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BREVI CONSIDERAZIONI SUL LIMBO
(di Massimo Melli)
Divina commedia - Dante nel Limbo incontra i grandi saggi dell'antichità, non battezzati - Gustave Dorè -
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Il 20 aprile 2007, la Commissione teologica internazionale ha reso pubblico un documento, approvato da Benedetto XVI, in cui veniva affermato che il concetto tradizionale di Limbo – luogo o stato dove sono destinati i bambini morti senza il Battesimo – rifletteva “una versione eccessivamente restrittiva della salvezza” e che quindi tale concetto andava modificato.
Il documento, contenente affermazioni che in qualche modo divergono da quello che è stato per secoli l’insegnamento della Chiesa Cattolica, era allo studio della Commissione già dal 2004 quando a presiederla era l’allora cardinale Ratzinger ed è stato sottoposto al Papa dall’attuale presidente della Commissione, il cardinale Levada.
Dal documento si evince che il tema del Limbo è un problema urgente da definire, perché il numero dei bambini morti senza Battesimo, sia a causa dei numerosi aborti e sia perché molti genitori avendo perso la fede non ritengono urgente battezzare i neonati, è in costante aumento.
L’argomento principale del testo su cui si fonda l’urgenza della revisione del concetto di Limbo è la misericordia divina, la quale vuole tutti gli uomini salvi e l’esclusione di bambini innocenti dal Paradiso non sembra rispecchiare l’amore di Cristo per i più piccini.
Queste argomentazioni appaiono ad un primo esame abbastanza convincenti ma, sottoposte ad una più attenta critica, fanno sorgere qualche dubbio e spingono ad un approfondimento del tema, iniziando dal conoscere qual è stato nel corso dei secoli passati l’insegnamento della Chiesa e se questo diverge con quanto asserito dal documento della commissione teologica.
Bisogna premettere che con la parola Limbo, prima della venuta di Gesù si intendeva la condizione temporanea delle anime buone morte, le quali venivano trattenute in questo luogo denominato dagli ebrei Sheol, in attesa della liberazione, effettuata poi dal Cristo con la discesa agli inferi.
La dottrina cattolica afferma: “Chi muore in stato di peccato originale è escluso dalla visione beatifica”. Questo dogma a cui tutti dobbiamo credere è stato definito dal Concilio di Lione (1274 ) e confermato da quello di Firenze (1438-1445) e trova il suo fondamento nelle parole di Gesù “Chi non rinasce per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno dei cieli “ (Gv.3,5) e da altri passi evangelici simili.
I teologi distinguono nella pena dell’inferno la pena del danno che consiste nella privazione della visione beatifica e la pena del senso, causata da un mezzo esterno (per esempio il fuoco) e che sarà sentita anche col senso dopo la resurrezione del corpo.
S. Agostino e molti Padri della Chiesa sono dell’opinione che i bimbi morti senza Battesimo e cioè col peccato originale siano condannati all’inferno e debbano soffrire anche la pena del senso (benché molto mite), mentre alcuni Padri greci (es. San Gregorio Nazanzieno) sono del parere che debbano soffrire solo quella del danno.
Durante il Medioevo i teologi, nell’intento di spiegare in modo esauriente il destino eterno di questi bambini e la loro collocazione eterna, dopo molti contrasti ipotizzarono l’esistenza di un particolare luogo di pena distinto dall’inferno denominato Limbo (limbus puerorum) e del tutto differente dal Limbo dei Patriarchi (Sheol) ed anche se la spiegazione fu prospettata in modo un po’ confuso, il concetto fu accolto ed inserito nell’insegnamento ufficiale della Chiesa, tanto che a favore di questa dottrina ci furono anche autorevoli pronunciamenti di alcuni Papi, tra cui Innocenzo III e Pio VI il quale difese tale dottrina contro i Giansenisti che la interpretavano in modo errato.
Papa Innocenzo III
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Papa Pio VI
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Anche nel catechismo di S. Pio X si legge: “I bambini morti senza Battesimo vanno al Limbo, dove non è né premio né pena, perché avendo il peccato originale e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l’inferno o il purgatorio”.
Sulla base di questi insegnamenti della Chiesa (ma ve ne sono diversi altri) la dottrina del Limbo pur non essendo una verità di fede solennemente pronunciata, viene solennemente creduta e difesa come verità e patrimonio di fede dagli attacchi dei suoi detrattori.
