaria, era obbligato a chiedere
consiglio ai frati riuniti in CAPITOLO, ricalcando
in questo l’organizzazione feudale in vigore in quel
tempo che imponeva al vassallo, oltre che la fedeltà
e l’obbedienza al proprio Signore, anche il dovere di
dargli consigli se richiesti, per cui egli non era detentore
di un potere assoluto ma le decisioni prese erano frutto di
un accordo fra lui e la maggioranza dei frati.
Il Gran Maestro poteva disporre di 4 cavalli e aveva al suo
servizio due cavalieri, un cappellano, un sergente, un domestico,
un maniscalco, un segretario e diverso altro personale di
servitù.
Quando un Maestro moriva, il Maresciallo assumeva la reggenza
e dava disposizioni per le esequie.
Per una settimana tutti i frati dovevano recitare 100 Pater
Noster in suffragio del defunto e nella stessa settimana a
100 poveri venivano distribuiti pasti caldi due volte al giorno.
Infine, dopo una procedura abbastanza complicata, i templari
sceglievano “in onore dei 12 apostoli“ 12 frati
che dovevano, insieme ad un cappellano che simboleggiava Gesù,
scegliere il nuovo Gran Maestro.
IL CAPITOLO DEI FRATI era l’organo
consultivo; esso si riuniva normalmente per dare dei pareri
al Gran Maestro su questioni inerenti la vita dell’Ordine.
IL SINISCALCO era il secondo dignitario dell’ordine
e sostituiva in tutte le funzioni il Maestro in caso di sua
assenza o impedimento.
Altra figura importante era il MARESCIALLO
che vigilava in ogni momento sulla disciplina del convento
e sovrintendeva su tutte le armi, armature e attrezzature
belliche della casa.
Il suo ruolo era importante soprattutto durante le campagne
militari, perché tutti i frati e le truppe ausiliarie
erano ai suoi ordini.
IL COMMENDATORE DELLA TERRA DI GERUSALEMME aveva la funzione di tesoriere con l’affidamento di
tutti i beni materiali dei quali però non poteva disporre
senza l’assenso preventivo al loro incameramento da
parte del Gran Maestro.
Una volta compiuta questa formalità egli aveva la responsabilità
del suo utilizzo. Anche il bottino raccolto durante le campagne
militari gli veniva affidato, tranne le bestie e le armi che
venivano consegnate al Maresciallo. Egli manteneva i contatti
con i Templari di Gerusalemme e con le altre sedi d’Occidente
ed inoltre predisponeva la suddivisione dei frati tra le varie
case e fortezze.
Alle sue dipendenze vi era il Drappiere che
aveva il compito di rifornire i frati di abiti e materiale
da campo. Egli era anche responsabile della protezione dei
pellegrini che giungevano in Terra Santa.
Altri componenti minori dell’0rdine erano: I SERGENTI,
con compiti di polizia a cavallo, il GONFALONIERE
ed il TURCOPOLERIO che guidava la
cavalleria leggera reclutata localmente e che combatteva alla
turca, cioè a cavallo e con l’arco.
La vita quotidiana del templare si svolgeva così:
All’alba
avevano luogo le cerimonie di culto (ufficio del mattino,
ecc. ) e se per qualche valida ragione questo non era possibile,
il cavaliere doveva recitare 13 pater noster al mattino e
7 allo scadere di ogni ora; in poche parole la preghiera era
posta al vertice come si conviene ad un Ordine religioso.
Il digiuno non era ammesso perché i cavalieri dovevano
essere sempre in forma per combattere gli infedeli ed anche
per sopportare il clima torrido del Medio Oriente. Potevano
mangiare la carne tre volte alla settimana e la domenica anche
due volte. Durante i pasti venivano letti brani delle Sacre
Scritture e segno di umiltà, vi era una sola scodella
ogni due cavalieri.
Era proibito tassativamente ogni contatto
con le donne per evitare possibili cedimenti al voto di castità.
Ad ogni cavaliere era concesso di possedere due camicie, due
brache, due paia di calze e due mantelli: uno per l’estate
e l’altro più pesante per l’inverno.
Erano
banditi il gioco dei dadi e delle carte, aboliti i mimi e
i giocolieri e tutto ciò che era divertimento, vietato
era anche parlare troppo e ridere scompostamente in quanto
ritenuto non idoneo ad un religioso.
La sveglia era alle 4
del mattino ed in estate alle 2 e bisognava dormire “in arm “ per essere sempre pronti alla battaglia.
