Rubriche di
Patrizia Fontana Roca

 

 

 

MOSTRE, RICORRENZE ED INIZIATIVE VARIE 2022

 

 

In questa pagina troverete, di volta in volta, notizie dedicate ad iniziative e/o Mostre su soggetti di interesse comune: a tematica religiosa, collezionismo vario, recensioni su novità editoriali, ecc. Spero possa esservi utile!

Si declina, comunque, ogni responsabilità circa l'eventuale mancata realizzazione delle stesse o altre inesattezze, non imputabili a Cartantica, che si fa soltanto tramite delle informazioni.

Alcune delle iniziative vengono riportate anche se con ritardo, compatibilmente con gli aggiornamenti del sito.

 

 

 

IL VANGELO DI GAETANO LASTILLA

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13A DOMENICA TEMPO ORDINARIO

 

Lc 9, 51-62 - Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò.

E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

Voltarsi indietro è un problema?... che problema c’è? ...Ma se è il mio passato, è la mia vita con i suoi problemi ed i suoi successi, ma è proprio così drammatico voltarsi indietro? Ehi amico, non possiamo fare i furbi e far finta di non capire. No, non è quello il problema! Le tue radici, il tuo retroterra sono importanti e li “devi” tener presenti e saper riconoscere!

No, qui, la questione è un’altra. È il “voltarsi indietro” del cuore! Qui si sta parlando di amore "dirottato", dirottato verso un passato che t’impedisce di essere libero di amare Lui e t’impedisce di metterlo al primo posto. E’ il “voltarsi indietro” di chi non si fida di Uno che t’invita a “camminare sull’acqua” per andargli incontro...e ti pare più prudente e più logico rimanere fermo sulla tua barchetta, lì, tristemente sola e apparentemente più sicura.

Gesù invece è fatto così. È il Dio delle grandi sfide e dei miracoli che solo Lui sa fare e solo Lui deve fare, mi chiede di fidarmi, di andargli dietro e basta...senza tanti “se” e senza tanti “ma”. Dopo, solo dopo, tutto prenderà davvero senso e importanza e lo sarà nel modo giusto e vero. Solo dopo sarà veramente amore, quello che è capace di dare la vita.

Lui non m’impedisce di stare con gli altri, di cercarli, di darmi da fare…al contrario mi vuole ben dentro alla gente e al mondo, ben dentro alla Storia! Solo che vuole essere Lui al primo posto. Vuole essere Lui il punto di riferimento per “leggere” e “vivere” tutto e tutti, senza “voltarsi indietro” su mode o su culture di comodo e di interesse o su nostalgiche posizioni di riti vuoti e freddi. Egli ci vuole dentro alla domenica, dentro all’Eucaristia.

Una mania di protagonismo? Ne ho conosciuti tanti di “protagonisti” e di “fenomeni”, e Lui non è così…infatti la Croce, quella Croce, non è proprio voglia di protagonismo. Mano “alla vita” allora c’è da lavorare per costruire il “futuro” con Lui e se proprio ti devi voltare sarà solo per aspettare gli ultimi, quelli che non ce la fanno più e hanno bisogno di una mano o anche solo di uno sguardo per “andare avanti”.

 

Buona vita allora. Un forte abbraccio. Ciao, Don Gigi Pini

 

1

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CORPUS DOMINI

 

SS. CORPO E SANGUE DI GESU’ - anno c Lc 9, 11b-17 -

 

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».

Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.

Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.

Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

A Gesù piace giocare all’attacco...e un "goleador" così non si è più visto! Anche questa volta non si smentisce.

Loro, i Dodici, giocano in difesa: congedare la folla, cioè...che si arrangino, sono in troppi! È lì da vedere quanti sono, come si fa a sistemarli tutti? Molto più "razionale" e più "logico" mandarli da un’altra parte. Sembra addirittura un bel segno di "sensibilità" e di "attenzione" ai bisogni degli altri.

Lui invece li supera, li dribbla...ancora una volta all’attacco. Macché congedare e mandare via: devono sedersi lì e lì devono mangiare! Non basta. Ci devono pensare loro, i Dodici. Pure! Questo è un goal all’incrocio dei pali: imparabile.

Loro però, "testoni" come noi, tentano l’ultima disperata difesa a questa provocazione non ancora capita fino in fondo: “i 5 pani e i 2 pesci oppure andare a comperare tutto” ...ma con quale denaro?

Lui, il Capo, non cede e rilancia facendo organizzare "tavolate" da 50 persone. Bello e assurdo. Noi invece come loro, chiusi nelle nostre "logiche" ben costruite e ai "discorsi razionali". Noi come loro, chiusi alle "sensibilità" di comodo e alle nostre "attenzioni! Che però ci devono lasciare tranquilli…Non abbiamo ancora capito che tocca a noi scomodarci!

Ci sta dicendo che dobbiamo organizzarci, dobbiamo tirar su le maniche, dobbiamo dare la vita. Lui lo dirà e lo farà più chiaramente il “giovedì Santo “, lo dirà e lo farà regalandoci l’Eucaristia, il Pane da mangiare….e vuole “così“ anche noi: sì, anche noi "pane da mangiare", vita da spendere per gli altri.

Gesù desidera che noi si abbia più “fantasia” e non sempre prigionieri delle nostre logiche-razionalità...la fantasia invece di chi ama, come Lui ci ha insegnato, e di chi si fida di Lui.

Rimane vero che sono tanti sul serio i problemi ed i casini dentro e fuori di me...ma Lui continuerà sempre a ripetermi che tocca a me, e a te darci da fare.

Lui ci sarà sempre, perché alla fine è Lui lo "specialista" in miracoli.

Intanto, per non sbagliarsi e smentirsi, si lascia “mangiare”, Lui, per sempre “Pane”, Lui, per sempre “Eucaristia” perché io trovi la forza e l’energia per fare la mia parte, provarci, almeno...

 

Buona vita con Lui al "Centro" Un grande abbraccio. Ciao, Don Pino

 
 
 
 
 

 

 

 

 

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02 DOMENICA DI QUARESIMA

 

c Lc 9, 28b-36 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.

Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.

Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva

«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

Appena la voce cessò, restò Gesù solo.

Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI


Se serve far qualcosa di eclatante, Gesù non si tira indietro. In fondo Lui è una persona speciale, anche se il Signore Gesù, per la verità, non ci tiene molto a queste cose.

Almeno una volta però, a tre dei suoi amici che aveva che aveva chiamato e che avevano accettato di seguirlo, almeno una volta a loro concede di assistere ad un “effetto speciale”.

Si tratta, adesso, di capire perché si concede questa pausa, questa “eccezione”, non è certo per uno sfizio di spettacolarità o per dimostrare di essere più bravo degli altri.

Non si fa neppure tanta fatica a cercare la risposta: è già nella Parola che tutti sentono.

Momento speciale allora per dire una cosa straordinaria: Gesù non è un mago, un illusionista e neppure un venditore di sogni inutili o di futuri “vincenti”…Lui è il Figlio di Dio, è il Dio che si è fatto Figlio, fratello, amico, carne, persona. Quello è il Figlio che vale la pena di ascoltare. Ci siamo allora !

Ci aveva già fatto capire che fare Quaresima vuol dire “andare” nel deserto, il luogo del silenzio, per poter ascoltare il rumore delle stelle, del cuore, dei pensieri che premono dentro.

Oggi ci insegna un modo concreto per “andarci”, per “farlo sul serio”: dovrò salire sulla montagna, dovrò andare a ricevere l’Eucaristia.

È tempo di cercarceli allora questi spazi per andare a Messa, perché saranno i miei momenti di silenzio e di ascolto come ci sono nel deserto o in cima alla montagna, saranno i momenti per stare con Lui come ci sono stati i suoi amici. L’Eucaristia può essere veramente uno di questi momenti.

La Messa davvero può diventare il mio salire con Lui sulla montagna, e lì, tranquillo, ascoltarlo, ricaricarmi, rimotivarmi, incontrarmi con Lui e con la gente.

Tocca a me, tocca a te darci da fare. Se voglio “imparare” la sua logica, se davvero voglio seguirlo non posso tirarmi indietro da questa scelta.

Attenzione, perché Lui, dopo, mi rimanderà durante la settimana, in mezzo alla gente, a provare a vivere uno stile nuovo, a lottare contro “il male”.

Mi rimanderà ma non mi lascerà solo. Dipende da me, soltanto da me. Il Signore Gesù c’è, sempre.

Quaresima è un tempo favorevole per “provare”.

Buona vita. Un forte abbraccio, Don Gigi

II DOMENICA DI QUARESIMA - LA TRASFIGURAZIONE

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01 DOMENICA DI QUARESIMA

 

c Lc 4, 1-13 In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.

 

Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».

Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» .

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

 

COMMENTO DI DON GIGI

 

C’è qualcuno che proprio non lo sopporta questo “tipo“, ha capito tutto e vuole mettersi di traverso.

Questo “qualcuno” ha capito che se la logica di “quel” tipo vince, per lui sarà la fine, per lui e per tutto quello che a lui interessa.

Questo “qualcuno” rappresenta un mondo che è l’esatto opposto di quello immaginato, voluto e fatto per mezzo di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio.

Questo “qualcuno” è il capo del Male, del segno meno, che però non è così ingenuo da rappresentarlo come una realtà schifosa ma al contrario la trucca d’effetti speciali ed affascinanti, di colpi di scena intriganti e di situazioni vincenti... mica stupido il “diavolo”.

Così succede che, per noi, è anche fin troppo facile cedere alla tentazione delle sue provocazioni e, convincerci anche, d’essere persone libere ed intelligenti.

 

All’inizio della Quaresima allora c’è questo richiamo forte perché ognuno di noi possa “vincere” nella vita e ci è svelato il “come”: andare nel “deserto”, fare un po’ di “deserto” in noi (fuggendo dal chiasso del mondo).

La Quaresima sarà un tempo discretamente lungo per allenarsi a scoprire, nella normalità dei nostri giorni, i minuti regalati a Lui lungo la mia giornata... (sarà anche questo il nostro “deserto”); sarà un tempo per allenarmi a scoprire dove c’è la “tentazione”, la “mia tentazione”, la provocazione affascinante che mi porterebbe lontano da lui.

La Quaresima sarà il nostro deserto che diventa fatica e attenzione costante nei confronti di Uno che ci Ama davvero.

- Fare Quaresima vorrà dire mettere in discussione la nostra logica di “persone libere ed intelligenti” per provare a prendere in considerazione, e sperimentare, la Sua Parola e vivere il Suo mondo, quello che è stato fatto per mezzo di Lui.

- Fare Quaresima vuol dire vivere davvero la Domenica, frequentare quel “deserto settimanale” che mi permette di incontrarlo nella calma e nel silenzio, nel pregare e nel cantare, nel mangiare il Pane che mi rimanderà “nutrito”nella vita di tutti i giorni. Con la Quaresima inizia questo cammino nuovo che, Eucaristia dopo Eucaristia, mi insegnerà a vincere tutte le tentazioni che ci fanno vivere di meno, in altre parole, tutti quei condizionamenti che mi impediscono di essere persona libera e vera nel Suo nome.

Non sarà un cammino triste ma sarà un andare sereno nella vita, carichi di prospettive positive e belle. Buon “deserto”.

 

Buona Quaresima. Un grande e forte abbraccio Don Gigi

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

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TEMPO DI QUARESIMA

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VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

c Lc 6, 39-45 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

 

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

...C’è davvero poco da commentare! ...più chiaro di così! L’unica cosa da fare davvero è quella di smetterla di far finta d’aver capito...tanto poi mi faccio gli affari miei.

 

- Lui, Gesù di Nazareth, mi vuole dare la “vista”, vuole essere per me la Luce capace di orientare nell’Amore i giorni del mio vivere ma, se poi non pratico il Sacramento, che proprio Lui mi lasciato per nutrire la mia vita... se non lo penso... se non trascorro un poco di tempo con Lui...come faccio ad andare nella direzione giusta? Come faccio a portare “frutti buoni”?

 

Saranno “altri” ad orientare le mie scelte ma…i risultati sono lì da vedere.

 

- Lui, Gesù di Nazareth, dice: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.” (Gv 12, 47) E io, invece, “perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (Lc 6, 40) ...ma se non riprendo anche l’altro Sacramento, che sempre Lui ci ha lasciato, quello del Perdono...se non mi riprendo quel “Segno della Sua Presenza” che mi fa “scendere” dentro me stesso per capire dove e come correggere il senso del mio andare nei giorni del vivere...se non mi riprendo quel Momento Forte, come posso pensare di portare “frutti buoni” per me e per gli altri?

Tocca a me, tocca a te “decidere” da che parte stare.

 

Buona vita allora...con Lui al centro. Un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 



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VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

c Lc 6, 27-38 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

 

«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica.

Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.

Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano.

E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso.

E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Il Cristo è uno tosto, non ci molla. Tanto strane le Sue Parole... da sentire dentro una voglia incredibile di mandarlo a quel paese e catalogarlo come un pazzo visionario, buono per farsi quattro risate e poi lasciarlo stare.

Mai si era sentito dire: “Amate i vostri nemici, non giudicate, non condannate, perdonate, date…”. No, non è logico…né è quello che si sente dire in giro!

Ma Lui è fatto così: prendere o lasciare, ascoltarlo o ignorarlo! -

 

“Amare” è un verbo impegnativo e applicato ai nemici sembra impossibile da coniugare…Intanto però una cosa è certamente chiara: non è peccato avere dei nemici ma è odiarli!

 

Avere dei nemici fa parte della vita e amarli, del vivere davvero controcorrente come l’insegna e l’ha vissuta Lui. - “Amare i nemici” quindi… cioè preferire il dialogo allo scontro frontale: scegliere il sentiero del confronto; preferire l’ascoltarsi e cercare “mediazioni” piuttosto che ignorarsi e cercare alleati per combatterli. E’ un cambiamento di stile, è un modo concreto di vivere le situazioni di tutti i giorni. -

 

“Amare“ non è, né sarà mai, una bandiera da sventolare, ma una vita da vivere, sempre, anche nei momenti difficili, anche quando scopri d’avere qualcuno che avverti, e ti sente, come “nemico”.

La stessa cosa vale per il “condannare” perché non è attitudine che Lo riguarda, e ciò lo asserirà anche in modo chiaro: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo…” (Gv 12, 47). “Condannare” è un’attività da giudici e magistrati, non è un per noi che siamo invitati a non “giudicare”, mai!

 

Ancora una volta la Sua Parola c’impegna in un atteggiamento nuovo che tende a cercare di capire le ragioni dell’altro, di spiegarci il perché ci sono cose giuste e sbagliate, cercare di prendere le distanze dal male… in modo chiaro e deciso, ma con una mano tesa alla persona. Se provassimo davvero a dar retta a Gesù e rinunciassimo alle logiche di questo nostro strano e affascinante tempo? Cambiare la cultura del “vivere”! Eccolo il Suo “pressing”! Proviamo ad ascoltarlo davvero...

 

Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao Don Gigi Pini

 

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

c Lc 6, 17.20-26 In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.

Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

 

«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete, perché riderete.

Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.

Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.

Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Gesù, ancora una volta, mi dice in che cosa consiste “prendere il largo” nella vita: la strategia per riempire “le reti”. “ Essere poveri, affamati, nel pianto, odiati ed insultati “

…ma che cavolo di strategia è? “ Essere ricchi, saziati, esaltati e famosi”… qui sì che si capisce già meglio: c’è più logica, è più condivisibile.

Il Cristo invece rovescia tutto. Tutto da rifare, per Lui il problema è di prospettive.

Ci sta affermando che non ci sarà nulla che potrà davvero riempire “una vita” se non Lui. Il resto, tutto il resto, ci mette in un sacco di guai.

La ragione sta nel fatto che solo Lui “ha dato la vita”, tutta, fino alla fine...e l’ha fatto per ridarci indietro la nostra vera identità di persone “create ad immagine e somiglianza” del Padre, quindi destinati all’eternità, al Sempre. Il resto, tutto il resto è legato all’interesse di qualcuno, al loro guadagno o allo sfruttamento dei bisogni veri ed autentici di ciascuno di noi.

