DAL VANGELO DI MATTEO
- Capitolo 13 -
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[4]Poiché una gran folla si radunava e accorreva
a lui gente da ogni città, disse con una parabola:
[5]" Il seminatore uscì a seminare la sua semente.
Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata,
e gli uccelli del cielo la divorarono. [6]Un'altra parte
cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per
mancanza di umidità. [7]Un'altra cadde in mezzo alle
spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
[8]Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e
fruttò cento volte tanto".
Detto questo, esclamò: " Chi ha orecchi per
intendere, intenda!".
Spiegazione della parabola del
seminatore
[11]Il significato della parabola è questo: Il seme
è la parola di Dio. [12]I semi caduti lungo la strada
sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo
e porta via la parola dai loro cuori, perché non
credano e così siano salvati. [13]Quelli sulla pietra
sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la
parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo,
ma nell'ora della tentazione vengono meno. [14]Il seme caduto
in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato,
strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni,
dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono
a maturazione. [15]Il seme caduto sulla terra buona sono
coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono
e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro
perseveranza.
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[1]Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì
attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì
su una barca e là restò seduto, stando in
mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. [2]Insegnava
loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento:
[3]" Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.
[4]Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero
gli uccelli e la divorarono. [5]Un'altra cadde fra i sassi,
dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché
non c'era un terreno profondo; [6]ma quando si levò
il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si
seccò. [7]Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero,
la soffocarono e non diede frutto. [8]E un'altra cadde sulla
terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese
ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno".
[9]E diceva: " Chi ha orecchi per intendere intenda!".
Spiegazione della parabola del seminatore
[13]Continuò dicendo loro: " Se non comprendete
questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?
[14]Il seminatore semina la parola. [15]Quelli lungo la
strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma
quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la
parola seminata in loro.
[16]Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre
sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono
con gioia, [17]ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti
e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione
a causa della parola, subito si abbattono.
[18]Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine:
sono coloro che hanno ascoltato la parola, [19]ma sopraggiungono
le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza
e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa
rimane senza frutto.[20]Quelli poi che ricevono il seme
su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola,
l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta,
chi del sessanta, chi del cento per uno".
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E disse: " Ecco, il seminatore uscì a seminare.
[4]E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada
e vennero gli uccelli e la divorarono. [5]Un'altra parte
cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito
germogliò, perché il terreno non era profondo.
[6]Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo
radici si seccò. [7]Un'altra parte cadde sulle spine
e le spine crebbero e la soffocarono. [8]Un'altra parte
cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove
il sessanta, dove il trenta. [9]Chi ha orecchi intenda".
Spiegazione della parabola del seminatore
[18]Voi dunque intendete la parabola del seminatore:
[19]tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e
non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che
è stato seminato nel suo cuore: questo è il
seme seminato lungo la strada.
[20]Quello che è stato seminato nel terreno sassoso
è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie
con gioia, [21]ma non ha radice in sé ed è
incostante, sicché appena giunge una tribolazione
o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
[22]Quello seminato tra le spine è colui che ascolta
la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della
ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
[23]Quello seminato nella terra buona è colui che
ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto
e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".
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[25]Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
[26]Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
[27]Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
[28]E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai».
Il buon samaritano
[29]Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
[30]Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
[31]Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
[32]Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
[33]Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. [34]Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
[35]Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
[36]Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». [37]Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».
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PARABOLA DEGLI OPERAI MANDATI NELLA VIGNA
[1]«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
[2]Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
[3]Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati [4]e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
[5]Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. [6]Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? [7]Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
[8]Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
[9]Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
[10]Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. [11]Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: [12]Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
[13]Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? [14]Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. [15]Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? [16]Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
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[23]A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. [24]Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. [25]Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
[26]Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. [27]Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. [28]Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! [29]Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
[30]Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
[31]Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. [32]Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. [33]Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
[34]E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. [35]Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
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PARABOLA DELL’AMMINISTRATORE FEDELE
[1]Diceva anche ai discepoli:
«C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
[2]Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
[3]L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. [4]So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
[5]Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: [6]Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
[7]Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
[8]Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
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PARABOLA SULLA SCELTA DEI POSTI E DEGLI INVITATI
[7]Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: [8]«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te [9]e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. [10]Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. [11]Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Sulla scelta degli invitati
[12]Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. [13]Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; [14]e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Sugli invitati che non accettano
[15]Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!». [16]Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. [17]All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. [18]Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. [19]Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. [20]Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. [21]Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. [22]Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. [23]Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. [24]Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena».
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PARABOLA DEL BANCHETTO NUZIALE
[1]Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:
[2]«Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. [3]Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
[4]Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
[5]Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; [6]altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
[7]Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
[8]Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; [9]andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. [10]Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
[11]Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, [12]gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
[13]Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. [14]Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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[9]Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano
di esser giusti e disprezzavano gli altri: [10]" Due
uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro
pubblicano. [11]Il fariseo, stando in piedi, pregava così
tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli
altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure
come questo pubblicano. [12]Digiuno due volte la settimana
e pago le decime di quanto possiedo. [13]Il pubblicano invece,
fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà
di me peccatore. [14]Io vi dico: questi tornò a casa
sua giustificato, a differenza dell'altro, perché
chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà
esaltato".
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[12]Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? [13]Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. [14]Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.
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[3] Allora egli disse loro questa parabola:
[4] «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
[5] Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, [6] va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
[7] Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione».
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[1] «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
[2] Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. [3] Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. [4] E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
[5] Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». [6] Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
[7] Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. [8] Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. [9] Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. [10] Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
[11] Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. [12] Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; [13] egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
[14] Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, [15] come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
[16] E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
[17] Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
BIBLIOGRAFIA: V. FUSCO, Oltre la Parabola, Roma 1983.
- Vedere anche :
- Il Vangelo in cartolina
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