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VEN. MARIA CLOTILDE ADELAIDE SAVERIA DI BORBONE, Regina di Sardegna
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VEN. MARIA TERESA LUISA DI SAVOIA, Principessa
di Lamballe
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UMBERTO I DI SAVOIA, Re d’Italia e martire
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AMEDEO FERDINANDO MARIA DI SAVOIA E MARIA
VITTORIA DAL POZZO DELLA CISTERNA, Duchi d’Aosta e Re
di Spagna
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La novella coppia reale accettò l’incarico con spirito di servizio verso tale nazione, consci di non poterne assolutamente ricavare alcun genere di beneficio, vista l’estrema instabilità della corona. Sin dal suo arrivo nel nuovo paese Maria Vittoria si rivelò umile e buona, prodigandosi nell’assistenza dei poveri e dei diseredati, tanto da meritarsi di essere ricordata come la “Regina della carità”. Questa sua attitudine proseguì al suo rientro in Italia. Di salute Cagionevole, morì giovanissima lasciando tre figli ancora piccoli. Nel suo testamento la regina invitò i figli ad essere sempre “ virtuosi e fedeli a Dio”, “rispettosi del padre”, “generosi con i poveri” e ad “erigere a norma della vita la Religione, la Giustizia e la Virtù”. Lasciò molte eredità ad ospedali ed opere benefiche varie. Dopo il rientro in Italia Amedeo ricoprì numerosi incarichi ufficiali. Rimasto vedovo nel 1876, sposò dopo dodici anni la nipote Letizia Bonaparte, figlia di sua sorella Venerabile Maria Clotilde di Savoia. Proprio con questa sorella si attivò al fine di riappacificare lo Stato italiano con la Chiesa, in seguito alla breccia di Porta Pia. Morì a causa di una broncopolmonite due anni dopo il secondo matrimonio. Quale primo Duca d’Aosta, il principe Amedeo fu il fondatore del ramo Savoia-Aosta. Amedeo e Maria Vittoria furono tumulati entrambi nella cripta della Basilica di Superga. La città di Torino ha dedicato rispettivamente a ciascuno dei due coniugi due vie e due ospedali. Nei decenni succesivi la loro morte con l’avvento del fascismo non si creò il clima favorevole per l’avvio della loro causa di canonizzazione, che da più parti era stata proposta. L’interesse per questa coppia di sposi è recentemente tornato al centro dell’attenzione grazie all’opera di Carla Casalengo “Maria Vittoria. Il sogno di una Principessa in un Regno di fuoco”. |
LUIGI GIULIO DI SAVOIA-SOISSONS, Martire
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CARD.
AMEDEO DI SAVOIA (AMEDEO VIII – FELICE V)
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Nel 1434 si ritirò a Ripaglia, sul Lago di Ginevra, fondando l’Ordine di San Maurizio. Il 5 novembre 1439 il Concilio di Basilea lo elesse antipapa ed egli assunse il nome di Felice V, abdicando dunque alla corona sabauda. Nel 1449 rinunciò alla tiara ristabilendo così l’unità della Chiesa compromessa da parecchia anni. Il nuovo pontefice Niccolò V lo ricompensò allora nominandolo cardinale il 7 aprile 1449, in qualità di vescovo titolare di Sabina e nunzio apostolico per tutti gli stati di Casa Savoia e per la Svizzera, nonché per altre importanti diocesi quali per esempio Basilea e Strasburgo. Morì a Ginevra il 7 gennaio 1451 e fu sepolto nella chiesa del castello di Ripaglia. La devozione popolare sviluppatasi attorno alla sua tomba attribuì alla sua intercessione numerose guarigioni miracolose. I pellegrinaggi continuarono sino a quando i calvinisti bernesi occuparono la zona e distrussero la sua tomba. Oggi i resti del duca riposano a Torino nella Cappella della Sindone adiacente al duomo cittadino. Nonostante la fama di santità che lo circondò in seguito alla sua morte, non è mai stato aperto ufficialmente un processo di canonizzazione. |
MARIA ADELAIDE D’ASBURGO-LORENA Regina di Sardegna
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MARIA TERESA D’ASBURGO-LORENA Regina di SardegnaSchönbrunn (Austria), 21 marzo 1801 - Torino, 12 gennaio
1855 |
AMEDEO UMBERTO DI SAVOIA Duca d’ Aosta e Viceré d’ Etiopia
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GIOVANNA DI SAVOIA Zarina dei Bulgari e Terziaria francescana
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MAFALDA DI SAVOIA Langravia d’ Assia
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E' necessario spendere due parole in più per la Regina Elena:
Jelena Petrovic Njégos nacque a
Cettigne, allora capitale del Regno del Montenegro, l’8
gennaio 1873, dall’allora sovrano S. M. Nicola I.