 

Allora usciamo dagli equivoci: - i poveri saranno tutti quelli che sanno di non bastarsi, sanno di non avere le verità in tasca; - gli affamati sono tutti quelli che cercano la verità, la giustizia, la pace e si danno da fare per costruirla; - e quando dice “beati voi che ora piangete”...non sta parlando dei pessimisti o dei “delusi” o di quelli che vedono tutto nero, ma sta parlando di quelli che vogliono stare dalla parte degli ultimi, degli sfruttati, dei violentati e lo fanno con scelte concrete di partecipazione; - e quando parla di quelli che sono odiati ed insultati sta parlando di tutti quelli che non scendono a compromessi con le mode e le “bandiere vincenti”, sta parlando di tutti quelli che non si precipitano “sul carro del vincitore” di turno...ma sanno stare con dignità e rispetto dalla Sua parte, sempre; - e i ricchi invece, e i saziati, ecc….sono tutti quelli che “si bastano”, quelli del “contento io, contenti tutti”, quelli delle verità a buon mercato o delle mezze verità, quelli del giudizio facile su tutto e su tutti, ma sempre sugli altri però…

 

Ancora una volta l’invito è di scegliere per uscire dagli equivoci. Il Cristo non è ambiguo, non vuole fare il “simpatico” o l’accomodante. Il Cristo ci lascia liberi di scegliere... di scegliere però: in modo definitivo. Sarà una "Buona Vita"...anche per noi.

 

Un grande e forte abbraccio. Ciao, Don Gigi

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

c Lc 5, 1-11 In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda.

I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra.

Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».

 

Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli.

Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».

Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone.

Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Credo che se la mattina presto, dopo una notte di fatica bestia senza aver pescato un solo pesce, vai a domandare ad un pescatore che attracca al molo, com’è andata la pesca... credo che, se ti va bene, ti fulmina con un’occhiataccia altrimenti, ti ricopre d’insulti.

 

Gesù invece non chiede nulla, sa già e così invita gli apostoli a riprendere il largo, non prima di aver detto qualcosa alla gente che era lì, in riva al lago.

Sembrerebbe una presa per i fondelli, una di quelle provocazioni che finisce a scazzottate.

Loro, stravolti dalla fatica e dalla rabbia, hanno appena la forza di una delusa replica e, quasi per inerzia o per mancanza di forza per arrabbiarsi di brutto… loro riprendono il largo e ributtano le “vuote reti”.

Succede quello che non ti aspetti. Risultato? Lasciano tutto e vanno dietro al Maestro.

 

Mi viene da pensare che, ancora una volta, non ho capito niente. Sto facendo una gran fatica per vivere un sogno che è un progetto concreto dentro la mia vita...e troppo spesso, se guardo dentro la mia rete...mi viene da dire di lasciar stare che è meglio!

Vado a dormire deluso e stanco. Perché questo vuoto? Perché? Perché tanta delusione e tanta stanchezza? - Non sarà che lavoro senza ascoltare la Parola, quello che la Parola, Lui, il Signore Gesù mi suggerisce? E non la prendo in mano neppure per “sfogliarla”... - Non sarà che mi fido solo delle mie strategie, delle mie intuizioni, del mio “io”? - Non sarà che m’impegno troppo poco nel "buttarmi" sulla sua Parola che domenica dopo domenica mi indica i traguardi, lo stile, l’anima del vivere. E che in questa domenica mi invita, ancora una volta, a non restare deluso e stanco ai bordi della vita? Perché non mi fido di Lui che mi invita a “prendere il largo”, “insieme”...non da solo come un disperato vagabondo, ma con Lui? Che cosa sto aspettando ancora? Di quanti “maestri” mi devo ancora fidare prima di scegliere “il Maestro” e andargli dietro davvero finalmente? Quante “reti vuote” ancora per decidermi a capire? Dai, una "buona vita" è possibile.

 

Un grande e forte abbraccio. Ciao, Don Gigi

 

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Notiziario periodico di Tele Maria / n.9/2022 
 Ancona, Domenica 13 marzo 2022  

 

IL SANTO ROSARIO E LA BOMBA ATOMICA
IL MIRACOLO DI HIROSHIMA E DI NAGASAKI
by Fr. John Francesco Maria Lim - Posted on August 8, 2018

 

   Fu nel 1945 che fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima. La piccola comunità di quattro gesuiti, situata in una canonica distante solo otto isolati dallo scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di un chilometro e mezzo dal centro dell’esplosione. Lo scopo dichiarato era quello di annientare il potere militare giapponese.
   I quattro Padri gesuiti vivevano in una parrocchia distante solo otto isolati dal centro dell’esplosione. Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in una specie di inferno di fuoco, di fumo e di radiazioni. Nessuno dei quattro Padri fu contaminato dalle radiazioni atomiche, e la loro casa era rimasta ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno furono distrutte e ridotte ad un cumulo di macerie incenerite. Nessuno dei duecento medici americani e giapponesi, seppero mai spiegare come mai, dopo 33 anni dallo scoppio dell’atomica, nessuno dei quattro Padri aveva mai sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere in ottima salute.
   Interrogati, i Padri avevano sempre risposto: «Avevamo sempre recitato il Rosario tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la preghiera del Rosario fu più forte della bomba atomica».
   Oggi, nel centro risorto di Hiroshima sorge una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, dove si prega giorno e notte.

 

L'ESPLOSIONE DELLA BOMBA ATOMICA SU HIROSHIMA


   Verso le 8,15 del 6 agosto 1945, la prima bomba atomica, mai sganciata nella storia dell’umanità, esplodeva, approssimativamente, ad un’altezza di 580 metri sul centro di Hiroshima, portata sulla città dal bombardiere B29 Enola Gay, partito dall’isola di Tinian, nella base navale di Guam. In pochi istanti, la città si ridusse ad una piana inaridita. Ancora oggi, è difficile arrivare ad una stima precisa del numero totale delle persone che perirono a Hroshima, in seguito all’esplosione atomica. Poiché gli effetti della bomba si manifestarono per un lungo periodo di tempo, il totale dei morti stimati varia a seconda della data in cui venne fatto il rilevamento. Si calcola comunque che, alla fine del dicembre 1945, il numero delle vittime fosse di ben superiore alle 150.000.
   Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti”.
   Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti entro un raggio di 1.500 metri. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri è rimasto contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa, la casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate.

Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le loro stesse testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione a perché mai, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: “Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario”. Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte.
   Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde: “Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno". Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri, in un raggio di circa 1,5 chilometri, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo.
   Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti i quattro membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all’esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.
   Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la loro sopravvivenza all’esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.

 

IL MIRACOLO DI NAGASAKI
Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano – “Mugenzai no Sono” (“Giardino dell’Immacolata”) – fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima.

   Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, la città cattolica del Giappone, dove viveva il 70% dei cattolici giapponesi. In questa città, vi era il convento francescano “Mugenzai no Sono” (Giardino dell’Immacolata), fondato da San Massimiliano Kolbe. Con lo scoppio della bomba atomica, anche questo convento rimase illeso come accadde a Hiroshima con la casa dei Gesuiti. Nel cuore di tutti quei Frati si vedeva l’immagine dell’Immacolata. Tutti e ovunque portavano l’immagine di Lei e ovunque cantavano il canto soave di Fatima.

I gesuiti sono sopravvissuti alla bomba atomica grazie al Rosario
Questa storia, documentata da storici e medici, è nota come “il Miracolo di Hiroshima”.

   I gesuiti Hugo Lassalle, superiore in Giappone, Hubert Schiffer, Wilhelm Kleinsorge e Hubert Cieslik si trovavano nella casa parrocchiale della chiesa gesuita di Nostra Signora dell'Assunzione, uno dei pochi edifici che hanno resistito alla bomba. Al momento dell'esplosione, uno dei gesuiti stava celebrando l'Eucaristia, un altro stava facendo colazione e gli altri erano nei pressi della parrocchia. In base a quanto ha scritto padre Hubert Cieslik, hanno riportato solo ferite di poco conto a causa dei vetri rotti, ma nessun effetto delle radiazioni né perdita dell'udito o qualsiasi altro danno. I medici che hanno assistito i gesuiti alcuni giorni dopo l'esplosione li hanno avvertiti che le radiazioni avrebbero potuto provocare loro gravi lesioni, nonché malattie e morte prematura, ma questa diagnosi non si è mai realizzata.
   Non hanno sviluppato alcun disturbo, e nel 1976, 31 anni dopo l'esplosione della bomba, padre Schiffer si è recato al Congresso Eucaristico a Philadelphia, ha raccontato la sua storia e ha detto che tutti e quattro i gesuiti erano ancora vivi e non avevano alcuna malattia.
   I sacerdoti sono stati esaminati da decine di medici circa 200 volte negli anni successivi, e sul loro corpo non è mai stata rinvenuta alcuna conseguenza delle radiazioni.
   I quattro religiosi non hanno mai dubitato del fatto di aver goduto della protezione divina, e in particolare della Madonna: “Crediamo di essere sopravvissuti perché stavamo vivendo il Messaggio di Fatima. Vivevamo e recitavamo il Rosario quotidianamente in quella casa”, hanno spiegato.
   Padre Schiffer ha scritto “Il Rosario di Hiroshima”, un libro in cui racconta tutto ciò che ha vissuto.
A Hiroshima e Nagasaki (l'altra città sulla quale è stata sganciata la bomba atomica) sono morte circa 246.000 persone, la metà delle quali al momento dell'impatto e il resto qualche settimana dopo per gli effetti delle radiazioni.
   La bomba di Hiroshima ha coinciso con la solennità della Trasfigurazione del Signore, e la resa del Giappone è avvenuta il 15 agosto, solennità dell'Assunzione della Vergine Maria.

 

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

 LA TRAGEDIA DI HIROSHIMA E IL MIRACOLO DEI QUATTRO FRATI GESUITI ILLESI 


Forse non tutti sanno che proprio durante il lancio della bomba atomica avvenne un incredibile miracolo: La Madonna del Rosario salvò 4 frati dalla morte certa là dove ogni cosa fu polverizzata e spazzata via nel raggio di chilometri. Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri sia rimasto neanche contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate. Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione al fatto che, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. 


 

Notiziario periodico di Tele Maria / n.8/2022 
 Ancona, Martedì 8 marzo 2022  

 

 

 

L'insegnamento biblico e magisteriale  
 UNA DONNA PERFETTA 
 CHI POTRA' TROVARLA? 

L'INSEGNAMENTO DELLA PAROLA DI DIO
Dal libro dei Proverbi (31,10-31)

Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto.
Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.
Ella è simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste.
Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia e dà ordini alle sue domestiche.
Pensa ad un campo e lo compra e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia.
E' soddisfatta, perché il suo traffico va bene, neppure di notte si spegne la sua lucerna.
Stende la sua mano alla conocchia e mena il fuso con le dita.
Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero.
Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.
Si fa delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti.
Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese.
Confeziona tele di lino e le vende e fornisce cinture al mercante.
Forza e decoro sono il suo vestito e se la ride dell'avvenire.
Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà.
Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia.
I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l'elogio:
«Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!».
Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.

 

 

*Dalla lettera alla donna di Giovanni Paolo II - 1995*

 

La Chiesa vede in Maria la massima espressione del « genio femminile » e trova in Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita « serva del Signore » (Lc 1, 38).

È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l'esperienza di un misterioso, ma autentico « regnare ».

Non a caso è invocata come « Regina del cielo e della terra ». La invoca così l'intera comunità dei credenti, l'invocano « Regina » molte nazioni e popoli. Il suo « regnare » è servire! Il suo servire è « regnare »!

 

LA MODESTIA NEL VESTIRE


(da "La Somma Teologica" di San Tommaso d'Aquino)

Circa il vestire c'è una virtù, che consiste nell'evitare tutto ciò che vi di è vizioso; questo poi può trovarsi nella foggia del vestire contraria ai costumi umani; nel vestito troppo lussuoso che può avere senso o di libidine o di pompa, o di troppa delicatezza o di troppa ricercatezza; o anche nel vestito troppo trasandato, quando lo è per poltroneria o per ambizione nascosta; quanto poi alle donne c'è da aggiungere che il loro abbigliamento provoca gli uomini alla lascivia; perciò se si tratta di una donna che ha da piacere al marito non è peccato; ma se si tratta di chi non ha da piacere a nessuno è peccato mortale se c'è lo scopo di provocare l'altrui concupiscenza; se invece lo si fa per leggerezza o vanità non è sempre peccato mortale.
                                                                                                                                         (San Tommaso d'Aquino)  

 

“L’occhio è la luce del tuo corpo”

CASTITA' E PUREZZA NELLO SGUARDO

 

Innanzitutto, è necessario delineare brevemente la dottrina cattolica riguardo la concupiscenza degli occhi, citata da san Giovanni in una delle sue epistole (cfr. 1 Gv 2, 16).

La virtù della castità regna in pace solo nei cuori che si custodiscono erigendo il muro di protezione per gli occhi. Senza questa difesa essa sarà detronizzata e la rovina dell’anima diventerà irrimediabile. Così lo dimostra la Storia, come vedremo in alcuni esempi.

Davide, il re-profeta, si precipitò nell’abisso dell’adulterio e dell’omicidio perché fissò maliziosamente Betsabea (cfr. 2 Sam 11, 2-27). Lo sguardo impuro accese nel suo spirito una fiamma divoratrice. E, come dice giustamente il Libro dei Proverbi, “Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti”? (6, 27).

Ai tempi del profeta Daniele, due anziani malvagi bramarono in cuor loro la casta Susanna e cercarono, invano, di peccare con lei, costringendola con minacce. Vedendosi respinti dall’integra donna, l’accusarono falsamente di adulterio, ma Dio venne in soccorso della sua figlia innocente. Per mezzo di Daniele, la salvò dalle grinfie di quegli uomini perversi che furono condannati alla pena che avevano tentato di infliggere alla vittima del loro animo lussurioso. Vecchi rattrappiti, meritarono di udire il rimprovero del profeta: “Razza di Cànaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore” (Dn 13, 56). Per questi due miserabili sarebbe stato utile applicare i saggi principi del Siracide: “Distogli l’occhio da una donna bella, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti sono periti; per essa l’amore brucia come fuoco” (9, 8-9).

Anche il patriarca Giuseppe divenne il bersaglio della concupiscenza degli occhi. Fatto schiavo per il tradimento dei suoi fratelli, fu venduto in Egitto a Putifar, capo delle guardie del re, il quale, ammirato per la virtù di quell’ebreo, gli affidò la cura dei suoi beni. Ora, Giuseppe “era bello di forma e avvenente di aspetto” (Gn 39, 6) e la moglie di Putifar, presa da una passione disordinata, “gettò gli occhi” (Gn 39, 7) sullo schiavo del marito e gli propose ciò che non è gradito al Signore. Giuseppe, fedele alla Legge Divina, respinse la terribile sollecitazione della donna, ricevendo in cambio la calunnia e la prigione. La fedeltà del grande patriarca fu più tardi ricompensata da Dio, che gli fece conquistare la fiducia del faraone (cfr. Gn 41, 42-44).

Questi episodi mostrano il senso profondo dell’insegnamento del Divino Maestro: “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!” (Mt 6, 22-23). Infatti, la vista è la porta dei desideri, in un modo tale che “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5, 28). La concupiscenza dello sguardo proviene dalla ferita causata nel cuore umano dal peccato originale, che colpì tutti gli uomini e tutte le donne.