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Incisioni di Gustave Dorè, relative alle
vittorie di Saladino
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L'EPOPEA MILITARE E LA TRAGICA FINE
I primi fatti d’arme compiuti dai Templari in Terra
Santa risalgono al 1138, quando a Tecua vicino Gaza,
subirono una pesante sconfitta; sconfitta causata non da loro
ma dall’avidità degli altri crociati che, fermatisi
a raccogliere il bottino, permisero al nemico di riorganizzarsi
e contrattaccare vittoriosamente.
Essi parteciparono ad altri fatti d’armi e pagarono
un alto tributo di sangue, specie durante l’assedio
di EDESSA e della sua conquista da parte
dei musulmani nel 1144, la cui caduta provocò un grande
scalpore in Europa, tanto che Baldovino III re di Gerusalemme
chiese al papa EUGENIO III di bandire
un’altra Crociata, il che avvenne il 1° dicembre
1145.
Altra battaglia a cui parteciparono pagando un altissimo tributo
di sangue fu quella dei “CORNI DI HATTIN“, avvenuta il 3 luglio 1187 dove i crociati vennero
sconfitti da SALADINO. |
PAPA EUGENIO III |
Successivamente subirono altre sconfitte, fino al 18 maggio
1291 quando S. GIOVANNI D’ACRI, ultimo
baluardo cristiano in Palestina, cadde in mano dei Mamelucchi
con relativa strage di cristiani e di Templa
Con questa sconfitta, finì il regno di Gerusalemme;
i cristiani sgombrarono la Palestina ed il sultano ordinò
la distruzione di tutte le città cristiane della costa.
In due secoli i Templari avevano lasciato sul terreno nelle
varie battaglie oltre 12.000 cavalieri. I superstiti fuggirono
dalla Palestina ed emigrarono nell’isola di Cipro.
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Assedio di Ascalona (1153)
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La morte di Giacomo di Mailly (1187)
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La strage di al Mansurah (1250)
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La caduta di S. Giovanni d'Acri (1291)
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Terminata l’epopea militare, l’Ordine si dedicò
all’attività economica trasformandosi in una
grande banca, finanziando Re e nobili squattrinati ed incrementando
lo sviluppo del commercio soprattutto navale e divenendo in
breve tempo, anche grazie alle innumerevoli donazioni, immensamente
ricco, il che gli procurò molte invidie da parte dei
potenti di allora.
I Templari erano divenuti talmente efficienti nelle operazioni
bancarie che ben presto anche i Papi affidarono loro la gestione
dei fondi ecclesiastici e i re di Francia quella del tesoro
reale, tanto che il tesoriere del Tempio di Parigi si trovò
presto a svolgere le funzioni di un ministro delle finanze.
Essi nel concedere i prestiti facevano fruttificare il capitale
posseduto e dai rischi di insolvenza, in caso di mancata restituzione,
il Tempio si cautelava esigendo pegni, interessi e ammende.
Filippo Il Bello |
Poco prima della sua soppressione si può ben affermare
che l’Ordine dei Templari aveva ormai perso l’originario
spirito cavalleresco al servizio dei poveri pellegrini, divenendo
un imponente sistema di potere essenzialmente economico e
finanziario, il cui centro nevralgico era situato a Parigi,
dove era anche custodito il loro immenso tesoro, vigilato
giorno e notte da vari Templari.
E fu proprio per impadronirsi del tesoro che il re di Francia FILIPPO IL BELLO, debitore verso l’Ordine
di molto denaro, progettò con alcuni fidi collaboratori
di trovare delle ragioni valide per poterlo smantellare, facendo
nel frattempo circolare tra la popolazione voci false e calunniose
sul conto dei Templari. |
All’alba del 13 ottobre 1307 al comando di numerosi
soldati, GUGLIELMO DI NOGARET (quello che
schiaffeggiò Papa Bonifacio VIII) si presentò
alle porte del Tempio e riuscendo con astuzia a neutralizzare
le guardie che vigilavano, entrò nel castello e nelle
camerate dove i cavalieri dormivano e li fece arrestare insieme
al Gran Maestro JACQUES DE MOLAY, rinchiudendoli
nelle prigioni del Tempio stesso.
Arresto del Gran Maestro Giacomo di
Molay |
A nulla valsero le proteste del Maestro e dei cavalieri che
ricordarono al Nogaret i loro diritti in quanto membri di
un corpo che dipendeva solo dal Papa.
Ma Nogaret non voleva
sprecare tempo nell’ascoltare questi “nemici “
il cui destino era ormai già segnato da tempo.
Contemporaneamente all’arresto dei Templari a Parigi,
in tutta la Francia si procedette a quello degli altri componenti
dell’Ordine; infatti al momento stabilito e cioè
all’alba,
i procuratori reali con gran numero di soldati
occuparono fortezze e possedimenti dell’Ordine, trascinando
i cavalieri nelle rispettive galere. L’effetto sorpresa
fu estremamente perfetto.
