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73 serie emesse dal 1884 al 1911; due sono di tre pezzi, una di 4, una di 8, una di 12 e le altre di 6 pezzi per la maggioranza in inglese. Il successo delle figurine
indusse la Liebig ad altre iniziative, forse
meno note, ma profondamente significative: la
produzione di Menu.
| Usato inizialmente solo nei grandi
banchetti di famiglie aristocratiche, il menu si diffuse
in seguito anche negli incontri conviviali di associazioni,
sulle navi e infine nei ristoranti (ove in precedenza
veniva usata solo una lista, da non confondere con
i menu disegnati di cui si sta parlando).
- CARTOLINE -dal 1900 al 1950 circa solo una serie di 6 è monocromatica - quella dedicata all'incoronazione di Edoardo VII - altre in bianco e nero sono dedicate al football. In Italia le più note risalgono al 1950, una serie di 12 disegnate da Gustavino che rivisita le favole in maniera particolare ed una singola di Dudovich.
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Realizzati fra il 1870 e il 1950, sono di varie edizioni
e di vari formati. L'unica serie internazionale è
composta di due esemplari da tavolo detti perpetui,
poiché si tratta di un disco imperniato e sporgente
da una finestrella, in modo da consentire di spostare
le date rispetto ai giorni della settimana. Il calendario
coi suoi foglietti è molto piccolo, incollato
in basso e intercambiabile.
Riguardo ai Calendari si può aggiungere qualche notizia molto interessante. La parola Calendario deriva dal romano Calende, primo giorno del mese dedicato a Giunone ed era anche il libro di scadenze usato all'epoca per segnare i giorni delle riscossioni dei crediti. Il Calendario si formò lentamente nel corso degli anni, ma il primo - almeno nella nostra civiltà occidentale - sembra risalire a Giulio Cesare, al 46 a.C.; in particolare il nome dei mesi e soprattutto dei giorni erano dedicati a deità pagane (Marte, Venere e Giove) e così pure Gennaio, diventato per convenzione primo mese dell'anno, era dedicato al Dio bifronte Giano, rappresentato con un volto barbuto e vecchio rivolto all'indietro (il passato) e uno giovane davanti rivolto al futuro. Con l'avvento del Cristianesimo, si mantenne quasi intatta questa icona, celebrando l'ultimo giorno dell'anno S. Silvestro Papa, rappresentato come un vecchio dalla barba bianca (Giano il Vecchio) e nel primo giorno del nuovo anno la Circoncisione di Gesù (Giano il Giovane).
La data del Capodanno, prima di venire ufficalmente riconosciuta quasi universalmente al I Gennaio, ha subito molte variazioni: fissato al primo giorno dell'anno nel calendario giuliano, in Francia - fino al 1564 - era festeggiato al solstizio primaverile (domenica di Pasqua), in Inghilterra al 25 marzo sino al 1752, così come a Firenze e a Venezia (I marzo) fino alla caduta della Serenessima, 1797. In Calabria e nelle Puglie durante il Medioevo veniva celebrato il I settembre, mentre il calendario spagnolo fissava il capodanno al 25 dicembre, riallacciandosi ad antichissime tradizioni che festeggiavano il solstizio invernale, fino al principio del XVII secolo. Forma e contenuto del nostro calendario devono la loro definitiva trasformazione all'invenzione della stampa che ne permise la divulgazione a carattere popolare, in forma di foglio da appendere a portata d'occhio o di libretto con vari contenuti. Regalare un calendario all'inizio del Capodanno ha sempre avuto un significato simbolico beneaugurante ed è quindi naturale che anche la pubblicità se ne sia avvalsa largamente, utilizzando sempre nuove tecniche di stampa.