Come ignorare, allora, l’esistenza di modi di vestire pericolosi, che mettono a repentaglio la purezza di coloro che vedono e osservano chi si presenta in questo modo? In senso contrario, gli abiti ideati con modestia ed eleganza aiutano la casta protezione degli occhi

IL MAGISTERO PONTIFICIO
SULLA GUERRA

 

LA GUERRA SECONDO LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
di Stefano Fontana
 
     La Dottrina sociale della Chiesa si è molto occupata della pace e quindi anche della guerra. In questo momento di pericolo e tragedia possiamo attingere ancora una volta ai suoi criteri di giudizio. È bene cercare di capire i fatti e i comportamenti degli attori e studiare gli antecedenti dei conflitti, Per non perdersi, però, nella complessità della casistica rimane fondamentale rifarsi ai principi. La Dottrina sociale della Chiesa dà i propri insegnamenti alla luce del diritto naturale elevato e purificato, ma mai negato o soffocato, dalla morale evangelica delle beatitudini.
     La guerra può essere di aggressione o di difesa. La guerra di aggressione è sempre da condannarsi e sempre va confermato il diritto alla legittima difesa della patria, come sempre vale il diritto alla legittima difesa della famiglia da chi la minaccia gravemente. L’uso delle armi, anche in caso di una chiara motivazione difensiva, è comunque sottoposto a limiti etici. Il danno provocato dall’aggressione deve essere “durevole, grave e certo”. Si richiede inoltre che siano stati fatti senza esito tutti i passi necessari per evitare la necessità dell’uso delle armi anche per difendersi. che ci siano “fondate condizioni di successo” onde evitare il sacrificio di una intera nazione e, infine, che l’uso delle armi non provochi danni e disordini maggiori del male da evitare. I due criteri principali sono quindi quello della necessità e quello della proporzionalità. Non esiste un diritto alla guerra di aggressione, ed anche la guerra di difesa è sottoposta a criteri molto esigenti.
     Il diritto delle nazioni alla difesa può permettere forme di alleanze tra Stati affinché anche i più deboli possano essere protetti. Le alleanze difensive, però, non devono trasformarsi in alleanze offensive e minacciose per la pace. Il ricorso agli armamenti per motivi difensivi non deve avvenire trascurando i doveri di cercare strenuamente accordi internazionali per il disarmo bilanciato e progressivo. Il possesso degli armamenti per la difesa non è quindi indifferente dal punto di vista morale e politico, come se la questione si ponesse solo per il loro uso. Il possesso non è una variabile indipendente, esso trova la sua legittimazione nello sforzo mai interrotto di concordare un progressivo disarmo al fine di ridurre anche i limiti del possesso. I due criteri della necessità e della proporzionalità riguardano quindi non solo l’uso delle armi ma anche il loro possesso, nell’impegno di alzare progressivamente la soglia dei due criteri. Senza questo impegno reale la corsa agli armamenti diventa colpevole. Non vale nemmeno l’accumulo di armi per scopi di deterrenza, ossia per trattenere o dissuadere gli avversari da possibili aggressioni. La deterrenza diventa uno stimolo alla rincorsa verso armamenti sempre maggiori e fa aumentare il pericolo.
     La Dottrina sociale della Chiesa ha posto limiti molto rigidi non solo all’inizio di una guerra ma anche all’uso delle armi dopo lo scoppio di una guerra, da qualsiasi parte in conflitto. Nel rispetto del diritto internazionale umanitario devono essere preservati i civili, sia da parte dell’eventuale aggressore sia da parte di chi organizza le azioni militari di difesa. L’uso di milizie civili e di resistenza civile, soprattutto l’utilizzo di donne e bambini, deve essere evitato dalle parti belligeranti. Coloro che cercano rifugio in altri Paesi per fuggire dalla guerra che ha colpito il proprio devono poter contare su corridoi riservati e sull’aiuto della comunità internazionale. In queste occasioni si deve porre particolare attenzione a non dividere le famiglie.
     È possibile che una minoranza sia sottoposta a gravi minacce non solo per la sua libertà ma anche per la sua stessa sopravvivenza. In questi casi la comunità internazionale ha un dovere di ingerenza umanitaria, sulla base del quale intervenire a protezione delle vittime e per impedire violenze sistematiche che talvolta arrivano anche al genocidio. In questi gravissimi casi si può anche non rispettare la sovranità degli Stati,. Bisogna però porre grande attenzione perché quello all’ingerenza umanitaria non è un diritto, è un dovere. Quindi è sottoposto ai principi generali che rendono legittima la guerra già visti sopra nonché al diritto internazionale.
     Le sanzioni, soprattutto quelle economiche, possono essere assunte solo a determinate condizioni e finalità. Devono indurre alla trattativa e al dialogo, non devono gravare sulla popolazione come una punizione indiscriminata, devono essere limitate nel tempo, saggiamente monitorate affinché non facciano soffrire l’intera popolazione. 
     Ogni guerra ha una storia dietro le spalle. Si è trattato di una serie di incomprensioni, violenze e ingiustizie accumulatesi e diventate poi “strutture di peccato” (Giovanni Paolo II). Le iniquità producono danni lungo il tempo e lasciano tracce che pesano sul futuro. È doveroso risalire all’indietro, riprendere il passato, chiarirlo alla luce della ragione e perdonarlo alla luce della fede. Ideologie politiche atee e disumane sono state e sono tuttora grandi cause di guerre. La verifica e purificazione del passato comporta anche di liberarsi da esse. L’Europa, in particolare, ne è ancora molto gravata e questo ha comportato e comporta ancora forme di “guerra civile” europea da superarsi.


Stefano Fontana 

 

PREGHIERA PER LA PACE
di San Giovanni Paolo II

 

Dio dei nostri Padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l' orgoglio dei violenti.

 

Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia.

 

Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature in cielo, in terra e in mare.

 

In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli, ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove, gesti generosi ed onorevoli, 
spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.

 

Concedi al nostro tempo giorni di pace.

Mai più la guerra.

 

Predizioni assai chiare sui tempi futuri sono attribuite a Suor Elena Aiello, la monaca santa, famosa per aver inutilmente preavvisato Benito Mussolini di tutti i disastri che sarebbero avvenuti in Italia se fosse entrato in guerra a fianco di Hitler. “Una propaganda empia ha diffuso nel mondo molti errori, suscitando ovunque persecuzioni, rovine e morte. Se gli uomini non cesseranno di offendere il Figlio mio, il tempo non sarà lontano che la giustizia del Padre manderà sulla terra il flagello dovuto, e sarà il peggiore castigo che mai si sia visto nella storia dell’umanità. Quando nel cielo apparirà un segno straordinario, sappiano gli uomini che prossima sarà la punizione del mondo !” (7 Gennaio 1950)

 

Dal messaggio del 16 aprile 1954:
“Il mondo è sprofondato in una corruzione strabocchevole… Quelli che governano si sono resi veri demoni incarnati, e mentre parlano di pace, preparano le armi più micidiali… per distruggere popoli e nazioni”.
Dal messaggio del 1959: “Il materialismo avanza veloce in tutte le nazioni e continua la sua marcia segnata di sangue e di morte!… Se gli uomini non torneranno a Dio, verrà una grande guerra da est ad ovest, guerra di terrore e di morte, ed infine il fuoco purificatore cadrà dal cielo come fiocchi di neve su tutti i popoli e una gran parte dell’umanità rimarrà distrutta.... Mai come in queste ore tragiche il mondo ha bisogno di preghiere e di penitenze, perché il Papa, la Chiesa e i sacerdoti sono in pericolo, e se non si prega la Russia marcerà sull’Europa e particolarmente sull’Italia, con molte rovine e stragi… Coloro che governano non comprendono questo perché non hanno il vero spirito cristiano e sono anche ciechi nello spirito, perché non vedono la verità. Anche in Italia sono come lupi rapaci rivestiti da pelli d’agnello, perché mentre si dicono cristiani aprono le porte al materialismo, facendo dilagare la disonestà dei costumi, e porteranno l’Italia alla rovina; ma molti di essi andranno in confusione… Manifesterò la mia predilezione per l’Italia, che sarà preservata dal fuoco; ma il cielo si coprirà di densa tenebra e la terra sarà scossa da spaventosi terremoti che apriranno profondi abissi, e verranno distrutte città e province; e tutti grideranno che è la fine del mondo! Anche Roma sarà punita secondo giustizia per i suoi molti e gravi peccati, perché lo scandalo è arrivato al colmo. I buoni però, che soffrono e i perseguitati per la giustizia e le anime giuste non debbono temere, perché saranno separati dagli empi e dai peccatori ostinati, e saranno salvati!
Questo l’ultimo messaggio del 22 agosto 1960:“L’umanità si è allontanata da Dio e, allucinata dai beni terreni, ha dimenticato il cielo e si è sprofondata in una corruzione strabocchevole, che non trova riscontro neppure con i tempi del diluvio!… Ma l’ora della giustizia di Dio è vicina e sarà terribile! Tremendi flagelli sovrastano il mondo e diverse nazioni saranno colpite da epidemie, carestie, forti terremoti, terrificanti uragani e morte!… E se gli uomini non ravviseranno in questi flagelli i richiami della Divina Misericordia e non ritorneranno a Dio con una vita veramente cristiana, un’altra guerra terribile verrà da Est ad Ovest, e la Russia con le sue armi segrete, combatterà l’America, travolgerà l’Europa e si vedrà specialmente il fiume del Reno della Germania pieno di cadaveri e di sangue. Anche l’Italia sarà travagliata da una grande rivoluzione e il Papa dovrà molto soffrire. Il nemico, come leone ruggente, avanzerà su Roma e il suo fiele avvelenerà popoli e nazioni

 

 

Notiziario periodico di Tele Maria / n.7-2022 
 Ancona, Giovedì 24 febbraio 2022  

  a cura del Prof. Giorgio Nicolini - direttore@telemaria.it

 

  INSEGNAMENTI E PROFEZIE DI SANTA GIACINTA MARTO 

 L'insegnamento dei Santi 

 

SUL PECCATO  CAUSA DELLA GUERRA 
 BENEDETTO XV, PIO XII, PAOLO VI, GIOVANNI PAOLO II 

 

 LE GUERRE  NON SONO ALTRO CHE IL CASTIGO  PER I PECCATI DEGLI UOMINI 

Santa Giacinta Marto era stata, fino al momento delle apparizioni dell’Angelo del Portogallo (1916) e quelle di Nostra Signora di Fatima, una bambina solare, allegra, spensierata, che amava cantare e ballare, si trasforma dopo le apparizioni e diventa, come stanno a dimostrare sia le testimonianze che le fotografie che la ritraggono, serissima e con pupille che trafiggono come lame lucenti. Abbiamo bisogno dello sguardo di Giacinta, quello dei lottatori, di coloro che sanno che la vittoria sul male costa sudore e sangue.

E il mondo ha paura del suo sguardo severo: sono occhi che parlano di Dio e della Sua Grazia, degli uomini e dei loro peccati. Giacinta, infatti, sembrava preoccupata nell’unico pensiero di convertire i peccatori e salvare le anime dall’Inferno.

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Benedetto XVI parla della preghiera di intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra, le due città bibliche punite da Dio a causa dei loro peccati, perché Abramo non poté trovare in esse neppure dieci giusti, che ne meritassero la salvezza.

Il Signore voleva questo: un numero anche minimo di giusti per salvare la città. 

“Ma – afferma Benedetto XVI – neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d’intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19)”. Il Papa ricorda dunque che “non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo” 

(Benedetto XVI, Udienza generale, 18 maggio 2011). Il peccato porta con sé, come conseguenza, il castigo, sia sul piano individuale che su quello collettivo.

 

CITAZIONI DEL MAGISTERO PONTIFICIO

 

  Papa Benedetto XV ricorda, nel corso della Prima Guerra mondiale, che “(…) le private sventure sono meritati castighi, o almeno esercizio di virtù per gli individui, e che i pubblici flagelli sono espiazione delle colpe onde le pubbliche autorità e le nazioni si sono allontanate da Dio” (Benedetto XV, Discorso ai predicatori quaresimali di Roma, 19 febbraio 1917).

♦  Ancora papa Benedetto XV: “Dio, che governa il mondo nel tempo e nell’eternità, premia e punisce gli uomini, sia individualmente, sia nelle comunità, secondo le loro responsabilità” (Benedetto XV, Enciclica In praeclara summorum, 30 aprile 1921).

♦ Pio XII, in occasione della rivolta di Ungheria, insegna che il Signore “(…) come giusto giudice, se punisce spesso i peccati dei privati soltanto dopo la morte, tuttavia colpisce talora i governanti e le nazioni stesse anche in questa vita, per le loro ingiustizie, come la storia ci insegna” (Pio XII, Enciclica Datis Nuperrime, 5 novembre 1956).

♦ San Giovanni XXIII afferma che “(…) l’uomo, che semina la colpa, raccoglie il castigo. Il castigo di Dio è la risposta di Lui ai peccati degli uomini”; perciò “Egli (Gesù) vi dice di fuggire il peccato, causa principale dei grandi castighi” (Giovanni XXIII, Radiomessaggio, 28 dicembre 1958).

♦ San Paolo VI: “Come siamo meschini, come siamo davvero colpevoli al punto da meritare i castighi del Signore!” (Paolo VI, Omelia, 13 marzo 1966).

♦ San Giovanni Paolo II spiega che Dio “(…) esige sì soddisfazione, e tuttavia è anche clemente, e non ci punisce tanto quanto meriteremmo” (Giovanni Paolo II, Omelia, 22 febbraio 1987). Il che vuol dire che Dio comunque punisce.

♦ Ancora San Giovanni Paolo II: “Dio ricorre al castigo come mezzo per richiamare sulla retta via i peccatori sordi ad altri richiami” (Giovanni Paolo II, Udienza generale, 13 agosto 2003).

 

L'INSEGNAMENTO DEI SANTI

 

Sant’Annibale di Francia (1851-1927) il 16 novembre 1905 profetizzò il terribile terremoto di Messina che avvenne il 28 dicembre 1908. Ecco le sue parole: “Senza mezzi termini, senza reticenze e timori, io vi dico, o miei concittadini, che Messina è sotto la minaccia dei castighi di Dio: essa non è meno colpevole di tante altre città del mondo che sono state distrutte o dal fuoco o dalle guerre o dai terremoti: deve dunque aspettarsi da un momento all’altro di subire anch’essa la stessa sorte (…). Ecco il terribile argomento del mio lacrimevole discorso. Io comincio da farvi una enumerazione di tutti quei motivi pei quali i castighi del Signore su questa città appariscono alla mia atterrita fantasia quasi inevitabili. Il primo motivo è che i nostri peccati reclamano i castighi di Dio. Presso di noi “peccato” è una parola di poco peso. Lo commettiamo con la massima facilità, ci abituiamo assai naturalmente, arriviamo a bere l’iniquità come acqua e con l’anima piena di peccati e di delitti ridiamo, scherziamo, dormiamo e pensiamo ad acquistarci il ben vivere per peccare ancora di più. Se qualche volta ci pentiamo, è un pentimento superficiale e momentaneo: ben presto si torna al vomito. Leggiamo la Sacra Scrittura, interroghiamo la storia di tutti i secoli, e noi troviamo che Dio punisce non solo nell’altra vita, ma anche in questa. Diluvi sterminatori, terremoti distruttori, guerre, epidemie devastatrici, carestie, siccità, mali sempre nuovi e incogniti: tutto dimostra che Iddio castiga severamente i peccati anche in questa vita. (…) Un secondo motivo per cui dobbiamo ritenere per certi i castighi di Dio, è che tante altre città a noi vicine hanno già avuto questi castighi, appunto perché avevano i nostri stessi peccati. Ora, se Dio punì quelle città che avevano questi stessi peccati, perché non punirà anche noi? Dio è giusto. Terzo motivo: i castighi di Dio verranno su di noi perché abbiamo avuto diversi avvisi e non ne abbiamo fatto caso. Undici anni or sono, la terra ci tremò sotto i piedi. Dopo 4 anni, il 1898, terremoti: minore fervore. Finalmente 40 giorni fa terremoti. Che si fece? Nulla! Il popolo, le famiglie rimasero indifferenti! Ci siamo abituati. Ci sembra che godiamo d’un privilegio d’immunità presso Dio e che possiamo peccare a nostro bell’agio. Ah, non è così! Tutti questi replicati avvisi non sono che i lampi e i tuoni precursori dell’imminente scoppio dell’uragano! Quarto motivo: la nostra storia, fin dall’origine, ci accerta che Messina, quando in un’epoca quando in un’altra, è stata visitata sempre dal divino flagello. Il passato insegna l’avvenire. Se Iddio per tanti secoli ha fatto così con questa città, perché deve mutare adesso la sua condotta?. (…) Il terremoto, per quanto è terribile, ha però questo di buono, che apporta una conversione generale! È un gran missionario” (Sant’Annibale Di Francia, Appunti di predica, 15 novembre 1905, in Scritti, s. d., Curia Generalizia dei Rogazionisti, vol. 55, doc. 2005. Cfr. anche Ignazio Cannavò, Chiesa e terremoto (Messina 1908). Solidarietà e polemiche, Bonanno, Acireale-Roma 2009, pp. 133-135).

Alla vigilia della seconda sessione del Concilio Vaticano I, il 6 gennaio 1870, San Giovanni Bosco ebbe una visione in cui gli fu rivelato che “(…) la guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini. Così si espresse il Signore: ‘Voi, o sacerdoti, perché non correte a piangere tra il vestibolo e l’altare, invocando la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della fede e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, nelle piazze, in ogni luogo anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate che questa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici e che rompe le ire di Dio e degli uomini?’ (Cit. in “La Civiltà Cattolica” dell’anno 1872, vol. VI, serie III, pp. 299-303. Cfr. anche Memorie biografiche del venerabile don Giovanni Bosco. Raccolte del sacerdote Salesiano Giovanni Battista Lemoyne, edizione extra commerciale, vol. IX, Tipografia S.A.I.D. “Buona Stampa”, Torino 1917, p. 782).