Papa Clemente V |
Papa CLEMENTE V succube
del re di Francia, solo due settimane dopo il 27 ottobre osò
inviare una protesta scritta al Re, in cui lo criticava aspramente,
ma che non conseguì nessun risultato pratico.
Anzi il Re convinse il Papa del pericolo che l’Ordine
rappresentava per l’intera cristianità, tanto
che il 22 novembre 1307 Papa Clemente emanò il fatale
decreto che sollecitava tutti i principi della Cristianità
a incarcerare i Templari e a consegnare la totalità
dei loro beni alla Chiesa, motivando questa sua presa di posizione
col grave sospetto di eresia causato dalle confessioni rese
dal ramo francese dell’Ordine.
Questo documento segnò
definitivamente il destino dell’ordine dei Templari!
La risposta dei Sovrani fu encomiabile per quanto riguarda
le confische dei beni dell'Ordine quanto poi a consegnarli
alla Chies... questo è un altro discorso.
Bisogna
anche dire che per quanto riguarda l’arresto dei cavalieri,
molti Re non rispettarono del tutto il comando papale, permettendo
a molti di essi di fuggire.
Il sovrano che più aiutò i templari fu il Re
del Portogallo DINIZ che, consigliato dalla
moglie la futura S. ELISABETTA DEL PORTOGALLO, li protesse e li ospitò con amicizia.
In definitiva possiamo affermare che il monito lanciato dal
Papa alla cristianità col famoso Decreto causò
nella maggior parte dei casi un effetto opposto a quello auspicato.
I procedimenti richiesti dalla Santa Sede portarono in molti
casi alla completa assoluzione dei Templari ed al loro rilascio. |
Re Diniz |
L’Inquisizione, sotto la guida del domenicano GUGLIELMO
IMBERT, iniziò a sottoporre i prigionieri
a serrati interrogatori e molte deposizioni furono estorte
ricorrendo alla tortura. Pur di far cessare i terribili patimenti
molti cavalieri confessarono di aver commesso ciò di
cui erano accusati e che sempre prima avevano negato e cioè
: aver rinnegato Gesù Cristo, sputato sulla Croce,
aver avuto rapporti omosessuali e aver adorato un idolo chiamato
Bafometto.
Il 12 maggio 1310, 54 templari “relapsi“ cioè
che avevano ritrattato una precedente abiura all’eresia,
salirono sul rogo a Parigi proclamando ad alta voce la propria
innocenza.
Infine durante il CONCILIO DI VIENNE che
ebbe inizio il 16 ottobre 1311, il Papa con la bolla "Vox in
excelso" del 3
aprile 1312, d’autorità sopprimeva definitivamente
l’Ordine del Tempio con tutte le sue istituzioni.
Ad essa ne fece seguire un’altra “Ad
providam Christi Vicarii” con la quale disponeva
la suddivisione dei beni che praticamente furono preda dei
vari sovrani europei . Distrutto l’Ordine ora non rimaneva
che liquidare gli alti dignitari rimasti ed il Gran Maestro.
Dopo un processo farsa Jacques de Molay e Goffredo di Charney
in quanto “relapsi“, il 18 marzo 1314 vennero
arsi vivi sull’isoletta della Senna alle spalle di Notre
Dame.
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Si narra che dal rogo il Gran Maestro nel proclamare di nuovo
la sua innocenza, chiamasse a comparire davanti al tribunale
divino entro l’anno sia il Papa che Re Filippo.
In effetti papa Clemente morì soltanto quattro settimane
dopo il Gran Maestro e Filippo lo seguì nella tomba
nell’autunno dello stesso anno dopo atroci sofferenze.
Qualche mese prima del rogo era morto anche Guglielmo di Nogaret,
colui che arrestò Molay nel Tempio di Parigi.
In conclusione bisogna riconoscere che a soffrire maggiormente
della soppressione dell’Ordine fu la Chiesa stessa di
cui i Templari in varie occasioni avevano dimostrato una fedeltà
esemplare e molti Papi avevano considerato l’Ordine
come una sorta di esercito permanente della Chiesa che poteva
essere impiegato ovunque in suo favore.
La sua soppressione si farà sentire molto nei secoli
successivi quando i Papi in più occasioni, specie in
momenti pericolosi per la cristianità, faticheranno
non poco a convincere i sovrani europei a coalizzarsi per
formare un esercito e combattere i nemici della fede.
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Foto fornite da Cartantica
dello stesso Autore:
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