A questo non si sottrasse nemmeno la Liebig che in quasi cent'anni di attività promozionale ne distribuì di tutti i tipi, a cominciare da quelli da tasca nel 1878, dapprima in forma semestrale, poi via via sempre più corposi, soprattutto in Francia ed Inghilterra, che recavano tra l'altro annotazioni per la casa e qualche ricetta di cucina. Di questo genere in Italia è noto "Il Calendario per le Famiglie", comparso nel 1891, preceduto dall'edizione francese e seguito da quelle tedesche. Negli ultimi anni del secolo scorso, la Liebig creò anche dei calendari portafogli che consistevano in cartoncini piegati a formare all'interno due taschine nelle quali venivano inseriti da una parte un calendario e dall'altra un foglietto pubblicitario (in Spagna e Svizzera vennero dedicati agli eroi nazionali, quali El Cid, Sancho Pancha, Don Chisciotte, Guglielmo Tell, ecc), ma i più graziosi di questo tipo sono quelli italiani. Degni di nota per i collezionisti, anche in virtù degli illustratori notissimi, come Dudovich, Gustavino ed altri, sono i cosiddetti "olandesi" destinati ad essere appesi alle pareti della cucina, apparsi in Italia tra il 1928 e il 1939, con un foglio ogni mese e tutti giorni segnati, il nome del Santo del giorno e le festività evidenziate.
Tra i calendari si annoverano anche
quelli stampati in alcune serie di figurine, una dedicata
ai dodici mesi dell'anno - 1887 - e l'altra al Giro
del Mondo del 1889. Altre serie,come Scene del'Opera
del 1895, appartengono ad un genere "ibrido"
di grande formato, considerate sia come figurine che
come calendari, da appendere con un anellino, di cui
ogni figura era fornita. Quelli grandi, alcuni con
taschina portabiglietti venivano appesi nelle rivenditorie
o nelle vetrine (con supporto per farli stare in piedi)
e potevano essere donati ai clienti, per fare belle
mostra di sè in cucina o in salotto; avrebbe
fatto un'ottima figura anche lì, infatti, lo
straordinario calendario del 1903 che riproduceva
un orologio, con tanto di lancette, considerato oggi
un pezzo di rara bellezza. I calendari perpetui riscontrarono
un gran successo e vennero pubblicati in Italia, Francia,
Germania e Inghilterra tra il 1889 e il 1905.
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L'esordio delle Figurine Lavazza
avvenne in Italia nel 1949, preceduto - a livello
di sola distribuzione - dalle figurine del Concorso
Leone che diffondeva i ritratti dei divi del cinema.
Poi venne la guerra e l'archivio della Leone venne
distrutto da un incendio. La prima serie di figurine
Lavazza venne dedicata ai Castelli Piemontesi, per
sottolineare l'area di provenienza dei Lavazza che
le avevano volute e che le gestirono sino alla conclusione
delle emissioni.
Si tratta di figurine promozionali
in serie di 6, offerte alla clientela in omaggio con
l'acquisto del famoso caffè.
La numerazione delle serie comincia dalla XVI (in
numeri romani) sino alla n. 6 della serie 272 Morte
di Cleopatra che fa parte della serie "Il secondo
triumvirato e la sua fine".
Sul davanti compare sempre il logo della ditta - una
tazzina con i chicchi dorati, in campo ripartito marrone
e rosso - e quello dell'azienda, dapprima sovraimpressi
all'immagine, con la firma dell'illustratore e sulla
fascia bianca in basso, il nome della serie, il numero
della figurina.
Dalla serie 144 i numeri si trasformano da romani
in arabi, il marchietto entra nello spazio della didascalia
e sul verso della figurina compare l'intestazione
"Caffè Lavazza Torino", con una esortazione-consiglio
rivolto alle acquirenti, per far loro proseguire la
raccolta destinata ai loro bambini, che la Lavazza
vuole "divertire, istruendoli..."; oppure
una breve frase, anche in rima, racconta la storia
del chicco tostato.
Infine, ben evidenziata, la didascalia riguardante
l'immagine, il riferimento allo stampatore e il divieto
di riproduzione. Le figurine erano stampate in cromolitografia
e ogni anno ne erano prodotte 24 serie.
Per dare vita a tale produzione "enciclopedica",
Giuseppe Lavazza si avvalse dell'opera di due maestri
elementari e di disegnatori, per lo più facenti
parte del Gruppo Disegnatori del Circolo Artistico
Torinese, ognuno specializzato in un genere specifico:
Codan per il filone Architettura e Arte, Gallelli
per gli animali e scienze naturali, Fontana e Nicco
per le serie favolistiche, Nicoletti e Monti per le
serie di fantasia; e inoltre, Biscaretti, Aldini,
Monasterolo, il sig. Sacchi di Lecco e Mattoni specializzato
in ricostruzioni storiche, specialmente italiane,
e biografiche di personaggi illustri, realizzatori
delle due serie dedicate alla vicenda di Amedeo Savoia
Aosta, ricavate dai disegni da lui stesso eseguiti
in prigionia nel 1943 in Kenya, dove aveva seguito
le sorti del Duca.