Racconta santa Faustina Kowalska“Un giorno Gesù mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una città, che è la più bella della nostra Patria. Il castigo doveva essere uguale a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra.” A questo proposito il direttore spirituale di Santa Faustina, don Sopocko, durante la deposizione testimoniale, ha fatto la seguente dichiarazione: “Aveva scritto inoltre nel ‘Diario’ che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano. Quando in seguito, dopo aver letto il ‘Diario’ le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così. Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l’uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva” (Santa Faustina Kowalska, Diario, 39).

A proposito dell’ira di Dio, sempre santa Faustina scrive: “Oggi il Signore mi ha fatto conoscere la sua ira contro l’umanità, che per i suoi peccati merita che vengano accorciati i suoi giorni. Mi ha fatto conoscere inoltre che l’esistenza del mondo è sostenuta dalle anime elette, cioè gli ordini religiosi. Guai al mondo, se venissero a mancare gli ordini religiosi” (Santa Faustina Kowalska, Diario, 1434).

Tra le tante cose che Gesù disse a santa Faustina vi sono anche queste parole: “Faccio uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo; la Mia mano afferra malvolentieri la spada della giustizia. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia” (Santa Faustina Kowalska, Diario, 1588). E ancora: “Se tu non Mi legassi le mani, manderei molti castighi sulla terra.” (Santa Faustina Kowalska, Diario, 1722).

San Pio da Pietrelcina disse ad un suo figlio spirituale: “Ringrazia e bacia dolcemente la mano di Dio che ti percuote: è sempre la mano di un Padre che ti percuote perché ti vuol bene.” E ancora: “O Dio, se tutti conoscessero la vostra severità, al pari della vostra dolcezza, quale creatura sarebbe così stolta che oserebbe offendervi?” (San Pio da Pietrelcina, Epistolario, I, 191). Un giorno Gesù gli disse: “Figlio mio, ho bisogno delle vittime per calmare l’ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna.” (San Pio da Pietrelcina, Epistolario, I, 118).

A proposito della Prima Guerra Mondiale san Pio dice: “Il flagello attuale nei fini di Dio è di avvicinare l’uomo alla divinità, come fine principale; come fine secondario ed immediato poi è di scagionare le persecuzioni contro i figli di Dio che ne seguirebbero per parte dei figli di questo, qual giusto frutto della presente guerra.”  (San Pio da Pietrelcina, Epistolario, I, 510). Poi ancora: “Innanzitutto tutte le nostre preghiere siano rivolte a disarmare la collera divina verso la nostra patria. Anch’essa ha molti conti da saldare con Dio. Impari almeno dalle sventure altrui, massime da quelle della sua consorella la Francia, quanto dannoso sia per la nazione l’allontanarsi da Dio ed intoni a suo tempo il ‘miserere’.”  (San Pio da Pietrelcina, Epistolario, I, 206).

Nella Summa c’è una quaestio dedicata alla liceità della “vendetta”, considerata da san Tommaso d’Aquino una specifica virtù (Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, q. 108, a. 2.), una perfezione divina che “consiste nel punire, rispettando in tutte le circostanze la debita misura.” (Ivi, IIª-IIae q. 108 a. 2 ad 3). Scrive il Dottore Angelico: “Quando è tutto il popolo che pecca, la vendetta va fatta su tutto il popolo, come furono sommersi nel mar Rosso gli Egiziani che perseguitavano i figli d’Israele, e come furono colpiti in blocco gli abitanti di Sodoma; oppure va colpito un numero rilevante di persone, come avvenne nel castigo inflitto per l’adorazione del vitello d’oro. Invece altre volte, se si spera l’emenda di molti, la severità della vendetta deve colpire pochi esponenti, la cui punizione incuta timore negli altri: come si legge nel libro dei Numeri, che il Signore comandò di impiccare i capi per il peccato di tutto il popolo. Se invece il popolo non ha peccato in blocco ma in parte, quando i colpevoli possono essere riconosciuti, la vendetta deve esercitarsi su di essi: se però il castigo è possibile senza pregiudizio per gli altri. Altrimenti si deve perdonare al popolo a scapito della severità. Lo stesso si dica per il principe che rappresenta il popolo. Infatti il suo peccato va tollerato, se non può essere punito senza scandalo dei sudditi: a meno che non sia tale da nuocere al popolo, nell’ordine spirituale o temporale, più dello scandalo che potrebbe nascere dalla punizione” (Ivi, IIª-IIae q. 108 a. 1 ad 5).

A chi dice che, poiché il castigo è dovuto al peccato, ogni peccato è volontario, e dunque la vendetta deve esercitarsi solo su coloro che han voluto la colpa, san Tommaso risponde: “La pena, o castigo, può essere considerata sotto due aspetti. Primo, sotto l’aspetto di punizione. E come tale, la pena è dovuta solo al peccato: perché con essa viene ristabilita l’uguaglianza della giustizia, nel senso che colui il quale peccando aveva troppo assecondato la propria volontà, viene a subire cose contrarie al proprio volere. Perciò, siccome ogni peccato è volontario, compreso quello originale, secondo le spiegazioni date, è evidente che nessuno viene punito in questo senso, se non per atti compiuti volontariamente. Secondo, una pena può essere considerata come medicina, non solo per guarire dai peccati già commessi, ma per preservare dai peccati futuri, e per spingere al bene. E sotto quest’aspetto uno può essere castigato anche senza colpa: però non senza una causa. – Si deve però notare che una medicina non priva mai di un bene maggiore, per procurarne uno minore: un medico, per esempio, non accecherà mai un occhio per sanare un calcagno; tuttavia egli potrà infliggere un danno in cose secondarie per soccorrere quelle principali. E poiché i beni spirituali sono i beni supremi, mentre quelli temporali sono tanto piccoli; talora uno viene castigato nei beni temporali senza alcuna colpa, ed è così che Dio infligge molte penalità della vita presente come prove e umiliazioni: nessuno invece viene mai punito nei beni spirituali, sia nel tempo presente che nella vita futura, senza sua colpa; poiché codeste punizioni non sono medicinali, ma accompagnano la dannazione dell’anima.”  (Ivi, IIª-IIae q. 108 a. 4 co).

Quando si parla della possibilità dei castighi divini, vien naturale un’obiezione: ma con le catastrofi a morire sono anche gli innocenti e anche i bambini. Sentiamo cosa ha da dirci san Tommaso d’Aquino a riguardo: “L’ignoranza causa involontarietà. Ma talora la vendetta raggiunge anche chi è nell’ignoranza. Infatti i bambini dei Sodomiti, sebbene fossero nell’ignoranza invincibile, perirono insieme ai loro genitori, come si legge nella Scrittura. Parimenti per il peccato di Datan e di Abiron furono ingoiati anche i loro piccoli. Anzi, per il peccato degli Amaleciti, Dio comandò di uccidere persino gli animali bruti privi di ragione. Perciò la vendetta talora va esercitata anche contro le colpe involontarie.” (Ivi, IIª-IIae q. 108 a. 4 arg.3).

Tutte le pene di questa vita, anche quelle degli innocenti, come i bambini, sono pene o conseguenze del peccato originale. Infatti, spiega san Tommaso, “(…) secondo il giudizio di Dio i bambini sono puniti con le pene temporali assieme ai genitori, sia perché appartengono ad essi, e sia perché in loro Dio punisce i genitori. E infine anche perché questo ridonda a loro bene: perché se dovessero sopravvivere, sarebbero portati a imitare le colpe dei genitori, e quindi meriterebbero pene più gravi. La vendetta poi viene esercitata sugli animali e sulle altre creature prive di ragione, perché in tal modo ne vengano puniti i proprietari. E anche per incutere orrore del peccato”.

Negare che Dio possa castigare per salvaguardare la “bontà” di Dio è urmissione della sofferenza, per cui a riguardo si dovrebbe ipotizzare o che Dio sia impotente dinanzi alle catastrofi e alla morte (convinzione, questa, di teologie gnostiche che parlano della “debolezza” di Dio) oppure che, pur potendo intervenire, sia indifferente n’assurdità. E’ un’assurdità, perché è proprio il contrario. Un Dio che non castiga non spiega la sua pedinanzi a ciò che accade. Ovviamente siamo all’assurdo tanto nella prima quanto nella seconda ipotesi.

Notiziario periodico di Tele Maria / n.6-2022 
 Ancona, Lunedì 14 febbraio 2022  

 

 

 

  VENTI DI GUERRA SULL'EUROPA  
 

SANTI CIRILLO E METODIO
EVANGELIZZATORI E PATRONI D'EUROPA

 

Nello stesso giorno di san Valentino, vescovo di Terni e martirizzato a Roma, la Chiesa celebra la festa dei santi fratelli Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e proclamati compatroni d’Europa da Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Egregiae Virtutis del 31 dicembre 1980. Nel 1985 il santo pontefice polacco dedicò ai due anche un’enciclica (come già aveva fatto Leone XIII), la Slavorum Apostoli, in cui scrisse che «Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione orientale e la tradizione occidentale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d’Oriente e d’Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l’unità visibile nella comunione perfetta e totale […]. L’unità è l’incontro nella verità e nell’amore, che ci sono donati dallo Spirito».

 

LEGGI L'IMPORTANTE ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II "SLAVORUM APOSTOLI"
Clicca QUI
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_19850602_slavorum-apostoli.html

 

 DALLA “VITA” IN LINGUA SLAVA DI COSTANTINO 

 

 

VENTI DI GUERRA SULL'EUROPA

 

 IL POPOLO UCRAINO IN GINOCCHIO, 
 FUORI ALL'APERTO CON LA NEVE, 

 A PREGARE AFFINCHE' IL SIGNORE LI LIBERI DALLA GUERRA 


 

 Notiziario periodico di Tele Maria / n.5-2022 

 Ancona, Domenica 6 febbraio 2022  

 

 6 febbraio 2022: NELLA 44^ GIORNATA PER LA VITA 
  L'ESEMPIO DEL RE BALDOVINO: 
 DALLA SANTA CASA  LA FORZA PER DIFENDERE LA VITA 

 DALLA SANTA CASA 
 IL RE BALDOVINO DEL BELGIO OTTENNE LA FORZA PER ABDICARE 
 PER NON DOVER FIRMARE LA LEGGE SULLA LEGALIZZAZIONE DELL'ABORTO

Baldovino I re dei Belgi - (Castello di Stuyvenberg 1930 - Motril 1993)
Figlio del re Leopoldo III e di Astrid di Svezia, luogotenente generale del regno con poteri reali dal 5 agosto 1950 per delega del padre, che con tale atto chiuse la spinosa e delicata questione reale provocata dal proprio atteggiamento nel 1940, è salito al trono il 17 luglio 1951 a seguito dell'abdicazione del padre ed ha regnato fino alla morte; gli è succeduto il fratello Alberto II. Nel dicembre 1960 sposò la nobile spagnola Fabiola de Mora y Aragón (Madrid 1928 - Bruxelles 2014), dalla quale non ebbe figli. Fervente cattolico, nel 1992 abdicò per 36 ore per non dover firmare la legge sulla legalizzazione dell'aborto.

AVVERTENZE
PER LA VISIONE DEL FILMATO
IL GRIDO SILENZIOSO

 

IL METODO DELLA VIDEOCASSETTA
“IL RISPETTO DELLA VITA UMANA NASCENTE”

 

 PER VEDERE E FAR VEDERE IL FILMATO
SI CONSIGLIA DI SEGUIRE IL METODO SOPRA INDICATO

 

PERCHÉ IL SIGNORE
VUOLE CHE CONFESSIAMO I NOSTRI PECCATI?

 

 QUANDO VOGLIONO METTERVI DEI LEGAMI E USARVI 

 QUESTO NON VIENE DA DIO 


L'amore è pazienza, l'amore è obbedienza, è dolcezza, è fortezza, è pace, è tutto; sicché tutte le virtù se non hanno vita dall'amore al più si possono chiamare virtù naturali, ma l'amore le cambia in virtù divine (Luisa Piccarreta Vol X, 23 novembre 1910)

 

I PICCOLI PECCATI

     Il mondo li chiama inezie. Non solo i cattivi che, avvezzi al peccato, vivono senza tanti scrupoli, com'essi dicono; ma gli stessi buoni con che facilità scusano e si permettono i piccoli peccati deliberati! Chiamano inezie le bugie, le impazienze, le piccole trasgressioni; inezie e malinconie il guardarsi dalle piccole malignità, dalle mormorazioni, dalle distrazioni... E tu come le chiami? Come te ne guardi?
     Gesù li condanna come peccati. Una trasgressione della legge, sebbene piccola, ma di volontà deliberata non può essere cosa indifferente a Dio. Autore della legge, che ne intima la perfetta osservanza. Gesù condannava le cattive intenzioni dei farisei; Gesù diceva: Non giudicate, e non sarete giudicati; anche d'una parola oziosa renderete ragione al Giudizio. A chi dobbiamo credere, al mondo o a Gesù? Vedrai sulla bilancia di Dio se erano inezie, scrupoli, malinconie.
     In Paradiso non entrano. Sta scritto che nulla di macchiato entra lassù. Sebbene siano piccoli, e Iddio non condanni all'Inferno i piccoli peccati, noi, piombati nel Purgatorio vi staremo finché sussista l'ultimo briciolo, tra quelle fiamme, tra quei dolori, tra quelle pene cocenti; quale conto faremo allora dei piccoli peccati? Anima mia, rifletti che toccherà a te il Purgatorio, e chi sa per quanto tempo... E vuoi seguire a peccare? E dirai ancora inezia un peccato punito da Dio cosi severamente?

PRATICA. — Fa un atto di sincera contrizione; proponi di evitare i peccati volontari.

Tratto da:

Brevi meditazioni per tutti i giorni dell'anno e sopra le solennità della Chiesa proposte alle anime pie (Agostino Berteu)

 

 

Notiziario periodico di Tele Maria / n.8/2022 
 Ancona, Martedì 8 marzo 2022  

 

LE PROFEZIE  DELLA MADONNA  
 DEL BUON SUCCESSO  

  San Giovanni Bosco e l'Ausiliatrice

DON BOSCO  E IL PICCOLO CARLO 

 

LE VERITA' DELLA FEDE CATTOLICA

 

 Nel 1849 cadeva gravemente ammalato un giovane sui 15 anni di nome Carlo, che frequentava l’Oratorio di Don Bosco come esterno. Era figlio dell’albergatore di una vicina trattoria e, quando il medico lo diede spacciato, si pensò di chiamargli un sacerdote. Carlo voleva don Bosco, suo confessore solito, e don Bosco era fuori Torino. Nella notte il ragazzo morì, sempre chiamando don Bosco.
 

 Quando questi giunse e seppe di Carlo si affrettò a quella casa. Quando vi giunse, il cameriere gli si fece incontro, singhiozzando.
- Troppo tardi, don Bosco, troppo tardi! Carlo è morto stanotte.
- Ma che?!… Egli dorme.
E siccome il cameriere lo guardava con aria ironica, soggiunse:
– Volete scommettere una pinta, che Carlo non è morto? 
In quel mentre, sopraggiunsero gli altri di casa, che piangendo gridarono:
– Sì, sì! è proprio morto! Ah!… il povero Carlo non è più!
- Andiamo a vedere – continuò il Santo.
   E subito fu condotto nella camera dove il cadavere, già vestito dei suoi abiti, era ricoperto di un velo bianco. Don Bosco si appressò, fece una fervida preghiera, poi disse ai presenti:
– Ritiratevi un momento; lasciatemi solo con lui. Dopo quella preghiera, in tono di comando lo chiamò:
- Carlo… Carlo… alzati!
 

 A quella voce, il giovane si muove, e come svegliandosi da un profondo sonno, apre gli occhi, li volge attorno, e dice: – Dove sono? Oh don Bosco!… è proprio lei?… Se sapesse quanto l’ho sospirato!… Ho bisogno di lei; ha fatto bene a svegliarmi.
   Intanto la madre, che origliava, udita la voce del figlio, si precipitò nella stanza. Don Bosco gridò:
– Aspettate, non è ancora tempo. Andate a richiamare la famiglia; vi avvertirò io.
Rivolto di nuovo a Carlo, continuò:
– Sono qui per te; di’ pure tutto quello che vuoi.
– Oh, don Bosco! Io dovevo essere all’inferno! L’ultima volta che mi confessai, non osai palesare un peccato. Ora, ho fatto un sogno spaventoso. Ho sognato di essere sull’orlo di un’immensa caverna… molti demoni mi spingevano, volevano precipitarmi dentro, quando ho sentito la sua voce. Voglio confessarmi!
   E cominciò subito la sua confessione coi segni del più grande pentimento. Appena finito, ad un cenno di don Bosco, rientra la madre con tutti quelli di casa, e Carlo, volgendosi a loro, grida:
– Don Bosco mi ha salvato! Mi ero confessato male. Don Bosco mi ha salvato dall’inferno!
   Stette circa due ore, pienamente padrone della sua mente, rispondendo a tutte le interrogazioni. Ma intanto, per quanto si muovesse e parlasse, il suo corpo era sempre freddo, la sua faccia cerea, i suoi occhi smorti e smarriti.
   Finalmente, don Bosco gli disse:
– Ora sei in grazia di Dio. Il Paradiso è aperto per te… Vuoi andare lassù, o rimanere con noi?
E Carlo rispose risoluto e festante:
– Desidero andare in Paradiso! Arrivederci in Paradiso!!!
E si lasciò cadere sul guanciale, immobile, ríaddormentato nel Signore.

