COLLABORAZIONI
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SANTI CORPI
SAN PLATANO
Culto estremamente locale è tributato
a San Platano il cui nome evoca le ombreggianti piante omonime.
La scarsità di fonti certe sulla sua vita, sia orali
che scritte, non ci permette di ricostruire la storia dell’intera
sua esistenza terrena. Una tradizionale ballata popolare,
conosciuta come canto dei “goccius”, è
stata tramandata di generazione in generazione, ma purtroppo
non è possibile distinguervi con esattezza gli elementi
storicamente attendibili da quelli puramente leggendari.
La fantasiosa vicenda di questo santo inizia in un celeberrimo
luogo quale il Cenacolo in cui Gesù istituì
l’Eucaristia. Qui gli apostoli continuarono a nascondersi
per timore dei giudei dopo la passione e morte del Cristo,
nonché in seguito alla sua risurrezione.
A sorvegliare la porta d’ingresso ed avvertire in
caso di pericolo, venne posta una bambina di nome Rosa (o
Rode), che fu così anche educata al cristianesimo.
In seguito, in età adulta, Rosa si trasferì
in Mauritania, ove convolò a nozze con un nobile
romano. Da questa unione nacquero due figli, Platano e Antioco,
che in segreto furono educati dalla madre al cristianesimo,
vista l’avversità del marito ancora pagano.
I due fratelli divennero medici instancabili nel curare
i malati, ma anche apostoli del Vangelo, desiderosi di portare
ovunque l’annuncio di salvezza di Cristo Risorto.
La loro fama giunse sino a Roma ed all’imperatore
Adriano, assai preoccupato per il diffondersi della nuova
dottrina predicata da Cristo. Il sovrano decise allora di
fermare con la forza i suoi seguaci, ritenuti pericolosi
per l’impero romano. L’imperatore e i suoi procuratori
promisero ricchezze e successo ai cristiani disposti ad
abiurare la loro religione e così fece anche con
Platano ed Antioco, i quali si dimostrarono però
irremovibilmente fermi e convinti nella loro fede che non
rinnegarono.
Giunse così anche per loro la stagione della persecuzione,
che negli intenti dei romani avrebbe dovuto distruggere
la fede in Cristo, mentre al contrario si rivelò
seme di nuovi cristiani. Platano e Antioco furono imprigionati,
legati con pesanti catene e lasciati a digiuno per lunghi
giorni. Interrogatori e vari tentativi furono messi in atto
per distoglierli dalle loro convinzioni, ma essi rimasero
sempre saldi nella fede e non cedettero ai pagani.
Numerosi fatti miracolosi intervennero a ritardare la loro
atroce fine, segno dell’aiuto e della presenza divina.
Condannati ad arrostire nel fuoco e nella pece bollente,
non bruciarono. Allora l’imperatore ordinò
di gettarli nell’arena in pasto ai leoni affamati
e ad altri animali feroci, i quali anziché sbranarli
li leccarono quasi volerli accarezzare, mentre tutta la
folla sbigottita assisteva silenziosa. L’imperatore
diede dunque ordine di abbandonarli nel mare su una piccola
barca di paglia, sperando che i due morissero annegati o
divorati dai pesci: ma anche questa volta si salvarono ed
il vento li trascinò miracolosamente sulle coste
della Sardegna, facendoli approdare nell’isola che
oggi porta il nome di Sant’Antioco. Anche qui iniziarono
ad esercitare la loro professione di medici ed a farsi portatori
della Buona Novella, scopo al quale volevano ormai dedicare
tutta la loro vita.
La loro fama ben presto si diffuse in tutta la Sardegna
sino a Cagliari. In questa città era allora prefetto
un certo Gallone, che comunicò la notizia all’imperatore.
Platano venne così rimandato a Roma e qui fu probabilmente
crocifisso insieme a parecchi altri cristiani, ma neppure
così la morte prevalse su di lui. La tradizione vuole
che i tiranni abbiano intrecciato le viscere di Platano
su di un fuso ed il santo, dopo essere stato sventrato,
morì decapitato. Antioco, suo fratello, morì
invece abbandondosi al Signore nella preghiera, mentre i
soldati al di fuori della sua caverna attendevano il suo
ritorno per ucciderlo.
In data 13 dicembre il Martyrologium Romanum riporta la
commemorazione esclusivamente di Sant’Antioco, lasciando
alla sola comunità di Villaspeciosa, in provincia
di Cagliari, la venerazione di San Platano. Questo paese
da secoli considera questo santo quale speciale testimone
di Cristo, con rinnovato ardore e devozione invoca la sua
intercessione e lo considera un valido modello nel cammino
verso la santità.
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SAN BOTONTO
A Torino sorge il complesso del Monte dei
Cappuccini, una delle odierne immagini simbolo della città,
formato dall’omonimo convento e dalla chiesa di Santa
Maria al Monte.
Al suo interno, sotto la mensa dell’altere laterale
di destra dedicato a San Francesco, sono conservate le reliquie
del piccolo martire romano Botonto, avvolte in un simulacro
di cera opera di Luigi Cantù ed ornate da abiti nobiliari.
La vicenda di questo bambino invece è purtroppo avvolta
dal mistero.
Il 28 dicembre 1841 a Roma sulla via Nomentana, vicino a
l cimitero di Sant’Agnese, vennero rinvenuti i suoi
resti e quelli di altri sette martiri con una ampolla di
sangue. L'iscrizione sepolcrale indica il suo nome così:
“Botonto qui vixit annis III. Mensibus II. in pace.”
[Botonto, che visse tre anni e due mesi, (è qui )
nella pace]. Il martirio risalirebbe dunque all’epoca
della persecuzione di Diocleziano, cioè al 303 circa.
Il nome “Botontòs”, che significa pastore
oppure esclamante, ed il tipo di sepoltura rivelerebbero
l’appartenenza del piccolo martire ad una nobile famiglia
di origine greca. Per concessione di papa Gregorio XVI,
le reliquie del martire vennero donate al re di Sardegna
Carlo Alberto di Savoia. Questi ne decise la solenne traslazione
nella chiesa del convento torinese del Monte dei Cappuccini,
che avvenne il 15 gennaio 1843, con la partecipazione di
una grande folla.
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SANTA FELICITA
Questa martire romana è venerata a Torino nella Chiesa
del Convitto delle Vedove e Nubili
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SANT’AGAPE
Vergine e martire, venerata nella Parrocchia di San Michele
Arcangelo in Onero
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SAN REGIO
Venerato nel Santuario di Concesa (MI) dei Carmelitani
Scalzi
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SANT’URBICO
Venerato nella Chiesa del Collegio San Vincenzo in Piacenza
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SAN VITALIANO
Fanciullo di appena 10 mesi e 28 giorni, venerato a Stresa
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SAN BENEDETTO
Venerato a Piano dei Monti di Madonna del Sasso (VB), festeggiato
la terza domenica di agosto
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SAN BENEDETTO
Venerato nell’Oratorio della Visitazione presso Fobello
(VC)
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dello stesso Autore:
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