Sposò, convertendosi al cattolicesimo, il principe
ereditario d’Italia S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia,
assumendo così anch’ella il titolo di Principessa
di Napoli. Con l’assassinio di S.M. il Re Umberto
I, il 1900 vide l’ascesa al trono della nuova coppia
reale. Dal punto di vista ufficiale assunse, in versione
femminile, tutti i titoli del marito S.M. Vittorio Emanuele
III: Regina d’Italia e, con l’avvento dell’impero
coloniale, Regina d’Albania ed Imperatrice d’Etiopia.
La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile
e discreta, mai coinvolta in questioni strettamente politiche,
ma piuttosto dedita e attenta ai bisogni del suo popolo
adottivo.
Solo il 27 novembre 1939, tre mesi dopo l’invasione tedesca della Polonia e la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania, la Regina Elena si sentì in dovere di scrivere una lettera alle sei sovrane delle nazione europee ancora neutrali (Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all’Europa ed al mondo l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Riconoscendo i suoi alti meriti, il Sommo Pontefice Pio XII il 15 aprile 1937 le aveva conferito la “Rosa d’oro della Cristianità”, cioè la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte della Chiesa Cattolica.
Qualche mese dopo l’Università
di Roma la proclamò invece Dottore in Medicina “honoris
causa” e parecchi stati le conferirono altissime onorificenze,
che Ella accettò solo per ragion di stato, essendo
particolarmente restia a qualsiasi forma di vanità.
Con l’abdicazione di suo marito alla Corona d’Italia,
si ritirarono in esilio presso Alessandria d’Egitto,
dove il 28 dicembre 1947 Elena rimase vedova. Tre anni dopo
si scoprì malata di cancro e si trasferì in
Francia a Montpellier, presso l’Albergo Metropoli,
continuando ad aiutare il prossimo, pur avendo risorse sempre
più scarse e dovendo combattere strenuamente contro
il male che l’affliggeva. Nel 1951 si trasferì
al “Mas du Rouel” e nel novembre 1952 si sottopose
ad un grave intervento chirurgico nella clinica di “Saint
Cóme” ove morì il 28 novembre 1952.
Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del
cimitero cittadino a Montpellier, insieme ai poveri che
aveva sempre amato.
In occasione dei festeggiamenti per il
50° anniversario della morte della Regina Elena la Repubblica
Italiana ha voluto dedicare alla sua memoria un francobollo
commemorativo con sovrapprezzo a favore della ricerca e
delle prevenzione dei tumori del seno.
Sempre in tale ricorrenza
il vescovo di Montpellier diede ufficialmente inizio alla
causa di canonizzazione della “Serva di Dio Elena
di Savoia (Jelena Petrovic Njégos), laica della diocesi
di Montpellier e del vicariato di Roma, sposata, regina
d’Italia”. Attore del processo è l’Association
Internationale Reine Hélène d’Italie,
con sede a 542 Rue de Centrayrargues, 34000 Montpellier,
France, a cui ci si può rivolgere per ulteriori informazioni
e relazioni di grazie ottenute per intercessione della Serva
di Dio. La fama di santità della Regina Elena era
già stata esplicitata dal Card. Ugo Poletti, in un’omelia
di cui si riportano alcuni passi nel secondo documento sottostante.