 

LE PROFEZIE DI SAN GIOVANNI BOSCO 
 GIA' AVVERATE E QUELLE FUTURE

 

   [...] Ma tu Italia, terra di benedizioni, chi ti ha immersa nella desolazione? Non dire: nemici, ma gli amici. Non senti che i tuoi figli domandano il pane della Fede e non trovano chi loro lo spezzi? Che farò?… Io picchierò i pastori, Io disperderò il gregge, affinché coloro che siedono sulla cattedra di Mosè cerchino dei buoni pascoli e il gregge ascolti docile e si nutra.
   Ma sopra il gregge e sopra i pastori peserà la mia mano: la carestia, la pestilenza e la guerra faranno sí che le madri dovranno piangere il sangue dei figli e dei mariti, morti su terra nemica!
   E di te Roma, che sarà?… Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba!… Tu sei giunta a tale che non cerchi altri, né altro ammiri nel tuo Sovrano se non il lusso, dimenticando che la tua e la sua gloria sta nel Golgota!… Ora egli è vecchio, cadente, inerme, spogliato; però con la sua sola parola, egli fa tremare il mondo!   Roma!… Io verrò quattro volte a te!…
   La prima volta, percuoterò le tue terre e gli abitanti di esse. La seconda volta, porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura. La terza volta, abbatterò le difese e i difensori, e per comando del Padre installerò il regno del terrore, dello spavento e della desolazione!
   Ma i miei saggi fuggono, la mia legge è calpestata… perciò io ritornerò per la quarta volta. E allora guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano! Vi saranno prevaricazioni tra i dotti e gli ignoranti; e il tuo sangue e quello dei tuoi figli laveranno le macchie che tu fai alle leggi del tuo Dio. La guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini. Dove saranno, allora, o ricchi, le vostre magnificenze, le vostre ville, i vostri palazzi?… Saranno diventati la spazzatura delle piazze e delle strade!
   E voi, sacerdoti, perché non correte a piangere, tra il vestibolo e l'altare, invocando la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della Fede e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, sulle piazze, in ogni luogo, anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate, forse, che essa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici e che infrange l'ira di Dio e degli uomini?
   Queste cose dovranno inesorabilmente venire, l'una dopo l'altra. Ma l'augusta Regina del Cielo è presente. La potenza del Signore è nelle sue mani. Ella disperde i suoi nemici come nebbia! Ella riveste il venerando vecchio di tutti i suoi antichi paramenti!    (...)
   Arriverà ancora un violento uragano. L'iniquità è consumata; il peccato avrà fine e, prima che trascorrano due pleniluni del mese dei fiori, l'iride di pace comparirà sulla terra.
   Il gran Ministro vedrà la Sposa del suo Re vestita a festa. Su tutto il mondo apparirà un sole cosí luminoso quale non fu mai dalle fiamme del Cenacolo fino ad oggi, né piú si vedrà fino all'ultimo dei giorni.

 LE PROFEZIE 
 DELLA MADONNA DEL BUON SUCCESSO 
 PER IL SECOLO XX E XXI 
della Venerabile Mariana de Jesus Torres (1563-1635)

 

PROFILO BIOGRAFICO DELLA VENERABILE
   Il 30 dicembre 1576 nella città di Quito, capitale di una provincia spagnola situata nell’America meridionale, retta da un Viceré per conto di Filippo II, giunsero cinque monache dell’Immacolata Concezione guidate da Madre Maria de Jesus Taboada, cugina dello stesso re. Le religiose erano state chiamate dalla Spagna per istituire anche in quella terra un convento di concezioniste, Ordine fondato nel 1484 a Toledo dalla portoghese Santa Beatriz de Silva.
     A tale scopo era già sta nominata superiora Madre Maria, che aveva condotto con sé come postulante una nipote di tredici anni, Mariana Francisca Torres y Berriochoa (1563-1635), la quale, saputo della nuova fondazione, aveva insistito a tal punto con i familiari per partire da rendere impossibile il trattenerla.
     Già durante la lunga traversata si era reso evidente che la missione delle nuove fondatrici avrebbe prodotto frutti straordinari e che vi sarebbe stata l’opposizione del perenne nemico del bene, infatti una terribile tempesta aveva messo a rischio l’integrità della nave e la vita dei passeggeri.
     Mariana, che era dotata di una profonda spiritualità arricchita da fenomeni mistici, aveva visto un enorme serpente avvinghiarsi intorno al vascello nell’atto di stritolarlo, impresa non riuscita per il subitaneo apparire della SS. Vergine che, reggendo sul braccio sinistro il Bambino Gesù e portando sul petto un ostensorio con il Santissimo Sacramento, per mezzo di una croce d’oro, che terminava con una lancia, insieme al Bambino aveva trafitto la testa del serpente.
     Tale veridicità fu data alla visione che ancora oggi le monache portano sull’abito un medaglione con l’immagine che rappresenta la scena che Mariana raccontò di aver visto.
     Dopo aver professato i voti, Mariana, morta la zia e appena trentenne, divenne la superiora del Convento e fu rieletta per tre volte rimanendo priora fino alla sua morte.
     La vita di questa religiosa fu straordinaria, sia per il numero delle grazie spirituali di cui il Signore la abbellì, sia per le visioni e i numerosi miracoli intercessi. Nel suo primo mandato come Abbadessa soffrì persecuzioni da parte di un gruppo di suore ribelli che, volendo mitigare la regola dell’Ordine, la diffamarono a tal punto da convincere il Vescovo ad incarcerarla nel suo stesso convento insieme alle fondatrici giunte con lei dalla Spagna.
     Madre Mariana sopportò pazientemente le ingiustizie accettando la condizione che le pose il Signore di soffrire per cinque anni i tormenti dell’inferno al fine di ottenere la conversione delle monache ribelli.
     Infatti le consorelle, pentitesi, confessarono le loro colpe al Vescovo, che riabilitò la Madre e le altre fondatrici ristabilendo la regola originaria.
    Fra le esperienze più straordinarie di Madre Mariana vi furono i fenomeni mistici di pre-morte, documentati sia negli archivi del Convento sia in quelli diocesani unitamente a tutte le profezie rivelatele dalla Madonna.
     La sua prima morte avvenne nel 1582. In piedi dinnanzi ad un tribunale subì un processo alla fine del quale le fu offerta una scelta: rimanere subito nella gloria celeste o tornare sulla terra e soffrire, come capro espiatorio, per i peccati del XX secolo. Lei scelse la seconda possibilità.
     La sua seconda morte avvenne il Venerdì Santo dell’anno 1588 a seguito di un’apparizione in cui le furono mostrati gli orribili abusi e le eresie che si sarebbero perpetrati nella Chiesa odierna. Si risvegliò due giorni dopo, mattina della domenica di Pasqua.
     La morte definitiva arrivò il 16 gennaio 1635 e immediatamente si verificarono molti miracoli ottenuti con la sua intercessione.
www.lamadredellachiesa.it/nostra-signora-…

Nel 2008, in occasione della chiusura della XX Settimana della Fede nell’arcidiocesi di Lecce (16 febbraio), "La Voce di Padre Pio" pubblicò una profezia che la Serva di Dio Suor Lucia di Fatima (Suor Maria Lucia del Cuore Immacolato) rivelò al cardinale Carlo Caffarra fondatore del "Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia". All’inizio del lavoro affidatogli da Giovanni Paolo II, il Cardinale scrisse a Suor Lucia dos Santos. 
     L’Arcivescovo di Bologna, racconterà: «Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto – in cui è scritto: lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo. E poi concludeva: ma la Madonna gli ha già schiacciato la testa. Si avvertiva, anche parlando con Giovanni Paolo II, che questo era il nodo, perché si toccava la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio, e questo adesso noi lo vediamo, perché siamo a questo punto, e sappiamo. E mi commuovo, leggendo le biografie più sicure di Padre Pio, di come quest’uomo fosse attento alla santità del matrimonio, alla santità degli sposi, anche con giusto rigore più di una volta».
     Suor Lucia sapeva dunque, attraverso i suoi colloqui celesti, che la famiglia era il nucleo dello «scontro finale».
     Ci furono chiare profezie mariane sul tragico sfaldamento della cellula famiglia. Si tratta delle apparizioni della Madonna del Buon Successo, che avvennero in Ecuador: la Vergine Maria parlò allora dei nostri tempi. All’una di notte del 2 febbraio 1594, la giovane badessa del convento dell’Immacolata Concezione della città di Quito, Madre Mariana de Jesus Torres (1563-1635), scese a pregare nel coro della cappella.
     Ad un certo punto ebbe la sensazione che qualcuno fosse presente e dopo poco si sentì chiamare per nome; di fronte a lei apparve una bellissima Signora circondata di gloria e di splendore, vestita da monaca, che con la mano sinistra sosteneva un Bambino di celestiale bellezza, mentre con la mano destra stringeva un pastorale abbaziale di oro brunito e costellato di pietre preziose.

     La Badessa era attonita e contemplava, con una gioia inesprimibile, quella Signora di ultraterrena beltà; allo stesso tempo provò un amore così immenso per Dio che, come lei stessa racconterà, se non avesse avuto una speciale protezione, ne sarebbe morta all’istante. Quando riuscì a parlare chiese alla Signora chi fosse, ed ella rispose: «Sono Maria del Buon Successo, regina dei Cieli e della terra». Ebbe inizio così la prodigiosa serie di apparizioni mariane. Furono sette visite che si verificarono fra il 1588 e il 1634. La Madonna, quattro secoli fa, descrisse la situazione del mondo e della Chiesa di oggi, ammonendo (CONTINUA)

 La ri-elezione di Sergio Mattarella 
 Alcune (preoccupate) considerazioni dell’Osservatorio Van Thuan
 di Stefano Fontana

 

 


Collactio appunti vari e fotografie sul quotidiano Newsletter febbraio 2022 19/02/2022 25 KB

 
 

Gentile Direttore,
Le invio un comunicato stampa al riguardo un'iniziativa promossa dalla Fondazione Rachelina Ambrosini insieme all'Arcidiocesi di Benevento.
Un cordiale saluto e grazie,
Tommaso Maria FErri

 

FONDAZIONE RACHELINA AMBROSINI Comunicato stampa, 7 maggio 2022. Martedì 10 maggio alle ore 19, nel Duomo di Benevento, sarà celebrata una Santa Messa nel decimo Anniversario della proclamazione della Venerabilità di Rachelina Ambrosini. Presiede l’Arcivescovo S.E. Mons. Felice Accrocca. Interviene la postulatrice Suor Francesca Caggiano dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiane di Don Bosco.

 

 

 

RACHELINA AMBROSINI Venerabile Serva di Dio (1925 – 1941)

 

 

La breve esistenza di questa creatura, privilegiata dal Signore, si racchiude in alcune sue specifiche qualità, cardini essenziali della sua vita: intenso e profondo senso della famiglia, grande amore e impegno nella scuola, straordinaria bontà associata a quotidiani gesti di carità verso i più fragili, vivo spirito di pietà, semplicità ed umiltà, serenità di fronte alla preannunziata morte. L’unica ricchezza per Rachelina è Dio che le ha dato la gioia della vita. Il cammino della santità in lei florilegio di virtù, testimonia come il Signore sparge il seme ovunque e coglie frutti da qualsiasi terreno. Santi a qualsiasi età e condizione sociale, Rachelina raggiunge la maturità spirituale a soli 15 anni. Il corpo di Rachelina Ambrosini riposa nella Chiesa Badiale di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano, nella Città del Vaticano è in corso il processo di Beatificazione e Canonizzazione. Tommaso Maria Ferri Presidente della Fondazione Ambrosini  Si allega la locandina.

 

Fondazione Rachelina Ambrosini Ambrosini <fondazioneambrosini@gmail.com>

 

Newsletter n.1 del 2022

 

 

Cari amici,
con la newsletter, la prima di questo nuovo anno, giungano i saluti più affettuosi a quanti ci seguono, ci affiancano, ci sostengono, in questa responsabilità che da tempo ci è stata affidata.

 

Alcuni appuntamenti,
indicativi che pian pianino stiamo tornando alla normalità:

·         Il 5 e 6 marzo saremo a Salerno, presso la Chiesa del Rosario di Pompei (quartiere di Mariconda). Invitati da don Angelo Barra parleremo di Rachelina e delle missioni.

 

Il 5 marzo alle ore 18,30 e domenica 6 alle ore 8 e 10,30.
·         Il 10 marzo a Venticano alle ore 18, nella Chiesa di Santa Maria e Sant’Alessio, sarà celebrata la Santa Messa a ricordo del pio transito di Rachelina.
·      

   Il 31 marzo a Baronissi alle ore 18, ospiti della Consulta della Cultura, presenteremo il progetto “Una vita tra le tue dita”.

 

·         Il 10 maggio, solenni celebrazioni a ricordo della proclamazione della Venerabilità di Rachelina Ambrosini e 49° anniversario della Costituzione della Fondazione (programma da definire).

 

·         Il 2 luglio dalle ore 18, nei giardini di Palazzo Ambrosini a Venticano, Santa Messa e visita guidata al museo con la presenza di alcuni responsabili nelle missioni.

 

Tommaso Maria Ferri

 

Comunicato dell’Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”

 

L'Associazione "Ora et Labora in Difesa della Vita" plaude alla sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto inammissibile il quesito referendario  sull’

 

<<Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente), in quanto, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili >>.

 

Con questa importante sentenza si ribadisce che il diritto non deve farsi strumento di morte e che ogni uomo, anche se gravemente malato o impedito nell’esercizio delle sue funzioni più alte, è e sarà sempre una persona con il suo valore e la sua dignità.

Ricordiamo le parole di Papa Benedetto XVI: “L’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo, la vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio”.

 

Non dimentichiamoci mai che, lo sguardo che portiamo sull’altro, decide della nostra umanità.

 

Giorgio Celsi, presidente dell’Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita

 

«Difendi la Vita, rinascerà la Speranza»
http://www.oraetlaboraindifesadellavita.org/
https://www.facebook.com/giorgio.celsi
ti preghiamo di diffondere fra i tuoi contatti le iniziative di "ORA et LABORA in Difesa della Vita" a difesa della vita dal concepimento alla morte naturale

 

… ultimi giorni per inviare gli elaborati al Premio Nazionale di poesia “La Gorgone d’Oro”. Si può partecipare fino al 28 febbraio 2022
Gli elaborati per le sezioni A – B e D si possono inviare anche con posta elettronica. Penseremo noi a fare le fotocopie e numerarle.

Come noterà, nel regolamento in allegato, abbiamo eliminato anche la clausola che prevedeva l'assegnazione del premio in denaro solo in presenza.

Non aspettiamo l’ultimo momento per partecipare !

L'occasione è gradita per formularVi fervidi auguri di buon 2022.

 

W la Poesia!

 

La segreteria del premio

 

Regolamento 22 Gorgone d'Oromento 22 Gorgone.docx

 

Dato il momento delicato in cui ci troviamo, invitiamo alla lettura di uno dei libri piu’ belli e carichi di significato di questi tempi, il Mio Cuore Trionferà: un libro che fa comprendere la potenza della preghiera e la grandezza della Fede, un libro di Forza e di Speranza, da leggere e far leggere. 

Per dare la possibilità di diffonderlo a più persone possibili, magari regalandolo al proprio collega o vicino di casa, abbiamo messo in promozione speciale il libro (9euro invece di 17,50euro) da oggi fino al 18 Marzo. Includeremo inoltre un dono speciale a chi ne acquista più di una copia. 

"Quando si è di fronte ad un abisso di male, l'unica risposta è un abisso di AMORE" (Giovanni Paolo II)

Link per l'acquisto diretto: https://dominusproductionstore.com/ oppure chiamare lo 055.0468.068 (Lunedi-Venerdi dalle 9 alle 18 orario continuato)

 

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Data la grande richiesta del film UNPLANNED - LA STORIA VERA DI ABBY JOHNSON per la visione in famiglia, abbiamo deciso, in via eccezionale, di riproporre la visione in streaming, solo per il giorno Sabato 26 Febbraio (un solo giorno per non fare concorrenza alle sale cinematografiche che riprenderanno gli eventi di proiezione con la primavera).