Questa continuità di intendimenti subisce un primo contraccolpo con la pubblicazione del catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, approvato da Papa Giovanni Paolo II, dove viene ribadita la necessità del Battesimo per i bambini ma si aggiunge che la misericordia di Dio verso i bambini è tale che ci consente di sperare che vi sia una salvezza per i bambini morti senza Battesimo (c.1261).
Infine il documento della Commissione teologica approvato da Benedetto XVI, esclude che i bambini morti senza Battesimo vadano all’inferno e ribadisce con fermezza che il Limbo è solo “un’ipotesi teologica“ superata ed arriva ad affermare - in contrapposizione a quanto affermato fino ad oggi - che vi è la speranza anzi la certezza che siano salvi e godano della visione beatifica già dopo morti.
Papa san Pio X
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San Giovanni Paolo II |
Ma proprio questa innovativa affermazione in netto contrasto con quanto affermato dai Concili di Firenze e Lione, fa sorgere alcune considerazioni critiche.
Innanzitutto come si può sostenere che il Limbo è solo un’ ipotesi teologica superata se nel catechismo di S. PIO X viene affermato che in esso vengono enunciate le principali verità divine (e quindi anche il Limbo) e che il catechismo, secondo quanto scritto da Giovanni Paolo II, vuol essere una esposizione completa della dottrina cattolica tenendo conto delle esplicitazioni della dottrina che nel passato lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa?
I fedeli a questo punto potrebbero domandarsi: a chi dobbiamo credere per quanto concerne il destino eterno dei bambini morti senza Battesimo?
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A S. PIO V il quale afferma in modo perentorio nel suo catechismo che il loro destino è l’inferno?
- A S. PIO X che a sua volta nel suo catechismo asserisce che essi vanno al Limbo?
- Oppure a quanto dichiarato dai Concili di Firenze e Lione?
- O alla Commissione teologica che afferma che appena morti essi già godono della visione beatifica?
Bisogna onestamente ammettere che in materia vi è molta confusione, ma se questa nuova ipotesi teologica verrà presentata come vera e definitiva, allora qualcuno potrebbe pensare che i Papi precedenti si erano sbagliati. Ma affermare questo vuol dire arrivare a dubitare dell’infallibilità del Papa e della sua autorità apostolica come pastore e maestro di tutti i cristiani quando parla in materia di fede e di costume.
Ora ogni Papa legittimamente eletto gode dell’infallibilità in materia di fede e morale ed anche se non parla “ex cathedra” deve sempre essere ascoltato ed ubbidito dai fedeli e di conseguenza quanto insegnato dai Papi precedenti in materia di Limbo non si può liquidare in modo sbrigativo per far posto a questa nuova “interpretazione dottrinale”, in contraddizione con quanto creduto finora.
Quindi mi auguro che la Commissione teologica prima di emettere un giudizio definitivo vagli con la massima prudenza tutti gli aspetti della controversa questione.
Fin qui ho chiarito il mio pensiero riguardo al Limbo a cui sono destinati i bambini morti senza Battesimo, ma - secondo il mio punto di vista - l’argomento non può essere limitato ad essi, ma va esteso anche agli adulti morti senza Battesimo e ciò sempre in virtù di quanto asserito solennemente da Gesù: “Se uno non rinasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno dei cieli“.
Infatti è mia profonda convinzione che gli adulti che professano religioni non cristiane e muoiono senza il Battesimo non possano entrare nel Paradiso, anche se questo non vuol dire necessariamente che debbano andare all’inferno.
Sono convinto che i non cristiani che per misericordia divina ottengono la salvezza eterna ed il cui numero solo Dio conosce, dopo aver scontato in Purgatorio le loro pene, siano relegati in un Limbo che definirei “di attesa“ ed in cui dovranno attendere la liberazione che verrà loro concessa alla fine del mondo con la seconda venuta di Gesù (Parusia).
Il Limbo degli adulti è un tema che la Chiesa dovrebbe trattare urgentemente (come del resto molte altre problematiche di carattere escatologico) e spero che qualche altra commissione teologica venga nominata per esaminare e risolvere questo delicato argomento con la massima sollecitudine.
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