Suo figlio, invece, si dedicò a figurine di
fiabe e di fantasia (Alice nel paese delle meraviglie,
Pinocchio, La lampada di Aladino).
Era sorto, intanto, il Club Lavazza circolo culturale ricreativo, con tanto di soci e tessera di iscrizione che distribuiva, a pagamento, raccoglitori ad hoc, informava i soci delle nuove uscite, delle serie esaurite e delle quotazioni e pur avvertendo i soci di non vendere le figurine, forniva i nominativi di ditte deputate alle loro commercializzazione, tra cui Sanguinetti, che dedicò alle figurine Lavazza vari cataloghi, oltre a quello dell'Osservatore Filatelico (1976-77, Editore Rolando Gianni).
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Come era accaduto in altri settori, anche l'industria
del tabacco affidò alle figurine un messaggio
promozionale, unitamente all'offerta di immagini colorate
dal formato approssimativo di cm 6,5x6,7 o 6,5x9,7,
in relazione alle dimensione della scatola contenente
tabacco o sigarette. Le prime figurine "da fumo"
comparvero negli Stati Uniti, diffondendosi rapidamente
dal 1879, data di pubblicazione della mitica Marquis
of Lorne - custodita al Metropolitan Museum of New
York, con alcune serie di immagini fotografiche o
disegnate di giocatori di baseball. Ma è in
Gran Bretagna che si affermarono con grande successo.
All'inizio i produttori si rifecero ai modelli americani
e a quelli della Liebig, ma già a cavallo tra
la fine dell'Ottocento, inizi Novecento, due colossi
del settore - Mills e Player - proposero una produzione
autonoma che si staccò
completamente da quella americana. Ma la febbre delle
figurine promozionali contagiò anche le industrie
minori (Wills, Churchmann, Mitchell, Gallaher, Clarcke,
etc.. Bozzetti ed esecuzione erano molto ben curati,
al fine di raggiungere un buon livello artistico e
un'attendibile documentazione.
La realizzazione fu talmente realistica che, durante
la prima Guerra Mondiale apparve eccessiva e pericolosa
all'Intelligence Service inglese, preoccupato di come
i temi dedicati alle uniformi e ai fregi reggimentali
avrebbero potuto fornire allo Stato Maggiore tedesco
materiale atto a riconoscere i reparti nemici.
Per questa ragione vennero subito distrutte le serie
dedicate alla marina da guerra inglese (distribuite
dalla Mills e Players) che, secondo voci correnti,
finivano nelle mani dei sommergibilisti tedeschi.
Stessa sorte per una serie dedicata a Napoleone nel
centenario della battaglia di Waterloo, successivamente
ritirata per non urtare gli alleati francesi. Le figurine
delle sigarette toccarono moltissime tematiche, molto
bella e interessante quella dedicata ai protagonisti
delle più celebri opere teatrali, e con gli
attori nei panni dei loro personaggi e successivamente
quelle dedicate al cinematografo che era appena nato
e si stava diffondendo in tutto il mondo, avvalendosi
dell'immagine fotografica che valorizzava l'eleganza
e la bellezza delle dive del muto. Sono numerosi i
volti e i nomi del cinema i volti e i nomi del cinema
muto che popolarono il mondo delle figurine, destinati
però a sparire con l'avvento del sonoro: si
salverà solo Mary Pickford, la fidanzata d'America
dalla lunga chioma bionda e riccioluta che farà
film "parlati" a partire dal 1929.
Altre tematiche toccate: scoperte
scientifiche, botanica, avvenimenti storici, la raccolta
del cotone, lo sport, ecc. Accanto a questi filoni
che ricalcavano quelli di altre produzioni di figurine,
emerse un'iconografia condizionata dagli usi e dalle
tradizioni inglesi, quali lo sport, come la boxe,
di cui il pubblico voleva ritrovare nelle figurine
i campioni, quello degli animali da esposizione, dedicate
ai cani, agli stalloni, ai montoni e alle vacche.