 

Il link per la visione è acquistabile da ora fino al giorno prima della proiezione (Venerdi 25 Febbraio) e fino ad esaurimento dei link di collegamento. Una volta acquistato, riceverete il link entro 12ore all'indirizzo email indicato in fase di acquisto. Raccomandiamo quindi di acquistare il proprio link ed eventualmente quello per i propri parenti e amici (i link aggiuntivi sono scontati) con anticipo, onde rimanerne senza

.

Insieme al link del film UNPLANNED, riceverete anche quello del film UNA CANZONE PER MIO PADRE (attivo da subito per 24 ore successive all’attivazione) e che vi invitiamo a vedere appena possibile per fare le prove di visualizzazione e collegamenti con i vostri dispositivi*. Il film potrà essere visualizzato sulla piattaforma Vimeo e, per chi non l'avesse mai utilizzato, abbiamo creato un piccolo video di spiegazione.

 

Il link può’ essere acquistato qui: www.dominusproductionstore.it Per ulteriori informazioni o necessità di chiarimenti contattarci al numero 0550468068 dal lunedi al sabato dalle 9.00 alle 18.00 orario continuato.

Chi non riuscisse a vedere il film per la data del 24 Febbraio non si preoccupi, da questa primavera riprenderemo le proiezioni pubbliche nelle sale cinematografiche in tutte le provincie italiane, per prenotazioni o domande contattateci allo 0550468068 (lun-sab 9-18) oppure scriveteci a info@unplanned.it

 

Un abbraccio e grazie per essere parte integrante di questa piccola, ma preziosa Missione Culturale!


Federica Picchi

 

*Non possiamo suggerire come utilizzare i vostri dispositivi o le vostre smart TV, ma vi mandiamo un link aggiuntivo, il film  UNA CANZONE PER MIO PADRE, utilizzabile da subito per 24h successive all'attivazione, per fare un test di prova e vedervi un altro nostro MERAVIGLIOSO film.

 

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Cari amici,

Per festeggiare con voi la data del 2 Febbraio, giornata in cui si celebra la Presentazione di Gesù al Tempio, anche conosciuta come la festa della Candelora - la giornata della Luce ovvero della Vita - desideriamo, in via eccezionale, rendere possibile la visione del film UNPLANNED - LA STORIA VERA di ABBY JOHNSON in streaming per gli iscritti a questa nostra Newsletter.

Vedere il film sul piccolo schermo non è altrettanto emozionante come vederlo in sala cinematografica, magari insieme ai propri familiari e amici. Stando, però, al periodo delicato che stiamo affrontando, è importante celebrare la Giornata per la Vita con un segnale forte e positivo, come la possibilità’ di vedere questo meraviglioso film, UNPLANNED, nelle proprie case.

Ci riserviamo, in ogni caso, di darci appuntamento nuovamente questa primavera per riprendere gli emozionanti eventi di presentazione del film nelle sale. Inoltre, donare il link a qualche educatore o persona dubbiosa, che non avesse ancora visto il film, potrebbe essere un ottimo modo per motivarlo a supportare le prossime proiezioni pubbliche. Crediamo, infatti, che le proiezioni in sala siano di grande valore educativo e culturale: tutti coloro che hanno partecipato ad un evento di presentazione in sala, non possono che esserne d'accordo.

Link per la visione: https://dominusproductionstore.com/4-film

RIngraziandovi per essere parte integrante di questa piccola, ma preziosa missione culturale, vi auguriamo una straordinaria festa della Vita. 

 

Federica Picchi

Buon pomeriggio, gentilmente, se possibile, segnalare la 54° manifestazione di collezionismo che organizziamo il 19 e il 20 febbraio 2022 a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli,  allego comunicato stampa, locandina e immagini da inserire a vostra discrezione.
Certi di una fattiva collaborazione di fronte a uno dei pochi eventi di rilevanza nazionale organizzati dal 1994 in Campania, punto d'incontro di tutto il Sud Italia, siamo a disposizione per ogni eventualità.
In attesa, colgo l'occasione per invitarvi all'evento, distinti saluti da Attilio Maglio.

 

 

 

 

IL VANGELO DI GAETANO LASTILLA

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CENTRO MISSIONARIO MEDICINALI
Via Degli Agli 50123 - FIRENZE  055 294501
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5 per mille

Scegli di destinare il 5 per mille al Centro Missionario Medicinali



 

 

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nello spazio dedicato al “Sostegno del volontariato e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”,
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medicinali nel Sud del mondo, che da anni sta
salvando migliaia di vite.
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IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO c

 

Lc 4, 21-30 In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga:

«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?»

. Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio:

“Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.

 

Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

 

Roba da pazzi! Diamo credito a tutti, a quasi tutti...a Lui, No. Chi sarà mai questo qui? Chi si crede di essere?

E’ il figlio di Giuseppe... o no? E' il figlio del falegname di Nazareth... o no? E allora! Fosse almeno il figlio del governatore, del capo della sinagoga, di un ricco industriale, di un attore, di un politico, di un cantante; insomma, fosse almeno figlio di un potente o, in ogni caso, di un personaggio famoso! Invece no!

E’ uno qualsiasi. Bocciato, “segato”. Niente credito ad uno così.

La gente allora lo butta fuori senza tante storie e vorrebbero anche farla finita con Lui, per sempre: così impara!

Lui, il Figlio del falegname di Nazareth: - è sempre quello di domenica scorsa, - è sempre quello che ha “lasciato tutto”, ha lasciato il suo Paradiso per farsi Uno di noi e darci la Luce e il Fuoco dei risorti, per darci prospettive serie e concrete di Vita...

. Lui continua ad essere quello che ci vuole ridare il coraggio dell’àmare fino alla fine e che lotta, come nessuno mai ha fatto, contro la sofferenza, il dolore, la malattia, la paura.

- Lui è quello che è venuto per sfidare la morte in un duello decisivo e... vincerà Lui. - Lui continua ad essere quello che ci ha regalato la vita oltre il buio della morte ed è sempre Lui che ci regala la sua Parola e si è fatto Pane per aiutarci a vivere bene la vita, ma viverla adesso. Eppure uno così va buttato fuori, va eliminato. Roba da pazzi.

 

Se non stiamo attenti rischiamo anche noi di dare credito al primo venditore di passaggio o al "burattinaio" di turno.

Se non stiamo attenti rischiamo anche noi di fidarci di più delle pubblicità che di una vita concreta come la Sua Se non stiamo attenti rischiamo di dare credito agli sconti sulla fatica e ai saldi sulle regole o ai mutui agevolati sulle responsabilità…

Non sarà facile, ma io dico che a Lui, ad uno come Lui, vale la pena di dare credito, e tanto! Ci capiterà ancora di andare in crisi, di "dubitare", di pensare che "andava meglio quando andava peggio", ci capiterà ancora di "volerlo sbattere fuori" dalla nostra vita perché ci sembra un Dio impossibile e riduttivo…

Mettiamoci in testa che non sarà facile, ma tornerà ancora la domenica e noi saremo con Lui, per riprenderci il coraggio e la voglia di vivere sul serio.

 

Buona vita allora. Un grande abbraccio. Cia

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

 

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E SU DIFFONDI LA PAROLA

 

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

c Lc 1, 1-4; 4.14-21 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

 

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.

Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».

 

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Ragazzi, ci sono un sacco di buone notizie! Finalmente qualcosa che tira su il morale e ti mette addosso ad un desiderio grande di “esserci” dentro a quest’elenco di situazioni straordinarie. Felicità, libertà, vederci chiaro, star bene: e chi non vorrebbe esser dentro a queste quattro situazioni?...e dentro di tutte contemporaneamente?

Non è un’offerta commerciale o una promozione turistica, non è neppure una pubblicità progresso o un programma elettorale...è semplicemente la missione di Uno che ha dato la vita, fino ad arrivare in cima al Calvario, e ha “battuto” la morte in modo definitivo.

E’ la “missione” del Risorto, del Figlio che si è fatto uomo per accompagnarmi nella vita e motivarla.

E chi non vorrebbe essere felice? ...Sentire di essere una persona libera? ...Vedere chiaro dove mettere i piedi nella storia?

E chi non vorrebbe star bene davvero? Siamo tanto pazzi da non volerlo? Ci capita però di sbagliare i punti di riferimento e di ascoltare più facilmente chi ci promette facili autostrade, interessi zero, sconti e saldi su tutto...anche sulla fatica, sulla sofferenza, sulla vita.

 

Lui, no! - Lui non ha voglia né il tempo per “prenderci in giro”. - Lui è il primo grande testimone di uno stile nuovo, quello di un Dio che si rifiuta di stare nel suo calmo e tranquillo Paradiso e decide di farsi Carne, sporcarsi di morte per poterla sconfiggere e regalarci la Vita. - Lui non ci imbroglia né ci prende in giro. - Lui la sua Croce se la carica sulle spalle e i chiodi rimarranno per sempre un segno della sua fedeltà alla Parola, all’Umanità tutta intera. - Lui non ci prende in giro e lo dirà chiaramente che le dimensioni nuove, le “grandi notizie” prevedono che ognuno si carichi della propria croce e gli vada dietro.

 

Non sarà proprio una passeggiata ma varrà la pena di vivere la vita, finalmente.

 

Buona vita...ma con Lui al centro. Un forte abbraccio. Ciao

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

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E SU DIFFONDI LA PAROLA

 

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

 

c Gv 2, 1-12 In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

 

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».

E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».

Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri.

E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto».

Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse:

«Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora»

 

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Chissà quando riuscirò a capire davvero questa parola. La realtà è che ho sempre voglia di fare quello che dico io e, cerco anche, di impegnarmi con tutte le mie forze, ci penso e mi confronto e poi mi arrabbio o sono contento...ma voglio fare quello che dico io. Sbatto contro muri di gomma, faccio i conti con la mia scarsa capacità di andare “oltre” alle solite analisi banali e vuote, non riesco a vedere la “novità” e la “prospettiva” che esca dalle solite soluzioni di comodo o di parte…succede di tutto insomma, ma, testardo come un mulo, voglio fare quello che dico io.

 

E così il “miracolo” non succede

. Eppure lei, la Mamma, lo ha detto da sempre: “Fate quello che vi dirà.“

E proprio nella capacità dei “servi” (che Lui chiama “Amici”!) di mettere in pratica quello che Lui ha detto... è proprio in questa capacità che si rende possibile il miracolo.

 

Ascoltare la sua Parola e metterla in pratica: è l’inizio del “miracolo”. Fidarsi..è l’inizio e la voglia di “miracolo”.

Devo rivedermi e riesaminarmi un po’ tutto. Devo riprendere il tempo del frequentarlo: dell’Eucaristia. Devo riprendermi il tempo della sua Parola, perché nell’ascoltarlo possa capire cosa devo fare finalmente. Devo piantarla con la mia presunzione e arroganza di sapere tutto, di sapere sempre “cosa fare” e “come farlo”.

ho voglia di fidarmi di lui. - Ho voglia di miracolo. - Ho voglia del miracolo semplice e stupendo di una vita che prende senso nel “fare quello che Lui mi dice”... - Ho voglia di uscire dalla palude annientante del qualunquismo e dello scontato.. - Ho voglia del miracolo della fede semplice e vera della mia mamma Rosa, di don Siro, di tanti giovani, uomini e donne che ho conosciuto nella mia vita. - Ho voglia di fidarmi come loro si sono fidati...sì, si sono fidati a fare quello che Lui voleva dalla loro vita.

E’ il miracolo che si ripete tutti i giorni intorno a noi, ma forse siamo troppo distratti per vedere e meravigliarci ancora.

Sono troppo intento “a fare quello che dico io”. Peccato! Proviamo a “reagire”...Lui, una mano ce la darà.

 

Buona vita. Un grande abbraccio.

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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E SU DIFFONDI LA PAROLA

 

BATTESIMO DEL SIGNORE

 

Lc 3, 15-16.21-22 In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo.

Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Battesimo: è il Sacramento che tutti abbiamo ricevuto.. Sacramento che ci siamo ritrovati addosso senza averlo né chiesto né scelto...così come non abbiamo scelto il nome né abbiamo scelto il papà e la mamma.

Attenzione però che la Parola oggi ci aiuta a capire che cosa c’è successo, allora, e c’invita ad impegnarci in prima persona.

 

La prima cosa quindi che vuole farmi capire è che io sono stato battezzato “in Spirito Santo”! Tutti sappiamo che proprio lo Spirito fa nascere la Chiesa, perché è lo Spirito Santo che libera gli Apostoli da antiche paure e li fa uscire dal Cenacolo per diventare, nel mondo, testimoni della Parola e del Pane, testimoni controcorrente di un Amore che vince sull’odio e l’intolleranza, testimoni di dialogo e di vita che vince sulla morte.

Noi siamo stati battezzati in Spirito Santo attraverso l’acqua e, come per gli Apostoli, la conseguenza è di “venir fuori” per diventare “testimoni”...di provarci almeno, così come hanno fatto loro e, milioni di persone, dopo di loro.

Un bambino questo non sa, né può saperlo ma tocca ai papà e alle mamme dirlo ai loro figli per i quali si è voluto e si continua a volere fortemente il Battesimo.

Tocca ai preti, ai nonni, ai padrini e alle madrine…Tocca un po’ a tutti dire il perché abbiamo voluto questo sacramento e provare a far vedere con la vita che, per noi, il Battesimo è diventato una "scelta" importante per ragionare, per scegliere i sentieri dell’andare contro-corrente dentro ai giorni del nostro vivere, per affrontare le tante provocazioni che il tempo ci pone davanti.

Tocca un po’ a tutti dimostrare che il Battesimo è il sacramento del "vivere" come figli dell’unico Padre che ci vuole bene. La Parola parla anche di “fuoco” che è, allo stesso tempo, caldo e luce, energia e distruzione, vita e morte.

Il Battesimo... è tutto questo per ognuno di noi: - cancella e distrugge la Storia sbagliata che abbiamo ereditato; - e c’impianta dentro in una Storia nuova che insieme con il Signore Gesù dobbiamo costruire; - c’inserisce come tralci nella vite..dentro di Lui; - toglie il Peccato dell’Origine perché possiamo continuamente ritrovare l’energia per lottare contro il Male, giorno dopo giorno; - ci regala la Vita Eterna, quella che è per sempre, ma che devo cominciare già da adesso a costruire.

 

Buona vita. Un grande e forte abbraccio. Ciao, don Gigi

 

BATTESIMO DEL SIGNORE

 

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EPIFANIA DEL SIGNORE

Mt 2, 1-12 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:

«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.

Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.

Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

E’ tutta questione di stelle! Con le "stelle" si allestiscono programmi televisivi, si pubblicano riviste e calendari, si attira gente agli stadi strapieni per concerti, si fanno manifestazioni politiche e sindacali, si fanno olimpiadi e campionati mondiali...con le "stelle" l’economia funziona!

Sembrerebbe di abitare sotto un cielo pieno di stelle. La conclusione potrebbe essere che tutti “proviamo una gran gioia“ e forse è vero che per un momento sia davvero così. Per un momento…

Poi si ripiomba nel terribile quotidiano e ti pare che la tristezza e la delusione abbiano il sopravvento perché prendono grande spazio le notizie di morte, guerre, corruzioni, incidenti, stragi...-

Non sarà allora che ci manchi la “stella” giusta? - Forse costruiamo troppo intorno a tante altre stelle e poco intorno a Lui, la Stella che è venuta per portare la luce nel mondo? -

Sarà che non abbiamo più nessuna voglia di “vedere” davvero? Di “ vedere ” Lui? - Non sarà, forse, che ci lasciamo abbagliare da fuochi che, pur con tutta la buona volontà, non possono riempirci di felicità, di grinta? - Non sarà che “tutte queste stelle”, alla fine, non ci danno la voglia di combattere, con l’unica arma vincente che è quella dell’Amore che Lui ci ha insegnato e, quindi, c’impediscono di incontrarci con il Cristo?

Sì, proprio Lui, che si manifesta al mondo come “luce” per illuminare i sentieri del nostro andare dentro nella vita: - illuminarli perché possiamo camminare sicuri e decisi; - illuminarli perché anche noi possiamo “essere luce” per gli altri, anche noi capaci d’amare e anche noi pieni di gioia.