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“Signora e Cara Sorella,
La profonda commozione ispirata dalla visione della immane
guerra che si sta svolgendo sui mari, per terra, per l'aria,
dovunque grandi Stati e grandi Popoli con tutto il loro
coraggio, con tutto il loro genio e con tutte le loro ricchezze,
dibattono senza tregua e senza pietà interessi e
sentimenti in contrasto, mi spinge a rivolgervi un cordiale
invito:
La guerra che infiamma tanti eroismi a distruggere vite,
lavoro, fede nel domani, cioè i presìdi stessi
della civiltà, minaccia di dilagare nello spazio
e nel tempo, e di inasprire i suoi terribili rigori ogni
giorno peggio, così da scuotere la base stessa della
comunione delle genti.
Altissime autorità hanno già rivolto ai belligeranti
in nome di Dio ed in nome di uno, ovvero di un altro popolo
neutrale, voti di pace che non furono accolti.
Questi precedenti potrebbero inaridire le speranze e togliere
coraggio a nuove iniziative. Ma non impediscono ai cuori
innumerevoli delle donne di ogni regione del mondo, di elevare
ai Capi degli Stati belligeranti l'invocazione sorta dal
proprio orrore, dalla propria pietà e dalla propria
saggezza, perchè si fermino a considerare non solo
le proprie ragioni, ma quelle altresì del sentimento
umano . Esso implora tregua a tanta strage di vite, ed a
tanta distruzione di beni, a tanto turbamento di animi,
e a tanta interruzione di industrie, di arti, di studi civili;
implora la cessazione della guerra, non ai soli belligeranti
aspro flagello, ma a tutti, senza distinzione, causa di
sacrifici immani.
Io mi rivolgo perciò a Vostra Maestà, a Sua
Maestà la Regina Elisabetta del Belgio, a Sua Maestà
la Regina di Jugoslavia, a Sua Maestà la Regina Giovanna
di Bulgaria, a Sua Maestà la Regina Alessandra di
Danimarca, a Sua Maestà la Regina Guglielmina dei
Paesi Bassi ed a Sua Maestà la Granduchessa Carlotta
di Lussemburgo, e le prego di volere accogliere con me quelle
invocazioni di madri, di sorelle, di spose, di figlie; di
conferire alle medesime invocazioni prestigio, vigore, diffusione,
efficacia, unendo gli animi nostri e le nostre voci al fine
di ottenere che le ostilità siano sospese e che gli
sforzi siano uniti affinché si raggiungano accordi
e pace duratura.
Nessuno può dubitare della devozione con la quale
ciascuna di noi sarebbe pronta al sacrificio di sé
e dei suoi stessi figli per la propria Patria.
Questo stesso comune sentire ci induce a comprendere di
quali ansie vivano oggi milioni di madri, anelanti esse
pure ai giusti riconoscimenti dei diritti dei loro Paesi,
ma altresì alla salvezza dei figli mercé una
pace definitiva e saggia.
A questo invito ed alla speranza di unire gli sforzi nostri
pacificatori, mi incoraggia l'esempio di due Principesse
di Savoia: Margherita d'Austria vedova di Filiberto II Duca
di Savoia, che fu dal suo Padre nominata Governatrice dei
Paesi Bassi, e Luisa di Angoulème moglie di Carlo
di Valois, nata principessa di Savoia e madre di Francesco
I Re di Francia.
Queste due Principesse, spinte irresistibilmente ad arrestare
le ininterrotte effusioni di sangue prodotte dalle guerre
fra imperiali e francesi, negoziarono nel 1529 quel trattato
di Cambrai che, in loro onore , fu chiamato la "Paix
des Dames".
Possa anche a noi essere consentito di persuadere gli uomini
ad ammettere che la guerra sia troncata, e che adeguati
metodi per risolverla, con onore di tutti, siano equamente
cercati dalle parti”.