Le serie legate agli anni della Prima Guerra Mondiale
facevano leva sull'orgoglio nazionale e sul patriottismo:
vessilli di battaglioni, contrassegni di corpi militari
e, infine, stampate anche su seta, le decorazioni
al valore, come la gold military crux. Accanto alle
immagini di capi di stato, tra cui anche Vittorio
Emanuele III, la Will's dedicò una serie di
ritratti fotografici ai grandi ammiragli e altre ai
soldati, marinai, aviatori, contraddistinte dalla
dicitura "a tribute to the", seguita di
volta in volta da "Cavalry, Infantry, Red Cross,
Royal Navy, ecc e altri corpi speciali combattenti.
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Stessa storia ed evoluzione, ebbero
anche le figurine inglesi regalate con varie marche
di thè - di solito in numero di 50 per ogni
serie - con cui si potevano realizzare degli album
completi, molto interessanti.
Le tematiche toccarono tutti i settori: industria
dei trasporti (macchine, treni, aerei, navi), personaggi
illustri della vita pubblica, tra cui anche la Famiglia
Reale, animali domestici ed esotici, piante, fiori,
ecc.
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Negli anni 30, in Germania, paese di vivace cultura e di spirito creativo, molto dedito al collezionismo, si diffonde la passione per le figurine in genere, in larga maggioranza distribuite con le sigarette e raccolte in splendidi album, giunti fortunamente fino a noi, grazie proprio a questa "mania".
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Innumerevoli gli argomenti
trattati: dallo sport ai costumi tradizionali,
dall'arte ai personaggi famosi, dagli Zeppelin
alle navi, dalla flora alla fauna, dagli ordini
militari alla guerra... Vennero realizzati un gran
numero di album di figurine, di varie dimensioni,
alcuni con copertine vistose ed insieme eleganti,
con immagini in bianco e nero poi impreziosite
da cornici colorate oppure da figurine a colori
su fondo oro. |
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Dalla fine degli anni 40 fino agli anni 60/70, in Spagna furono molto attive due ditte, la Fehr, che per prima emise una serie di figurine in album sugli animali esotici, dedicandosi poi ai più famosi personaggi della Walt Disney tra cui Pinocchio e Bambi e l'Editoriale Bruguera che, di pari passo con i kolossal americani, produsse una grande quantità di figurine dedicate ai film, rimasti poi nella storia del cinema, quali: "I 10 comandamenti", " Ben Hur", "El Cid", ecc. |
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Il fenomeno delle figurine restò
in Italia per molti anni piuttosto limitato, poiché
per la maggior parte erano importate soprattutto dalla
Germania e dalla Francia. In un paese prevalentemente
agricolo come l'Italia e piuttosto povero, le figurine
erano non troppo diffuse e soprattutto destinate ai
bambini.
Ma il 18 ottobre 1934 l'EIAR mise in onda la trasmissione
Radiofonica "I quattro Moschettieri" - parodia
del classico di Dumas, di Nizza e Morbelli, sponsorizzata
dalla Buitoni-Perugina.
Contemporaneamente alla trasmissione, la ditta mise
in circolazione anche una serie di 100 figurine disegnate
da Bioletto che coi suoi personaggi dal tratto ironico,
sottile e sarcastico seppe fronteggiare un mondo retorico
e falsamente virile.
Le figurine si potevano "conquistare" acquistando
cioccolata, pacchi di pasta e altri generi ma, poiché
erano distribuite alla rinfusa, si correva il rischio
di avere continuamente dei doppioni. A parte venivano
distribuiti gli albums per collezionarle e chi li
completava aveva diritto a varie tipologie di premi
e addirittura con 150 albums si poteva vincere una
Fiat Topolino (ne vennero distribuite 200) che rappresentava
al momento il sogno degli italiani.
Si innescò un vero e proprio mercato di scambi
di figurine e non solo, venivano anche vendute e acquistate,
a cifre notevoli per l'epoca.