Se ritrovassimo la semplicità dei pastori di Betlemme credo che tutti vivremmo meglio sotto un cielo di pace e di serenità e credo anche che sapremmo dare il giusto peso e valore a tutte le altre "stelle" e "luci" che si accendono nei giorni della nostra vita.

E anche quando i fatti, le notizie, gli eventi renderanno il nostro cielo buio e scuro, anche allora Lui sarà sempre lì per farci vedere dove mettere il cuore e la testa per non perderci sotto un cielo disperato. Anche allora saremo chiamati ad essere “luce del mondo”, chiamati ad essere epifania!

Buona vita. Un grande abbraccio.

 

È MOLTO BELLO RICEVERE E DIFFONDERE LA PAROLA DEL SIGNORE

 

MARIA SS. MADRE DI DIO

 

Lc 2, 16-21 In quel tempo, i pastori andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, com’era stato chiamato dall'angelo, prima di essere concepito nel grembo della madre.

 

 

COMMENTO DI DON GIGI PINI

 

Capodanno... la preoccupazione è per "l'intimo rosso": porta fortuna! Capodanno... scatta la corsa ai locali, ai ristoranti, alle feste organizzate da Comuni, Oratori, Associazioni, amici! È Capodanno, è tempo di festa e di novità. In tutti c'è voglia di fortuna, risate, serenità, festa... di cose belle insomma, emozioni forti, sorprese simpatiche.

Mi stupisce pensare che è la stessa voglia dei pastori dopo aver visto e "sentito" Lui: la voglia di lodare (cantare) e di glorificare (dire e fare cose belle).

È la nostra stessa voglia di Capodanno, di un qualcosa che deve incominciare facendo festa, con il sorriso e con la musica dentro e addosso. È un bisogno enorme che ti esplode dentro: cominciare bene!

 

La Parola ci suggerisce come fare per rendere questa voglia più vera e che duri nel tempo.

Ci propone l'atteggiamento di Maria che è diventato il suo stile concreto di vita: meditare nel suo cuore quello che vede e che sente. Maria diventa "modello" per capire cosa non serve per tenere, invece, quello che farà del nostro un tempo affascinante e prezioso: meditare.

Per farlo bene bisogna ascoltare, guardare, capire, confrontare e dopo, solo dopo, devo... meditare. Rimane però indispensabile il "prima", perché se il prima è fatto di niente... il mio meditare è sul niente. Rimane indispensabile il "dopo", il rendermi conto in pratica di tutto quello che deve cambiare nella mia vita: - che potrebbe essere la mia superficialità e la mia indifferenza, il mio fregarmene di tutto e di tutti; - che potrebbe essere il mio "non guardare più" quello che capita intorno e dentro di me; - che potrebbero essere le troppe parole che non dico più, neppure quelle belle e preziose che fanno star bene chi mi sta vicino.

Riprendiamoci il cuore e la testa, facciamo come i pastori e come Maria.

 

Come Maria capace di meditare... perché la festa non diventi una tragica farsa o un vuoto casino; e come i pastori capaci di "trasformarla". Sarà un buon anno per tutti.

Auguri sinceri.don Gigi

MARIA SS.MADRE DI DIO 

 

 

 

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  Notiziario periodico di Tele Maria / n.1-2022 
  Ancona, Sabato 1° gennaio 2022 
   A cura del Prof. Giorgio Nicolini 
   direttore@telemaria.it - Tel,/Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332 

 

Notiziario periodico di Tele Maria / n°3-2022 
  Ancona, Domenica 23 gennaio 2022 

23 GENNAIO
LO SPOSALIZIO DI MARIA E GIUSEPPE

 

In alcuni antichi calendari (prevalentemente locali, soprattutto ispanici) si trova, al 23 gennaio, la festa dello Sposalizio di Maria e Giuseppe; dopo aver celebrato le Nozze di Cana al 6 e all’8 di gennaio (e nella seconda Domenica dopo l’Epifania), la Chiesa fa oggi celebrare il ricordo di altre nozze, quelle tra la Madonna e il Suo casto sposo San Giuseppe. La celebrazione liturgica della Festa dello Sposalizio di Maria e Giuseppe risale al XV secolo, come espressione della fede del popolo di Dio, che ha visto in questo matrimonio un evento fondamentale nella storia della salvezza. La festa della santa Famiglia si affianca a questa festa; qui è la celebrazione delle nozze, l'altra, consecutiva, quella della famiglia. Due aspetti interdipendenti, ma distinti e complementari, sia nella vita degli uomini, sia nel progetto di salvezza della Trinità. Uno mette in risalto l’amore sponsale, l’altro il nucleo familiare.

Tutto ciò che sappiamo sulle nozze di Giuseppe e Maria Vergine ci arrivano dai “Vangeli apocrifi” come “Il Protovangelo di Giacomo“ e “La storia di Giuseppe il falegname“, ma qualcosa è stato scritto anche dalla mistica tedesca Anna Katharina Emmerick e molto è stato rivelato alla

 

Venerabile MARIA D'AGREDA, ne "LA MISSTICA CITTA' DI DIO".

Racconto e riflessioni del Protovangelo di Giacomo


Il Protovangelo di Giacomo dà un adeguato risalto al matrimonio di Maria e Giuseppe, inserendolo in un giusto contesto storico-ambientale. Così rileva che la Vergine fu promessa sposa a Giuseppe per scelta di Dio, con la narrazione della colomba che uscì dalla verga di lui, indicando l’uomo prescelto: episodio che richiama alla mente il bastone di Aronne che verdeggiò, manifestando così che lui era stato scelto da Dio per aiutare il fratello Mosè; e richiama anche l’evento della colomba che, al Battesimo di Gesù nel Giordano, lo indicò come il Figlio di Dio [cfr. Gv 1, 32-34].

DALLE PAGINE della Beata Anna Katharina Emmerick
Pagine molto suggestive, ha dettato a sua volta Anna Katharina Emmerick sul fidanzamento e sullo sposalizio di Maria con Giuseppe [cfr. Vita della Santa Vergine Maria, Ed. San Paolo 2004, pp. 82-87]. Così è narrata dalla mistica tedesca la scelta di Giuseppe come promesso sposo di Maria:
“Viveva dunque la santa Vergine nel Tempio con parecchie altre vergini, sotto la sorveglianza di pie matrone. […] Quando queste fanciulle erano cresciute, si sposavano. I loro genitori, portandole al Tempio, le avevano offerte completamente a Dio e gli Israeliti più osservanti nutrivano da molto tempo la tacita fiducia che uno di questi matrimoni avrebbe portato un giorno alla nascita del Messia promesso. Quando la santa Vergine ebbe quattordici anni e insieme ad altre fanciulle doveva prepararsi al matrimonio, ho visto sua madre Anna andare al Tempio e farle visita […]. Quando alla Vergine fu detto che doveva lasciare il Tempio e sposarsi, rimase turbata e disse ai sacerdoti che non voleva lasciare il Tempio perché si era promessa a Dio e non voleva sposarsi. In seguito ho visto la santa Vergine piangere e pregare Dio nella sua cella […]. “La capigliatura della Vergine era abbondante e di un biondo-oro. Ella aveva le ciglia brune, grandi occhi luminosi, naso ben modellato, bocca nobile e graziosa, mento fine. Indossava una bella veste; il suo incedere era dignitoso“.

 

Ho visto anche il Sommo Sacerdote inviare messaggeri nel territorio e convocare al Tempio tutti gli uomini non sposati della stirpe di Davide. Quando questi si furono riuniti nel Tempio vestiti dei loro abiti migliori, fu loro presentata la santa Vergine, e tra loro vidi un giovane molto devoto della regione di Betlemme; anche lui aveva sempre pregato con grande zelo per l’adempimento della promessa e io ho riconosciuto nel suo cuore il grande desiderio di diventare lo sposo di Maria. Ella però si ritirò di nuovo nella sua cella, versò sante lacrime e cercò di non pensare al fatto che non doveva rimanere vergine. Poi ho visto il Sacerdote, che aveva avuto un’intuizione interiore, consegnare ad ogni uomo un ramoscello e ordinare ad ognuno di contrassegnarlo col proprio nome e tenerlo in mano durante la preghiera e l’offerta […]. A loro fu spiegato che quello il cui ramoscello fosse fiorito era destinato dal Signore a sposare la Vergine Maria di Nazareth.
[…] Successivamente, altri uomini della stirpe di Davide furono convocati nel Tempio; e tra questi Giuseppe, dal cui ramoscello posto sull’altare uscì un fiore simile a un giglio bianco, e vidi una luce come fosse lo Spirito Santo scendere su di lui. In questo modo Giuseppe fu riconosciuto come lo sposo destinato dal Signore alla Vergine Maria, alla quale fu presentato dai Sacerdoti alla presenza della madre Anna”.

Secondo questa veggente tedesca, i genitori di Giuseppe possedevano una grande casa a Betlemme, dove il patriarca trascorse la fanciullezza insieme a cinque fratelli. Poichè Giuseppe era pio, semplice e di carattere mite, i fratelli lo molestavano e talvolta lo maltrattavano. Giuseppe non reagiva, ma preferiva cercarsi un altro sito dove abbandonarsi alla preghiera. Arrivato all’età di 12 anni cominciò a frequentare la bottega di un falegname e imparò il mestiere, ma poichè i fratelli continuavano a rendergli insopportabile la vita, Giuseppe lasciò Betlemme e visse del suo lavoro presso altri artigiani. All’ età di circa 30 anni lavorava a Tiberiade per un altro padrone, ma abitava da solo in una casetta vicina. Nel frattempo i suoi genitori erano morti e i suoi fratelli si erano dispersi. Da tempo il santo giovane non solo credeva nella venuta del Messia, ma pregava Dio che lo inviasse sulla terra. Un giorno, mentre se ne stava occupato a sistemare un oratorio nei pressi della sua casetta allo scopo di avere un posto riservato dove raccogliersi in preghiera, gli apparve un angelo che gli comandò di recarsi al Tempio di Gerusalemme per diventare sposo di una fanciulla ivi custodita. Prima di questo messaggio Giuseppe non aveva mai pensato al matrimonio e perciò evitava la compagnia delle donne. Dopo il fidanzamento Giuseppe si recò a Betlemme per motivi di famiglia, poi si trasferì a Nazareth. In questa cittadina S. Anna possedeva una casa e la preparò per Maria e per Giuseppe. Essa era situata dove attualmente sorge la basilica dell’Annunciazione e, secondo la Emmerich, è proprio quella che si venera a Loreto, ivi trasportata dagli Angeli. Secondo la tradizione Giuseppe aveva, oppure acquistò per la circostanza del matrimonio, una casetta poco distante da quella di Maria. Quivi, al suo ritorno da Betlemme, stabilì la sua bottega di falegname.

 

Nel primo volume dell‘Evangelo di Maria Valtorta Maria Santissima le fa questa rivelazione:

Dio m’aveva chiesto d’esser vergine. Ho ubbidito. … d’essere sposa. Ho ubbidito, riportando il matrimonio a quel grado di purezza che era nel pensiero di Dio quando aveva creato i due Primi. … mi chiedeva d’esser Madre. Ho ubbidito. Ho creduto che ciò fosse possibile e che quella parola venisse da Dio, perché la pace si diffondeva in me nell’udirla. … Eva volle il godimento, il trionfo, la libertà. Io accettai il dolore, l’annichilimento, la schiavitù. Quel “si” ha annullato il “no” di Eva al comando di Dio.

 

Dalla "MISTICA CITTA' DI DIO"
della Venerabile MARIA D'AGREDA
(Libro 2°, cap. 22)


Si celebrano le nozze di Maria santissima col santo e castissimo Giuseppe

 

752. Nel giorno in cui la nostra principessa Maria compiva quattordici anni, si radunarono gli uomini della tribù di Giuda e della stirpe di Davide, da cui discendeva la celeste Signora, i quali si trovavano allora in Gerusalemme. Fra gli altri fu chiamato Giuseppe nativo di Nazaret, che soggiornava nella stessa città santa, perché era uno di quelli della stirpe regale di Davide. Aveva trentatré anni, una bella figura e un aspetto attraente, ma di incomparabile modestia e serietà; dotato di santissime inclinazioni, era soprattutto castissimo nelle opere e nei pensieri e, fin dal dodicesimo anno d'età, aveva fatto voto di castità. Era parente della vergine Maria; in terzo grado, e di vita purissima, santa ed irreprensibile agli occhi di Dio e degli uomini.

753. Dopo essersi riuniti nel tempio, quegli uomini non sposati pregarono il Signore insieme con i sacerdoti, perché tutti fossero guidati dal suo divino Spirito in ciò che dovevano fare. A quel punto, l'Altissimo ispirò al cuore del sommo sacerdote di far si che a ciascuno dei giovani ivi raccolti si ponesse una verga secca nelle mani e che tutti poi domandassero con viva fede a sua Maestà di rivelare con tale mezzo chi aveva scelto come sposo di Maria. Siccome il buon odore della virtù ed onestà di questa vergine, nonché la fama della sua bellezza, dei suoi beni e della sua condizione sociale, come pure il fatto che fosse la figlia primogenita e unica nella sua casa, era già manifesto a tutti, ciascuno ambiva la buona sorte di averla come sposa. Solo l'umile e rettissimo Giuseppe, tra i presenti, si reputava indegno di un bene così grande; ricordandosi del voto di castità che egli aveva fatto e riproponendosene in cuor suo la perpetua osservanza, si rassegnò alla divina volontà, rimettendosi a ciò che volesse disporre di lui, nutrendo tuttavia venerazione e stima per l'onestissima giovane vergine Maria più di chiunque altro. (CONTINUA)

 

 

  Notiziario periodico di Tele Maria / n.2-2022 
  Ancona, Domenica 16 gennaio 2022 

 

Banneaux, la Vergine dei poveri
“Vengo per dare sollievo alle sofferenze”
“Credete in Me, io crederò in voi. Pregate molto.”

 

     Le apparizioni della Vergine a Banneux nel gennaio del 1933 sono state una luce nella notte del dolore e della sofferenza che l'umanità ha vissuto come conseguenza dell'illuminismo e del nazionalsocialismo.
   Nella notte la Vergine dei Poveri viene per richiamare alla fede, per invitare a rimettersi in cammino, per sollecitare alla confidenza in Dio, per accompagnare l'umanità a Cristo Gesù.
   Solo dodici giorni dopo la fine delle apparizioni a Beauraing la Madonna appare ad una bambina di 11 anni di nome Mariette Beco, a Banneaux, un paesino del Belgio non molto distante da Beauraing.
   La sera del 15 gennaio 1933, Mariette si trova in casa con la madre. Ad un tratto vede nel cortile una giovane signora che "sembra fatta di luce" e che le sorride. La Signora indossa una veste bianca con un nastro blu che le cinge la vita e un velo bianco e trasparente sulla testa. Mariette nota anche una rosa d’oro sul Suo piede destro e nella mano un rosario che sembra fatto anch’esso d’oro. La Signora ha le mani giunte come se pregasse. Mariette inizia a recitare il Rosario e mentre prega ha l’impressione che anche la Signora fuori dalla finestra muova le labbra come se pregasse. La Signora fa cenno a Mariette di uscire e quando la bambina fa per dirigersi verso la porta la madre preoccupata chiude a chiave. Quando Mariette guarda di nuova dalla finestra la Signora è ormai scomparsa.
   La sera del 18 gennaio Mariette esce di casa, mossa da un impulso interiore va ad inginocchiarsi vicino al cancello e inizia la recita del Rosario. Improvvisamente ecco la Vergine comparire fra due pini. La Signora si unisce alla preghiera della bambina. Mariette allora si alza e seguendo le indicazioni della Vergine, che le fa segno di seguirla, esce dal cancello del cortile di casa e si dirige verso la strada. Qui, cadendo in ginocchio va in estasi; la Madonna allora chiede a Mariette di immergere la mano in un corso d’acqua che si trova lì. La gente che intanto è intervenuta le sente ripetere ad alta voce le parole che le dice la Madonna: "Questo ruscello è riservato a Me". Subito dopo la Signora scompare.

   Nel frattempo il padre della bambina (che da anni non entrava in una chiesa) chiede al parroco di potersi riaccostare ai sacramenti. Il sacerdote rimane colpito poiché aveva chiesto a Dio come segno che dimostrasse la veridicità delle apparizioni, proprio la conversione del padre di Mariette

   La sera del 19 gennaio, alle 19.00 in punto, Mariette si inginocchia sulla neve ed inizia a pregare. Dopo aver recitato un paio di decine del Rosario compare la Madonna che le dice: "Io sono la Vergine dei Poveri". La bambina allora si dirige verso il ruscello e cade nuovamente in ginocchio. Maria le dice: "Questa sorgente è riservata a tutte le nazioni per dare sollievo agli ammalati". Alla fine di questa breve apparizione che durerà circa sette minuti, Mariette ripete le ultime parole della Signora: "Pregherò per te. Arri vederci".
   Nell’apparizione del 20 gennaio Mariette chiede alla Madonna: "Che cosa volete?", "Una piccola cappella" risponde la Madonna e benedice la bambina con un segno di croce. La sera dell’11 febbraio, la festa di Nostra Signora di Lourdes, la Madonna appare di nuovo e dice a Mariette: "Vengo per dare sollievo alle sofferenze". Durante l’apparizione i presenti vedono Mariette immergere la mano nell’acqua e farsi il segno della Croce.
   La successiva apparizione ha luogo il 15 febbraio. Durante il suo colloquio con la Vergine, Mariette le chiede un segno, come il parroco le aveva suggerito di fare. Alla fine dell’apparizione Mariette scoppia in lacrime - probabilmente a causa di un segreto che pare le avesse confidato la Madonna - e tutto quello che riesce a dire è che la Vergine le ha detto: "Credete in Me, io crederò in voi. Pregate molto. Arrivederci".
   La sera di lunedì 20 febbraio Mariette si dirige verso il ruscello e quando la Madonna compare le dice: "Mia cara bambina, prega molto".
   L’ottava ed ultima apparizione avverrà il 2 marzo 1933. Mariette attende la venuta della Vergine sotto una pioggia battente. Improvvisamente, un po’ prima dell’apparizione, il maltempo cessa e il cielo si rasserena. A questo avvenimento assistono stupefatti numerosi testimoni. In quel momento la Madonna appare a Mariette e le dice: "Io sono la Madre del Salvatore, la Madre di Dio. Pregate molto", Mariette risponde "Si, si"; allora la Madonna benedice la bambina e prima di scomparire la saluta con un "Addio" anziché con l’ormai abituale "Arrivederci" delle precedenti apparizioni.
   Una commissione episcopale venne incaricata nel 1935 di investigare sugli avvenimenti di Banneaux. Nel maggio del 1942 il Vescovo di Liegi approvò il culto della Vergine dei Poveri. Le apparizioni ricevettero un’approvazione preliminare nel 1947 e quella definitiva nel 1949.
   Mariette Beco dopo la fine delle apparizioni e per il resto della sua vita ha cercato di condurre una vita normale, cercando di evitare ogni sorta di clamore e pubblicità.

 

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AD UN GRUPPO DI PARLAMENTARI D'ITALIA*

Mercoledì, 13 dicembre 1950

 

   (...) Chiunque, ai giorni nostri, è chiamato a collaborare nell'opera legislativa, assume con ciò stesso un ufficio, da cui dipendono spesso la vita o la morte, la contentezza o la esacerbazione, il progresso o il decadimento d'innumerevoli esseri umani. Dal momento in cui depongono la loro scheda nell'urna, migliaia di elettori mettono la loro sorte nelle vostre mani. Per la durata della legislatura, la loro felicità o infelicità, la loro prosperità economica, sociale, culturale, spirituale, sono, più o meno definitivamente, sospese al voto affermativo o negativo, che voi date alle proposte di legge, le quali formano oggetto delle vostre discussioni e deliberazioni.
   È per questo che voi, pur associati in sincera volontà per il bene della Nazione, andate sperimentando, come pochi altri, l'inferiorità dell'uomo ai doveri della vita specialmente pubblica, e che non vi è superiorità d'ingegno, profondità di scienza, vastità di coltura, singolarità di doti, che garantisca, in così complessa concorrenza di uffici, il necessario favorevole successo ai fini del buon governo dello Stato. Voi sentite come questo non si regge con le sole forze umane, ma occorre lume di sapienza dall'alto, affinchè qualunque cosa facciate nell'interesse del Paese, sia in voi constantemente virtù, probità, integrità, e a quella dedichiate interamente voi stessi, lasciando da parte ogni mira personale.
   A voi, come a quanti sono collocati in posizione di superiorità e di comando, possono applicarsi le parole di Gesù Cristo : «Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare» (Matth. 20, 28): la superiorità è un servizio, il comando non un arbitrio, ma un atto di ubbidienza alle leggi eterne della verità e della giustizia.
   E voi sentite altresì — come tutti debbono sentire — quanta forza occorra da Dio, per reagire fermamente, nell'esercizio del dovere, contro l'egoismo e l'orgoglio, e proporre sempre ai vantaggi particolari — dell'individuo del gruppo, del partito — i vantaggi comuni, e ciò unicamente al lume della giustizia, della carità, della fede.
   A voi pertanto è doveroso tener presente, nel travaglio della vostra missione e della vostra responsabilità, l'avvertimento del Salmo, confortato dalla esperienza universale : « Se il Signore non edifica la casa, invano si affaticano gli edificatori. - Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode » (Ps. 126, 1).
   Questa superna assistenza voi siete venuti a implorare da Dio con la vostra manifestazione collettiva di fede e di pietà religiosa mentre è vicino a chiudersi l'Anno Santo.
   E noi, interpretando il vostro pensiero, chiediamo al Signore che l'indulgenza di questo gran Giubileo, così fruttuoso per tutti e così consolante per Noi, si effettui per le vostre persone e per l'Italia in ogni sorta di grazie; che per la divina assistenza e per la vostra saggezza siano resi meno duri alla Patria i trepidi giorni che essa con tutto il mondo attraversa; che questo diletto popolo sia con tutti i popoli fratelli salvo, oggi e sempre, dalla calamità di nuove guerre, per attuare, in una pace feconda di lavoro e di civile progresso, i fini terreni ed eterni della umanità redenta da Cristo.
   Con questi sensi, raccogliendo nel Nostro cuore i voti e le preghiere di ciascuno di voi, impartiamo con affetto a voi stessi, alle vostre famiglie, alle popolazioni dalle quali avete ricevuto il man dato parlamentare, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
———-
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 369 - 370

 

LA FIGLIA DI ALDO MORO

SCRIVE QUESTO SPLENDIDO PENSIERO SUL COVID

 

 

 

 

I PIU' SENTITI AUGURI DI OGNI BENE
e di ogni benedizione da Dio
PER IL NUOVO ANNO 2022
agli amici e simpatizzanti di questo Notiziario
di Tele Maria / La Voce Cattolica
Prof. GIORGIO NICOLINI 

 

Dal libro dei Numeri (6,22-27)
IL SIGNORE AGGIUNSE A MOSE':
"VOI BENEDIRETE COSI' GLI ISRAELITI; DIRETE LORO:
TI BENEDICA IL SIGNORE E TI PROTEGGA.
IL SIGNORE FACCIA BRILLARE IL SUO VOLTO SU DI TE
E TI SIA PROPIZIO.
IL SIGNORE RIVOLGA SU DI TE IL SUO VOLTO
E TI CONCEDA PACE".

 

1° GENNAIO
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
CONSACRAZIONE DELL'ANNO A MARIA

 

Sono arrivato per divina misericordia al principio di questo nuovo anno, e a te, dopo Gesù, ne consacro le primizie, o cara o dolce madre Maria.
Deh! Quanto ho bisogno di te per passare quest'anno, come si conviene a un vero cristiano, e a chi si professa di essere tuo figlio!
Da te, o cara Madre, io aspetto tutto, per tuo mezzo io spero di ottenere ogni grazia.
Deh! Ricevimi sotto il manto della tua protezione, custodisci i sensi del corpo, le potenze dell'anima e gli affetti del cuore, affinché io viva solo per servire ed amare il mio Dio, tutto operi per la sola sua gloria, tutto io prenda dalle sue santissime mani, e in tutto quello che mi accadrà di contrario io mi rassegni alla sua Divina volontà.
Tu difendimi nelle tentazioni, tu assistimi nei pericoli, tu confortami nelle tribolazioni, tu soccorrimi nelle necessità, tu liberami dal peccato, tu fammi crescere nelle virtù, tu soprattutto impetrami un ardente e sincero amore verso il mio Dio e Salvatore Gesù Cristo.
Sì, cara Madre, per quel Sangue Preziosissimo, che sparse in questo giorno il tuo Divin Figlio, per il dolcissimo nome di Gesù che gli fu imposto, e per l'infinita carità del suo amorosissimo Cuore, ti supplico e scongiuro, che tu mi ottenga la grazia di sempre più amarlo, servirlo e glorificarlo in tutto il tempo della mia vita, per essere fatto degno per gli infiniti meriti suoi e per la tua intercessione di venire ad amarlo e goderlo eternamente in tua compagnia nel Santo Paradiso.
O Maria, Vergine Immacolata, Augustissima Madre di Dio, Regina degli Angeli e degli uomini, tesoriera di grazie, speranza e consolazione, gloria e delizia di tutto il genere umano, deh!, per il tuo purissimo e amantissimo Cuore, fà che non rimanga delusa la fiducia che in te io ripongo della mia eterna salvezza.
E se quest'anno avesse ad essere per me l'ultimo della vita, io ti invoco, o cara Madre, con tutto l'affetto dell'anima mia, e ti prego che tu mi voglia assistere nel punto terribile della mia morte, così che, trafitto dal più vivo dolore dei miei molti e gravissimi peccati, fermo nella Santa ed unica Fede Cattolica saldo nella speranza della Divina misericordia, e i meriti della Passione, morte e del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, e acceso del più fervente amore di Dio, io spiri in pace tra le tue braccia l'anima mia, e venga a ringraziarti e ad amarti in Cielo con tutti gli Angeli e i Santi per tutta l'eternità. Amen.


 MARIA, MADRE DI DIO E DELLA VITA 

LA VERGINE MARIA, MADRE DI DIO
IL SOLE DELLA PUREZZA CHE INTERCEDE PER NOI PER UN FUTURO DI PACE
  


Madre di Dio, Theotokos in greco, è il più alto titolo mai attribuito a Maria. Le è stato conferito durante il Concilio di Efeso nel 431 d.C.. Il Concilio ha stabilito che l'umanità e la divinità di Gesù non potevano essere separate, e quindi Maria meritava a ragione il titolo di Madre di Dio. Maria ha messo al mondo Gesù, e quindi è veramente madre di Dio, visto che Gesù è la seconda Persona della Trinità. La solennità di Maria, Madre di Dio, è la più antica festa di Maria celebrata nella Chiesa cattolica. Maria non è solo Madre di Dio, ma anche la nostra vera madre. Quando ha detto di sì all'angelo Gabriele in occasione dell'Annunciazione, ha detto di sì all'essere madre di Gesù, e allo stesso tempo ha detto di sì al fatto di diventare la nostra madre spirituale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che Maria è nostra madre nell'ordine della grazia. “Il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia”. “Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice” (CCC 968, 969). Il ruolo di Maria come nostra madre è iniziato con l'Annunciazione e continua per tutta l'Eternità. Visto che ama tanto suo Figlio, ci ama teneramente come membra del suo Corpo Mistico.
  
DALLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI PER LA SANTA CASA DI LORETO

Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa. Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo. Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14). Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo ha preso dimora corporalmente; sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.

 

 

Per festeggiare insieme la data del *2 Febbraio*, la festa della Candelora, giornata in cui si celebra la Presentazione di Gesù al Tempio, anche conosciuta come la festa della Luce ovvero della Vita, desideriamo, in via eccezionale, rendere possibile la visione del film *UNPLANNED - LA STORIA VERA di ABBY JOHNSON* in streaming in italiano.

Il film unplanned è una commovente testimonianza di vita vissuta sul dramma dell'aborto: una storia vera.

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Buona preparazione alla *Festa della Vita*!

🔥❤️🇮🇹

Nota👆:
Carissimi amici, alcune precisazioni riguardo il link di *UNPLANNED in streaming in Italiano per il giorno 2 Febbraio*.

Il link di visione è a pagamento ed è valido SOLO per la giornata del 2 febbraio (diversamente non sarebbe corretto nei confronti delle sale cinematografiche e di chi sta organizzando le proiezioni sul territorio). In ogni caso con un solo link lo può vedere tutta la famiglia!

Il link *è valido dalle 00:01 del 2 Febbraio alle 23:59 sempre del 2 Febbraio* e può essere visto piu’ volte nello stesso giorno (sempre e solo il 2 Febbraio) sempre e SOLO dallo stesso dispositivo con cui avete fatto l’accesso la prima volta.

Ovviamente il piccolo schermo non regala la stessa emozione dell’evento al cinema, quindi ci riserviamo di riprendere *tutti gli eventi di presentazione questa primavera*, sperando di essere tornati ad una piena normalità’! 🔥❤️🙏

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Ricordo che chi acquista piu’ link - per consentire ad altri di vederlo - può beneficiare di sconti quantità’. ( il link singolo costa 10 euro, se si acquistano 3 link costano 7 euro l’uno, se se ne acquistano 15 o piu’ link costano 5 euro l’uno). Fate però presente ai destinatari del vostro dono che è un link che avete acquistato e che *è valido solo per il 2 Febbraio*, quindi se non hanno possibilità’ di vederlo, ve lo dicano così che non vada sprecato 🙏🔥❤️😘

Qualsiasi altro dubbio o richiesta prego chiamare lo 0550468068 (lun-ven 9-18 orario continuato) oppure scrivere a web@estpretiosa.com grazie 🙏❤️ Federica Picchi
Dominus Production by Estpretiosa

Federica Picchi

 

 

 

Quest'anno facciamo una calza speciale ai piccolini di casa, insieme ai dolci, regala un bel libro e magari una piccola icona che rimarrà con loro per sempre!

Per gli iscritti alla nostra newsletter una promozione speciale sulla selezione Dominus libri per bambini. Inoltre abbiamo preparato un pacchetto prezioso* che renderà unica questa befana ai più grandi e ai più piccini!

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Buon inizio anno,
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*Il libri e le icone dei pacchetti “Epifania” possono essere intercambiati a scelta del cliente (i libri sostituiti con qualsiasi altro libro Dominus). Per personalizzazioni e maggiori dettagli chiamare lo 0550468068 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 oppure rispondere a questa email. L'offerta sarà valida fino al 6 gennaio incluso. 

Dominus Production by ESTPRETIOSA
Via Il Prato 19a, Firenze
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(Lun.-Ven. 9-18 orario continuato)
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Gent.ma/o,
con questa mail La informiamo della modifica all'articolo 3 del bando della XXXII edizione del Premio nazionale di Poesia "La Gorgone d'Oro".

 

Abbiamo eliminato la clausola che prevede l'assegnazione del premio in denaro solo in presenza.

 

L'organizzazione ha ritenuto di intervenire su questo punto del bando alla luce della proroga dello stato di emergenza in Italia, quindi consapevole dell'attuale situazione pandemica che renderebbe - al momento - gli spostamenti difficoltosi, ha votato all'unanimità di annullare la clausola di cui sopra.
Dunque, chiunque dei partecipanti dovesse essere impossibilitato a presenziare alla cerimonia di premiazione, riceverà ugualmente l'assegno in caso di vittoria.
L'occasione è gradita per formularVi fervidi auguri di buon 2022.
W la Poesia!
La segreteria del premio

 

 

Gent.mo Poeta, Gentilissima Poetessa
Nell’augurarLe un Buon Natale ed un felice Anno nuovo Le trasmettiamo, in allegato, il bando di partecipazione alla XXII edizione con preghiera di estenderlo ai poeti di Sua conoscenza. Grazie.
Partecipiamo da subito, senza aspettare la scadenza che avrà luogo il 31 gennaio 2022.
Per qualsiasi informazione scrivete a questa mail o contattateci al numero 339 2626015.

 

Grazie!

 

W la Poesia! 

Andrea Cassisi (Presidente dell’Associazione)

 

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Aspettiamo i vostri libri per il
CENTRO DI RICERCA SULLA POESIA CONTEMPORANEA

 

Informiamo i Signori poeti che la nostra Associazione ha istituito il Centro di ricerca “Salvatore Zuppardo” sulla poesia contemporanea.
Invitiamo quanti lo vogliono ad inviare una copia dei loro libri di poesia con le biografie al fine di poterli catalogare e archiviare.
Ciò creerà una Biblioteca specializzata sulla poesia italiana (comprensiva delle lingue e dialetti regionali), punto di riferimento per ricercatori e studiosi della poesia del nostro tempo.
L’archiviazione (della quale l’autore riceverà certificazione) avverrà con criteri informatici e cartacei tali da consentire una facile metodica di ricerca biografica e bibliografica di quanti aderiscono.

 

 

Bando corretto 22° Concorso Gorgone d'Oro - PDF


Regolamento 22 Gorgone d'Oro - WORD

 
 
 

 

 

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