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Il 24 Ottobre 1993 ebbe luogo la solenne inaugurazione dei
paramenti, confezionati dall'abito nuziale della Regina
Elena, restaurati dall'Association Internationale Reine
Hélène d’Italie, con una Santa Messa
solenne celebrata da S.Em.Rev.ma il Signor Cardinale Ugo
Poletti, che pronunciò l'omelia della quale qui di
seguito si riportano i passi più salienti ed inerenti
la vita di S.M. la Regina Elena: “II ricordo odierno
della Regina d'Italia, Elena di Savoia, è doveroso,
anche secondo le parole della Sacra Scrittura: «Mementote
praepositorium vestrorum ...» (Eb.17,7), «Ricordatevi
dei vostri capi». La Regina Elena è stata forse
troppo sottovalutata anche nell'estimazione popolare perché,
entrata con nobile discrezione, con umiltà e con
intelligenza nella Famiglia Reale, ha saputo tenere, nella
storia del popolo italiano, il suo ruolo di Regina con silenziosa
generosità e con spirito sciolto e spontaneo. Ha
portato, nella Casa Reale Sabauda, sempre contraddistinta
da uno stile austero, rigoroso, estremamente riservato,
con caratteristiche prettamente piemontesi, un tocco di
delicatezza, di finezza, di umanità, di apertura
verso la povera gente, come si conviene ai nobili ed ai
governanti, che devono avere cura e sollecitudine verso
tutti i sudditi, ma anche amore per i più poveri.
La Regina Elena è stata definita la «Regina
della Carità», e non poteva esserle attribuito
titolo più nobile e più degno; si è
servita della sua altissima dignità per un compito
veramente cristiano, il più nobile tra tutti i compiti:
«servire»; servire i bisognosi, servire la povera
gente.
L'esempio nel quale la bontà e sollecitudine materna
della Regina rifulse in modo incancellabile, è stata
la sua azione nel terribile terremoto che distrusse Messina
nel 1908. La Regina si recò subito là, in
mezzo alle famiglie doloranti, tra case in lutto, a soccorrere
i feriti e a guidare gli smarriti, organizzando di persona
un efficace e intelligente servizio di amore, di carità
cristiana, che La rese cara a tutto il popolo italiano,
il quale Le attribuì di conseguenza, il nome memorabile
di «Regina della Carità». Quello fu l'episodio
più evidente. Ma la regina Elena ha profuso amore
e carità in mille forme sconosciute, in mille modi
che, sempre personalizzati, raggiungevano i bisognosi più
nascosti della popolazione italiana. Donna forte, serena,
aperta e persino garbatamente estroversa; consorte saggia
a prudente; madre cristiana educatrice; di nonna affettuosa,
gioiosa; persona attenta al bene e al servizio del suo popolo
italiano. Parlano tuttavia la sua stessa vita pubblica,
la sua dignità e la sua sempre composta nobiltà,
la sua fede, il suo amore silenzioso per l'Italia che non
possono essere dimenticati. Sono certo che quella fede cattolica
che Ella ha accettato e abbracciato per poter sposare Vittorio
Emanuele III, non è stata mai per lei una formalità,
bensì una regola di vita piena di servizio, e Colui
che tiene conto anche delle più piccole cose, certamente
ha premiato già nella gloria questa nobile donna.
Non tanto dunque preghiamo per lei, ma preghiamo con lei
perché molti imparino questa lezione: la nobiltà
più grande è quella dello spirito, la nobiltà
più vera è quella che illustra, illumina la
vita. È vera dignità regale quella che dona
la regalità allo spirito. Noi preghiamo perché
non vengano mai meno nel popolo italiano i valori di rispetto,
d'amore, di servizio alla gente, per i più poveri,
per i più umili. La Regina Elena nella Casa Savoia
e nella storia d'Italia è una gemma di dignità
regale e di nobiltà cristiana”.
Seguendo Gesù Cristo
Amico e Servitore dei poveri,
Ella non ha cessato di crescere
in carità e in santità.
Noi ti domandiamo di coronare
i Suoi meriti
nella gloria del Tuo cielo.
E Tu, Serva di Dio,
intercedi per noi.
Veglia sui nostri figli
e sulle nostre Patrie.
Ottienici, sul Tuo esempio,
la generosità nella prova
e la prontezza nel servizio per gli altri:
vera espressione della carità di Cristo.
E Tu, che hai vissuto intensamente
la lacerazione tra i cristiani,
pacifica gli spiriti,
placa i rancori
e che la Pace infine rifiorisca.
Signore, noi Te lo chiediamo
per Gesù Cristo
che regna nei secoli dei secoli.
Amen.
dello stesso Autore:
e
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