Fra le rarissime, l'ormai mitico Feroce Saladino,
simbolo di un'Italia semplice e giocosa, sognatrice
di vincite favolose e di tesori, come forse è
rimasta.
Dopo quest'esperienza ci furono altre emissioni di figurine legate a premi e spesso si limitava la tiratura di certe figurine proprio per renderle di scarsa reperibilità e alzare quindi le vendite. Gli argomenti erano i più vari: calciatori, Pinocchio, Bonaventura e una raccolta sul Folklore etiopico e sulla Grande Italia. Ma le serie smaccatamente propagandistiche non attecchirono molto. Il regime cominciò a preoccuparsi, gli italiani pensavano al gioco e all'evasione, non avevano quello spirito di frugalità e di sacrificio che il fascismo predicava anzi attraverso le figurine sognavano altri mondi diversi dall'autarchia. Poiché i concorsi a premi, per quella penuria di certe figurine, rasentavano la truffa, un decreto governativo li chiuse tutti. La guerra alle porte fece poi dimenticare quel mondo evanescente.
Chi era ragazzo nella metà degli anni
30 ricorderà con una certa emozione le
figurine della Raccolta Topolino che, con gli
ingenui ma decisi colori dell'infanzia, venivano
raccolte con l'ansia e la bramosia di creare
un piccolo tesoro da rivedere di tanto in tanto
o da scambiare sui banchi di scuola con altri
piccoli amici, con cui condividere l'emozionante
momento di apertura delle bustine che le contenevano. |
Successivamente al 1937, in altre serie della Buitoni-Perugina, Bioletto si divertì a disegnare il Feroce Saladino in atteggiamenti niente affatto aggressivi. La II guerra mondiale impresse una svolta profonda nella storia delle figurine, i prodotti - soprattutto gli alimentari - scarseggiavano e non v'era ragione di promozioni; si scoprì però che con le figurine si poteva anche giocare e così anche durante la guerra si stamparono, povere nella carta e nella grafica, ma utili almeno o a distrarre i ragazzi da quel momento così difficile.
La figurina fine a se stessa, venne rivalutata dopo la guerra, creando un'industria a sè stante, con la distribuzione gratuita dell'album che avrebbe poi contenuto le figurine, vendute in bustina, di cui la prima serie fu dedicata dalla ditta spagnola Fehr agli animali esotici. poi fu la volta dell'editore Lotario Vecchi che, sull'onda di un ritorno al sentimentalismo stimolato dalla propaganda cattolica, intorno agli anni 50 diede alle stampe Marcellino pane e vino, ispirata all'omonimo film. * (vedi link a fondo pagina). |
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Seguendo dunque gli umori e le richieste del pubblico, si affacciarono alla scena i Fratelli Panini di Modena - ritenuti fino ad oggi quasi gli unici produttori di figurine in Italia - che estesero il loro prodotto anche all'estero, dando largo spazio ai calciatori, agli eroi dei fumetti, alle serie televisive per bambini, ai giocattoli (Barbie e Big Jim), rivolgendosi dunque anche ad un pubblico femminile, raddoppiando quindi anche la produzione e le entrate. Oggi la Panini è una holding con più di 40 sedi in tutto il mondo poiché ancor oggi le figurine sono ricercate e collezionate anche con maggior fervore.
In un mondo non ancora invaso dal
mezzo televisivo, la figurina serviva a dare corpo
e volto a personaggi e luoghi di cui si conosceva
l'esistenza solo per sentito dire e l'album diventava
quindi una specie di enciclopedia personale. Oggi
questa esigenza sussiste, invece, perché le
figurine - non più mezzo informativo e didattico
né promozionale - sono legate comunque ai desiderata
del pubblico, seguono mezzi di comunicazione più
potenti di loro, creando elementi nuovi e sempre più
accattivanti.
Ma la ragione principale del successo di questi piccoli
pezzi di carta sta forse nel gusto che c'è
nel collezionare in genere con impegno individuale
o collettivo, socializzando per lo scambio, ma soprattutto
nel vedere l'album che a mano a mano si riempie, sino
alla realizzazione completa, impegnandosi quindi in
uno sforzo di ricerca, in un'azione creativa.
Per altre notizie sulle figurine Panini vedere l'articolo:
Per altre notizie sul collezionismo cartaceo: